Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 8
July 28, 2023
Futurama 8x01 - The Impossible Stream
Non l'avrei mai detto, l'ultima volta che ho fatto un post su Futurama (che era solo una celebrazioni dei fasti passati), che un giorno sarei tornato a scriverne perché ci sono nuovi episodi di cui parlare. Eppure eccoci qui, Futurama è stata vendicata e dopo dieci anni dall'ultima cancellazione è tornata su Hulu (da noi su Dinsey+). Per ora abbiamo venti episodi, dieci andranno in onda adesso e gli altri dieci, presumibilmente, il prossimo anno. E poi chissà.
Un chiarimento sulle convenzioni numeriche prima di iniziare: come vedete io parlo di stagione 8, perché faccio riferimento alla "produciton series" cioè l'ordine di produzioe delle stagioni: 4 stagioni su Fox + 4 film (contano come stagione) + 2 stagioni su Comedy Central. Con la messa in onda la numerazione viene frammentata nelle "broadcast series" e quindi alcuni episodi vengon rimescolati o le stagioni spezzate a metà, per cui sui canali streaming si parla di stagione 11: 5 stagioni su Fox + 4 film (contano come stagione) + 4 stagioni su Comedy Central. Chiamatele come volete, basta intendersi.
The Impossible Stream parte proprio dove la serie si era chiusa con Meanwhile, ma chiude rapidamente il cerchio facendo semplicemente resettare la situazione a prima della pressione del pulsante che ha congelato l'unvierso. C'era stata tanta speculazione sul fatto che il finale intendesse che premendo il pulsante l'universo sarebbe tornato all'inizio della serie, ma la verità è che la formulazione del Professore era abbastanza ambigua perché potesse essere interpretata in entrambi i modi. La cosa importante è che tutto quello che è successo fino a Meanwhile non è stato alterato, è successo davvero e da lì si va avanti.
In realtà qualche conseguenza c'è stata, e i personaggi si ritrovano slittati in avanti di 10 anni: è il 3023 e non più il 3013, rispettando la convenzione secondo cui le storie sono sempre ambientante 1000 anni nel futuro rispetto a quando le vediamo. Non che questo abbia importanti ripercussioni sulla lore, serve solo a mantenere la serie al passo coi tempi, permettendo di recuperare anche i dieci anni di pausa e tutti i cambiamenti che ci sono stati da allora a oggi.
L'episodio entra nel vivo molto presto quanto Fry si pone l'obiettivo di vita di guardare tutte le serie tv mai prodotte ever, e per riuscirci si infila in una stillsuit (riferimento a Dune ovviamente ma qui con "still" inteso come "immobile") per proiettarsi All My Circuits direttamente nel cervello. Si immerge così tanto che la disconnessione potrebbe portarlo alla morte, e questo diventa un problema con l'approssimarsi della fine della serie. Per questo c'è bisogno di produrre nuovi episodi velocemente, e qeusto dà l'occasione alla puntata di lanciarsi nel discorso metanarrativo sulla cancellazione/resurrezione degli show, sulla rapidità della produzione a discapito della qualità, sul binging ecc. Da apprezzare la continuity per cui è necessario riportare in vita Calculon, precedentemente morto in Calculon 2.0 affinché possa recitare nei nuovi episodi. Ci sono anche altri callback (come la prima comparsa di Slurm MacKenzie dai tempi della prima stagione, ammesso che fosse proprio lui) ma non troppo invasivi da snaturare la storia verso il fan service.
Qualche ppunto si può fare: forse ci sono un paio di battute di troppo sulla questione della serie cancellata e ripristinata dopo dieci anni, e il fatto che Fry sia assente per più di metà del tempo priva l'episodio del suo personaggio principale e fonte principale di intrattenimento. Dall'altra parte, i punti azzeccati sono molti: le battute e le gag visive (tutti i nomi degli show), l'attualità del tema che prevede anche eventi attualissimi come la sostituzione degli sceneggiatori con i robot, e lo spazio dato quasi a ogni membro del cast principale (Scruffy compreso) che dà l'idea di una vera e propria reunion.
La cosa più importante, perché risponde al timore che tutti avevano all'annuncio della nuova stagione è che questo quarto pilot della serie sa ancora di Futurama. Forse The Impossible Stream non diventerà un instant classic, ma è comunque una puntata che funziona e che è al pari del livello medio di quanto visto finora. Se si fosse trovato in mezzo a una qualunque delle stagioni precedenti non si sarebbe colta la differenza. Voto: 7/10
June 27, 2023
Rapporto letture - Maggio/Giugno 2023
Altro bimestre di libri, stavolta davvero variegato per generi, epoca, nazionalità. Considerando che si passa anche dal mese del Salone del libro, ci sono anche alcuni strascichi di quello, ma per lo più se va come l'anno scorso i libri che ho acquistato quest'anno rimarranno fermi sugli scaffali per una ventina di mesi (in effetti mi sa che di quelli del SalTo 2022 non ho letto praticamente nulla). Comunque se vi interessano quelli abbiamo fatto il bookhaul su Reading Wildlife, quindi potete recuperarli lì. Ora parliamo di cosa ho effettivamente letto.
Primo del periodo uno di quei libri che volevo leggere da quasi dieci anni: avevo adocchiato
S. / La nave di Teseo
al momento dell'uscita, che era il periodo in cui JJ Abrams era ancora sulla cresta dell'onda (lo è ancora? non saprei, ma di sicuro non rilevante e rivoluzionario come all'epoca). In più il fatto che questo fosse un libro-enigma (coautorato da Doug Dorst) mi aveva subito incuriosito. Poi non l'ho letto semplicemente perché costava trentanove maledetti euro e io trentanove maledetti euro per un libro non li spenderei mai, per quanto ben fatto e ricco di extra. Limite mio, per carità. Insomma negli anni non ho mai trovato l'occasione e alla fine me lo sono fatto prestare. E mi ha davvero sorpreso. Sapevo più o meno il meccanismo: un romanzo intorno a cui è costruito un gioco metanarrativo di commenti incrociati di due lettori che cercano di intrpretare i segreti nascosti nella storia. Caruccio, divertente, ma soprattutto un gioco appunto. Invece io mi sono trovato coinvolto quasi più nella storia del romanzo stesso (grazie anche ai riferimenti sulla vita e la storia del misterioro autore Straka e del suo traduttore) e quindi se da una parte seguivo i codici e l'evoluzione del rapporto dei due commentatori, dall'altro mi trovavo ad apprezzare la storia "finta" che stava alla base di tutto. Insomma mi ha fatto uno strano effetto appassionarmi a uno pseudobiblia, ma se il libro esiste davvero, non è più nemmeno pseudo, quindi che male c'è? Nel complesso quindi è stata davvero una bella esperienza, in cui ho sentito risuonare anche altre cose lette/viste/giocate di recente. Trentanove maledetti euro sono comunque tanti, ma comunque il suo valore ce l'ha. Voto: 8/10
A distana di un paio di giorni mi sono letto anche un librettino della serie Tetra di Utterson, novele in formato quadrato a 4 euro (altro che quaranta), e il pirmo che ho scelto è stato Il finimondo di Antonio Moresco. Lo avevo preso perché avevo in più occasioni sentito dire che Moresco è uno dei più grandi scrittori contemporanei e che i nostri figli lo studieranno a scuola (lol come se studiassero qualcosa oltre Piranello nel programma di letteratura) e allora ho pensato di cominciare da qualcosa di rapido per capire cosa avevo davanti. Una schifezza totale, ecco cosa. Questo libretto è una cronaca di un giornalista che va nell'aldilà a intervistare personaggi storici e immaginari (Hitler, Alighieri, Freud, Pinocchio, Maradona) e chiede loro scemenze sulla nostra attualità politica. Cioè per dire, con Freud parla di Salvini e Meloni. Il tutto scritto con una scatteria imbarazzante, non è nemmeno quello stile colloquiale come se l'autore volesse farti credere che sei con lui al bar e ti sta raccontando, è semplicemente piatto e banale, con svariati tentativi di battute puerili e squallide (come sul pisellino di Pinoccho, ahahaha!!!) e comunque senza nessun filo conduttore tra i vari episodi. Nell'insieme una lettura davvero cringe, e se questo è il meglio che la nostra letteratura ha da offrire oggi, boh, forse fanno bene a fermarsi a Pirandello dai. Ho visto che questi raccontini sono in parte tratti da testi pubblicato su Domani (il quotidiano) ma anche questo non giustifica il livello infimo di contenuti e scrittura, non lo fa in un giornale e a maggior ragione non può farlo in un libro che ripubblica gli stessi contenuti. Voto: 4/10
Per riprendermi sono tornato al mio guilty pleasure di Avery Cates, con altre due novelle del nuovo ciclo di storie di Jeff Somers ambientate nel mondo postapocalittico di assassini, hacker, telepatici, telecinetici, cyborg e ogni diavoleria possible. Tra The Last Mile e The Ghost Fleet il roster di personaggi si riduce, si vede che Somers vuole compattare il gruppo verso il climax finale (dovrebbero mancare tre o quattro novelle alla fine di questo ciclo). Ha poco senso parlare della trama per chi no ha seguito tutta la serie, quello che importa è che ci sono le solite sparatorie, mattatoi, giochi di potere, plot twist, e battute sassy e ciniche sulla morte imminente di tutti noi. Avery Cates sta diventando sempre di più un maestro di vita per me. Insomma, non posso spiegarvi, you wouldn't get it. Ma grandissima comfort read per me. Voto: 7/10
All'estremo opposto di Somers per scopi, tempi e luoghi c'è Marcel Aymé, autore francese di inizio noveento che non avevo mai letto e che ho voluto provare nella raccolta
Martin il romanziere
pubblicata qualche anno fa da L'Orma. Un'altra grande sorpresa, perché Aymé si è rivelato acuto e del tutto al passo coi tempi, con storie che partono spesso da spunti fantastici o fantascientifici, come la riduzione dei giorni di vita mensili per chi non è abbastana produttivo, o una donna capace di sdoppiare il proprio corpo, oppure l'allungamento dell'anno a 24 mesi che causa tutti di ringiovanire della metà dei loro anni. Una scrittura leggera, sempre venata di ironia ma capace anche di momenti di tensione ed emozione. Era da tempo che non leggevo una raccolta così immaginifica e rinfrescante, che nonostante racconti storie di un secolo fa è ancora perfettamente in linea col presente, e anzi riesce a trattare temi che ancora oggi affronteremo con una certa delicatezza, come l'amore romantico e sensuale di una bambina di dieci anni che fino al giorno prima ne aveva venti. Davvero un ottimo esempio di come la buona narrativa basata su buone idee travalica il tempo e la società. Voto: 9/10
Questo mese non mi sono fatto mancare nemmeno un libro illustrato, nello specifico l'ultimo pubblicato da Moscabianca. L'ho scoperto proprio al Salone del Libro al loro stand. Ora, io di base non sono molto attratto dai libri illustrati in sé, nel senso che la parte estetica non ha una gran presa su di me (vedi anche sopra quando dicevo che 39 € per un libero con tutti gli inserti e amennicoli per me è comunque troppo), e infatti anche in questo caso non è stato quello ad attrarmi. Ma nel suo "dizionario emozionale" Paolo Ferrante ha fatto qualcosa che non avevo mai trovato prima e mannaggia ci avrei voluto pensare io: scrivere delle voci enciclopediche che iniziano in modo normale ma poi virano in flussi di coscienza, poesia, dialoghi, in un flusso incontrollabile che mi ha colpito davvero nel profondo.
