Andrea Indini's Blog, page 92
June 17, 2019
Ecco chi è la "capitana" della Sea Watch che vuole portare i migranti in Italia

Il capitano Carola Rackete è pronta a infrangere il divieto di Salvini e a portare i migranti in Italia: "Per me il porto sicuro è Lampedusa"
"Restiamo al largo di Lampedusa e reiteriamo la richiesta di sbarco". La risposta della ong tedesca a Matteo Salvini non si è fatta attendere troppo. Dopo che nella notte la Guardia di Finanza è sulita a bordo della Sea Watch 3 per notificare il divieto di ingresso in acque italiane, un tweet ha rlanciato la sfida al ministro dell'Interno facendo sapere che il capitano Carola Rackete non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro e che si prepara a puntare dritto verso le coste italiane. "Per noi - ribadisce la giovane al telefono con Repubblica - Lampedusa è e rimane il porto sicuro più vicino al punto dove abbiamo effettuato il salvataggio".
La sfida della "capitana" della Sea Watch non è solo a Salvini, ma anche al decreto Sicurezza bis che, appena approvato, ha subito trovato applicazione. Sabato scorso il governo, in modo compatto, ha firmato "il divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3 nelle acque italiane". Il divieto è, poi, stato notificato dagli uomini della Guardia di Finanza alla comandante dell'imbarcazione. Ma l'ong tedesca, da sempre restia a rispettare le leggi (italiane e internazionali), ha subito fatto sapere, tramite la portavoce Giorgia Linardi, di non essere intenzionata a fare marcia indietro. "Riportando indietro queste persone", ha spiegato, lo staff della Sea Watch "commetterebbe un crimine per cui l'Italia è già stata condannata, ovvero quello del respingimento collettivo". Gli ultrà dell'accoglienza si appigliano da sempre a una sentenza del 2009 della Corte Europea dei Diritti dell'uomo che aveva sanzionato l'Italia proprio per aver rimandato in Libia un gruppo di migranti soccorsi in mare. Ma dall'anno scorso non trovano più a Roma chi è disposto ad ascoltarli. Dopo aver chiuso tutti i porti italiani, Salvini ha anche blindato le nostre acque.
In queste ore Salvini sta facendo leva sulla convinzione che l'ong tedesca sia in torto per aver disobbedito alle indicazioni della Guardia costiera libica che aveva indicato Tripoli come porto di sbarco per i migranti. E, grazie al decreto Sicurezza bis approvato dal Consiglio dei ministri nei giorni scorsi, può, appunto vietarne l'ingresso nelle acque italiane. Ma la situazione di stallo rischia di trasformarsi nell'ennesimo braccio di ferro giuridico e politico. La capitana Rackete, trentunenne tedesca dai capelli rasta, sembra infatti non avere alcuna intenzione di mollare di un solo millimetro. "Non abbiamo ancora preso alcuna decisione, dobbiamo valutare molti aspetti e lo faremo con la consulenza del nostro team legale", spiega a Repubblica rimarcando, però, che "Lampedusa rimane il porto sicuro più vicino al punto dove abbiamo effettuato il salvataggio". Chiusa, dunque, qualsiasi possibilità di riportarli in Libia o di attraccare in Tunisia. "Non li riporterò mai lì - scandisce - queste persone sono sotto la mia responsabilità. Alcune hanno sulla pelle i segni della tortura e sul corpo quelli dell' abuso sessuale". Il suo obbiettivo (dichiarato) è solo l'Italia. E farà di tutto per riusciure ad arrivarci, anche infrangendo un'infinità di leggi come ha già fatto per recuperare i 53 immigrati a poche miglia dalle coste libiche. Ma Salvini non è certo una persona che si arrende facilmente. "Per me - ha fatto sapere nei giorni scorsi - possono rimanere lì a galleggiare fino a Capodanno...".
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sea watch
immigrazione
ong
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Matteo Salvini
Carola Rackete
June 15, 2019
Tutti quei dubbi sui magistrati che hanno favorito la Sea Watch

I magistrati di Agrigento avrebbero potuto fermare l'ong tedesca. Ma non lo hanno fatto e l'hanno liberata. Perché?
La Sea Watch 3 si trova ancora in acque territoriali. A bordo ci sono i 52 migranti soccorsi davanti alle coste libiche. Da due giorni a sedici miglia dall'isola di Lampedusa, la nave "pendola", come si dice nel gergo marittimo, senza muoversi da quella posizione. In attesa di una svolta. Non è certo la prima volta che l'ong tedesca infrange tutte le leggi del mare anticipando le mosse della Guardia costiera di Tripoli e rifiutandosi di riportare i clandestini i Libia al solo scopo di ingaggiare un braccio di ferro con Matteo Salvini. Tanto che ora viene il dubbio sull'azione della magistratura italiana che, quando ha avuto la possibilità di fermare l'imbarcazione, on l'ha fatto. A sollevare queste accuse contro i pm italiani è Pietro Dubolino, presidente di sezione a riposo della Corte di Cassazione, che sulla Verità spiega chiaramente perché la nave della Sea Watch andava lasciata sotto sequestro.
