Roberto Saviano's Blog, page 10

January 26, 2016

L’Italia sigla accordi economici con l’Iran ma si mostra “distratta” sulla mancanza di democrazia e sull’assenza di diritti civili

renzi_rouhani_615x340La persona che vedete in questa foto, accanto al Primo Ministro Matteo Renzi è Hassan Rouhani, Presidente della Repubblica Islamica Iraniana. Durante gli incontri con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con il Primo Ministro Matteo Renzi, non c’è stato alcun accenno alla mancanza di democrazia che vige in Iran, come spiega Nessuno tocchi Caino in questo documento.


Rouhani è presentato come un presidente moderato e riformista, mentre ogni giorno in Iran vengono condannate a morte tre persone.


Come ricorda Emma Bonino, dialogare con l’Iran è fondamentale, ma i problemi devono essere affrontati e non nascosti. È cruciale coinvolgere l’Iran nella risoluzione di problemi che contribuisce a creare perché non ci troviamo di fronte a uno stato pacificatore, ma a uno stato in cui i diritti umani e civili vengono sistematicamente violati dal governo.


Nessuno dei punti che elenco di seguito è stato discusso con Rouhani né dal Presidente Mattarella, né dal Primo Ministro Matteo Renzi. Non si possono siglare rapporti economici con paesi in cui l’essere umano non gode di nessuna tutela, dove si ricorre sistematicamente alla tortura, dove le donne sono discriminate, dove non c’è libertà di culto. Non lo si può fare senza pretendere un cambiamento di rotta. Ecco qualche dato:


1) Da quando è salito al potere Hassan Rouhani nel giugno 2013, l’Iran ha conosciuto un record di ben 2.277 impiccagioni;
2) Le impiccagioni avvengono dalle gru e sono pubbliche. Sotto Rouhani, si pratica però spesso anche l’impiccagione “lenta” che consiste nel lasciare che la morte sopravvenga dopo almeno dieci minuti di agonia;
3) Nell’Iran del Presidente Rouhani esiste ancora la tortura: viene frustato chi viola le regole sul pudore (come baciarsi in pubblico); vengono amputati gli arti come punizione per chi ruba e si applica anche il principio (letterale) dell’occhio per occhio (come nel caso di un uomo al quale è stato cavato un occhio perché aveva accecato un altro uomo con l’acido);
4) Non c’è alcuna libertà per le minoranze religiose o etniche;  
5) Esiste la discriminazione legale delle donne;
6) Vige la persecuzione sistematica degli omosessuali;
7) Si contano almeno 19 giornalisti imprigionati.


Renzi dice: “Anche nei settori su cui sono più marcate le nostre distanze, come sui diritti umani, abbiamo dimostrato di saper dialogare e discutere” e l’incontro si pone come obiettivo con solo accordi economici, ma anche un impegno comune nella lotta a Isis. Eppure è proprio la mancanza di diritti civili e di democrazia che determina l’avvicinamento al fondamentalismo islamico.


Gli attentati degli ultimi mesi e la tragedia umanitaria dei migranti sono diretta conseguenza dell’assenza di democrazia, non è quindi accettabile che i vertici del nostro paese parlino con superficialità di “distanza” sui diritti umani.


Tutto questo sa di colpevole complicità.




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Published on January 26, 2016 01:57

Terapia di coppia per amanti

de_silva_terapia_coppia_amanti_615x340Ho letto “Terapia di coppia per amanti” pubblicato da Einaudi.


Diego De Silva nel raccontare la quotidianità si assume ogni volta un compito estremamente delicato che consiste in questo: restituire al lettore la consapevolezza che non esiste verità più vera della menzogna e che non esiste menzogna peggiore della verità.


Due amanti clandestini che non sanno che nome dare alla felicità, che non riescono a riconoscerla, come spesso accade a ciascuno di noi quando consideriamo vero e tangibile solo ciò che vediamo esistere in codici stabiliti o al contrario quando cerchiamo la nostra identità totalmente al di fuori di essi.


Scrivere non significa mettere ordine e offrire soluzioni, ma trovare parole per raccontare il caos. “Terapia di coppia per amanti” è un manuale che ci aiuta a decifrare i nostri sentimenti ed è anche uno specchio nel quale vedere riflessa la nostra immagine con vezzi e paure, per iniziare a volerci bene.


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Published on January 26, 2016 00:53

January 22, 2016

Se il diritto all’aborto c’è solo sulla carta

194_615x340Nei giorni scorsi una ragazza giovanissima è deceduta a Napoli al termine di un’interruzione volontaria di gravidanza. Il Ministero della Salute e la magistratura stanno indagando; il primo per accertare che non vi siano state criticità durante lo svolgimento dell’intervento e nella fase post operatoria, la seconda ricostruirà dinamiche e responsabilità.


