Csaba Dalla Zorza's Blog, page 1471
June 26, 2021
È fortunata chi ha un’amica del cuore di questi segni zodiacali
«Friendship never ends», cantano le Spice Girls dagli anni 90. Ma l’amicizia, soprattutto di questi tempi, è vista sempre più come un tesoro prezioso, difficile da mantenere e trovare. I rapporti sono sempre più superficiali e pur essendo circondati di persone, reali e virtuali, il senso di solitudine è spesso forte perché alla base ciò che manca è la complicità unita alla sensazione di essere accettati semplicemente per quel che si è.
L’emergenza Covid, poi, ci ha messo un carico da novanta e molti rapporti sono andati in pezzi. Il lato positivo? Quelli che sono rimasti sono di certo i legami affettivi più veri e sinceri. Pochi ma buoni, è davvero il caso di dire. Ci siamo chiesti, allora, quanto conti l’oroscopo nello stabilire il nostro livello di intensità amichevole. Certamente ognuno vive l’amicizia secondo il proprio carattere e la propria indole e non è semplice stabilirne la portata emotiva. Ma ci sentiamo di dire che il mantra da seguire è questo: sii la migliore amica che sei nata per essere e avrai la migliore amica che meriti di avere.
Partiamo però dalle congiunzioni astrali che permettono già d’individuare chi sono i best friend dello zodiaco: «Il Pianeta che dobbiamo guardare all’interno del nostro tema natale per comprendere il nostro livello di amicizia è Giove. Avere un Giove congiunto all’ascendente o al Sole ci rende buone amiche, perché questo è il Pianeta della convivialità, dello stare bene con gli altri, dell’unione amichevole», spiega l’astro blogger Ginny, fondatrice di Una Parola Buona Per Tutti.
Analizzando e incrociando poi le caratteristiche di sincerità, empatia, capacità di ascolto, onestà e desiderio di condivisione di ognuno emerge il segno queen dell’amicizia. «La Bilancia è il segno del due per eccellenza, molto dedicata sia al partner che all’amica/o. L’amicizia per questo segno è vissuta con grande serietà e senso etico. Avere un’amica Bilancia è avere una migliore amica», sottolinea Ginny. In ogni caso, non solo Bilancia. Ogni segno, secondo le sue sfumature vive l’amicizia in un determinato modo ma sempre speciale, tra chi come i segni d’Aria, ha l’attitude della condivisione fino ai solitari Scorpione e Capricorno che, comunque, possono rivelarsi amici sinceri, seppur agendo in modalità esclusiva con poche persone.
Nella gallery le 50 sfumature dell’amicizia declinate per tutti i segni dello Zodiaco spiegate da Ginny.
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È una giostra, ma non è un gioco. È una giostra fatta per pensare. Si chiama Battaglia aerea ed è un’installazione del duo PetriPaselli, composto da Matteo Petri e Luciano Paselli, e curata da Lorenzo Balbi, direttore artistico del museo di arte moderna di Bologna. Si trova fuori dal Museo della Memoria di Ustica e vuole rappresentare quello che accade nella notte del 27 giugno del 1980 nel cielo sopra l’Italia.
L’opera è una giostra Telecombat da luna park, con le navicelle che si alzano e si abbassano. L’invito è a sparare agli altri per restare fino alla fine del giro. Chiaramente è una provazione. «Non volevamo essere offensivi, tutt’altro. Volevamo creare un contrasto con quello che è successo dopo l’incidente», ha detto Petri. «Ci siamo concentrati sulla guerra e sulle battaglie aeree», ha aggiunto Paselli, «la guerra che c’è stata in quella notte e la giostra di menzogna degli anni successivi per mascherare, depistare e nascondere quello che è successo».
Da anni Daria Bonfietti lo ripete ricordando quella notte. «Il governo del mio paese, l’Italia, deve chiedere ad altri Paesi cosa ci facevano quella notte nei nostri cieli. È evidente a tutti: quello che non si sa è perché era indicibile per questi Paesi. La verità sulla strage la conosciamo. Sappiamo che in Italia” il 27 giugno 1980 “è stato abbattuto un aereo civile in tempo di pace, questa è la verità, non sappiamo ancora da chi è stato abbattuto, ma lo sapremo quando il nostro Paese avrà la forza di chiedere le risposte ai Paesi amici ed alleati che ancora non ce lo dicono».
