Csaba Dalla Zorza's Blog, page 1472
June 25, 2021
Virginia Risso, che mette in scena i diritti delle donne
Virginia Risso ha 26 anni ed è nata a Torino l’8 marzo, una data speciale che si intreccia con la causa per cui si batte. È lei ad aver ideato Emancip(h)ate, lo spettacolo che accende i riflettori su discriminazioni sessuali ed emarginazione sociale. Virginia vive a Roma, dove si è trasferita da studentessa e, dalla capitale, si racconta tra sogni e aspirazioni.
Quando è iniziato il suo amore per la recitazione?
«Sono cresciuta a pane e teatro, grazie a mia mamma che di domenica, quando ero bambina, mi portava al Carignano di Torino. Un luogo magico di cui ricordo il velluto rosso, le tavole di legno e i palchi dorati, dove mi immergevo per perdermi e, alla fine, ritrovarmi. Indelebile nella mia memoria è l’aver assistito a Morte di un commesso viaggiatore con Eros Pagni nel ruolo di Willy Loman. Dai suoi occhi avvertivo la sintonia con il personaggio e allora capii che mi sarei dedicata a quest’Arte, con estrema devozione e rispetto».
Qual è la sua formazione?
«Ho frequentato corsi, laboratori e l’Accademia e tuttora approfondisco la tecnica attraverso workshop e lezioni private. Si tratta di un’eterna scoperta, di un mestiere in cui non si smette mai veramente di studiare. Ho avuto la fortuna di lavorare con numerosi professionisti a livello nazionale e internazionale, entrando a contatto con diversi stili. È importante, secondo me, fare esperienze eterogenee, così come l’assorbire e sprigionare energie nuove. Il confronto è sempre occasione di crescita».
Com’è partita l’avventura di Teatro al Femminile?
«Parliamo di una realtà che, fondata a Torino nel 2017, opera in tutta Italia con l’intento di dar voce alla metà del mondo ancora poco ascoltata. Vogliamo valorizzare la donna, presentarla nelle sue molteplici sfaccettature, senza cadere in banali stereotipi, come troppo spesso accade. Non siamo tuttavia un’élite al femminile, la nostra squadra è eterogenea e ha un ideale comune: l’uguaglianza. Canzoni, spot e programmi televisivi, e dichiarazioni ricorrenti possono trasmettere un concetto sbagliato, ovvero che la prevaricazione sia normale. Eppure non può esistere il concetto di “inferiore”, ma bisogna comunicare l’importanza di avere pari opportunità».
A quali figure storiche si ispira maggiormente?
«Penso ad Emmeline Pankhurst, fondatrice della Women’s Social and Political Union, o all’attivista statunitense Rosa Parks, attivista statunitense. Sono tante le persone di riferimento e i modelli da cui prendere esempio per tramandarne gli insegnamenti alle generazioni future. Non bisogna dimenticare una cosa: quello che abbiamo adesso è il faticoso risultato di lunghe lotte avvenute nel passato».
Come nasce Emancip(h)ate?
«È uno spettacolo, a mio parere, necessario. Osserva un costante sviluppo seguendo aggiornamenti e fatti di cronaca. Il linguaggio utilizzato è la satira, mentre l’ambientazione è il tendone di un circo, nel quale sei clown interpretano vari ruoli, a seconda dell’argomento. L’idea è quella di evidenziare come alcune dinamiche risultino coerenti all’interno di un contesto esasperato e grottesco. Un’ironia che lascia un amaro in bocca difficile da levare via. “Hate”, il termine inglese per odio che si intravede nel titolo, rappresenta un grido di rabbia e protesta verso le ingiustizie. Solo cancellandole potremmo definirci realmente emancipate».
Cosa ti caratterizza maggiormente?
