Andrea Indini's Blog, page 167

October 7, 2013

Sui servizi sociali del Cav la vile ironia dei soliti sciacalli

Da giorni è partita la gara dell'accoglienza. La sinistra finto-buonista e vendicativa sgomita per invitare Silvio Berlusconi a scontare i servizi sociali in questa o quella onlus. Ma è solo l'occasione (attesa da una vita) per insultare e schernire il Cavaliere mentre la Cassazione e il parlamento stanno facendo di tutto per estrometterlo dal Senato e dalla vita politica. È la fiera dell'odio antiberlusconiano che, sotto il manto ipocrita della satira e della rieducazione, punta a regolare i conti dopo vent'anni di digrignare di denti e di bile mal digerita. Sono i vari don Mazzi, Littizzetto e Capanna che si acaparrano interviste e vetrine per infierire con sorrisi a trentadue denti.


A dare il "la" è proprio don Antonio Mazzi che, in barba alla carità cristiana e al sacramento della riconciliazione, lo vuole chino a pulire i cessi della comunità Exodus. "Berlusconi è un idolo che attrae folle e quindi, portandolo in mezzo alle prostitute, sarebbe capace di diventarne l’eroe", ha spiegato lo storico fondatore della comunità di recupero per tossicodipendenti Exodus che, in una intervista a Repubblica, ha invitato il leader del Pdl a togliersi "la crosta dietro la quale si nasconde e grazie alla quale incanta gli italiani" e a "mettere le mani nella terra, piantare i pomodori in silenzio, lontano dagli agi e dagli adulatori che lo hanno compiaciuto fino a farlo sentire come un Dio". Da qui l’invito a scontare i servizi sociali ad Exodus: "Vorrei tanto essere io a buttarlo giù dal letto la mattina, vorrei che facesse silenziosi e umili lavori manuali, come pulire i bagni". Un invito che puzza di rivalsa lontano un miglio. Una vendetta che non si addice a un prete che non dovrebbe mai umiliare un condannato. La stessa proposta, seppur con toni più dimessi, l'ha lanciata anche Mario Capanna. L’ex leader di Democrazia Proletaria, oggi presidente della fondazione "Diritti genetici", ha raccontato ai microfoni di Un giorno da pecora di aver invitato ad andare a lavorare con lui quattro ore al giorno: "Ho saputo da intermediari autorevoli che l’ex premier ha preso assai di buon grado la mia offerta. Vi pare che potrebbe andar a pulire i cessi in una comunità?". A suo dire ci sarebbe già pronto un ufficio col computer. Non solo. "Se venisse con la fida Dudù - ha concluso - sarebbe ben accolta, gli prepareremo una ciotola". L'argomento è troppo ghiotto perché una antiberlusconiana militante come Luciana Littizzetto possa lasciarselo scappare. Così, a margine della presentazione di Aspirante vedovo di Massimo Venier, è subito partita alla carica: "Mi dispiace, non per Berlusconi, ma per i servizi socialmente utili". Poi, sghignazzando, ha anche voluto dare un "consiglio" su dove scontare la pena. "Magari potrebbe andare nelle carceri femminili, ma alla fine starà a lui decidere - ha detto la Littizzetto - comunque è un uomo di pancia così non credo gli faccia male fare quel lavoro lì".


In settimana la difesa del Cavaliere dovrebbe presentare l'istanza per l’affidamento in prova ai servizi sociali. Sono ore di estrema sofferenza: l'ira per una sentenza considerata ingiusta, l'impotenza dinnanzi all'assalto della sinistra giustizialista in Giunta per le elezioni, l'impegno a governare i movimenti interni al partiti. Quello che Berlusconi sta passando in questi giorni è periodo che lui stesso non fatica a definire difficile. E le prossime scadenze lo rendono ancora più duro. La domanda verrà depositata sicuramente prima della scadenza del 15 ottobre, data entro la quale Berlusconi deve comunque optare tra affidamento ai servizi sociali o domiciliari. Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri parla di scelte che "attengono strettamente a una sfera personale". Eppure c'è una pletora di anti Cav che non sanno tacere nemmeno adesso. Infieriscono, umiliano e insultano. Non si tratta di ironia né tantomeno di comicità. Quando c'è in gioco la libertà di una persona, anche quella del peggior nemico, non c'è comicità che tenga. Tanto più quando è infarcita di odio e rivalsa atavica.


Da don Mazzi alla Littizzetto, gli anti Cav scherzano pesantemente sui servizi sociali. Altro che satira, sulla libertà delle persone non si fa ironia





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Andrea Indini


Luciana Littizzetto sul palco del teatro Ariston
La carità pelosa di don Mazzi, falso redentore del CavLittizzetto: "Mi dispiace... ma per servizi sociali"
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Published on October 07, 2013 10:21

Adesso lo ammette pure Befera: "C'è chi evade per sopravvivere"

"Che l’evasore sia un parassita nella società rispetto a chi paga le imposte è un dato di fatto". Nelle certezze granitiche di Attilio Befera sembra aprirsi un minimo spiraglio di umanità. Come era già accaduto nel viceministro dell'Economia Stefano Fassina anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate sembra, infatti essersi reso conto che, guarda un po', la pressione fiscale è "un po' troppo alta". Ma non solo. Ai microfoni di Radio 24 è arrivato pure a concedere che non tutti evadono per fare i furbi e nascondere ricchezze nei paradisi fiscali. È arrivato addirittura ad ammettere che in Italia esiste un’evasione di sopravvivenza. "Indubbiamente, con una minore pressione fiscale - ha spiegato - ci sarebbe meno evasione per carenze di liquidità".