È la notte in cui ha perso suo fratello che era fra le 81 persone a bordo del Dc-9 Itavia Bologna-Palermo abbattuto nei cieli di Ustica la notte del 27 giugno del 1980. Sono passati quarant’anni. Il volo era partito con due ore di ritardo da Bologna ed era diretto a Palermo. Doveva atterrare 15 minuti dopo le 21. Se ne sono invece perse le tracce sui radar poco prima delle 9 di quella sera. Si disse un cedimento strutturale, una bomba a bordo, i processi negli anni raccontano invece di una battaglia quella notte nei cieli italiani. Una ricostruzione che è arrivata a sentenza definitiva, in Cassazione.
Il Museo della Memoria di Ustica ospita quanto resta di quel volo, il recupero è del 1987, insieme a una installazione permanente di Christian Boltanski con 81 flebili luci e 81 specchi neri che coprono altoparlanti da cui arrivano frasi sul ricordo e la preoccupazione. «Il nostro obiettivo», ha detto Daria Bonfietti, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, «è fare memoria attorno al museo, nel miglior modo possibile. Vogliamo ricordare attraverso le arti, partendo dalle verità che hanno scritto le sentenze dei tribunali».
Nemmeno la desecretazione dei documenti sulle stragi voluta dal governo Renzi ha portato nuovi documenti. «Quella notte è assente nelle carte dell’amministrazione pubblica. Non c’è niente del 1980 e degli anni successivi. Non c’è niente al ministero dei trasporti che invece è quello che nomina subito una commissione per accertare quello che è accaduto. Le perizie sono del 1982 e poi non c’è altro» ha spiegato a Vanity Fair Daria Bonfietti.
Se negli anni è stato ricostruito cosa è successo quella notte nei cieli italiani, non è altrettanto appurato quali forze fossero in campo in quella che il giudice Rosario Priore ha definito una guerra aerea. Era la notte del 27 giugno 1980.
IL VOLO
Il volo di linea IH870, partito da Bologna e diretto a Palermo era operato dall’aeromobile DC-9 I-TIGI (quest’ultima sigla tornerà nello spettacolo dedicato a Ustica da Marco Paolini) della compagnia aerea Itavia. A bordo c’erano 81 persone fra passeggeri e membri dell’equipaggio, che avevano atteso per oltre due ore di partire. L’aereo è esploso in volo ed è caduto nel mar Tirreno nelle acque fra le isole di Ponza e Ustica. L’ultimo contatto con l’aeroporto di Roma-Ciampino, che aveva la competenza su quel tratto dell’aerovia Ambra 13, è alle 20 e 59. Passarono 5 minuti, ma dal volo nessuno rispose alla chiamata per l’autorizzazione di inizio discesa su Palermo. Da qui i tentativi di contatto da parte delle torri di controllo di Roma e Palermo e anche di due voli sulla stessa rotta. Nessuna risposta.
DOVE È FINITO IL DC-9?
Le operazioni di soccorso partirono alle 21 e 25 dirette dal Comando del soccorso aereo di Martina Franca. Da Ciampino alle 21 e 55 decollarono gli elicotteri per la perlustrazione della zona del probabile incidente. L’aereo era dato per disperso. Solo la mattina dopo un elicottero di soccorso individuò a circa 110 km a nord di Ustica alcuni detriti in superficie. Dopo arrivano gli altri pezzi dell’aereo e i corpi dei passeggeri. Furono ritrovate solo 38 salme.
COSA È SUCCESSO
Le ipotesi fatte sono state tante, varie e per lo più smentite. Non hanno trovato credito quella del cedimento strutturale e dell’esplosione interna. Sono state scoperte parti integre della fusoliera, segno che non poteva esserci stata un’esplosione partita da dentro l’aereo.
LE INCHIESTE
L’ipotesi accertata dalla magistratura (il giudice Rosario Priore nel 1999) è che l’aereo di linea si sia trovato sulla linea di fuoco di un combattimento aereo in cui sarebbero stati coinvolti francesi, libici e statunitensi. Il volo Itavia sarebbe stato colpito per errore da un missile lanciato da un caccia Nato contro un Mig libico. Sull’aereo dello stato nordafricano, secondo quanto riportato dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ci sarebbe stato il leader libico Gheddafi e a lanciare il missile sarebbe stato un mirage francese. Oppure il Dc-9 sarebbe stato colpito direttamente da uno dei velivoli in campo. La scatola nera aveva registrato fino a quel momento dati regolari per il volo. La registrazione finisce con la parola Gua… che potrebbe essere «guarda», ma non ce ne è conferma.
