Andrea Indini's Blog, page 178

May 18, 2013

Stop Equitalia

"Tagliare le unghie al mostro Equitalia". Non è soltanto un modo di dire. L'appello lanciato ieri sera da Silvio Berlusconi al premier Enrico Letta, dopo aver incassato la sospensione dell'Imu sino al 16 settembre, è un invito al buon senso, una riforma concreta per riportare lo Stato dalla parte del cittadino che, strozzato dalla crisi economica, ha dovuto fare i conti con le angherie del fisco.


"Roma è stata la prima città che ha messo mano alla riforma di Equitalia che aveva stravolto il rapporto dei cittadini con lo Stato. Dovremo farlo anche come scelta di governo". Intervenendo alla cena elettorale per Gianni Alemanno al Palazzo dei Congressi dell’Eur, il Cavaliere ha lodato il sindaco di Roma per aver reciso il cordone che teneva legati i cittadini della Capitale alla società di riscossione. Secondo l’ex presidente del Consiglio, infatti, con Equitalia è stato "introdotto nel rapporto con il cittadino un sistema violento che dà l’impressione, al contribuente che entra in contatto con Equitalia, di uno Stato ostile e nemico". Come già con la sospensione dell'imposta sulla prima abitazione, l'intento è quello di andare a ricostruire la fiducia tra i cittadini e le istituzioni. Fiducia che è stata minata da tredici mesi di tecnici che, per far quadrare i conti e accontentare la cancelliera Angela Merkel, hanno messo le mani in tasca ai contribuenti spremendoli fino all'ultimo euro. I blitz della Finanza da Cortina a Portifino, le multe salatissime agli imprenditori che, strangolati dalla recessione, non riuscivano a saldare i debiti col fisco e i sigilli ai macchinari per quelle imprese che non saldavano i conti: Equitalia si è trasformata, come fa notare il Cavaliere, in un vero e proprio "mostro" pronto ad azzannare.


A Roma Alemanno ha pensato un fisco più attento alle esigenze delle famiglie e delle imprese, un fisco che non si limiti a far i calcoli e a pretendere ma che si impegni a non infierire sulle situazioni difficili, un fisco che arrivi a sospendere la riscossione nei casi più gravi. Questo il "modello Roma" che dal primo luglio soppianterà Equitalia e che Berlusconi vorrebbe applicare a tutto il Paese. "Tutte le famiglie e le imprese che non possono pagare e lo dimostrano al Comitato etico - ha spiegato Alemanno - saranno esonerati dal pagamento che sarà sospeso fino a quando non muteranno le loro condizioni economiche. Questa è una rete protettiva che evita suicidi e la chiusura di imprese". Le novità principali di questo nuovo metodo di riscossione si basano sul rapporto più diretto con i cittadini-contribuenti per esempio con un call center dedicato e un maggior numero di sportelli. Ma soprattutto regole più flessibili e più vicine a chi ha difficoltà. Per prima cosa sarà azzerato l’aggio a carico del contribuente in caso di riscossione coattiva. In secondo luogo, cambia il tetto minimo per l'iscrizione di ipoteca e l'espropriazione immobiliare che passa da 20mila a 30mila euro, per arrivare a 50mila euro se si tratta di prima casa. Infine, è prevista una rateizzazione fino a cento rate.


La sospensione dell'Imu fa tirare il sospiro di sollievo a molti italiani. Ma Berlusconi non vuole certo fermarsi al primo punto del programma economico steso dal Pdl in campagna elettorale. "Dopo la nostra vigorosa rimonta alle elezioni politiche di febbraio, ci siamo fatti promotori di un governo di coalizione con il Pd - ha spiegato ieri sera in un videomessaggio pubblicato su Facebook - la sinistra era sicura di vincere e invece deve fare i conti con il nostro programma". Il leader del Pdl ha, quindi, ricordato che i prossimi punti del programma sono il congelamento dell’Iva, che i tecnici avrebbero voluto aumentare dal 21 al 22%, la riforma del "mostro chiamato Equitalia", la detassazione delle nuove assunzioni e il superamento del sistema delle autorizzazioni preventive. Su questi punti l’ex premier non intende fare alcuno sconto al governo Letta: "Su questi provvedimenti ci siamo impegnati e vogliamo portarli a casa per uscire dalla crisi e rilanciare l’economia".


Riformare la riscossione del fisco si può. Alemanno lo ha già fatto garantendo un'attenzione maggiore a famiglie e imprese. Il Cav: "Applicare il modello Roma all'Italia"





Tag: 

Equitalia
Silvio Berlusconi
riscossione
fisco
debiti
Gianni Alemanno
tasse




Andrea Indini


Sede di Equitalia
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 18, 2013 04:14

May 13, 2013

Quattro misure in 100 giorni: Imu, lavoro, imprese, sprechi

La clausura del governo è finita. Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha concluso i lavori tracciando la road map, definita tra le mura dell'abbazia di Spineto con tutti i membri dell'esecutivo. Quattro punti fondamentali da attuare entro i primi cento giorni di legislatura: misure per favorire i giovani nell'ingresso nel mercato del lavoro, il decreto sull'abrogazione dell'Imu sulla prima casa, un pacchetto di agevolazioni fiscali per "gli italiani che vogliono fare" impresa e l’avvio di una riforma della politica che "arrivi a un punto di non ritorno". Già nel prossimo Consiglio dei ministri, che si terrà venerdì, il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni darà risposte concrete sulle coperture per rifinanziare la cassa integrazione in deroga e per rinviare la tassa sull'abitazione. Insomma, almeno sulla carta, sembrerebbe che il "ritiro spirituale" abbia dato i suoi frutti. Adesso non resta che vedere se l'esecutivo e il parlamento saranno in grado di coglierli.


