Andrea Indini's Blog, page 91
June 27, 2019
Sea Watch, i costi dell'equipaggio: buonisti a 2mila euro al mese
Andrea Indini

I capitani e gli equipaggi a bordo delle navi delle ong non fanno volontariato. Ma hanno uno stipendio: ecco quanto guadagnano
Non chiamatelo volontariato. Perché quella delle Ong che fanno politica con gli immigrati è tutt'altro che semplice solidarietà. Fiumi di denaro scorrono nelle casse di tutte queste organizzazioni che vanno in tivù a predicare l'accoglienza e a sbraitare contro Matteo Salvini. Tutti ci guadagnano, anche il capitano e l'equipaggio delle imbarcazioni che pattugliano il Mediterraneo in cerca di disperati da portare sulle nostre coste. Spulciando tra i conti pubblicati su internet, si scopre infatti che il personale (di terra e di mare) arriva a prendere fino a 2mila euro al mese.
"La mia vita è stata facile, ho potuto frequentare tre università, a 23 anni mi sono laureata...". Carola Rackete è il capitano della Sea Watch 3. È stata lei a prendere la decisione di forzare il blocco imposto da Salvini e a portare la nave davanti al porti di Lampedusa. Ha detto di averlo fatto per i migranti. E per la stessa ragione ha raccontato di essersi imbarcata con l'ong tedesca. "Sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto, ho sentito l'obbligo morale di aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità". Come lei anche altri ultrà dell'accoglienza cercano di spacciare la vulgata del volontariato. Tra questi, per esempio, ci sono anche gli antagonisti guidati dall'ex tuta bianca Luca Casarini che hanno messo in piedi la "Mediterraneo Saving Humans" per aggirare il blocco del Viminale alle ong internazionali. In realtà tutti questi "volontari" sono tutti lautamente stipendiati. Le buste paga, come spiega QN, "variano da caso a caso" e "da mansione a mansione, ma ballano tra i 1.500 e i 2mila euro".
Queste cifre trovano conferma nei conti della stessa Sea Watch. Stando ai registri, che l'ong ha pubblicato su internet e che risalgono fino all'ottobre del 2018, il team di terra e gli uffici di Berlino e Amburgo sono costati in totale 304.069,65 euro. Di questi, 230.060,08 sono serviti a coprire i costi del personale. Il "camp Malta" è costato altri 55mila e il team italiano ben 62mila, di cui 26.388,68 euro sono serviti a coprire gli stipendi del personale. Per quanto riguarda la nave, l'organizzazione non governativa non indica nello specifico il personalkosten (costo dell'equipaggio) come avviene, invece, per altre voci di spesa. Tuttavia, 102.172,57 euro sono segnati come externe dienstleister, ovvero "fornitori di servizi esterni". Di cosa si tratti di preciso, non è dato saperlo. Ma nel bilancio del team italiano, la stessa voce "externe dienstleister" è specificata come "costo del personale". È quindi plausibile che lo stesso valga per la Sea Watch 3, che avrebbe dunque sborsato oltre 102mila euro per stipendiare chi governa l'imbarcazione. Non poco rispetto all'1,7 milioni di euro raccolti l'anno scorso grazie alle donazioni.
[[video 1717647]]
Che l'equipaggio e il capitano siano un costo ingente lo mette nero su bianco la stessa ong tedesca. "Con la messa in servizio di Sea Watch 3 - si legge nel documento consultato dal Giornale.it - la maggiore professionalizzazione e le nostre operazioni SAR vanno di pari passo, anche se vengono un po’ “schiacciate” dai costi. Il motivo? "La nave - si legge ancora - essendo grande ha bisogno di personale (capitani, meccanici, nostromi) addestrato con specifiche certificazioni e che venga assunto e pagato da noi almeno per la durata dell’intervento". Con simili spese si trovano a dover fare i conti tutti gli ultrà dell'immigrazione che hanno deciso di mettere in mare una nave per andare a recuperare i migranti fin davanti alle coste libiche. Stesso discorso vale, per esempio, anche per la Mare Jonio, l'imbarcazione della Mediterranea Saving Humans. Qui solo gli stipendi dell'equipaggio marittimo sono costati 81.177,13 euro, a cui poi vanno ad aggiungersi 30.880,61 euro per la logistica e i trasferimenti dello stesso equipaggio e 32.899,98 euro per coprire consulenze professionali di "legali, ingegneri, periti nautici, consulenti del lavoro e tecnici ambientali, per la sicurezza del lavoro e alimentari".