GLI OCCULTAMENTI
Di quella notte restano nei registri aerei e militari meno tracce di quello che ci si potrebbe aspettare. Così lo racconta Daria Bonfietti. «Quello che è successo è quello che ci ha consegnato la magistratura nel 1999, quella del giudice Priore. Il DC9 è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea. Però chi aveva intelligenza, consapevolezza e coscienza di quanto accaduto ha fatto il possibile per distruggere tutta la documentazione possibile. Dai tracciati radar mancano piccoli pezzi: dalle 8 alle 8 e 15 a Poggio Renatico, dalle 8 e 20 alle 8 e 40 a Grosseto. Come dice Priore nelle tre pagine sulla distruzione delle prove: “Una mente intelligente ha tolto tutto quello che pensava potesse essere utile alla ricostruzione”».
Un muro di gomma quello delle autorità con pagine che sparivano da registri e documenti sempre attorno all’ora del disastro. Nessuno poi ha confermato che fosse proprio il serbatoio esterno di un aereo militare trovato nel momento del recupero del DC-9. Non gli americani e nemmeno i francesi. L’ammiraglio James Flatley al comando della portaerei USS Saratoga, ancorata nel golfo di Napoli, dopo aver dichiarato che «dalla Saratoga non fu possibile vedere nulla perché tutti i radar erano in manutenzione», disse poi che uno non lo era e che aveva registrato «un traffico aereo molto sostenuto nell’area di Napoli, soprattutto in quella meridionale». Anche i registri radar della Saratoga sono andati persi. La zona sud del Tirreno sembrava essere utilizzata per esercitazioni NATO e anche come via di passaggio dagli aerei libici che si mimetizzavano nella rete radar mettendosi in coda al traffico aereo civile italiano.

IL MIG LIBICO
Il 18 luglio 1980 la carcassa di un MiG-23MS dell’Aeronautica militare libica venne ritrovato sui monti della Sila, in Calabria. È stata fatta l’ipotesi che fosse caduto nello stesso periodo del DC-9 e dichiarato solo in seguito e che quindi fosse coinvolto nei fatti della notte. Come sempre nei fatti che riguardano Ustica si è detto tutto e il contrario di tutto: che il pilota fosse morto da poche ore come che la morte risalisse ad almeno 20 giorni prima del 18 luglio.
QUEL CHE RESTA DEI RADAR
Qualcosa di quanto registrato la notte del disastro è rimasto. Fra frasi tagliate e nastri sovraincisi si legge. «Sta’ a vedere che quello mette la freccia e sorpassa!». «Stavano razzolando degli aerei americani… Io stavo pure ipotizzando una collisione in volo». «Allora io chiamo l’ambasciata, chiedo dell’attaché… eh, senti, guarda: una delle cose più probabili è la collisione in volo con uno dei loro aerei, secondo me, quindi…». Tutte smentite o riviste negli interrogatori. Disse il capitano Grasselli: «Normalmente chiamavamo l’ambasciata americana per conoscere che fine avevano fatto dei loro aerei di cui perdevamo il contatto. Non penso però che quella sera la telefonata all’ambasciata americana fu fatta per sapere se si erano persi un aereo. Ho ritenuto la telefonata un’iniziativa goliardica in quanto tra i compiti del supervisore non c’è quello di chiamare l’ambasciata». Così il capitano Guidi: «Ho un ricordo labilissimo anzi inesistente di quella serata. Nessuno in sala operativa parlava di traffico americano, che io ricordi… Pensando che l’aeromobile avesse tentato un ammaraggio di fortuna, cercavamo l’aiuto degli americani per ricercare e salvare i superstiti».
