Eva Fairwald's Blog, page 10

November 21, 2022

Curiosità e nomi delle divinità nordiche


  

Piccolo dizionario delle principali divinità norrene

 

Prima di iniziare il nostro viaggio nel pantheon vichingo, dobbiamo chiarire un punto fondamentale: gli antichi Dei norreni erano classificati in due stirpi diverse, a seconda dell’appartenenza. Esistevano, infatti, due popoli divini:

1.      I Vani, più antichi, legati al culto contadino. Divinità della fertilità e della natura, erano gli unici detentori del seiðr, l’antica magia sciamanica (per saperne di più sull’argomento, ti consiglio l’articolo “Lo sciamanesimo femminile nella mitologia norrena”).

2.      Gli Asi, più recenti, legati al culto delle popolazioni indoeuropee. Erano divinità guerriere.

 

Asi e Vani

 

Nella dimensione del mito, i due ordini divini erano una trasposizione di due reali civiltà diverse che si trovarono a convivere nello stesso territorio:

·      i Vani erano, infatti, le divinità delle popolazioni contadine, insediate in Scandinavia probabilmente dal 3000 a.C.

·      gli Asi facevano parte del culto delle popolazioni indoeuropee, che giunsero in Scandinavia da sud e da est fin dal 2000 a. C.

Le due fazioni si scontrarono e alla fine prevalse la civiltà che adorava gli Asi. Però, come spesso avviene nelle religioni politeiste, gli Dei delle due culture si amalgamarono tra loro e formarono un unico pantheon. Ma come si chiamavano quegli Dei, e quali erano le loro caratteristiche principali? Scopriamolo subito!

 

I nomi delle divinità nordiche 

 

Gullveig 

Il suo nome significa “potenza d’oro”: la prima parte (“Gull-”) vuol dire “oro” e la seconda (“-veig”) “bevanda inebriante”, “forza”, “donna”. È un nome che racchiude le principali caratteristiche della stirpe Vani: la fertilità (di cui l’oro era simbolo) e la potenza inebriante della magia femminile.

Si trattava di una donna bellissima, forte, esperta di magia. La sua presenza frastornò gli Asi, perché tutti se ne innamorarono e finirono per scontrarsi tra loro in preda alla gelosia. Perciò gli Dei decisero di bruciarla nel salone di Odino. Tre volte fu arsa viva, ma tre volte rinacque.

Fu il motore della grande faida della mitologia norrena: la guerra tra Asi e Vani. I Vani, infatti, decisero di vendicare la condanna a morte di Gullveigattaccando gli Asi.

Le battaglie tra le due stirpi durarono anni e anni, ma finirono in parità. Così, alla fine, si giunse a una tregua. Ci fu uno scambio di ostaggi e i Vani inviarono presso gli Asi le loro personalità più importanti: Njörðr, Freyr e Freya.

 

“Gullveig viene sollevata con lance e messa sul fuoco”, illustrazione di Lorenz Frølich.
 

Njörðr 

Dio della fecondità, del mare e del vento. Padre di Freyr e Freya, concepiti con la sorella (l’incesto era una pratica comune tra i Vani, ma non accettata tra gli Asi).

Dopo il suo ingresso ad Ásgarðr, fu combinato il matrimonio tra Njörðr e la gigantessaSkaði. I due, però, non riuscivano ad accordarsi sul luogo dove risiedere, perché la moglie voleva vivere tra le montagne e il marito al mare. Decisero quindi di passare nove notti tra i monti e nove in riva al mare, ma nessuno dei due riusciva a adattarsi ai rumori di quei luoghi: Njörðr detestava il latrato dei lupi, mentre Skaði odiava lo stridio dei gabbiani. Alla fine la gigantessa non ne poté più e decise di abbandonare il marito per tornare definitivamente tra le montagne.

 

Il desiderio del mare di Njörðr. Illustrazione di W.G. Collingwood (1908).

 

Freyr 

Il suo nome significava “Signore” ed era anche detto “Dio dell’abbondanza”. Divinità della pioggia, del Sole, dei fiori e dei frutti.

I suoi animali sacri erano il cavallo e il cinghiale, simboli di fecondità. La sua fida cavalcatura era lo splendente cinghiale d'oro Gullinbursti (per saperne di più, ti consiglio l’articolo “10 Animali mitologici norreni da scoprire”), mentre la sua dimora era la terra degli elfi Álfheimr, che gli fu regalata quando da piccolo gli spuntò il primo dentino.

Freyr fu protagonista di una travolgente storia d’amore con la bellissima gigantessa Gerdhr, dal cuore di ghiaccio. Il Dio se ne innamorò a prima vista, mentre lei all’inizio non ne voleva sapere. Dopo molti stratagemmi, insistenze, messaggi e avventure di ogni genere, finalmente Freyr riuscì a sciogliere il suo gelido cuore e i due si sposarono.

 

Freyr in una raffigurazione del XIX secolo.


 

Freya 

Il suo nome significava “Signora”. Era la Dea dell’amore, della bellezza, della fertilità, nonché esperta conoscitrice delle arti magiche.

Unica tra tutti gli Dei, fu scelta da Odino per spartire con lui i migliori guerrieri caduti in battaglia: sarebbero poi risorti nello scontro finale tra Bene e Male per affiancarli nella lotta. In questo ruolo le era sacro il falco, un rapace abile nel ghermire le sue prede.

Aveva diversi epiteti, come “Dea dei Vani”, “sposa dei Vani”, “splendore del mare”. Sposò Óðr e divenne madre di due figlie, Gersimi e Hnoss, i cui nomi significano entrambi “gioiello”.


Freya trainata da un carro in un quadro di Nils Blommér.

 

Óðr 

Il suo nome significa “furioso”, “invasato”.

Non ci sono pervenuti miti dettagliati che lo riguardano, sappiamo solo che aveva un carattere focoso ed era spesso in giro per viaggi avventurosi. Ciò faceva disperare Freya, che durante le sue assenze versava lacrime d’oro.

 

Odino 

Sovrano degli Dei, Odino è la più importante tra le divinità nordiche, colui che ha donato il soffio vitale agli uomini (come ho raccontato nell’articolo “Il mito della creazione norreno”).

È il Dio di ogni cosa e del suo opposto: dei vivi e dei morti, delle battaglie e della saggezza, della forza e della poesia.

Apprese da Freya l’antica magia del seiðr, di cui divenne esperto conoscitore.

Odino, inoltre, era l’essere più sapiente dell’universo. Questa virtù derivava da due epiche imprese compiute nella sua lunga vita: il sacrificio di un occhio in cambio della testa del gigante Mímir e l’immolazione di sé stesso in cambio della conoscenza delle rune. Il Dio, infatti, rimase appeso all’albero cosmico Yggdrasill, a digiuno e sferzato dai venti, per nove giorni e nove notti.


Odino in un’illustrazione del libro “Walhall” di Felix e Therese Dahn, 1888.


 

Frigg 

Moglie e consigliera di Odino, madre di Balder. È collegata all’ambiente marino, poiché la sua dimora ad Ásgarðr si chiamava “La stanza delle profondità del mare”. Questo particolare parrebbe farla coincidere con un’altra divinità acquatica di nome Saga.

 

Tyr 

Figlio di Odino, è un Dio saggio e coraggioso. Il suo nome corrisponde alla runa a forma di lancia; presso i guerrieri norreni, era abitudine inciderla sulla spada per propiziarsi la vittoria. Se vuoi approfondire la conoscenza delle rune, ti consiglio l’articolo “RUNE: cosa sono? Come usarle?”.

Tornando a Tyr, uno dei suoi soprannomi era “il Dio monco”, perché sacrificò una mano nelle fauci del lupo Fenrir per mantenere l’ordine cosmico.

 

Thor 

Marito di Sif e figlio di Odino e di Jǫrð (la Dea della Terra), era la divinità del tuono e della forza.

Thor era un Dio possente e impetuoso, ma la sua energia non era distruttiva, bensì costruttiva. Combatté incessantemente contro i demoni, i giganti e il Male in generale, in un impegno continuo nel mantenere l’ordine prestabilito.

Le sue infallibili armi erano la cintura Megingjörð, che raddoppiava la forza di chiunque la indossasse, il martello Mjöllnir, che tornava sempre dal proprietario dopo essere stato scagliato, e i guanti di ferro Járngreipr, necessari a brandire Mjöllnir.

 

Thor in un dipinto di Mårten Eskil Winge, 1872.

 

Sif 

Moglie di Thor e madre di Thrudhr, era una Dea bellissima e famosa per la sua chioma bionda. Un giorno, l’infido Dio Loki ebbe la malsana idea di raparla completamente mentre dormiva, per farle uno scherzo. Poi, per evitare la rabbia di Thor, le fece fabbricare dai nani una straordinaria parrucca di fili d’oro, che si adattò a tal punto all’epidermide di Sif da crescere e allungarsi col tempo, come se fosse fatta di capelli veri.

 

Balder 

Figlio di Odino e Frigg, era la divinità della luce e della benevolenza.

Si trattava del Dio più amato di tutti: bello, luminoso, saggio, coraggioso e leale, venne definito “il migliore degli Dei”. Purtroppo fu assassinato per mano del fratello Hǫðr, tratto in inganno dal solito Loki. La moglie Nanna morì di dolore davanti al suo corpo senza vita.

 

Loki 

Loki era il Dio del caos, della menzogna e dell’inganno, ma era anche una divinità indispensabile per l’equilibrio del mondo: se non ci fosse l’oscurità non ci sarebbe nemmeno la luce. Era una creatura trasformista, ingegnosa, scaltra, suadente e molto abile nel padroneggiare la magia. Riusciva a superare in astuzia perfino Odino e i suoi stratagemmi salvarono gli altri Dei in più di un’occasione.

Fu spesso protagonista di scherzi feroci, furti e raggiri, ma gli fu sempre perdonato tutto, proprio in virtù del suo ruolo nel pantheon e delle sue capacità. O meglio, quasi tutto: l’assassinio di Balder fu l’unica cosa su cui gli Dei non riuscirono proprio a soprassedere. Fu quindi legato con gli intestini del figlio morto e posto su una scogliera, proprio sotto un serpente che gli verserà addosso il suo veleno urticante fino al giorno del Ragnarǫk.


“Loki”, Mårten Eskil Winge (1890).

 

Idhunn 

Idhunn aveva un ruolo fondamentale nella mitologia norrena: era la custode delle mele d’oro dell’eterna giovinezza. Era proprio lei a distribuirle agli Dei, in modo da sconfiggere per sempre la perdita di vigore e la vecchiaia.

Era venerata come Dea della gioventù, della primavera e della fecondità.

La sua leggenda mi ha sempre affascinata molto, tanto da spingermi a farla diventare protagonista del mio racconto breve “Immortals”, che narra la parte più oscura e drammatica della storia degli elfi. Se hai la curiosità di scoprire la sua vicenda, “Immortals” è disponibile gratis su Amazon e Kobo.



 

Contenuti in collaborazione con
Ivana Vele Poletti
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Published on November 21, 2022 02:00

November 14, 2022

Il mito della creazione norreno



La nascita del mondo, degli Dei e degli uomini 

 

Nel mito della creazione norreno, c’è un momento preciso in cui dal nulla si crea qualcosa.