Forte del nuovo decreto Sicurezza bis, che gli dà la possibilità di vietarne l'ingresso, Salvini ha sottolineato che la nave non approderà in un porto italiano. "Sicuramente non arrivano in Italia perché per fesso non mi prendono", ha tuonato il vicepremier accusando la Sea Watch, così come tutte le altre ong che operano nel Mar Mediterraneo, di usare "gli esseri umani per loro indegni interessi. Non so se anche economici, ma sicuramente politici". "La Sea Watch sta andando avanti e indietro dimostrando ancora una volta di operare al di fuori della legge", ha incalzato il leader del Carroccio domandandosi come mai la procura non abbia confermato il sequestro. Lo stesso dubbio è stato sollevato dalle colonne della Verità da un magistrato che non si fa problemi a rivela che, anziché trovarsi in mare aperto, a poche miglia da Lampedusa, la Sea Watch 3 dovrebbe essere sotto sequestro per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Come spiega molto bene Dubolino, il braccio di ferro tra Salvini e l'ong tedesca è un déjà vu. Quando la procura di Agrigento ha deciso di dissequestrarla, era facilmente prevedibile che sarebbe subito tornata a "raccogliere davanti alle coste libiche altri 'migranti' per portarli in Italia" e sfidare politicamente il vicepremier leghista. Certo i pm hanno tenuto in piedi il procedimento penale, ma rimettendo in mare l'imbarcazione hanno di fatto riarmato gli ultrà dell'accoglienza che non vedevano l'ora di montare un nuovo caso mediatico. Non deve, quindi, stupire se il "salvataggio" di giovedì scorso sia avvenuto abbia seguito il solito schema: l'ong che interviene prima della Guardia costiera di Tripoli, nonostante quest'ultima avesse preso in carico il soccorso; il rifiuto netto di trasferire i migranti sia in Libia sia in Tunisia; il blitz verso le acque territoriali italiane per creare un nuovo scontro politico e portare il caso a Bruxelles.
Nel suo intervento pubblicato sulla Verità, Dubolino non mostra alcuno stupore per il consolidato modus operandi della Sea Watch. Al contrario solleva forti dubbi sull'operato della magistratura italiana che sembra aver "del tutto ignorato" certe precise disposizioni. In primo luogo l'arresto di chi è stato beccato a favorire l'immigrazione clandestina. È obbligatorio ma nel caso della Sea Watch è stato disatteso. "Non si comprende per quale ragione il comandante a carico del quale si riteneva fin da quel momento addebitabile il reato in questione sia stato denunciato a piede libero e non in stato di arresto, come la legge avrebbe imposto", scrive il magistrato ricordando che tale reato prevede anche la confisca del mezzo di trasporto usato per commettere l'illecito. "In casi come questo - fa notare - è prassi corrente di tutti gli uffici giudiziari mantenere il vincolo sulle cose soggette a confisca obbligatoria, trasformando, sulla base di talune precise norme del codice di procedura penale, il sequestro probatorio in sequestro preventivo, da mantenere fino all'esito del procedimento penale". la procura di Agrigento, al contrario, ha dissequestrato la Sea Watch 3 permettendole di tornare in mare. "O, all'atto in cui è stata disposto il dissequestro della nave, la procura era già giunta alla conclusione che, per quanto emerso dalle indagini, il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina fosse da ritenere insussistente, e allora, contestualmente al dissequestro, avrebbe dovuto chiedere l'archiviazione del procedimento - ipotizza Dubolino - oppure riteneva che il reato fosse rimasto comunque configurabile, e allora, essendo pendente il relativo procedimento penale, avrebbe dovuto chiedere la trasformazione del sequestro probatorio in sequestro preventivo a garanzia, nell'eventualità della condanna, della eseguibilità della confisca obbligatoria".
Le ombre sulla magistratura sono dunque notevoli. "Se questo fosse un Paese serio - conclude Dubolino - qualcuno, nelle opportune sedi istituzionali, dovrebbe chiedere a chi di dovere le opportune spiegazioni". Ma si sa è difficile (se non impossibile) che i magistrati paghino per degli errori commessi.
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June 13, 2019
Il cibo gettato nell'immondizia: il video choc al centro migranti

videoIl cibo per i migranti nel pattume
videoIl pane per i migranti gettato via
De Priamo (FdI) posta su Fb due video che svelano gli sprechi dello Sprar di via Pallavicini. Nell'immondizia sacchi di cibo ancora intonso
Non è la prima volta che assistiamo scene del genere. Il cibo destinato a sfamare gli immigrati ospiti di in un centro di accoglienza buttato per strada, in mezzo alla pattumiera. Avanzi ancora incellofanati e intonsi. L'ultimo spreco del business dell'accoglienza arriva da Roma. Alcuni video postati da Andrea De Priamo, capogruppo di Fratelli d'Italia in Campidoglio, svelano il contenuto di decine di sacchi grigi della spazzatura ammassati a ridosso della struttura di via Pallavicini, nel IX Municipio della Capitale. "È possibile che non si riesca ad inviare un quantitativo giusto di cibo e se ne debba sprecare così tanto?", si chiede De Priamo annunciando un'interrogazione urgente al sindaco Virginia Raggi.