In un Paese normale, dove non si lavora gran parte dell'anno per mantenere un Fisco famelico, come invece avviene in Italia, le dichiarazioni di Befera verrebbero prese come un'ovvietà, come un dogma che sta alla base del rapporto tra il contribuente e lo Stato. Nel Belpaese, invece, la pressione fiscale ha largamente superato la soglia psicologica del 50% mettendo in ginocchio industrie, pmi e artigiani. Con l'aggravarsi della crisi economica, anche la sinistra è arrivata ad ammettere che molti sono costretti ad evadere. Qualche mese fa se ne era accorto anche Fassina sollevando un polverone tra i vertici del Pd e della Cgil. "C'è chi evade per non morire", aveva detto il numero due del ministero dell'Economia. Insomma, per dirla con le parole di Antonio Martino, "chi froda il fisco e mette via soldi che il pubblico sperpererebbe senza pietà è un patriota". Oggi sembra accorgersene anche Befera che, pur non ammettendo alcuna marcia indietro sul redditometro, ha riaperto il dibattito su una pressione fiscale tanto eccessiva da frenare la crescita del Paese. "Ci sono vari tipi di evasione, noi cerchiamo di combatterli tutti con la massima intensità - ha spiegato - in Italia bisogna pagare le imposte e se non ci fosse Equitalia non le pagherebbe nessuno". Fa fatica a non bollare l'evasore come "un parassita della società". Lo considera "un dato di fatto". "L'evasione fa ancora parte della cultura italiana, bisogna cambiarla - continua - evadere non è furbizia, bisogna insegnarlo alle nuove generazioni. Siamo un Belpaese di evasori, speriamo di cambiare". Eppure sa bene che c'è chi è spinto a frodare il Fisco dal Fisco stesso. In ogni caso il direttore dell'Agenzia delle Entrate, il cui mandato scadrà a giugno del 2014, vuole che tutti gli italiani capiscano che bisogna pagare le imposte: "Al di là dell’aumento del gettito, è di insegnare che le imposte vanno pagate, per due motivi: sia per dare i servizi sia per redistribuire il reddito". Questo è l'obiettivo che dice essersi dato in vista della scadenza del mandato.


Che un taglio della pressione fiscale possa comportare un maggior gettito alle casse pubbliche è un assioma tutto sommato facile da capire. Quando il Fisco è equo, i contribuenti pagano le tasse senza sentirsene oppressi. Proprio per questo il punto focale del piano economico che il Pdl ha portato al governo c'è una sforbiciata concreta delle tasse, a partire dall'abolizione dell'Imu sulla prima casa e dell'aumento dell'aliquota Iva dal 21 al 22%. Su questi punti, però, sia il premier Enrico Letta sia la compagine piddina che siede all'esecutivo sembrano non voler sentir ragioni. Proprio per questo, settimana scorsa, si è andati a un passo dalla crisi di governo. Ora che la ripresa inizia a farsi sentire sui principali indicatori economici, sarebbe infatti opportuno che il ministro Fabrizio Saccomanni e il collega Flavio Zanonato lavorino a un piano per ridurre sensibilmente la pressione fiscale.


Befera: "C'è chi evade per sopravvivenza". E assicura: "Con meno tasse ci sarebbe meno evasione". Un'ovvietà che, però, Letta & Co. non colgono





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Andrea Indini


Il direttore dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera
Befera: "Esiste una evasione di sopravvivenza "
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Published on October 07, 2013 08:39

October 4, 2013

L'ultima farsa della Giunta: Berlusconi deve decadere

Quando, lo scorso primo agosto, la Cassazione condannò Silvio Berlusconi a quattro anni di carcere al processo Mediaset, il verdetto della Giunta per le elezioni era già scritto. Tutto quello che è venuto dopo (il braccio di ferro tra giuristi e costituzionalisti sulla retroattività della legge Severino, il dibattito sulle pregiudiziali presentate dal pdl Andrea Augello, i dubbi amletici di alcuni democratici) è stata solo un'estenuante farsa ordita dalla sinistra per cacciare il Cavaliere da Palazzo Madama. Si chiude il cerchio: prima le trame della Suprema Corte in un processo controverso la cui sentenza va palesemente contro ad altre due sentenze, quindi il trappolone di Pd, Sel e M5S per far fuori il leader del centrodestra senza passare dalle urne. Un colpo di mano che ferisce i quasi dieci milioni di italiani, che a febbraio hanno voluto Berlusconi in parlamento, e che azzoppa la democrazia del nostro Paese usando cavilli di una legge la cui interpretazione non mette d'accordo nemmeno le toghe. "È peggio del previsto - ha commentato il capogruppo Renato Schifani - il copione era stato già scritto e se ne conosceva la trama, ma si è andati oltre ogni limite di tollerabilità".


Al termine di una lunga camera di consiglio è toccato al presidente Dario Stefano leggere la decisione della Giunta per le elezioni del Senato che, "a maggioranza", ha proposto all’assemblea del Senato di deliberare la mancata convalida dell’elezione di Berlusconi. Pd, Scelta Civica e M5S hanno votato a favore della decadenza, Pdl, Lega e Gal contro: è finita quindici a otto. Adesso la passa passa all'Aula per il definitivo e formale pronunciamento: la data più probabile è lunedì 14 ottobre, sempreché il Cavaliere non decida prima per le dimissioni da senatore. Eventualità che, non più tardi di mercoledì scorso, il leader azzurro ha assicurato di non aver alcuna intenzione di contemplare. "Le motivazioni della decisione - ha assicurato Stefano - saranno sottoposte alla giunta nella prossima seduta in modo da poterla presentare al Senato entro il previsto termine di venti giorni dall’adozione della decisione". A questo punto, però, le motivazioni della decadenza risultano scontate. Nella dibattito di oggi si può leggere tutto l'odio anti berlusconiano. Una caccia al nemico numero uno che va avanti da oltre vent'anni. Al verdetto politico, in palese violazione del principio della non retroattività della legge penale sancito dalla Costituzione, si è infatti aggiunto il comportamento del grillino Vito Crimi che ha infranto il patto di riserbo dell’udienza pubblica dell’organismo parlamentare. Un comportamento che, Schifani non ha alcun dubbio, "avrebbe dovuto imporre lo stop ai lavori". Adesso toccherà all’Assemblea del Senato evitare che si consumi un vulnus (senza precedenti) alla democrazia. "Ci auguriamo che gli alleati di governo, Partito democratico e Scelta Civica - è l'auspicio del capogruppo del Pdl - abbiano in quella sede un sussulto di responsabilità e respingano insieme al Pdl il pronunciamento odierno".