Il nulla cosmico, l’assenza di tempo e di spazio, ha un nome definito: Ginnungagap (“varco spalancato” o, secondo altre interpretazioni, “voragine magica”), ovvero lo spazio vuoto, l’abisso primordiale senza forma. Qualcosa di indefinito, ma carico di possibilità.

A un certo punto, dal nulla del Ginnungagap si formarono due mondi contrapposti: a nord il Niflheimr, la regione del freddo, e a sud il Muspellsheimr, la regione del fuoco. Fu allora che iniziò la creazione.

 

L’incontro tra Niflheimr e Muspellsheimr 

 

Il Niflheimrera la terra delle nebbie. In esso tutto era buio, ghiacciato e ventoso.

Il Muspellsheimr, al contrario, era la terra delle fiamme. In esso tutto era luminoso, ardente e infuocato.

Ma quei due mondi, così opposti, erano destinati a incontrarsi. A un certo punto le nebbie del Niflheimr vennero a contatto con il vento caldo del Muspellsheimr; questa unione diede vita a due esseri primordiali: il gigante Ymir e la mucca Auðhumla.


 Ymir e Auðhumla in un dipinto di Nikolaj Abraham Abildgaard




Ymir e i primi giganti 

 

Ymir, che riuscì a crescere forte e potente proprio grazie al latte della mucca Auðhumla, ricoprì un ruolo di primaria importanza nel mito della creazione norrena.

Dal sudore di Ymirnacquero, infatti, una creatura femminile e una creatura maschile, due giganti del ghiaccio. Dai suoi piedi uniti, inoltre, venne generato un ulteriore gigante a sei teste.

 

Auðhumla e il progenitore degli Dei 

 

Auðhumla ebbe il compito di liberare dai ghiacci colui che originò la progenie divina: leccando i ghiacciai salati che la circondavano, la mucca primordiale fece emergere dalla crosta gelata Buri, un essere alto, bello e possente.

Buri divenne padre di Borr, che generò insieme alla gigantessa del ghiaccio Bestla il celebre Odino e altre due divinità di nome Vili e Vè.

 

Lo scontro tra Dei e Giganti 

 

Come nella gigantomachia greca, anche nella tradizione norrena ci fu uno scontro titanico tra divinità e giganti.

I poemi narrano che Ymir, per quanto saggio, avesse però un carattere malvagio. Per questo motivo la triade divina formata da Odino, Vili e Vé uccise lui e tutti i suoi discendenti, a eccezione di Bergelmir e della sua famiglia: grazie a loro la stirpe dei giganti sopravvisse.

Tuttavia, l’uccisione di Ymir non fu solo un atto sanguinoso e distruttivo, ma anche una fase necessaria per la creazione della vita sulla Terra. Nell’eterno ciclo della morte e della rinascita: solo dalla distruzione può scaturire qualcosa di nuovo. Ecco, dunque, come le varie parti di Ymirgenerarono il nostro mondo:

·      la carne divenne la terra;

·      il sangue si trasformò in mari, laghi e fiumi;

·      le ossa si tramutarono in montagne;

·      i capelli diedero vita agli alberi;

·      il cranio generò la volta celeste, il cervello le nuvole.

 

Ymir ucciso dai figli di Borr in un’opera di Lorenz Frølich


 

Non solo: dai vermi fuoriusciti dal cadavere in decomposizione di Ymirsorsero i nani. Quattro di essi – Austri, Vestri, Nordhri e Sudhri – vennero collocati ai quattro angoli del mondo (visto dai Norreni come un disco piatto) per sorreggere il cielo.

 

Gli “Adamo ed Eva” norreni 

 

Abbiamo fatto un parallelismo con la mitologia greca parlando della gigantomachia; ora potremmo tracciare, invece, un’ideale linea di collegamento con il mito biblico di Adamo ed Eva, a testimonianza dell’universalità dei miti e delle leggende del mondo.

Gli “Adamo ed Eva” norreni furono Askr ed Embla. Secondo il “Gylfaginning” (la prima parte dell’“Edda in prosa”, manuale di epica norrena del XIII secolo), essi furono creati da Odino, Vili e Vé. Gli Dei raccolsero in riva al mare un ceppo di frassino e uno di olmo: il primo era destinato a diventare il primo uomo, Askr, e il secondo la prima donna, Embla. Odino infuse loro il soffio vitale, Vili lo spirito e le emozioni, Vé i sensi e la parola.

Nel poema “Vǫluspá”, facente parte dell’“Edda poetica”, la triade di divinità che infuse la vita ai due ceppi è invece composta da Odino, Hœnir e Lóðurr.

Askr ed Embla, quindi, furono i progenitori di tutti gli esseri umani, mentre Odino era non solo il re degli Dei, ma anche colui che infuse il soffio vitale in tutti noi. Per questo era chiamato “il padre di tutto”.

 

Per approfondire 

 

Se ti è piaciuto il mito della creazione norreno, allora potresti avere voglia di approfondire anche gli altri aspetti di questa affascinante mitologia. Qui sul Magical Magazine ho dedicato molti contenuti all’argomento, visto che è un tema a me molto caro.

Nell’articolo “Gli elfi oscuri nella mitologia norrena: l’origine del mito”, ad esempio, ho parlato degli “angeli decaduti” dalle orecchie a punta che abitano lo Svartálfaheimr, uno dei nove mondi tenuti assieme dall’albero cosmico Yggdrasill.

Chi è affascinato dall’ambito della stregoneria, inoltre, potrebbe trovare interessante “Lo sciamanesimo femminile nella mitologia norrena”, dove ho trattato la figura della “vǫlva”, la sciamana preposta a padroneggiare l’antica magia del seiðr.

Se poi cerchi un romanzo a tema, non posso fare a meno di consigliarti l’urbanfantasy per adulti “Playing with daggers”. La protagonista è Kara, una moderna vǫlva dal carattere deciso e intraprendente, in bilico tra gli oscuri traffici dell’impresa di famiglia e la decifrazione di antichissime rune. Accanto a lei ci sarà Axel von Steinfeld, essere fatato discendente degli antichi Dei norreni.




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Published on November 14, 2022 02:00

November 7, 2022

Dente di leone: significato simbolico e leggende


 

Cosa simboleggia il tarassaco? Tante curiosità sul fiore magico che aiutò Teseo nella sua impresa leggendaria! 

 

Dente di leone” è uno dei tanti nomi di un fiore piccolo ma incredibilmente tenace: il tarassaco (taraxacum officinale), altrimenti detto soffione, dente di cane, cicoria selvatica, grugno di porco, ingrassaporci, brusaoci, lappa, girasole dei prati e definito in mille altri modi più o meno pittoreschi, a seconda delle regioni d’Italia.

La resistenza e il trasformismo di questa pianta l’hanno fatta diventare un importante simbolo di positività in tutto il mondo, addirittura fin dai tempi degli antichi greci! Ma cosa rappresenta il dente di leone, nello specifico? Scopriamolo subito.

 

Dente di leone: significato nel linguaggio dei fiori 

 

Il dente di leone è un fiore luminoso e allegro che simboleggia i nuovi inizi, la buona salute e l’ottimismo. Può anche essere associato al rinnovamento e alla crescita, alla fiducia e alla speranza di iniziare alla grande un nuovo capitolo della nostra vita.

Nell’antichità si pensava che riducesse la stanchezza, rafforzasse la memoria e allontanasse la malinconia; veniva usato per trattare febbri leggere, vertigini e mal di gola.

 

Dente di leone: leggenda 

 

Secondo il mito, ogni nove anni sette ragazze e sette ragazzi ateniesi venivanomandati a Creta per essere divorati dal minotauro, che esigeva il suo crudele tributo all’interno dell’invalicabile labirinto in cui viveva. Stanco di tutto ciò, il prode Teseo si offrì volontario per sconfiggere il mostro.

Cosa c’entra il dente di leone in tutto questo? Ebbene, per prepararsi alla storica impresa, Teseo seguì un importante consiglio di Ecate, Dea della magia, degli incantesimi, della notte, della luna, dei fantasmi e dei morti. Il suggerimento era quello di nutrirsi esclusivamente di dente di leone per un mese, in modo da rinforzarsi con la carica magica del fiore (attenzione: non fatelo a casa!). L’eroe seguì le indicazioni di Ecate e tornò vincitore.

 


 

Questa leggenda dimostra quanto gli antichi tenessero in conto il dente di leone, considerato addirittura in grado di preparare al trionfo uno dei più celebri eroi della mitologia.

 

Caratteristiche del dente di leone 

 

1. Aspetto e trasformismo: il dente di leone produce fiori di un vivacissimo giallo dorato tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate. Il capolino può raggiungere i 20 cm di diametro e contiene centinaia di petali. Ogni petalo è composto da diversi lobi che si ripiegano verso il centro del capolino come un ombrello.

I fiori gialli, ermafroditi, dopo l’impollinazione da parte di api e altri insetti si trasformano in un achenio, ovvero una delicata bolla bianca composta da pappi(i “semini” piumosi) che si possono staccare soffiandoci sopra; da qui il nome “soffione”.

Le foglie del dente di leone sono piccole e verdi, con peli setolosi sulla superficie. La forma delle foglie varia a seconda della specie, ma di solito si trovano in gruppi di tre o quattro.

2. Flessibilità: il tarassaco è una pianta che si trova in numerosi parti del mondo. Nella maggior parte dei casi cresce in campi aperti o ai bordi delle strade. Si adatta a molti climi diversi, tra cui deserti, zone umide e tundre. Può tollerare condizioni difficili grazie alla sua resistenza.

3. Radici salde: le radici del dente di leone sono forti e servono per sostenersi quando cresce in altezza; agiscono come spugne viventi che assorbono liquidi e sostanze nutritive dal terreno circostante. Immagazzinano l’acqua durante le stagioni piovose nelle loro corone radicali e la rilasciano durante i periodi di siccità, quando è più necessaria per le foglie della pianta. Questo fiore è dunque ideale per le aree con precipitazioni imprevedibili come i deserti, le zone umide e le zone di montagna.

 

Usi officinali e culinari del dente di leone 

 

Il dente di leone può essere impiegato nelle insalate o come succo o tisana per disintossicare l’organismo. Per questo scopo si può effettuare una vera e propria “tarassacoterapia” stagionale, assumendo il decotto tutte le mattine, prima di colazione, per una decina di giorni a ogni cambio di stagione.

Il gusto della pianta è amaro. Le foglie più tenere e le radici possono essere gustate fresche, mentre le rosette intere e ben mondate possono venire lessate e poi passate in padella. La pianta bollita, inoltre, può essere conservata sottaceto.

Avvertenza: la linfa lattiginosa dei fusti fiorali non deve essere assunta perché tossica.



Ora vediamo due semplici ricette pratiche per impiegarlo nella vita quotidiana!

 

Decotto di dente di leone 

Ingredienti: 50 g di tarassaco (radice essiccata e frantumata), 1 l d’acqua.

Fai bollire il tarassaco nell’acqua per mezz’ora, dopodiché sarà pronto per essere filtrato e assunto (fino a 2/3 volte al giorno). Migliora l’attività di fegato e milza.

 

Insalata agrodolce di dente di leone 

Ingredienti: 200 g di giovani foglie di tarassaco, 5 radici di tarassaco giovane, 250 g di yogurt intero, 2 cucchiai di succo di limone, 2 cucchiaini di miele millefiori, sale e pepe.

Pulisci accuratamente dal terriccio le radici e le foglie di tarassaco. Dopo averle asciugate, tagliale a pezzetti e condiscile con la crema di yogurt, ottenuta mescolando quest’ultimo con il limone, il miele, il sale e il pepe.