Tegumenta
non è solo questo, perché intorno alle definizioni e illustrazioni è stata poi creata una cornice narrativa di una clinica per la cura di patologie anomale, tutte dovute a squilibri emotivi, e la storia peronale del direttore della clinica si mescola ai casi clinici e alle sue riflessioni. Nell'insieme diventa quindi una discesa nell'ossessione, in una forma di amore distante e distorto che da una parte idealizza e dall'altra consuma sia il soggetto che l'oggetto. Alcune delle definizioni mi hanno causato davvero difficoltà a leggerle per quanto le sentivo profonde e per qualche ragione vicine. Oltre a tutto questo poi, c'è appunto anche la parte illustrata con collage uncanny e cupi, ma a volte anche inquietantemente belli, che lasciano una fiammela di speranza che tutto si possa risolvere e la nostra condanna sia scontabile, in qualche modo. Ma questa è stata la mia esperienza, e presumo che questo sia un libro che viene vissuto in modo diverso da ognuno. Voto: 8.5/10
E poi ci ho anche riprovato: un altro volumetto Tetra, stavolta La notte delle ricostruzioni di un altro autore che tutti mi dicono che laserà il segno, Andrea Donaera. E boh che ti devo dire, sarà ancora un problema mio, ma non ho capito che cosa mi voleva dire questo libro (senza contare che presumo che l'ultima parte non sia collegata ai capitoli precedenti, ma forse non ho capito nemmeno questo). La scrittura sicuramente è curata e controllata (a differenza di Moresco) anche se a tratti l'ho trovata un po' artificiosa e tendente al vezzo (non è che se mi metti continuamente i due punti mi convinci che sei un genio) comunque sono riuscito ad apprezarla. Il punto semmai è la storia... che non c'è. Ora, io lo so bene la letteratura contemporanea tende a scrollarsi di dosso quella componente così superficiale che è la trama, perché è così superficiale e proletario pretendere di raccontare qualcosa, no? Quindi ok non mi aspetto una roba plot driven con continui colpi di scena, ma nemmeno mi può bastare una serie di riflessioni annoiate sulla propria vita postborghese. Sì ok ciàiprobblemi perché il babbo non ti voleva bene, ma io non è che ho tutta sta voglia di starti ad ascoltare mentre ti lamenti. Quindi non so, fortunatamente era corto e costava poco, ma se una roba del genere fosse stata un romanzo anche di sole centocinquanta pagine e l'avessi pgato anche solo 12 € credo che mi sarei piuttosto incazzato. Voto: 5/10
Un altra inversione a U perché invece Han Song fa un lavoro del tutto opposto in Oceano Rosso pubblicaot da poco per ADD. La storia è quella di un'umanità che presumibilmente a milioni di anni da oggi si è evoluta per vivere nel mare, che per qualche ragione non precisata non è più blu ma rosso. Nell'oceano vivono quindi varie tribù di uomini-pesce, che assumono forme diverse e si comportano in sostanza come creature marine, dedite alla caccia, migrazione, accopiamento e soprattutto trucidazione reciproca con frequenti occasioni di cannibalismo. Tutta la prima parte del libro segue la storia di Stellamarina, un oceanico qualsiasi che però sembra avere delle ambizioni e desideri nascosti, e infatti lascerà la sua tana per arrivare a diventare il re dell'oceano e costituire una nuova società... basata sullo stupro il genocidio e il cannibalismo dei neonati, ma insomma meglio di niente, no? Nella parte successiva alcuni racconti riassumono l'evoluzione successiva del popoo marino, che continua a sognare un ritorno alle terre emerse ma forse non è destinato a ottenerlo. Si percepisce in questa narrazione il diverso modo di intendere le storie orientali (e cinesi, in particolare) rispetto al nostro occidentale, e a differenza di altr autori cinesi più conosciuti che oggi si trovano in giro, Han Song sembra maggiormente legato alla tradizione letteraria e filosofica cinese, come sottolineato anche dalle traduttrici per i riferimenti a molte opere. Una lettura non facile ma sicuramente di grande impatto, che se forse non tasmette un messaggio definitivo lascia lo spazio per porsi molte domande, un po' come un koan. Voto: 7/10
Infine, continua il mio excursus parallelo nelle pubblicazioni self di "scrittori emergenti" di ambito fantastico/speculativo e stavolta è toccato a
Fight or Flight
, il primo volume di una serie (duh) di Filippo Barbanti. La premessa della storia in questo caso è quanto meno interessante: il mondo è completamente dominato dalle donne, dopo l'intervento della Strega (una letterale strega) che ha sterminato buona parte dei maschi e ha conquistato il mondo riducendo in schiavitù gli uomini sopravvissuti. Alla base sembra che ci sia una certa filosofia da redpillati, quella del "gli uomini sono i veri discrimnati" o "non si può più dire niente" ma in realtà questa cosa emerge molto poco perché i protagonisti della storia maschi vivono una vita pressoché normale, anzi alcuni di loro hanno anche una buona carriera. All'interno di questo contesto, il protagonista scoprirà di avere dei superpoteri ed entra a far parte di una resistnza che si oppone alla dittatura misandrica, perché lui è l'unico capace di fronteggiare alla pari la strega e il suo esercito. Ora, al di là della possibile "problematicità" della premessa (che io sono disposto a seguire, come d'altra parte hanno fatto anche altri romanzi come Ragazze elettriche o Selezione naturale) il problema qui è che la storia è confusa, il worldbuilding incoerente, i personaggi macchiettistici, il conflitto artefatto e la scrittura... dio mio, la scrittura. Purtroppo come nei casi precedenti di questa mia nuova esplorazione la scrittura è di livello terza media, e non solo per il registro e la banalità, ma anche per il tipo di situazioni, di relazioni e il livello di umorismo. I problemi sono vasti e profondi quindi è complicato fare una critica approfondita, ma giusto per rendere l'idea lascio qualche spunto: la storia è ambienta nel 4000 e rotti, cosa che si ricava solo dal fatto che viene detto poiché il mondo è sostanzilamente lo stesso di oggi, le uniche innovazioni rilevanti sono le macchine volanti e i wormhole per spostarsi da un pianeta all'altro, perché sì ci sono anche altri pianeti e alieni, che sono sostanzialmente folletti e/o nani, ma tutto questo non ha nessuna importanza perché sulla terra ci sono le streghe che praticano la magia, che è venuta fuori a un certo punto non si sa bene perché, ed è proprio quel tipo di magia che "è magia" e quindi può fare più o meno tutto, con l'aggiunta che ogni strega ha la sua mossa speciale, e il protagonista invece discende da una famiglia di supereroi ma non ne sa niente, perché è in buona sostanza un inetto che a ventotto vive da bamboccione e non è certamente molto sveglio visto che non si è mai accorto di niente quando vive ina una sorta di Truman Show in cui tutti quelli che gli stanno intorno sono coinvolti, finché a un certo punto gli fanno un'iniezione e questo gli attiva i poteri latenti che derivano da un'iperproduzione di adrnalina innescata dal riflesso fight-or-flight, solo che questa iperproduzione è tale che lui assume la temperatura del sole e può volare a velocità ultraluce e può vedere a raggi x e può fare la kamehameha ed è in pratica invincibile e nonostante tutto questo è comunque incapace di vincere le battaglie, si fa fregare continuamente e addirittura riescono a levargli i poteri con uno spray, ma allora lui per riottenerli basta che ci crede tantissimo e gli tornano, mentre sta andando in giro per l'universo a cercare una reliquia potentissima che però per localizzarla bisogna prima trovare i pezzi di una mappa come nei migliori prg con quest e subquest, e a ogni livello c'è un boss e qui nella battaglia finale ci sono pure gli zombie gli scheletri gli ent e la strega cattiva usa l'enegia sferica e lui la ferma diventando super saiyan ma ancora è talmente tonto che nonostante sia invincibile e potentissimo niente, prende e se ne va perché non sa cosa fare. Ho tralasciato davvero tanto, soprattutto per quello che riguarda il worldbuilding che cerca di spiegare in modo razionale la magia e i poteri ma fallisce in modo indegno perché se vuoi usare la fisica e la biochimica non puoi sperare che io creda al fatto che lui si muove più veloce della luce, e allora tanto vale che mi dici "è magia" e basta, perché non sono mica fesso, dai. La lettura è stata estenuante, soprattutto da un certo punto in poi in cui intravedeva che ancora la risoluzione era lontana peché eravamo allo step 1 di 3 della subquest 1 di 3 e quindi c'era ancora duecentotrenta pagine di passaggi inutili da sopportare. Se dovessi riassumere con una tagline questo libro, dire che è un retelling di Dragonball Z e in particolare della saga di Freezer, perché gli elementi sono davvero tutti gli stessi, e a conferma di questo c'è anche la sezione finale con i punteggi di forza dei vari personaggi, proprio come i livelli di combattimento rilevati con gli occhialini da Freezer, che peraltro sono misurati su una scala da 1 a 100 ma poi qualcuno super il 100 e allora che cazzo di scala è, complimenti al geniale scienziato (quello che dice sempre "porco due") che ha inventato questo sitema. Da notare che questo libro era stato precedentemente pubblicato con Bookabook e poi è passato in self, a ulteriore dimostrazione che quella forma di editoria non opre alcun tipo di selezione, perché una cosa del genere non la pubblicherebbe nessuno che abbia almeno fatto la cresima. Onestamente se il tenore è questo non so se coninquerò con questa mia esplorazione degli abissi del self, perché si fa faticoso e poi mi tocca fare l'antipatico, ma io preferisco essere l'unica voce onesta in un mare di bolle autoreferenziali che si fanno i complimenti a vicenda ma non si leggono e se lo fanno mentono su quanto gli siano piaciute le letture, perché non è possibile che chiunque avvezzo alla lettura apprezzi queste cose. Voto: 4/10May 8, 2023
Rapporto letture - Marzo/Aprile 2023
Ma quindi ormai su questo blog ci sono solo i rapporti letture? Boh che ti devo dire, è l'unico tipo di "contenuto" che mi pare trovi la sua dimensione ideale qui. Ora, sicuramente di qui ai prossimi mesi lo userò anche per altre cose, come i commenti ai nuovi episodi di Futurama, ma per ora il grosso del discorso è su altri canali, quindi seguitemi lì (cioè scegliete tra questi).
Il primo "letto" in questo periodo è
Lifelike
(che mi rifiuterò di scrivere coi numeri come se fossimo nel 1994) di Jay Kristoff. Metto le virgolette perché non ho finito di leggerlo, sono arrivato pressoché a 1/3 e poi non ho avuto la forza di continuare e l'ho abbandonato. Volevo provarlo perché Kristoff è considerato oggi un autore "di riferimento" della fantascienza per ragazzi e quindi mi volevo fare un po' di cultura visto che sto per approdare in questo stesso settore. Ma questo libro è davvero illeggibile. La storia è una matriosca di cliché: cliché l'ambientazione, cliché la lore, cliché le situazioni, cliché i personaggi, cliché i dialoghi, cliché le parole. Non c'è una sola battuta, frase, scena o sequenza che non sembri ripetere qualcosa di già visto, ma non in senso citazionistico, semplicemente come amalgama della prima cosa che ti viene in mente. Questo avrei in parte potuto tollerarlo, in considerazione che forse è rivolto a un pubblico di 10-12 anni, se non fosse che la scrittura stessa è terribile, piena di ripetizioni, frasi fatte, giornalistismi, infodump, neologismi implausibili, slang finto-giovanile da vecchio che vuole parlare come i ragazzi alla "how do you do fellow kids". E non parliamo di come è gestita la parte romance, con una goffaggine imbarazzante nel gestire la tensione erotica. Il tutto mi è risultato dopo poco inaffrontabile, e quindi ho mollato. Non assegno un voto perché non ho completato il libro, ma qui se fossimo a scuola sarebbe una cosa da non essere nemmeno ammessi all'esame.
