Marco Manicardi's Blog, page 71
March 30, 2019
Mammi
E in un libro che si chiama L’uomo nel francobollo, del 2017, Gianfranco Mammi dice che le folle non si conquistano, si prendono in prestito.
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March 29, 2019
La New Wave italiana (l’onda lunga – 4)
Ecco poi un’altra manciatina di blog, di quelli che non hanno mai smesso di scrivere ma che secondo me ultimamente scrivono di più (è solo una mia impressione). Li metto qui sotto, sempre in rigoroso ordine alfabetico così come sono stati aggiunti o spostati nel gruppetto dell’Onda lunga italiana del mio feedreader (uso feedly, quello gratis, se vi interessa).
[[el miedo escénico]] – di e.l.e.n.a., con una storia un po’ travagliata (ce la spiega qui).
Eleganza sgualcita – di Ciccio Rigoli, che quando lo aggiungi al feedreader ha un feed RSS che si chiama “RSS” e basta… ma funziona lo stesso.
Jazz nel pomeriggio – di Marco Bertoli, e sono molto contento della sua ripartenza regolare, perché era una delle mie letture fisse (con ascolti fissi) già nel 2010. Una miniera d’oro di jazz e derivati.
E poi, niente, per adesso è tutto.
Ci sarebbero, in realtà, alcuni profili su medium che potrei aggiungere alla New Wave della blogsfera, ma non lo so, con medium faccio fatica anche a chiamarli blog. È un problema mio. Adesso ci penso, ma intanto…
Musica:
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Le altre puntate piene di link sulla New Wave della blogsfera italiana sono qui.
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March 28, 2019
Salinger
E in un racconto intitolato Il periodo blu di De Daumier-Smith, dentro a un libro che si chiama Nove racconti, del 1953, J.D. Salinger dice che è un fatto che appare sempre ovvio quando ormai è troppo tardi, ma la più spiccata differenza tra la felicità e la gioia è che la felicità è un solido e la gioia un liquido.
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March 27, 2019
Anche oggi è uno di quei giorni che non so cosa scrivere
Allora, vado al bar.
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March 26, 2019
Adams
E in un libro che si chiama Ristorante al termine dell’Universo, del 1980, Douglas Adams dice che la storia di tutte le maggiori civiltà galattiche tende ad attraversare tre fasi distinte e ben riconoscibili, ovvero le fasi della Sopravvivenza, della Riflessione e della Decadenza, altrimenti dette fasi del Come, del Perché e del Dove. E che la prima fase, per esempio, è caratterizzata dalla domanda Come facciamo a procurarci da mangiare? La seconda dalla domanda Perché mangiamo? E la terza dalla domanda In quale ristorante pranziamo oggi?
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March 25, 2019
Si può anche far senza / Si ricorderanno di noi / Cose che mi piacciono molto
Oggi ho deciso di inaugurare tre nuove rubriche, così, senza alcun motivo particolare, un po’ per noia, un po’ per riempire la giornata, un po’ perché è lunedì e il lunedì uno non sa mai bene cosa dire. Si intitoleranno “Si può anche far senza”, “Si ricorderanno di noi” e “Cose che mi piacciono molto” e se volete contribuire anche voi alle prossime puntate, chiunque voi siate, io sono molto contento (i contatti li trovate qui sopra, nell’ultima voce di menu che si chiama, appunto, “contatti”).
Come per i vecchi Trucchi della borghesia di Barabba, anche queste tre nuove rubriche parleranno sotto sotto della perdita dell’umanità e, all’incirca, della caduta della civiltà occidentale (quindi è roba serissima).
Fanno circa così: 
Si può anche far senza
Per esempio degli all-you-can-eat, ma proprio tutti, non importa di che tipo, di che genere o specialità, e di sicuro non c’entra l’etnia.
Si ricorderanno di noi
Come della generazione di quelli che la domenica pomeriggio andavano a fare un giro nei centri commerciali.
Cose che mi piacciono molto
Tipo quei ciuffi di capelli che si attorcigliano alle ruote dei carrelli della Coop.
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March 24, 2019
Tolstoj (2)
E in un libro che si chiama Anna Karenina, del 1877, Lev Tolstoj dice che il primo bicchiere di vodka ti soffoca, il secondo ti fa diventare ardito come un falco, e dopo il terzo, i bicchieri volano come uccellini.