«L’onestà, sulla quale dovrebbe fondarsi ogni rapporto per costruire delle basi solide. Riconoscere le proprie capacità, e i limiti, consente di raggiungere uno stato interiore di pace e gioia oltre e, allo stesso tempo, un’identità forte in grado di affrontare le sfide future. Coltivare una personalità profonda e invincibile è la soluzione per non farsi influenzare da onde transitorie. Il mio interesse per le questioni di genere ha radici profonde, è in me sin da quando ho iniziato a chiedermi perché, nel giorno del mio compleanno, si regalassero le mimose alle donne…».
Max Biaggi, 50 anni a tutta velocità (in pista e fuori)
Cinquant’anni a tutta velocità, in pista e fuori. Max Biaggi non è tipo da guardarsi indietro, ma se lo facesse oggi, arrivato al metaforico giro di boa, vedrebbe una vita ricca di emozioni, con grandi soddisfazioni, sfide vinte e più di un ostacolo superato. Anche da quando non sfreccia più a 350 all’ora su due ruote, a lui le cose «piace farle al massimo». Compreso il ruolo di padre dei due figli avuti dall’ex compagna Eleonora Pedron: Leon Alexandre, 10 anni, e Inés Angelica, 11. Lui li chiama «la ciurma».
Un ruolo, quello del padre, che ha imparato a ricoprire con il tempo, come ha raccontato in una recente intervista alla Gazzetta dello Sport: «I primi due anni mi sentivo non dico inutile, ma poco adeguato. Quando c’è stata più interazione è stata la luce». Essendo separato ormai da snni dalla madre dei suoi figli, con cui ha trascorso 12 anni della sua esistenza, oggi l’ex pilota cerca di sfruttare al massimo il tempo a disposizione con loro: «Ho i bambini con me 10-12 giorni al mese, e ho deciso che devono essere totali. Non voglio una baby sitter, qualcuno che mi aiuti. Me la cavo a cucinare, aiuto coi compiti, li porto alle attività».
Enzo Ferrari diceva che un pilota diventa più lento di un secondo per ogni figlio che gli nasce. Una regola che Biaggi ha sfatato, avendo vinto da padre due dei suoi sei titoli mondiali (quattro in 250 e due in Superbike). Ma oggi l’immagine del padre premuroso non deve ingannare. A cinquant’anni i motori sono sempre parte della vita di Max, che ha una sua squadra nella Moto3, la Sterilgarda Max Racing Team, con cui vuole continuare a trionfare ed emozionarsi, non più in sella da team principal. Non a caso Biagio Antonacci, nell’ormai lontano 1998, gli ha dedicato la canzone Il campione: «Senti la gioia che parte da te e ti chiedi ogni volta: perché questo, mio Dio, l’hai regalato a me?». Versi del brano che spiegano perfettamente la magia che il cinquantenne romano ha saputo regalare quando gareggiava.
Anche fuori dalla pista, Max non si è risparmiato, gettandosi nelle relazioni sentimentali senza paure, non temendo di finire sotto i rilettori, come se affrontasse una curva a gomito o una chicane, frenando poco e sempre all’ultimo. Prima della lunga storia d’amore con Eleonora Pedron, con cui è rimasto in ottimi rapporti, ha avuto donne bellissime, come Anna Falchi, a cui è stato legato per circa due anni, dal 2008 al 2010. Di recente, durante il lockdown, in una diretta Instagram, i due hanno ricordato i momenti più emozionanti della loro storia. Come la prima sera che uscirono insieme, in Sardegna, a Porto Rotondo, quando Max fece scendere ad Anna, in sella a una moto, le scale che conducevano al porto.
Altro nome che ricorre nel passato di Biaggi è quello di Naomi Campbell, con cui nel 1997 avrebbe avuto un flirt, mai confermato dai due (nonostante una paparazzata li avesse immortati intenti a baciarsi). Anzi, intervistato da Candida Morvillo sul Corriere della Sera, Max è stato molto chiaro: «Che devo dire? È bellissima. Ma non siamo mai stati insieme».
