Alessio Brugnoli's Blog, page 211

March 25, 2017

Dimension 404: il trailer dell’emozionante nuova serie TV di fantascienza

KippleBlog




Dimension 404 è il nome della nuova serie antologica di fantascienza prodotta da Dez Dolly e Will Campos, che verrà trasmessa ad aprile da Hulu. Nel primo trailer appare evidente la strizzata d’occhio a grandi serie che hanno fatto la storia della fantascienza televisiva, una fra tutte Oltre i limiti (The Outer Limits), con una sigla che ne ricalca in modo evidente il format. Sperando che ne sia degno erede – le prime immagini promettono molto bene – vi lasciamo al trailer. Buona visione.


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Published on March 25, 2017 07:47

March 24, 2017

Giornate di Primavera…

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Sabato e Domenica, come ben sapete, sono le giornate di Primavera del FAI, evento che, sempre più spesso, comincia a ricevere qualche critica.


Ora, avendo fatto la guida in questo evento, quando vivevo a Milano, con il poco lodevole obiettivo di rimorchiare qualche donzella, cosa che, a dire vero, mi riusciva alquanto bene, dal di dentro posso dire alcune cose.


E’ verissimo che spesso le cose sono organizzate in maniera alquanto approssimativa, che le guide, volontari che non prendono un euro, cosa che bisogna sempre ricordare, hanno un’infarinatura all’ultimo momento del luogo che devono spiegare e spesso ci danno di fantasia…


Ed è altresì vero che spesso i luoghi aperti in questa occasione, sono tutt’altro che chiusi al pubblico: basti pensare, per rimanere all’Esquilino, che nonostante la poca voglia di lavorare degli impiegati di Zetema, con un poco di organizzazione l’Auditorium di Mecenate si può visitare tranquillamente.


Tutto vero: però queste critiche non colgono l’essenza dell’Evento, che è un’immensa, globale e pervasiva performance pop, che non si basa sul Reale, ma sull’Immaginato


Performance che non vuole renderci più colti, ma più consapevoli, giocando con le nostre percezioni e illusioni.


E questo a differenza di quanto fatto da tanti piazzisti della politica, a fin di bene, per difendere e arricchire il Bello e il Buono che ci circondano… Per cui, lunga vita alle Giornate di Primavera !


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Published on March 24, 2017 08:04

March 23, 2017

La sorpresa di Via Giolitti





Nulla mi toglie dalle testa che tante polemiche sulla street art all’Esquilino, con l’infondatezza e capziosità delle loro argomentazioni, siano nate più dal fatto che si siano rotte le uova nel paniere a certe conventicole pseudo artistiche locali, piuttosto che per motivazione.


Conventicole che pensano più al loro orticello, che al bene della collettività, e che vedono nell’irrompere di qualsiasi cosa esca fuori dai loro limitati orizzonti come un pericolo, invece che un’opportunità.


Le Danze di Piazza Vittorio, al contrario, che vogliono realizzare l’Utopia di rendere la Piazza uno spazio condiviso nel linguaggio universale dell’Arte, la pensano in maniera opposta


E la reazione alla sorpresa di stamane, quando ci siamo accorti che un nuovo murale, a cui non abbiamo collaborato, è apparso accanto a quelli di Via Giolitti, è stata di gioia.


Perché, con la partecipazione spontanea, dimostra come il nostro progetto abbia senso e valore.


Per questo, ringraziamo l’autore dell’opera, chiunque lui sia, per aver messo a disposizione la sua arte e il suo tempo, per avere contribuito a rendere migliore e più vivibile l’Esquilino…


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Published on March 23, 2017 07:00

Come m’innamorai dell’arte

S/G


grandeguerra_archivio_it_886_file_img_popupIl 21 maggio 1844 nasceva a Laval Henri Rousseau, conosciuto in seguito come Il Doganiere. Nel 1871 entrò a lavorare negli uffici comunali del dazio di Parigi, dove comincia a sognare di fare il pittore. Sarà, insieme a Cézanne, tra gli artisti che più influenzeranno le avanguardie, e di conseguenza tutta l’arte moderna. E come tutti i grandi geni dovette attendere molti anni prima di essere compreso e sopportare critiche feroci e sprezzanti (“Opera di un ragazzo di dieci anni che ha voluto fare gli omini”, scrissero di lui nel 1885).