 

Fonte per le notizie culinarie/officinali: “ Erbe buone per la salute ”, Il Paragrafo Studio Editoriale, 2007, Giunti Editore Firenze/Milano.

 

Differenza tra tarassaco e dente di leone 

 

Tra i due termini non c’è alcuna differenza sostanziale, ma solo di forma. “Tarassaco” è un modo più scientifico per indicare questo fiore, visto che riprende la nomenclatura ufficiale “taraxacum officinale”. “Dente di leone”, invece, è uno dei tanti modi popolari per definirlo, sicuramente il più diffuso nella nostra penisola.

 

Realizza i tuoi sogni con il dente di leone! 

 

Le incredibili caratteristiche del dente di leone e il suo significato mi hanno sempre affascinata. È proprio per questo che l’ho scelto come simbolo ufficiale per il mio metodo di scrittura... il Metodo Dente di Leone, appunto!

Di cosa si tratta? È un approccio eclettico alla creatività, atto a ottimizzare tutti i fattori quotidiani che influenzano la tua disponibilità di tempo, di energia, di creatività e di capacità.

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Published on November 07, 2022 02:00

October 24, 2022

Lingua elfica: ecco cos’è e come si parla



Se vuoi imparare le tue prime parole in elfico e scoprire come si pronuncia questa lingua direttamente da Tolkien... sei nel posto giusto! 

 

La trilogia del Signore degli Anelli è ricca di lingue bellissime, evocative e memorabili: una delle più famose è proprio l’elfico.

L’elfico è una lingua costruita, altrimenti detta “conlang” (constructed language): questo termine si riferisce a qualsiasi lingua inventata, sia per scopi ludici che pratici. In termini generali, si tratta di sistemi linguistici progettati in maniera consapevole, anziché nati naturalmente dai parlanti.

Se vuoi approfondire l’argomento e scoprire tutte le curiosità dell’elfico, sei nel posto giusto!

 

Come si chiama la lingua del Signore degli Anelli? 

 

Il Signore degli Anelli è scritto in inglese, ma include molte parole e frasi di lingue diverse. Ad esempio, le due lingue principali parlate dagli elfi sono il Quenyae il Sindarin, mentre la lingua nanicaparlata dai nani si chiama Khuzdul.

Nel corso dei libri vengono utilizzate anche altre lingue, tra cui la Lingua Nera (la lingua di Mordor), il Rohirrico(la lingua dei Cavalieri di Rohan) e l’Entish (la lingua degli Ent).

Le elegantissime lettere dell’alfabeto elfico si chiamano Tengwar e per capire meglio la loro pronuncia sarebbe opportuno avere sottomano la tabella di riferimento IPA (International Phonetic Alphabet).

 

 

 

Quante varianti ha la lingua elfica? 

 

Nel mondo di Tolkien (Arda), la lingua degli elfi comprende undici varianti:

1.    Avarin

2.    Doriathrin

3.   Eldarin comune

4.    Elfico primitivo

5.    Quenya

6.    Nandorin

7.    Ñoldorin

8.    Sindarin

9.    Telerin

10.Telerin comune

11.Vanyarin.

 

Come si parla in elfico? 

 

Secondo l’Elvish Linguistic Fellowship (l’organizzazione internazionale volta allo studio programmatico dei linguaggi inventati da Tolkien), non è possibile parlare in lingua elfica. Questo perché Il vocabolario, la grammatica, e la sintassi dei sistemi linguistici inventati da Tolkien sonodi gran lunga troppo incompleti per consentirne l’uso colloquiale quotidiano.

In effetti, non è mai stata intenzione di Tolkien trasformare il Quenya, il Sindarin, o una qualsiasi delle sue lingue conlang in una forma parlata correntemente; piuttosto, tali idiomi sono stati creati per puro divertimento personale.

Inoltre, nessunopuò imparare a parlare una lingua senza un parlante o un modello correttivo che valutino la grammaticalità e la comprensibilità di quello che dice.

Tuttavia, non bisogna demordere! Se hai la passione della lingua elfica, puoi comunque provare a conoscerla e approfondirla il più possibile. Ecco qualche suggerimento per farlo. Sarà utilissimo per evitare di leggere i sottotitoli quando ti cimenterai nella tua prossima maratona di film!

 

Come studiare la lingua elfica? 

 

Se vuoi approfondire l’elfico, un primo consiglio è quello di focalizzarti sulla variante Quenya. Personalmente, consiglio il libro “Lingue elfiche. Quenya e Lindarin” di Edouard J. Kloczko, che comprende grammatica, dizionario e spiegazioni molto dettagliate: un must per gli amanti della linguistica oltre che degli elfi!

 

La lingua Quenyaera parlata dai popoli elfici dei Noldor e dei Vanyar, che da Valinor migrarono nella Terra di Mezzo. Fu creata ad Aman e successivamente ampliata dagli Eldarsulla base di una lingua precedente chiamata Eldarincomune, che conservava tutte le caratteristiche primarie dell’elfico.

Per quanto riguarda la quantità di materiale disponibile, il Quenya è certamente la lingua tolkieniana più completa; la sua grammatica, pur non essendo esaustiva, è sufficiente per formare brevi testi. A differenza di altre lingue tolkieniane, il cui vocabolario è costituito solo da alcune radici, il Quenya ha un lessico più ampio, basato su lingue reali (il finlandese, il latino, il greco antico, l’italiano e lo spagnolo).

Per iniziare, cominciamo a esplorarne la fonetica.

 

Come si pronuncia il Quenya? 

 

Una prima divisione della fonetica Quenya potrebbe essere resa in questo modo:

·      suoni vocalici (vocali e dittonghi);

·      suoni consonantici.

 

Le vocali possono essere divise tra corte e lunghe; queste ultime si distinguono dall’accento.

I dittonghi, che vanno considerati come suoni unitari, constano due gruppi: quelli in “-i” e quelli in “-u”. Il primo gruppo comprende la serie: ai; oi; ui. Il secondo gruppo comprende la serie au; eu; iu.

 



 

Le consonanti si dividono come segue:

·      b;.

·      c (suono duro, come nella parola “koala”);

·      d;

·      f;

·      g (suono duro, come nella parola “ghiro”);

·      gw, come l’unione dei due suoni “g” + “w”;

·      h, espirata (ma differisce in base alla posizione);

·      hy, suono “ich” tedesco.

·      hw, suono “w” con una espirazione iniziale.

·      l;

·      hl, una “l” afona;

·      ly, unione di una “l” afona e di una “y”;

·      m;

·      n;

·      ny;

·      nw;

·      p;

·      qu;

·      r, vibrante;

·      hr, afona, non vibrata;

·      ry, unione di una “r” afona e di una “y”;

·      s;

·      t;

·      ty;

·      v;

·      y;

·      w;

·      x;

·      z.

 

 

Per i più curiosi: chi volesse approfondire la pronuncia con un maestro d’eccezione (ovvero Tolkien stesso!), può farlo con il CD “The J.R.R. Tolkien Audio Collection”, una registrazione su nastro che Tolkien fece nel 1952, leggendo alcuni brani tratti da “Lo hobbit” e da “Il signore degli anelli”.

 

Dizionario lingua elfica

 

Se hai la curiosità di imparare le tue prime parole elfiche, ecco una breve rassegna per te!

 

·      Albero: alda, ornë

·      Andare: lelya

·      Anello: corma

·      Cavallo: rocco

·      Dire: quet-

·      Donna: nis, inya

·      Farfalla: vilvarin

·      Fuoco: nàr, nàre

·      Melodia: lindë, linda

·      Nero: mor, morë

·      Pugno: quár

·      Re, nobile: aran, arata, turcil

·      Popolo, folla: lië, sanga

·      Uomo, sposo: atan, ner, engwa, firë, hil, weo.

 

Per proseguire con lo studio, un ottimo punto di partenza è la bibliografia consigliata dall’Elvish Linguistic Fellowship a questo link: https://www.elvish.org/resources.html

 

Nomi in lingua elfica 

 

Se vuoi scoprire i nomi propri utilizzati da Tolkien, ecco un’esaustiva lista per te:

 

Maschili: Aegnor, Aerandir, Amdír, Amras, Amrod, Amroth, Angrod, Annael, Aranwë, Argon, Arminas, Beleg, Caranthir, Celeborn, Celebrimbor, Círdan, Curufin, Daeron, Denethor, Dior, Eärendil, Ecthelion, Edrahil, Egalmoth, Elemmirë, Elladan, Elrohir, Elmo, Elrond, Elros, Eluréd, Elurín, Elwë, Eöl, Erellont, Falathar, Fingolfin, Fingon, Finrod Felagund, Finwë, Finarfin, Galadhon, Galdor, Galion, Gelmir, Gil-galad, Gildor, Glirhuin, Guilin, Gwindor, Heorrenda, Haldir, Ingil, Ingwë, Legolas, Lenwë, Lindir, Mablung, Maedhros, Maeglin, Maglor, Mahtan, Nellas, Nuin, Olwë, Orodreth, Oropher, Orophin, Pengolodh, Penlod, Rog, Rúmil, Saeros, Slagant, Thranduil, Turgon, Voronwë.

 

Femminili: Amarië, Anairë, Aredhel, Arwen, Celebrían, Eärwen, Elenwë, Elwing, Findis, Finduilas, Galadriel, Idril, Indis, Irimë, Lúthien, Míriel, Nerdanel, Nimloth, Nimrodel.

 

Per approfondire il mondo degli elfi 

 

Non ne hai mai abbastanza di elfi, mondi fantasy e misteri? Allora abbiamo decisamentemolte cose in comune! Il Magical Magazine, infatti, nasce proprio per soddisfare le esigenze di chi, come me, ama la letteratura fantastica.

Per cominciare, ti posso consigliare l’articolo “10 cose da sapere sugli elfi de ‘Il signore degli anelli’”.

Se poi vuoi leggere un libro che parla del lato più oscuro degli elfi, ti consiglio “Trusting Darkness”, romanzo autoconclusivo distopico/sci-fi. 


Buona lettura!


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Published on October 24, 2022 02:00

October 17, 2022

Libri misteriosi: i 5 da non perdere!

 


 

Libri per persone curiose, patti col diavolo e scrittori misteriosi: alla scoperta di un universo enigmatico e affascinante! 

 

Al mondo esistono molti libri misteriosi che aspettano di venire decifrati. Alcuni sono scritti in una lingua che noi non conosciamo, altri sono pieni di segreti che attendono solo di essere svelati, altri ancora mettono alla prova i lettori con storie a incastro, come se fossero tante scatole cinesi fatte di parole.

Se ami risolvere gli enigmi e non ne hai mai abbastanza di libri straordinari da leggere, non puoi non dare un’occhiata a queste 5 opere!

 

5 libri misteriosi da scoprire 

 

1.    Il Manoscritto Voynich 

 


 

Il Manoscritto Voynich ha la reputazione di essere uno dei libri più misteriosi del mondo. Questo codice splendidamente illustrato è scritto in una lingua sconosciuta e decorato con disegni botanici che nessuno è in grado di identificare.

Il libro è stato scoperto nel collegio gesuitadi Villa Mondragonenel 1912 ed è stato datato al carbonio tra il 1404 e 1438. Il manoscritto prende il nome dal commerciante di libri rari che lo acquistò e lo rese pubblico.