Oltre ai flirt chiacchieratissimi con la conduttrice Adriana Volpe e con l’attrice Valentina Pace, più di recente Max ha avuto una storia importante e travagliata con Bianca Atzei, finita in modo traumatico per la cantante, lasciata nell’estate del 2017 dopo che Max aveva subito un bruttissimo incidente che per poco non gli costava la vita. È stato lo stesso ex pilota a spiegare il perché di quella rottura improvvisa: «Mi sono trovato a rivalutare i miei obbiettivi e le mie priorità. Sono diventato più cinico, ho cominciato a scremare, ho tolto il superfluo e, dopo tutto quello che è successo, credo sia stato un cambiamento più che lecito. Ho chiuso un lungo e difficile capitolo della mia vita».
Un capitolo che invece Max ha riaperto, dopo un lungo dolore, è stato quello con la madre, con cui è tornato a parlare dopo 24 anni di silenzio. «I miei si separarono che ero ancora un bambino, fu lei ad andare via di casa e subito mi resi conto di non essere più al centro della sua vita», raccontò nel 2008. Il ravvicinamento alla madre è avvenuto grazie alla paternità. A conferma di quello che lo stesso Biaggi ha ammesso: «La seconda parte del Max è sicuramente migliore, come uomo, relazioni, tutto. Crescendo, diventando padre, tocchi con mano le cose importanti».
LEGGI ANCHERoberto Farnesi, per la prima volta papà (a 52 anni)LEGGI ANCHEBelén Rodriguez, il parto si avvicina: «Sto per esplodere»LEGGI ANCHEMarco Borriello, l’ultimo dei «bomber»: ad Ibiza con Marica PellegrinelliI grandi hotel di Napoli: eleganza e spirito eclettico
Non esistono più gli alberghi di una volta, si potrebbe dire, ma non solo a modi critica. Il mondo dell’hotellerie evolve, guarda al futuro, diventa eco. E cerca di identificare e soddisfare il desiderio di ogni cliente. Così anche il panorama alberghiero di Napoli si è allargato ed evoluto.
Eclettici come parola d’ordine, che siano novità alberghiere come The Britannique Hotel Naples Curio Collection by Hilton, aperto solo pochi mesi fa dopo anni di chiusura della struttura precedente e una totale ristrutturazione, da scegliere anche solo per una visita o una colazione vista mare o l’Hotel Piazza Bellini & Apartements che ha recentemente aggiunto all’offerta alberghiera anche otto appartamenti di design o ancora l’Hotel Paradiso BW Signature Collection in una delle vie più panoramiche della città che si presenta con un recente restyling di fronte alla vista mozzafiato del Golfo.
Ma i classici non sono da meno come il San Francesco al Monte in una struttura che racconta il suo antico passato da convento, tra refettorio e giardini segreti o il Grand Hotel Vesuvio l’elegante e contemporaneo hotel dei grandi divi, che si affaccia sul lungomare e il Grand Hotel Parker’s, con la terrazza panoramica ed il George, ristorante con la stella Michelin appena riconfermata. Senza dimenticare i sempre verdi in posizioni strategiche, come il Renaissance Hotel Mediterraneo, contemporaneo ricco d’arte, nonché promotore dei migliori artisti a due passi dalla famosa via Toledo o il Mgallery Palazzo Caracciolo, monumentale e antica struttura in pieno centro storico, sceltissimo soprattutto da un pubblico internazionale, con le sue corti scenografiche frutto di interessante intervento architettonico. Le new entry poi una vera goduria, non sono alberghi tradizionali ma come se lo fossero dal Foro Carolino in piazza Dante e con servizi al top a SuperOtium, a pochi passi dal Museo Archeologico ed un art concept che ha il merito di stimolare l’interazione fra viaggiatori, artisti, curatori e designer, per una narrazione alternativa di Napoli.
Sono tutti nella gallery sopra.
