Marco Manicardi's Blog, page 69

April 19, 2019

Ansia da palcoscenico

Uno non ci pensa finché non succede, ma quando smetti di fare le cose, qualsiasi esse siano, davanti a un pubblico, qualunque esso sia, ci sono dei momenti che puoi anche far finta di niente e chiamarli di “nostalgia”, ma alla fine della fiera sono vere e proprie crisi di astinenza da quel tipo di adrenalina che produci quando si mischiano l’orgoglio e la paura mentre stai in piedi su un palco con le luci puntate addosso.

L’anno scorso sono riuscito a tamponare la crisi verso la fine dell’anno, quando mi è capitato di leggere un paio di volte quello che poi è diventato un libriccino elettrico che si chiama Si stava meglio quando si stava meglio (e che si scarica gratis qui).

Quello che ci vorrebbe, adesso, e succede un po’ tutti gli anni quando arriva la primavera, è qualcosa da leggere in giro, o qualcosa da fare, in generale, per tamponare la crisi d’astinenza.

Nel frattempo, sto preparando un paio di cose che, boh, non si sa mai che vadano in porto. E adesso vi dico cosa sono:




La prima è che da qualche mese (quasi un anno, ormai) ho messo su una band, io suono la chitarra e declamo delle cose, cioè provo a barcamenarmi nelle queste due attività contemporaneamente al meglio che posso. La band si chiama (per adesso) DUEPONTI e suoniamo delle cose così:
https://marcomanicardi.altervista.org/wp-content/uploads/2019/04/Santo-Camurri-take-2.m4a

Forse per l’autunno o l’inverno di quest’anno, se teniamo botta, ma spero e direi di sì, visto che stiamo anche costruendo una sala prove nuova, riusciamo a esser pronti per qualche concertino.
L’altra cosa è che insieme ad Alessandro Zanotti (The Death Of Anna Karina, Ornaments, Woooz, Ventre e delle altre cose) e alla sua compagna (che è un’illustratrice) stiamo provando a buttar giù le basi per un progetto audiovisivo (dal vivo) su Cesare Pavese. Il tutto dovrebbe chiamarsi PERDONO TUTTI (uno può mettere l’accento dove vuole) e per adesso abbiamo provato a farlo suonare così:https://marcomanicardi.altervista.org/wp-content/uploads/2019/04/fine_dagosto_01.mp3

E speriamo di esser pronti per il 2020, che è l’anniversario tondo della morte.

E poi ci sarebbero delle altre cose che mi piacerebbe fare e che ho cominciato a progettare in giro con alcune persone, ma per ora sono solo parole. Tipo mi piacerebbe fare una versione di LuLu dove al posto dei Metallica c’è Padre Gutiérrez e al posto di Lou Reed ci sono io. E poi anche una specie di My Life In The Bush Of Ghosts con simone rossi, che abita a Madrid, ma con l’internet si riesce a fare tutto.


E poi boh, non lo so. Sarebbe bello andare in giro a leggere qualcosa, nel frattempo, tanto per tenersi in allenamento e scacciare la nostalgia. Che brutta bestia, la primavera.


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Published on April 19, 2019 05:05

April 18, 2019

Dostoevskij

E in un libro che si chiama Memorie dal sottosuolo, del 1864, Fëdor Dostoevskij dice che tutte le leggi di natura, delle quali, certo, ve ne potete fregare, ma per le quali soffrite, invece loro non soffrono.


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Published on April 18, 2019 05:17

April 17, 2019

19 aprile: BASSAfedeltà a Soliera

Sottotitolo: The worst djs ever (play the best music ever).

Cosa: siamo cinque o sei dj che mettono del rock’n’roll per qualche ora, dopo i concerti di Cosmetic e Ed (che non sono mica male).

Quando: comincia tutto alle 22 di venerdì 19 aprile (il venerdì santo).

Dove: al circolo Arci Dude di Soliera (MO).

Perché: per via della crisi di mezza età (la ragione è sempre quella).



FAQ:

C’è l’evento su facebook? .

C’è anche la pagina di BASSAfedelà? C’è anche quella.

E la locandina? È questa qui:



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Published on April 17, 2019 05:10

April 15, 2019

Limonov

E in un libro che si chiama Libro dell’acqua, del 2002, Eduard Limonov dice che la cattedrale di Notre-Dame, vista da dietro, assomigliava a un’astronave accucciata sulle zampe.