LE MORTI SOSPETTE
Il maresciallo Mario Alberto Dettori è stato trovato impiccato il 31 marzo 1987, in un modo definito dalla Polizia scientifica innaturale. Era l’uomo che aveva confidato alla cognata che quella notte si fosse stati a un passo dalla guerra. Disse alla moglie: «Sono molto scosso… Qui è successo un casino… Qui vanno tutti in galera!». Anche il maresciallo Franco Parisi è stato trovato impiccato il 21 dicembre 1995. Era di turno la mattina del 18 luglio 1980, data del ritrovamento del MiG libico sulla Sila. È morto poco prima di comparire per la seconda volta in tribunale. Ci sono almeno altri dieci casi fra incidenti stradali e morti naturali di persone in qualche modo collegate al caso Ustica. Erano in servizio a Grosseto all’epoca dei fatti i colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli morti nell’incidente di Ramstein con le Frecce Tricolori il 28 agosto 1988. Erano in volo su uno degli F-104 e lanciarono l’allarme di emergenza generale di cui nessuno tenne conto.

L’ISTRUTTORIA PRIORE
Le indagini si conclusero il 31 agosto 1999 con alcune certezze. L’esclusione delle ipotesi di una bomba a bordo e di un cedimento strutturale. La causa del disastro era un evento esterno al DC-9. Quale e per responsabilità di chi è ancora da accertare. «L’inchiesta», si legge nel documento, «è stata ostacolata da reticenze e false testimonianze, sia nell’ambito dell’aeronautica militare italiana che della NATO, le quali hanno avuto l’effetto di inquinare o nascondere informazioni su quanto accaduto».
Questa la conclusione: «L’incidente al DC-9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC-9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti».
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Da oggi entra in vigore la nuova legge sull’eutanasia in Spagna, il settimo Paese al mondo (e il quarto in Europa) a depenalizzare l’aiuto a morire per le persone affette da patologie gravi e incurabili.
La norma, che è stata approvata in Parlamento il 18 marzo, dopo anni di battaglie civili da parte delle associazioni e dei familiari di persone affette da malattie incurabili, stabilisce che l’eutanasia (la morte indotta da un professionista sanitario) o il suicidio assistito (la morte autoindotta con un farmaco prescritto da un medico) possano adesso venire richiesti da persone affette da malattie «gravi e incurabili» o «croniche e disabilitanti» che provochino «una sofferenza insopportabile».
A offrire questa prestazione sarà il sistema sanitario nazionale: ad averne diritto saranno le persone che vivono in Spagna da almeno un anno. Il procedimento per dare il via libera all’aiuto a morire durerà circa cinque settimane: il paziente sarà chiamato a esprimere il proprio consenso in quattro occasioni e almeno due medici estranei al caso dovranno autorizzare la sua richiesta.
Ci sono, però, ancora diversi dubbi su come verrà applicata la nuova legge. Uno dei punti più discussi è quello degli obiettori di coscienza: in alcune regioni sono state stilate liste di operatori sanitari contrari all’eutanasia, ma c’è chi critica questa strategia, sostenendo che in questo modo si potrebbe essere spinti a iscriversi a priori quando invece sarebbe meglio riflettere sull’obiezione caso per caso.
Inoltre il Partito popolare, leader dell’opposizione al governo di centrosinistra, e il partito di estrema destra Vox, hanno presentato una denuncia contro la nuova legge alla Corte costituzionale del Paese.
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Da Beni culturali a Ingegneria, da Scienze motorie a Economia, la scelta della facoltà universitaria giusta è sempre un gran dilemma per i giovani maturandi che vorrebbero intraprendere un nuovo percorso di studio. Tuttavia, per venire incontro a questa esigenza comune e spesso non semplice da risolvere, sono disponibili sul web alcune piattaforme di orientamento in grado di suggerire l’ateneo e la facoltà più appropriata sulla base delle attitudini e competenze specificate dallo studente.
Tra queste troviamo Orientami, una piattaforma nata ad Harvard nel 2019 dall’unione di Elisa Piscitelli e Mariapaola Testa, che si rivolge agli studenti delle superiori, e in particolare delle classi terze, quarte e quinte. Sfruttando tecniche sviluppate da esperti dell’orientamento di Harvard, la piattaforma si basa su tre fattori fondamentali ossia, la consapevolezza, la curiosità e il coraggio dello studente. I percorsi organizzati hanno una durata di circa 2 o 3 mesi e offrono supporto per formulare criteri di scelta in base all’affinità con le proprie passioni e la domanda nel mondo del lavoro, oltre a fornire informazioni utili affinché i ragazzi non siano guidati esclusivamente da stereotipi. Copre tutte le aree universitarie, da Medicina a Giurisprudenza e inoltre, offre la possibilità di dialogare faccia a faccia con i testimoni di Orientami per saperne di più sulla loro esperienza e la situazione reale del settore lavorativo.