Che il Pd possa votare in Aula diversamente da come ha fatto in Giunta, appare piuttosto difficile. Nonostante la fiducia incassata mercoledì da Enrico Letta, oggi si è vista una nuova maggioranza che ha compattato sinistra giustizialista e stellati forcaioli. "La colpa ricadrà su quanti hanno commesso questa incredibile violazione - ha commentato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri - c’è ora un’ultima occasione, in Aula, per impedire che si compia uno scempio". I Cinque Stelle sono già partiti alla carica per ottenere il voto palese ed evitare i franchi tiratori piddini. "Noi abbiamo fatto il nostro dovere e continueremo a farlo", ha avvertito il grillino Mario Giarrusso. In realtà il regolamento è chiaro, a meno che il presidente Piero Grasso non intenda alterarlo. Anche in occasione del voto sul senatore Sergio De Gregorio era stato proprio il piddì Luigi Zanda a ricordare che il voto è segreto. E, infatti, segreto fu.


Il cerchio si chiude: dopo la condanna della Cassazione, il verdetto della Giunta. Tutto va come previsto: a maggioranza propongono di cacciare il Cav dal Senato





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Andrea Indini



Stefano: "La Giunta ha votato la decadenza del Cav"Berlusconi: "Non vado in giunta"Cav: "Sentenza sbagliata, avrò annullamento dall'Ue"Ecco tutti i membri della Giunta per le elezioni
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Published on October 04, 2013 10:01

October 3, 2013

Immigrati, tragedia senza fine: braccio di ferro sulle politiche migratorie

La tragedia di Lampedusa, la più devastante strage di immigrati a cui l'Italia abbia mai assistito inerme, riaccende un'emergenza che l'attuale governo sembra non voler vedere. Non appena è arrivata la notizia, la politica è accorsa sull'isola siciliana primo avamposto italiano preso di mira dagli scafisti che riversano sulle coste italiane migliaia di clandestini e profughi. "Gli esodi non hanno una soluzione miracolosa - commenta il ministro degli Esteri Emma Bonino - altrimenti l’avremmo già trovata". Se da una parte il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano invita a mettere mano alle politiche migratorie rivedendo le leggi che regolamentano l’asilo, la Lega Nord ha accusato il presidente della Camera Laura Boldrini e il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge di avere una "responsabilità morale" sula strage. In realtà il vero colpevole di questa inenarrabile strage è proprio quell'Unione europea che non sa fare altro che scaricare le responsabilità e muovere accuse al governo italiano.


Il Paese ammutolisce. Il numero dei morti che cresce di ora in ora, le immagini dei cadaveri stesi lungo la spiaggia, le lacrime dei soccorritori che davanti alle centinaia di immigrati in mare hanno iniziato a scorrere. Il premier Enrico Letta convoca subito il ministro dell'Interno Angelino Alfano. "È una tragedia immane", dice il capo del governo. Alfano fa saltare la riunione con i ministri pidiellini, convocata all'indomani del voto di fiducia che ha messo in crisi il Pdl, ed è subito volato a Lampedusa per coordinare i primi soccorsi. A Montecitorio il capogruppo del Pdl Renato Brunetta anulla l'assemblea del gruppo. "È una tragedia troppo grande per poterci dedicare alle vicende interne al nostro partito - spiega Silvio Berlusconi - siamo addolorati". A Palazzo Madama i senatori si chiedono come mai l'Italia non sia "più nemmeno in grado di garantire la carità cristiana" mentre l’Unione europea rinfaccia a Roma di "non avere mezzi adeguati". Da Bruxelles non mancano le dichiarazioni di vicinanza e cordoglio. Dichiarazioni tardive che non cancellano un dolore senza precedenti. Il centrodestra non usa mezze parole nel rinfacciare all'Unione europea le proprie colpe: da mesi gli euroburocrati assistono impassibili a tragedie che ormai hanno una spaventosa cadenza quotidiana e coinvolgono persone innocenti. Da diversi mesi, infatti, il Pdl chiede un intervento più deciso lungo le coste del Nord Africa. Berlusconi chiama in causa "l'ignavia di un'Europa assente e perfino indifferente di fronte a un dramma che l'Italia è lasciata sola ad affrontare". Da qui l'invito mosso da Schifani al governo italiano affinché porti avanti, a livello europeo, un’iniziativa forte per fermare le stragi. Eppure l'Unione europea non vuole sentire ragioni. Giusto ieri il Consiglio d'Europa ha rinfacciato all'Italia di aver preso misure "sbagliate o controproducenti" er gestire i flussi migratori. In un rapporto approvato all'unanimità, Strasburgo ha criticato i rimpatri forzati dei clandestini, la gestione dei centri di prima accoglienza, la linea di dichiarare sempre lo stato d'emergenza per "adottare misure straordinarie al di la dei limiti fissati dalle leggi nazionali e internazionali". Non solo. Pur ammettendo che l'Italia è ormai una vera e propria calamita per l'immigrazione clandestina, ha anche rinfacciato al governo di aver preso misure che "non hanno convinto gli altri paesi membri della Ue a condividere la responsabilità". Un'ammissione di lassismo e inefficienza che lascia a dir poco esterrefatti.


Dopo lo sgomento, in parlamento monta anche la rabbia. Raccogliendo l'invito lanciato da papa Francesco proprio dall'isola siciliana, Rosy Bindi chiede al governo e al parlamento di intraprendere "un’iniziativa politica di ampio respiro" che coniughi "l'accoglienza alla lotta alla tratta degli esseri umani". Una richiesta ampiamente condivisa anche da entrambi i presidenti delle Camere, Grasso e Boldrini. Mentre la sinistra invoca nuove politiche di accoglienza, il leghista Gianluca Pini, chiama in causa proprio la Boldrini e la Kyenge accusandole di avere "sulla coscienza tutti i clandestini morti in questi ultimi mesi". "La loro scuola di pensiero ipocrita che preferisce politiche buoniste alle azioni di supporto nei paesi del terzo mondo - tuona - porta a risultati drammatici come questi". Dopo aver stigmatizzato duramente le dichiarazioni di Pini ("Sono il punto di non ritorno"), il ministro all'Integrazione coglie subito al volo l'occasione per invitare a "non aspettare altre tragedie" prima di "dare una risposta" all'emergenza umanitaria. In realtà, come invita la deputata Mara Carfagna, il problema dovrebbe essere affrontato al più presto, "senza pregiudizi ideologici né convenienze elettoralistiche". Insomma, i morti di Lampedusa non devono essere il vessillo per abolire la Bossi-Fini, ma la spinta ad aprire un dialogo costruttivo con l'Unione europea che ha il dovere (politico e morale) di intervenire.


