Andrea Indini's Blog, page 79
March 5, 2020
Il disco rotto degli ecologisti: preoccupati del clima e non del virus
clima
Andrea Indini

Coronavirus focus
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pensano al clima e non al virus
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Greta Thunberg
March 3, 2020
L'odio anti italiano ha passaporto francese

Coronavirus focus
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March 2, 2020
Attentati, risparmi e virus: da 20 anni "malati" di paura

L'inizio del nuovo secolo è segnato dal terrorismo islamico, dalle crisi finanziarie e ora dall'emergenza coronavirus. Mali che, diventati globali, ci hanno obbligato a cambiare stile di vita
11 settembre 2001. Le colonne di fumo che svettano sul cielo di Manhattan. Le Torri Gemelle che si accartocciano sotto l'attacco islamista all'America. I vigili del fuoco che, completamente coperti di fuliggine bianca, cercano di estrarre i superstiti dalle macerie di calcinacci e ferro. Sono queste le immagini che aprono il nuovo secolo e consegnano l'uomo nell'abbraccio mortale del fondamentalismo islamico. Negli ultimi anni le nostre vite sono state scosse in modo drammatico da tre grandi mali che ci hanno obbligato a fare i conti con la paura: il jihad, che con un filo rosso sangue unisce le cellule di Al Qaeda ai lupi solitari dello Stato islamico, le crisi finanziarie scatenate dalle grandi bolle speculative, che hanno messo in ginocchio famiglie e Paesi come la Grecia e l'Italia stessa, e ora la diffusione incontrollata del coronavirus. Ciclicamente, l'uomo si è chiuso in se stesso e ha poi reagito rialzando la testa. Lo ha fatto dopo la grande recessione, che tra il 2007 e il 2013 ha eroso ricchezze e risparmi. Lo stesso è successo dopo i vili attentati del 2014 che al grido "Allah akbar" hanno seminato la morte in Europa. E lo farà anche quando il timore del contagio da Covid-19 si sarà ridimensionato e la comunità scientifica avrà trovato un vaccino per vincerlo.
La rete del terrore islamista
È la paura a renderci più deboli. Sui mercati finanziari, in modo particolare, ma anche nella vita quotidiana. Ci fa cambiare stile di vita. Ci impone restrizioni che mai avremmo pensato di adottare. E ci fa fare passi falsi. Fortunatamente non riesce a immobilizzarci del tutto. E questo ci porta, presto o tardi, a sconfiggerla. Il primo ventennio del nuovo secolo ne è la prova. Il terrorismo islamico, la crisi economica e ora il coronavirus ci hanno messo a dura prova. Ma non ci hanno fermato. È servito un ventennio all'America per fare i conti con l'attacco alle Torri Gemelle, ma alla fine sembra aver messo la parole "fine" con una pagina dolorosa della sua storia: dopo 19 anni di operazione militare "Enduring Freedom" in Afghanistan, il presidente Donald Trump ha chiuso i conti con i colpevoli del 11 settembre firmando a Doha un accordo di pace con i talebani. A riguardare indietro sembra un passato lontano. Come lo sono la mattanza al Teatro Bataclan, la strage sulla Promenade di Nizza o il camion lanciato sulla folla al mercatino di Natale di Berlino. Eppure la follia omicida dei lupi solitari, che avevano giurato fedeltà allo Stato islamico, ci ha condizionato a lungo.
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E tuttora, probabilmente, ci condiziona quando scegliamo dove andare in vacanza, dove sederci in metropolitana o in aereo e se rischiare di affrontare luoghi troppo affollati. La morte di Abu Bakr al Baghdadi, così come qualche anno prima quella di Osama bin Laden, ha aiutato a chiudere una stagione di terrore che in Europa è stata un vero e proprio attacco all'Occidente. La sconfitta delle bandiere nere e la riappacificazione della Siria ha fatto il resto. Non che il fondamentalismo sia stato sconfitto. Tutt'altro. Probabilmente tornerà a farci male, quando meno ce lo aspetteremo. È solo la percezione del pericolo che è sparita. Ma solo per un momento.