I ricercatori non hanno ancora decifrato il codice del Manoscritto Voynich. Tuttavia, ci sono molte speculazioni su cosa voglia trasmettere. Molti ritengono che sia una sorta di guida medievale per la salute delle donne, altri pensano che sia un testo religioso. Non mancano di certo le teorie legate agli alieni!

In tempi recenti, l’egittologo Rainer Hannig ha proposto una delle interpretazioni che più sembrano avvicinarsi alla risoluzione dell’enigma: il manoscritto potrebbe essere stato redatto in un codice cifrato basato sull’ebraico. Per saperne di più, ti consiglio la lettura dell’articolo “Manoscritto Voynich decifrato? Ecco a che punto siamo (davvero)”.

 

2.    Rotolo di Ripley 

 

Il Rotolo di Ripley è uno straordinario manoscritto che descrive come realizzare la leggendaria Pietra Filosofale. Prende il nome da George Ripley, un canonico medievale del Priorato di Bridlington nello Yorkshire, che avrebbe scritto il “Compound of Alchemy”. Il rotolo è ricco di simbolismi alchemici.

Non si sa con precisione cosa significhino le icone alchemiche e alcune di esse sono deliberatamente criptiche. Solo gli alchimisti che hanno dedicato la loro vita allo studio di quest’arte possono avere qualche speranza di decifrarne i misteri.

Il rotolo è diviso in sette sezioni, ognuna delle quali descrive una fase del processo alchemico. La prima sezione raffigura un fabbro nella sua fucina che prepara una partita di piombo; l’ultima sezione mostra un re che riceve la Pietra, trasformata in oro. Tra queste due sezioni, il rotolo è suddiviso in scene che rappresentano ogni fase del processo alchemico.

 

3.    Il Codice Rohonc 

 




 

L’ungherese “Rohoncikódex” contiene 448 pagine di simboli misteriosi. Si tratta di un manoscritto rinvenuto in Ungheria agli inizi del XIX secolo, un’opera anonima scritta in una lingua sconosciuta e non ancora decifrata.

Oltre al testo, sono presenti 87 illustrazioni, la maggior parte delle quali di carattere militare o religioso. I disegni sembrano rappresentare un mondo in cui il cristianesimo, lislam e il paganesimo coesistono pacificamente, anche se numerosi passaggi sembrano basarsi sulla Bibbia. Secondo lo storico Benedek Láng, il codice pare essere stato creato intorno al XVI e XVII secolo, utilizzando carta veneziana prodotta nel XVI secolo.

 

4.    “Casa di foglie” Mark Z. Danielewski  

Quest’opera, ben più recente di quelle citate finora (è stata pubblicata nel 2000), rientra di diritto nella categoria “libri particolari da regalare o da leggere in prima persona”.

Fa parte di quello specifico filone letterario denominato “letteratura ergodica”. Di cosa si tratta?

La letteratura ergodica è un tipo di scrittura difficile (se non impossibile) da comprendere appieno senza leggerla più volte. Il termine "ergodico" deriva dal greco ἔργον (lavoro, opera; energia) e ὁδός (via, percorso); questo tipo di produzione letteraria è visto come un lavoro che deve essere compiuto dal lettore perché il testo possa essere pienamente compreso.

“La casa di foglie” è un romanzo interessante in quanto ha più livelli di narrazione: mentre il lettore sta leggendo un brano, il personaggio di cui il lettore sta leggendo sta a sua volta leggendo un brano, che il lettore poi legge anche lui... insomma, un inception della letteratura!

L’autore inserisce note a piè di pagina che si protraggono a lungo, a volte per qualche frase, a volte per qualche pagina. Queste note hanno spesso delle note a loro volta e molte di esse contengono riferimenti ad altri libri. La trama principale della storia parla di un uomo di nome Johnny che trova, tra le carte di un anziano mancato da poco, un saggio incentrato su una pellicola documentaristica intitolata “The Navidson Record”. L’opera è focalizzata sulle indagini portate avanti dalla famiglia Navidson su una serie di inspiegabili fenomeni avvenuti nella loro nuova casa.

 

Il Codex Gigas 

 


 

Il “CodexGigas”, noto anche come “La Bibbia del Diavolo”, è famoso per due motivi: si ritiene che sia il più grande manoscritto medievale sopravvissuto al mondo (“Codex Gigas” significa “libro gigante” e, in effetti, misura 92 centimetri di lunghezza, 50 di larghezza e 22 di spessore per ben 75 kg di peso) e ritrae il Diavolo in una grande immagine a tutta pagina.

Il Codex Gigasfu scritto da un certo Herman il Recluso nel monastero Benedettino di Podlažice (all’epoca in Boemia, ora nella Repubblica Ceca), che venne distrutto nel XV secolo. Contiene, tra l’altro, una Bibbia completa, testi storici, formule magiche e incantesimi. Secondo la leggenda, l’autore, per scrivere il manoscritto, chiese l’assistenza del diavolo in persona per produrlo in una sola notte. Attenzione, non fatelo a casa!

 

3 romanzi per chi ama i libri misteriosi 

 

Ami i misteri, la storia e i libri antichi? Allora potresti voler leggere uno di questi tre romanzi!

1. Se cerchi un libro che parla di folklore, creature e magia, L’ombra del solefa per te. La protagonista è Dora, una ragazza che viene catapultata in una dimensione parallela dove l’Impero del Sole ha soggiogato gli altri popoli. Alcuni sono costretti alla schiavitù, ma molti si preparano da anni a una rivoluzione. Che ruolo avrà Dora nella rivolta?

2. Se sei interessato/a alla crittografia e ai codici, allora puoi dare un’occhiata a “Playing with daggers”: la protagonista, Kara, è una studiosa di rune antiche impegnata a decifrare antiche iscrizioni magiche.

3. Se il tuo cuore batte per le civiltà perdute e sei pronto/a immergerti nei misteri della Terra cava, allora “Trusting Darkness” fa decisamente al caso tuo! Scoprirai insieme a Ella il mondo nascosto e sotterraneo degli elfi oscuri.






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Published on October 17, 2022 02:00

October 10, 2022

Manoscritto Voynich decifrato? Ecco a che punto siamo (davvero)

 


 

Manoscritto Voynich: ipotesi per la sua decifrazione. La chiave di lettura sarà l’ebraico? 

 

Il Manoscritto Voynich è uno dei libri più misteriosi del mondo.

Questo codice splendidamente illustrato è scritto in una lingua sconosciuta e decorato con immagini criptiche. È stato scoperto nel collegio gesuita di Villa Mondragone nel 1912 ed è stato datato al carbonio tra il 1404 e il 1438. Il commerciante di libri che lo pubblicò lo acquistò e gli diede il suo nome.

Le 240 pagine di pergamena del manoscritto presentano piante, teste fluttuanti, segni zodiacali, strane creature (tra cui draghi), castelli, donne che fanno il bagno e simboli astronomici. Queste illustrazioni sono state utilizzate dagli studiosi per classificare i contenuti del manoscritto in sei sezioni principali: botanica, astronomia/astrologia, biologia, cosmologia, farmaceutica e ricette.

 



 

In quale lingua sarà mai scritto?

 

Non si sa in quale lingua sia stato redatto il testo e gli studiosi ritengono che le lettere siano cifrate, oltre al fatto che il testo utilizza un alfabeto unico al mondo. Tutti questi fattori hanno contribuito al mito del manoscritto nel corso degli anni, dando luogo a ulteriori congetture e interpretazioni.

Lo studio più recente che lo riguarda è stato proposto da Rainer Hannig, un egittologo molto serio e apprezzato dalla comunità scientifica. Avrà davvero trovato la chiave di lettura definitiva? Scopriamolo in questo articolo, che risponderà a molte domande sul Manoscritto Voynich.

 

Chi ha scritto il manoscritto Voynich? 

 

Nessuno sa con certezza chi abbia scritto il manoscritto Voynich. Come abbiamo visto, la datazione al carbonio lo fa risalire al XV secolo, ma molti ritengono ancora che possa trattarsi di un testo più antico.

 



 

Traduzione manoscritto Voynich 

 

L’eminente egittologo Rainer Hannig ha proposto la lingua ebraica come base per tradurre il manoscritto.

La scelta della lingua è avvenuta per esclusione. Basandosi sull’ordine delle parole, ha stabilito per prima cosa che fosse scritto in un idioma indoeuropeo. Procedendo con le analisi, ha optato per una lingua semitica, in un ventaglio di possibilità tra l’arabo, l’aramaico e l’ebraico, tutte parlate dagli studiosi europei dell’epoca. Infine, ha intuito una stretta connessione tra alcuni caratteri dell’opera e l’alfabeto ebraico. Giunto a questo punto, è riuscito a tradurre le prime frasi complete.

Dopo i primi incoraggianti tentativi, Rainer Hannig ha dichiarato che avrebbe impiegato circa un paio d’anni a tradurre l’intero Manoscritto Voynich. Purtroppo, e qui subentra l’aspetto drammatico di questa affascinante storia, le sue ricerche si sono fermate a causa di una grave malattia che l’ha portato alla morte a gennaio 2022.

 

Manoscritto Voynich decifrato: anche l’AI conferma l’ebraico!

 

Questa intrigante vicenda presenta ancora dei colpi di scena non da poco: nel 2016, ovvero poco tempo prima che Hanning proponesse l’ebraico come lingua d’elezione, un’intelligenza artificiale era arrivata alla stessa conclusione.

Procediamo con ordine. I ricercatori canadesi Greg Kondrak e Bradley Hauer hanno ipotizzato che il testo sia stato elaborato tramite degli alfagrammi. Di cosa si tratta?

Un alfagramma è una parola in cui le lettere appaiono in ordine alfabetico. In poche parole, è un anagramma ordinato alfabeticamente Esempio pratico: “magia” diventa “aagim”.

Seguendo la pista degli alfagrammi, Kondrak e Hauer hanno “istruito” un’intelligenza artificiale specializzata in decifrazione algoritmica (“algorithmicdecipherment”) ad abbinare gli anagrammi a parole esistenti nelle lingue odierne, usando come testo di prova la “Dichiarazione universale dei diritti umani” scritta in 380 lingue differenti. Applicando la stessa logica al manoscritto Voynich, qual è stato il risultato? Ebbene, l’AI ha ottenuto come risultato probabile che la lingua utilizzata sia l’ebraico, visto che l’80% delle parole corrisponderebbe a questa lingua.

 



 

Manoscritto Voynich decifrato: ecco una traduzione pratica!

 

Per fare un esempio concreto, la misteriosa sequenza “VAS92 9FAE AR APAM ZOE ZOR9 QOR92 9 FOR ZOE89” è stata decifrata in ebraico “ועשה לה הכהN איש אליו לביחו ו עלי אנשיו המצות”. La frase, sottoposta a un parlante madrelingua, è risultata un po’ sconnessa.

Tuttavia, dopo aver apportato un paio di correzioni ortografiche, Google Translate è stato in grado di convertirla in un inglese piuttosto comprensibile: “She made recommendationsto the priest, man of the house and me and people”.

I più curiosi possono leggere il rapporto completo della decifrazione scaricando il documento ufficiale a questo link: https://transacl.org/ojs/index.php/tacl/article/view/821

 

L’ebraico sarà la strada giusta per la risoluzione dell’enigma? Non si è ancora arrivati a una risposta univoca, ma sembra una pista molto promettente!