Bonino inerme davanti alla strage: "Non c'è soluzione miracolosa". La Ue accusa mette l'Italia sul banco degli imputati. Kyenge: "Con la Lega punto di non ritorno"





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Andrea Indini



Lega all'attacco: "Boldrini e Kyenge sono ipocrite"
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Published on October 03, 2013 04:52

October 2, 2013

Il Cav: "Votiamo la fiducia a Letta". Ma ora il Pd vuole un'altra maggioranza

E fiducia fu. Dopo una lunghissima giornata, densa di colpi di scena e tensioni politiche, il presidente del Consiglio Enrico Letta fa il pieno di voti a Palazzo Madama garantendo al governo di andare avanti. L'Aula di Palazzo Madama conferma la propria fiducia con 235 favorevoli� e 70 contrari. Dopo il via libera di Silvio Berlusconi, il Pdl si ricompatta e vota unito l'appoggio all'esecutivo cambiando, così, il destino di una legislatura che solo fino a qualche ora fa era già destinata alla fine.


Il braccio di ferro si consuma tutto al Senato. È qui che arrivano a pochi minuti di distanza, proprio mentre Letta ha già iniziato a promettere riforme e misure per strappare al Senato la fiducia. Prima Angelino Alfano, che va a sedersi a fianco del premier, poi Berlusconi che va a sedersi in terza fila, tra i banchi del Pdl. Sono divisi da una manciata di senatori. "Vediamo che succede... - si limita a dire il Cavaliere - sentiamo il discorso di Letta e poi decidiamo". Nel frattempo, nell'Aula di Palazzo Madama, inizia a circolare un documento dei senatori azzurri che hanno scelto di sostenere le larghe intese, ancor prima dell’appello a votare la fiducia lanciato da Alfano. Si apre così la giornata più lunga di Letta che, dopo le dimissioni dei cinque ministri pidiellini, ha deciso di presentarsi in parlamento per verificare se il governo ha ancora i numeri per andare avanti. Raramente si è vista tanta tensione, l’ultima volta risale (forse) al governo Prodi, quando i numeri ballerini della maggioranza rendevano instabile la tenuta del governo. Che infatti cadde proprio nel palazzo di Corso del Rinascimento. Gli occhi sono puntati sul Pdl. Il Pd vota compatto. Giusto ieri Letta si è preoccupato di andare a blindare i voti di Matteo Renzi. Più difficile, invece, la posizione del partito guidato da Berlusconi che deve far fronte ai mal di pancia di alcuni parlamentari che intendono portare avanti l'esperienza delle larghe intese. Ancora ieri sera Alfano è andato a Palazzo Grazioli per chiedere a Berlusconi di votare la fiducia al governo. "I senatori Pdl che voteranno la fiducia a Letta - spiega Carlo Giovanardi - saranno più che sufficienti". Ma il senatore Lucio Malan scuote il capo e assicura: "I dissidenti sono pochi, le cifre che sono circolate sono una sparata". Lo stesso Berlusconi, prima del voto, rilascia un'intervista a Panorama per condannare un'eventuale alleanza tra il Pd e i transfughi del Pdl. Alleanza che, a detta del Cavaliere, sarebbe "talmente indecorosa e avvilente" da scontrarsi con la "ripulsa popolare". Così, dopo aver ascoltato il premier chiedere la fiducia per il bene del Paese, riunisce il gruppo dei senatori pidiellini per scegliere come votare in Aula: "Prendiamo una decisione comune per non deludere il nostro popolo". Alla riunione partecipano anche i vertici del partito a Montecitorio, il capogruppo Renato Brunetta, il vice Maria Stella Gelmini e la portavoce del gruppo Mara Carfagna. La decisione viene messa ai voti. E la sfiducia passa all'unanimità.


Per tutta la giornata si susseguono, freneticamente, riunioni e incontri. Roberto Formigoni conferma l’istituzione di un gruppo autonomo formato da ventincinque fuoriusciti del Pdl e dai dieci senatori di Gal. "Ora i destini sono separati...", commenta la Gelmini. Lo strappo garantirebbe a Letta il quorum teorico. Il premier parte, infatti, da una base di 137 voti (escluso quello del presidente del Senato che per tradizione non vota). A questi si aggiungono i cinque senatori a vita e i quattro transfughi stellati che farebbero superare la fatidica "quota 161" necessaria a Palazzo Madama. Si arriva a un passo dalla spaccatura quando Berlusconi decide di intervenire in Aula al posto del capogruppo Renato Schifani per annunciare che il Pdl voterà la fiducia. Una decisione che, seppur presa "non senza interno travaglio", mette insieme "le aspettative e il fatto che l’Italia ha bisogno di un governo che produca riforme istituzionali e strutturali". Eppure, sebbene Berlusconi tenda la mano all'insegna della pacificazione, è il Partito democratico a non voler più i voti del Pdl. "Si è formata nuova maggioranza politica - tuona il capogruppo dem Luigi Zanda - indipendentemente dalle dichiarazioni furbette che contrastano con le parole e i gesti gravissimi che abbiamo sentito con grande stupore e sconcerto". Una presa di posizione violentissima che non fa altro che esacerbare lo scontro. "Se questo è l’inizio di una pacificazione...", sbotta il presidente del Senato Piero Grasso. Molti senatori del Pdl lasciano l'Aula per non votare la fiducia. "Zanda fa bene a trattarci con un tale disprezzo - commenta Sandro Bondi - io sono una persona perbene e non mi unisco a una tale compagnia".