Lo definirono ingenuo, primitivo, ma la sua naïveté fu la sua grandezza. Fu ammirato da Picasso (che acquistò una sua tela per 5 franchi da un mercante che gli disse che poteva usarla per dipingerci sul retro), difeso da Apollinaire, anticipò il surrealismo; ed era un autodidatta.


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Published on March 23, 2017 06:13

March 22, 2017

Futuro prossimo

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Come molti sanno, Le Danze di Piazza Vittorio sono impegnate in un progetto organico di riqualificazione urbana, centrato sulla Street Art.


Senza fare discorsi complicati sul marketing territoriale, gli investimenti delle istituzioni su un territorio sono non sono legati alla realtà concreta, ma alla percezione che ne ha l’opinione pubblica, o sulla creazione di simboli che costruiscono l’identità di una comunità, rafforzandone il tessuto sociale, l’idea che è alla base di questa scelta è molto semplice: il bello aiuta l’Uomo a vivere meglio e a ricercare il Buono, come sostenevano gli antichi greci.Idea che nel concreto si declinerà nei prossimi mesi in tre principali attività.


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Il primo, il supporto al progetto dell’artista Leonella Masella, che ha lo studio nel rione Esquilino, di realizzare nelle due piazzole della peschiera del Nuovo Mercato Esquilino due installazioni, le Fontane di Cleopatra e Marcantonio.


Leonella, per quei pochi che non la conoscono, oltre ad essere una persona squisita,ha trascorso la sua esistenza, lavorando per le Nazioni Unite in paesi difficili come il Mozambico, il Sudan, la Cambogia , l’Angola, a stretto contatto con i drammatici problemi di popolazioni in lotta non tanto per lo sviluppo, quanto per la stessa sopravvivenza.

Ciò l’ha portata a elaborare una poetica basata sull’empatia per gli ultimi, per gli sconfitti, ridotti a vivere in condizioni aberranti da una società sempre più centrata sul profitto e sullo sviluppo tecnologico sfrenato e incontrollato, che porta alla degenerazione della qualità dei rapporti inter umani e sociali.


E l’Arte, in questo contesto, svolge un ruolo terapeutico: utilizzando gli scarti della società post-industriale, ricostruisce un’immagine simbolica del Mondo, in cui si recupera il rapporto perduto tra Macrocosmo e Microcosmo, riportando l’Uomo al centro del Cosmo.


Questa poetica si esplica nelle installazioni che verranno erette nel mercato Esquilino: due fontane verticali, che ricordano sia i ninfei della tradizione classica, sia i totem tribali, costituendo un ponte tra il Passato e il Presente multietnico del Rione


Progetto per cui si stanno cercando sponsorizzazioni e si potrebbe finanziare anche una campagna di crowfounding.






Il secondo è il restauro dei murales di via Giolitti, il Ritratto di Trilussa di Beetroot e la Divina Accoglienza di Mauro Sgarbi e la realizzazione di una nuova opera, che consisterà probabilmente nel ritratto di un personaggio simbolo del nostro rione, la sua memoria storica.


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Il terzo è il completamento della parete del Mercato Esquilino dove è stato realizzato il murale “Diversità Elemento di Vita” di Mauro Sgarbi, con le opere di altri street artist romani. Uno dei primi che si è messo a disposizione per questa impresa è il buon Marco Tarascio…


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Marco per chi non lo conoscesse, è uno degli artisti e street artist di riferimento del Pop Surrealismo di matrice made in Italy e nonostante abbia un curriculum, per dirla alla Li er barista,


“sodomizza li parrocchetti de Piazza Vittorio”


frase che fa sempre sudare freddo il mio pappagallo, è una persona dal grande cuore e sensibilità, amante della Natura e indagatrice dei misteri della Vita. Caratteristiche che si riflettono nella Arte, che dissimula, dietro un’apparente domande inquietanti domande sul ruolo dell’Uomo nel Mondo.