Una montagna di denaro. Sapientemente utilizzata per far pressione sull'Italia e sbarcare immigrati sulle coste nostrane. !function(e,t,s,i){var n="InfogramEmbeds",o=e.getElementsByTagName("script")[0],d=/^http:/.test(e.location)?"http:":"https:";if(/^\/{2}/.test(i)&&(i=d+i),window[n]&&window[n].initialized)window[n].process&&window[n].process();else if(!e.getElementById(s)){var r=e.createElement("script");r.async=1,r.id=s,r.src=i,o.parentNode.insertBefore(r,o)}}(document,0,"infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-...Copy: Med_Usc
Infogram
Tag:
sea watch
ong
immigrazione
Persone:
Carola Rackete
Matteo Salvini
June 26, 2019
Sea Watch, Salvini va allo scontro: "Userò ogni mezzo per fermarli"

La nave dell'ong tedesca forza il blocco. Si muovono le motovedette della Marina. Salvini vieta lo sbarco: "Pronto a schierare la forza pubblica"
Non appena il capitano Carola Rackete ha forzato il blocco entrando in acque italiane, si sono mosse una motovedetta della Guardia di Finanza e una della Guardia costiera per intimare alla nave Sea Watch 3 l'alt. Uno strappo senza precedenti che obbliga Matteo Salvini a intraprendere contromisure altrettanto dure. "Userò ogni mezzo lecito per fermare una nave fuorilegge, che mette a rischio decine di immigrati per uno schifoso giochino politico", annuncia il ministro dell'Interno ribadendo che non darà mai l'autorizzazione allo sbarco.
"Basta, entriamo. Non per provocazione, per necessità, per responsabilità". E sul proprio profilo Twitter che l'ong tedesca lancia l'assalto alle coste italiane. Dopo quindici giorni di stallo, segnati da continue forzature per poter rompere il blocco imposto dal decreto Sicurezza bis, la Rackete decide di entrare nelle acque territoriali italiane calpestando così le nostre leggi e il provvedimento che le era stato portato a bordo dalla stessa Guardia di Finanza. "So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo - spiega il capitano in un altro post - li porto in salvo". Al loro arrivo a Lampedusa tutti i componenti dell'equipaggio rischiano una denuncia. "Non solo la sbruffoncella della comandante che fa politica sulla pelle degli immigrati...", annuncia Salvini durante una diretta Facebook. E, mentre la Sea Watch 3 va verso il sequestro amministrativo, per l'ong scatta una multa di 50mila euro. Dal Viminale è comunque arrivato subito il divieto assoluto a sbarcare. "Piuttosto schiero la forza pubblica - tuona il vicepremier leghista - i diritti del mio Paese vengono prima di tutto il resto".
[[video 1717127]]
Attualmente Salvini si sta muovendo su più fronti. Se da una parte punta a far rispettare le restrizioni imposte dal decreto Sicurezza bis, dall'altra cerca di far sentire la propria voce in Europa dove i Paesi, che dovrebbero rispondere delle azioni della Sea Watch, fanno finta di nulla. Da qui le telefonate al premier Giuseppe Conte e al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi affinché chiedano ai governi olandese e tedesco di fare la propria parte. "Non esiste che ci siano Paesi che ne se fottono", spiega il leghista secondo cui questo strappo dimostra "l'ennesima dimostrazione" dell'inestistenza dell'Unione europea. "I confini italiani sono sacri - incalza - se qualcuno pensa di essere al di sopra della legge ne pagherà le conseguenze fino all'ultimo".