Quando accadono tragedie come questa, probabilmente senza alcun nesso di causalità, il pensiero va allo stato della 194, una legge introdotta nel 1978, grazie anche alle campagne condotte dai radicali e da “l’Espresso”, e confermata nel 1981 dai cittadini attraverso un referendum abrogativo. Gli italiani hanno scelto, nel 1981, che fosse un diritto della donna decidere se portare a termine una gravidanza o meno, trattandosi del suo corpo. Hanno deciso che bisognava mettere un punto agli aborti clandestini, che costituivano pratiche degradanti e pericolose, e ai viaggi della speranza.


Sono trascorsi 38 anni e ancora esistono centri che praticano aborti clandestini, anzi, l’assunzione di farmaci fai-da-te che hanno come effetto collaterale provocare contrazioni uterine che portano all’aborto, sarebbe diventata una prassi diffusissima, e sono tornati attuali i viaggi della speranza, che vedono donne macinare centinaia di chilometri per poter abortire nei tempi previsti dalla legge. E percorrono in lungo e largo l’Italia alla ricerca di una struttura che garantisca il rispetto di un diritto riconosciuto dalla legge.


Giornalismo significa fare un lavoro utile e necessario di informazione, in questo senso il servizio di Elena Stramentinoli, trasmesso da Presadiretta su Raitre, è un capitolo imprescindibile nella storia della legge 194, e testimonia il tradimento della volontà popolare, lo spregio per la libertà di scelta e per la dignità della donna. Stramentinoli fotografa una realtà agghiacciante, in cui le percentuali di obiezioni di coscienza dei ginecologi sono altissime, tanto da diventare obiezione di struttura, perché in molti ospedali non c’è nessun medico che pratichi l’aborto. Il racconto, attraverso le voci dei protagonisti – donne che fanno file di ore in condizioni di estremo disagio, medici abortisti, direttori sanitari di strutture convenzionate che praticano l’aborto – restituisce uno spaccato di disumanità sconcertante in cui si muove la donna che dovesse decidere di interrompere una gravidanza. È come se le venisse costantemente detto: colpa tua, se non volevi essere trattata in questo modo la gravidanza la portavi a termine, sei tu che hai deciso, ora non ti lamentare, vuoi che ti sia garantito il diritto ad abortire? Patisci ciò che implica per te l’averlo acquisito.


Una eterna punizione. Sofferenza. Come se fosse normale dover pagare un prezzo psicologicamente insostenibile per aver deciso di non volere o di non potere avere un figlio. E il medico abortista che ancora oggi in Italia è considerato un medico imbarazzante, un medico che si arricchisce generando morte. Tutto questo ci restituisce l’immagine di un Paese profondamente arretrato, terribilmente succube di logiche proprie della peggiore spiritualità possibile, perché non credo esista una religione che preveda tra le sue pratiche abituali la crudeltà. Non credo che esista religione che non contempli tra le proprie pratiche e abitudini la comprensione, l’empatia, la vicinanza verso chi soffre.


Ci sono paesi in cui quando un medico sceglie di specializzarsi in ginecologia, se ha intenzione di optare per l’obiezione di coscienza, viene invitato a cambiare indirizzo perché le priorità sono queste: prima la libertà della donna di decidere del proprio corpo, poi il diritto della donna a poter interrompere se lo desidera e se ne ha necessità una gravidanza, e poi la libertà del medico di non voler eventualmente praticare aborti. E questo ordine delle priorità non dovrebbe nemmeno essere oggetto di discussione.


Eppure, oggi, è profondamente umiliante dover parlare ancora di mancata applicazione della legge 194. Nel Paese delle questioni morali, della politica agli onesti, delle beghe di partito e delle beghe tra partiti, dove tutto si riduce alla competizione elettorale più sterile, nel Paese dove ci si muove guerra al grido di “Onestà! Onestà!”, non c’è tempo per occuparsi delle leggi non rispettate, degli articoli della Carta sociale europea traditi.


Perdiamo ogni speranza nel Paese delle mafie che con 80 euro comprano voti e democrazia e del governo che con 80 euro compra effimero consenso nel vano tentativo di alimentare una bolla di fiducia, che però assomiglia alla boccata di ossigeno offerta a un anziano ammalato.


Fonte: L’Antitaliano.




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Published on January 22, 2016 02:59

December 30, 2015

NON SI PUÒ VIVERE SENZA BELLEZZA

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Published on December 30, 2015 03:50

SPORT, DISABILITÀ E VITTORIE

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Published on December 30, 2015 03:37

IL MOAS, L’AMBULANZA DEI MARI

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Published on December 30, 2015 03:26

IL DRAMMA DEI MIGRANTI

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Published on December 30, 2015 03:14

I KARDASHIAN E INSTAGRAM

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Published on December 30, 2015 03:03

LORENZO JOVANOTTI E LA STRAGE DI PARIGI

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Published on December 30, 2015 02:54

IMITARE L’ISIS

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Published on December 30, 2015 02:46

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