Per chi vuole conoscere meglio Marco, questo giovedì partecipare all’evento Mamma Roma, Garbatella, che si terrà giovedì al Mercato Centrale… In particolare, dovrebbe essere lì, intorno alle 20…


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Published on March 22, 2017 05:27

Giornate FAI di Primavera 2017. Gli eventi a Roma

Esquilino's Weblog




Il programma dettagliato degli eventi



ricordando che l’Auditorium di Mecenate e la Domus Aurea saranno visitabili solo domenica 26 marzo



Maggiori informazioni sugli eventi in tutta Italia




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Published on March 22, 2017 02:45

March 21, 2017

Balarm

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Della Sicilia. Questa isola è lunga sette giorni [di cammino], larga quattro giornate; montuosa, irta di rocche e di castelli, abitata e coltivata per ogni luogo. Essa non ha altra città famosa e popolosa che quella che chiamano Palermo, ed è la capitale dell’isola. Sta [proprio] sulla spiaggia, nella costiera settentrionale. Palermo si compone di cinque quartieri, non molto lontani [l’un l’altro], ma sì ben circoscritti che i loro limiti appaiono chiaramente. [Il primo è] la città grande, propriamente detta Palermo, cinta d’un muro di pietra alto e difendevole, abitata da’ mercanti. Quivi la moschea gâmi [1] che fu un tempo chiesa dei Rûm; nella quale [si vede] un gran santuario. Ho inteso dire da un certo logico che il filosofo de’ Greci antichi, ossia Aristotele, giaccia entro [una cassa di] legno sospesa in cotesto santuario, che i Musulmani hanno mutato in moschea. I Cristiani onoravano assai la tomba di questo [filosofo] e soleano implorare da lui la pioggia, prestando fede alle tradizioni [lasciate] da’ Greci antichi intorno i suoi grandi pregi e le virtù [del suo intelletto]. Raccontava [il logico], che questa cassa era stata sospesa lì a mezz’aria, perché la gente ricorressevi a pregare per la pioggia, o per la [pubblica] salute e [per la liberazione di tutte] quelle calamità che spingon [l’uomo] a volgersi a Dio e propiziarlo; [come accade] nei tempi di carestia, morìa o guerra civile. [Per vero] io vidi lassù una [cassa] grande di legno, e forse racchiudea l’avello.

L’[altra città] che ha nome ’Al Hâlisah’ [2], è cinta anch’essa d’un muro di pietra, ma non tale che sia simile al primo [da noi descritto]. Soggiorna nella Hâlisah il Sultano con i suoi seguaci: quivi non mercati, non fondachi; v’ha due bagni, una moschea gâmi, piccola, ma frequentata; la prigion del Sultano; l’arsenale [di marina] e il dîwân [3]. Ha quattro porte a mezzogiorno, tramontana e ponente; a levante un muro senza porte.

Il quartiere dello Harat ’as Saqâlibah [4] è più ragguardevole e popoloso che le due città anzidette. In esso il porto; in esso parecchie fonti, le acque delle quali scorrono tra questo quartiere e la città vecchia: tra l’uno e l’altra il limite non è segnato se non che dalle acque. Il quartier che si chiama Harat ’al Masgid [5] […] è spazioso anch’esso; ma difetta d’acque vive, per cui gli abitanti bevono dai pozzi.

[Scorre] a mezzogiorno del paese un grande e grosso fiume che s’appella Wâdi ’Abbâs, sul quale sono piantati molti mulini; ma [l’acqua di esso] non si adopera per l’[irrigazione degli] orti, né dei giardini.

Grosso è ’Al Harat ’al gadîdah [6] il quale s’avvicina al Quartiere della moschea, senza separazione, né intervallo: neanche ha mura il quartiere degli Schiavoni. La maggior parte dei mercati giace tra la moschea di Hbn Siqlâb e questo Quartier nuovo: per esempio, il mercato degli oliandoli, che racchiude tutte le botteghe de’ venditori di tal derrata. I cambiatori e i droghieri soggiornano anch’essi fuor le mura della città; e similmente i sarti, gli armaiuoli, i calderai, i venditori di grano e tutte quante le altre arti. Ma i macellai tengono dentro la città meglio che cinquanta botteghe da vender carne; e qui [tra i due quartieri testé nominati] non ve n’ha che poche altre. Questo [grande numero di botteghe] mostra la importanza del traffico suddetto e il grande numero di coloro che lo esercitano. Il che si può argomentare ugualmente dalla vastità della loro moschea; nella quale, un dì ch’era zeppa di gente, io contai, così in aria, più di settemila persone; poiché v’erano schierate per la preghiera più di trentasei file, ciascuna delle quali non passava il numero di dugento persone.