[[video 1717134]]
Tag:
immigrazione
sea watch
ong
Persone:
Matteo Salvini
Carola Rackete
Sea Watch dichiara guerra all'Italia
L'ong tedesca calpesta le nostre leggi e forza il blocco. Ora Salvini deve rispondere con altrettanta fermezza
sea watch
ong
immigrazione
Andrea Indini

Url redirect: http://blog.ilgiornale.it/indini/2019... Watch ci dichiara guerra
Persone:
Matteo Salvini
June 21, 2019
Sea Watch, Salvini arma Conte: "Adesso intervenga l'Olanda"

La lettera di Salvini a Conte
Dopo sette giorni di stallo, Salvini scrive a Conte per chiedere un intervento dei Paesi Bassi di cui la nave batte bandiera
La situazione è ancora di stallo. Ed è proprio quello a cui l'ong tedesca Sea Watch puntava quando, dopo aver recuperato una cinquantina di immigrati clandestini a poche miglia dal porto libico di Zuara, ha puntato verso le coste italiane. Da alcuni giorni l'imbarcazionesi trova a 16 miglia dal porto di Lampedusa, al limitare con le acque italiane. E, sebbene la Guardia di Finanza abbia notificato il divieto assoluto di sbarco, il capitano Carola Rackete ha fatto sapere più volte che per loro "Lampedusa è e rimane il porto sicuro più vicino al punto dove abbiamo effettuato il salvataggio". Una situazione insostenibile che ha spinto Matteo Salvini a scrivere ufficialmente al premier Giuseppe Conte per ribadire la politica dei porti chiusi e sollecitare una "energica nuova iniziativa di sensibilizzazione" nei confronti dei Paesi Bassi, visto che la Sea Watch 3 batte bandiera olandese.
È come in una partita di scacchi. Era chiaro sin dall'inizio. Il modo, in cui la Sea Watch è andata a recuperare 53 immigrati, sin sotto le coste libiche, facendo uno sgambetto alla Guardia costiera di Tripoli che stava intervenendo, già faceva prevedere le prossime mosse degli ultrà dell'immigrazione. Che, come da copione, dopo essersi rifiutati di sbarcare in Tunisia, ha puntato la prua verso Lampedusa. L'obiettivo è ovviamente andare a dar fastidio a Salvini e, in seconda battuta, all'Unione europea. Non è la prima volta che le organizzazioni non governative fanno questo "giochetto" facendo carta straccia di qualsiasi legge internazionale. A questo giro, però, il capitano Rackete non è potuta entrare in acque italiane che le sono precluse dal decreto Sicurezza bis. Tuttavia, avere una nave carica di persone in condizioni non del tutto ottimali a poche miglia dal porto di Lampedusa resta, comunque, un problema per tutto l'esecutivo gialloverde. Da qui il pressing di Salvini su Conte a cui fa notare che lo stallo dura "da ben sette giorni" e che "con una navigazione di durata inferiore" la nave avrebbe potuto raggiungere l'Olanda, il proprio Paese di bandiera.
Per Salvini la situazione che si è venuta a creare è di una gravità estrema. E non solo perché non si può "consentire ad alcuno di decidere autonomamente, al di fuori dell'esistente quadro giuridico, dove e come condurre cittadini di Paesi Terzi". Anche il perdurare della presenza della Sea Watch 3 al largo delle nostre coste e la possibile evoluzione della situazione a bordo dimostrano il grave ricatto politico della Ong che, per i suoi fini ideologici, sta mettendo in pericolo decine di persone. A fronte di tutto questo il provvedimento di "divieto di ingresso, transito e sosta della nave nel mare territoriale nazionale" non è più sufficiente. Per quanto si stia dimostrando estremamente efficace, Salvini vuole che Conte chieda alle autorità olandesi di esercitare "i propri poteri sovrani sulla nave e sulle persone a bordo". Un intervento sul piano internazionale che nell'ottica el leader leghista servirebbe a completare le recenti iniziative adottate dal governo sul controllo delle frontiere e sulla gestione dei flussi migratori illegali via mare. D'altra parte il recente rigetto del Tar dell'istanza cautelare presentata dalla Sea Watch ha, di fatto, già legittimato l'operato del Viminale. Adesso è importante che anche la comunità europea faccia la propria parte.
Tag:
immigrazione
sea watch
ong
Persone:
Matteo Salvini
Giuseppe Conte
June 20, 2019
La Consulta azzoppa il dl Salvini: bocciati i super poteri ai prefetti

La Corte Costituzionale ritiene inammissibili i ricorsi delle Regioni rosse sugli immigrati. Ma boccia i super poteri dei prefetti
La Corte Costituzionale azzoppa il decreto Sicurezza. Se da una parte stronca le Regioni rosse che sono scese in campo contro le norme in materia di immigrazione, dall'altra boccia i super poteri concessi da Matteo Salvini ai prefetti. Ritenenendo che la nuova legge violi l'autonomia costituzionalmente garantita a Comuni e Province, i magistrati della Consulta hanno di fatto svuotato quella parte del pacchetto che svuotava i poteri dei sindaci in materia di gestione della sicurezza per darli, appunto, ai prefetti.