In un sacco ci sono decine di piatti in plastica, ancora chiusi ermeticamente con la pellicola trasparente. Al loro interno quella che sembra una bistecca impanata con il contorno di patate al forno (guarda il video). Il video denuncia, di cui è venuto in possesso De Priamo, è ripreso in prima persona: una mano coperta dal guanto rompe uno per uno i sacchi che sono stati messi davanti allo Sprar (Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di via Pallavicini e ne rivela il contenuto. Quello che emerge è uno spreco allucinante. Ci sono porzioni (abbondanti) di pasta di ogni tipo al sugo o in bianco, piatti di risotto, secondi di carne e di pesce. "Possibile che non si riesca ad inviare un quantitativo giusto di cibo e se ne debba sprecare così tanto? - si chiede il capogruppo di Fratelli d'Italia su Facebook - è questa la etica solidale, il tutto viene gestito con superficialità o peggio con spregiudicato cinismo?".
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Il secondo video, invece, riprende il cibo che è stato buttato all'interno dei cassonetti della spazzatura. Anche qui le immagini danno l'idea di uno spreco senza senso. Ci sono sacchi di carta stracolmi di pane (guarda il video). Ogni pagnotta è ancora protetta dal proprio sacchetto di plastica. "È una vergogna", sbotta De Priamo che ora intende presentare un'interrogazione urgente alla Raggi e chiedere immediato riscontro dell'accaduto "ad ogni livello istituzionale". "I soldi degli italiani, in aiuto ai centri d'accoglienza - spiega al Messaggero - non solo ingrossano il circuito dello spreco alimentare ma soprattutto fanno riflettere sulla gestione delle risorse a loro destinate". È la riprova che la decisione del ministro dell'Interno Matteo Salvini di tagliare i fondi per l'accoglienza va nella giusta direzione e che le proteste di cooperative rosse e associazioni cattoliche hanno un sapore squisitamente politico. Per gli ultrà dell'immigrazione sono, infatti, "pochi" i 21 euro fissati dal Viminale per ogni straniero ospitato. Ma gli sprechi mostrati in questi due video mostrano l'esatto contrario.
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Quello di via Pallavicini non è un caso isolato. Nel 2014 avevano fatto scalpore le fotografie scattate nel Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo: cassonetti della spazzatura stracolmi di decine e decine di portate di cibo ancora avvolte nel cellophan. Le stesse immagini che oggi vediamo a Roma, nello Sprar di via Pallavicini. Su quello spreco avevano indagano anche i carabinieri della Compagnia di Modica e c'erano state non poche polemiche per le parole di una grillina che aveva spiegato che i pasti venivano buttati via perché "gli immigrati non digeriscono la pasta". L'anno scorso, poi, un altro scandalo era scoppiato al centro di accoglienza di Castelvetrano. Sulle confezioni buttate via era ancora presente l'etichetta con il numero dello straniero a cui era destinato il pasto e che evidentemente non lo aveva cosumato.
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immigrazione
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Andrea De Priamo
June 11, 2019
Passa il dl Sicurezza bis: stop alle Ong e aiuti alla polizia

Il testo del decreto sicurezza
Via libera del Cdm al decreto voluto da Salvini. Confische e multe alle navi che violano i blocchi. Inasprite le pene per chi aggredisce le forze dell'ordine
Confische e multe (salate) per tutte quelle imbarcazioni che violano i divieti imposti dallo Stato italiano, ma nessuna sanzione sul numero degli immigrati soccorsi. E poi la parte più operativa che dispone l'impiego di agenti sotto copertura e intercettazioni per contrastare i trafficanti di esseri umani. Dopo settimane di estenuanti scontri nella maggioranza, il Consiglio dei ministri dà finalmente il via libera al decreto Sicurezza bis. "Avevo chiesto io di rinviarlo - ammette il premier Giuseppe Conte - perché fissare il cdm a due giorni della giornata elettorale non mi pareva opportuno...". Ora che il decreto è passato, Matteo Salvini non nasconde la propria soddisfazione. "È un passo verso la sicurezza del Paese", promette garantendo l'assoluta costituzionalità del testo.
