Andrea Indini's Blog, page 89
July 31, 2019
Berlino attacca ancora Salvini: "Riaprite i porti alle navi ong"

La Germania torna a premere sul governo italiano per obbligarlo ad accogliere i migranti: "Che senso ha far aspettare le navi?"
Berlino torna a sparare pesantemente contro il governo italiano. "L'Italia apra i propri porti alle navi delle organizzazioni non governative che soccorrono i migranti nel Mediterraneo". L'appello è stato lanciato in queste ore dal ministro dell'Interno Horst Seehofer che lo ha rivolto direttamente a Matteo Salvini lamentando che, "negli ultimi dodici mesi, la Germania ha accolto 180 profughi soccorsi nel Mediterraneo" e accusando l'Italia di non fare abbastanza per gestire l'emergenza sbarchi. Un'accusa del tutto priva di fondamento visto che l'Unione europea ha ci lasciati per anni soli a gestire i flussi irregolari di disperati che si imbarcavano dalle coste del Nord Africa.
Nelle ultime settimae gli attacchi del governo tedesco sono stati continui. Anche la recente rivelazione della presenza di due giornalisti della tv di Stato Ard a bordo della nave Sea Watch 3 hanno fatto riaprire gli occhi sugli interessi di Berlino a fomentare il caos nel Mar Mediterraneo per mettere in difficoltà il governo Conte e, in modo particolare, Salvini. Secondo l'inchiesta pubblicata da un sito di contro informazione vicino all'estrema destra, il Journalistenwatch.com, il blitz della comandante Carola Rackete a Lampedusa (dall'incursione al largo della Libia all'arrivo nel porto siciliano e allo speronamento contro le motovedette della Guardia di Finanza) sarebbe "una geniale opera di propaganda" dell'emittente pubblica tedesca, "probabilmente con l'intento di provocare un confronto con le autorità italiane a ogni costo". Un disegno inquietante che, secondo un approfondimento del Guardian, potrebbe aver avuto appoggi anche all'interno dell'esecutivo guidato dalla cancelliera Angela Merkel (tesi, tra l'altro, avvalorata anche dall'ex capo dei servizi segreti Hans-Georg Maaßen).
Dopo il silenzio stampa successivo al caso della Sea Watch 3, imbarcazione appartenente a una ong tedesca, Seehofer è tornato a picchiar duro contro Salvini cavalcando il caso della Gregoretti, nave della Guardia Costiera ormeggiata da domenica scorsa davanti al porto di Augusta con a bordo 115 immigrati clandestini. "Matteo, che senso che mettere sempre in atto la stessa procedura se finisce sempre che i migranti scendono a terra?", ha polemizzato ieri durante una conferenza stampa a Berlino. "Voglio evitare - ha continuato - che si ripeta ogni volta lo stesso schema, con una nave con i migranti che aspetta 8 o 14 giorni davanti alle coste italiane e Salvini che non vuole che scendano a terra. Ma finisce sempre che scendono comunque a terra, vuoi perché i migranti collassano, si ammalano o ci sono donne incinta". Dopo il recente vertice di Helsinki, i due ministri dell'Interno dovranno rivedersi a settembre per fare il punto sull'emergenza immigrazione. In quell'occasione la Germenia presenterà una nuova procedura che da una parte "risponda alla necessità del salvataggio in mare" e che dall'altra "riesca a bloccare il traffico umano degli scafisti".
I rapporti, però, tra i due Paesi restano sempre tesi. E non solo per le continue pressioni della stessa Merkel per far scarcerare Carola Rackete quando era stata arrestata. Anche le recenti rivelazioni sui "dublinanti" rispediti a Roma con voli charter dopo essere stati "storditi e sedati" ha ulteriormente incrinato i rapporti. E le indebite sollecitazioni di Seehofer non fanno altro che peggiorare la situazione rendendo il confronto e il dialogo impossibili.
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July 30, 2019
"Dietro Carola c'è la mano dei tedeschi". L'accusa choc dell'ex capo dei servizi

A bordo della Sea Watch, a fianco della Rackete, c'era la tv di Stato tedesca. I dubbi sui finanziamenti alla Ong. E l'ex capo degli 007 tedeschi accusa la Merkel
Chi c'è veramente dietro l'operazione fuorilegge condotta dal comandante Carola Rackete al timone della Sea Watch3? Difficile avere la certezza, ma in Germania iniziano ad essere sollevati diversi dubbi che puntano direttamente alla tivù di Stato tedesca e di conseguenza ad Angela Merkel. Una tesi che inizialmente ha trovato spazio su un sito di contro informazione vicino all'estrema destra, il Journalistenwatch.com, ma che ieri è stata avvalorata anche dall'ex capo dei servizi segreti Hans-Georg Maaßen, rimosso un anno fa dopo che aveva sbugiardato la cancelliera sul video fatto trapelare per denunciare la "caccia allo straniero" dopo l'omicidio di Chemnitz.
Le accuse sono state tirate fuori la scorsa settimana quando il sito Journalistenwatch ha scritto che l'intera vicenda della Sea Watch 3 (l'incursione al largo della Libia, fino all'arrivo a Lampedusa e al blitz contro le motovedette della Guardia di Finanza italiana) sarebbe "una geniale opera di propaganda" dell'emittente televisiva pubblica tedesca Ard, "probabilmente con l'intento di provocare un confronto con le autorità italiane a ogni costo". A bordo dell'imbarcazione, messa in mare dall'ong tedesca Sea Watch, erano infatti due giornalisti che hanno filmato e raccontato per la rubrica Panorama tutto il viaggio nel Mediterraneo, il salvataggio dei migranti, l'ingresso nel porto di Lampedusa in violazione del decreto Sicurezza bis e l'arresto della Rackete.