La crisi finanziaria globale
Anche a livello economico il nuovo secolo, iniziato con la bolla speculativa delle dot-com, ci ha abituato a continui attacchi che hanno minato le nostre ricchezze. Ma è proprio analizzando a distanza di tempo la crisi finanziaria, che nel 2000 colpì il Nasdaq e mise in ginocchio il settore informatico americano, a insegnarci l'importanza di rialzare la testa. In quei giorni le azioni di Amazon passarono da 107 a 7 dollari. Dieci anni dopo avevano superato i 950 dollari per azione. Oggi valgono la bellezza di quasi 1.900 dollari. Eppure resta il fatto che, negli ultimi anni, la finanza ci ha fatto più male che bene. Nel 2006 il contagio è partito, ancora una volta, dall'America dove gli istituti di credito concedevano prestiti ad altissimo rischio finanziario a clienti a fortissimo rischio di insolvenza. Le conseguenze della crisi dei subprime furono devastanti per l'economia globale e ci portarono a quella che fu ribattezzata la "grande recessione" e che molti analisti oggi ritengono essere stata la peggior crisi economica dai tempi della grande depressione. Nel giro di un anno, per colpa di una serie di complicati meccanismi di contagio, gettò tutto il mondo (ad eccezione che in Cina e in India) in una spirale recessiva che finì per colpire ancor più violentemente l'Europa dove degenerò, tra il 2009 e il 2013, nella crisi del debito sovrano. In quegli anni furono bruciati miliardi di capitalizzazione, bruciati posti di lavoro e, quel che è peggio, messi a rischio i risparmi accantonati dai correntisti. Un impatto non indifferente nelle nostre vite dopo che, dal secondo dopo guerra in poi, non abbiamo fatto altro che brindare al boom economico e all'espansione. Eppure, se oggi guardiamo quella tempesta dai principali mercati azionari di Wall Street, non possiamo che constatare che si è trattato di un'era geologica lontana. Alla fine del 20019 Trump poteva tranquillamente vantarsi di aver incassato la miglior performance di tutti i presidenti statunitensi. Negli ultimi tre anni i tre indici S&P 500, Dow Jones e Nasdaq sono, infatti, migliorati del 50%.
L'epidemia da coronavirus
È sempre la globalizzazione a rendere il contagio più immediato e pervicace. Come la rete del terrore islamista portò nel cuore del Vecchio Continente la guerra di religione che stava combattendo in Siria e in Iraq, l'Italia e molti altri Paesi dell'Europa mediterranea finirono in ginocchio per colpa della bolla immobiliare esplosa negli Stati Uniti. Allo stesso modo, per quanto il governo Conte abbia provato a chiudere gli aeroporti ai voli dalla Cina, il Belpaese è finito per essere uno dei Paesi più contagiati dal coronavirus di tutto il mondo. Che l'epidemia dilagasse era inevitabile. Era impossibile fermare un virus in un mondo che è ormai senza frontiere.
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Nelle ultime settimane, col dilagare del morbo, si è estesa la paura e con essa si è fatta strada pure l'isteria che, guarda un po', è finita per dilagare anche sui mercati azionari e per farci bruciare altri soldi. Ancora una volta la nostra reazione è stata da copione: ci siamo messi in quarantena per proteggerci da un nemico infinitamente piccolo che continuerà a spaventarci, a minare la nostra quotidianità e a far danni infinitamente grandi. Almeno finché non avremo imparato a conviverci.
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coronavirus
crisi economica
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February 26, 2020
Il virus che è nell'uomo
Andrea Indini