"Habemus decretum". Esordisce così Salvini, in conferenza stampa con Conte e il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, al termine del Consiglio dei ministri. Nei 18 articoli del decreto licenziato oggi (qui il testo integrale), c'è un'ampia parte che riguarda il contrasto dell'immigrazione clandestina. Norme che servono a fermare, una volta per tutte, le imbarcazioni delle Ong che scorrazzano per il Mar Mediterraneo e che, dopo aver recuperato gli immigrati al largo della Libia sfidando apertamente la Marina di Tripoli, puntano dritto ai porti italiani, e al tempo stesso dotare i nostri uomini di strumenti più efficaci per contrastare i trafficanti di esseri umani. Tra questi, appunto, le intercettazioni e le missioni sotto copertura finanziate con 500mila euro per il 2019, un milione di euro per il 2020 e un milione e mezzo per il 2021. Sebbene dal testo sia stato tolto il riferimento diretto alle attività di soccorso degli immigrati, l'articolo 1 prevede che il Viminale può "limitare o vietare l'ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, per motivi di ordine e sicurezza pubblica". In caso di violazione di questo divieto, il comandante e l'armatore saranno sanzionati con multe che vanno dai 10mila ai 50mila euro. In caso di reiterazione, scatta la confisca della nave "procedendo immediatamente a sequestro cautelare".
Una seconda parte del provvedimento mette sul tavolo aiuti concreti per sostenere le forze dell'ordine quotidianamente impegnate a garantire la sicurezza nelle strade del Paese. Oltre alla cosiddetta norma "spazza-clan", che prevede l'assunzione di 800 unità di personale amministrativo per la notifica delle sentenze a carico di condannati ancora liberi (solo a Napoli sono 12mila), sono state inasprite le pene per chi aggredisce gli operatori di polizia nel corso di manifestazioni. "Gli episodi di violenze devono prevedere un concreto pericolo per le persone - assicura Salvini - la libertà di pensiero degli italiani non verrà mai messa in discussione... ma non penso che la libertà di pensiero passi per strumenti come petardi, mazze e bastoni".
La stretta sulle manifestazioni violente riguarda, ovviamente, anche quelle sportive. Il decreto Sicurezza bis è un vero e proprio giro di vite sugli ultrà del calcio. Il Daspo viene esteso agli episodi di violenza che avvengono all'estero e tutti quegli eventi sportivi che non per forza sono disputati negli stadi. Come spiegato da Giorgetti in conferenza stampa, tutte queste misure, che ovviamente riguardano anche gli attacchi agli arbitri, sono state pensate per "evitare rapporti opachi di natura commerciale tra le società e soggetti violenti".
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immigrazione
decreto sicurezza
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Matteo Salvini
Confermato il falco del rigore: Dombrovskis resta commissario Ue

L'Ue cambia per non cambiare. E la Commissione europea si prepara a blindarsi per evitare qualsiasi incursione sovranista
"Tutti i Paesi dell'area euro sono sullo stesso piano e sottoposti alle stesse regole. Le regole ci sono per proteggerci. Danno certezza, stabilità e fiducia reciproca". E ancora: "In una situazione di debito molto elevato, l'Italia sta fondamentalmente pianificando un aumento dell'indebitamento, invece di attenersi alla necessaria prudenza". Le accuse che il vicepresidente della Commissione Ue responsabile dell'euro, Valdis Dombrovskis, muoveva contro l'Italia lo scorso novembre, in occasione della trattiva sulla manovra economica, non sono tanto lontane dagli attacchi odierni di Bruxelles. È un film già visto. Con qualche particolare inquietante in più: sull'Italia ora pende la procedura di infrazione per disavanzo eccessivo e molto probabilmente i falchi del rigore, che davano la caccia ai gialloverdi, verranno riconfermati anche per la prossima legislatura Tra questi c'è di sicuro l'ex primo ministro lettone.
Non si sa quale incarico ricoprirà Dombrovskis nel prossimo esecutivo europeo. Come spiega bene l'Huffington Post, toccherà al prossimo presidente della Commissione europea a decidere se manterrà la vice presidenza, carica che gli era stata conferita da Jean-Claude Juncker il primo novembre 2014, o il ruolo di commissario per la Stabilità finanziaria, incarico che aveva iniziato a ricoprire il 16 luglio del 2016, in seguito alle dimissioni del britannico Jonathan Hill. Al di là del ruolo che gli verrà conferito, è pacifico che per altri cinque anni andrà avanti a pungolare l'Italia obbligandola a seguire quelle rigide regole di bilancio che il governo Conte vorrebbe tanto cambiare. Giusto qualche giorno fa, ai microfoni di SkyTg24, ha addossato ai pentastellati tutte le colpe per la procedura di infrazione. "La procedura per deficit eccessivo - ha sentenziato - riguarda quest'anno e l'anno prossimo e quindi riflette le decisioni di questo governo, come quella di aumentare il deficit di budget, che quest'anno ha portato le conseguenze negative sull'economia italiana".