Dopo un lungo braccio di ferro nel Pdl, Berlusconi tende la mano in Aula: "Spero ancora nella pacificazione". La fiducia passa con 235 sì. Ma il Pd: "Ora c'è un'altra maggioranza"





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Berlusconi: "Daremo fiducia al governo"La commozione del Cav dopo il discorso in aulaBerlusconi vota la fiducia. Letta: "È un grande"Alfano applaude il "sì" di Berlusconi alla fiduciaBerlusconi arriva in Aula per ascoltare LettaLetta parla a Palazzo Madama, Alfano arriva in ritardoAlfano seduto tra i banchi del governoIl Cav fa la conta dei numeri: i numeri della fiducia
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Published on October 02, 2013 08:45

October 1, 2013

Fonti Pdl: Marina Berlusconi pronta a scendere in campo

Dopo mesi di indiscrezioni puntualmente smentite, Marina Berlusconi sarebbe pronta a scendere in campo per guidare la rinata Forza Italia. Mentre il vicepremier Angelino Alfano si appresta a radunare la pletora di colombe in un nuovo soggetto politico, la figlia primogenita di Silvio Berlusconi avrebbe manifestato indignazione nei confronti di quella parte del Pdl che starebbe per voltare le spalle al padre votando la fiducia al governo guidato da Enrico Letta. Secondo fonti vicine al Pdl, la presidente della Mondadori e della Fininvest avrebbe bollato i pidiellini "scissionisti" con l'epiteto di "traditori". Al momento non avrebbe ancora preso alcuna decisone definitiva. Eppure la tentazione si starebbe facendo, di ora in ora, sempre più forte. Un'eventualità su cui starebbe ragionando in queste concitatissime giornate di crisi politica, pur non avendone ancora discusso in termini definitivi nemmeno con il padre.


"Il Paese sta vivendo una crisi molto importante...", aveva commentato Marina Berlusconi sabato sera dal teatro Alla Scala di Milano. Dopo l'acuirsi della crisi politica che, dopo lo strappo di Alfano e dei ministri dimissionari, ha contagiato anche il Pdl, è quindi tornata a circolare con forza la voce di una discesa in campo. La primogenita del Cavaliere avrebbe espresso con i suoi più stretti collaboratori una forte amarezza verso chi nel Pdl si sta preparando a lasciare il partito pur di tenere in vita Letta votandogli la fiducia. "Il presidente di Mondadori - riferiscono fonti parlamentari - non avrebbe ancora sciolto la riserva". Tutto dipenderà anche da cosa faranno i cosiddetti dissidenti pidiellini guidati da Alfano. In caso di scissione interna, la tentazione della figlia del leader azzurro diventerebbe fortissima. Per tutto il giorno il vicepremier ha fatto la spola tra Palazzo Grazioli e Palazzo Chigi. Dopo un incontro interlocutorio con Berlusconi, durante il quale sarebbero rimasti entrambi fermi sulle proprie posizioni, il segretario del Pdl ha presieduto coi ministri dimissionari (Gaetano Quagliariello, Maurizio Lupi, Beatrice Lorenzin e Nunzia De Girolamo) per fare il punto della situazione e decidere se dar vita o meno ad un nuovo gruppo a sostegno di Letta. "La maggior parte del partito non vuole chiudere questa esperienza di governo", avrebbe detto il vicepremier a Berlusconi ribadendo l’intenzione di sostenere l’esecutivo e chiedendo un riequilibrio del partito. Sul tavolo di Palazzo Grazioli avrebb messo un elenco di parlamentari non disposti a sfiduciare Letta.


Anche in queste ore concitate, il Cavaliere punta a salvaguardare l’unità del partito. L’accelerazione delle colombe, però, non è stata affatto gradita e cresce l’amarezza per l’ex delfino. In quest'ottica un'eventuale discesa in campo della figlia potrebbe ricompattare il centrodestra e tirare la volata a Forza Italia in vista delle prossime elezioni. "Spero che l'impegno di Marina venga confermato - ha commentato Michaela Biancofiore - ho il voltastomaco innanzi a certa politica di palazzo che ricorda le Idi di Marzo".


Secondo fonti vicine al partito, la figlia del Cav sarebbe pronta a guidare la rinata Forza Italia. Per il momento si tratta di una ipotesi: non ne avrebbe ancora parlato col padre





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Andrea Indini


Marina Berlusconi, presidente di Mondadori e Fininvest
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Published on October 01, 2013 09:40

Schiaffo della Bonino ai marò: "L'innocenza non è accertata"

Ancora bordate contro i marò. Nelle ultime ore Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono finiti sotto il fuoco incrociato della Farnesina. "Non è accertata la colpevolezza, e non è accertata l’innocenza. I processi servono a questo", ha scritto lo staff del ministro degli Esteri Emma Bonino, in risposta ad alcuni dei commenti che si stanno susseguendo nello spazio aperto ieri sulla sua pagina Facebook. Una vera e propria pugnalata ai due militari ingiustamente trattenuti in India da 600 giorni con l’accusa di aver ucciso due pescatori del posto, scambiandoli per pirati, nel corso di una missione al largo delle coste del Kerala, lo scorso 15 febbraio.


Non solo la Farnesina si sta dimostrando sempre più impotente nel riportare in Italia Girone e Latorre, ma adesso arriva a mettere in dubbio l'innocenza dei nostri militari. Nello spazio dedicato ai fucilieri pugliesi del Battaglione San Marco, il ministero degli Esteri ha riportato le dichiarazioni del viceministro Lapo Pistelli che, in una intervista rilasciata lo scorso 25 settembre al Mondo, invitava a non porre la questione "in termini di previsioni sui tempi". "All’inizio di quest’anno l’Italia aveva una linea abbastanza incerta su come procedere - aveva spiegato il numero due della Farnesina - mentre ora abbiamo rimesso la questione su un binario di certezza: scelta di una giurisdizione speciale, condivisa; regole da utilizzare in processo, condivise". È stata proprio questa dichiarazione a dare il via al dibattito scatenando una selva di polemiche. "Se non vado errato 'condivisa' vuol dire che l’Italia si assume in toto la 'corresponsabilità' legale e politica del processo ai Marò in India, in una Corte speciale, in un ordinamento che prevede la pena di morte, nel quadro della normativa antiterrorismo e delle indagini Nia - è stata la replica immediata - sarebbe molto ma molto grave, forse una delucidazione su questi contenuti non guasterebbe". È a questo commento che lo staff del ministro ha risposto che non è stata ancora "accertata la colpevolezza né l’innocenza" dei due militari. "I processi servono a questo - ha precisato il ministero degli Esteri - attenzione alle virgolette, per favore 'scelta di una giurisdizione speciale, condivisa; regole da utilizzare in processo, condivise'".