Pride Mouth: 16 gioie «queer» delle serie di Netflix
La tenerezza di un amore, l’urgenza di gridare al mondo quello che si è senza vergognarsi del giudizio e delle etichette affibbiate dagli altri e lo scintillio dei colori dell’arcobaleno che abbracciano tutti indistintamente. Il mese del Pride, quello che celebra la diversità in tutte le sue forme e sfaccettature, si avvia al termine, ma la battaglia per i diritti e la rappresentazione delle minoranze nel settore audiovisivo, per citare un capolavoro di Wilder, «non va in vacanza», e l’impegno di servizi come Netflix che, ogni anno, alzano l’asticella più in alto per permettere il massimo grado di identificazione tra il pubblico e le storie è assolutamente encomiabile.
https://www.youtube.com/watch?v=bzp_I...Da Baby a Elite, da Pose a Master of None, da Non ho mai… a Sex Education, sono tantissime le serie ad aver inserito all’interno della trama personaggi LGBTQ+ in maniera naturale, così come dovrebbe essere, contribuendo in maniera significativa a rompere un muro che per anni ha impedito a produttori, registi e sceneggiatori di raccontare la realtà così come è sempre stata: diversa, spigolosa, irregolare. Insieme allo slogan «Questo è troppo poco», riferito proprio all’impegno sul tema dei diritti civili portato avanti dalla piattaforma quando si parla di prodotti seriali e documentaristici, Netflix ha deciso di spingersi ancora più oltre, commissionando a 5 artisti esponenti del mondo LGBTQ+ la realizzazione di un’illustrazione dedicata ad alcuni degli show più iconici su questo tema.
[image error]Le tavole che tributano gli amori gay delle serie Netflix[image error]Le tavole che tributano gli amori gay delle serie Netflix[image error]Le tavole che tributano gli amori gay delle serie Netflix[image error]Le tavole che tributano gli amori gay delle serie Netflix[image error]Le tavole che tributano gli amori gay delle serie NetflixLoro sono Flaviano Serva (@avresdesign), creativo pubblicitario romano; Mattia Vegni (@mattia.bau.vegni), illustratore, graphic designer e tatuatore toscano; Martina Pilloni (@blackeyedmarti), artista sarta con la passione per il disegno digitale; Stefano Kerberos (@queerilla), illustratore sardo di 35 anni nonché attivista queer e soft punk; e Ilaria Catalani (@saspieee), illustratrice e fumettista di Civitavecchia. Perché dei diritti dobbiamo occuparci sempre, non solo un mese all’anno. E perché, come giustamente ha sottolineato la campagna promossa dalla piattaforma, «è ancora troppo poco».
Sfoglia la gallery in alto per scoprire 16 gioie queer delle serie tv di Netflix >>
LEGGI ANCHEDiversity Media Awards 2021, Francesca Vecchioni: «Rendiamo giustizia alla rappresentazione delle persone»LEGGI ANCHELe migliori serie gayBelén Rodriguez, il parto si avvicina: «Sto per esplodere»
«Sto per esplodere». Nonostante il fisico statuario, fasciato da uno striminzito costume da bagno, Belén Rodriguez è arrivata agli sgoccioli. «Sono alla trentaseiesima settimana, Santiago è nato alla trentasettesima», ha scritto online, pubblicando fra le Storie di Instagram un selfie in palestra. La showgirl, che insieme ad Antonino Spinalbese è in attesa della prima figlia, Luna Marie, dovrebbe partorire a fine luglio. Ma la voglia di conoscere la piccola, desiderata e cercata, unitamente all’esperienza avuta con il primogenito, Santiago, sembrano far presagire un parto pretermine.