"Se questa notizia fosse corretta, Panorama non sarebbe una trasmissione occidentale", ha commentato su Twitter Maaßen che dal 2012 al 2018 è stato direttore dei servizi segreti interni tedeschi. Nel messaggio, poi rimosso, si fa riferimento ai media della Germania occidentale che, prima dellacaduta del muro di Berlino, venivano considerati dalla Repubblica democratica tedesca l'unica fonte di informazioni affidabile. Già molto vicino al ministro dell'Interno tedesco, Horst Seehofer, a settembre del 2018 era stato destituito dall'incarico di presidente del BfV con l'accusa di aver svelato informazioni riservate ad Alternative für Deutschland (AfD) venendo così meno all'obbligo di imparzialità. Per la sua indubbia esperienza era stato comunque nominato sottosegretario all'Interno con delega per la sicurezza, ma lo scorso novembre era stato messo a riposo ancor prima di assumere l'incarico dopo che aveva denunciato la presenza di elementi eversivi all'interno della SpD, partito che dal 14 marzo 2018 fa parte della Große Koalition con la Cdu della Merkel.
Ora Maaßen è fuori dai giochi di palazzo ma, come fa notare anche il Fatto Quotidiano, ha sicuramente ancora buone fonti all'interno della struttura di intelligence tedesca. E, mentre i siti di contro informazione accusano la tv pubblica di aver in qualche modo finanziato l'ultima missione della Sea Watch, l'ex capo dei servizi tedeschi fa un passo indietro ma, come rivela il Guardian, sostiene comunque che l'intera operazione sia stata pianificata a tavolino per mettere in difficoltà il ministro dell'Interno Matteo Salvini causando un incidente che facesse ripartire il dibattito sulla chiusura dei porti italiani. Nei giorni scorsi Giorgia Meloni ha subito chiesto di fare chiarezza su "queste sorprendenti dichiarazioni" sollecitando la convocazione dell'ex capo dei servizi tedeschi al Parlamento europeo per "raccontare la sua versione dei fatti" su una vicenda in cui Berlino ha avuto un ruolo poco chiaro.
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July 11, 2019
Sea Watch, Carola arma i pm: "Sequestrate i social a Salvini"

La capitana denuncia Salvini per diffamazione e istigazione a delinquere: "Mi ha offesa 22 volte". E ora pretende il sequestro di tutti suoi profili
Adesso Carola Rackete vuole il sequestro di tutti i profili social che sono riconducibili a Matteo Salvini. Dopo aver forzato il divieto di ingresso in acque territoriali italiane, calpestato le leggi del nostro Stato, speronato una motovedetta della Guardia di Finanza e fatto sbarcare una cinquantina di immigrati clandetini, la comandante della Sea Watch 3 ha dato mandato al proprio legale, l'avvocato Alessandro Gamberini, di far di tutto per portare alla sbarra il ministro dell'Interno. Ma non le basta denunciarlo per "diffamazione aggravata e istigazione a delinquere", vuole anche trovare un giudice che la aiuti a mettere il bavaglio al leader leghista cacciandolo da Facebook e Twitter.
La denuncia sarà depositata domani alla procura di Roma. L'avvocato Gamberini sta ancora aspettando la firma in originale della capitana, elemento necessario per depositare le quattordici pagini della querala in cui vengono elencate quelle che, a suo dire, sono le offese del ministro dell'Interno. Ne ha contate ventidue, andandole a pescare dai tweet, dalle dirette su Facebook e dalle interviste rilasciate alle televisioni. "Salvini – si legge nel documento che Repubblica ha pubblicato in esclusiva - mi ha definito pubblicamente e ripetutamente sbrufoncella, fuorilegge, complice dei trafficanti, potenziale assassina, delinquente, criminale, pirata, una che ha provato a uccidere dei finanzieri e ad ammazzare cinque militari italiani, che ha attentato alla vita di militari in servizio, che ha deliberatamente rischiato di uccidere cinque ragazzi e che occupa il suo tempo a infrangere le leggi italiane e fa politica sulla pelle dei disgraziati". Non importa che, al di là degli epiteti che il leghista le ha affibbiato, tutte le accuse sono circostanziate dai fatti. Dalla decisione di infischiarsene del divieto di ingresso nelle acque terroriali italiane prima e nel porto di Lampedusa poi alla manovra spericolata che ha quasi schiacciato la motovedetta delle Fiamme Gialle, la condotta della Rackete è sotto gli occhi di tutti. Tanto che per tutto questo è attualmente indagata. Per la capitana, però, resta "evidente", nelle parole pronunciate dal Salvini, "la gravità della lesione al mio onore".
Nel presentare la denuncia in procura, la Rackete fa leva sulla decisione del gip di Agrigento, Alessandra Vella, che l'ha subito rilasciata. "La legittimità della mia condotta è stata riconosciuta allo stato dall'autorità giudiziaria che l'ha valutata come adempimento di un dovere", scrive nell'atto in cui, oltre ad assolvere se stessa, prende (ovviamente) le parti dell'ong tedesca per cui timonava la barca. "(Salvini, ndr) dice che si tratta di un'organizzazione illegale e fuorilegge, sostenendo che i suoi rappresentanti sarebbero complici di scafisti e trafficanti", continua la capitana sostenendo che queste affermazioni sono "lesive" per la sua persona e la sua incolumità "in quanto dipendente e rappresentate della Sea Watch" stessa. Anche in questo caso la denuncia omette (volutamente) tutte le forzature e le menzogne dell'ong per andare a recuperare i migranti sin davanti alle coste libiche e portarli in Italia.