Continua il braccio di ferro (politico e giudiziario) sulle misure approvate dal governo Conte in materia di immigrazione e sicurezza. Il nuovo stop arriva dalla Consulta che oggi si è riunita per esaminare titolo II del decreto che all'articolo 28 prevede un potere sostitutivo del prefetto nell'attività di Comuni e Province. Nelle prossime settimane i giudici costituzionali depositeranno le motivazioni della sentenza ma, al termine della camera di consiglio, hanno già fatto sapere che la nuova legge viola un'autonomia costituzionalmente garantita ai Comuni e alle Province.
Restano, invece, valide le nuove regole su permessi di soggiorno, iscrizione all'anagrafe dei richiedenti asilo e Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) perché sono state adottate nell'ambito delle competenze riservate in via esclusiva allo Stato senza che vi sia stata incidenza diretta o indiretta sulle competenze regionali. I ricorsi promossi dalle cinque Regioni "rosse" (Calabria, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria), che avevano impugnato numerose disposizioni del decreto Sicurezza lamentando la violazione diretta o indiretta delle loro competenze, sono stati infatti dichiarati inammissibili. Un'altolà che, però, non ferma i governatori progressisti nella crociata cotro Salvini. "È solo il primo tempo della battaglia che abbiamo intenzione di combattere contro chi calpesta i diritti umani più elementari", annuncia Enrico Rossi dopo la doccia gelata della Consulta. Nei prossimi giorni il Consiglio regionale della Toscana discuterà una proposta di legge per aggirare il decreto Sicurezza. "L'abbiamo chiamata legge samaritana - spiega l'esponente piddì - sfidiamo il governo a fare ricorso".
Tag:
corte costituzionale
decreto sicurezza
Persone:
Matteo Salvini
Lampedusa, il prete pro migranti guida la protesta contro Salvini

Sul sagrato della parrocchia di San Gerlando la protesta dei fan dell'accoglienza. A guidarla c'è il prete anti Salvini
Gli ultrà dell'accoglienza hanno dormito sul sagrato della parrocchia San Gerlando, a Lampedusa. Sono gli attivisti del forum "Lampedusa solidale" che, da quando la Sea Watch ha ingaggiato il braccio di ferro con il Viminale, si sono schierati al fianco dell'ong tedesca chiedendo al governo di far sbarcare i 43 migranti bloccati al largo dell'isola siciliana. A guidare la protesta è il parroco Carmelo La Magra che, in passato, ha più volte attaccato Matteo Salvini con tweet violentissimi.
In querste ore i fan dell'accoglienza sono riuniti a Lampedusa per dare il proprio sostegno alla ong tedesca che, violando le leggi italiane e internazionali, si è rifiutata di riportare indietro gli immigrati clandestini recuperati al largo della Libia e ha puntato dritto alle coste italiane per ingaggiare uno scontro con Salvini. "Ribadiremo questa scelta fino a quando i naufraghi e l'equipaggio a bordo della Sea-Watch non verranno fatti scendere a terra, in un porto sicuro, come è giusto che sia", spiegano gli attivisti che ieri pomeriggio hanno accolto 45 persone approdate sull'isola siciliana a bordo di un barcone di fortuna. "Ci hanno raccontato sogni, aspirazioni e desideri, hanno pregato, cantato, digiunato e difeso in maniera pacifica i propri diritti, riaffermando la loro dignità", raccontano gli ultrà dell'immigrazione sciorinando la solita propaganda di sinistra contro la chiusura dei porti. "A 15 miglia da Lampedusa - incalzano - i passeggeri della Sea Watch 3 non hanno quella stessa opportunità, guardano le luci dell'isola e aspettano di conoscere il proprio destino. L'Europa e l'Italia - è l'accusa - continuano a negare loro il permesso di toccare terra".