Belén Rodriguez potrebbe accogliere la sua prima bambina da un giorno all’altro, coronando così il proprio sogno di felicità. La showgirl, fidanzata all’ex parrucchiere ventiseienne dalla scorsa estate, ha spiegato come una gravidanza improvvisa abbia risvegliato nei due il desiderio di una famiglia. Quel primo bambino, però, è stato perso: un aborto spontaneo, in seguito al quale Spinalbese e la Rodriguez hanno deciso di provarci. Di mettere su una famiglia nonostante l’amore appena nato. Il mese successivo, la showgirl è rimasta incinta di Luna Marie, il cui sesso e nome è stato annunciato solo mesi dopo.
LEGGI ANCHEBelén Rodriguez gelosa della sua gravidanza e in trepida attesa di «Lunita»LEGGI ANCHEBelén Rodriguez come Demi Moore: il pancione nudo, e «Luna dentro»Piano City Milano 2021: la bellezza di più di 100 concerti dal 25 al 27 giugno
Un’edizione speciale, che segna il ritorno alla normalità (o quasi) e che taglia il traguardo dei 10 anni. Ecco Piano City 2021: più di 100 concerti all’aperto (anche in diretta streaming), in tanti luoghi simbolo della città. Dal 25 giugno fino a domenica 27.
A inaugurare la decima edizione della rassegna, organizzata da da Associazione Piano City Milano e Comune di Milano, alle 21 del 25 giugno sarà il già nominato ai Grammy Awards Roberto Fonseca, che condurrà con la sua musica il pubblico della Galleria d’Arte Moderna lungo uno speciale viaggio sospeso tra tradizione e modernità, in cui i ritmi cubani intrecciano beat, tastiere retro e acrobazie.
Il festival proseguirà nelle giornate di sabato 26 e domenica 27 giugno, un fine settimana speciale in cui le note dei pianoforti risuoneranno da importanti quartieri della città di Milano, attraversando splendidi luoghi come la già citata Galleria D’Arte Moderna, Triennale Milano, il cortile d’onore dell’Università degli Studi di Milano, Volvo Studio Milano, BASE Milano, Padiglione Chiaravalle, mare culturale urbano, i Giardini di Via Mosso (ang. Via Padova), l’Ex Piscina al Parco Trotter, il Giardino San Faustino all’Ortica, Cascina Campazzo, l’Ippodromo Snai San Siro, i nuovi Giardini di Via Dezza (con la preview del 23 giugno), la Fondazione InOltre a Baranzate.
Quattro speciali concerti sono previsti anche al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano, un’iniziativa promossa insieme al Comune di Milano per festeggiare la fine dei lavori di ristrutturazione dello storico teatro milanese chiuso da 22 anni.
Tra gli artisti, Frida Bollani Magoni, Raphael Gualazzi, Vinicio Capossela, Rita Marcotulli, Paolo Jannacci, Giuseppina Torre, Enrico Intra, Leonora Armellini.
(ingresso libero, previa prenotazione obbligatoria su www.pianocitymilano.it).
LEGGI ANCHEFrida Bollani Magoni: «La musica mi ha insegnato che nulla è impossibile»
Tilda Swinton, i film di Pasolini rivivono in una performance di moda
Interprete istrionica e dalle infinite sfaccettature espressive, Tilda Swinton è una delle attrici che, nel corso della sua lunga carriera, ha vissuto più «vite», incarnando una miriade di ruoli estremamente diversi l’uno dall’altro. E la sua ultima opera, in questo senso, rispecchia alla perfezione la sua naturale attitudine al camaleontismo: questa sera, 25 giugno, l’artista sarà protagonista della performance Embodying Pasolini, durante la quale riporterà in vita alcuni dei costumi più iconici apparsi nei film del regista e indimenticabile artista. L’evento, che avrà luogo dalle ore 18 alle 22 nelle sale della Pelanda del Padiglione Espositivo al Mattatoio, nel cuore del quartiere Testaccio di Roma, è un dialogo fuori dal tempo tra Tilda Swinton e Pier Paolo Pasolini.