Le moschee della città, della Hâlisah e de’ quartieri che giacciono intorno la [città fuori le mura, passano il numero di trecento: la più parte fornite d’ogni cosa, con tetti, mura e porte. […]

[In vero] io non ho visto tanto numero di moschee in nessuna delle maggiori città, foss’anco grande al doppio [di Palermo], né l’ho sentito raccontare se non che da quei di Cordova [per la loro patria]; per la quale città io non ho verificato il fatto, anzi l’ho riferito a suo luogo non senza dubbio. Lo posso affermare bensì per Palermo, perché ho veduta con gli occhi miei la più parte di [queste moschee]. […]

Giaccion su la spiaggia del mare molti ribât [7] pieni di sgherri, uomini di mal affare, gente da sedizioni, vecchi e giovani, ribaldi di tante favelle, i quali si son fatta in fronte la callosità delle prosternazioni per piantarsi lì ad acchiappare l’elemosina e sparlar delle donne oneste. La più parte sono mezzani di lordure o rotti a vizio infame. Ripararono costoro nei ribât, come quegli uomini da nulla che sono, gente senza tetto, [vera] canaglia.

Ho detto della Hâlisah, delle sue porte e di quanto c’è lì [da notare]. Venendo ora al Qasr [8] propriamente chiamato Palermo, dico ch’è questa la città antica. Delle sue porte, la principale è la Bâb ’al bahr [9], così chiamata perché vicina al mare.

La città, [di figura] bislunga, racchiude un mercato che l’attraversa da ponente a levante e si chiama ’As simât [10]: tutto lastricato di pietra da un capo all’altro; bello emporio di varie specie di mercanzie. Scaturiscono intorno a Palermo acque abbondanti, che scorrono da levante a ponente, con forza da volgere ciascuna due macine; onde son piantati parecchi mulini su que’ rivi. Dalla sorgente allo sbocco in mare sono essi fiancheggiati di vasti terreni paludosi, i quali, dove …[mancano le pp. successive]


Ibn Hawqal, un mercante di Bagdad vissuto nel X secolo ed autore di un’opera a carattere geografico, tradotta da Michele Amari


 


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Published on March 21, 2017 13:59

Musei a Palermo


 


Posso dire poche cose della mia vita: sono romano, o meglio esquilino di nascita, immagino si capisca leggendo il blog, milanese adottato, ogni tanto rimpiango la mia casuccia affacciata sul Naviglio Pavese, a Conchetta,e palermitano associato.


E in quest’ultima veste, nonostante varie ed eventuali perplessità sul sindaco Orlando, devo riconoscere i suoi successi di questi anni: sta riuscendo nell’impresa improba di ridisegnare la mobilità urbana di Palermo, secondo un modello che pur contestato da molti panormiti, ha tanto da insegnare a Roma.


Anche se a macchia di leopardo, ha cominciato un progetto di riqualificazione urbana che riguarda sia il Centro Storico, sia le periferie disagiate, le cui linee guida potrebbero essere applicate tranquillamente all’Esquilino.


E soprattutto ha rilanciato l’offerta turistica della città: devo dire che, dalla prima volta che mi sono sceso giù, devo ammettere come in termini di servizi e di accoglienza sono stati fatti passi da gigante.


Ora, non so, come dicono spesso sui siti locali, se il centro storico di Balarm sia il più grande d’Europa, però, senza dubbio, contieni infinite storie e bellezze, che vanno dall’eta araba al liberty.