"La premessa dell’azione di governo è che stiamo cominciando a conoscerci - ha assicurato Letta - dovremo fare un lavoro il più possibile comune con regole di linguaggio improntate sulla franchezza e lealtà reciproca". Superato lo scoglio della partecipazione dei ministri alle manifestazioni elettorali, l'esecutivo sembra aver trovato l'armonia per lavorare insieme. D'altra parte è lo stesso vicepremier Angelino Alfano ad ammettere che, per quanto i problemi esistano, il governo non ha alcuna intenzione di farsi "sopraffare dai problemi". Con questo spirito sono, così, riusciti a stendere un pacchetto di riforme ambizioso per la cui approvazione sono fermamente intenzionati a coinvolgere anche le opposizioni. Il governo nominerà subito una commissione di esperti esterni per le riforme costituzionali che sarà presieduta dallo stesso presidente del Consiglio. Nei primi cento giorni la commissione elaborerà le idee da consegnare ai presidenti delle Camere che, a loro volta, dovranno passarle a una Convenzione per le riforme costituzionali. Quest'ultima sarà composta dai componenti delle due commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato e sarà, quindi, presieduta dai presidenti Francesco Paolo Sisto e Anna Finocchiaro. Al ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello toccherà verificare l’abolizione del finanziamento pubblico e la riforma della legge elettorale. La riforma della giustizia, invocata da Silvio Berlusconi alla manifestazione di Brescia, non rientra invece nelle proprità da mettere in cantiere entro i primi cento giorni di governo. "Ha una gittata più lunga", si è limitato a dire Letta.


Oltre alle riforme, la priorità resta il piano economico per rilanciare il Paese e frenare la recessione. In questo senso vanno i quattro punti di partenza illustrati da Letta e condivisi, con "autentica soddisfazione", da Alfano. "Un piano per il lavoro e il superamento dell’Imu fanno parte di una missione strategica per mettere l’Italia fuori dalle secche della crisi", ha spiegato il vicepremier. Davanti ai disastri prodotti dalla crisi economica e dalle politiche di austerity attuate dai tecnici, il nuovo governo non può non tener conto che bisogna contrastare il crollo dei consumi. Proprio per, l'esecutivo intende partire lavorando sull'eliminazione dell’Imu sulla prima casa e aiutando chi vuole avviare un'impresa, ma resta impigliato nei lacci della burocrazia.


Si conclude la clausura del governo all'abbazia di Spineto. Alfano: "I problemi ci sono, ma andiamo avanti". Venerdi in Cdm le coperture di Imu e Cig





Tag: 

enrico letta
Angelino Alfano
abbazia
misure
Imu
lavoro
giovani




Andrea Indini


Il premier Enrico Letta col vicepremier Angelino Alfano
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 13, 2013 05:14

Diaria, M5S nel caos: i dissidenti pugnalano Grillo

Questa mattina è stato trasmesso sul web channel del blog di Beppe Grillo la diretta del "Restitution day" dei pentastellati che siedono alla Pisana. A fronte di una busta paga "reale" che oscilla tra i 10 e gli 11mila euro netti, i consiglieri del Cinque Stelle ne riceveranno una "virtuale" di 2700 euro netti. Un ottimo escamotage per gettare fumo negli occhi sullo scontro fortissimo che si sta consumando alle Camere dove il comico genovese non riesce a far digerire la restituzione della diaria. Proprio oggi ci sarà una assemblea lacrime e sangue alla quale il boss non è stato invitato.


Continua a crescere una fronda anti Grillo tra i parlamentari che non vogliono restituire le somme non rendicontate per le spese del soggiorno a Roma. A far precipitare la situazione è stata Roberta Lombardi che, durante il fine settimana, ha preso carta e penna e si è messa a compilare la black list voluta da Grillo. Secondo Libero, infatti, la capogruppo avrebbe inviato mail ad personam per chiedere a ogni parlamentare se ha intenzione di restituire i soldi delle spese non rendicontate. Una mossa che ha esacerbato definitivamente gli animi già caldi. "Se gli altri 5 Stelle per mangiare e dormire spendono 3500 euro al mese - ha spiegato il deputato Alessandro Furnari - chi è in difficoltà chiede semplicemente di fare maggiori sacrifici e utilizzare la differenza risparmiata per risolvere le varie difficoltà soggettive". Ma l'ala integralista caldeggi la gogna mediatica per chi è fermamente intenzionato a voltare le spalle al leader: "C'è gente che non ha spese, non ha assunto collaboratori, vive a Roma, si è presa ventimila euro e se li vuole tenere. Sono come Gollum del Signore degli Anelli: il mio tesoro. Disposti ad uccidere per questi maledetti soldi". Il tam-tam dello scontento non deve essere arrivato alle orecchie di Vito Crimi che, incurante, continua a garantire che, senz’altro, i senatori restituiranno la diaria in eccesso. "Manteniamo l’impegno - ha assicurato il capogruppo al Senato - posso dire a nome dei 53 senatori che restituiremo la parte non spesa, su questo non c’è dubbio".