Il tutto attraverso la produzione del celebre storico di moda ed ex direttore del Museo Galliera di Parigi, Olivier Saillard, nell’ambito del progetto Romaison, con l’organizzazione di Zétema Progetto Cultura e la curatela della storica Clara Tosi Pamphili. Durante il magnetico spettacolo l’attrice disimballa, mostra e prova i costumi, a volte con l’aiuto di Saillard, approfondendo attraverso gesti e parole le storie dietro a ognuno di loro, tra cinema e sartoria. Una performance artistica unica nel suo genere, con circa 40 abiti disegnati da Danilo Donati per i lungometraggi del compianto regista, da Edipo Re a Il Decameron: la collezione viene conservata presso la storica Sartoria Farani, e comprende abiti, cappotti e blocchi di legno utilizzati per realizzare i cappelli visti nei film.
L’evento è in sé uno show – con la possibilità di vederlo anche online in diretta – ma, di fatto, è stato concepito nel dettaglio come una vera e propria esposizione, per quanto in movimento e in continua evoluzione: «Quello che vedranno gli spettatori saranno due persone che stanno cercando di capire come incarnare Pasolini, ma onestamente anche Olivier e io non sappiamo davvero cosa stiamo facendo e penso che sia un ottimo punto di partenza», ha dichiarato Tilda Swinton. Un héritage, quello del leggendario drammaturgo, che mostra ancora una volta la sua rilevanza al di là del tempo, in sempre nuove interpretazioni, forme e simbolismi.
LEGGI ANCHETilda Swinton, 60 anni di look fantastici (dentro e fuori lo schermo)LEGGI ANCHETilda Swinton rivela: «Ho sempre sentito di essere Queer»Frida Bollani Magoni: «La musica mi ha insegnato che nulla è impossibile»
Sedici anni e piena di talento. Frida Bollani Magoni in mezzo alla musica c’è cresciuta – figlia d’arte (suo papà è Stefano Bollani, la mamma Petra Magoni) e allieva di un grande maestro, Paolo Razzuoli, non vedente, che le ha insegnato a leggere gli spartiti, visto che anche lei è ipovedente – e ora la manovra con la perizia e la passione dei grandi. Il pubblico dei social, si dice così, l’ha scoperta questa primavera quando, ospite del programma del padre e di sua moglie Valentina Cenni, Via dei Matti n°0, ha incantato tutti con la sua voce. «Sono rimasta anch’io sorpresa dall’affetto ricevuto», racconta, tra una data e l’altra della sua prima vera tournée dopo aver finito la scuola (il liceo musicale di Pisa), «È stata un’esplosione, un’ondata enorme». Poi è arrivata la grande chiamata per il 2 giugno. Al Quirinale, di fronte al presidente Mattarella. «Suono e canto da quando ero piccolissima, così oggi a certi eventi vado con una certa tranquillità», continua, «Ecco quel giorno non è stato così. Per il presidente, ma anche per tutti gli studenti della mia età che erano lì ad ascoltarmi. Di solito non canto in italiano e lì l’ho fatto (La cura di Battiato e Caruso)». Frida sarà in giro per l’Italia fino a inizio agosto. A Milano suona il 27 giugno, alla Galleria d’arte moderna, ore 19, all’interno di Piano City che – finalmente – torna a riempire di musica la città (dal 25 giugno, fino a domenica 27). «Il piano è lo strumento più importante, lo strumento di accompagnamento per eccellenza, oltre a essere splendido anche suonato da solo».
Il momento più emozionante: «Non saprei penso sia emozionante sempre, forse il finale dei concerti, perché quando si inizia ci si deve caricare e si deve caricare anche il pubblico». Prime volte: «Canto e suono il pianoforte da quando ho due anni. Certo, ora lo faccio in modo molto diverso, ma mia mamma, che fa la cantante, mi ha raccontato che sono salita sul palco la prima volta quando ancora ero in pancia. Le prime esibizioni pubbliche le ho fatte a 8 anni, lì si che ero agitata».