La denuncia della Rackete non riguarda solo Salvini. L'obiettivo è, infatti, andare a colpire chiunque l'abbia attaccata, criticata e insultata sul web. Nella seconda parte della denuncia vengono, infatti, contemplati i meme, i post e i commenti dei follower del leader leghista. Nell'atto viene, per esempio, inserita una fotografia in cui compare la camandante della Sea Watch 3 con in calce la scritta "criminale". Per i legali di Carola, come riporta Repubblica, l'immagine "assume la connotazione di una segnalazione pubblica e rimanda ai manifesti dei ricercati, e quindi si tratta di un'istigazione pubblica a delinquere".
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July 10, 2019
Una legge che tutela i clandestini: così la Toscana aggira il dl Sicurezza

La pdl per assicurare cibo, scuola e sanità gratis a tutti gli immigrati irregolari. Le barricate del centrodestra: "Norma dal sapore eversivo"
I dem parlano di "tutela dei bisogni essenziali della persona umana" per garantire a tutti "i diritti samaritani". In realtà la proposta di legge, votata e approvata oggi davanti al Consiglio regionale della Toscana, punta ad aggirare il primo decreto Sicurezza e assicurare cibo, scuola e sanità gratis a tutti gli immigrati, anche quelli clandestini. Una norma che, per dirla con le parole del Viminale, ha un "sapore eversivo" perché sfida una legge dello Stato e che fa razzia dei fondi pubblici regionali penalizzando, in primis, gli stessi toscani.
La seduta del Consiglio regionale della Toscana si è aperta con la protesta del Carroccio all'approvazione della legge regionale 333 che destina 4 milioni di euro agli immigrati irregolari. Un vero e proprio blitz targato Partito democratico per far ripartire il business dell'accoglienza dopo che Matteo Salvini aveva chiuso i rubinetti dei soldi pubblici. I sette consiglieri leghisti si sono presentati in Aula indossando la maglietta "Prima i Toscani" e hanno accusato il governatore Enrico Rossi di voler far diventare la Regione "il più grande campo profughi d'Italia" concedendo, appunto, finanziamenti a pioggia alle cooperative "senza un vero sistema di premialità per le strutture meritevoli e virtuose". Per bloccare il via libera alla norma hanno anche presentato 1.200 emendamenti e una trentina di ordini del giorno che sono stati, poi, sottoscritti da Forza Italia e Fratelli d'Italia.
Secondo l'ultimo dossier Caritas, in Toscana sono 62mila le famiglie in povertà assoluta e 94mila quelle con Isee sotto i 6mila euro. Eppure ancora una volta il Pd, sostenuto da Mdp e Sì-Toscana a sinistra, ha preferito tendere la mano agli immigrati. Una mossa politica per contrastare la linea dura di Salvini e riaprire le commesse che in tutti questi anni hanno ingrassato le cooperative rosse. "Purtroppo - fa notare il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella - l'ideologia, a sinistra, prende sempre il sopravvento sulla realtà". La legge offre, infatti, a tutte le persone prive del permesso di soggiorno l'accesso alle "cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti o essenziali", alle "prestazioni socio-assistenziali" (comprese le sistemazioni temporanee di accoglienza) e, per i minori, all'"istruzione obbligatoria e ai servizi per l'infanzia". In questo modo verrebbero riattivate le cooperrative, le associazioni e tutti quei soggetti, già attivi in Toscana, che sono stati messi fuori gioco dal decreto Sicurezza.
In Toscana sono già presenti ben 6.705 migranti che vengono ospitati nei vari centri di accoglienza sparsi per il territori. Ad Arezzo ci sono attualmente 607 richiedenti asilo, a Firenze 1.434, a Grosseto 418, a Livorno 547, a Lucca 797, a Massa Carrara 471, a Pisa 916, a Pistoia 498, a Prato 471 e a Siena 546. "Sono numeri impressionanti e che avrebbero meritato una riflessione da parte di Rossi e del Pd prima di presentare questa legge", commenta il consigliere regionale Jacopo Alberti. "Non c'è bisogno di introdurre in Toscana altri immigrati, per di più senza permesso di soggiorno". L'intento ideologiso della legge è sotto gli occhi di tutti. Perché non solo si vuole garantire diritti, come quello alle cure essenziali, che nel nostro Paese non vengono mai fatti mancare a nessuno, ma vengono riconosciuti ai clandestini benefici che alcuni toscani non si possono nemmeno permettere.
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July 7, 2019
Ecco le 5 menzogne delle ong

Dalla mancanza di carburante alle condizioni sanitarie, ecco tutte le balle usate dalle ong per riuscire a sbarcare in Italia
Non è facile dipanare la verità dalla propaganda, specie se di mezzo ci sono le organizzazioni non governative. Da quando le loro scorribande nel Mar Mediterraneo sono state rese più difficili dai provvedimenti restrittivi del governo italiano, si sono dovuti ingegnare e usare mezzucci per giustificare le proprie missioni a ridosso delle coste libiche
Un passaggio in un recente servizio di SkyTg24 ha svelato le bugie raccontate dalla “Mediterranea Saving Humans" per giustificare il trasbordo di una quarantina di migranti irregolari. L'ong fondata da Luca Casarini non è certo l'unica a raccontarle. A metterle in fila appare chiaro che seguono tutte lo stesso schema: il rischio di naufragio, le condizioni sanitarie dei migranti a bordo e la mancanza di carburante o di acqua. Una volta che la navi sono riuscite ad ottenere l'attracco a un porto italiano, la verità viene a galla. E differisce dalla narrazione via social degli ultrà dell'immigrazione.