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March 23, 2019
La Lutazia-Romagna, spiegata bene
E siccome bisogna battere il ferro finché è caldo, approfitterò ora per dire che lo stesso discorso del fiume vale per la via Emilia, celebre strada consolare di Marco Emilio Lepido console romano avversario politico di Quinto Lutazio Catulo. Perché purtroppo in queste terre orgogliose golenali va di moda a tutti i livelli sociali economici ideologici idrogeologici dire la via Emilia di qua, e la via Emilia di là, e la via Emilia e Hollywood, e la via Emilia e il Far West, e la via Emilia e la California, e la via Emilia e Nashville, e la via Emilia e Memphis, la via Emilia e la statale diciassette lungo nastro di catrame, figli della via Emilia, abbiam pianto sulla via Emilia, abbiamo amato sulla via Emilia, abbiam giocato al calcio sulla via Emilia.
Andate a girare, vien voglia di dire, figli e cantori della via Emilia, sulla via Emilia. Provateci, a far tutte quelle cose, amare piangere concepire crossare e dribblare ripartire e fluidificare, sulla via Emilia, se siete capaci, col traffico pesante. Prova te a far la via Emilia la mattina alle otto, vedi te sospirare amare dribblare: ti stirano, sulla via Emilia coi camion a rimorchio che poi passano e ripassano sui brani insanguinati della tua carne effimera; in mezzo all’inquinamento atmosferico e acustico ed elettromagnetico; altro che amare e crossare, e piollare; magari piangere sì, o tirar dei sacramenti, o trapassare, sulla mistica via Emilia. Altro che Hollywood e il Far West.
A me, bisogna che lo dica, la via Emilia, senza nessun risentimento per il console, che avrà anche indovinato a livello pianificazione del territorio e di viabilità, non sto a sindacare, ma la via Emilia devo essere onesto mi fa cagare. E adesso che l’ho detto mi sento più libero. Mi fa cagare la via Emilia e per par condicio mi fan cagare Hollywood e la California e Nashville, anche se non ci son mai stato. Che poi ci si riempie la bocca con questa via Emilia, che invece se Quinto Lutazio Catulo non veniva indagato per reati contro il buon governo cesariano e di conseguenza non cadeva in disgrazia, politicamente parlando, la via Emilia l’avrebbe fatta lui e si chiamerebbe via Lutazia e la feconda regione si chiamerebbe Lutazia-Romagna e l’Appennino tosco emiliano si chiamerebbe lutazio-toscano e la rigogliosa città di Reggio Emilia si chiamerebbe Reggio in Lutazia; e il console Emilio Lepido, che adesso si dà delle arie per via di tutti i richiami onomastici che lo celebrano, nel panorama storico politico della Roma repubblicana passava da sfigato e i posteri lo ricorderebbero solo marginalmente come quello sconfitto dall’insigne Quinto Lutazio Catulo. Anche i nomi propri sarebbero tutti di conseguenza: Emiliano Zapata, rivoluzionario messicano, si chiamerebbe Lutaziano Zapata, Carlo Emilio Gadda, ingegnere e scrittore milanese, si chiamerebbe Carlo Lutazio Gadda, e si chiamerebbe Lutazio anche il protagonista di Senilità di Italo Svevo; e anche la canzone del cantautore direbbe: Vero aperto finto strano | chiuso anarchico verdiano | brutta razza il lutaziano.
(Paolo Colagrande, Kammerspiel, Alet 2011)
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Gli altri post dell’Emilia-Romagna, spiegata bene:
– L’Emilia-Romagna, spiegata bene
– E ancora meglio di enzo (polaroid)
– E un’altra cosa di eio
– L’Alta in basso e la Bassa in alto di Tinni
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March 22, 2019
Oggi, per esempio, non avendo niente da scrivere
Vado al bar.
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March 21, 2019
Ginsberg
E in una poesia che si intitola Poesia razzo, in un libro che si chiama Kaddish e altre poesie, del 1961, in Italia pubblicato dentro una raccolta che si chiama Jukebox all’idrogeno, del 1965, Allen Ginsberg dice che solo lo scienziato è vero poeta, e che egli (lo scienziato) ci regala la luna, ci promette le stelle, ci farà un nuovo universo se sarà necessario. E dice che avrebbe dovuto mandare a Einstein i suoi (di Ginsberg) manoscritti fiammeggianti, e che avrebbe dovuto anche pellegrinare ai suoi (di Einstein) capelli bianchi.
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