 

Qual è lo scopo del manoscritto Voynich?

 

Non è solo l’indecifrabilità della scrittura che ha indotto le persone a nutrire l’attrazione e la curiosità nei confronti del manoscritto Voynich, ma anche le sue numerose illustrazioni, che sono strane e talvolta inquietanti.

Cosa cercano di dirci queste immagini? Qual era il loro scopo? Da un punto di vista puramente estetico, sono effettivamente belle, ma sono anche enigmatiche (molte di esse, inoltre, sono ritenute di natura esplicitamente sessuale).

In effetti, il manoscritto Voynich è diventato un deposito di fantasie, un libro in cui tutto può accadere, un luogo in cui l’immaginazione non ha limiti, e molte persone sono arrivate a vederlo come una sorta di catalogo dei desideri e dei sogni dell’autore.

Secondo te qual è il suo messaggio? Se hai qualche idea in proposito, puoi scrivermi ai miei contatti ufficiali!

Per esempio, fra le tante illustrazioni e teorie, spuntano anche ipotesi esoteriche e persino aliene. Infatti, pare che alcune figure rappresentino elementi teoricamente sconosciuti all’epoca riportata dalla datazione al carbonio. In altri casi, sembra che vengano raffigurate situazioni che richiamano un’epoca molto più antica. Come spesso capita in questi casi, sono stati fatti molti riferimenti anche alle teorie relative agli Antichi Astronauti, già collegati alle piramidi e altri misteri. Come se ciò non bastasse, alcune pagine del manoscritto mancano all’appello e i fogli sono anche stati riordinati… insomma, la faccenda resta poco chiara.

Sul MagicalMagazine abbiamo riportato gli aspetti più concreti e scientifici, ma questo manoscritto è una fonte davvero inesauribile di ispirazione… sarà un caso che RainerHannig sia scomparso proprio mentre stava per raggiungere di risultati? Non è un po’ la stessa maledizione degli egittologi?

Se ami i manoscritti misteriosi, allora potresti anche apprezzare “Playing with daggers, romanzo urban fantasy in cui la protagonista Kara è alle prese con la decifrazione di enigmatiche iscrizioni runiche. Buona lettura!




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Published on October 10, 2022 02:00

October 3, 2022

Esistono gli unicorni? Avvistamenti e prove scientifiche



 

L’“ unicorno siberiano ” si è estinto 29.000 anni fa ed è entrato in contatto con l’uomo: ecco le prove e i possibili avvistamenti! 

 

Gli unicorni, creature leggendarie magiche e affascinanti, sono da sempre protagonisti di ogni tipo di storia fantasy. Oltre che per l’aspetto incantevole, sono noti per il loro straordinario potere, le capacità di guarigione e l’abbondanza di proprietà magiche, che li rendono ancora più desiderabili e ricercati. Da dove pensi sia nata l’idea di questa meravigliosa creatura? Ebbene, si è scoperto che proviene da un animale reale!

Secondo la scienza, il mito dell’unicorno è nato migliaia di anni or sono grazie a una creatura ormai estinta: l’elasmoterio, detto anche “unicorno siberiano”. Fino a qualche tempo fa si pensava che non fosse mai venuto a contatto con l’uomo, mentre adesso ci sono diversi indizi che provano esattamente il contrario! Scopriamo tutti i segreti di questa affascinante creatura del passato.


Come sono gli unicorni veri? 

Qual è, o meglio qual era, l’aspetto degli unicorni siberiani?

Innanzitutto, erano dotati di un lunghissimo corno sulla fronte: questo è proprio il particolare anatomico che ha creato la loro leggenda! Per il resto, avevano un corpo a metà strada tra quello di un cavallo e quello di un rinoceronte. Ecco la ricostruzione scheletrica:

 

La ricostruzione del loro muso, invece, è stata pubblicata per la prima volta nel 1878:



Erano animali davvero imponenti: alti quasi due metri, potevano raggiungere i quattro metri di lunghezza.


Prove dell’esistenza degli unicorni 


Le prove della loro esistenza sono i fossili ritrovati in varie aree del mondo, soprattutto nell’Asia centrale. Ci sono pervenuti sia scheletri completisia singole parti, come ad esempio la mandibola o il famosissimo corno.


Quando esistevano gli unicorni? 


Fino a poco tempo fa si riteneva che questi animali si fossero estinti 350 mila anni fa... fino a quando non è stato scoperto un cranio molto ben conservato nella regione di Pavlodar, in Kazakistan. La datazione risale circa a 29.000 anni fa, pertanto l’unicorno siberiano è coesistitocon l’uomo.

In effetti, nella grotta francese di Rouffignac sembra essere raffigurato proprio un unicorno siberiano!



Riassumendo, il reperto più recente di questo animale risale a 29.000 anni fa. Ma è possibile che alcuni esemplari siano sopravvissuti più a lungo? Sì, a giudicare dalle testimonianze di avvistamenti che ci sono pervenute.


Testimonianze e avvistamenti di unicorni 


Una testimonianza della sopravvivenza degli unicorni nordici, ben oltre i tempi preistorici, è contenuta nell’enciclopedia norvegese “Nordisk familjebok” (“Libro di famiglia nordico”), pubblicata tra il 1876 e il 1899.

 

Il logo della prima edizione del “Nordisk familjebok”



Secondo l’enciclopedia, l’elasmoterio sarebbe sopravvissuto così a lungo da diventare uno dei protagonisti delle leggende degli Evenchi (altrimenti detti Tungusi), un popolo nomade della Siberia. Nella loro mitologia, infatti, compare un enorme toro nero munito di un lungo corno sulla fronte. Questa teoria è stata poi avallata da Willy Ley, scienziato e giornalista tedesco vissuto tra il 1906 e il 1969.

Venendo agli avvistamenti veri e propri, l’unica testimonianza concreta è quella di Ahmad ibn Fadlan, scrittore e viaggiatore arabo ritenuto una fonte attendibile dagli storici. Nel suo manoscritto datato 922 (dedicato al viaggio compiuto in missione diplomatica per il califfo di Baghdad), descrive un animale assimilabile in tutto e per tutto all’unicorno siberiano, corno compreso: “Nel mezzo della testa vi è un corno, spesso e arrotondato, e più il corno diventa alto più si stringe, fino ad assomigliare a una punta di lancia”.


Team dinosauri o team unicorni? 

Se hai la passione per gli animali preistorici (come me!) allora sarai felice di sapere che il mito dell’unicorno deriva dall’elasmoterio, creatura realmente esistita in antichità. Il connubio tra scienza e fantasia è davvero intrigante, non trovi? In questo caso, ti consiglio il libro fantascientifico “Dark Ghost”, dove città psichedeliche e ipertecnologiche convivono con riserve naturali popolate da dinosauri!



Se invece sei un amante del fantasy più “puro”, niente e nessuno potràspodestare dalla tua mente l’immagine dell’unicorno in veste di creatura aggraziata e scintillante, proveniente dal mondo delle fate. In questo caso, un libro che potrebbe fare per te è “L’ombra del sole”: vede come protagonista la giovane Dora, che scoprirà una dimensione parallela alla nostra popolata da personaggi fantastici, tanto sorprendenti quanto pericolosi.





Buona lettura e, qualunque sia il tuo team... viva gli unicorni!


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Published on October 03, 2022 02:00

July 11, 2022

Come diventare editore di sé stesso: una guida passo dopo passo


 

I 3 step per diventare con successo editori di noi stessi

 

Assumersi la responsabilità di essere editori di se stessi presenta numerosi vantaggi: controllo sul processo di correzione e perfezionamento del testo, scelta della cover, royalties più alte, non dover aspettare i tempi di risposta e pubblicazione delle CE tradizionali.

Tuttavia, non si tratta di un percorso fatto di click facili e di arcobaleni. Le difficoltà sul percorso di un autore indipendente sono molteplici: budget, tempo, organizzazione delle varie fasi.

Se hai sempre voluto capire come districarti fra tutte queste variabili più o meno complesse… sei nel posto giusto!

 

Come diventare editore di sé stesso: STEP 1. ORGANIZZA LA SCRITTURA

 

Il primo passo per diventare editore di te stesso è quello di organizzare la scrittura... ma, prima di fare questo, è necessario capire come organizzare la propria giornata! Trovare o creare il tempo per scrivere è tanto indispensabile quanto la gestione efficace della scrittura.

Strutturare l’uso del tuo tempo e delle tue risorse e programmare le tue sessioni di scrittura in modo più o meno dettagliato è molto importante se hai intenzione di essere un autore indipendente e, dunque, editore di te stesso. Non si tratta solo di buttare giù una bozza accettabile, ma di curare l’intero processo creativo e produttivo che trasforma un testo in un prodotto editoriale completo e pronto per la fruizione da parte del pubblico.

Per acquisire le competenze indispensabili per lavorare in questo campo ti consiglio la lettura dell’articolo “Voglio scrivere un libro!” Ecco come fare!” per avere una prima infarinatura di tutto ciò che devi sapere per capire chi può scrivere un libro e chi lo può pubblicare in autonomia.

Detto questo, ecco alcuni suggerimenti che ti aiuteranno a cominciare il tuo percorso di editore di te stesso:

 

1) Identifica il momento della giornata in cui sei più produttivo. Se non riesci a scrivere bene la mattina, allora non forzarti a farlo perché impiegherai molto più tempo del dovuto anche per completare compiti semplici. Trova un altro momento della giornata in cui la tua mente è più lucida e attiva e sfruttalo per scrivere. In questa fase di ricerca e creazione del tempo, un diario personale o un diario di scrittura in cui prendere nota di tutto ciò che ti succede è un supporto molto valido. Se sei convinto di non avere tempo, oppure se non sai bene cosa significhi dividere i compiti in base alla tua soglia di attenzione, allora ti consiglio la lettura dell’articolo “Come organizzare la giornata tra casa, lavoro e interessi personali”. Una strategia molto utile, per esempio, è stabilire dei blocchi di tempo e poi lavorare impostando dei timer. Trovi la spiegazione di questa e di altre strategie nell’articolo di cui sopra. Analizzare l’uso attuale del tuo tempo e delle tue energie ti aiuterà a capire come organizzare meglio i tuoi impegni per dare più spazio alla scrittura e alle tue priorità. Puoi approfondire questo argomento anche nell’articolo “Come organizzarsi per scrivere un libro dall’inizio alla fine”.

 

2) Non aspettare l’ispirazione. Spesso si dice che bisogna attendere l’ispirazione per scrivere bene, ma si tratta di una visione molto riduttiva e poco pratica, adatta a chi vede la scrittura esclusivamente come hobby ma non come un lavoro serio e concreto. Se vuoi scrivere in modo professionale, devi essere in grado di produrre con e senza ispirazione, altrimenti non è possibile parlare di tempistiche, preventivi e piani editoriali. Inoltre, spesso l’ispirazione arriva proprio quando iniziamo a mettere giù le nostre idee, per questo motivo ti consiglio sempre di annotare qualsiasi cosa e di tenere un diario personale o un diario di lettura nel quale prendere appunti su tutte le tue letture in corso, passate e future. L’uso di un diario e del journaling ti aiuterà a restare sempre ispirato e motivato. Se pensi che tenere un diario sia una perdita di tempo, oppure se non sai bene a cosa serva né come iniziare, ti consiglio la lettura dell’articolo “Come scrivere un diario? Esempi pratici per iniziare subito”.