E purtroppo la situazione non migliora, perché a seguire ho voluto leggere uno "scrittore emergente" di fantascienza distopica. Allora, qui serve fare un po' di premesse per capire come sono arrivato a leggere le opere di Salvatore Pannone. Siccome già da un po' mi sono guadagnato lo status di bullo gatekeeper saccente dell'editoria e della scrittura su tiktok italia, capita che mi vengano segnalato video in cui scrittori più o meno consapevoli parlano di questi argomenti. Tempo fa mi è stato segnalato uno di questi "scrittori emergenti" che sostenva di essere un editor e correttore di bozze impiegato da diverse case editrici e che ha anche pubblicato un manuale di scrittura. Incuriosito, sono andato a vedere ma... non lo trovavo. Dopo rapide indagini ho scoperto che lui mi aveva bloccato, nonostante non avessimo mai interagito prima. Ne ho dedotto che lui mi avesse bloccato proprio in funziona del mio ruolo di vigilante editoriale e proprio questo mi ha incuriosito, nella marea di improvvisati e gente che parla senza esperienza, uno che mi blocca a priori deve sapere a cosa sarebbe andato incontro. E infatti, ho trovato materiale davvero interessante nei suoi video. Ora, al contrario di quello che si dice, io normalmente non mi "accanisco" sulle persone, contesto semmai i loro argomenti ma non faccio mai più di due video risposta alla stessa persona. In questo caso particolare però ho fatto un'eccezione, perché l'autore in questione non è soltanto un selfpublisher che butta nel mercato schifezze come ce ne sono tanti altri, che per ingenuità o inesperienza non si rendon conto del livello del loro prodotto; lui invece si pone anche come professionista, uno che ti insegna a scrivere e che ti vende un manuale di scrittura fatto da lui. Quindi qui passiamo il confine dell'ingenuità e arriviamo in quello della cialtroneria vera e propria, perché da questa attività lui vuole guadagnarci e per farlo millanta competenze e collaborazioni. Come facico a sapere che millanta? Perché è evidente dal livello dei suoi testi, appunto, sia il manuale di scrittura sia il romanzo che, pur essendo stato scritto alcuni anni fa, continua a proporre anche come esempio di scrittura (perché può anche essere che tu scrivi un romanzo anni fa, poi studi e quello non rappresenta più la tua scrittura, ma a quel punto non continueresti a parlarne soprattutto in riferimento all'insegnamento della scrittura). E quindi adesso vi porto giù nel tunnel di
Eterotopia
. La premessa è un romanzo distopico ambientato nel 2500 e rotti, in questa nazione mimmaginaria che si chiama appunto Eterotopia e che è in sostanza un regime dittatoriale ultracapitalista, classita, razzista, omofobo e tutte le altre cose che lo rendono di fatto un Impero del Male. Il mondo è governato da un consiglio di diplomatici (sì, non sembra la parola giusta, ma non è l'unica occasione in cui le parole sono usate in modo improprio, come braccare usato nel senso di agguantare) e diviso in "consorterie" che inizialmente pensavo fossero solo classi sociali ma poi si capisce che sono proprio zone fisicamente separate e distanti tra loro. Al vertice ci sono appunto i politici, poi gli industriali, gli scienziati e così via, fino ai pro-cap che sono sostanzialmente il basso proleteriato, la cui unica occupazione è quella di correre. Letteralmente: corrono su dei nastri per produrre energia che viene usata poi per alimentare i robot nelle fabbriche. Il mondo di eterotopia (il cui nome peraltro non è mai spiegato, presumo sia in contrapposizione alla "paritatopia" che era stata instaurata in precedenza, per cui siccome prima erano "paritari" dopo sono "differenziati" quindi etero) nonostante sia nel 2500 è sostanzialmente il nostro, con lo stesso assetto istituzionale, economico, politico, sociale, culturale e tecnologico (anzi, per certi versi è anche più arretrato, perché parlano con entusiasmo di un'invenzione che riproduce a distanza le immagini scannerizzate... cioè un fax). Anzi molti dei personaggi pubblici/politici sono praticamente quelli attuali trasposti spesso in maniera più che evidente: sotto nomi diversi abbiamo Berlusconi, Salvini, Meloni, Grillo, Di Maio, o personaggi televisivi come Barbara D'Urso e Alfonso Signorini. Questo dovrebbe essere chiaramente un tentativo di satira, ma è fatto in modo così superficiale e con battute così infantili che scade nell'imbarazzante, come le barzellette del nonno sui negri. Il plot segue Chris, un ventenne di terza consorteria (cioè quella degli industriali) che vive la sua vita privilegiata ma a un certo punto gli prende il marxismo e inizia a interessarsi alla condizioni dei pro-cap, per cui sfida il consiglio in vari modi, tra cui quello di aprire una sua fabbrica (di "ferro lavorato") in cui per migliorare la situazione dei pro-cap sfruttati nelle fabbriche... li fa lavorare nella fabbrica. Per oltre metà non succede praticamente niente se non scene a caso di gente che va in giro vede cose e assiste a spiegoni sui vari aspetti del mondo, poi Chris fa qualcosa che fa incazzare particolarmente il consiglio e quindi viene arrestato, processato e trasferito nel Grande Fratello, inteso come il reality show, che funziona esattamente come il nostro, con la casa, le telecamere, i collegamenti settimanali, il televoto, solo che qui viene usato per i condannati a morte e ogni eliminazione è un'eliminazione fisica. Quindi per la seconda metà del libro abbiamo lui e il suo amico che devono superare una serie di prove (che in un regime totalitario con i condannati a morte ti aspetti che siano battaglie all'ultimo sangue, invece no sono soltanto dei quiz con indovinelli del tipo "che città è questa"). Alla fine ovviamente la spunta lui, ma poi cosa succede dopo non si sa perché questo doveva essere il primo volume di una trilogia di cui però non è uscito nient'altro negli ultimi cinque anni, peccato. Ora, io vi avverto: l'ho raccontato molto meglio di com'è. Detto così, può sembrare che abbia degli spunti interessanti, ma non è così. Forse il Grande Fratello assassino, per quanto non originale, poteva comunque avere qualche traccia di curiosità, per la contrapposizione grottesca, per cui se il libro fosse stato solo quello avrebbe avuto un barlume di senso, ma tutta la prima parte è estenuante. Inoltre ho tralasciato tutta una di subplot senza sbocco, personaggi inutili, scene in cui non succede niente, tecnologie inventate per una sola occasione. E naturalmente c'è il discorso della scrittura, che è di un livello abissale, del tutto irredimibile, perché non è un scrittura superficiale è proprio inconsapevole, è la scrittura di un bambino di undici anni a cui viene detto di inventarsi una storia e quindi mette insieme cose che conosce cambiandogli i nomi. Non sto nemmeno a elencare i problemi specifici perché proprio non c'è un singolo aspetto, davvero ogni cosa è da sistemare. Ora, c'è da dire che la lettura può essere per certi versi divertente (e per me lo è stato perché l'ho letto insieme a un'altra persona) perché sconfina spesso nel so bad it's good, ha una sua comicità involontaria che però va filtrata dal livello medio di piattume, quindi comunque non vale la pena considerata anche la lunghezza totale. Se volete qualche esempio specifico, potete andare su tiktok dove nelle ultime settimane ho caricato una serie di video (quelli col titolo "come scrivono quelli che si spacciano per editor") dove trovate estratti del testo particolarmente gustosi. Ma non vi consiglio di provare a leggerlo, anche se so di avervi messo curiosità. Nel complesso rimane una cosa assolutamente inqualificabile, e credo che la definizione di "scritto da un undicenne" sia la cosa più appropriata, perché il livello della complessità, della satira, ma anche delle battute è quello. Spesso ci sono commenti o insulti (non dei personaggi, ma del narratore che occasionalmente si rivolge direttamente al lettore) del tipo "ritardato/palla di lardo/effemminato/minorato" e l'autore li considera divertenti, quindi capite di che si parla. Anche qui se fossimo a scuola questo non può nemmeno aspirare ad avere un voto, è un non classificato totale e rimandato. Ma non all'anno dopo, rimandato in prima media.