Crimi e la Lombardi non riescono a mantenere l'ordine. Da qualche settimana le truppe stellate vanno avanti a briglia sciolte. Ognuno fa per sé. In ambienti vicini ai Cinque Stelle, si dice che ci sarebbero almeno una trentina di parlamentari pronti a staccarsi dal movimento per andare per la propria strada. L'idea è quella di formare un nuovo gruppo e non di confluire nel misto. Intanto, però, volano gli stracci. E, se Grillo sparge insulti e colpi bassi, non può che aspettarsi pugnalate alle spalle. "I fondi del tour elettorale non sono rendicontati bene - ha denunciato, nelle ultime ore, il deputato Andrea Zaccagnini - da Grillo è strano, forse ha un problema di rendicontazione?". E questo è solo l'inizio.


Oggi assemblea lacrime e sangue. I traditori stanati con una mail: la Lombardi ha pronta la black list da pubblicare. I dissidenti pronti a pugnalare Grillo: "I fondi del tour non sono rendicontati..."





Tag: 

m5s
Beppe Grillo
diaria
rendicontazione
dissidenti
riunione
scontro




Andrea Indini

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 13, 2013 03:35

May 12, 2013

Il governo si ritira in abbazia: duro scontro tra Alfano e Letta

La gita di governo è iniziata. Oggi pomeriggio i ministri hanno lasciato Palazzo Chigi per raggiungere l’abbazia di Sarteano. A bordo di un pulmino grigio e con alcune macchine di scorta i membri dell'esecutivo si sono ritirati al conclave voluto dal presidente del Consiglio Enrico Letta per "fare spogliatoio". Le ventiquattr'ore di clausura non devon essere sfruttate per trovare nuovi amici, ma per mettere a punto le misure economiche per rilanciare il Paese. Ma il ritiro inizia con un duro scontro che rischia di lasciare strascichi.


Non si sa se sul pulmino grigio partito dalla Capitale l'umore fosse concentrato come in clima pre partita o penitente come agli esercizi spirituali. Di sicuro gli umori sul van della scorta, sul quale Letta ha viaggiato insieme al vice premier Angelino Alfano e ai ministri Maurizio Lupi e Dario Franceschini, erano piuttosto tesi. Insomma, se lo spogliatoio avrà funzionato o meno, lo sapremo solo nelle prossime settimane, quando l'esecutivo dovrà sporcarsi le mani con i primi provvedimenti. Non c'è tempo da perdere: bisogna trovare una soluzione per abolire l'Imu sulla prima casa e scongiurare l'innalzamento dell'Iva dal 21 al 22% mettendo una pezza ai pasticci fatti dai tecnici. E ancora: bisogna dare una sferzata al mercato del lavoro e trovare i soldi per coprire la cassa integrazione in deroga e sciogliere il nodo degli esodati. "Parleremo di tutto", ha assicurato il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Insomma, ce ne è abbastanza per non dormire la notte. Così Letta ha deciso di portarsi tutti i ministri sui verdeggianti colli senesi. Quello che ha sfilato davanti agli obiettivi curiosi delle telecamere è stato un esecutivo in versione casual. Un clima da gita di classe, insomma. Tutt'altro clima, invece, si è respirato nel van su cui hanno viaggiato Letta e Alfano


Aprendo i lavori il portavoce di Letta ha fatto sapere che il premier ha raggiunto un accordato con Alfano: da qui alle elezioni amministrative i membri del governo non partecipino più a manifestazioni elettorali o a dibattiti radio-televisivi che non siano incentrati sull’attività di governo. Secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, Letta avrebbe chiesto ad Alfano di non viaggiare nel pullman con tutti gli altri esponenti di governo proprio per far fronte alle polemiche sollevate dal Pd per la manifestazione del Pdl di ieri a Brescia. Nel tragitto per arrivare all'abbazia ci sarebbe stato un duro botta e risposta con il premier che ha chiesto maggiore senso di responsabilità e il vicepremier che ha assicurato che il Pdl non intende minare la vita del governo. Così, mentre il van sfrecciava sulla A1, il confronto si è trasformato in scontro. Dopo aver minacciato di non voler restare alla guida dell’esecutivo "ad ogni costo", Letta ha chiesto un impegno che è stato subito accolto da Alfano. La discussione è andata avanti fino all'arrivo in campagna senese. Poi sono riusciti a raggiungere un faticoso compromesso. Accordo che il premier avrebbe voluto restasse in vigore per tutta la durata dell’esecutivo, ma che varrà solo fino ai ballottaggi delle amministrative. Alfano e Lupi, però, non hanno ceduto: Silvio Berlusconi, raggiunto al telefono dal segretario del Pdl, ha infine benedetto il compromesso. "Un chiarimento era indispensabile ed ora l’atmosfera è molto migliorata", ha assicurato un ministro del Pdl. Ma è chiaro che il rischio di strascichi è forte. Non a caso sia Letta sia Alfano hanno disertato la conferenza stampa prevista in apertura dei lavori.