Ecco alcuni esempi:
1) quando nei giorni scorsi la Alex, la barca "da crociera" affittata da Mediterranea dopo che è stata messa sotto sequestro la Mare Jonio, ha recuperato quaranta immigrati ha spiegato che "per le condizioni psicofisiche delle persone a bordo e le caratteristiche della nave" non era assolutamente in grado di affrontare la traversata verso Malta. Non solo, al momento del "salvataggio", scrivevano su Twitter che i "naufraghi" erano "in pessime condizioni" e che c'era una donna "in gravi condizioni". Intervistata da SkyTg24, però, Giulia Berberi, medico che si trovava a bordo del veliero, ha raccontato tutt'altra storia (guarda il video): "Noi li abbiamo trovati sul gommone che in realtà erano in buone condizioni". E ancora: "Il problema è stato che ci trovavamo in zona libica e i libici stavano arrivando a prenderli, quindi immediatamente li abbiamo caricati sulla barca e siamo partiti". Quando poi dalla Valletta è arrivata l'offerta di attracco, la Alex ha tirato dritto verso l'Italia.
2) anche l'intervento della nave "Alan Kurdi" non è così cristallino come vogliono farci credere. Dal gommone, su cui viaggiavano 65 migranti, non era partito alcun sos perché, come ha rivelato il capo missione Gordon Isler, "gli occupanti non avevano telefono satellitare o gps". "Le persone a bordo hanno avuto una fortuna incredibile a essere stati trovati… probabilmente non avrebbero raggiunto un luogo sicuro e sarebbero scomparsi in mare", ha poi spiegato ammettendo che il gommone aveva un motore perfettamente funzionante e abbastanza carburante. Anche in questo caso l'ong tedesca Sea Eye ha subito rifiutato di tornare in Libia e di attraccare in Tunisia e ha ingaggiato un braccio di ferro fino ad ottenere l'ingresso alla Valletta.
3) quando Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3, ha forzato il blocco speronando le motovedette della Guardia di Finanza, ha invocato lo "stato di necessità" per i quarantun migranti che aveva a bordo. Quando, però, questi sono sbarcati, è subito stato evidente che nessuno di loro stava male. Non sono stati disposti accertamenti specifici né trasferimenti in elisoccorso verso l'ospedale di Palermo. I malati e bambini erano già stati fatti scendere. Nulla giustificava, dunque, l'attracco non autorizzato e, soprattutto, lo speronamento della motovedetta.
4) tutte le ong puntano sempre ai porti italiani. In molti casi spiegano di aver abbastanza carburante per riuscire a raggiungere altre destinazioni. Talvolta è anche vero. Ma fino a un certo punto. La Libia e la Tunisia vengono scartate a priori perché non le vogliono considerare "porti sicuri". Malta è l'extrema ratio, quando la trattativa va proprio male. Ma nessuna di queste si sogna di portare i migranti nei porti del Nord Europa. La Sea Watch 3, per esempio, è stata ben due settimane a zigzagare davanti alle acque territoriali italiane: avrebbe avuto tutto il tempo per navigare verso la Germania, dove ha sede l'ong, o in Olanda, la cui bandiera batte sulla nave. Anche la nave "Alex" si è rifiutata di andare alla Valletta spiegando che "non poteva percorrere 100 miglia". In realtà un documento pubblicato dal Giornale.it svela che il capo missione Erasmo Palazzotto aveva preso in considerazione la possibilità di dirigersi verso la Valletta a patto che "nessuna azione coercitiva" sarebbe stata assunta "nei confronti della nave da parte delle autorità maltesi e italiane".
5) l'aspetto più drammatico della propaganda delle ong è nei tweet che denunciano i morti in mare. Troppo spesso si tratta di fake news create ad hoc per accattivarsi l'opinione pubblica. Il caso più eclatante è stato quando, l'anno scorso, l'ong spagnola Proactiva Open Arms ha accusato la Guardia costiera libica di aver "affondato una barca e lasciato morire una donna e il suo bambino". “Sono assassini arruolati dall'Italia”, ha detto il fondatore Oscar Camps. Due testimoni, una giornalista tedesca e un freelance libico, lo hanno però smentito: "In mare non c'erano corpi". Anche a fine maggio, quando il pattugliatore Cigala Fulgosi ha recuperato 100 migranti, Alarm Phone, il centralino che risponde a un numero francese, aveva parlato di "una bambina di 5 anni morta a bordo". Fortunatamente la notizia era infondata, ma ha permesso di riaccendere i riflettori su questa organizzazione che, secondo i ben informati, viene usata "anche dai trafficanti sotto mentite spoglie per sollecitare i soccorsi".
Di esempi potevamo farne molti di più. Questi bastano a dimostrare come la filiera delle operazioni di soccorso orchestrate dalle ong sia costellata da vere e proprie menzogne che gli ultrà dell'accoglienza usano per raggiungere i propri fini politici.