 

 

3) Crea uno spazio dedicato alla scrittura. Non è necessario avere uno studio o una stanza tutta per te, ma è importante avere uno spazio in cui sentirsi a proprio agio e che sia funzionale alla scrittura. Quando arrivi alla tua postazione devi essere in condizione di lavorare, in modo che il tuo cervello crei un’associazione di routine fra il luogo scelto e la produttività.

 

4) Rimani in contatto con altri scrittori. La scrittura può essere un’attività solitaria, ma è importante rimanere in contatto con altri scrittori, sia online che offline. Questo ti aiuterà non solo a migliorare la qualità del tuo lavoro attraverso il beta reading, ma anche a mantenere alta la motivazione. Puoi conoscere altri amici scrittori partecipando ad attività come il NaNoWriMo. Se non hai mai sentito parlare di questa iniziativa fantastica, leggi l’articolo “NaNoWriMo Italia: cos’è e quali tattiche usare per vincerlo”.

 

Queste fasi preparatorie sono importanti perché ti aiuteranno a evitare di procrastinare e a mantenere un ritmo costante nella scrittura. Inoltre, pianificare il tuo tempo ti darà una chiara idea di quanto lavoro dovrai svolgere ogni giorno e ti aiuterà a organizzare le tue priorità in base ai tuoi obiettivi.

Stabilire i tuoi obiettivi come autore (es. pubblicare un romanzo all’anno, scrivere una trilogia, partecipare a una raccolta di racconti ecc.) ti permetterà di sapere perché scrivi e da dove viene la tua motivazione.

Fissare i tuoi obiettivi narrativi (tema dell’opera, perché ti interessa, cosa vuoi trasmettere e il motivo, importanza del messaggio ecc.) ti consentirà invece di creare delle linee guida per scrivere un libro coerente e coeso dal punto di vista della forma e dei contenuti. Non sottovalutare queste operazioni: se lo farai, il tuo lavoro sarà più difficile in seguito.

Adesso che hai un’idea delle fasi preliminari, puoi organizzare la scrittura! Prima di tutto è necessario riordinare idee e appunti in modo da poter estrarre concetti validi e collegamenti interessanti da integrare nel tuo libro. Un modo efficace per procedere è quello di accoppiare tecniche di brainstorming e la creazione di mappe mentali. Se non sai bene cosa sono le mind map o se proprio non sai nemmeno come generare idee, l’articolo “Come trovare argomenti interessanti per scrivere un libro”, ti aiuterà molto!

 

Dopo aver organizzato le idee puoi procedere in vari modi più o meno liberi. A mio avviso, la via più efficiente in termini di ottimizzazione dei tempi e di gestione dei contenuti è la creazione di una scaletta dettagliata. In alternativa, puoi dedicarti alla redazione di un canovaccio più generale, ciò che non cambia è la necessità di avere uno schema da seguire, che ti permetta di conoscere tutte le fasi cruciali e lo svolgimento della tua storia.

Trovi alcuni esempi su come procedere nello specifico nell’articolo “Lo schema per scrivere un libro (e ottimizzare i tempi)”. Il principio alla base di questa idea è avere sempre qualcosa a cui lavorare; la paura della pagina bianca viene eliminata alla radice perché saprai sempre cosa scrivere, come e per quale motivo.

Se ogni volta che ti metti a scrivere devi pensare da zero a cosa vuoi che succeda, devi investire continuamente molte energie nella fase creativa a discapito di quella produttiva, in particolare se già hai poco tempo. Sebbene anche questo metodo porti alla conclusione del romanzo, i tempi di produzione si dilatano molto sia durante la prima stesura che durante le fasi di correzione successive. Dovrai lavorare alla generazione di collegamenti e nessi di causa effetto a cui non hai pensato in precedenza: senza questi elementi, rischi di avere un romanzo poco coerente, con ritmo scarso, scene deboli e con la sensazione di “incollato lì perché era bello” e non perché serve.

Inoltre, quando hai una scaletta, sei meno incline a iniziare a navigare sul web in cerca di ispirazione e dunque a procrastinare.

La scaletta è un ottimo strumento per pianificare il proprio lavoro. Non solo ti aiuta a tenere traccia del materiale che devi ancora scrivere, ma ti consente anche di suddividere il lavoro. In questo modo, puoi essere certo di non lasciare nulla al caso e di avere un piano d’azione chiaro e ben definito. Quando sai quanti capitoli hai e quanto materiale devi gestire, puoi anche pensare a come suddividere la mole di lavoro in base ai criteri che ti sono più congeniali. Puoi organizzare le tue sessioni di scrittura in base al tempo che hai, in base a un obiettivo giornaliero di parole, in base alla priorità di un progetto rispetto a un altro, oppure impostando una scadenza e agendo di conseguenza. Sono tutti metodi validi che dipendono esclusivamente da te.

Qualsiasi metodo tu scelga per organizzare quanto scegli di lavorare (o per quanto tempo) e quando, ti serve anche un sistema per monitorare se effettivamente stai seguendo il programma prefissato oppure se hai difficoltà.

Quando inizi a scrivere per davvero, dopo aver preparato il terreno e aver stabilito una tabella di marcia, assicurati di annotare ogni volta come è andata la sessione di scrittura. Per questa operazione puoi usare un tracker nel tuo diario di scrittura, oppure delle app per l’organizzazione come Notion. Per approfondire il discorso dei tracker e per vedere un’immagine di esempio del mio diario di scrittura personale, ti consiglio l’articolo “Cosa significa “BuJo” e come crearne uno tutto tuo”. In questo caso, io ho stabilito un obiettivo giornaliero basato sul numero di parole da scrivere, che è la mia modalità preferita perché so che per scrivere 500 parole mi basta mezz’ora di concentrazione. Io preferisco impostare un obiettivo che so di poter raggiungere facilmente, così sono più motivata a superarlo oppure, se non lo raggiungo, posso recuperare più facilmente la volta successiva.

Una volta conclusa la prima stesura, puoi passare alla revisione. La revisione è importante per garantire che il libro sia di alta qualità, sia per contenuti che per presentazione. Prima di rivolgerti a dei professionisti (editor e correttori di bozze), è opportuno stabilire un processo di autorevisione efficace. Questo ti consente anche di risparmiare sui preventivi, perché fornirai un testo già parzialmente corretto e revisionato.

 

La prima cosa da fare è lasciar riposare il testo almeno per qualche settimana. Dopo, a seconda della tua esperienza, il processo varia. Se sei al tuo primo tentativo e le fasi preparatorie sono state leggere e poco precise, è possibile che dovrai dedicarti a una riscrittura completa. Dipende tutto da quante incongruenze e pezzi poco logici trovi durante la rilettura, questo dipende a sua volta dalla precisione del lavoro preliminare.

In ogni caso, ti consiglio di assegnare un obiettivo specifico a ogni rilettura e di lasciare gli aspetti linguistici alla fine, perché è inutile rifinire per ore una frase che poi verrà tagliata perché parte di un paragrafo di infodump clamoroso! Assegnare un obiettivo a ogni bozza è utile perché così concentrerai tutti i tuoi sforzi per sistemare una cosa sola alla volta, invece di tentare di correggere di tutto a caso, senza metodo e in modo sparso. La spontaneità non è una strategia utile in fase di revisione.

Fai una pausa tra le diverse revisioni. Dopo aver scritto e rivisto il libro più volte, è normale non notare più gli errori. Prenditi del tempo lontano dal testo, in modo da poterlo rileggere con occhi nuovi. Magari, nel frattempo, se pensi che il testo sia già sufficientemente valido, invialo a un beta reader. I beta reader sono tipicamente altri amici autori, lettori e conoscenti che leggono in anteprima e gratuitamente per aiutarti con dei pareri personali. Considera che appunto si tratta di opinioni, alcune possono essere più valide di altre, quindi correggi ciò che ritieni opportuno. Però, se tre persone su cinque ti fanno notare la stessa cosa, è molto probabile che la problematica sia reale e non solo una percezione personale.

A ogni revisione concentrati su aspetti sempre più specifici. Puoi per esempio partire considerando solo la storia, per cercare buchi e passaggi poco utili. In seguito puoi concentrarti sulla trasmissione delle emozioni e sulla psicologia dei personaggi. Dopo puoi valutare tutto ciò che va tagliato perché superfluo… finché, alla fine, potrai finalmente dedicarti alle questioni linguistiche prima di inviare tutto all’editor.

Puoi contattare un editor anche dopo la prima bozza, ma i costi saranno chiaramente maggiori perché ci sarà molto (MOLTISSIMO) lavoro supplementare da parte di entrambi, dato che l’editor si vedrà costretto anche a fare un pesante lavoro di developmental editing atto a definire temi, struttura, messaggi e altri punti chiave dell’opera. Si tratta di aspetti che l’editor analizzerà in ogni caso, ma lavorare a una prima bozza acerba e sconnessa e correggere un manoscritto già revisionato più volte è un lavoro completamente diverso. Assisterti subito dopo la prima bozza diventerebbe praticamente un impegno di personal coaching. In questo caso, dovresti rivolgerti a chi svolge questa professione.

Anche durante queste fasi di revisione è indispensabile usare uno strumento per tenere sotto controllo ogni step. Ti consiglio di impiegare fin da subito un’app o un diario di scrittura cartaceo. Se non sai da dove cominciare, puoi optare per una versione guidata con schede di supporto da compilare. Diari di questo genere, pensati per altri autori, sono difficili da trovare in commercio (e in italiano), per questa ragione curo dal 2022 la mia personale linea di quaderni e diari di scrittura dedicati agli altri autori. Trovi tutti i titoli e le versioni disponibili sulla pagina dedicata del Magical Magazine “Linea di quaderni”.

 

 

Scopri l'anteprima degli interni di questo quaderno sulla pagina Amazon!

 

Come diventare editore di se stesso: STEP 2. CREA IL TUO TEAM

 

Da autore indipendente e quindi da editore di te stesso, avrai anche la responsabilità di creare il tuo personale team di professionisti. Ci sono alcune figure di cui dovrai avvalerti.

Vediamo una breve lista dei collaboratori che dovrai cercare, i costi e come valutare il loro operato.

·  Beta reader: gratis. Di solito si tratta di amici e di lettori volenterosi. Puoi trovarli online sui social nei gruppi di lettori e di scrittori. Devi però fare attenzione: non tutti hanno buone intenzioni, quindi è bene prima verificare che tipo di persone hai davanti. Invia il tuo testo a pezzi e attendi i commenti prima di mandare il resto.

·  Editor: se il tuo testo è molto pulito perché hai fatto una revisione autonoma profonda e accurata, o se puoi offrire qualche altro vantaggio (per esempio un incarico continuativo su una saga di più libri) puoi spuntarla con un prezzo che parte da 4€ a cartella. Meno è davvero difficile con un professionista serio, anche se puoi avere molta fortuna e trovarne uno.

·  Correttore di bozze: i prezzi più o meno partono da almeno 1€ a cartella. Non pensare che dopo l’editing sia un passo inutile, perché una correzione bozze ben fatta si nota eccome! Inoltre se scrivi serie, il tuo correttore bozze di fiducia può aiutarti nella redazione di un Normario che contiene tutti i nomi strani che usi, le loro grafie e altri dettagli che devono essere uniformi in tutti i romanzi seguenti.