La doccia fredda per i gialloverdi è arrivata questa mattina quando il governo lettone ha ufficialmente designato Dombrovskis come commissario per la prossima Commissione europea. Come ricorda l'agenzia Agi, ognuno dei paesi membri ha diritto a indicare un suo nome per la Commissione. "Sono onorato di essere nominato per servire come commissario lettone nella prossima legislatura", ha scritto l'ex premier su Twitter assicurando di voler onorare "la fiducia che il governo della Lettonia e gli elettori lettoni mi hanno dimostrato". "Lavorerò nell'interesse di un'Europa più forte", ha promesso lanciando indirettamente una frecciata a tutti quei movimenti sovranisti ed euroscettici che, invece, la vogliono indebolire o comunque cambiare a favore degli interessi nazionali. Dal momento che alle europee è stato anche eletto eurodeputato, ha ora un paio di settimane per decidere se rimanere commissario anche nel nuovo esecutivo europeo o se andare a Strasburgo. Secondo l'Huffington Post, però, è altamente probabile che rinunci al seggio all'Europarlamento.
La nomina di oggi è sicuramente una doccia fredda per Matteo Salvini che durante tutta la campagna elettorale aveva assicura che, dopo il voto del 26 maggio, a Bruxelles avrebbe tirato tutt'altra aria. In realtà, come anticipavamo già la scorsa settimana, a Bruxelles si sta formando un blocco eterogeneo per fermare l'ascesa dei sovraisti in Europa. Nelle alte sfere dell'Europarlamento e della Commissione europea, così come dei governi rappresentati dai grandi blocchi europeisti, è stato infatti dato l'ordine di formare un asse per escluderli da qualsiasi incarico. L'obiettivo è non dare nemmeno un posto di comando alle forze euroscettiche. Come spiegava nei giorni scorsi l'Huffington Post, se qualcuno di questi gruppi dovesse proporre un proprio rappresentante per la presidenza di una commissione europea, la proposta verrà bloccata in aula. "Il cordone sanitario - veniva anticipato - tenta di prevenire il rischio che qualche Commissione parlamentare dia l'ok alla candidatura di un esponente dei partiti nazionalisti ed euroscettici per la Commissione Ue".
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Unione europea (Ue)
Persone:
Valdis Dombrovskis
Matteo Salvini
Luigi Di Maio
La manovra contro gli italiani e l'ombra del governo tecnico
La procedura di infrazione, le pressioni di Bruxelles sull'Italia, l'ombra di un governo tecnico. Ecco chi c'è dietro a muovere i fili
Andrea Indini

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e l'ombra di un governo tecnico
June 10, 2019
Ue, Salvini a Conte: "L'unico rischio è un'altra manovra alla Monti"

Stasera il vertice di governo. Salvini vuole il pagamento dei debiti della Pa. e la flat tax: "È inutile tirarla per le lunghe se cresciamo dello zero virgola"
Manovra economica, deficit, minibot, clausole di salvaguardia, procedura di infrazione. È tutto sul tavolo di Matteo Salvini che, in vista del faccia a faccia di questa sera con Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, incontra i suoi in via Bellerio e convoca una conferenza stampa per sottolineare il risultato storico incassato dalla Lega anche alle amministrative. A differenza di quanto lo accusa il premier, non intende mettere sul piatto i successi elettorali ma l'emergenza lavoro. Perché, come sottolinea lui stesso, "se qualcuno pensa di stare al governo per tirare in lungo o crescere dello zero virgola, non è quello di cui gli italiani hanno bisogno".
Al vertice di governo Salvini porterà due punti chiave del programma leghista: la flat tax e il pagamento dei debiti contratti dalla pubblica amministrazione con le imprese e le famiglie. Due misure che rischiano di far alzare il costo della prossima manovra economica e che per questo trovano le resistenze del ministero dell'Economia (e quindi di Conte) che vorrebbe una finanziaria a costo zero. Nell'intervista al Corriere della Sera, il premier è stato sin troppo chiaro: non intende andare allo scontro con l'Unione europea. Ma Salvini non la pensa affatto così. "Non ho voglia di litigare con nessuno...", assicura ricordando, però, che in Europa l'Italia dà tanto e riceve poco. "Chiedo solo di poter aiutare la nostra gente, non chiedo soldi agli altri Paesi - spiega - serve equilibrio nell'interesse degli italiani. Lo dirò stasera al presidente del Consiglio". E al presidente del Consiglio, che lo accusa di "mettere a rischio i risparmi degli italiani" avvallando misure come i minibot, fa notare che "l'unico rischio" per il nostro Paese "è un'altra manovra alla Monti". "Noi siamo al governo per non aumentare le tasse", gli ricorda con fermezza.
Per quanto riguarda l'emissione di buoni del Tesoro per pagare i debiti della pubblica amministrazione, Salvini non intende fare battaglie ad oltranza. Sono soltanto un'idea per liquidare un problema che esiste da anni e che nessuno ha mai risolto. "A me interessa il risultato - dice - bado alla sostanza e non alla forma". L'importante è che dai "signor no" arrivino a suggerimenti alternativi sugli strumenti da usare per immettere miliardi di euro nelle tasche di imprese e cittadini e, quindi, nell'economia reale. D'altra parte, la riduzione di questa montagna di debiti è uno degli impegni presi dai pentastellati ed è stato inserito nel contratto di governo. "Vogliamo usare per gli italiani i soldi degli italiani", spiega il vice premier leghista allontanando così le richiesta fatte da Di Maio in vista del vertice. "Sono disponibile a ragionare sul salario minimo ai lavoratori - spiega - ma lo garantiscono le imprese e se tu non riduci le tasse alle imprese come fanno a garantire il salario minimo?".