Terapia di gruppo per l'esecutivo. Duro botta e risposta tra Letta e Afano, poi l'accordo: "Comizi vietati per i ministri"





Tag: 

governo
enrico letta
abbazia
ministri
piano economico
Imu




Andrea Indini


Il premier Enrico Letta e i ministri Maurizio Lupi e Angelino Alfano arrivano all'abbazia di Spineto
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 12, 2013 14:31

May 11, 2013

Il Cav: "Le toghe vogliono eliminarmi, ma io non mi lascio intimorire"

"Sono venuto qui in piazza per dirvi che io sono qui più determinato di prima". A Brescia, in una piazza del Duomo gremita di bandiere azzurre, Silvio Berlusconi scalda il popolo del centrodestra e rilancia il proprio impegno per mettersi al servizio del Paese. Un impegno che, oltre a porre le misure economiche al centro del programma che il Pdl intende portare all'interno del governo, mira a porre finalmente un freno alla magistratura politicizzata e a riformare l'intero sistema giudiziario. "Ci sono magistrati accecati dall'odio nei miei confronti, a loro voglio mandare un messaggio - ha avvertito il Cavaliere - potete farmi di tutto ma non potrete mai impedirmi di essere il leader del Pdl fino a quando milioni milioni di italiani lo vorranno".


Non lo hanno fermati i continui attacchi giudiziari orditi dalla procura di Milano che sta tentando con ogni mezzo di decapitare il centrodestra a suon di sentenze. Non lo hanno fermato nemmeno gli strali e le minacce del Pd riunito per eleggere Guglielmo Epifani alla guida del partito. E non lo hanno fermato nemmeno i centri sociali e i grillini che, in piazza a Brescia, hanno minacciato e aggredito alcuni esponenti del Pdl e numerosi sostenitori del Cavaliere.  "Il Pdl non si fa spaventare e non si fa intimorire - ha replicato Berlusconi - questo siamo noi e più noi diciamo 'amore' e più forte è il loro e quanto più vogliono buttarci addosso intolleranza e odio tanto più cresce il nostro amore e la nostra passione per la libertà". Ed è proprio questa passiuone che il Pdl porterà all'interno dell'esecutivo Letta. Perché, ha spiegato lo stesso Cavaliere, è solo restando al governo con il Partito democratico che il centrodestra potrà mettere in campo il piano economico steso in campagna elettorale. Già un primo punto, infatti, è stato messo a segno: l'abolizione della tassa sulla prima casa. "Abbiamo onorato gli impegni da giugno non si pagherà più l’Imu - ha ricordato Berlusconi con estrema soddisfazione - dobbiamo essere soddisfatti da ora in avanti la tredicesima non sarà presa come accaduto a dicembre per l’Imu e mai più la casa dovrà essere aggredita come si è fatto con quella tassa". Ma non intende fermarsi qui. Le prossime misure che il Pdl intende portare in Consiglio dei ministri sono l'eliminazione dell'aumento dell'Iva dal 21 al 22%, la riforma di Equitalia ("Bisogna tagliare le unghie al mostro che imperversa su famiglie e imprese") e la detassazione delle nuove assunzioni. "Noi crediamo in questo governo - ha continuato il Cavaliere - lo sosterremo lealmente perché si è impegnato a realizzare quei provvedimenti per noi indispensabili per rilanciare economia".


Oltre alle misure economiche, Berlusconi ha posto tra le priorità dell'attuale governo la riforma del sistema giudiziario. Una riforma che si fa sempre più necessaria dopo i ripetuti attacchi di una magistratura politicizzata che da oltre vent'anni porta avanti nei tribunali una vera e propria battaglia contro il Cavaliere: "Vogliono eliminarmi perché da 20 anni sono l’unico ostacolo tra la sinistra e il potere". Eppure chi si aspettava un "fallo di reazione" dal Pdl dopo la condanna della Corte d'Appello di Milano, deve rimanere a bocca asciutta. "Noi continueremo a sostenere questa maggioranza", ha chiarito più volte Berlusconi che, però, mette in chiaro quali saranno i punti fondamentali per riformare la giustizia. In primis, va da sé, la responsabilità civile dei magistrati con l'auspicio di arrivare a una parità tra l'accusa e la difesa la regolamentazione delle intercettazioni. Terzo punto: il ripristino del segreto istruttorio affinché dalle indagini non escano in continuazione contenuti secretati. E, infine, la riforma della carcerazione preventiva. Una vera e propria road map per dare alla giustizia italiana un volto più umano e liberale.


Il Cav a Brescia: "Sostengo questo governo". E rivendica: "Abbiamo onorato l'impegno preso, l'Imu via da giugno". Poi annuncia la riforma della giustizia: responsabilità civile dei magistrati, regolamentazione delle intercettazioni e ripristino del segreto istruttorio





Tag: 

Silvio Berlusconi
Pdl
brescia
giustizia
crisi economica
governo




Andrea Indini


Il Cavaliere Silvio Berlusconi in piazza del Duomo a Brescia
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 11, 2013 11:06

Dissidenti in rivolta contro Grillo: "Formiamo un nostro gruppo"

I rimborsi e le diarie. Ma anche il niet allo ius soli proposto dal ministro all'Integrazione Cecile Kyenge. Ma anche la raffica di espulsioni e le continue stringliate. Ma anche la totale assenza di democrazia interna al movimento. I mal di pancia interni al M5S si moltiplicano e rischiano di partorire un nuovo gruppo parlamentare. I rumors di palazzo parlano, infatti, di una trentina di dissidenti già pronti a pugnalare alle spalle il "padre padrone" dei Cinque Stelle.