·  Impaginatore: capire i prezzi di un’impaginazione è una vera missione suicida, perché c’è di tutto. In linea di massima, c’è chi chiede quanto una correzione bozze e chi fa un prezzo forfettario. Direi di contare almeno 150€ per un forfait ma di aspettarsi qualsiasi cosa, anche cifre da capogiro.

·  Graphic designer: le cover premade (già fatte e dove si cambiano solo i testi) costano anche meno di 30€, quelle personalizzate anche più di 200€, il mercato è vasto e diversificato, dipende da chi contatti.

 

In linea di massima, per un libro di circa 60.000 parole, secondo me è il caso di stimare un budget minimo di 1000€. Puoi farcela con meno con fortuna e attenzione, ma puoi spendere anche molto di più.

 

Come diventare editore di se stesso: STEP 3. PROMUOVI IL TUO LIBRO 

 

Questo è spesso il passo più difficile, specialmente se sei ancora rimasto all’idea molto romantica e retrò che uno scrittore scrive e basta. Se quando vieni interpellato sul tuo lavoro la tua risposta base è “ma io scrivo”, forse è il caso di rivalutare il tuo operato.

Sia che tu scelga il self publishing, sia che tu venga scelto da una casa editrice blasonata… non credere di poter fuggire alla Maldive a scrivere sotto una palma senza occuparti di alcuna questione di marketing.




 

Di seguito, ecco qualche spunto da cui partire:

·      Comincia a creare hype molto prima dell’uscita, con post sui social: facile a dirsi, meno a farsi. Nel senso che non tutto il pubblico di riferimento reagisce allo stesso modo. Ci sono lettori che rispondono meglio a contenuti video, altri che preferiscono immagini e altri che prediligono i testi (una categoria in via d’estinzione). Preparati a creare post diversificati per ogni piattaforma. Le principali sono Facebook (ma sempre meno utile a livello di visualizzazioni e partecipazione), Twitter (solo se hai il dono della sintesi per contenuti brevissimi e incisivi), Instagram (post + storie), Waveful (dal destino incerto), Goodreads (social per lettori). Il tuo nuovo migliore amico si chiama Canva, un’app di grafica facilissima da usare e super rifornita di template bellissimi, disponibile per tutti i dispositivi e via web. Canva è un vero miracolo!

·      Crea un blog e aggiornalo con costanza. Si tratta di una strategia a lungo temine (pensa in anni) perché Google impiega un minimo di sei mesi per indicizzare i contenuti, posto che detti contenuti rispettino le leggi mutevoli e misteriose del SEO (Search Engine Optimization), cioè l’ottimizzazione per i motori di ricerca. I tuoi articoli dovranno contenere parole chiave precise, una formattazione in linea con le preferenze degli algoritmi e rispondere alle domande degli utenti. Puoi fare questo lavoro da solo? No, a meno che tu non inizi immediatamente un percorso di formazione che ti permetta di capire e usare questi sistemi che consentono agli utenti di trovare i tuoi contenuti. Scrivere un articolo super interessante, utile e originale serve a poco se poi non appare fra i primi risultati della prima pagina di Google. Quindi, il supporto di un content creator esperto fa la differenza. Cosa puoi fare da solo? Puoi imparare a scrivere testi persuasivi e orientati al copywriting, dopotutto sei uno scrittore e questo compito è alla tua portata! Puoi affinare le tue capacità riguardanti testi diversi dai romanzi; scrivere un articolo non è come scrivere un romanzo ma ciò non significa che sia poco impegnativo. Avviare un blog richiede molto tempo per ricercare, pianificare, strutturare e scrivere (praticamente la parte più semplice) articoli di qualità e che rispondano alle ricerche effettuate su Google. Non solo, questo lavoro deve essere costante e continuativo: un articolo al mese non basta. Venti articoli in due settimane e poi silenzio tombale per tre mesi non funziona. I contenuti devono avere una scadenza ciclica e di routine. I tuoi articoli possono essere generali o settoriali, a seconda del tuo scopo e di ciò che scrivi. Sul sito della saga di fantascienza Stargarden Universe trovi un esempio di articoli specifici sui temi caldi della fantascienza, ambito di sviluppo della serie.

·      Prova con i FB ads, i contenuti sponsorizzati su Facebook. Ovviamente ti servono una pagina FB e un budget da utilizzare per fare dei test. Puoi cavartela anche con 10€ se sei molto (MOLTO) fortunato. Fra esperimenti e campagna vera, calcola circa 50€ per una sponsorizzazione efficace di circa una settimana a budget basso. Con impostazioni per copertura maggiore, il costo sale. Personalmente, ho visto decrescere l’utilità dei FB ads (e della piattaforma in generale) a un ritmo allarmante. Campagne che funzionano bene oggi possono essere un fallimento clamoroso fra due settimane a causa di cambi negli algoritmi e altri fattori. Inoltre, FB con le sue crescenti limitazioni e con utenza sempre più aggressiva, negativa e ottusa, è ormai un luogo poco produttivo. In linea di massima, puoi avviare campagne che ti costano 1€ al giorno, tuttavia il costo del pay per click a volte si rivela talmente alto che bloccare la campagna è una scelta migliore. Mi è capitato di avviare la stessa campagna in periodi diversi ma con risultati opposti. Al momento, ritengo che essere su FB sia ancora necessario (purtroppo) ma non nascondo che trovare community in cui non si viva di polemiche, offese e utenti altezzosi è davvero una missione quasi impossibile. A te la scelta sul da farsi. Io spero sempre in qualche nuova piattaforma!

·      Inserzioni sponsorizzate su Amazon: anche qui si tratta di budget e di fortuna, se non hai conoscenze settoriali specifiche. Prima di tutto, il budget richiesto per le sponsorizzazioni su Amazon è molto più alto rispetto a FB: 1€ al giorno non è sufficiente. In secondo luogo, l’interfaccia è caotica e difficile da gestire, quindi richiede anche molto impegno per capire dove cliccare e con quale risultato. Personalmente non ho avuto esperienze positive con questo servizio.

· Contatti con book-influencer. Possono essere blogger, instagrammer eccetera. A seconda dei follower e del lavoro svolto, non ti sorprendere se il servizio è a pagamento. Possono offrirti visibilità con post generici di anteprima, foto curate del cartaceo o mockup, recensioni, book tag, blog tour e altre iniziative da concordare. Sta a te selezionare le persone con cui vuoi lavorare.

·      Presentazioni in librerie, eventi e biblioteche locali: solo se sei un bravo intrattenitore, se hai preparato contenuti multimediali accattivanti e preferibilmente con qualche tipo di rinfresco per attirare pubblico. Nessuno vuole andare a vedere un autore sconosciuto che legge estratti decontestualizzati, specialmente se poi viene fatta pressione per l’acquisto e ci sono meno di dieci persone presenti e tutti controllano chi compra e chi no…

·      Rispondi sempre ai commenti dei lettori ma evita di lanciarti in filippiche contro le recensioni negative. Sebbene questo tipo di polemica attiri molto pubblico con flame, faide, ripicche e altre meraviglie, io personalmente la trovo una strategia repellente, che e mi spinge a non seguire più gli autori che passano il tempo a lamentarsi sui social.

·      Diventa anche tu influencer. Se sei in grado di essere opinionista, di produrre contenuti di tendenza e via dicendo: complimenti!

 

Pronto/a per iniziare? 

 

Se veramente vuoi intraprendere questo cammino, è arrivata l’ora di fare sul serio!

Leggi la guida gratuita (o scaricala in PDF) “Come si scrive un libro… senza perdere tempo!”, che tratta in modo più specifico il processo della scrittura e come affrontarlo con serenità!

 


Contenuti in collaborazione con
Ivana Vele Poletti
:

http://colorarelavita.blogspot.com/

 

 

 

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Published on July 11, 2022 02:00

July 4, 2022

Come scrivere un eBook per Kindle scegliendo il formato giusto


 


Come formattare e convertire il tuo eBook da pubblicare su Amazon? Scopriamo tutte le possibilità

 

Formattazione, conversione, margini, gabbia… se hai già il mal di testa, ti capisco! Questa fase molto tecnica è spesso ostica per chi in realtà pensava di scrivere, non di trasformarsi in un esperto di programmi, impaginazione e altre questioni non letterarie.

D’altra parte, dopo tutta la fatica fatta per istruirsi in fatto di tecniche e per scrivere un libro… trascurare questi aspetti finali sarebbe un vero peccato e una mancanza di rispetto nei confronti del lavoro svolto in precedenza.

Anche se sembrano questioni marginali, si tratta invece di indicazioni molto importanti: se non si imposta il file nel modo giusto fin da subito, al momento del caricamento si rischia di vederlo formattato in modo completamente sfalsato, rendendolo sgradevole e spesso anche illeggibile.

Ma niente paura, qui spiegheremo come fare con una panoramica di base che ti permetterà di iniziare in modo agevole.

 

Come scrivere un eBook per Kindle: Word

 

L’uso di Microsoft Word è l’opzione apparentemente più immediata, le ragioni sono molteplici, magari è per la diffusione del software, perché è ciò che molti autori usano per da sempre scrivere, perché è l’unico programma che si conosce abbastanza eccetera.

Tuttavia, dobbiamo accertarci di aver seguito con molta cura tutte le impostazioni richieste da Amazon. In questo caso, mettiti comodo e prima di fare qualsiasi altra cosa studia nel dettaglio la guida messa a disposizione da Amazon stesso “Guida alla formattazione del testo dell’eBook”. Esiste anche una versione specifica per utenti Apple.

Grazie alle indicazioni potrai impostare il tuo file in modo che in fase di caricamento il testo resti leggibile e formattato a dovere. Alcuni dei temi chiave sono l’impostazione dei rientri e dell’interlinea del paragrafo, la formattazione dei titoli dei capitoli e la creazione di un sommario.

La questione relativa all’indice, in particolare, è rilevante perché se manca, Amazon sospende la pubblicazione e invia un messaggio di errore. Se non provvedi all’inserimento del sommario, il libro non viene pubblicato.

Nel tuo account avrai a disposizione anche una dashboard degli errori. Il mio consiglio, se vuoi usare Word per creare il file da caricare per la pubblicazione, è di prenderti almeno una settimana per controllare ogni singolo aspetto e tutte le anteprime su dispositivi diversi.

 

Come scrivere un eBook per Kindle: Kindle Package Format (KPF)

 

Se sei in vena di scoperte e di esperimenti, puoi scaricare e usare gratuitamente il programma Kindle Create a questo link. Si tratta di un software disponibile sia per PC che per Mac (ma attenzione alla versione del sistema operativo, perché al momento è richiesto OS X 10.15 o successivo)  messo a disposizione da Amazon per formattare e impaginare eBook.

Ovviamente, non sei abbandonato a te stesso nell’utilizzo, esiste anche un tutorial in italiano che ti spiega cosa fare di preciso.

Questo programma ti consente di applicare degli stili ai frontespizi dei capitoli, di inserire immagini, di usare dei temi preimpostati, di creare il sommario, di inserire collegamenti ipertestuali e di curare altri aspetti formali e grafici del tuo libro.

Anche in questo caso, armati di tempo, di pazienza e di generi di prima necessità per superare questo scoglio fra te e la pubblicazione!

 

Come scrivere un eBook per Kindle: creare ePub e MOBI

 

Questa  opzione è secondo me la più interessante perché ti aiuta anche in fase di revisione e di marketing e non solo in vista della pubblicazione.