Con le improvvide dichiarazioni pubblicate su Facebook, lo staff della Bonino ha rotto la linea dell’innocenza che il governo aveva portato avanti fino ad oggi. Una presa di posizione che, da una parte, indebolisce la diplomazia italiana e, dall'altra, mina i diritti dei nostri militari ingiustamente detenuti dal governo indiano. Anche l’ex titolare della Farnesina Giulio Terzi di Sant'Agata ha, infatti, tuonato contro la Bonino ribadendo, senza se e senza ma, l'innocenza di Girone e Latorre. Innocenza che è stata affermata sin dall’inizio e che, almeno fino a questo momento, non era stata mai messa in discussione da alcun membro del governo italiano. "Perché le nostre Istituzioni pongono ora dubbi legittimando il processo in India?", si è chiesto l’ex ministro degli Esteri ricordando alla Bonino via Twitter che "il processo in India è illegittimo perché l’incidente è avvenuto fuori dalla giurisdizione indiana". Infatti, solo su un aspetto ha ragione la Bonino: è ovvio che occorre il processo, ma in Italia.


Non solo la Farnesina si dimostra impotente nel riportare in Italia Girone e Latorre, ora la Bonino arriva addirittura a mettere in diuscussione l'innocenza dei militari





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Andrea Indini

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Published on October 01, 2013 06:38

September 30, 2013

Torna l'imbroglio spread: così sinistra e poteri forti si oppongono alle elezioni

Era già tutto scritto. Niente di cui stupirsi, perciò. Il grande imbroglio dello spread, la fregnaccia raccontata dalla sinistra nei salotti buoni per incatenare gli italiani a governi mai votati, l'improbabile equazione tra crisi di governo e fibrillazione sul mercato secondario dei titoli di stato. Era già tutto pronto non appena Silvio Berlusconi ha deciso che, dopo lo strappo del premier Enrico Letta sull'aumento dell'aliquota Iva, non si poteva andare oltre, che Forza Italia non potevano e non dovevano assumersi la responsabilità dell'aumento della tassa sui consumi o, comunque, di qualsiasi altro balzello proposto dal ministro Fabrizio Saccomanni. E così è stato: non appena il differenziale ha sfiorato i 300 punti base, la sinistra è saltata alla gola del Cavaliere tacciandolo di irresponsabilità e i poteri forti, dall'Unione europea alle agenzie di rating, hanno subito minacciato pesanti conseguenze sulla tenuta del sistema.


Già ieri, in ampie interviste sui quotidiani, il ministero dell'Economia aveva iniziato a lanciare l'allarme fino a paventare un commissariamento dell'Italia da parte della Troika. Il viceministro Stefano Fassina parlava di uno scenario "abbastanza realistico" che prevede un rialzo fino a 300 punti base rispetto ai 264 punti della chiusura di venerd�, comunque già aumentato dai 240 punti dell’apertura di giovedì�, quando ancora la crisi non si stava manifestando nella sua pienezza. Non è quindi un caso che, ieri sera, mentre Letta stava salendo al Quirinale, Berlusconi lanciava ai microfoni di Studio Aperto un segnale molto chiaro: "La continuità è un imbroglio, come quello dello spread". D'altra parte il Cavaliere sa molto bene come funziona. Ha fatto l’imprenditore per tanti anni, quando i governi duravano in media undici mesi. "Quando cadeva un governo - è il ragionamento del leader di Forza Italia - noi imprenditori eravamo felici perché per tre o quattro mesi non c’era più un esecutivo a far danni'". Insomma, e qui il messaggio veniva indirizzato a viale dell’Astronomia, "un imprenditore sa benissimo che il massimo che i governi possano fare, in un’economia moderna, è non fare troppi danni". Oggi, in apertura di contrattazioni, il differenziale tra Btp decennali e Bund tedeschi ha segnato, nei primissimi scambi, un forte rialzo che lo ha portato a toccare i 289 punti base per un rendimento del 4,62%. Così, mentre il differenziale tra i Bonos spagnoli e i titoli di Stato della Germania si sono attestati a 267 punti per un tasso del 4,42%, le agenzie di stampa si sono affrettate a far notare che i livelli toccati questa mattina non si registravano dallo scorso giugno. Ed è subito iniziato uno scontato bailamme di anatemi e minacce da parte della sinistra e dei poteri forti. L'agenzia Fitch, per esempio, ha minacciato di abbassare il rating BBB+ assegnato all'Italia spiegando che "la situazione di instabilità politica in Italia mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi fiscali", ovvero la stesura della legge di bilancio 2014 entro il 15 ottobre e il contenimento del debito entro i limiti dettati dal patto di stabilità. "In questo caso - ha avvertito Fitch - sarebbe più difficile da ottenere in caso venga chiesto il sostegno della Ue e della Bce".