Se la notte porta consiglio, quella che Beppe Grillo ha trascorso a Roma, dopo l’incontro con gli eletti in parlamento, lo ha consigliato di tenere duro sulla sua linea: la questione di quanto restituire o tenere della busta paga da parlamentare può "sembrare un peccato veniale, ma non lo è". Ne va dell’etica del movimento: "Nessuno ci farà sconti. Il Paese ci osserva". Da qui il "consiglio" di smetterla con il muro contro muro. Consiglio caduto nel vuoto dal momento che, ieri pomeriggio, hanno preso a fioccare dichiarazioni e contro-dichiarazioni per attaccare il guru pentastellato che si era espresso contro lo ius soli. Che ci siano spaccature e che il feeling dentro al gruppo sia messo a dura prova, è ormai sotto gli occhi di tutti. È stato lo stesso Grillo ad ammettere difficoltà nel team dei Cinque Stelle quando ieri ha incontrato la delegazione di Confesercenti: "Ci siamo trascinati persone che non ci saremmo dovuti trascinare". Il problema è che, arrivati a questo punto, non sono pochi i grillini convinti che il "capo" stia esagerando e che uno strappo sia più che inevitabile. Secondo un retroscena della Stampa, sarebbero almeno una cinquantina i parlamentari pentastellati pronti a dare il benservito al comico genovese. Lo scontro sulla diaria è stata, probabilmente, solo la goccia d'acqua che ha fatto traboccare il vaso: i "vaffanculo" del boss e la minaccia di stendere una black list di chi fa la cresta ha fatto salire il sangue alla testa a parecchi. Su Facebook la senatrice Elena Fattori ha attaccato frontalmente il leader: "Sono contraria ai linciaggi, alle crociate e alla gogna di qualsiasi colore o bandiera". Non è da meno Alessio Tacconi: "Io i soldi me li tengo. Sono residente in Svizzera, lì le tasse sono più alte".


Bastano una ventina di parlamentari per formare un gruppo autonomo. Nel M5S i dissidenti sono probabilmente di più. "Grillo la deve smettere di trattarci come servi - avrebbe sbottato nelle ultime ore un deputato Cinque Stelle - siamo almeno in cinquanta. Questa storia è appena all’inizio. Potremmo anche uscire dal gruppo". Secondo la Stampa, il clima si sarebbe avvelenato alla riunione di giovedì pomeriggio quando, per chiarire che non stava scherzando, Grillo ha dato del "pezzo di merda" al deputato dell’assemblea siciliana Antonio Venturino che pretende di tenere l’intera indennità. "No Beppe - ha ribattuto il senatore Francesco Campanella, ex sindacalista - Venturino non è un pezzo di merda. Non è giusto trattare le persone così". Secca la replica del guru pentastellato: "Parli? Ma tu che cosa hai fatto negli ultimi due mesi? Senza di me non siete nulla". E Campanella: "Non mi pare una domanda pertinente. Ma te lo dico. Ho lavorato nella Commissione Speciale e ora nella commissione Affari Costituzionali". Il fatto è che i parlamentari che ne hanno le tasche piene dei modi di fare del leader sono parecchi, non più una sparuta minoranza. Se anche un fedelissimo come Alessandro Di Battista, che nelle ultime ore prima si è detto favorevole allo ius soli, ha alzato la cresta vuol dire che la leadership non regge più.


Secondo un'indiscrezione riportata da Libero, la discussione sulla formazione di un nuovo gruppo sarebbe tutt'altro che campata in aria. Anzi, il progetto sarebbe piuttosto avanti. "Nel gruppo misto mai - avrebbe detto un deputato - ma se fossimo venti qui e dieci al Senato potremmo dare vita a una costola indipendente, dobbiamo solo trovare il modo per spiegarlo alla base". Una decisione che verrà presa già nei prossimi giorni. L'appuntamento è per lunedì prossimo a Roma dove i parlamentari pentastellati si riuniranno per decidere come muoversi. All'incontro non sono stati invitati né Grillo né Casaleggio.


 


Malumori dopo la riunione di giovedì: "Grillo non può trattarci come servi". In 50 pronti a dare vita a una costola indipendente: "Troviamo il modo di spiegarlo alla base"





Tag: 

m5s
Beppe Grillo
dissidenti
gruppo parlamentare
rivolta
diaria
ius soli




Andrea Indini


Il leader del M5S, Beppe Grillo, lascia in macchina Montecitorio
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 11, 2013 04:09

May 10, 2013

Ius soli, il "no" di Grillo spacca i Cinque Stelle

Non è servita a granché la tirata d'orecchie di ieri. L'incursione romana di Beppe Grillo non ha affatto raddrizzato la schiena ai pentastellati riottosi a seguire i diktat del capo. Tanto che, dopo le beghe sulla cresta alla diaria, rischia di aprirsi la prima vera falla sul programma: il niet del comico genovese allo ius soli potrebbe fare emigrare qualche altro parlamentare dal movimento.