Molto è abbandonato e da recuperare, ma molto è stato fatto… Questo grazie all’iniziativa privata, penso al Palazzo del Conte Federico, il cui conte proprietario, nonostante ogni tanto si faccia prendere la mano dal “famo business”, è una persona privata o delle tante cooperative che aprono chiese e oratori, cito la Terradamare, solo perché mi sono trovato nella tasca un biglietto di Palazzo Asmundo, ma ce ne sono molte altre, tutte degne di lode…


Ahimè, il punto debole di questa offerta turistica, sono i musei. Non ho visto la puntata di domenica dell’Arena di Giletti e non voglio fare di tutta l’erba un fascio, dato che ho incrociato realtà molto differenti: grandi professionalità, come i custodi di Palazzo Branciforte o del Museo Diocesano, persone dalla grande gentilezza e disponibilità, come chi lavora alla Palazzina Cinese o all’Oratorio dei Bianchi, luoghi per cui non ho ancora capito se si paga o no il biglietto, orde di sciammannati come a Palazzo Abatellis.


Mi ricordo quando ci andai, qualche anno fa, per godermi il Trionfo della Morte: fu un’esperienza da commedia, con il senno di poi. Un turista, il sottoscritto, a fronte di una ventina di custodi e qualcuno me lo sarò perso, impegnati nel pettegolezzo, nel discutere della ricetta migliore per la pasta chî vròcculi arriminàti, nel lavorare a maglia e improvvisare una partita a bocce, in cui sono stato cooptato come giudice.


E i pochi che vagavano per le sale, impegnati a sfuggire allo scirocco, alla mie domande si fingevano sordi, oppure, mentivano platealmente, dicendo di avere solo la terza media e di non capire nulla di quanto esposto…


Questo perché alcuni musei, non solo in Sicilia, non sono stati visti come risorse da valorizzare, ma come strumenti di welfare, creando una sperequazione continua, che non può durare e che rende urgente una razionalizzazione…


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Published on March 21, 2017 02:57

Navicelle spaziali a confronto: il video YouTube

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Starships size comparison è un video realizzato dal canale YouTube MetaBallStudios che mostra moltissime – tutte sarebbe impossibile – navicelle spaziali della fantascienza, messe a confronto l’una con l’altra, con tanto di misurazioni in metri. Impariamo così che l’Enterprise NC 1701 di Star Trek, ad esempio, era lunga 289 metri, mentre la navicella spaziale The Ark del videogame Halo con i suoi 127530 chilometri fa apparire piccolo anche il pianeta Terra. Segue il video, buona visione!




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Published on March 21, 2017 00:57

March 20, 2017

Marchese De Seta

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Spesso sento dire, anche da scrittori affermati, come lo steampunk non sia nella corda degli italiani… Affermazione che mi vede parzialmente in disaccordo: certo la descrizione delle atmosfere della Londra dell’Ottocento, con le sue nebbie e ipocrisie vittoriane, è di certo lontana dalla nostra sensibilità e, infilandola a forza nei nostri romanzi, rischiamo veramente di creare delle mediocre copie dell’originale.


Invece, la via italica allo steampunk deve basarsi sul riscrivere e revisionare il nostro Ottocento, argomento tanto interessante, quanto poco conosciuto. Per questo, ma immagino per scrivere qualsiasi sorta di romanzo, bisogna studiare e documentarsi. Strano a dirsi, in queste ricerche, oltre che libri e vecchi giornali, aiutano tanto le pagine su facebook dedicati alla storia locale: perché bene o male queste città sono parte della mia vita, mi limito a seguire quelli di Roma, di Milano e di Palermo, ma ce ne sono in giro di altrettanto interessanti…


In particolare in Palermobella, ovviamente dedicata a Balarm, ho letta storia del Marchese De Seta, che riadattata, assieme alle vicende di Raniero Alliata di Pietralliata, il principe mago, appariranno nel romanzo dedicato alle avventure panormite di Andrea Conti e del buon Boldini