Casa: «Sono cresciuta circondata da arte, da musica. Ho un nonno che dipinge, mia mamma fa la cantante, papà il pianista, Ho iniziato così a due anni, quasi per gioco. Lo studio del pianoforte e la professionalità è arrivata dopo». Maestri: «Devo tanto al maestro Razzuoli. È stato il primo insegnante che mi ha introdotto alla notazione musicale. Senza di lui non avrei mai letto la musica, prima suonavo solo a orecchio. Spesso alcune cose le puoi fare solo a orecchio, ma la lettura della musica è fondamentale. Inoltre, mi ha un po’ insegnato a stare al mondo, io ero una che si sottovalutava, pensavo che qualsiasi cosa fosse difficile per me, difficile da studiare, da suonare. Lui mi ha insegnato che nulla è impossibile. Mi ha fatto un po’ il mazzo (ride, ndr) e sono contenta che l’abbia fatto».
Lockdown: «Mi è mancato esibirmi dal vivo, e andare ai concerti. Ma ho passato tanto tempo, soprattutto durante il primo lockdown. Ogni giorno ho fatto una diretta Instagram, il mio pubblico me lo sono un po’ creata così. Ero a casa con mia madre e mio fratello e ho suonato ogni domenica pomeriggio alle 17, non ho saltato nemmeno quella di Pasqua».
Da grande: «Sono sempre stata orientata verso questo mestiere, non perché fossero i miei a spingermi o a influenzarmi. L’interesse per la musica è sempre stato una mia cosa innata. Quasi il mio unico interesse, non ho mai pensato di fare altri lavori. Forse a un certo punto la gelataia (ride, ancora). Genitori: «Mi sono seduta spesso al piano con mio padre, ma non è stato il mio maestro, o meglio lo è stato per altre cose. Da lui e da mia madre ho imparato osservandoli, andando ai loro concerti, assistendo ai soundcheck, viaggiando con loro. Il resto l’ho imparato sul campo. Vivo di musica. La musica è ciò che mi fa felice, è la mia vita».
Foto: Pedra Magoni
LEGGI ANCHEAlessandro Preziosi: «Masantonio? Un Avenger senza tuta»LEGGI ANCHEEma Stokholma: «Italia, je t'aime»L’edificio crollato a Miami, «Continuiamo a chiamare, ma nessuno risponde»
«Sono qui, ma non ho speranze». Pablo Rodriguez, 40 anni, di Miami, è al centro per i familiari delle persone che vivevano nel palazzo crollato. A USA Today ha raccontato che lì vivevano sua madre di 64 anni e sua nonna di 88. «Continuiamo a chiamare, ma nessuno risponde» dice invece Nicolas Fernandez che aveva amici nell’edificio. Si è attaccato al telefono praticamente al momento del crollo, ma non tutti i numeri suonano a vuoto.
Prima il boato e poi il crollo, quindi una nuvola di polvere che ha oscurato tutto. È impressionante il video di una telecamera di sorveglianza che ha ripreso il disintegrarsi di un palazzo di 12 piani. Le immagini sono state diffuse dalle televisioni americane e rilanciate in rete. A 24 ore dal crollo sono 102 le persone ritrovate, 99 i dispersi e sarebbero 3 i morti accertati. Un bilancio destinato a cambiare.
https://twitter.com/aileenwthenews/st...Per cercare di raggiungere i sopravvissuti evitando nel contempo altri crolli le squadre di soccorso stanno scavando un tunnel nel parcheggio sotterraneo. Riferiscono di aver sentito colpi e rumori, ma nessuna voce.