A furia di preoccuparsi sul modo di rendicontare una tazzina di caffè presa alla buvette di Palazzo Madama o il biglietto obliterato di un treno di seconda classe, i Cinque Stelle si erano quasi dimenticati che in parlamento i loro elettori ce li hanno mandati anche per lavorare. Di programmi, almeno fino a ieri, i grillini non avevano granché parlato. Al di là dei battibecchi con il Pd, dell'insana voglia di vietare il Senato a Silvio Berlusconi e della corsa ad occupare più poltrone possibile, non si è visto uno straccio di proposta. E adesso, alla primo dibattito interno, rischiano addirittura di implodere. Il pomo della discordia è l'apertura del ministro all'Integrazione Cècile Kyenge allo ius soli. Proposta che, oltre a non piacere al centrodestra, trova in profondo disaccordo anche Grillo. Che il comico genovese non simpatizzasse con la sinistra buonista e terzo mondista era chiaro già da tempo. Eppure le dichiarazioni di oggi contro le nuove politiche migratorie avanzate dalla Kyenge hanno destabilizzati non pochi parlamentari del M5S. "In Europa lo ius soli non è presente, se non con alcune eccezioni estremamente regolamentate", ha spiegato sul suo blog proponendo di sottoporre la questione a un referendum. "Una decisione che può cambiare nel tempo la geografia del Paese non può essere lasciata a un gruppetto di parlamentari", ha quindi concluso scatenando un putiferio.


Il post pubblicato in mattinata ha accolto il favore di gran parte dei lettori che non hanno risparmiato attacchi sia alla Kyenge sia alla presidente della Camera Laura Boldrini. All'interno del movimento, invece, c'è chi storce il naso nel leggere la presa di posizione di Grillo. Alessandro Di Battista, per esempio, non gliele manda certo a dire: "Grillo non è un parlamentare. Io sono favorevole allo ius soli". Il deputato pentastellato sa perfettamente chiarisce che il suo pensiero non è la linea del Movimento 5 Stelle ma, in una conversazione con l'Agi, ci ha tenuto a sottolineare che neppure il pensiero di Grillo lo è. "Ciò che scrive Grillo sul suo blog equivale a quello che può scrivere Scalfari su Repubblica - ha insistito Di Battista - la linea va decisa dai cittadini con la democrazia diretta".


Grillo: "Una decisione così non va lasciata a un gruppetto di parlamentari". Di Battista: "Ciò che scrive sul blog equivale a quello che scrive Scalfari su Repubblica"





Tag: 

Cecile Kyenge
ius soli
immigrazione
Beppe Grillo
m5s
alessandro di battista




Andrea Indini



Grillo: "Colpo di Stato". Letta: "Inaccettabile"
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 10, 2013 09:57

May 9, 2013

Dittatura del terrore nel M5S, adesso Grillo minaccia i suoi: black list con chi tiene i soldi

Per chi ha provato ad alzare la cresta, è già pronta la pubblica gogna. Beppe Grillo si è presentato a Roma per radunare le truppe pentastellate e dar loro una strigliatina, una raddrizzata coi contro fiocchi per evitare che il Movimento 5 Stelle sbandi dopo appena un paio di mesi di incursione politica. È bastato far ascoltare il dolce fruscìo degli euro a parecchi zero e i grillini si sono subito fatti casta. Così il comico genovese, che per sbarcare il lunario non deve certo contare sulla diaria, ha pensato bene di mettere alla gogna chi ha vuole tenersi i soldi: "Metteremo nomi e cognomi".


Comunali alle porte, il caos dei rimborsi, gli attacchi dei media, la partita sulle Commissioni: i Cinque Stelle vivono un periodo di profondo disorientamento e Grillo torna in campo per rimettere in riga i "soldati" che hanno deciso di pensare con la propria testa. E così, dopo essersi smarrito per le strade della Capitale per colpa del navigatore, il "generale" approda a Montecitorio per affrontare le proprie "truppe". Al suo fianco c'è Filippo Pittarello della Casaleggio Associati - forse per compensare l'assenza di Gianroberto Casaleggio. Bastano le prime battute, a senso unico e soprattutto a porte chiuse, per capire che il clima è piuttosto teso. Altro che democrazia liquida, altro che streaming e trasparenza. Poche frasi frammentate sono diffuse dallo staff di comunicazione del movimento. I profili Facebook e Twitter dei parlamentari, invece, rimangono particolarmente "silenziosi". Non un post, una foto o un commento. Ieri, dunrante l'incontro con Stefano Rodotà, il flusso di tweet e commenti è stato pressocchè ininterrotto per tutta la riunione.


"Fanculo i soldi!" è l'esordio di Grillo all’assemblea congiunta di senatori e deputati. Ne ha per tutti. Schiaffi e insulti. Al deputato siciliano Antonio Venturino, prossimo all'espulsione dal M5S, non le manda certo a dire: "È un pezzo di merda...". Poi, passa a impallinare i grillini che non vogliono sentir parlare di restituire la diaria perché, parole loro, a Roma con "soli 2.500 euro non si campa". Per loro vuole preparare una sorta di black list. "Se avete firmato qualcosa, dovete rispettarlo. Non si fa la cresta su ciò che non è rendicontato - avverte - metteremo nomi e cognomi di chi vuole tenersi i soldi". Dopo le minacce, l'indottrinamento. Dopo aver strigliato i parlamentari che non intendono fare economia sulla diaria, il guru pentastellato passa alla solita tiritera che puzza di regime lontano un miglio. Le recenti elezioni amministrative hanno segnato una contrazione consistente nelle preferenze. A fine maggio ci sarà un ulteriore appuntamento elettorare e il leader del M5S teme altre perdite. Così, non gli resta che sparare le solite cartucce aprendo - addirittura - alla possibilità che i grillini vadano in televisione ("Ma non ai talk show..."). "Raccoglieremo le macerie di questo Paese, come fecero i nostri padri dopo la guerra", spiega Grillo descrivendo la "missione" con metafore che uniscono passato e presente. "Noi non siamo un’automobile migliore, siamo un nuovo mezzo di trasporto - incalza - siamo il teletrasporto". Come dire, dal neorealismo a Star Trek.