Anche Socratically offre dei corsi online mirati all’orientamento universitario e che si sviluppano nell’arco di un fine settimana in cui, durante una prima sessione, si assiste a una presentazione della facoltà di interesse dello studente mirata a sfatare alcuni miti, offrire una percezione reale del percorso di studi e quindi dei relativi sbocchi nel mondo del lavoro. In seguito, è previsto un Academic Challenge ossia lo svolgimento di un compito in piena autonomia che successivamente verrà discusso durante la fase finale che prevede l’analisi di alcuni casi studio e un gioco di ruolo in cui dovremo coprire il ruolo di un professionista nell’ambito di interesse scelto.
Universitaly, invece, è un portale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sviluppato per affiancare gli studenti nella scelta del percorso di studi più adatto. Infatti, attraverso un’interfaccia utente intuitiva, la piattaforma illustra a studenti e famiglie le schede dei vari atenei italiani, i relativi corsi di laurea attivati e fornisce informazioni utili sulle rette e contributi da sostenere.
Ovviamente, oltre alle soluzioni proposte, anche le scuole superiori e le Università organizzano iniziative dedicate all’orientamento degli studenti: per conoscerle, è necessario consultare i rispettivi siti internet ufficiali o direttamente gli uffici di segreteria. Tuttavia, mentre fate la vostra scelta, date un’occhiata alla gallery: sono elencate le Università migliori al mondo secondo US News and World Report.
LEGGI ANCHEEcco i professionisti (e titoli di studio) più ricercati nel mercato fino al 2024LEGGI ANCHELa top ten delle università italianeLEGGI ANCHECome prepararsi per superare il test di Medicina?Madonna e l’esibizione a sorpresa al Pride di New York: «Amore e coraggio»
È salita sul bancone del bar all’improvviso, scortata da un cordone di bodyguard, e ha iniziato a cantare mandando in delirio i presenti. L’esibizione a sorpresa di Madonna alla Boom Boom Room dello Standard Hotel, a New York, ha aperto il weekend del Pride nella Grande Mela: il primo di una lunga serie di eventi arcobaleno che coloreranno la metropoli, con l’artista americana nel ruolo di madrina.
Tra i progetti in cui è coinvolta Madonna, spicca un’installazione video firmata da Ricardo Gomes, proiettata in diversi formati sugli schermi di Time Square per celebrare la comunità LGBT+ e la libertà di espressione. Inoltre la popstar ha annunciato l’apertura di un’asta di tre polaroid autografate – scattate durante la realizzazione della clip – i cui fondi andranno all’Hetrick-Martin Institute.
https://www.youtube.com/watch?v=N04CD...E aveva uno scopo benefico pure l’inaspettata performance al Boom x Pride, davanti a celebrità come Billy Eichner, Andy Cohen e Zachary Quinto, e ad una folla di fan che hanno preso d’assalto le porte dell’esclusivo locale. «Questa celebrazione senza le persone, sarebbe stata una tragedia», ha detto Madonna, che ha cantato due sue hit, la celebre «Hung Up» e la più recente «I Don’t Search I Find».
In effetti, gli eventi del Pride segnano il ritorno alla vita di New York dopo la pandemia, feste chiassose dopo 15 mesi di «silenzio»: «Abbiamo imparato a non dare niente per scontato, non sappiamo mai cosa ci aspetta dietro l’angolo», ha aggiunto Madonna, mentre sui muri venivano proiettate alcune parole chiave che anche lei ha ricordato sulla sua pagina Instagram: «Amore», «Coraggio», «Niente paura».
«La nostra lotta, per uguali diritti».