Fortunatamente abbiamo alzato un po' il livello, perché mi sono letto il sequel di Dracula scritto da Chiara Valerio. Il protagonista di Così per sempre è proprio Dracula, che però oggi vive a Roma e si fa chiamare Giacomo Koch. Contrapposta a lui troviamo Mina, che a sua volta è una vampira (trasformata durante gli eventi del primo libro, all'insaputa degli altri personaggi) ed era innamorata di lui. Dracula e Mina hanno trascorso alcuni decenni felici, ma presto il loro amore si è trasformato in risentimento (soprattutto dopo la morte del figlio di lei durante la guerra) e si sono separati. Giacomo ha cercato di ritrovare un equilibrio mentre lei invece sembra non riuscire a perdonare e quindi tornano a scontrarsi, usando come pedine e vittime le persone che hanno intorno (alcuni vampiri, altri semplici umani). Quando poi Mina come vendetta suprema inizia a trasformare le persone nel suo nuovo salone di bellezza, Dracula non può evitare di intervenire. Il libro è scritto con cura e profondità, si prende il tempo di ripercorrere gli eventi passati e le storie dei personaggi secondari (a volte con qualche divagazione di troppo), e in riesce a risultare molto coinvolgente e "umano", si percepisce davvero il dolore di questi immortali incapaci di trovare la loro posizione nel mondo. Il plot non è poi così intricato e a volte si ha la sensazione di essere in attesa di qualcosa che non arriva, che però come atmosfera tutto sommato è appropriata. Considerando che Dracula e i vampiri sono figure archetipiche ormai ampiamente sfruttate dai tutti i media, era difficile farne una nuova interpretazione che risultasse a suo modo originale e interssante, e Valerio ci è riuscita, offrendo anche interessanti collegamenti filosofici, psicologici, fisici e matematici. Qualche perplessità mi rimane ancora (alla fine non ho capito del tutto il ruolo dei funghi, e la cosa mi interessava molto) e ho qulache riserva sulla scrittura (non perdonerò mai che non abbia usato i segni di dialogo), ma nel complesso è una storia toccante senza essere stucchevole, capace di indurre molte riflessioni profonde. Voto: 8.50/10
Sempre a scopo di ricerca, visto che il mio prossimo libro si muoverà in quell'ambito, ho voluto recuperare dopo tanti anni
Vox
, il distopico di Christina Dalcher in cui le donne possono dire solo cento parole al giorno. Ricordavo che era stato un discreto fenomeno all'epoca quindi volevo verificare personalmente. E dio mio, che roba. Non in senso buono. Se lo spunto di base può anche essere interessante, lo svolgimento è assolutamente indaguato. La protagonsita non ha nessuna qualità apprezzabile, tutto le si risolve davanti agli occhi, non deve compiere nessuno sforzo per attuare il suo piano (che poi consiste sostanzialmente nella fuga) e tutte le scene si svolgono o in casa sua o in laboratorio. Inoltre il messaggio femminista è annacquato dalla rappresentazione manichea per cui tutte le donne sono vittime coraggiose e capaci, mentre tutti gli uomini sono stronzi o inetti. Tranne il love interest ovviamente, che invece è bello intelligente virile coraggioso e italiano. Italianissimo, perché canta O sole mio e fa il caffè con la moka. Già, per un libro che vorrebbe affrontare le discriminaizoni di genere, ci sono un sacco di stereotipi italoamericani. Il finale è totalmente anticlimatico e qualcuno dovrà spiegarmi a che serviva la scena con lo scimpanzè. Non è una lettura brutta, ma risulta davvero superficiale e poco convincento rispetto alle potenzialità della preemssa. Voto: 5/10
Dopo una serie di letture abbastanza lunghe sono tornato al comfort reading dei racconti, e ho scelto la raccola Mi ricorderò di te di Mary South pubblicato l'anno scorso da Pidgin. Non sapevo cosa aspettarmi, sono andato un po' a fiducia per le altre cose lette di questo editore, e sono stato piacevolmente sorpreso. I racconti sono una collezione ben equilibrata di storie weird, fantascientifiche, surreali e slipstream, con una vena ironica che a volte scivola nel grottesco. Tra i racconti che mi sono rimasti più impressi c'è la FAQ post craniotomia, con le domande che iniziano in modo normale ma poi si fanno più personali, e la stalker che segue l'uomo che l'ha violentata fino a rendersi conto che si tratta di una persona per bene che vorrebbe conoscere meglio e di cui invidia la fidanzata. Tutti comunque sono di buon livello e volendo cercare un filo conduttore sarebbe sicuramente un senso di perdita per qualcosa: un lutto, un amore perduto, la nostalgia di un tempo passato. Se dovessi descrivere queste storie nel complesso, dire che sono una sorta di Palahniuk con più cuore. Veramente rinfrescante. Voto: 8/10
Altro libro di scrittrice emergente di fantascienza (Maria Lucia Caparelli che ho voluto provare perché sto facendo qualche tentativo di scoprire "nuove voci" in questo genere) con una distopia potapocalittica. Wambleeska è ambientato nel nostro mondo nel 2300 circa dopo una catastrofe che ha decimato la popolazione e ridotto le zone abitabili. In questo mondo il protagonista Wambleeska (d'ora in poi: Wamb) si risvegla dall'ibernazione perché i cloni ribelli hanno bisogno di lui. Lui stesso infatti è un clone, anzi è il "clone perfetto" l'unico compatibile con il suo umano e proprio per questo era stato messo sotto chiave dal leader assoluto di questo mondo in cui i cloni sono schiavizzati. Wamb si trova quindi a guidare la rivolta da una base nascosta in una montagna, e compie con la sua squadra alcuni attacchi verso obiettivi che dovrebbero mettere in difficoltà il regime e aiutare i cloni a trovare la libertà. Peccato che non uno solo di questi atti dimostrativi abbia effetti di sorta, e che alla fine del romanzo (primo di una serie, anche qui...) ci si trova praticamente alla stessa situaizione dell'inizio. Purtroppo questo libro soffre di gravi problemi da tutti i punti di vista, prima di tutti la fragilità del worldbuilding e dell'ambientazione, che sono piuttosto incoerenti con la storia del mondo, considerato che dovrebbe essere il nostro trecento anni più avanti. C'è parecchia confusione anche sulla tecnologia e su alcune nozioni scientifiche di base, per cui si parla di cloni come se fossero creature differenti dagli umani, oppure ci sono aerei che possono frenare in caduta libera, veicoli che traggono energia dal calore del corpo degli occupanti, nuove specie animali/vegetali evolute in pochi anni e tante altre piccole inconsistenze che danno poca credibilità a tutto il contesto. All'interno di questo, la storia è a sua volta poco avvincnete perché si basa su una serie di scene d'azione (anche queste poco credibili) con plot twist improvvisi e inefficaci, portati avanti da un protagonista scostante e incompetente, che per qualche ragione non dimostrata tutti considerano un leader. A questo si aggiunge la romance improvvisa e goffa, con accenni di tossicità, di Wamb con una delle sue compagne ribelli (letteralmente la prima donna che incontra e che subito desidera). Se poi ci aggiungiamo il cattivo cattivissimo perché sì (che in realtà è il padre del protagonista!!!) con una manica di soldati capaci di mirare come stormtrooper, e la sequenza innumerabile di desu ex machina, si ottiene una storia con zero originalità e tensione, dove tutto è prevedibile o quando è sorprendente lo è solo perché le cose accadono senza motivo. A questo si aggiunge una scrittura amatoriale, piena di ripetizioni, frasi fatte, infodump (che sono allo stesso tempo non necessari, non credibili e non coerenti col punto di vista) e dialoghi innaturali. La prova risulta quindi gravemente insufficiente, e probabilmente difficile da recuperare anche negli eventuali seguiti. Voto: 4/10
Infine qualche altro racconto che mi sono letto in parallelo a un altro libro che non potevo portarmi in giro (che non ho finito ad aprile quindi ne parleremo al prossimo giro): Medusa è una raccolta dell'autrice russa K.A. Teryna pubblicata da Future Fiction in doppia lingua. Racconti interessanti tutti ascrivibili alla fantascienza (ce n'è uno con i vampiri, ma in realtà anche loro una versione pseudotecnologica di non-morti) e mediamente interessanti, anche se senza nessun particolare gioiello. I più memorabili sono quello che dà il titolo alla raccolta, ambientato in un mondo social estremizzato, e quello che si svolge all'interno dell'organismo di un bambino con i suoi organi e corpuscoli interni che cercano di salvarlo dall'assideramento. Lettura piacevole, pur senza spunti rivoluzionari Voto: 6.5/10March 17, 2023
Rapporto letture - Gennaio/Febbraio 2023
Inizio con il primo rapporto letture dell'anno che sono già in ritardo. Ma forse neanche tanto. Comunque, abbiamo nei primi mesi dell'anno un variegato campionario di libri vecchi e nuovi, italiani ed esteri, di narrativa e saggistica.
Iniziamo con una lettura davvero estranea alle mie abitudini: L'imitazion del vero è una novella ambientata nel tardo medioevo in un borgo italiano che ha per protagonisti un geniale inventore e il suo ragazzo di bottega. Tra i due si sviluppa un amore segreto (non perché l'omosessualità in sé sia malvista ma perché nessuno dei due vuole dichiarare i suoi desideri esplicitamente) che viene soddisfato tramite un macchinario che gli permette di avere rapporti senza vedersi. La particolarità della novella di Ezio Sinigaglia è che è anche scritta in una lingua simile a quella che si trova nei testi dell'epoca, per cui si ha l'impressione di leggere un racconto di Boccaccio, sia per la scrittura che per i temi. Oggi si potrebbe discutere se le azioni dell'inventore si possano considerare grooming nei confronti di un ragazzo molto giovane (che da parte sua in effetti è rapido ad approffitarsene), ma spostando l'epoca della storia e della scrittura viene quasi istintivo seguire gli standard morali decisamente più gioiosi del Decameron. Una lettura leggera e gradevole, buona per staccare un po' tra cose più complesse. Voto: 7/10
Visto che avevo un libro in prestito almeno da novembre, ho pensato che fosse il caso di leggere Cosa vediamo quando leggiamo per poterlo rendere alla proprietaria. Questo saggio di Peter Mendelsund è una raccolta di considerazioni sul rapporto tra lettura e immaginazione, e in particolare su come la nostra capacità visiva viene stimolata (o no) dalla lettura. Non è un trattato scientifico, anzi essendo Mendelsun un grafico il libro stesso è impostato in maniera molto visiva, sembra quasi di assitere a un TedTalk. Niente di strettamente scientifico, ma comunque un approccio interessante alla questione, a mio avviso valido proprio per chi vorrebbe sviluppare la capacità di suscitare quelle immagini, ovvero per gli scrittori. Ne parlerò meglio in un video sul mio canale, che ho già registrato ma non è ancora uscito, quindi se vi interessa attivate e notifiche e guardatelo di là.
Blast from the past (in diversi sensi) con
Dinotopia
. Sì, proprio quello, il libro illustrato di James Gurney, di cui conservavo un ricordo probabilmente falsato. Se non lo conoscete, questo è uno dei più famosi racconti di "umani e dinosauri che vivono insieme" un'avventura in una terra remota in cui i dinosauri sono sopravvissuti e hanno costituito una civiltà utopica. Io ero convinto di averlo letto molti anni fa (forse addirittura alle elementari) eppure riprendendolo adesso temo di aver confuso questoo libro con qualcos'altro, forse uno degli spinoff o addirittura la serie tv. Mi ricordavo una rappresentazione arretrata e antiscientifica dei dinosauri, invece devo dire che a parte alcuni elementi estetici datati, gli animali sono rappresentati in modo abbastanza moderno e sfaccettato... al netto ovviamente del fatto che sono dinosauri parlanti e civilizzati. Rimane comunque un'avventura per bambini e non succede praticamente niente se non che padre e figlio naufragati su quest'isola esplorano le varie zone. Dinotopia (l'isola) è noiosamente utopica, tutto va bene e tutti sono gentili ed empatici. Chiaramente non era la complessità della storia l'obiettivo dell'autore, ma creare un'ocacsione per le illustrazioni. E se è questo che serve per far appassionare i bambini ai dinosauri, io ci sto. Voto: 8/10
Dai dinosauri agli elfi (sort of) con un fantasy italiano ad ambientazione storica:
Dolomites
è un romanzo di Sara Simoni che si svolge all'epoca dell'invasione dei goti in italia, sotto il regno di Teodorico. L'elemento fantasy sta nel fatto che i popoli che si scontrano non sono solo goti e latini ma anche i salvan, una specie di elfi dei boschi (ispirati ad alcune creature del folklore locale) che vivono in una comunità nascosta sotto le dolomiti. Tra umani e salvan esiste un odio viscerale che porta entrambe le parti a voler sterminare gli estranei. Quando la figlia di Teodorico riesce a raggiungere la città dei salvan, sterminarli e schiavizzarli tutti, gli unici che si salvano sono Ilde (principessa a sua volta figlia del re dei salvan) e Dola, un umano cresciuto tra i salvan e da loro mai del tutto accetato. I due inizialmente sono avversarsi ma si trovano forzati a collaborare per salvare il loro popolo e nel farlo si ritrovano ad avvicnarsi sempre di più fino a sviluppare dei sentimenti reciproci, cosa che configura questo libro come un enemies to lovers. La storia di per sé non è male, e per il suo pubblico di riferimento è certamente una buona lettura, ma ho trovato diversi problemi a livello di struttura e scrittura. La storia è un po' troppo prevedibile e alcuni personaggi secondari sono quasi macchiettistici nella loro cattiveria, inoltre la parte centrale ha tutto l'aspetto di subquest inseritre come filler, con scarso senso di progressione della storia principale. A livello di worldbuilding c'è qualche incoerenza in particolare nell'estensione dei poteri dei salvan (che hanno una sorta di mente-alveare), che in alcuni casi sembra molto limitato e in altri invece totalizzante... sempre in base alle necessità immediate della scena. Il finale è affrettato, non del tutto risolutivo e anche piuttosto deusexmachina, visto che il climax viene risolto per un intervento esterno che toglie valore alle battaglie dei protagonisti. La scrittura è mediamente buona, ma a ci sono molte espressioni ripetitive e spesso i tentativi di evocare immagini intense e poetiche risultano un po' stucchevoli. Nel complesso un libro sufficiente, ma che se fosse stato asciugato e focalizzato meglio avrebbe potuto essere più efficace. Voto: 6/10
Ho letto poi un libro di Zona 42 che avevo da tempo ma non avevo ancora aperto (come la maggior parte dei libri che ho, nda), una storia weird di Miki Fossati ambientata in un paesino inglese in cui lui si è trasferito con la figlia. Dico "lui" senza specificare autore o protagonista, perché in Finalmente è troppo tardi i due coincidono. E questa per me è già una red flag. Fossati parla di sé stesso e del suo rapporto con la figlia, mentre inizia a consocere il nuovo mondo in cui si trova a vivere. Inizialmente la storia sembra molto vaga, con capitoli che sono episodi tra loro scollegati tra i quali emerge subito qualche elemento weird, come la presenza di fantasmi e di mutanti crostacei. Da metà in poi si inizia a scorgere una trama principale che riesce anche a spiegare alcuni eventi precedenti, e quindi la lettura si fa più coinvolgente. Rimane comunque un libro molto dolce, pieni di buoni sentimenti, oggi si direbbe cozy. Non credo sia la lettura più adatta a me (anche perché non usa i segni di dialogo mannaggiaccristo) ma devo dire che comunque sono andato avanti con curiosità e alla fine mi ritengo soddisfatto. Voto: 6.5/10
Un altro blast from the past ma stavolta non dal mesozoico: tornaimo a quando ero in terza superiore e tutti parlavano di Melissa P. e di quel libro scandolo che era il suo diario erotico. Sì, ho letto
Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire
. O meglio riletto, perché appunto lo avevo già fatto all'epoca. Questa è stata una delle mie riletture formative, per rivedere con occhio adulto e formato cose che avevo già affrontato forse con superficialità. In realtà io avevo sempre avuto l'impressione che sotto la patina scabrosa (che poi neanche tanto) questo libro avesse una storia da raccontare, un vero e proprio percorso di formazione, e volevo vedere se ero capace di trovarlo. Per conoscere la risposta, dovrete di nuovo aspettare che esca il video corrispondete sul mio canale. Comunque la lettura non mi è risultata pesante (anche perché è piuttosto breve) e anche se non lo consiglierei a nessuno, devo ammettere che non mi è rimasto proprio sgradevole. Voto: 5/10January 7, 2023
Rapporto letture - Novembre/Dicembre 2022
Ultima tornata di libri dell'anno, che a conti fatti in termini di lettura è stato abbastanza disastroso dal punto di vista numerico, perché ho letto molto poco (o almeno, di letture che non fossero "per lavoro") ma dal punto di vista della qualità è andata abbastanza bene, perché in media ho letto cose abbastanza buone tra cui qualche perla (come Piranesi e Le città invisibili) di cui ho già parlato. Certo cis ono state anche alcune mezze delusioni, ma in generale mi ritengo soddisfatto.