I toni di Salvini restano comunque pacati. Non hanno il sapore di ultimatum. Una volta passate le richieste a Conte e alleato pentastellato, la partita sarà nuovamente aperta. Una partita che si giocherà sia a Roma sia Bruxelles. "Credo che all'Europa convenga un'Italia che corre - assicura - e penso che tra persone di buon senso un accordo si trova". L'obiettivo è, dunque, quello di evitare qualsiasi scontro. Ma, detto questo, per Salvini è "fastidioso sentirsi fare la lezione da politici che non rappresentano più niente e nessuno".
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Luigi Di Maio
Conte stoppa Salvini e lo sfida: "Candidati alle elezioni e vinci"

Il premier a leader leghista: "Se vuoi capitalizzare il consenso, chiedi le elezioni e vincile". Ma lo avverte: "Se sfidi l'Ue metti a rischio i risparmi degli italiani"
Inizia la settimana decisiva per il futuro del governo pentastellato. Nei prossimi giorni capiremo, infatti, se i due alleati hanno ancora voglia e soprattutto spazio per andare avanti, se alla squadra serva un "ritocchino" e se nella trattativa con la Commissione europea si andrà allo scontro o meno. Tre scogli importanti che si legano a doppio nodo l'uno con l'altro. Tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, però, c'è il premier Giuseppe Conte, che sembra averne abbastanza del ruolo di "avvocato del popolo" che si è ritagliato nell'ultimo anno. Dopo le elezioni europeo, ha infatti iniziato a giocare un'altra partita che trova la facile sponda con il Quirinale e le cancellerie di Bruxelles. In questa partita l'ostacolo maggiore è la Lega, forte del consenso popolare incassato nelle ultime due settimane.
"Non vorrei che una Lega forte del risultato della consultazione europea si lasciasse prendere da prospettive di predominio, e assumesse via via atteggiamenti sempre più strumentali". In un lungo colloquio con Massimo Franco sul Corriere della Sera, Conte rompe gli argini e sfida apertamente Salvini. "La composizione del nostro Parlamento non è cambiata", mette in chiaro. "Se la Lega aspira a capitalizzare un consenso politico in un sistema fondato sulla democrazia parlamentare come il nostro, non può che passare da elezioni politiche - incalza - deve assumersi la responsabilità di chiedere nuove elezioni politiche e poi vincerle. Le elezioni europee - continua - hanno una logica e prospettive diverse". In chiaro il leader del Carroccio, così come Di Maio, continua ad assicurare che il suo obiettivo è la fine della legislatura e che un punto di incontro non solo è possibile ma non è nemmeno lontano. Ma molto dipende dalle prossime mosse del ministro dell'Economia Giovanni Tria che si è già dimostrato più vicino a Conte e al Quirinale che alle posizione dei due alleati gialloverdi.
L'iter della prossima manovra parte già con il gap di 23 miliardi da trovare per sterilizzare quelle clausole che farebbero aumentare l'Iva. A questo bisogna poi aggiungere gli obiettivi, le priorità e le richieste di ciascun leader. In campagna elettorale Salvini ha promesso che ridurrà la pressione fiscale con la flat tax al 15%. Una misura dai costi proibitivi, se associata al reddito di cittadinanza e a "quota 100", ma su cui il leghista non ha alcuna intenzione di arretrare di un millimetro. Di Maio, invece, punta tutto sul salario minimo orario. Un'altra norma dai costi non proprio contenuti. Il tutto mentre aleggia sull'Italia lo spettro della procedura di infrazione per debito eccessivo. Nel colloquio col Corriere della Sera di oggi, Conte invita Salvini a fare "attenzione a sfidare la Commissione europea". "Se (la procedura, ndr) viene aperta davvero, farà male all'Italia - lo avverte - ci assoggetterà a controlli e verifiche per anni. Con il risultato di compromettere la nostra sovranità in campo economico: una bella eterogenesi dei fini, per questo governo che è geloso custode dell'interesse nazionale - continua - senza considerare che potrebbero essere messi a rischio i risparmi degli italiani".