"Gli italiani, unici tra i Paesi euro, sono stati riluttanti ad assumersi responsabilità per i guai della nazione", ha commentato il Wall Street Journal accusando Letta e Berlusconi di "suonare la cetra mentre Roma brucia". Anche il segretario del Pd Guglielmo Epifani è partito alla carica: "Il centrodestra sta facendo saltare in aria il Paese ed era evidente che lo spread sarebbe ripartito". A rileggere le dichiarazioni sembra di fare un salto indietro nel tempo, a quando lo spauracchio dello spread è stato usato per cacciare Berlusconi da Palazzo Chgi e mettere al suo posto Mario Monti, l'uomo dei poteri forti. "Spero che il senso di responsabilità di chi ci governa prevalga - ha commentato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi - non vorrei che ci ritrovassimo nella stessa situazione dell’ottobre 2011". I democratici non sono da meno. "Berlusconi fa pagare costi altissimi agli italiani", ha tuonato il responsabile Economia del Pd Matteo Colaninno paventando "rischi e tassi più elevati per le prossime aste che finiranno nelle tasche degli italiani". I grafici, in realtà, dicono tutt'altro. Dopo una fiammata emotiva iniziale, Piazza Affari ha subito accantonato i timori per l’instabilità politica. Il differenziale si è attestato in area 265 punti base. "Dimostra una discreta tenuta nonostante la mossa di Berlusconi abbia colto di sorpresa", ha spiegato un trader a Radiocor facendo notare che in giro ci sono solo compratori. Non solo. Bisogna anche tener presente che parte dell’allargamento dello spread registrato in apertura va legata al roll del decennale di riferimento che da oggi è il marzo 2024, mentre fino a venerdì era il maggio 2023. Eppure ancora oggi l'andamento del differenziale è letto come cartina di tornasole per capire se i mercati puntano contro Berlusconi. Lo stesso Franco Frattini, dopo aver incontrato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha espresso "grande preoccupazione" per una eventuale "campagna elettorale durante la quale l’Italia sarebbe vittima delle scorribande dei mercati".


Una fiammata emotiva iniziale spinge lo spread a 300 punti. Il Pd accusa il Cav e Fitch minaccia il downgrade. Ma in poche ore il differenziale torna sotto i 270 punti





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Andrea Indini

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Published on September 30, 2013 08:18

September 29, 2013

Saccomanni e Fassina vogliono il Letta bis: "O sarà la Troika a fare la legge di stabilità"

"Ci vuole stabilità politica". Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni continua a scommettere su Enrico Letta e le larghe intese per scrivere la legge di stabilità da portare in Europa. Il braccio di ferro sulle coperture per evitare l'aumento dell'aliquota Iva e sulle misure per contenere il rapporto tra deficit e pil, che è andato ben oltre la soglia del 3% stabilita dagli euroburocrati di Bruxelles, ha fatto saltare il Consiglio dei ministri di venerdì scorso. "Con l’attuale legge elettorale avremmo un parlamento impallato - minaccia il viceministro Stefano Fassina - questo succederebbe con 200-300 punti di spread in più rispetto ad oggi e con la Troika a fare la legge di stabilità al posto nostro". Una vera e propria minaccia per allontanare le elezioni anticipate e mettere il governo in naftalina fino a nuovo ordine. Tanto da far brigare il Pd per trovare una manciata di transfughi, dissidenti e voltagabbana affinché mantengano in vita l'esecutivo.


"I mercati terranno conto di tanti aspetti, compresa la congiuntura economica in chiaro miglioramento. I mercati sanno che il risanamento dei nostri conti pubblici è stato fatto. In questi mesi, pur con molta volatilità, ce lo hanno anche riconosciuto e io mi auguro che da lunedì questa fiducia venga confermata", spiega il ministro dell’Economia assicurando, in una intervista al Sole 24Ore, che l’incertezza legata all’instabilità politica "è stata già in gran parte scontata nelle settimane passate". Il blitz di venerdì scorso che ha fatto saltare l'intesa in Consiglio dei ministri. Il pacchetto della manovrina di fine anno era, infatti, già pronto. Ma il Partito democratico ha voluto stoppare l'abolizione dell'aumento della tassa sui consumi in risposta alle dimissioni di massa dei parlamentari del Pdl. "La scelta di rinviare è stata determinata dall’incertezza politica - afferma Saccomanni - non era opportuno approvare una serie di impegni di quell’importanza se poi non c’era un chiaro sostegno da parte della maggioranza". La legge di stabilità, però, è un atto obbligatorio. E deve essere scritta entro il 15 ottobre. Il titolare dell'Economia sa molto bene che, anche nel caso in cui l'esecutivo dovesse cadere, il documento dovrà essere steso ugualmente. "Aspettiamo di vedere l’evolversi del quadro politico, ma non c’è nessuna ragione per cui non la possa fare questo governo anche, eventualmente, da dimissionario", continua spiegando che la crisi politica "è certamente peggio" dell’aumento dell’Iva. In realtà, quando venerdì scorso, in Consiglio dei ministri, ha illustrato le coperture economiche per rinviare l'aumento, Saccomanni non ha fatto altro che stilare una lunga lista di nuovi balzelli e tagli di spesa. "Le forze politiche devono essere consapevoli che vanno fatte delle scelte e devono assumersene la responsabilità". Per Saccomanni e i suoi, però, è fondamentale che Letta resti al suo posto, non gli importa se verrà ancora sostenuto dal Pdl. Per Fassina ci sono parlamentari "oltre i confini del Pd e di Scelta civica che non si vogliono assumere la responsabilità di portare l’Italia nel caos". Dopo l'investitura di quattro senatori a vita di area democratica al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano basterebbe un pugno di transfughi del Pdl e di dissidenti grillini per garantire a Letta di andare avanti. Già di parla di Letta bis.


Intervistato dal Fatto Quotidiano, il viceministro all'Economia assicura che sia nel Pdl e sia nel Movimento 5 Stelle ci sarebbero diversi parlamentari pronti a staccarsi. "Berlusconi ha pugnalato alle spalle il governo Letta, accelerando la crisi per motivi esclusivamente personali, ma soprattutto ha pugnalato alle spalle il Paese, creando le condizioni per un disastro economico - è il ragionamento dell'esponente piddì - rischiamo di pagare un conto salato sul fronte dei mercati finanziari". Come l'allora premier Mario Monti aveva governato sullo spauracchio della crisi del debito pubblico e dei rischi connessi a un elevato spread tra Btp e Bund tedeschi, così Fassina prova a far leva sulla stabilità politica a tutti i costi per non perdere il treno della ripresa economica. "Il ricorso alle urne sarebbe deleterio - spiega il viceministro - con l’attuale legge elettorale avremmo un Parlamento impallato e questo succederebbe con 200-300 punti di spread in più rispetto ad oggi e con la Troika a fare la legge di stabilità al posto nostro". In realtà, come ha fatto notare anche il presidente della Bce Mario Draghi, il caos politico non cambia lo scenario economico del sistema Italia. Tanto che ieri il numero uno dell'Eurotower ha smentito categoricamente i rumor su un eventuale downgrade di Standard & Poor's. Non a caso lo spettro della Troika (l'intervento congiunto di Fondo Monetario internazionale, Bce e Unione europea a commissariare il Paese) viene evocato da quell'area politica che punta a tenere in vita il governo Letta. A guadagnarci sarebbe, in primis, proprio il Partito democratico che, in questo modo, riuscirebbe a mascherare le molteplici divisioni interne sostenendo un altro esecutivo non votato dagli italiani.