Coronavirus focus
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February 22, 2020
La fake news sul coronavirus che fa male all'informazione

Attenzione: sui social network circola un fotomontaggio di un articolo che non è mai stato pubblicato da ilGiornale.it
Questa mattina ha iniziato a circolare sulle chat di WhatsApp lo screenshot di un articolo de ilGiornale.it dal titolo allarmante: "Confermato a Chioggia il primo caso da coronavirus". E poi, poco sotto l'immagine di un medico cinese che sta controllando il nominativo di una persona in automobile, il sommario: "Il ministro della salute annuncia il primo caso di coronavirus a Chioggia, in provincia di Venezia. Si tratterebbe del diciassettesimo caso della giornata e del terzo in Veneto". L'immagine, che ci è stata prontamente segnalata da un lettore via mail, è una fake news. Non fatevi trarre in inganno: non solo l'articolo non è mai apparso sulla nostra testata ma ci troviamo addirittura davanti a una vera e propria manipolazione dell'immagine. Una bufala di una gravità inaudita che colpisce al cuore l'informazione in un momento in cui non bisogna in alcun modo scatenare il panico nel Paese.
Andiamo con ordine. La segnalazione ci è arrivata poco fa, via mail, da parte di un lettore giustamente preoccupato e al contempo arrabbiato. "Buongiorno - ci ha scritto - vi inoltro una fake news che riguarda il mio territorio riguardante il coronavirus". E sotto, in allegato, ci ha inviato lo screenshot del fantomatico articolo de ilGiornale.it. Ci siamo subito fiondati a controllare e, in effetti, ci siamo accorti che la bufala, costruita ad arte sia per allarmare gli abitanti di Chioggia e provincia sia molto probabilmente per screditare la nostra testata, sta circolando sui social da alcune ore. Non solo. Sembra che, al contempo, sia anche rimbalzata su diversi gruppi di WhatsApp. Su Facebook alcuni utenti hanno, tuttavia, notato subito che qualcosa non torna. Andrea Scarpa, per esempio, ha scritto un lungo post dopo essere stato sollecitato da un suo contatto ed essersi accorto che "sia cercando Chioggia nel motore di ricerca sia cercando tra gli articoli della citata autrice Francesca Bernasconi, sia cercando nel resto del web" non esiste alcun articolo de ilGiornale.it che parla del contagio in territorio clodiense. "I casi sono due - ha scritto - o c'è qualche disguido con il sito o qualcuno di incosciente ha speso tempo utile per fare sta roba". La notizia è, poi, rimbalzata anche sulle testate locali. Se ne è occupata Chioggia Tv che ha provveduto a spiegare che quella che sta circolando è una fake news. "Nessun caso è segnalato nella struttura della città", ha provveduto a rassicurare l'emittente assicurando che "da fonti ufficiali si smentiscono casi in città".
L'immagine, che riportiamo qui sopra, è un fotomontaggio di un altro articolo (questo sì de ilGiornale.it) a firma della nostra Francesca Bernasconi ma che risale a una settimana prima (il 14 febbraio) e che tratta del primo caso di contagio da Coronavirus in Africa. Come si può vedere dai due screenshot a confronto, l'irresponsabile, che si è "divertito" a generare il panico e a fomentare la disinformazione in un momento tanto delicato, ha taroccato il titolo, che da "Confermato in Africa primo caso da coronavirus" è diventato "Confermato a Chioggia il primo caso da coronavirus", il sommario, che da "Il ministro dell'Egitto annuncia il primo caso di coronavirus in Africa. Si tratterebbe di uno straniero che non aveva sintomi" è diventato "Il ministro della salute annuncia il primo caso di coronavirus a Chioggia, in provincia di Venezia. Si tratterebbe del diciassettesimo caso della giornata e del terzo in Veneto", e infine la data che è diventata il 21 febbraio. Non appena ce ne siamo accorti abbiamo provveduto a smentire questa balla su Facebook (leggi qui).
Ora, per fare chiarezza anche con i nostri lettori, ci teniamo ad assicurare che non solo non c'è mai stato alcun "disguido con il sito" ma anche che quella "notizia" non è mai stata pubblicata sulle nostre pagine. Ci auguriamo vivamente di non doverci più imbattere in simili bufale che danneggiano profondamente l'informazione in un momento in cui gli italiani sono incollati ai siti e alle televisioni per capire l'evolversi della diffusione del contagio da Covid-19.
Tag:
fake news
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February 19, 2020
Renzi sfida Conte: "Sfiduciare Bonafede e abolire il reddito minimo"