LEGGI ANCHEDavid Banda, figlio di Madonna, sfila in lungoLEGGI ANCHEI Maneskin sulla cover speciale Pride di Vanity FairOmicidio Floyd: l’agente Derek Chauvin condannato a 22 anni e mezzo
La famiglia e i legali di Floyd avevano chiesto per lui la massima pena, ovvero 30 anni di carcere. Ma la sentenza emessa nelle scorse ore dal tribunale ha deluso le aspettive di molti: l’ex agente di polizia Derek Chauvin è stato condannato a 22 anni e mezzo di carcere per l’omicidio di George Floyd, una pena ritenuta da tanti troppo debole. Fuori dal tribunale di Minneapolis una moltitudine di persone attendeva il verdetto sventolando l’immagine di George Floyd e urlando a squarciagola quello che è ormai diventato un grido universale: Black Lives Matter. L’amarezza fra i presenti è palese: si chiude in questo modo un caso che ha segnato profondamente l’America con ripercussioni in tutto il mondo, ma delude le aspettative di chi avrebbe voluto quella che considerava “una sentenza esemplare”, ovvero la massima pena per un atto violento e ingiustificato.
LEGGI ANCHEArrestato l'ufficiale che ha ucciso George Floyd: rischia 25 anni di prigionePrima di emettere la sentenza, il giudice Peter Cahill ha sottolineato di aver preso la sua decisione «non sulla scia delle emozioni e della simpatia ma sui fatti. La mia decisione è accompagnata a un memorandum di 22 pagine che la spiega e non vuole essere un messaggio a nessuno», come riporta l’agenzia Ansa.
Anche il presidente Joe Biden ha commentato il verdetto, evidenziando che: «Non sono a conoscenza di tutte le circostanze che sono state considerate ma la sentenza “sembra appropriata”».
Presente in aula dopo due mesi trascorsi in cella di isolamento, Derek Chausin è rimasto impassibile di fronte al verdetto e con il volto per quasi tutto il tempo coperto dalla mascherina. L’ha tolta solo per pochi istanti quando ha preso la parola per rivolgersi alla famiglia di George Floyd alla quale, con voce tremante e visibilmente scosso, ha espresso le sue condoglianze.
Sua madre, Carolyn Pawlenty, era precedentemente intervenuta per rivolgersi al giudice e al pubblico: «Lo hanno descritto come aggressivo, incurante e razzista. Ma voglio dirvi che non è così: è una brava persona», ha detto.
Al giudice Cahill si è rivolta anche la famiglia di Floyd, inclusa Gianna, la figlia di 7 anni collegata via video. A chi le ha chiesto cosa vorrebbe dire a suo padre, lei ha risposto: «Vorrei dirgli che mi manca e che gli voglio bene».
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Harry è sbarcato a Londra: la quarantena e la misteriosa visita della regina Elisabetta
Welcome back! Il principe Harry, dopo un volo di circa dieci ore da Los Angeles, è sbarcato a Londra, più precisamente all’aeroporto di Heathrow. Secondo la ricostruzione fotografica del Daily Mirror, il duca di Sussex è salito su un van scuro ed è stato portato subito a Frogmore Cottage, dove trascorrerà i canonici cinque giorni di quarantena stabiliti dalle norme anti-coronavirus vigenti nel Regno Unito.
Stando al report del Sun, però, Harry potrebbe aver ricevuto la visita a sorpresa della regina Elisabetta, che è stata immortalata mentre si dirigeva proprio verso Frogmore pochi minuti dopo l’arrivo del nipote. Non è dato sapere se i due si siano davvero incontrati di persona e se con loro ci fosse pure qualche altro membro di casa Windsor, certo è che il duca e la sovrana hanno parecchio di cui parlare.
Per molti osservatori reali, Sua Maestà – 95 anni compiuti ad aprile – potrebbe (e vorrebbe) vestire i panni della mediatrice per ricomporre la frattura tra Harry e il fratello William. Al di là degli attacchi generici alle dinamiche di Palazzo, si mormora infatti che la monarca sia preoccupata principalmente dello strappo che si è creato tra i fratelli quando il minore ha scelto di lasciare l’Inghilterra.
Tra l’altro, la mattina dell’1 luglio, i due presenzieranno all’inaugurazione della statua in ricordo di Lady Diana, in occasione di quello che sarebbe stato il suo 60esimo compleanno. Un’opera commissionata nel 2017 proprio da William e Harry, con l’intento di raccontare «l’impatto positivo sul mondo» delle azioni della compianta mamma: «Un invito alla riflessione sulla sua eredità», hanno detto entrambi.