Fassina fa leva sulla crisi per arruolare montiani e transfughi del Pdl: "Il voto anticipato porta al disastro economico". E torna a minacciare il commissariamento dell'Italia





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Andrea Indini

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Published on September 29, 2013 04:07

September 26, 2013

Alberoni replica alla Boldrini: "Sei una femminista radicale, da sempre la donna è nutrice"

"Laura Boldrini è una femminista radicale che non userebbe mai le parole madre e padre". Francesco Alberoni non fa giri di parole e va dritto al nocciole del problema. Le battaglie contro il vocabolario italiano, le prese di posizione sul ruolo della donna all'interno della famiglia e della società e, soprattutto, la ciecità ottusa dinnanzi alle differenze sostanziali e strutturali tra uomo e donna sono figlie di un femminismo integralista che ha spopolato in America e nel Nord Europa. A rinfocolare la polemica è stata proprio la presidente della Camera nella sua invettiva contro le pubblicità che mettono le donne a servire a tavola. Una vera e propria stilettata contro la Barilla che, nelle ultime ore, è finita sotto il fuoco incrociato delle associazioni omosessuali perché Guido Barilla ha spiegato che non metterà mai nei suoi spot una coppia gay, non per mancanza di rispetto ma perché "il concetto di famiglia sacrale rimane uno dei valori fondamentali dell'azienda". Alla base di entrambe le polemiche c'è, da parte della Boldrini e delle associazioni arcobaleno, una voluta stortura del ruolo della donna tra le mura domestiche. "È madre, nonna, amante, cura la casa, cura le persone care, oppure fa altri gesti e altre attività che comunque ne nobilitano il ruolo - ha spiegato Barilla a La Zanzara - è una fondamentale persona per la pubblicità, non solo italiana".


Per Guido Barilla la pubblicità è "una cosa molto seria" che va discussa solo con "persone che ne capiscono". Proprio per questo abbiamo deciso di rivolgerci al professor Alberoni che con la Barilla ha un filo diretto. Il noto sociologo e scrittore, che sul Giornale cura la rubrica L'angolo del lunedì, è il padre dell'eterna favola del Mulino Bianco. "L’idea che ebbi - aveva spiegato tempo fa Alberoni - con Barilla era quella di creare una pubblicità che si opponesse al momento drammatico che stava vivendo la società italiana di allora: dopo gli anni di piombo. Da allora sono cambiate tante cose ma il significato è rimasto immutato. Protagonista è sempre la famiglia perché il suo scopo è rassicurare". Oggi come allora niente è cambiato. Eppure non mancano gli attacchi e le polemiche. Secondo Alberoni, la posizione della Boldrini è appunto figlia di "un femminismo radicale che non userebbe mai le parole 'padre' e 'madre', ma cerca di sostituirle con 'genitore uno' e genitore due'". È la stessa posizione del ministro all'Integrazione Cècile Kyenge e, più in generale, di una sinistra integralista che mira a stravolgere la realtà di cui si può quotidianamente fare esperienza. "Guido Barilla vende un prodotto che si rivolge alla famiglia tradizionale - assicura il sociologo - non ce l'ha certo con gli omosessuali, piuttosto mette in scena la situazione che coinvolge la stragrande maggioranza della popolazione". Da sempre nelle pubblicità della Barilla ci sono bambini che giocano sorridenti, da sempre accanto a loro ci sono mamme che li accudiscono. "La donna che serve a tavola - fa notare Alberoni - è rappresentata così com'è in una famiglia tradizionale". Dall'anno scorso la Mulino Bianco, invece, ha percorso una strategia diversa. "Non c'è più bisogno della donna - spiega ancora - perché è stato preso un famoso attore". Si tratta, appunto, di Antonio Banderas. L’attore spagnolo, sex symbol nel ruolo di mugnaio, è stato ingaggiato perportare i clienti dentro al mulino e mostrar gli ingredienti genuini, le uova covate dalle galline, il grano appena colto e l'acqua di sorgente. "La pubblicità - fa notare Alberoni - utilizza sempre le persone più adatte a veicolare il messaggio che vuole essere trasmesso". E così fa Barilla. Con buona pace per le associazioni gay che hanno lanciato una vera e propria campagna per boicottare la pasta famosa in tutto il mondo.


L'attacco mosso dalla Boldrini e il vespaio scatenato dalle associazioni omosessuali non hanno la stessa radice. Alberoni si rifiuta di ricondurre il problema a livello politico, punta piuttosto il dito contro l'errore in cui è incappata la presidente della Camera. "Sono le donne che fanno i figli - fa notare - sono le donne che fanno da mangiare e curano, i figli come anche i mariti". La madre è, appunto, una nutrice. "È la funzione materna per eccellenza", fa notare il sociologo che trova la posizione della Boldrini sbagliata a partire dal punto di vista filologico. "Ci sono gruppi femministi che arrivano ad usare, solo ed esclusivamente, parole femminili - racconta Alberoni - questo è estremismo culturale". Tutt'altro discorso per il boicottaggio organizzato dalla comunità omosessuale. "Ci sono altri prodotti - conclude Alberoni - per i quali è meglio usare una coppia gay. Fa effetto sentir dire certe cose perché va contro l'esperienza".


Il sociologo zittisce la presidente della Camera: "Quella della nutrice è la funzione materna per eccellenza". E difende Guido Barilla: "Vende un prodotto che si rivolge alla famiglia tradizionale"





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Andrea Indini

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Published on September 26, 2013 08:44

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