Domani si incontreranno i direttori del Tesoro dei Paesi europei mentre alla fine della settimana toccherà ai ministri dell'Economia. Si tratta di riunioni importanti che serviranno a guadagnare tempo e evitare che il Consiglio europeo, a cui la Commissione ha avanzato la proposta di procedura di infrazione, adotti l'iter "più rapido" che porterebbe a una decisione già nel prossimo mese di luglio. Salvini, però, non sembra propenso a seguire la strada del compromesso suggerita da Conte. La proposta dei minibot messa sul tavolo dal leghista Claudio Borghi dimostra che l'obiettivo è alzare i toni dello scontro. L'intento della misura è pagare i debiti contratti dalla pubblica amministrazione con imprese e famiglie, ma c'è chi ci vede il tentativo di creare le condizioni per uscire dall'euro. Da Palazzo Chigi fanno sapere che il problema non si pone perché questi buoni del Tesoro alternativi hanno "evidenti criticità tecniche" e, quindi, non possono essere presi in considerazione. Devo poter condurre insieme al ministro dell'Economia, Giovanni Tria, il negoziato senza distonie e cacofonie", mette in chiaro il premier. Che ancora una volta non si fa problemi a mettere sul tavolo le proprie dimissioni. "Se Di Maio e Salvini non accetteranno un compromesso con l'Ue, rischiamo di andarcene tutti a casa - avverte - di certo me ne vado io".
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Adesso Conte stoppa Salvini: "Non sfidare la Ue sui conti"

Il premier a leader leghista: "Se vuoi capitalizzare il consenso, chiedi le elezioni e vincile". Ma lo avverte: "Se sfidi l'Ue metti a rischio i risparmi degli italiani"
Inizia la settimana decisiva per il futuro del governo pentastellato. Nei prossimi giorni capiremo, infatti, se i due alleati hanno ancora voglia e soprattutto spazio per andare avanti, se alla squadra serva un "ritocchino" e se nella trattativa con la Commissione europea si andrà allo scontro o meno. Tre scogli importanti che si legano a doppio nodo l'uno con l'altro. Tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, però, c'è il premier Giuseppe Conte, che sembra averne abbastanza del ruolo di "avvocato del popolo" che si è ritagliato nell'ultimo anno. Dopo le elezioni europeo, ha infatti iniziato a giocare un'altra partita che trova la facile sponda con il Quirinale e le cancellerie di Bruxelles. In questa partita l'ostacolo maggiore è la Lega, forte del consenso popolare incassato nelle ultime due settimane.
"Non vorrei che una Lega forte del risultato della consultazione europea si lasciasse prendere da prospettive di predominio, e assumesse via via atteggiamenti sempre più strumentali". In un lungo colloquio con Massimo Franco sul Corriere della Sera, Conte rompe gli argini e sfida apertamente Salvini. "La composizione del nostro Parlamento non è cambiata", mette in chiaro. "Se la Lega aspira a capitalizzare un consenso politico in un sistema fondato sulla democrazia parlamentare come il nostro, non può che passare da elezioni politiche - incalza - deve assumersi la responsabilità di chiedere nuove elezioni politiche e poi vincerle. Le elezioni europee - continua - hanno una logica e prospettive diverse". In chiaro il leader del Carroccio, così come Di Maio, continua ad assicurare che il suo obiettivo è la fine della legislatura e che un punto di incontro non solo è possibile ma non è nemmeno lontano. Ma molto dipende dalle prossime mosse del ministro dell'Economia Giovanni Tria che si è già dimostrato più vicino a Conte e al Quirinale che alle posizione dei due alleati gialloverdi.
L'iter della prossima manovra parte già con il gap di 23 miliardi da trovare per sterilizzare quelle clausole che farebbero aumentare l'Iva. A questo bisogna poi aggiungere gli obiettivi, le priorità e le richieste di ciascun leader. In campagna elettorale Salvini ha promesso che ridurrà la pressione fiscale con la flat tax al 15%. Una misura dai costi proibitivi, se associata al reddito di cittadinanza e a "quota 100", ma su cui il leghista non ha alcuna intenzione di arretrare di un millimetro. Di Maio, invece, punta tutto sul salario minimo orario. Un'altra norma dai costi non proprio contenuti. Il tutto mentre aleggia sull'Italia lo spettro della procedura di infrazione per debito eccessivo. Nel colloquio col Corriere della Sera di oggi, Conte invita Salvini a fare "attenzione a sfidare la Commissione europea". "Se (la procedura, ndr) viene aperta davvero, farà male all'Italia - lo avverte - ci assoggetterà a controlli e verifiche per anni. Con il risultato di compromettere la nostra sovranità in campo economico: una bella eterogenesi dei fini, per questo governo che è geloso custode dell'interesse nazionale - continua - senza considerare che potrebbero essere messi a rischio i risparmi degli italiani".