Don Carmelo fa sapere che la protesta andrà avanti a oltranza. È lui che ha accolto gli attivisti del forum "Lampedusa solidale" sul sagrato della parrocchia di San Gerlando dove contuineranno a dormire finché la Sea Watch non attraccherà. Nel frattempo chiedono "a quanti condividono il nostro messaggio di organizzare iniziative analoghe". Non è la prima volta che il parroco si espone in prima persona contro Salvini e le politiche del governo per fermare l'immigrazione clandestina. A febbraio, per esempio, scriveva: Nessuno guarda Sanremoe poi 10milioni di ascolti. Prendono in giro Salvini, applaudono all'unanimità, e tutti lo votano. È tipo: io non sono razzista ma...". Durante il respingimento di un barcone, invece, aveva scritto: "Li stiamo mandando indietro, non 'a casa loro' ma in Libia, all'inferno. Millenni di civiltà, millenni di democrazia, millenni di cristianesimo per arrivare a questo". Come già in altre occasioni, anche per il caso della Sea Watch è stata la chiesa stessa ad essersi mobilitata. La diocesi di Agrigento, a cui appartiene anche Lampedusa, è guidata da don Franco Montenegro, uno dei cardinali più vicini a papa Francesco, nonché uno dei primi porporati a sostenere la linea pro accoglienza. Già ai tempi di papa Benedetto XVI, aveva protestato contro la legge Bossi-Fini rifiutandosi di mettere Gesù Bambino nel Presepe. E ora, secondo fonti sentite dal Giornale.it, ci sarebbe proprio lui dietro all'operazione del sit in sul sagrato.
Tag:
immigrazione
sea watch
ong
Persone:
Matteo Salvini
June 19, 2019
Il prefetto inchioda i Comuni anti Salvini: "I sindaci applichino la legge"

Il Comune di Padova sfida Salvini e iscrive all'anagrafe un richiedente asilo. Interviene il prefetto: "I sindaci applichino il decreto Sicurezza"
La disobbedienza civile alle leggi dello Stato parte dalle città rosse. A iniziare la guerra al decreto Sicurezza è stata la Firenze del renziano Dario Nardella. Poi è stata la volta della Bologna del piddì Virginio Merola raccogliendo anche il plauso dell'Anci. Ma all'ennesimo strappo, consumato questa volta dalla Giunta di Padova giunta dal sindaco Sergio Giordani, è intervenuta la Prefettura chiedendo l'acquisizione di tutti gli atti pubblici per "verificare la corretta applicazione" della legge.
"Io sono al fianco di tutti i sindaci, ma mi aspetto applichino la legge anziché fare disubbidienza ideologica". Matteo Salvini non è disposto a tollerare oltre. La battaglia che stanno facendo i sindaci al decreto Sicurezza iscrivendo i richiedenti asilo all'anagrafe è una vera e propria spina nel fianco. Lo scorso marzo il tribunale di Firenze ha accolto il ricorso di un somalo e ha costretto il comune di Scandicci a registrarlo all'anagrafe. "Ogni richiedente asilo, una volta che abbia presentato la domanda di protezione internazionale - ha deciso il giudice Carlo Carvisiglia - deve intendersi comunque regolarmente soggiornante, in quanto ha il diritto di soggiornare nel territorio dello Stato durante l'esame della domanda di asilo". Quando il Viminale si è opposto alla sentenza, ha dovuto fare i conti con uno dei tanti magistrati fan dell'accoglienza: Luciana Breggia, presidente della sezione specializzata per l'immigrazione e la protezione internazionale del tribunale toscano. Con una sentenza emessa lo scorso maggio ha negato al ministero dell'Interno la possibilità di impugnare la decisione di Carvisiglia.
Dopo Firenze è stata la volta di Bologna. Il tribunale civile ha accolto il ricorso di altri due richiedenti asilo, a cui era stata negata la possibilità di iscriversi all'anagrafe usando il permesso di soggiorno, spiegando che questo "impedisce l'esercizio di diritti di rilievo costituzionale ad essa connessi, tra i quali rientrano ad esempio quello all'istruzione e al lavoro". La resistenza dei due Comuni rossi ha subito trovato il sostegno di altri sindaci pro immigrazione, come Luigi De Magistris a Napoli e Leoluca Orlando a Palermo, che hanno deciso di battere anche loro la strada della protesta. Alla carovana del buonismo si è aggiunto, lunedì scorso, anche il sindaco di Padova. "La mia scelta non è dettata da elementi ideologici - ha spiegato Giordani - ma piuttosto dal buon senso e dal mio dovere di tutelare sempre l'ente con suoi collaboratori e dirigenti da condotte stigmatizzabili in sede giudiziaria, nonché da pesanti rischi risarcitori a carico del Comune rispetto alla negazione di un diritto di rango costituzionale". Anche se il primo cittadino piddì dice di non volerla "buttare in politica", il suo blitz è un chiaro attacco a Salvini. La cui risposta, però, non si è fatta certo attendere.