Iniziamo da Spine, il romanzo vincitore dell'ultimo Premio Urania scritto da Franci Conforti, che abbiamo ospitato in una puntata del podcast insieme a Dario Tonani, come rappresentanti della "fantascienza uranista". La storia è ambientata in un universo narrativo che l'autrice ha già esplorato in altri racconti (come per esempio quello in Distòpia) e vede la protagonista, un'umana "aumentata" abitante in una colonia orbitale, tornare da clandestina sulla Terra per compiere una missione di mediazione tra i nativi terrestri e gli animar (animali intelligenti e parlanti diffusi in tutte le colonie). In questo contesto biopunk si svolge una storia che è sostanzialmente un thriller investigativo, con la protagonista che fa presto squadra con un poliziotto dal passato burrascoso (già presente in altri racconti) e insieme si prefiggono di scoprire ed esporre alcuni progetti occulti di mutlinazionali di bioingegneria. Se da una parte la storia ricca di azione rende la lettura scorrevole e facile, dall'altra l'impressione è che le caratteristiche specifiche di questa ambientazione non siano davvero parte integrante della storia, che invece si svolge appunto come un qualunque thrillerone degli anni 60, solo con il prefisso bio- aggiunto prima di molte altre parole per rendere il contesto futuristico. L'esempio più lampante di questa tendenza è il fatto che la professione dell'eroina (che è una "mediatrice" tra animar e umani, ed è anche un personaggio pubblico famoso per alcune trasmissioni che conduce) non ha nessuna rilevanza particolare negli eventi che si succedono, e anzi tutta la questione dell'incidente da mediare è piuttosto secondaria, e viene presto sostituita dalle magagne del poliziotto, che frequentava brutti giri e agiva sotto copertura in un gruppo terroristico e in passato aveva distrutto un fungo senziente sotterraneo... insomma delle ragioni che hanno spinto la protagonista a rischiare un viaggio clandestino sulla Terra (che personalmente era l'aspetto che mi sembrava più interessante in questa ambientazione con animali senzienti) non rimane molto dopo quaranta pagine e invece ci si trova a seguire il plot di rivincita del poliziotto e a sgominare traffici di androidi. Inoltre una cosa che ho trovato davvero fastidiosa è il fatto che il prologo ci proietta in medias res, con la nostra eroina catturata dal villain che la sta torturando e interrogando (ed è lei quindi a tornare indietro per raccontare tutto quello che l'ha portata fino a quel momento), ma quando poi si arriva alla fine si scopre che quella scena del prologo non era reale ma solo una sua allucinazione indotta da un trattamento che le stanno facendo in ospedale dopo che il villain è già stato sconfitto. L'ho trovato un plot twist al ribasso, uno stratagemma molto cheap per promettermi una situazione di tensione altissima (il cattivo l'ha catturata tutti i suoi alleati sono sconfitti e anche lei sta per essere ammazzata oddio come farà a salvarsi adesso!?!?!?) che però poi non arriva e non è mai esistita: una promessa tradita, quindi. Ci sono anche altre situazioni in cui le decisioni e reazioni dei protagonisti mi sono sembrati poco coerenti ma inserite soltanto per portare avanti il plot, così come altre informazioni tenute nascoste contro la logica solo per inserire un plot twist, per questo in generale questa sensazione di promessa tradita è quella che ho percepito di più a fine lettura. È un peccato perché l'ambientazione mi sembra interessante e c'era potenzialmente il modo di creare una trama interessante che trattasse temi complessi, invece si è scelta la strada dell'avventura più immediata. Non dico che non mi sia piaciuto, perché comunque la lettura è avvincente, ma mi ero aspettato di più dalle premesse poste nelle prime pagine e nel setting. Sicuramente è il tipo di storia apprezzata da una parte del pubblico scifi, ma personalmente non mi ha soddisfatto in pieno. Voto: 6/10
Una lettura che invece rimandavo da tanto era
La voce del fuoco
, che ho letto a spezzoni nei mesi scorsi, intervallandolo ad altri libri che dovevo leggere per forza. Nonostante questa lettura frammentata, il romanzo/raccolta di Alan Moore si è rivelato una delle cose migliori lette quest'anno: una serie di racconti ambientati a Northampton, in ordine cronologico dal 4000 BC fino a oggi, tutti indipendenti tra loro ma con elementi che ricorrono e si ripropongono, proprio a dimostrare quella sedimentazione della storia, dei racconti e dei miti, in un vero e proprio processo di costruzione dell'inconscio collettivo. Notevolissimo anche il lavoro fatto sulla lingua (e che dev'essere stato difficilissimo da tradurre), che si evolve da "primitiva" a "moderna" nel corso dei racconti e delle epoche, cambiando anche in base alle voci dei protagonisti di ogni storia. Il tutto poi si conclude con un incastro metanarrativo in cui Moore stesso diventa personaggio e narratore consapevole di tutto il libro, svelandone le intenzioni in maniera esplicita, in maniera del tutto coerente senza apparire goffo o didascalico. Metto anche agli atti che I campi di cremazione, il secondo racconto, è uno dei più belli in assoluto che abbia mai letto. Uno dei libri che mi porterò dentro per molto. Voto: 9.5/10
Ho letto poi il romanzo autopubblicato di due autor* "emergenti", che avevo promesso di leggere perché Jessica Sanguettoli aveva risposto a una mia challenge su tiktok.
Novus Ordo
, scritto da lei e da Omar Doro, è un thriller storico con elementi soprannaturali ambientato a Torino nel 1899. La storia segue due protagonisti principali: Anita, ragazza di buona famiglia appassionata di occulto, che scopre come tutto il mondo intorno a lei sia intrecciato di complotti di gruppi e forze misteriose; Falco, poliziotto ruvido e testardo cresciuto in orfanotrofio, che persegue ideali di giustizia incompatibili con il sistema su cui si regge la società dell'epoca. I due si troveranno a indagare insieme su una serie di omicidi e sveleranno il potere di due potenti società segrete di ispirazione massonica, che si dividono il controllo della città. Tra le due società è da sempre in corso una guerra, ma con il passaggio del secolo potrebbe arrivare l'occasione per una di queste di sconfiggere per sempre la rivale. Il romanzo riesce a rendere bene l'ambientazione e per la prima parte suscita abbastanza la curiosità, soprattutto perché vogliamo vedere come questa coppia malassortita (tra i quali si avverte subito una certa tensione romantica, ma mai troppo esplicita) porterà avanti le indagini sfidando nemici così potenti. Purtroppo però verso un terzo di romanzo il filo principale di perde, l'indagine viene praticamente abbandonata (anche perché non ci sono più omicidi) e la narrazione si sposta più sugli stessi vertici delle società segrete, di cui vediamo direttamente i piani. Il motivo princpale di interesse quindi viene a mancare, e anche quando torniamo ad Anita/Falco non sembrano così motivati e coinvolti dalle indagini, dato che passano mesi interi senza nessuno sviluppo e tutte le scoperte che fanno gli arrivano da personaggi terzi che gli rivelano le cose. Ci sono anche alcuni problemi strutturali, con diversi capitoli filler che non hanno impatto sulla storia, gestione dei tempi confusa, personaggi con reazioni poco coerenti e dialoghi poco credibili, e narrazione a tratti didascalica. Questi difetti si fanno via via più pesanti, anche perché appunto la curiostià iniziale viene a mancare e quindi proseguendo senza un vero stimolo si fa più caso alle imperfezioni. Il finale è un climax in cui i due protagonisti non sono nemmeno presenti (!!!) e che sfrutta un deus ex machina che "risolve" la situazione resettandola in preparazione del previsto volume 2. Per essere un romanzo di autori praticamente esordienti non è così male, perché là fuori si vedono cose davvero terribili, e questo per lo meno è leggibile. Però a mio avviso rimane un'opera ancora incompleta, che aveva bisogno di una revisione molto più approfondita prima di essere proposta al pubbico. Voto: 5/10
Infine un altro autore italiano, in questo caso pubblicato da Hypnos, che di base si occupa di narrativa weird/horror, ma in questo caso ha proposto qualcosa di inaspettato perché le
Cronache della Val Lemuria
di Cristiano De Micheli sono un libretto dal tono umoristico, che può essere considerato come una guida turistica a questa ipotetica valle persa tra le colline liguri. Nel libro troviamo alternati dei veri e propri testi da guida o di cronistoria dei paesini della valle, ad alcuni racconti ambientati negli stessi paesini. L'umorismo è quello parodistico e a tratti surreale che si potrebbe definire di stampo inglese, e per questo da una parte non è sicuramente adatto a tutti, dall'altro mi fa paragonare questo libro a una versione nostrana della Guida Galattica di Douglas Adams. A me ha fatto ridere tanto (soprattutto alcune note a fondo pagina, come quella sull'elenco dei volumi di prossima pubblicazione) e quindi è stato un ottimo modo di concludere l'anno. Voto: 7.5/10December 12, 2022
Freetaly
Ci è voluto un po', qualcosa come dodici anni, ma batti e ribatti sono riuscito ad avere il mio primo racconto pubblicato in inglese. Ok, forse non conta perché in effetti è una casa editrice italiana, ma è comunque un bel traguardo. Anche perché Freetaly è per quanto è dato di sapere la prima antologia di racconti fantascienza italiana pubblicata in inglese di sempre. Quindi insomma non proprio una roba da nulla, dai. Fa piacere farne parte.