Domani si incontreranno i direttori del Tesoro dei Paesi europei mentre alla fine della settimana toccherà ai ministri dell'Economia. Si tratta di riunioni importanti che serviranno a guadagnare tempo e evitare che il Consiglio europeo, a cui la Commissione ha avanzato la proposta di procedura di infrazione, adotti l'iter "più rapido" che porterebbe a una decisione già nel prossimo mese di luglio. Salvini, però, non sembra propenso a seguire la strada del compromesso suggerita da Conte. La proposta dei minibot messa sul tavolo dal leghista Claudio Borghi dimostra che l'obiettivo è alzare i toni dello scontro. L'intento della misura è pagare i debiti contratti dalla pubblica amministrazione con imprese e famiglie, ma c'è chi ci vede il tentativo di creare le condizioni per uscire dall'euro. Da Palazzo Chigi fanno sapere che il problema non si pone perché questi buoni del Tesoro alternativi hanno "evidenti criticità tecniche" e, quindi, non possono essere presi in considerazione. Devo poter condurre insieme al ministro dell'Economia, Giovanni Tria, il negoziato senza distonie e cacofonie", mette in chiaro il premier. Che ancora una volta non si fa problemi a mettere sul tavolo le proprie dimissioni. "Se Di Maio e Salvini non accetteranno un compromesso con l'Ue, rischiamo di andarcene tutti a casa - avverte - di certo me ne vado io".
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June 9, 2019
Punire l'Italia per educare la Ue: è iniziato l'assedio a Bruxelles

Nel mirino la manovra e i minibot. Il pressing dei tedeschi per il pugno duro contro l'Italia. E Moody's minaccia: "I mercati aggiusteranno il tiro della politica"
A Berlino non sono pochi quelli che fanno il tifo perché la Commissione europea apra la procedura di infrazione contro l'Italia. Dalla politica alla finanza sta, infatti, montando la richiesta di una prova di forza contro Roma per lanciare un messaggio netto a tutti quei Paesi non allineati che non intendono seguire le regole imposte dall'Unione. Così, mentre a Strasburgo si sta formando il blocco anti sovranisti per impedirgli di toccar palla nelle commissioni, a Bruxelles sta montando il pressing per bloccare i provvedimenti promessi da Lega e Cinque Stelle in campagna elettorale.
Per il Fondo monetario internazionale, "la politica di spesa pubblica espansiva dell'Italia potrebbe costituire una grave violazione delle regole di bilancio" dell'Unione europea. Il senso degli allarmi che riecheggiano negli ambienti che contano è sempre lo stesso: qualora dovesse andare avanti su questa linea, il governo Conte porterebbe automaticamente l'Italia fuori dall'Eurozona. A preoccupare non è solo la sfida lanciata da Matteo Salvini alle regole comunitarie ma anche l'idea di iniziare a emettere mini buoni del Tesoro. "In Europa ci sono regole comuni che tutti i Paesi devono rispettare", tuona la leader dei Verdi tedeschi, Annalena Baerbock, in una intervista al Corriere della Sera anticipando così quella che sarà la crociata dei tedeschi contro l'Italia in Europa. "I governi nazionali devono presentare piani nei quali spiegano in che modo attraverso un'equa politica fiscale e finanziaria intendono ridurre il deficit e riportare sotto controllo il debito per evitare una procedura d'infrazione - continua - quando non accade, la Commissione in quanto guardiana dei Trattati, deve avviare la procedura di infrazione".
Già nei giorni scorsi l'Istituto per la ricerca economica tedesco (Ifo) aveva appoggiato la richiesta della Commissione europea di avviare una procedura di infrazione per disavanzo eccessivo nei confronti dell'Italia. Secondo il presidente Klemens Fuest, la misura andava adottata già "mesi fa" quando Bruxelles aveva aveva dato l'ultimatum all'esecutivo italiano invitandolo a modificare "la propria politica di bilancio". "Il governo Conte - ha spiegato l'economista all'emittente radiofonica tedesca Deutschlandfunk - ha detto che cambierà politica fiscale, ma nella direzione sbagliata, con massicci tagli delle tasse e aumento della spesa". Questo, a detta del numero uno dell'Ifo, porterebbe automaticamente l'Italia fuori dai parametri imposti da Bruxelles obbligando, dunque, la Commissione europea a usare il pugno duro per far cambiare i piani ai gialloverdi. "Altrimenti - è il suo avvertimento - si possono abolire le regole di bilancio dell'Ue in questo stesso momento".
Secondo l'agenzia di rating Moody's, però, a convincere l'esecutivo italiano a cambiare atteggiamento non sarà Bruxelles che fa la voce grossa con la procedura d'infrazione, ma piuttosto "il deterioramento del sentiment di mercato" che metterà "pressione sul governo affinché aggiusti il tiro della politica" di bilancio. L'arma sul tavolo della finanza è ovviamente lo spread tra i nostri Btp decennali e i Bund tedeschi. Le incursioni si sono già fatte sentire nei giorni scorsi mentre la Lega metteva sul tavolo del ministro dell'Economia Giovanni Tria l'idea dei minibot. Una proposta che ha subito trovato il muro della Bce e della stessa Unione europea. "Se consideriamo l'emissione di tali titoli molto improbabile, il fatto che la proposta sia riemersa è negativo sul credito", fanno sapere gli analisti di Moody's che sono pronti a considerare l'emissione dei minibot come "primo passo verso lo stabilire una moneta parallela e una mossa preparatoria affinché l'Italia esca dall'area dell'euro".
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