Dopo la rivolta nel M5S, Grillo sbarca a Roma e raduna i suoi: "Fanculo i soldi". E minaccia di pubblicare "nomi e cognomi di chi vuol tenersi i soldi"





Tag: 

stipendio
diaria
m5s
Beppe Grillo
black list
riunione




Andrea Indini
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 09, 2013 08:52

Pd, una task force per trovare un segretario condiviso

"Non c’è nessuna guerra tra Bersani e D’Alema". Daniela Reggiani, portavoce dell'ex premier, si affretta a smentire di prima mattina il ritrattone fatto da Repubblica su un Partito democratico in stato terminale. Tutti a ronzargli attorno, nessuno disposto a staccare la spina. Tutti a proporre questo e quello alla guida del carrozzone, nessuno dei big disposto ad assumersi l'onere dell'incarico. Non sono bastati incontri, riunioni, colloqui a oltranza a far convergere i vertici di via del Nazareno su una candidatura unitaria per il segretario traghettatore che rileverà il timone da Pier Luigi Bersani. Tanto che, nelle ultime ore, dal cilindro magico sembra avanzare il nome del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.


Dopo tre, sudatissime ore di riunione, il coordinamento del Pd ha stabilito una road map per arrivare (blindati) all'assemblea di sabato: sarà una squadra ristretta di mediatori a tentare di far convergere su una "figura di garanzia" cui l’assemblea affiderà la guida del partito fino al congresso. Quanto durerà il mandato si capirà soltanto dopodomani, quando verrà fissata la data dell’assise: sulla carta sarà a ottobre, ma sono in molti a chiedere di anticiparla a prima dell'estate. Nell'intervento al caminetto davanti molti dei big, da Dario Franceschini a Rosy Bindi, da Beppe Fioroni ad Andrea Orlando e Stefano Fassina, il segretario uscente ha ammonito i suoi a convocare il congresso "il prima possibile" invitando ad avviare immediatamente una raccolta di firme per le candidature. Ma alla fine ha prevalso l'ipotesi della task force. I vicepresidenti dell’assemblea Marina Sereni e Ivan Scalfarotto, i capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza, il coordinatore dei segretari regionali Enzo Amendola e l’eurodeputato David Sassoli guideranno l’assemblea e istruiranno la pratica segretario. Giusto oggi c'è stato il primo incontro. La decisione al momento è quella di non procedere con nessuna modifica allo Statuto, per cui all’assemblea sarà indicato il nome di un segretario e non di un reggente. "Anche se - fanno notare fonti parlamentari - un segretario indicato a stagione congressuale appena aperta si può anche definire reggente".


A spingere per un nuovo leader in tempi brevi sono molti big del partito. Tuttavia, eccezion fatta per Gianni Cuperlo, sostenuto dai "giovani turchi", i nomi dei canidati restano ancora "coperti". Le pressioni dentro il partito sono però per figure più "neutre" e possibilmente per qualcuno che non si ricandidi al congresso. Ma le garanzie stanno a zero. Ieri sera Anna Finocchiaro ha tenuto a chiarire di non essere in partita. Sebbene la sua candidatura abbia molti sponsor, non sono sufficienti a contrastare l’asse tra i bersaniani e l'area dem che, invece, preme per il capogruppo alla Camera Roberto Speranza. Nelle ultime ore, però, una parte consistente del Pd starebbe chiedendo a Zingaretti di prendersi l’onere della segreteria di transizione. Il neo eletto alla Regione Lazio rappresenterebbe nell'immaginario democratico il volto vincente del partito. A corroborare la tesi il recentissimo sondaggio sui governatori che l’ha visto in testa nel gradimento pubblico. Da parte sua Zingaretti non sembra però voler ascoltare le sirene dell'establishment piddì che vorrebbe in questo modo dare ossigeno anche alla segreteria romana, decapitata per incompatibilità. Nel braccio di ferro interno per la segreteria non è escluso che alla fine si torni su una figura "terza" come Pier Luigi Castagnetti o magari Sergio Chiamparino, sponsorizzato con Piero Fassino da Goffredo Bettini.


L'assemblea di sabato ha tutti gli ingredienti per trasformarsi in un ring. Anche Matteo Renzi ha fatto sapere che sarà presente, anche se ha deciso di non candidarsi né non si candiderà alla segreteria del partito né alla presidenza dell’Anci. Sarà invece assente (come già ieri sera, d'altra parte) Massimo D'Alema: "Purtroppo o per sfortuna venerdì e sabato ho un convegno a Barcellona...". Oltre alla nomina di un segretario pro tempore, resta da sciogliere anche il nodo dei tempi del congresso. Anticipare sarebbe, per una parte dei democrat, la medicina necessaria per ridare fiato al partito. Non solo. C’è chi brandisce l’arma dell’accelerazione per ottenere garanzie di un nome condiviso e di una gestione unitaria della fase congressuale. Ma c’è un fronte contrario per principio. Si temono i contraccolpi sulla tenuta del governo come accadde ai tempi di Romano Prodi quando fu eletto segretario Walter Veltroni.