Cito testualmente la storia, ringraziandone gli autori


Il palazzo De Seta del Foro Italico in stile neogotico ha vissuto una serie di peripezie che sono partite all’inizio degli anni Sessanta, quando il conte Gaetano Marzotto, l’industriale dell’abbigliamento, chiese all’amico Emanuele De Seta di vendergli il suo immobile per aumentare la ricettività dell’albergo Jolly e sfruttare i saloni antichi per banchetti e grossi eventi. Il marchese De Seta intravide un grosso affare e cominciò a tirare col prezzo. Dopo mesi di contrattazioni si arrivò ad un accordo. Il conte Marzotto invitò l’amico palermitano nelle sue proprietà di Valdagno e gli disse: “Allora lo prendo in affitto”. De Seta, dopo aver sentito la proposta economica, accettò. E poiché si trovavano di fronte due gentiluomini, per giunta amici, fu firmato un semplice preliminare in carta uso bollo. Il conte Gaetano Marzotto s’impegnava a corrispondere un affitto di seicentomila lire al mese e 200 lire per ogni persona che sarebbe entrata nel palazzo. E il marchese De Seta per iscritto prometteva di ristrutturare la dimora. Quest’ultimo fu felice di firmare quel compromesso, ma c’era il problema che non possedeva la somma per rimettere a posto l’enorme edificio. Così cominciò a bussare alle banche. Ma un mutuo di 180 milioni richiedeva del tempo. Dopo sette mesi fu la Banca Nazionale del Lavoro a concedere fiducia all’aristocratico palermitano. Cominciò il restauro e nello stesso tempo De Seta con tutta quella liquidità disponibile tornò a dissipare milioni ai tavoli verdi nei salotti romani. Nel frattempo il conte Marzotto decise di non espandere più il settore alberghiero, così non onorò l’impegno del compromesso e De Seta si venne a trovare col fondo schiena per terra. A quel punto la banca chiese il sequestro dell’immobile per recuperare il proprio denaro.


Il marchese, senza avvilirsi, alzò l’ingegno e dichiarò al Tribunale di Roma che la colpa dei suoi guai era la banca che gli aveva prestato i quattrini e nello stesso tempo gli aveva chiesto la immediata restituzione dimostrando di avere “la mira dell’espropriazione forzata del palazzo, per ottenere 180 milioni, un bene dal valore di circa un miliardo”.


Il De Seta sostenne che la Banca Nazionale del Lavoro, prestandogli quel fiume di denaro con l’ipoteca sul palazzo, era incorsa nel reato di circonvenzione di incapace.


Fu un romanzo giudiziario incredibile. A dare ragione all’aristocratico palermitano ci pensò il giudice istruttore di Roma Eraldo Capri, che rinviò a giudizio cinque alti esponenti del mondo bancario. Era il 1963 e il marchese De Seta aveva messo da poco alle sue spalle l’uso della cocaina, ma del suo enorme patrimonio gli era rimasto ben poco, soltanto quel bel palazzo di famiglia alla Kalsa.


Per quel nobile dai mille vizi non c’era denaro che bastasse. Il 12 dicembre 1992 venne pubblicato un avviso a pagamento dalla cancelleria del Tribunale di Palermo che metteva all’asta giudiziaria l’immobile in stile neogotico.


La vita di Emanuele De seta fu sempre avventurosa. Il suo amico del cuore era il principe Raimondo Lanza di Trabia. Insieme ne combinarono di cotte e di crude sin dall’infanzia. Qualche scherzo fu veramente pesante ed uno venne consumato ai danni di Pio XII. Il Papa stava male e ci fu un consulto tra alcuni primari. Dopo poco De seta telefonò al Segretario di Stato del Vaticano spacciandosi per uno dei medici che gli dava una notizia riservata, rivelatasi assolutamente falsa. Si sosteneva che il Papa avesse la sifilide. Prima che al Vaticano scoprissero la beffa di cattivo gusto trascorsero un paio di giorni. Intanto, il marchese se la rideva con gli amici.


La regina Maria José nel suo diario descrisse De Seta come “charmeur e tombeur de femme”. Era sempre al centro della dolce vita romana e passava da un’alcova all’altra, da un tavolo verde all’altro. Ma furono le esperienze terribili della seconda guerra mondiale a segnare la sua vita e ad avvicinarlo all’uso della droga.


 


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Published on March 20, 2017 08:52

Alessio Brugnoli's Blog

Alessio Brugnoli
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