Fra le persone di cui non si hanno notizie ci sono molti cittadini del Sud America. Ci sono anche tanti appartenenti alla comunità ebraica e tante coppie. Nicole e Ruslan Manashirov vivevano qui da un paio di mesi. Theresa Velasquez, 36 anni, era in visita dai genitori. Mancano all’appello Alfredo e Lorenzo Leone, padre e figlio. Sono all’ospedale la moglie e la figlia di Edgar Gonzalez, ma di lui non si hanno notizie. Come non se ne hanno di Fabian, Andres e della figlia adottata da poco, Sophia.
https://twitter.com/DailyCaller/statu...I residenti dei palazzi vicini a Surfside, piccolo comune a nord di Miami Beach, hanno pensato a un temporale nel cuore della notte, erano le due del mattino a Miami, o a un terremoto e si sono poi trovati davanti a uno scenario simile a quello dell’11 settembre.
L’ala crollata è parte di un condominio costruito nel 1981 con oltre 130 unità, di cui circa 80 occupate. È caduta una delle tre ali, pavimenti e balconi si sono accartocciati. Questa è l’immagine apparsa ai vicini che hanno potuto vedere la scena quando si è alzata la polvere. Tutti hanno temuto che anche le loro case crollassero. Davanti a loro c’era una voragine e non potevano più uscire dalle loro case.
Nulla si sa della causa del crollo. Kenneth S. Direktor, legale di una parte dei residenti, ha detto al New York Times che erano in programma lavori di restauro, ma non perché fossero stati riscontrati problemi strutturali. Si era però abbassato il terreno già negli anni Novanta secondo Shimon Wdowinski, docente della Florida International University, che ha parlato con la CNN.
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A quasi un anno e mezzo dall’uscita della seconda stagione, Sex Education si riaffaccia sul catalogo Netflix per la gioia degli abbonati in crisi d’astinenza. La data è fissata per il 17 settembre: sarà allora che rientreremo all’istituto Moordale e ritroveremo Otis (Asa Butterfield), Maeve (Emma Mackey), Eric (Ncuti Gatwa) e tutti i personaggi cui ci siamo affezionati e che abbiamo lasciato in sospeso da troppo tempo. Dopo una lunga pausa dovuta alla pandemia e al blocco delle riprese, l’uscita della terza stagione di Sex Education si è fatta attendere ma, a giudicare dalle prime immagini e dai primi rumors, sembra che il pubblico non rimarrà deluso.
La storia riprenderà lì dove si era interrotta: con Otis che, dopo la fine della sua relazione, si lascia andare al sesso occasionale; Eric che è ormai pronto a ufficializzare la sua relazione con Adam (Connor Swindells) e Jean (Gillian Anderson), la sessuologa e madre di Otis, alle prese con una nuova gravidanza. Nella scuola, intanto, arrivano diversi cambiamenti. La nuova preside Hope (Jemina Kirke) vuole riportare Moordale a degli standard elevati di eccellenza superando la gestione di Mr. Groff (Alistair Petrie), che non solo deve fare i conti con la relazione omosessuale del figlio Adam, ma anche con l’arrivo del fratello Peter, interpretato da Jason Isacs. Tra le novità della nuova stagione ci sono anche Cal (l’esordiente Dua Saleh) un nuovo studente non binario, e Anna (Indra Ovè), la madre adottiva di Elsie, la sorella di Maeve (Emma Mackey).
[image error]Sex Education, la seconda stagione[image error]Sex Education, la seconda stagione[image error]Sex Education, la seconda stagioneSex Education è scritta da Laure Nunn e prodotta da Eleven. Il team di sceneggiatori comprende Sophie Goodhart, Selina Lim, Mawaan Rizwan, Temi Wilkey e Alice Seabright, con il contributo di Jodie Mitchell, mentre la terza stagione, che vedrà Jackson (Kedar Williams-Stirling) prendersi una cotta ed Aimee (Aimee Lou Wood) scoprire il femminismo, è diretta da Ben Taylor e Runyararo Mapfumo. Laurie Nunn, Ben Taylor e Jamie Campbell sono i produttori esecutivi.
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