Oggi il prefetto di Padova ha chiesto al Comune l'acquisizione degli atti e ogni altra informazione a proposito dell'iscrizione all'anagrafe del richiedente asilo. "L'obiettivo è verificare la corretta applicazione del decreto Sicurezza", fanno sapere fonti dal Viminale che può valutare un'eventuale impugnativa contro lo strappo di Giordani. Lo stesso Salvini è intervenuto per dire ai sindaci che si aspetta che applichino tutti la legge "anziché fare disubbidienza ideologica". Il rischio, come fa notare l'assessore regionale Roberto Marcato, è mandare ai cittadini "un messaggio pericolosissimo di contrapposizione tra le amministrazioni locali e lo Stato". "Evidentemente - fanno sapere dal quartier generale di via Bellerio - il messaggio che è arrivato dalle Europee è rimasto inascoltato, ora ne paghino le conseguenze...".
Tag:
immigrazione
Persone:
Matteo Salvini
I (veri) padroni del mondo
Dopo essersi preso i nostri segreti e la nostra privacy, Zuckerberg punta ai nostri soldi. E con Google e Amazon punta al dominio del mondo
Andrea Indini

Url redirect: http://blog.ilgiornale.it/indini/2019... i veri padroni del mondo
June 17, 2019
La sinistra difende le vittime solo se hanno la maglietta rossa

Url redirect: http://blog.ilgiornale.it/indini/2019... la sinistra difende le vittime
solo se indossano maglie rosse
Lerner fa il megafono di Soros e difende le sue "mascalzonate"
Andrea Indini

Su Repubblica Lerner attacca chi critica Soros: "Mascalzonate". Poi lo difende: "Se un riccone manifesta le sue idee liberal deve esserci sotto qualcosa"
La difesa a spada tratta arriva dalle colonne di Repubblica. Il commento Se Soros diventa il diavolo porta la firma di Gad Lerner che si scaglia contro chi lo accusa di orchestrare l'invasione degli immigrati dal Nord Europa, finanziando quelle ong che fanno da staffetta dalle coste libiche ai porti italiani, e di versare soldi nelle casse dei partiti filo europeisti. Le definisce delle "mascalzonate" e si scaglia contro la Lega, che in Italia si è schierata più volte contro il magnate ungherese, e contro leader internazionali come Donald Trump, Vladimir Putin e Viktor Orban che ne hanno smascherato pubblicamente le mire. Nel farlo arriva addirittura a scusargli la speculazione contro il sistema Italia che nel 1992 lo portò ad attaccare pesantemente la lira.
"Siccome è molto ricco, siccome fu tra gli speculatori che nel 1992 scommisero vittoriosamente sulla svalutazione della sterlina e della lira, siccome devolve in opere di filantropia quasi la metà del suo patrimonio da 32 miliardi di dollari, siccome lo detestano all'unisono Trump, Putin e Netanyahu, è stato elevato a malvagio burattinaio della Grande Sostituzione etnica, cioè l'immigrazione pianificata attraverso cui, per saziare la propria avidità, la finanza mondialista starebbe abbattendo il costo della manodopera europea". L'assoluzione di Lerner per George Soros è completa. Non importa se le ingerenze del magnate ungherese nelle scelte politiche di molti Paesi (occidentali e non) siano ormai alla luce del sole. Alle ultime elezioni europee aveva fatto arrivare 200mila euro nelle casse di +Europa, il partito di Emma Bonino che nel panorama dei candidati era sicuramente quello che maggiormente difendeva gli interessi di Bruxelles in Italia. Proprio per fermare queste ingerenze, in Ungheria, Orban ha fatto approvare dal parlamento leggi ad hoc per limitare le donazioni da associzioni internazionali (come, appunto, Open Society) e per cacciare dal Paese l'ateneo del finanziere.
[[video 1404608]]
Per Lerner la reazione dei governi sovranisti all'ingerenza di Soros va equiparata alla propaganda nazista e alle persecuzioni di Adolf Hitler contro la comunità ebraica. "Quando vi domandate come sia stato possibile abusare della credulità popolare col falso libello dei Protocolli dei Savi di Sion (rabbini e banchieri riuniti in segreto per pianificare lo sfruttamento delle ricchezze del pianeta), e poi convincere i tedeschi che erano diventati poveri per colpa della finanza ebraica che li depredava - scrive il giornalista su Repubblica - ecco, la risposta la troverete nella velenosa capacità persuasiva della campagna scatenata oggi contro l'ottantanovenne finanziere Soros". Quindi passa a elencare le critiche mosse dai politici al finanziere ungherese. Se la prende con un post del blog del Movimento 5 Stelle che definisce Radio Radicale "Radio Soros", denuncia la campagna di Fratelli d'Italia in cui gli dà dell'"usuraio" e accusa Matteo Salvini perché, in più di un'occasione, ha parlato del tentato "genocidio delle popolazioni che abitano l'Italia".