Il motivo è semplice. Revisionare il file su altri dispositivi, per esempio un Kindle o un altro eBook reader, ti consente di trovare i refusi più facilmente perché vedi il testo formattato diversamente e da una nuova prospettiva.

Se pensi che dopo la fase di autorevisione e di editing i refusi abbiano finalmente tolto il disturbo… potresti avere brutte sorprese! È opportuno effettuare un ulteriore controllo prima di della correzione bozze in modo che, alla fine, ogni imperfezione sia davvero stata eliminata o corretta. Creare dunque un file ePub o MOBI quando vuoi e senza il supporto di altre persone, può essere davvero pratico.

Poter fornire rapidamente questi file è utile anche per questioni di marketing. Puoi infatti inviare il tuo romanzo in anteprima a dei recensori, in modo che gli articoli che parlano del tuo libro possano uscire appena il tuo romanzo è online. Date le tempistiche non sempre favorevoli, è possibile inviare a blogger e altri collaboratori una ARC copy (Advanced Reader Copy), cioè una versione in anteprima del prodotto finale. A seconda dello stadio dei lavori, una ARC copy può essere più o meno completa ed è accettabile che ancora manchino la cover finale, l’impaginazione finale con disegni e ghirigori e la correzione bozze.

 

Puoi creare un eBook dall’aspetto pulito e semplice con Scrivener (programma di scrittura a pagamento che personalmente uso da molti anni e che adoro) oppure con l’alternativa free SigilIn entrambi i casi, preparati a fare molti test perché l’utilizzo non è proprio rapido e immediato.

NON è invece una buona idea scrivere su Word e poi convertire in ePub (con Calibre o altri programmi simili), perché i file risultano spesso amatoriali, scombinati e non utilizzabili.

In generale, prima di lanciarti in qualsiasi operazione, ti invito a leggere molto bene le linee guida di Amazon KDP per essere sicuro di ciò che devi preparare o commissionare a terzi. Controlla sempre gli aggiornamenti!

Se non sai che cos’è Amazon Kindle Direct Publishing, corri a leggere l’articolo “Come pubblicare su Amazon... senza impazzire!”, dove si parla anche di codice ASIN, codice ISBN e altre informazioni indispensabili.

Fino al 2021, Amazon richiedeva come formato preferibile il MOBI (in uso sui Kindle, che di norma non leggono ePub!) ma qualcosa sta cambiando perché è in atto una transizione verso l’ePub.

A mio avviso si tratta di un passaggio piuttosto problematico e che ho personalmente vissuto durante la pubblicazione di “Dark Ghost”. La questione riguarda la verifica in anteprima dei file.

Ovviamente si può usare un simulatore, Amazon stesso ti invita a visualizzare le anteprime all’interno della tua dashboard di pubblicazione… però se vuoi testare i file direttamente e tramite caricamento manuale sul tuo Kindle, di fatto non puoi, perché il Kindle Paperwhite legge MOBI ma non ePub… però se tu sei tenuto a caricare un ePub, puoi testarlo solo virtualmente oppure su altri dispositivi.

Io, per esempio, ho testato tutto manualmente sul tablet tramite l’app Kobo e altre, proprio per verificare che le immagini, il sommario e altri elementi fossero come dovevano essere. Ammetto che dover ricorrere a questi stratagemmi non mi piace molto! Preferirei un processo più lineare ma, testare i file è a mio avviso indispensabile e quindi cerco in ogni caso delle alternative.

 


 

In breve: ottenere un file professionale da soli è possibile. Sta a te valutare se investire tempo ed energie nell’apprendimento e nel lavoro di formattazione è vantaggioso o no. Un file amatoriale non solo può essere sgradevole alla vista, può risultare anche difettoso, quindi pensa bene a come vuoi procedere!

 

 

Una guida per scrivere il tuo libro dall’inizio alla fine


Dopo tutti questi discorsi su formati, programmi e altri elementi tecnici... non scordarti però della priorità numero 1! Scrivere e curare il libro che vuoi pubblicare!


Se sei pronto a iniziare a scrivere in modo efficace e sereno e ti serve aiuto con gli aspetti organizzativi della creatività... scarica la guida gratis  “Come si scrive un libro senza perdere tempo… la guida definitiva!”.

 

 

Buona lettura e buon lavoro!

Contenuti in collaborazione con
Ivana Vele Poletti
:

http://colorarelavita.blogspot.com/

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Published on July 04, 2022 02:00

June 27, 2022

Scrivere fa bene alla mente e al cuore: ecco perché

 


Scrivere fa bene, lo dice la scienza! Scopriamo insieme tutti i benefici

 

Un momento per noi stessi, una fonte di benessere alla portata di tutti: scrivere fa bene davvero, sia che si tratti della stesura di una storia inventata, sia che si tratti di un diario personale.

Nell’articolo di oggi vedremo nel dettaglio i vantaggi di questa attività.

Lo sapevi che scrivere può essere un vero e proprio toccasana per la tua salute psicofisica? Secondo diversi studi scientifici, infatti, mettere nero su bianco i propri pensieri e le proprie emozioni è un ottimo modo per prendersi cura di se stessi e di sfogarsi.

 

Perché le persone scrivono?

 

Per capire i vantaggi della scrittura, dobbiamo prima comprendere perché le persone scrivono sin dall’alba dei tempi.

Potremmo avvalerci del linguaggio scritto solo per motivi informativi o commerciali, invece lo facciamo anche per produrre romanzi, tramandare le nostre memorie, raccontare le nostre esperienze. Questo perché la scrittura ha un potere terapeutico: permette di distaccarsi dai ricordi che ci fanno soffrire e, viceversa, di fissare i momenti che desideriamo far tornare alla mente anche a distanza di anni. Ci consente inoltre di vivere vite alternative con la fantasia e di creare mondi immaginari, come se fossimo una divinità alle prese con un universo da costruire da zero.

Lo scrittore ricopre un ruolo privilegiato: quello di demiurgo, colui che crea e che decide cosa accade. Prendendo in mano la penna o digitando sulla tastiera, anche tu diventi padrone di ciò che scrivi per dare forma a pensieri, emozioni e situazioni incredibili e per fare ordine nel tuo caos interiore. In questo senso, la scrittura diventa anche un atto liberatorio e foriero di conforto, dà la sensazione di avere tutto sotto controllo anche quando nel mondo esterno non è così.

Ma non solo: la scrittura migliora la memoria e il pensiero critico, stimola la creatività e l’immaginazione. Si creano così certe aspettative di benessere, per questo scrivere diverte, dà sollievo dona sensazioni positive.

 

Perché è importante avere un diario personale?

Come abbiamo già accennato, la scrittura ha un potere terapeutico e può aiutarci a superare momenti difficili della nostra vita.

Il segreto è nel linguaggio: quando scriviamo, mettiamo in ordine i nostri pensieri, diamo un nome alle nostre emozioni e formuliamo i nostri ricordi. Questo processo ci consente di identificare, etichettare e comprendere ciò che succede. Questo metodo è utile per elaborare il lutto, la rabbia, la paura e altre emozioni negative, trasformandole in qualcosa di più gestibile.

Allo stesso modo, anche le emozioni positive vengono amplificate e conservate più a lungo.

 

Inoltre, la scrittura ci permette di osservare da una prospettiva diversa le nostre difficoltà: quando le mettiamo nero su bianco, infatti, riusciamo a vederle sotto una nuova luce e a individuare nuove soluzioni.

 

La scrittura può essere utilizzata come strumento per prevenire il burnout e ridurre lo stress. Se siamo soliti tenere un diario, possiamo sfruttarlo per tradurre in parole i nostri problemi e trovare nuove soluzioni, oltre che per individuare delle tendenze da correggere.

Se invece non siamo abituati a scrivere, possiamo utilizzare la scrittura come forma di meditazione, un modo per concentrarci sul presente e allentare la tensione. A questo proposito, possono aiutarti delle semplici tecniche di journaling, scopri di cosa si tratta nell’articolo gratuito “Journaling: cos’è e quali sono le strategie migliori per iniziare!”.

Un’altra pratica che aiuta il benessere psicofisico è quella di tenere un diario della gratitudine, perché aiuta a focalizzare l’attenzione su ciò che c’è di positivo, invece che su problemi e preoccupazioni. Se non hai mai sentito parlare di questo potente strumento, scopri tutti i segreti di questa bellissima pratica nell’articolo “Diario della gratitudine: esempi pratici per iniziare subito”.


I benefici della scrittura

 

Esploriamo 5 benefici che la scrittura porta nelle nostre vite!

 

1. Scrivere fa bene al cervello, ne parla anche una ricerca dell’University of California, Los Angeles, risalente al 2007. Grazie all’uso di tecniche di neuroimaging per la mappatura del sistema nervoso è stato rilevato un collegamento fra la verbalizzazione di emozioni negative e la riduzione della loro forza.

Questa magia avviene grazie alla cooperazione dell’amigdala e della corteccia prefrontale ventrolaterale destra. L’amigdala reagisce agli stimoli negativi attivando un sistema di stimoli a cascata con lo scopo di preservarci dal pericolo; la reazione avviene anche a livello subliminale, per esempio percependo segnali di pericolo nascosti e non direttamente visibili.

L’area nota come corteccia prefrontale ventrolaterale destra è invece implicata nell’inibizione di questo tipo di risposte. Gli studi hanno dimostrato che etichettare gli impulsi elaborati dall’amigdala attiva la risposta della corteccia prefrontale ventrolaterale destra, che ne riduce così l’impatto.

2. Scrivere fa bene al cuore, non a caso la scrittura viene usata in psicologia come strumento terapeutico per affrontare molte situazioni: sentimenti negativi, ricordi traumatici, elaborazione di un lutto, accettazione di cambiamenti, bassa autostima.

La spiegazione scientifica del punto precedente è alla base di questo risultato, perché la conseguenza è un senso di sollievo.

3. Scrivere aiuta a sfogarsi: ricordiamoci che il modo giusto per affrontare le nostre emozioni più distruttive (rabbia, gelosia, rancore ecc.) non è soffocarle, ma cercare di capire perché sono affiorate. Ogni emozione, infatti, è un segnale da interpretare. La scrittura può aiutarci in questo.

Grazie alla scrittura possiamo esprimere liberamente i nostri sentimenti, senza il timore di essere giudicati. Questo può aiutarci a sentirci meglio e ad affrontare la vita con maggiore serenità.

4. Scrivere aiuta a conoscere meglio se stessi: leggere e rileggere a distanza di tempo quello che abbiamo scritto può aiutarci a vederci da un’altra prospettiva, facendoci conoscere meglio noi stessi.

5. Scrivere ci fa volare con la fantasia: per quanto una giornata sia stata grigia e pesante, impugnando la nostra penna o digitando sulla nostra tastiera possiamo raggiungere mondi incantati.

Così come raccontare al foglio le nostre esperienze negative aiuta a guarirle ed esorcizzarle, anche scrivere cose belle e positive aiuta a diffondere un senso di benessere, proprio come accade quando si compila un diario della gratitudine.


Se sei pronto a metterti all'opera e hai sempre sognato di scrivere un libro, leggi subito la guida gratis  “Come si scrive un libro senza perdere tempo… la guida definitiva!”.

 

 

Buona lettura e buon lavoro!


Contenuti in collaborazione con
Ivana Vele Poletti
:

http://colorarelavita.blogspot.com/

 



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Published on June 27, 2022 02:00