Il tutto parte da un progetto di Francesco Verso, che con la sua casa editrice Future Fiction da sempre si dedica a diffondere la scifi non anglofona, principalmente dal mondo verso l'Italia ma anche in altre direzioni, e stavolta dall'Italia verso l'estero. In questa raccolta quindi sono presenti i racconti di autrici e autori italiani di varia provenienza, con racconti per lo più già editi in italiano che sono stati tradotti per l'occasione. Tra i nomi presenti per esempio troviamo Vallorani, Quaglia, Farris, Vietti, De Santi, Teodorani, Conforti.
Il mio contributo all'antologia è Bad Parents, ovvero la versione tradotta di Cattivi genitori, che all'epoca era stato pubblicato in Spore, la mia prima raccolta. Ma visto che Spore è fuori catalogo da quasi dieci anni, questo libro è di fatto l'unico in cui sia possibile leggerlo (a meno che non chiedete a me una delle poche copie rimaste di Spore in mio possesso, ma perché mai dovreste?). Ho scelto di proporre questo racconto perché è uno di quelli in cui si sente maggiormente l'"italianità", fattore che non metto spesso nelle mie storie ma che invece qui era cruciale, e che quindi mi sembrava adatto per una raccolta di "storie italiane nel mondo".
Freetaly è acquistbaile in ebook e cartaceo da amazon e sul sito di Future Fiction.
December 5, 2022
Rapporto letture - Settembre/Ottobre 2022
Siano benedette le novelle perché in questi mesi ho avuto da leggere molti testi "per lavoro" che non sono pubblicati e/o di cui non posso parlare, quindi non ho avuto tempo per dedicarmi a letture più lunghe "per svago". Fortunatamente sono riuscito a infilare qua e là un paio di letture brevi che mi aiutano a mantere in media il mio body count dei libri letti nell'anno.
Il primo è qualcosa di davvero particolare, perché non mi sarei mai aspettato di trovare una biografia di un dj di musica elettonica contemporanea scritta da un'autrice esordiente italiana pubblicata da una casa editrice indipendente. Eppure questa Mariana Branca ha davvero scritto Non nella Enne non nella A ma nella S che è la storia di Nicolas Jaar raccontata da un suo amico d'infanzia e Wojtek l'ha davvero pubblicato e io l'ho davvero letto. Probabilmente non sapete chi sia questo Jaar ma se lo cercate qui nel blog vedrete che ogni tanto l'ho nominato, quando ancora parlavo di musica; ancora più probabilmente pur sapendo che questo tizio esiste non ve ne frega nulla e lo posso capire, ma io quando mi sono trovato davanti questo libro ne ho letteralmente mollato un altro che avevo scelto e ho comrpato questo invece (l'altro era sempre di Wojtek quindi non ho fatto danno a nessuna CE). Ora, io non so quanto di quello che viene raccontato qui sia veritiero, dubito che Branca abbia avuto modo di parlare per sei ore con Jaar o col suo amico per farsi raccontare che magliette indossavano, quale macchina guidvano e con quante ragazze sono usciti, però dagli episodi che racconta si capisce che la conocenza della scena elettronica degli anni 90-00 c'è, e siccome non mi era mai capitato di trovare una storia che si svolgesse in questo ambito, per me è stata davvero una lettura corroborante. È stato bello cogliere anche le citazioni all'interno del testo ai pezzi dello stesso Jaar, ho sentito quella sottile connessione segreta di quando si condivide un interesse molto settoriale, cosa che non mi succedeva da tempo, soprattutto per la musica. Il libro in sé non racconta niente di speciale, solo una serie di episodi di questi due ragazzi che sono cresciuti e hanno vissuto questa epoca in questo settore, con un approccio che non è cronachistico ma che dà l'impressione di essere proprio il racconto di qualcuno che era lì e quelle cose le ha vissute e amate. Onestamente non credo che possa essere un libro interessante per chi non conosce i personaggi e l'elettronica, ma indubbiamente si tratta di una scelta coraggiosa sia da parte dell'autrice che dell'editore, per cui l'ho apprezzato davvero tanto. Voto: 7/10
Creature dell'assenza è una delle novelle del primo blocco della collanta Tardigradi di Eris Edizioni, dedicata alla narrativa fantastica breve. Le autrici sono Gloria Bernareggi (ehi ho scritto il nome giusto!) e Sephira Riva, di cui avevo letto un racconto nell'antologia Oltre la soglia che mi aveva catturato subito e quindi ero curioso di provare anche questo, che mi sono letto durante un unico viaggio in treno (le circostanze di quel viaggio preferisco dimenticarle). Si può anche dire che questa storia sia ambientata nello stesso mondo del Raperonzolo fantasy dell'antologia, perché anche qui sono presenti creature fantastiche, ma si tratta di un mondo del tutto adiacente al nostro. La storia comunque è indipendente e quotidiana, e racconta di famiglia, perdita ed elaborazione del lutto. Un racconto delicato e struggente, che non si basa su azione e twist ma su una su una costruzione paziente e profonda dei personaggi. Voto: 7.5/10
Altra storia breve, altra collana di novelle, altra lettura rapida in treno, stavolta di uno dei primi racconti di China Miéville, pubblicato nei Cuspidi di Moscabianca.
A Jake, con amore
è un racconto postapocalittico ambientato a Londra dopo una fine del mondo indefinita e sfuggente. C'è qualcosa che si sfilaccia nel tessuto della realtà e il narratore non sa bene cosa sia e perché sia successo, solo che la gente inizia a sparire e nessuno sa perché e ci sono strane creature in giro che forse non ci sono davvero. Per essere un racconto di Miéville è del tutto accessibile, almeno nella forma, anche se il contenuto ha la sua buona dose di ermeticità, e ci si trovano dentro elementi che sono confluiti e riemersi in altre storie dell'autore, come La città e la città. Sicuramente da leggere per i fan di questo autore, per scoprire un suo lato quasi (quasi, ho detto) sentimentale. Voto: 7/10
Infine back to basics con un romanzo d'avventura di L. Frank Baum, che ci ho messo un po' a capire essere l'autore del Mago di Oz. La chiave universale è successivo al suo grande successo ma ne riprende le caratteristiche di base, una storia di formazione di un ragazzo che si trova a ottenere i doni di un potente (e benevolo) Demone dell'Elettricità, grazie ai quali può viaggiare per il mondo e affrontare cannibali, pirati, re e scienziati. Curioso anche leggere quel paradigma razzista/imperialista che pervade il testo per il quale è normale che tutto ciò che non è Occidente sia considerato incivile e per un ragazzino di dieci anni non sia problematico uccidere centinaia di turchi, tanto in fondo sono musulmani, che problema c'è? Non è certo al passo con la sensibilità di oggi, ma le avventure e il messaggio di fondo rimangono comunque universali quindi rimane una lettura godibile, se si sa cosa aspettarsi da un romanzo per ragazzi di inizio novecento. Mi sento però di suggerire magari all'editore Clichy qualche sforzo in più per la copertina. Voto: 6.5/10November 10, 2022
Doctor Who 13x09 - The Power of the Doctor
Di nuovo utilizzo una numerazione che è interamente un mio headcanon perché credo che i tre episodi del 2022 siano da considerare degli "special" e quindi non rispettano il normale conteggio, ma a sto punto, ancora più di prima, sticazzi tanto è finita. The Power of the Doctor è l'ultima avventura del 13° Dottore e si conclude con la sua rigenerazione, è l'ultima volta che vediamo Jodie Whittaker (esclusi eventuali cameo futuri) ed è l'ultimo episodio della reggenza di Chris Chibnall come showrunner della serie. Era l'ora, mi sento di dire.
Partiamo con le cose positive. TPotD non è noioso. Questo è già qualcosa di notevole visto che in molte altre occasioni precedenti questi epsiodi soprattutto quando si protraggono per oltre un'ora sono risultati pesanti e vuoti. In questo caso invece bisogna riconoscere che per lo meno il plot scorre veloce, grazie anche ai continui salti di personaggi e alle numerose special guest coinvolte per dare epicità alla fine di Thirteen. Il nemico principale è il Master, nella azzeccata interpretazione di Sacha Dawan che è riuscito ogni volta a lasciare una traccia memorabile in ogni puntata in cui è comparso. Per quanto riguarda le altre comparsate, ritroviamo Tegan e Ace, companion storiche rispettavimente del Quarto/Quinto Dottore e del Settimo, e rivediamo anche gli stessi Peter Davison e Sylvester McCoy, che ritornano per dare una breve impression dei loro Dottori. Ci sono anche David Bradley (nella sua resa del Primo) e Paul McGann (Ottavo) ma con un ruolo più marginale. Fa sempre piacere vedere i Dottori precedenti, anche quando sono queste versioni "invecchiate" come nel caso di Tom Baker nello speciale del 50°. E le loro interazioni con le companion dell'epoca sono toccanti e forse tra i momenti più riusciti di tutto l'episodio.
Detto tutto ciò, la storia di TPotD non ha senso. Non ce l'ha intanto per le diverse epoche in cui si svolge: il Master agisce sia nel presente che nel 1916, ma non è chiaro perché debba operare su questi due piani temporali. Probabilmente l'idea era semplicemente quella di dire che Rasputin era lui, e per quanto l'accostamento tra i personaggi sia efficace, in realtà non c'è niente nella storia che lo giustificihi. Ovvero, il Master non ha nessun motivo per essere specificamente nel 1916 in Russia a manipolare gli zar, tutto quello che fa qui avrebbe potuto farlo in qualunque altro posto e tempo, non c'è nessun evento significativo che richieda la sua presenza proprio qui. Oltre a questo, il Master ha in qualche modo convinto i Dalek a collaborare coi suoi CyberLord (o CyberMaster) cioè i cybermen ricavati dai timelord alla fine della stagione 12, così anche stavolta non abbiamo uno, non abbiamo due, ma abbiamo tre avversari, che per qualche ragione cooperano e dovrebbero aumentare la posta in gioco, ma invece finiscono per affossarsi a vicenda. Una cosa che Chibnall non ha mai capito è che non serve aggiungere plot su plot, personaggi su pesonaggi, nemici su nemici, per aumentare la tensione.