"Certo - scrive Lerner su Repubblica - non ha giovato alla popolarità di Soros la scelta di finanziare piani d'integrazione dei Rom nell' Europa centro-orientale dove sono tuttora vittime di pregiudizio generalizzato. E in seguito di allargare il suo raggio d' azione a opere di sostegno dei migranti, attraverso le Ong che praticano il soccorso e l'accoglienza". Per capire certe invettive, soprattutto quelle dei partiti di destra, basta fare un salto indietro di un paio di anni, quando nel Mediterraneo le navi delle Ong facevano avanti e indietro dalle coste libiche ai porti italiani. Il mare era davvero affollato. Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins sans frontières, Save the children, Proactiva Open Arms, Sea Watch, Sea Eye e Life boat ci riempivano di disperati che fuggivano dall'Africa per cercare fortuna nel Vecchio Continente. Si parlava di oltre 150mila arrivi all'anno. A finanziare le ong, che operavano in quel contesto, c'erano anche associazioni riconducibili a Soros come Avaaz. Dal canto suo la Open Society Foundation assicura di non aver mai finanziato "alcuna operazione di soccorso condotta nel Mediterraneo" ma di aver supportato economicamente "strutture coinvolte nel supportare diverse tematiche sociali a livello nazionale e a livello locale, tra cui quella dell’immigrazione". "I nostri finanziamenti sono finalizzati ad assicurare il sostegno a tutte quelle organizzazioni che lavorano in Italia in merito a tutti gli aspetti relativi all’immigrazione - spiega - tale ampio spettro di collaborazione si pone l'obiettivo di garantire ai rifugiati e ai migranti un trattamento dignitoso ed umano da parte di tutte le autorità, di contrastare lo sfruttamento dei migranti in alcuni settori dell’economia e sostenere le comunità locali e i volontari".
Da anni la Sea Watch si batte per il "diritto alla libertà di movimento" dicendo apertemente che non accetta "arbitrarie distinzioni tra profughi e migranti". Oggi l'ong tedesca è rimasta una delle ultime a resistere alla stretta di Salvini e alla chiusura dei porti italiani. Una stretta fortemente criticata anche da Lerner, da sempre sostenitore dell'accoglienza a oltranza per chiunque bussi alle porte dell'Europa. Da qui il proprio sostegno a Soros: "Se un riccone sceglie di esporsi manifestando le sue idee liberal e persegue la visione di società aperta del suo maestro Karl Popper - secondo la mentalità reazionaria dei cospirazionisti - deve per forza esserci sotto qualcosa. Egli vorrebbe sembrare generoso, ma è un subdolo calcolatore. E chiunque lo appoggi, anch'egli lo farà solo per vil denaro".
[[video 1404605]]
Insomma, Soros è un santo, un benefattore, un filantropo. E "le caricature, gli slogan" e "la visione deformata di un potere occulto" sono identici a quelli che "funestarono la prima metà del secolo scorso per legittimare l'antisemitismo". I sovranisti di oggi come i nazisti di ieri. È questa la tesi di Lerner, che avverte il lettore di Repubblica: "La falsa credenza del grande vecchio, diavolo in terra, perfido orchestratore di manovre economiche a danno dei popoli innocenti, è stata e continuerà a essere l'anticamera della barbarie".
Certo, Soros non sarà il grande burattinaio in grado di decidere le sorti dell'universo mondo, ma è incontestabile il suo ruolo determinante nelle scelte politiche di alcuni Paesi. Basti pensare a quanto disse in un'intervista alla Cnn: "Ho creato una fondazione in Ucraina prima che il paese diventasse indipendente dalla Russia. Questa fondazione ha continuato a operare e ha avuto un ruolo importante negli eventi recenti". E l'elenco potrebbe essere molto più lungo...
Tag:
immigrazione
Persone:
Gad Lerner
George Soros
Andrea Indini's Blog