Renzi tira dritto sulla prescrizione: "Non morirò grillino". E sfida il premier: "Se vuole sostituirci, la prossima volta ci riesca"
L'ultimo scontro, in ordine temporale, è quello sulla prescrizione. Ma negli ultimi giorni di occasioni per venire alle mani nella maggioranza ce ne sono state talmente tante che molti analisti hanno ipotizzato che la rottura fosse a un passo. Per il momento sembra solo rinviata. Resta il fatto che tra Matteo Renzi e il resto del governo i rapporti sono ormai ai minimi termini. Il leader di Italia Viva ce l'ha soprattutto con gli ex compagni di partito. Li accusa di aver cambiato idea. "Io non voglio morire grillino", dice intervistato da Bruno Vespa a Porta a Porta. Il punto è che, come lui stesso spiega, le divergenze non sono più solo sulla giustizia. Anche sull'economia e sulle infrastrutture le distanze si stanno facendo siderali.
O Italia Viva resta dentro l'esecutivo, con pari dignità e rispetto da parte del premier e delle altre forze politiche alleate, oppure starà fuori. Renzi non solo non contempla l'appoggio esterno ma conferma la linea dura nei confronti dei giallorossi. E così, intervistato da Vespa, annuncia la sfiducia al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (arriverà "entro Pasqua" se i Cinque Stelle "non ritirano la proposta" sulla prescrizione) e sfida apertamente il premier Giuseppe Conte a far fuori Italia Viva dalla maggioranza, "se ci riesce". "Ci hanno già provato a farci fuori dalla maggioranza, non ci sono riusciti", accusa precisando che non è Italia viva a voler uscire dalla maggioranza ma è Palazzo Chigi a voler fare a meno dei renziani. "Hanno provato a mettere insieme i parlamentari 'responsabili' - incalza - la prossima volta farebbero meglio a riuscirci". La legislatura è più che mai appesa a un filo. Riuscire ad arrivare alla scadenza naturale, nel 2023, sembra sempre più impossibile. "Tutti noi dovremmo darci una regolata", ammette il leader di Italia Viva che non crede "si possa continuare in questo gioco di equilibri. Guardiamoci negli occhi e diciamoci che così non si va avanti".
La fiducia sul decreto sulle intercettazioni arriverà domani in Aula al Senato. Renzi e i suoi la voteranno, "per carità di patria". Il casus belli resta il decreto sulla prescrizione. E su questo punto non intende soprassedere. "Vengono da me e mi dicono 'o così o pomì'", rivela chiamando in causa soprattutto i dem e accusandoli di fare politica come un "lines notte", ovvero come "chi assorbe qualsiasi proposta pur di mantenere la seggiola". Ancora oggi, in commissione Giustizia, Italia Viva ha votato con Forza Italia scatenando le ire dei dem. "Non lo tolleriamo a lungo", sbottano i piddini. Ora, per evitare che l'esecutivo vada a carte quarantotto, Renzi propone a tutte le forze politiche che lo compongono una "scossa" che investa sia l'economia sia le infrastrutture. Un'utopia perché tra le sue proposte c'è quella di abolire il reddito di cittadinanza, bandiera dell'ideologia grillina, e "mettere quei soldi per il taglio delle tasse alle aziende".
Se anche "si rompesse la maggioranza di governo", Renzi non vuole battere la strada delle elezioni anticipate, "non prima del 2021" almeno. "Questo Parlamento non vuole andare a casa... - ammette - al prossimo voto si riduce il posto nella zattera". Così propone di lavorare tutti insieme per cambiare le regole per eleggere il "sindaco d'Italia, una persona che sta lì per cinque anni". "La soluzione - dice - è l'elezione diretta del presidente del Consiglio". Per riuscire a fare una riforma del genere pensa al stesso modello messo in piedi col Patto del Nazareno o al governo Maccanico, che però non vide mai la luce.
Tag:
governo
maggioranza
Persone:
Matteo Renzi
Giuseppe Conte
Alfonso Bonafede
February 18, 2020
Così rendono l'Italia insicura
decreti sicurezza
Andrea Indini

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Persone:
Matteo Salvini
February 12, 2020
Quei banchi vuoti del governo simbolo della viltà giustizialista
immigrazione
Andrea Indini

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simbolo della viltà giustizialista
Persone:
Matteo Salvini
February 11, 2020
Sono (i soliti) odiatori rossi