La statua sarà installata a Sunken Garden, dentro Kensington Palace, alla presenza di uno ristretto numero di invitati: la lista dei presenti, rivela Richard Kay, è stata tagliata nel rispetto delle restrizioni anti-Covid. Ci saranno comunque le telecamere a riprendere l’evento e, nonostante la cerimonia sia in ricordo di Diana, gli occhi degli spettatori saranno puntati sulle interazioni tra William e Harry.
Forse è proprio per questo che la regina Elisabetta vuole essere certa che fili tutto liscio. Per una volta, senza polemiche.
LEGGI ANCHEHarry a Londra: quando incontrerà William, Carlo non ci saràLEGGI ANCHEHarry e William, una «tregua» per mamma DianaJune 25, 2021
Green Pass: come funziona per chi ha avuto il Covid
Dal primo luglio entra in vigore il Green pass europeo. Servirà per tornare a viaggiare senza subire imposizioni ulteriori in termini di test e quarantene, anche se a ben vedere i paesi potranno decidere se accettare quello emesso a 15 giorni dalla prima dose di vaccino (come accade in Italia) o pretendere i 15 giorni dopo la seconda. In Italia è il Certificato verde, perfettamente integrato al sistema europeo pur con quelle differenze che occorrerà tenere presente in caso di trasferte, è già scaricabile: i cittadini stanno ricevendo i codici necessari, via e-mail o sms, per scaricare il QR Code. Chi non riesce a scaricarlo dovrebbe essere in grado a breve. Sull’app IO, invece, non occorre fare nulla: la notifica arriva in automatico una volta effettuato l’accesso con l’identità digitale Spid.
Lo stesso discorso vale per chi ha avuto il Covid: il green pass vale per 180 giorni dalla data di fine isolamento, se questa guarigione è avvenuta nei precedenti sei mesi. I canali attraverso cui ottenere il documento sono gli stessi che negli altri casi (cioè effettuazione di un tampone o avvenuta vaccinazione dopo prima o seconda somministrazione): applicazioni IO o Immuni (dove occorre il codice trasmesso dalla struttura da cui si è stati in cura o generato attraverso il medico di base), piattaforma dedicata al Digital green certificate, Fascicolo sanitario elettronico (che in alcune regioni è facilmente accessibile anche da parte dei cittadini) oppure medico di base e farmacista, presentando la Tessera sanitaria. In ogni caso, sul sito ufficiale italiano del Green pass si chiarisce che bisognerà aspettare fino al 28 giugno perché siano disponibili tutte le certificazioni per gli aventi diritto, anche se nel frattempo il codice di autenticazione (authcode) è stato comunicato.
Attenzione, però: chi ha contratto il virus fra tre e sei mesi prima della vaccinazione dovrà ricevere una sola dose di vaccino. Avendo ovviamente diritto al green pass. Tuttavia, per un malfunzionamento del sistema che presto dovrebbe essere risolto, questi certificati non sono tuttavia equiparati a quelli di chi ha completato il ciclo vaccinale ma a quelli di chi ha ricevuto una sola dose (senza essersi infettato in precedenza). Un problema di comunicazione fra i database delle regioni e dell’Istituto superiore di sanità rispetto ai registri di chi è risultato positivo in passato che potrebbe creare qualche grattacapo proprio dal primo luglio, in chiave di mobilità europea, per le 500mila persone che hanno già ricevuto il QR Code “dimezzato”.
LEGGI ANCHERientro a scuola in presenza a settembre e uso di mascherine: cosa dice il ministro SperanzaLEGGI ANCHEStop mascherina all'aperto: ecco quando e a quali condizioniLe Storie Siamo Noi, Raffaele: «Al bullismo rispondo con la gentilezza»
Raffaele è nato con una malattia rara. Si chiama Treacher Collins e provoca malformazioni al viso, problemi di respirazione e udito. «È quella del film Wonder» spiega appena cominciamo a parlare. «Appena sono nato, ai miei genitori è stato detto che la mia vita sarebbe stata breve. E invece, di ospedale in ospedale le mie condizioni si sono stabilizzate e sono cresciuto».