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Il documento inchioda l'ong: ecco i diktat di Mediterranea

La mail invita dalla ong Mediterranea
Svelata dal Viminale la mail della ong: pretendevano l'impunità e di usare i militari italiani come tassisti del mare. Ecco le 5 condizione dettate
Per avvolorare lo "stato di necessità" ed far entrare la Alex nel porto di Lampedusa forzando il divieto della Guardia Costiera (guarda il video), il capitano Tommaso Stella e il capomissione Erasmo Palzzotto ne hanno sparate di tutti i colori, dalla mancanza di acqua a bordo alle carenti condizioni sanitarie dei quanranta immigrati. Ma la verità è un'altra. Dal ministero dell'Interno è, infatti, trapelata una mail che svela tutte le pretese dell'equipaggio dell'ong Mediterranea Saving Humans e le mire (politiche) della missione al largo della Libia (qui il documento integrale).
"Il Viminale non ha agito da solo e non ha rifiutato la collaborazione di altri ministeri, a partire dalla Difesa", ci spiegano fonti del ministero dell'Interno. Il capitano della Alex aveva un dialogo aperto sia con la Guardia di Finanza sia con la Guardia Costiera. "Il problema - lamentano le stesse fonti - è che la barca della ong si è sempre rifiutata di entrare in acque maltesi e pretendeva di essere accompagnata dalle autorità italiane fino a 15 miglia nautiche da La Valletta, per poi allontanarsi immediatamente ed evitare i controlli e la legge di un paese membro dell’Unione europea". È per questo che le operazioni si sono bloccate, costringendo i quaranta immigrati irregolari, che si trovavano a bordo della nave presa in affitto da Mediterranea Saving Humans, a inutili ore di attesa in mezzo al Mar Mediterraneo. A dimostrarlo c'è una mail della stessa ong in cui tenta di imporre cinque condizioni alle autorità italiane e malesi. Oltre a dettare l'orario di partenza ("entro e non oltre le 22 odierne") e il numero delle persone a bordo, il capomissione Palazzotto pretendeva che "l'operazione di trasferimento" sulle "unità delle forze armata" della Valletta avvenisse "tassativamente a 15 miglia nautiche di distanza dalle coste dell'isola, in acque internazionali" e che vi fosse "la precisa garanzia che nessuna azione coercitiva" sarebbe stata assunta "nei confronti della nave da parte delle stesse autorità maltesi e italiane". Quello che cercavano, insomma, non era la salvezza delle persone che avevano a bordo, ma l'impunità per il capitano e l'equipaggio. Sapevano, infatto, di aver infranto diverse leggi e che per questo potevano essere perseguiti, come è stato poi fatto.
Sin dalle prime fasi di confronto, al Viminale è stato sin troppo chiaro che l'obiettivo della ong non fosse quello di raggiungere un accordo. Tra le richieste scritte nella mail, che trovate nella foto, c'erano anche che le "necessarie attività di controllo e identificazione" avrebbero dovuto "svolgersi in alto mare" e che, al termine di queste, la Alex avrebbe dovuto "fare ritorno immediatamente" nel porto di Licata, in provincia di Agrigento. Dal punto di vista del ministero dell'Interno, l'arrivo della barca sull'isola era "irrinunciabile". Diversamente, le nostre Forze Armate si sarebbero trasformate in "tassisti del mare a servizio della ong", un brutto film che era già andato in onda prima che Matteo Salvini arrivasse al governo e che aveva fatto moltiplicare gli sbarchi in Italia. "Il rispetto per i militari italiani da parte del ministero dell'Interno è totale - ci spiegano le stesse fonti - proprio per questo ritiene debbano essere utilizzati per compiti coerenti con la propria missione, come la protezione della legge e dei confini".
La Guardia di Finanza e la Marina Militare avrebbero potuto intervenire su Alex, sgravandola dagli immigrati a bordo, a patto che la ong arrivasse nel porto della Valletta. Invece, il capo missione e il capitano della ong fodata da Luca Casarini hanno preferito perdere ore di tempo in mezzo al Mediterraneo per pretendere, appunto, l'impunità. "Invocare lo 'stato di necessità' - fanno infine notare dal ministero dell'Interno - è servito a Stella a forzare i confini nazionali confidando in un orientamento benevolo della magistratura". E, visto come è andata a Carola Rackete con l'assalto della Sea Watch 3 al porto di Lampedusa, potrebbe anche avere la meglio.
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July 6, 2019
"Fermi le navi coi clandestini". Ed è tensione Viminale-Difesa

Salvini bacchetta la Trenta: "I confini vanno difesi". L'irritazione della Difesa: "Abbiamo offerto supporto, non l'avete voluto". Ma il Viminale insiste: "Le navi vanno bloccate"
Più che la forzatura di un blocco, quella della Alex, la nave della ong Mediterranea Saving Humans con a bordo una quarantina di immigrati, è sembrata una passerella. È riuscita a "forzare" il divieto del Viminale arrivando ad attraccare a Lampedusa scortata dalle motovedette della Guardia costiera (video). Nel giro di pochi giorni è la seconda imbarcazione che entra illegalmente in quel porto. Matteo Salvini, che continua a combattere personalmente ogni braccio di ferro contro qualsiasi ong voglia venire in Italia a scaricare clandestini, non nasconde la propria irritazione nei confronti dei vertici militari e li accusa di non aver difeso i confini. Tornano così a galla i mai ricuciti dissapori con il ministro che presiede la difesa del Paese: Elisabetta Trenta.