A partire da questo, il piano del Master è quello di catturare il Dottore (cosa che risulta piuttosto facile) e forzarlo a rigenerarsi come lui. Il che non ha assolutamente senso, proprio dal punto di vista biologico. Se l'idea della rignenerazione forzata era intrigante e spaventosa (è accaduto così al Secondo Dottore, come punizione inflitta dai Timelord), quando si vede che il Dottore diventa fisicamente il Master e ha i ricordi e la personalità del Master, la cosa perde qualunque valore. Non è una rigenerazione, è una specie di "scambio di coscienza" se non fosse che in effetti cambia anche il corpo. Il Master ha "sostituito" il Dottore ma non ha nessuna sua caratteristica, né i suoi ricordi né i suoi sentimenti o la sua personalità; è semplicemente sé stesso, mentre il Dottore non c'è più. Non è così che funziona la rigenerazione, e anche se ci fosse un modo di farla funzionare così, a che scopo per il Master? In seguito vediamo molto di sfuggita che il Master sta andando in giro per l'universo a commettere atrocità nel nome del Dottore, ma questo avrebbe potuto farlo già da prima, tanto più che appunto non ha né l'aspetto né le conoscenze del Dottore, quindi avrebbe potuto semplicemente presentarsi dove voleva e dire "ehi, sono il Dottore, e adesso sterminerò la vostra specie" e avrebbe ottenuto lo stesso risultato.
Meanwhile, il Dottore finisce in una sorta di limbo in cui rivede alcune sue vecchie incarnazioni, e così abbiamo un'altra puntata in cui Tredici non fa altro che aspettare inerme che gli altri agiscano in sua vece. In questo caso sono i vari companion, da Yaz a Tegan, Ace e Kate Stewart, così come Graham che riemerge all'improvviso. Le avventure di tutti loro sono piuttosto raffazzonate e poco credibili, con Tegan che sopravviva alla caduta dalla cima di un palazzo perché sì e Graham che compare senza spiegazione dentro un vulcano in sudamerica dove si stanno muovendo i Dalek. Dan invece non c'è, perché all'inizio della puntata, senza troppe cerimonie dice al Dottore "ok basta così grazie ciao". Il compito di tutti i companion passati e presenti è quello di fermare il piano dei Dalek+Cyberlords per far eruttare tutti i vulcani della Terra, anche se non è chiaro cosa ci guadagnerebbero e perché i Dalek dovrebbero partecipare. A un certo punto ricompaiono pure Vinder (ve lo ricordate? non importa, tanto non serve a nulla) e Ashad, che da temibile avversario nella puntata in cui era l'unico nemico è diventato una macchietta la pari dei Dalek che sbagliano la mira. Insomma appunto una zuppa di avanzi in cui Chibnall ha buttato tutto quello che aveva preoccupandosi solo di aumentare la quantità di ingredienti ma non del loro equilibrio. Il paradigma del cibo americano per cui per fare un buon hamburger ci devi mettere dentro tutto quello che hai in casa.
Si potrebbe obiettare che il punto dell'episodio era proprio questo, che il potere del Dottore è proprio quello di indurre i suoi compagni ad agire, ma a parte che è un concetto già esplorato alla fine della quarta stagione con il Decimo (addirittura con la stessa scena di sei operatori alla console del Tardis), rimane il fatto che il modo di mostrare questa cosa non è escludendo il Dottore dall'azione proprio nella sua ultima avventura. La stessa rigenerazione è piuttosto anticlimatica, perché il Dottore sviene e quando si riprende tutti se ne sono andati ed è rimasta solo Yaz. Il commiato con la sua companion preferita (ma de che!?) è sbrigativo e freddo, proprio perché non c'era nessun rapporto reale tra di lor, nessuna base emotiva su cui costruire un addio emozionante. E così il Dottore rimane sola e si rigenera.
C'è da dire che gli ultimi minuti della puntata sono ben fatti, alternando da una parte la riunione dei companion anonimi (con ulteriori cameo degli attori che hanno interpretato Jo e Ian nella serie classica) e dall'altra la scena davvero ben girata della rigenerazione, quindi l'episodio si conclude con una nota positiva, ma basta voltarsi un attimo a riguardare cosa c'è stato prima per rendersi conto di quanto anche questa storia sia superficiale e caotica, il che è ancora più imperdoanbile per un episodio che porta alla rigenerazione.
Sulla sorpresa finale della rigenerazione credo ci sia nulla da dire, visto che è già noto che si tratta di una fase "transitoria" per lo speciale dei 60 anni da cui poi si passerà il testimone al vero Quattordicesimo Dottore interpretato da Ncuti Gatwa. Sono abbastanza curioso di vedere come verrà spiegato questo fenomeno e a cosa porterà nella storia, ma non sono rimasto particolarmente sconvolto.Alla fine di tutto questo ci sarebbe da fare una panoramica finale delle ultime stagioni, una retrospettiva dell'era Chibnall di Doctor Who, ma onestamente non se ne ho davvero voglia. Quello che penso credo sia emerso abbondantemente nei miei commenti pubblicati in tutti questi anni, e per me tutto questo periodo è stato come un lungo momento di standby, come l'ultima settimana di lavoro prima dell'inizio delle ferie. Mi auguro soltanto che il disastroso lavoro di Chibnall (che ha sprecato malamente anche l'occasione del Dottore donna) non abbia rovinato così tanto la fama di DW da impedire che il pubblico continui a seguirlo. Ma magari proprio a questo serviva rivedere la faccia di David Tennant, a riprendere i contatti con quella parte degli spettatori che hanno abbandonato la serie in questo periodo (e anch'io ci sono andato vicino). Vedremo se Russell T. Davies saprà raccogliere i cocci. Ma non lo vedremo prima di un anno.
September 19, 2022
Rapporto letture - Luglio/Agosto 2022
Bisogna mi muova sennò qui passa un altro mese e non faccio in tempo nemmeno a parlare di questi. Ecco i libri letti "in estate" il che no vuol dire "in vacanza" perché in realtà luglio-agosto è stato un periodo di lavoro abbastanza intenso, ma chettodicaffà. Tra le letture di questo periodo un buon assortimento di racconti italiani e autoroni internazionali. Devo ammettere che però essendo già passato un po' di tempi in alcuni casi non ho ricordi ben definiti ma solo un'impressione generale. Statece.
Ho iniziato l'estate recuperando un'antologia del marchio Ignoranza Eroica che avevo da tempo ma dovevo ancora prendere in mano. L'amore ai tempi del menare è una raccolta di racconti di generi vari, dal fantasy alla fantascienza all'horror, tutti a loro modo "ignoranti" ovvero tendendi alle tinte pulp, ma non per questo beceri o sciatti. La raccolta è ben bilanciata e le declinazioni del "romance" sono abbastanza variegate, dall'amor cortese a quello ben più carnale. Tra i racconti che ho gradito di più spiccano Federico Guerri (per la sua solita gradevole assurdità), Alessandro Forlani (reinterpretazione dell'episodio di Paolo e Francesca narrato da Dante), Michele Gonnella (che interpreta sempre al meglio la goliardia toscana), Livio Gambarini (un postapocalittico agrodolce) e dei patroni Mazza-Sensolini (amore androide con tante citazioni ambientato nell'universo di
Riviera Napalm
). Nel complesso comunque qualità più che discreta, voto 7/10
Seconda antologia italiana di questa tornata è
Oltre la soglia
, una raccolta di racconti fantascientifici curata da Giulia Abbate sul tema del "buon vicinato", tema curioso dal quale ho tratto spunto anche per un articolo su Stay Nerd. L'idea di fonto come spiegato nell'introduzione era quella di riportare i rapporti di "vicinanza" al centro del concetto di comunità, in un'epoca in cui sembra invece che le persone con cui ci troviamo a condividere gli spazi siano entità ostili di cui diffidare. All'atto pratico devo dire però che non molti dei testi mi hanno convinto, perché alcuni mi sono sembrati "racconti a tesi" più che storie vere e proprie, con un'impalcatura deboluccia costruita intorno a un messaggio anche un filo consolatorio. Mi rendo conto che l'intenzione fosse proprio quella di proporre una visione positiva e programmatica, quasi utopistica, ma in alcuni casi mi è sembrato eccessivo lo sfrozo di far capire che siamo tutti fratelli. Ci sono comunque buone storie, in particolare ho trovato davvero folgorante la reinterpretazione fantasy della storia di Raperonzolo di Gloria Bernareggi/Sephira Riva, e affascinente Due Lune di Silvia Treves. Negli altri casi invece mi è sempre mancato qualcosa, al punto che a posteriori fatico a ricordare con precisione di cosa parlasse la storia. Voto: 5/10
Sono tornato poi a Jeff Vandermeer, con l'ultimo suo romanzo da poco uscito Colibrì Salamandra. Questo libro, se siete lettori di Vandermeer, potrebbe in effetti non piacervi molto, perché è una storia sorprendentemente normale. Infatti la struttura è quella di uno spy thriller in cui la protagonista è l'impiegata di una società di cyersecurity che si trova coinvolta in un traffico internazionale di animali in via d'estinzione, che a sua volta però nasconde complotti e interessi ben più profondi. Il tutto si svolge in maniera meticolosa e credibile, in un mondo sull'orlo del disfacimento che rimane sullo sfondo per la maggior parte della storia, e si rivela solo nella parte finale. Nonostante sia diverso dal weird spinto che ci si può aspettare da Vandermeer, si percepisce comunque un senso di straniamento e anche sottili collegamenti ad altre opere, come una possibile origin story della Compagnia che appariva anche in
Dead Astronauts
. Anche di questo ho parlato più nel dettaglio su Stay Nerd. Voto: 7.5/10
Arriviamo poi alla lista dei libri che avevo dichiarato per la mia "TBR dell'estate" (era quasi un inside joke nel podcast, ma alla fine mi ci sono attenuto): Piranesi. Di questo libro avevo sentito molto parlare in termini entusiastici, e come sempre quando vedo che tutti adorano qualcosa parto con sospetto. Ma questo romanzo di Susanna Clarke mi ha completamente rapito. La storia dell'uomo perduto all'interno della Casa, questo mondo-architettura che origina dai miti e dalle fantasie dell'umanità, il rapporto di amore e dedizione e la ricerca di verità sempre più profonde, mi ha portato nel finale a momenti di commozione che non provavo da tempo. È difficile da spiegare, e so che molti non hanno avuto lo stesso tipo di reazione. Ci ho trovato Borges, ci ho trovato Ende, e ci ho trovato anche
The Witness
. Non è un romanzo perfetto, perché mi sarebbe piaciuto qualche approfondimento in più sulla natura della Casa e il modo in cui fosse stata scoperta e resa accessibile, ma forse alla fine non era davvero quello il punto della storia. So solo che nella mia mente ci sono tutte le maree mi si è impresso dentro e me lo porterò con me per sempre. Voto: 9/10
Ed eccoci alla ragione per cui probabilmente hai aperto questo post (wink wink). I primi di agosto ho iniziato a leggere
Primo contatto