Oggi Raffaele ha 27 anni, ha subito 8 interventi chirurgici al volto e ha incominciato a sentire come tutti noi all’età di 19 anni, grazie a un apparecchio acustico. «L’ostacolo più grande è stato il disprezzo degli altri. Il bullismo. All’asilo i bambini scappavano via da me piangendo a dirotto e questo feriva molto mia madre. Nel tempo il mio volto ha generato reazioni esagerate». Poi sono iniziate le offese: «Mostro, alieno, non ti serve una maschera perché ne hai già una in faccia, sordo, storto. Non ho mai detto nulla alla famiglia da ragazzino perché non volevo che se ne parlasse. Mi sfogavo da solo con la musica chiuso in bagno, in modo che nessuno potesse accorgere. Ma sbagliavo».
LEGGI ANCHELe Storie Siamo Noi, Loredana: «Fateci abbracciare il bimbo che abbiamo adottato»Dopo essere stato bullizzato per anni, Raffaele ha deciso di smettere di nascondersi. «Ho pensato anche al suicidio, poi una voce mi ripeteva che dovevo raccontare la mia storia. Così l’ho fatto». Raffale ha deciso di aprirsi al mondo attraverso i social. «Fino a due anni fa, sulle mie pagine mostravo solo un lato del mio volto, quello meno colpito dalla malattia. Avevo paura di essere criticato. Quando ho conosciuto TikTok ho deciso di fare un video e parlare di me».
Quel racconto è diventato virale. «Così ho imparato a scoprirmi e ad accettarmi per come sono. Fiero di me stesso». Accanto al sostegno di tanti non sono mancate le cattiverie. «La disabilità non è un limite. Credo che la gentilezza sia molto più forte della cattiveria e dell’indifferenza. Per questo agli insulti rispondo sempre invitando alla riflessione. Siate gentili».
Potete scriverci la vostra storia via Whatsapp qui: +393472156843
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Rapporto Usa sugli Ufo: «Non si può dire che siano alieni, né che non lo siano»
Sta per essere pubblicato il rapporto del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che dovrebbe spiegare nel dettaglio i risultati delle indagini sui «fenomeni aerei non identificati», vale a dire gli Ufo (l’espressione «oggetti volanti non identificati», o Ufo, a lungo associata all’idea di astronave aliena, è stato sostituito nel linguaggio ufficiale del governo da «fenomeni aerei non identificati», Uap). Il rapporto analizza 120 tra i casi riportati negli ultimi vent’anni da Marina, esercito e aviazione.
Ma pare che il contenuto sia abbastanza deludente e che non ci sia da aspettarsi nessuna grande rivelazione: le versioni finora trapelate del rapporto non hanno nulla di definitivo da dire sui recenti avvistamenti da parte degli aviatori militari statunitensi. Alcuni ricercatori entusiasti collegano questi resoconti alle teorie sugli extraterrestri, ma gli scienziati che cercano di capirne di più sulla vita extraterrestre rimangono più dubbiosi.
Il Pentagono, negli ultimi anni, ha confermato l’autenticità di video che mostrano velivoli in viaggio a velocità e con manovrabilità superiori alle tecnologie aeronautiche note. «Prendiamo molto seriamente le segnalazioni di incursioni nel nostro spazio aereo – da parte di qualsiasi aereo, identificato o non identificato – e indaghiamo su ciascuno», ha detto il portavoce del Pentagono, Sue Gough.
Tuttavia, il New York Times ha riferito che i funzionari dell’intelligence statunitense non hanno trovato prove che i fenomeni aerei non identificati di cui parlano i piloti siano veicoli spaziali alieni. Allo stesso tempo non possono spiegare i movimenti insoliti di questi oggetti, né possono escludere definitivamente spiegazioni extraterrestri. I funzionari hanno accertato che la stragrande maggioranza degli oltre 120 «fenomeni aerei non identificati» degli ultimi due decenni – molti osservati dal personale a bordo di aerei e navi da guerra degli Stati Uniti – non apparteneva a nessun esercito americano o ad altra tecnologia governativa avanzata.
Il pubblico ha cominciato a interrogarsi sulla natura degli Ufo intorno al 1947, quando il pilota di un piccolo aereo riferì di aver visto nove oggetti «simili a dischi volanti» che volavano a velocità supersonica vicino al Monte Rainier, nello stato di Washington. Dal suo resoconto è stato scritto un articolo di giornale che parlava di «dischi volanti» e, nei mesi successivi, sono stati riferiti molti altri avvistamenti negli Stati Uniti. Ma, finora, nessuno ha ancora scoperto la verità, e questi «fenomeni aerei» rimangono «non identificati».
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