Mentre l'assalto di Carola Rackete al porto di Lampedusa ha ulteriormente minato i rapporti con la Germania, il blitz dell'ong fondata da Luca Casarini rischia di far riemergere i vecchi attriti tra il ministero della Difesa e il Viminale. Salvini non ha digerito che la Alex sia riuscita ad arrivare a Lampedusa indisturbata. Mentre entrava in porto erano presenti delle navi della Guardia costiera che non hanno mosso un dito per fermarne l'avanzata. E questo, il vice premier leghista non può proprio tollerarlo. Lo ha ammesso lui stesso in serata durante una diretta su Facebook. "I confini via mare sono come quelli via terra", ha commentato. Nei prossimi giorni chiederò alla Trenta di aiutarlo "in questa battaglia di civiltà e di legalità". Il ché significa anche ragionare sulla presenza delle navi militari italiane che sono presenti nel Mar Mediterraneo. Intanto, però, ha domandato ai vertici delle forze armate italiane "se la difesa dei confini è ancora un diritto-dovere da parte delle istituzioni o se i confini italiani sono diventati un 'di più'".
Salvini sa bene che, in qualità di ministro dell'Interno, può "solo" indicare un porto sicuro e bloccare uno sbarco non autorizzato. Le forze armate in mare non dipendono da lui, sono in capo al dicastero della Difesa. "Se servono da scorta per le navi fuorilegge - ha commentato - domandiamoci sull'utilizzo di queste unità (militari, ndr)". La critica del vice premier leghista non poteva cadere nel vuoto senza fare rumore. E così dal dicastero guidato dalla Trenta hanno subito fatto trapelare che nei giorni scorsi stato offerto supporto al Viminale ma che il Viminale lo ha respinto, "in più di una occasione". "Questi sono i fatti", hanno tenuto a rimarcare fonti vicine al dossier. Una puntualizzazione che non scalfisce gli uomini di Salvini che ricordano alla Trenta che il supporto delle unità navali militari italiane serve a "bloccare le navi che vogliono portare i clandestini in Italia e non per aiutarle nel trasporto".
Alla replica del ministero dell'Interno, la Difesa ha fatto seguire un'ulteriore velina per ribadire che il supporto offerto riguardava proprio il trasporto alla Valletta dei migranti che si trovavano a bordo della Alex. "Se il Viminale avesse accettato, i migranti sarebbero già a Malta - hanno fatto trapelare le stesse fonti - è un mistero anche per noi il rifiuto espresso dal Viminale... forse al Viminale non sanno come funzionano le cose- hanno, poi, continuato - non sanno che gli Stati maggiori si relazionano con tutte le articolazioni dello Stato, incluso il Viminale stesso". I toni sono più duri del solito. E rischiano di preparare un ulteriore scontro già nelle prossime ore. "Esigiamo rispetto per i nostri militari", hanno chiesto dalla Difesa. Ma Salvini è determinato ad andare fino in fondo pur di vincere la battaglia contro le onge l'immigrazione clandestina.
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Ora la Germania sfida Salvini: "Cambiate linea e aprite i porti"

In Germania infiamma la polemica contro le espulsioni dei migranti irregolari. Ma il governo Merkel fa la morale all'Italia: "Tenete conto dei valori cristiani"
È ancora una volta da Berlino che si alzano le più feroci critiche all'Italia. Alla richiesta di una presa di responsabilità, il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer ha replicato a Matteo Salvini a "cambiare linea" sull'immigrazione e a "riaprire i porti" italiane alle navi delle ong cariche di clandestini. Di queste almeno un paio (la Sea Watch e la Sea Eye) hanno sede in Germania e dovrebbe essere la Germania stessa a farsene carico e a prendere provvedimenti quando infrangono le leggi internazionali come nel caso della capitana Carola Rackete. Ma Angela Merkel ha sempre nicchiato, preferendo piuttosto fare la ramanzina al nostro governo per blocca gli ingressi illegali.
Nella lettera inviata ieri a Seehofer (qui il documento integrale), Salvini invitava il governo tedesco a prendere in carico la navigazione della "Alan Kurdi", la nave della Sea Eye che da ieri sera sta puntando verso il porto di Lampedusa. D'altra parte il quadro normativo in vigore prevede che lo Stato di bandiera sia responsabile delle operazioni in mare e dell'individuazione di un approdo per la nave. "Qualsiasi eventuale deterioramento della situazione a bordo - faceva notare il vice premier leghista - non potrà non ricadere nell'esclusiva responsabilità dello Stato di bandiera e del Comandante e dell'equipaggio della Alan Kurdi". A Berlino, però, si sono voltati dall'altra parte facendo finta di non vedere la gravità della situazione. E, se da una parte si sono detti disponibili a farsi carico di parte dei disperati recuperati dall'ong tedesca, dall'altra sono tornati ad attaccare duramente il governo italiano e in particolar modo l'inquilino del Viminale.