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Persone:
Vauro Senesi
Debora Serracchiani
February 8, 2020
Gregoretti, la difesa di Salvini: "Berlino ci avvertì dei rischi per la nostra sicurezza"

Mercoledì prossimo il voto al Senato. Trapela la linea difensiva del leader leghista: "Sbarco rallentato dalle trattative sulla redistribuzione"
Lo sbarco della nave Gregoretti non fu rallentato solo dal tentativo di trovare un accordo sulla redistribuzione dei 131 migranti che si trovavano a bordo e che, in quelle concitate ore, stavano coinvolgendo i governi di diversi Paesi dell'Unione europea, ma anche dall'allarme lanciato da Berlino che aveva fatto sapere della presenza di tre "soggetti in grado di mettere a rischio la sicurezza nazionale". Sono queste le motivazioni principali che hanno spinto l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini a vietare lo sbarco per quattro giorni e su cui adesso incentrerà la linea difensiva il cui contenuto è stato anticipato oggi dall'agenzia Adnkronos. Una linea che smonta, punto per punto, tutti i teoremi montati ad arte dalla sinistra per provare a "toglierlo di mezzo" per via giudiziaria.
In una intervista, rilasciata al New York Times il stesso giorno dell'assoluzione del presidente americano, Salvini non si fa troppi problemi a paragonare il caso della nave Gregoretti all'impeachment per Donald Trump. Ad accomunarli, a suo dire, "una sinistra che cerca di vincere con mezzi legali ciò che non può vincere con mezzi democratici". Il prossimo appuntamento del braccio di ferro sulla vicenda della nave militare, che infiammò la politica l'estate scorsa, si combatterà mercoledì prossimo a Palazzo Madama. Il Capitano leghista, dicono, è fermamente "determinato" ad andare fino in fondo. La sua linea, insomma, non è cambiata da quando ha fatto votare ai suoi, che siedono in Giunta per l'autorizzazione a procedere, a favore del processo. Secondo un'indiscrezione pubblicata dall'agenzia LaPresse, però, il fronte leghista non è poi così compatto. "Alcuni senatori e consiglieri giuridici sono più cauti ritenendo - viene spiegato - che da un punto di vista giudiziario confermare in aula il 'sì' all'autorizzazione a procedere, avanzata dal Tribunale dei ministri di Catania, potrebbe essere controproducente vista l'assurdità dell'accusa". Per questo, fanno sapere le stesse fonti, a pochi giorni dal voto in via Bellerio si sarebbe aperta una riflessione per evitare che il via libera non si trasformi "in un boomerang contro Salvini". Tra le opzioni sul tavolo ci sono quella di lasciare ai parlamentari del Carroccio libertà di coscienza e quella di non partecipare al voto in Senato.
L'appuntamento è, dunque, fissato per mercoledì prossimo. Ore 9.30. La leghista Erika Stefani che porterà le motivazioni del Carroccio a favore dell'autorizzazione a procedere. Poi i riflettori si sposteranno su Salvini che, come già fatto quando affrontò il caso-fotocopia della Diciotti, ricorderà non solo che i 131 migranti furono salvati con il "parere favorevole dello stesso capo del Viminale", che fece appunto intervenire la Gregoretti in acque maltesi, ma anche che "tutto il governo italiano era consapevole e quindi d'accordo" sul fatto che la nave della Marina Militare fosse "un posto sicuro" dove trattenere temporaneamente gli irregolari. Pertanto è "inverosimile immaginare" che avesse voluto "salvare delle persone per poi sequestrarle". Gli stranieri che si trovavano a bordo erano, infatti, tutti "al sicuro e protetti". Lo sbarco, spiegherà poi il leader leghista, fu rallentato dalle "trattative per la redistribuzione" in Europa e per la "doverosa verifica" dei soggetti che sarebbero entrati nel nostro Paese. Il governo tedesco aveva, infatti, comunicato all'esecutivo guidato da Giuseppe Conte che c'erano almeno tre persone "in grado di mettere a rischio la sicurezza nazionale". Un atteggiamento che, a differenza di quanto vorrebbero far credere i pm del tribunale dei ministri, non farebbe altro che dimostrare l'evidente difesa dell'interesse nazionale portata avanti dall'ex numero uno del Viminale.
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