All'assemblea di sabato il Pd rischia il ko. La Finocchiaro si tira fuori dai giochi. C'è chi preme per Speranza e chi per Zingaretti. Ma la verità è che il partito è al capolinea





Tag: 

Pd
segretario
Nicola Zingaretti
pier luigi bersani
statuto




Andrea Indini


Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti
Segretario o reggente? Il Pd non sa che fareIl fuggi-fuggi dal Pd alla derivaAsse Barca-Renzi: 8 milioni dalla Tav a Firenze
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 09, 2013 08:08

May 8, 2013

Nel Pd è (di nuovo) guerra: Bersani lancia la Finocchiaro

I democratici a pezzi cercano di darsi una nuova struttura. Lo scivolone di ieri sulla mancata elezione di Francesco Nitto Palma alla guida della commissione Giustizia a Palazzo Madama è la cartina di tornasole di un partito senza più leadership, un ammasso informe che va avanti a briglia sciolte, in preda agli umori delle molteplici correnti che lo compongono. A poche ore dalla riunione del coordinamento, che si terrà questa sera, il "borsino" del piddì dà in salita le quotazioni di un bis pro tempore di Pier Luigi Bersani, che verrebbe confermato all’assemblea di sabato prossimo, per anticipare l'assise a prima dell'estate. Ma non tutti nodi sono stati ancora sciolti.


La strategia kamikaze di Bersani, le lotte fratricida che hanno portato prima a rompere il batto col Pdl su Franco Marini, poi ad affossare Romano Prodi nella corsa al Quirinale e la successiva capitolazione della segreteria di via del Nazareno sono l'incipit dell'epilogo di un partito che non è mai stato unito. Nemmeno adesso, in un momento difficile per il Paese, sa assumersi le responsabilità di portare avanti le larghe intese auspicate dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il doppio niet a Nitto Palma è la dimostrazione del fatto che i democratici non sanno ripettare i patti presi col Pdl. Con l'ovvia conseguenza che il governo Letta non riesca a superare l'estate. La stessa assemblea fissata per sabato prossimo non sarà certo una passeggiata: il Pd rischia di inciampare nuovamente. Questa mattina Bersani ha incontrato il sindaco di Firenze Matteo Renzi per trovare un segretario condiviso che guidi il partito fino al congresso e apporti le modifiche allo statuto. Nella riunione di questa sera, il coordinamento dovrà infatti decidere se avviare a partire dalla prossima assemblea la modifica dello statuto che separa la figura del segretario da quella del candidato premier. "Non mettete in giro che faccio proposte, non tocca a me anche perché le ultime non sono andate bene...", ha spiegato il segretario uscente auspicando la speranza che "esca un maggiore senso di responsabilità".


I vertici di via del Nazareno punterebbero su una "figura di garanzia". Il Pd tenta, in questo modo, la via della pacificazione tra le varie correnti del partito o, meglio ancora, una pausa di riflessione per evitare che la struttura si sgretoli del tutto. l nome su cui si lavora è quello di Anna Finocchiaro. Persino Renzi non avrebbe posto veti durante il colloquio di questa mattina: "Non pongo nessun tipo di problemi, non sono un tipo che correntizza". Ma non è ancora detto che si riesca ad arrivare a un’intesa su questa soluzione. Tanto che qualcuno rilancia un’ipotesi già circolata qualche settimana fa: anticipare il congresso a prima dell’estate e, nel frattempo, affidare il partito al segretario dimissionario. Un'ipotesi che non solo piace a Pippo Civati, ma che andrebbe anche incontro a dalemiani e "giovani turchi" che non sembrano ancora convinti dell’opportunità di ritirare la candidatura di Gianni Cuperlo per l’assemblea di sabato prossimo. Bersani teme un’assemblea sulla falsa riga di quella andata in scena al Teatro Capranica o a quelle (disastrose) che hanno fatto saltare prima la candidatura di Marini al Quirinale e poi quella di Prodi. I "giovani turchi", sostenitori della candidatura di Cuperlo insieme, dicono, a Massimo D’Alema, stanno ragionando sul da farsi. Bersani e gli altri, però, proveranno in tutti i modi a convincere Cuperlo e i suoi al disarmo dal momento che, ragiona il segretario, è "l’unico modo per evitare un’assemblea senza controllo".


Le trattative continuano, ovviamente. C'è tempo fino a sabato. Si vedrà se Bersani, Dario Franceschini e il lettiano Francesco Boccia riusciranno a convincere tutti ad accettare il nome della Finocchiaro come segretario da eleggere sabato per portare il partito al congresso del prossimo autunno. Se non dovessero accettare la situazione, giovani turchi e dalemiani potrebbero fare la proposta: congresso al più presto. E la frattura sarebbe sempre più vicina.


Bersani vede Renzi: puntano a mettere la Finocchiaro alla guida del Pd. Ma i giovani turchi non mollano. Il congresso potrebbe essere anticipato all'estate





Tag: 

pier luigi bersani
Matteo Renzi
Pd
giovani turchi
figura di garanzia




Andrea Indini

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 08, 2013 08:18

Andrea Indini's Blog

Andrea Indini
Andrea Indini isn't a Goodreads Author (yet), but they do have a blog, so here are some recent posts imported from their feed.
Follow Andrea Indini's blog with rss.