Pur riconoscendo "gli sforzi compiuti dal governo italiano" nella "soluzione della situazione dei migranti" e nel "miglioramento della situazione umanitaria nel Mediterraneo", nella lettera, a cui l'agenzia Adnkronos ha avuto accesso, Seehofer ha prima rinfacciato a Salvini di aver beneficiato, "in passato", della "solidarietà degli Stati membri europei", poi gli ha suggerito di tener conto dei "nostri condivisi valori cristiani". Per il ministro dell'Interno tedesco, "non deve fare alcuna differenza quale organizzazione" compia il salvataggio di migranti nel Mediterraneo, non conta "sotto quale bandiera stia navigando" un'imbarcazione o "se l'equipaggio di una nave o una ong provenga dalla Germania, dall'Italia o da un altro paese membro" dell'Union europea. Peccato che, quando la polizia tedesca metta le mani sui "dublinanti", gli extracomunitari che secondo le regole europee devono rientrare nei Paesi di primo approdo, li rispedisce in fretta e furia in Italia. Nel 2018 ce ne ha rimandati indietro quasi 3mila, mentre quest'anno siamo già a 857.
Tuttavia, mentre i suoi ministri continuano a fare la predica al nostro Paese, la Merkel deve tenere a bada le critiche del Paese per la gestione dei migranti in Germania. E non solo per i "dublinanti" rispediti in Italia "storditi e sedati" a bordo dei voli charter. Nelle ultime ore sono finiti nel mirino anche i "centri di ancoraggio", una delle novità di Seehofer che è sempre stato apertamente ostile alla "politica delle porte aperte" della cancelliera. Previsti dal contratto di coalizione dell'alleanza di governo, i centri attivi sono attualmente sette e si trovano tutti in Baviera, ma a detta del titolare dell'Interno dovrebbero diventare un modello per tutta la Germania: il progetto è di realizzarne almeno quaranta. Il loro compito è accorciare il più possibile i tempi di espulsione dei migranti, facendo ripartire il prima possibile chi non ha ottenuto il diritto d'asilo. Eppure, quando si tratta dell'Italia, Seehofer in prima linea a invitare Salvini a "riaprire i porti italiani".
Per il governo Merkel, la Germania e l'Italia dovrebbero "riuscire a trovare risposte europee alla sfida della situazione migratoria nel Mediterraneo". Ma fino qui Berlino non ha mai fatto la propria parte. Quando si tratta di ripedirceli indietro, sono velocissimi a chiudere le pratiche. Per questo all'assurda richiesta di Seehofer, Salvini ha risposto con un secco "assolutamente no" e lo ha invitatato a "ritirare la bandiera tedesca a navi che aiutano trafficanti e scafisti" e a "rimpatriare i loro cittadini che ignorano le leggi italiane". Fino ad allora parlare di collaborazione per risolvere l'emergenza migranti, rischia di essere fuorviante.
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Mediterranea "chiama" le toghe e querela Salvini per fare cassa

Dopo la capitana di Sea Watch, anche l'ong dei centri sociali trascina il leghista in tribunale. E confessa: "Coi suoi soldi finanzieremo altre operazioni in mare"
Adesso le organizzazioni non governative cercano la sponda delle toghe rosse per far condannare Matteo Salvini. Dopo la capitana della Sea Watch 3, Carola Rackete, anche l'ong dei centri sociali, Mediterranea Saving Humans, ha infatti deciso di trascinare in tribunale il ministro dell'Interno. L'obiettivo, neanche troppo celato, è di spillargli qualche soldo. "Magari diventa un 'finanziatore involontario' - commenta l'armatore sociale Alessandro Metz - permettendo in questo modo nuove operazioni di monitoraggio in mare e forse di salvare altre vite umane".
Salvini non ha mai avuto paura di affrontare una querela. È già successo in passato. E ora che le ong lo hanno denunciato, non può che fare spallucce e tirare dritto. "Non vedo l'ora di incontrare Carola in tribunale, di guardare in faccia una che ha provato a uccidere dei militari italiani", ha commentato questa mattina. La prima a rivolgersi a un tribunale è stata, appunto, la Rackete che, dopo aver forzato il blocco mettendo a rischio le vite dei finanzieri che si trovavano a bordo della motovedetta speronata con la Sea Watch 3, se l'è presa pure con il vice premier leghista perché nei giorni scorsi l'ha attaccata duramente. In queste ore Alessandro Gamberini, avvocato della comandante tedesca, sta raccogliendo "tutti gli insulti" e "le forme di istigazioni a delinquere" pronunciate dal leader del Carroccio e dai "leoni da tastiera abituati all'insulto". "È lui che muove le acque dell'odio", è il teorema del legale. "Una querela per diffamazione è il modo per dare un segnale - ha spiegato ai microfoni di Radio Cusano Campus - quando le persone vengono toccate nel portafoglio capiscono che non possono insultare gratuitamente". I soldi, appunto. Come spiegato anche da Metz, è quello l'obiettivo delle ong: far sborsare a Salvini a un po' di denaro per finanziare un'altra operazione (illegale) in mare.
Mediterranea Saving Humans vuole rifarsi su Salvini per le dichiarazioni rilasciate questa mattina sulla nave Alex di proprietà dell'ong fondata da Luca Casarini che, dopo aver recuperato una quarantina di migranti irregolari al largo della Libia, li sta portando a Lampedusa disattendendo le indicazioni di attraccare alla Valletta. "Malta ha dato la disponibilità, è un porto sicuro europeo e non si capisce perché questi trafficanti debbano decidere dove andare e non andare", è stato il commento del vice premier leghista. Il termine "trafficanti" ha fatto imbestialire Metz che ha subito armato un legale contro il leader leghista. "È inaccettabile essere accomunati ai trafficanti di esseri umani - ha tuonato l'armatore in una nota - è un'accusa infamante che respingiamo al mittente". Come dicevamo, l'obiettivo è portarsi a casa un po' di soldi. E non si tratta di una nostra supposizione. È lo stesso Metz ad ammettere che, qualora dovesse perdere la causa, il ministro dell'Interno diventerebbe "un 'finanziatore involontario'" dell'ong "permettendo in questo modo nuove operazioni di monitoraggio in mare e forse di salvare altre vite umane".