, la quarta antologia estiva di racconti italiani pubblicata su Urania Millemondi. Dopo la delusione dell'anno scorso partivo con aspettative abbastanza basse, anche se ero fiducioso che il tema si prestasse a qualche interpretazione più fantasiosa dei nazisti cattivi. In effetti devo dire che nel complesso questa raccolta è migliore di quella dedicata ai viaggi nel tempo, anche se non al livello delle prime due della serie. Per coerenza dedico anche qui un paio di frasi di commento a ogni racconto. L'aliena dalla pelle di luna di Romina Braggion porta un'interpretazione abbastanza classica del tema e un punto di vista interessante, con una protagonista diversa dall'eroina che ci si può aspettare, l'ho trovato però un po' farraginoso nella narrazione non proprio focalizzato e con un finale non del tutto in linea con il messaggio di fondo. Il racconto di Mariangela Cerrino è uno di quelli che mi sono piaciuti di più, sia per la scrittura ben calibrata che per un'interpretazione tra le meno scontate che mette in scena un'intelligenza per niente antropomorfa. Il Bloop di Claudio Chillemi è un racconto di science fiction avventurosa standard, con la minaccia che incombe sul mondo e si rivela essere esattamente quello che ci si poteva aspettare, per finire poi con complottisti criptoscientifici alla Adam Kadmon di cui nel 2022 potremmo anche fare a meno. Il racconto di Elena Di Fazio funziona abbastana nel creare mistero nella parte iniziale, ma poi lo risolve in maniera non del tutto onesta cambiando le carte in tavola rispetto agli indizi forniti al lettore. Capisco che si giochi volutamente con il narratore inaffidabile ma usare questo meccanismo per dare elementi errati, che vengono poi riscritti coi flashback, non è il modo ideale per costruire un plot twist. Nicola Fantini ha scritto un racconto con un'ambientazione interessante, ma pare che non si arrivato a risolvere la storia, sembra quasi di leggere il prologo di una storia più ampia, che sarei anche curioso di scoprire ma per quanto ho letto qui mi ha lasciato insoddisfatto. Travelers in Pink di Elisa Franco è un racconto sconclusionato e senza obiettivo, sembra un divertissement scritto a braccia, mi ha davvero irritato per l'ingenuità che traspare dal testo. Pianeta Viola di Nino Martino invece è un buon esempio di come si può scrivere oggi un buon racconto di hard sci-fi di esplorazione rendendolo interessante. Mi è piaciuto davvero come ha conciliato il sense of wonder della fantascienza classica con un livello di complessità del protagonista. Anche quello di Luca Masali mi ha dato un'impressione simile, una buona avventura/spy story con un protagonista moralmente ambiguo, anche se forse il racconto è sbilanciato sulla parte iniziale, si prende fin troppo tempo per arrivare al cuore della vicenda e una volta lì è costretto a chiudere in fretta. Oltre l'event horizon di Furio LC Rex invece mi è parso un racconto scritto sessant'anni fa, che non racconta niente di nuovo e deve attingere a technobabble come quello della "polarità inversa" che era un meme già ai tempi in cui Sean Pertwee era
Doctor Who
. E poi qualcuno mi dovrà spiegare la necessità del titolo in inglese quando "orizzonte degli eventi" è un'espressione correntemente utilizzata. Il racconto di Monica Serra forse non l'ho capito del tutto, mi è sembrato un po' confuso, forse nel tentativo di voler inserire troppi riferimenti nella storia. Inoltre fa sempre sorridere quando entità cosmiche onnipotenti sono così tanto concentrate sulla storia terrestre (vedi appunto Doctor Who). Nicoletta Vallorani, manco a dirlo, ha scritto uno dei racconti migliori della raccolta, ma doveva per forza inserirci ebrei e nazisti, mannaggia a lei? Per carità, il racconto è bello e scritto con maestria, l'interpretazione se pur non originale è trattata con grande intensità, ma purtroppo io sono arrivato al limite di saturazione con la reductio ad hitlerum (sopratutto a causa dell'antologia precedente). Il racconto di Axa Lydia Vallotto invece è almeno nelle premesse quello che avrei scritto io se mi avessero chiesto di scrivere su questo tema, perché ribalta proprio il topos del "primo contatto"; a mio avviso però il finale non conferma del tutto la tesi iniziale, io l'avrei portato in una direzione diversa. Sole? di Enrica Zunic' chiude degnamente la raccolta, con una storia che contiene un piccolo mistero resa con una scrittura evocativa. In definitiva, mi ritengo soddisfatto e il livello qualitativo è più che sufficiente, nonostante un paio di scivoloni, ma mi rendo anche conto che alcuni tipi di storie e stili di scrittura che io gradisco poco potrebbero essere più in linea rispetti ai gusti del pubblico medio di Urania.
Concludiamo l'estate con un bel saggio che rimandavo da tempo, perché di Homo Deus avevo sentito parlare in diverse occasioni. Questo trattato storico-antropologico di Yuval Noah Harari è già invecchiato maluccio rispetto a sei anni fa, perché inizia dicendo che l'umanità ha sconfitto epidemie e guerre e poi arriva il biennio 2020-2022 e oooops! Tuttavia i concetti che sviluppa sono molto affascinanti e rendono un'idea un po' più complessa della storia di quella a cui siamo abituati dalla scuola, soprattutto per il modo in cui equipara le società "antiche" a quella contemporanea, e per le differenze di fondo che scova che non risiedono tanto nella tecnologia quanto nel modo in cui l'umanità oggi può comunicare e diffondere le storie. Alla base di tutto c'è la teoria dell'Homo fictus che anche se non viene nominato mi sembra quasi l'assioma implicito di tutta l'elaborazione di Harari, e anche il punto da cui sviluppa le sue proiezioni per il futuro che hanno a che fare con l'ingegneria genetica e l'intelligenza artificiale. Vedremo se tra altri dieci anni anche le altre previsioni saranno invecchiate male.August 19, 2022
Westworld 4x08 - Que Serà Serà
Stavolta il titolo non è così complicato da spiegare. Whatever will be will be, the future's not ours to see. È abbastanza evidente a cosa si riferisca, visto il punto in cui ci aveva lasciato l'episodio precedente che viene confermato qui. Nessun deus ex machina, nessun salvataggio in extremis: l'apocalisse innescata da Hib (ma forse dovremmo chiamarlo William?) è definitiva e inevitabile. Insomma, Rehoboam aveva ragione, come abbiamo già detto, ma il suo modo di dirigere l'umanità non era la soluzione, così come non lo era quello di Halores. Perché la soluzione, semplicemente, non c'è.
Procediamo con ordine per esaminare un finale che ha tanti particolari e forse vuole chiudere troppe cose tutte insieme. La riduzione a otto puntate per una stagione a mio avviso è di nuovo eccessiva, perché anche in questo caso come nella stagione 4, gli episodi 7 e 8 sembrano affrettati, dopo una costruzione bilanciata fino a metà stagione poi si perde un po' l'equilibrio e ci si trova a dover correre. In realtà, nell'economia dell'intera stagione, forse proprio questo episodio finale è il più debole, nonostante sia tematicamente perfetto e coerente per quanto riguarda gli archi narrativi.
L'impressione però è che gli autori (Joy & Nolan) si siano trovati a dover dare una risoluzione rapida a molte plotline aperte, e soprattutto a molti personaggi ancora in vita. E così dopo aver eliminato Bernard e Maeve nella puntata prima (Hale sapevamo che sarebbe tornata), in questo episodio vengono fatti fuori (oltre a qualche host cameo come Rebus e Craddock) Clementine, Stubbs, e di nuovo William e di nuovo Halores, questi ultimi due in maniera definitiva. Certo, in Westworld la morte non è mai definitiva e infatti il suo valore non è quello di minaccia finale, ma rimane sempre la possibilità che un morto rimanga tale. E forse il proposito era quello di dare una chiusura, in certi casi frettolosa, ai personaggi secondari che abbiamo visto muoversi, per poter dire "ecco, è finita". Perché c'è la possibilità che non ci sia una quinta stagione e che questa sia davvero la fine di Westworld. Oppure che la stagione 5, per come è stata già preparata adesso, funzioni da soft reboot e consenta di scegliere chi riprendere a bordo (anche per questioni di budget, visto che HBO sta andando incontro a forti stravolgimenti e molti progetti sono in bilico). Peccato quindi che non ci sia stato modo di dare un possibile ultimo saluto più prolungato soprattutto a Bernard, Maeve e Stubbs.
Per quello che riguarda lo sviluppo della puntata, gli unici personaggi ancora in gioco sono Halores e Christina. Halores ha chiaramente intenzione di vendiarsi di William per il tradimento, ma la spinge anche qualcos'altro, e il video lasciato da Bernard la porta definitivamente nella direzione di quella metanoia suggerita nell'episodio precedente: "questo non è il mondo che volevi, ma è il mondo che hai creato". Perché per quanto vendicativa, traumatizzata e disempatica possa mostrarsi, Hale è pur sempre Dolores dentro di sé, e non voleva altro che la libertà e la serenità per sé e gli altri. La realizzazione che non è riuscita a ottenerla aleggiava già dall'episodio sei quando è stato Caleb a metterla di fronte alla verità. Ma adesso è troppo tardi per tornare indietro, forse anche senza l'apocalisse apeshit scatenata da William non avrebbe fatto differenza: l'unica alternativa (speranza, come diceva Bernard) è il reset.
Quindi il confronto finale è per il controllo del Sublime, che William vuole (di nuovo) distruggere, mentre Dolores vuole (di nuovo) usare per dare una possibiltà alla sua specie. Solo che adesso la sua specie non è più solo quelal degli host, ma sono entrambe, host e umani. La battaglia tra i due, per quanto non proprio esaltante (come molti combattimenti di questa stagione, bisogna ammettere), è comunque carica di tensione e alla fine Halores riesce a prevalere. William viene eliminato del tutto, almeno dal mondo materiale e lei è libera di portare a compimento il piano, che era "il sentiero" visto da Bernard: c'è tempo per un ultimo gioco.
E la chiave di quell'ultimo gioco è Christina. La prevedibile rivelazione è che si tratta appunto di una versione di Dolores usata come IA per dirigere la torre, anche se non è chiaro se sia la Dolores Prime (che dovrebbe essere stata cancellata da Rehoboam) o un'altra sua copia come quella che stava dentro Lawrence, di cui si sono perse le tracce. In ogni caso, Christina arriva a capire la propria natura grazie all'aiuto di Teddy e Maya, che si rivelano tutte proiezioni della sua stessa identità, voci della mente bicamerale che da sempre in WW rappresenta il modo con cui può essere risvegliata la coscienza. Abbiamo un'altra scena di Dolores che parla con sé stessa, come alla fine della stagione 1, e questo ci lancia direttamente in un finale che ricollega tutto all'inizio.
Perché mentre Halores, rimasta fuori, decide per un sereno suicidio nel suo corpo autenticamente robotico, Dolores (non più Christina) è nel Sublime e capisce qual è il suo scopo: scoprire se host e umani meritano una nuova possibilità, se si può costruire un nuovo mondo per tutti, dopo il fallimento di quello attuale. E così, un nuovo gioco, un ultimo loop, il viaggio inizia dove finisce: a Westworld.
Secondo alcuni questo finale vorrebbe far intendere che quello che abbiamo visto nella stagione uno fosse già un loop di Dolores/Storyteller/Admin, ma non credo che questo sia plausibile. Certo, finché diamo per scontato che riprodurrà gli stessi cicli di allora, tecnicamente qualunque scena potrebbe essere replicata (e bisogna ricordare la scena post credit della stagione 2, che ancora deve essere collocata sulla timeline), ma questo non significa che tutto quanto abbiamo visto fosse una simulazione. Che poi Dolores decida di ripetere questi loop è perfettamente possibile, anzi è probabilmente la direzione che prenderà la serie, facendo in modo di soddisfare i fan occasionali che volevano "tornare nel parco" con quelli hardcore che invece volevano "avanzare di livello".
Tutto questo, certo, se ci sarà davvero una stagione 5. Altrimenti, questo potrebbe essere il finale definitivo di Westworld e in fondo non sarebbe male. Qualcosa che ricorda Battlestar Galactica e The Good Place insieme, due show che ho sempre associato a WW.
Forse farò un recap finale della quarta stagione rivista in prospettiva come avevo fatto per la terza, ma vorrei prima aspettare di sapere se effettivamente ci sarà una stagione conclusiva o il gioco finisce qui. Dove era iniziato.
Unknown to Millions
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