Per le ong le cause in tribunale diventano l'occasione per aprire un ulteriore fronte di scontro con Salvini. Non solo in mare, ma anche nelle aule dei tribunali. Sapendo di poter contare su una folta schiera di magistrati politicizzati che si sono già espressi contro il leader leghista e contro le misure, come il decreto Sicurezza, che sono state approvate dal governo gialloverde per contrastare l'immigrazione clandestina, respingere gli assalti delle organizzazioni non governative e azzerare le morti in mare riducendo il più possibile le partenze dalle coste del Nord Africa. Misure che per quasi un anno sono riuscite a spezzare il business dell'accoglienza, mandando su tutte le furie gli ultrà dell'immigrazione. Che, dopo il blitz della Rackete, sono tornati all'assalto dei nostri porti.
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July 5, 2019
Sea Eye, Berlino si chiama fuori: "Gli immigrati? È compito della Ue"

Sono sempre in prima linea a fare la morale all'Italia, ma quando si tratta di mettere un freno alle loro ong i tedeschi tacciono
Anche questa volta i tedeschi se ne lavano le mani. Come ha sempre fatto. Con la Sea Eye, che questa mattina ha recuperato 65 immigrati clandestini al largo della Libia, non muoverà un dito. Nemmeno dopo che Matteo Salvini ha chiesto al suo omologo Horst Seehofer di farlo. D'altra parte si erano già guardati dall'intervenire quando la Sea Watch zigzagava a ridosso delle acque territoriali italiane prima di forzare il divieto di ingresso e speronare una motovedetta della Guardia di Finanza per entrare nel porto di Lampedusa. Poi, però, quando si tratta di fare la morale all'Italia sono i primi a dichiarare che "salvare le vite non è mai un reato" e a criticare il nostro governo perché non apre i porti alle ong.
Nel Mar Mediterraneo operano due ong tedesche, la Sea Watch e la Sea Eye. Negli anni passati hanno scaricato diverse migliaia di immigrati sulle nostre coste senza che i precedenti governi di sinistra dicessero nulla. Da quando Salvini è arrivato al Viminale la musica è cambiata ed è stato messo un freno ai loro traffici. Da Berlino non è mai arrivata, invece, alcuna condanna del loro operato. Anzi, le hanno sempre tollerate sapendo che, a conti fatti, non avrebbero mai fatto rotta verso un porto tedesco. Nei giorni scorsi la cancelliera Angela Merkel ha addirittura fatto pressioni sul premier Giuseppe Conte perché facesse liberare Carola Rackete dagli arresti domiciliari. E per la capitana fuorilegge non ha mancato di intervenire pure il ministro degli Esteri, Heiko Maas. Quando, invece, si trattava di trovare un porto alla Sea Watch 3 si sono tutti tenuti lontani dai microfoni. L'unico ad essere intervenuto era stato il ministro dell'Interno Horst Seehofer che aveva stoppato l'iniziativa di una sessantina di sindaci che si erano offerti di accogliere i 53 disperati ancora a bordo dell'imbarcazione battente bandiera olandese.
A smascherare l'ipocrisia dei tedeschi è stato Salvini che oggi pomeriggio ha inviato a Seehofer una lettera (leggi qui) per invitare il governo tedesco ad assumersi le proprie responsabilità. Come gli ha ricordato il vicepremier leghista, il quadro normativo in vigore prevede che lo Stato di bandiera sia responsabile delle operazioni in mare e dell'individuazione di un approdo per la nave. "Qualsiasi eventuale deterioramento della situazione a bordo - ha fatto notare - non potrà non ricadere nell'esclusiva responsabilità dello Stato di bandiera e del Comandante e dell'equipaggio della Alan Kurdi". In serata il portavoce di Mass ha, però, replicato che l'obiettivo del governo tedesco è sì "trovare una soluzione rapida" al caso della Sea Eye, ma "prima bisogna offrire un porto sicuro" alla nave e poi si potrà "discutere della distribuzione dei migranti con gli altri" Paesi europei. Per il ministero degli Esteri della Germania, la gestione degli arrivi resta "compito" dell'Unione europea. "Dunque - taglia corto - ci devono essere più Paesi che partecipano all'accoglienza, nello spirito della solidarietà".
Oltre a predicar bene e razzolar male, il governo tedesco è da sempre campione di scaricabarile. Recentemente un'inchiesta di Repubblica ha svelato che i "dublinanti" vengono sedati e caricati sui charter per Roma. E ancora: negli stessi giorni in cui Merkel & Co. facevano la morale a noi per come abbiamo trattato la Rackete, le telecamere del Tg5 hanno immortalato gli strattoni dati dalla polizia bavarese a una migrante incinta (guarda il video). Eppure da sempre la cancelliera viene osannata dall'opinione pubblica (anche quella italiana) come la leader che, nel Vecchio Continente, più ha fatto per i richiedenti asilo. Nel 2015 il Time le ha addirittura dedicato una copertina per questo. La realtà, però, è un'altra. E rispecchia maggiormente la brutale indifferenza con cui i tedeschi hanno finto di non vedere gli attacchi sferrati dalle loro ong alle nostre leggi, al nostro governo e al nostro Paese.
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