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Published on April 15, 2019 23:58

Auster

E in un libro che si chiama L’invenzione della solitudinedel 1982, Paul Auster dice che il fatto di vagare nel deserto non significa che ci sia una terra promessa.


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Published on April 15, 2019 05:04

April 14, 2019

L’Emilia-Romagna, spiegata bene (Felice)

C’è un passo di un libro di Paolo Nori che si chiama La matematica è scolpita nel granito, del 2011, che dice circa così:


“Ho ripensato poi all’idea che ti avevo accennato, una raccolta di racconti di scrittori emiliani. Il titolo, Allegri e disperati, significa nella mia testa un ragionamento che è cominciato da una frase di Gogol’. Nella mia testa c’è questa frase di Gogol’ che gira e dice più o meno Non avete provato anche voi quella sensazione di quando finisce la festa, che vi sembra che vi si stacchi la pelle di dosso? Questa sensazione di cui parla Gogol’, che la pelle ti si stacca di dosso dopo la festa, è secondo me tipica della nostra terra, dove il carattere gioviale della gente convive con una discrezione che impedisce di manifestare in pubblico i propri sentimenti e i propri affetti. Allora il momento della disperazione è un momento solitario. Non ci sono, da noi, e non potrebbero esserci, scrivevo, quelle donne che in Sicilia sono pagate per piangere ai funerali. Noi affrontiamo il mondo come se fossimo tutti d’un pezzo, con una dignità e una coerenza che ci hanno insegnato che vanno bene. E quando crolliamo, che crolliamo, crolliamo da soli, dentro le stanze. E uno che viene da fuori non lo direbbe mai, a vederci che teniamo su una compagnia di trenta persone e beviamo lambrusco e diciamo cazzate, non lo direbbe mai che diamo i pugni al muro, quando torniamo a casa.”



E mi è venuto in mente che noi emiliani, quando andiamo ai funerali, a parte la prima fila dei parenti strettissimi, tipo la moglie e i figli se muore il marito, non piange mai nessuno. E i funerali, da noi, sono pieni di gente che ride, e quelli che ridono di più sono gli anziani, quelli che verso le ultime file del corteo si raccontano delle cose divertenti accompagnando la bicicletta a mano mentre si va tutti insieme al cimitero dietro a una cassa da morto, anche se poi lo sai che sono tutti lì che stanno abbastanza male, chi più chi meno, per quello che è morto. E davvero dev’essere proprio così, come dice Nori, che uno che viene da fuori, a vederci, non lo direbbe mai che diamo i pugni al muro, quando torniamo a casa.


Questa cosa si nota ancor di più quando l’ordine naturale del nostro cervello viene sconvolto. Per esempio, conoscevo un vecchio che si chiamava Felice, che girava sempre avanti e indietro per la via dove abitavo prima, gli erano venuti due ictus e lui, dopo quei due ictus, aveva perso l’uso della parola. Si vedeva, però, che il suo cervello si era incantato sull’unica cosa che il cervello di un emiliano tratta come una funzione primaria e involontaria, primordiale, come respirare, battere le ciglia e far battere il cuore, e questa cosa erano le bestemmie.

Se lo incontravi, Felice, mentre girava avanti e indietro per la via dove abitavo prima, lui ti sorrideva e ti faceva ciao con la mano. Allora tu rispondevi al saluto e gli chiedevi Ciao Felice, come andiamo oggi? Lui sorrideva ancora, faceva su e giù con la testa e poi faceva dei gesti come a dire Ma bene, dai, oggi non c’è male. E invece ti diceva D*o ca*e.


__________

Gli altri post che parlano dell’Emilia-Romagna, spiegata bene, sono questi:

– L’Emilia-Romagna, spiegata bene

– E ancora meglio di enzo (polaroid)

– E un’altra cosa di eio

– L’Alta in basso e la Bassa in alto di Tinni

La Lutazia-Romagna, spiegata bene di Paolo Colagrande


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Published on April 14, 2019 02:56

April 13, 2019

Wallace (2)

E in un racconto lungo, o romanzo breve, intitolato Verso Occidente l’Impero dirige il suo corso, che in Italia è stato pubblicato da solo, ma nell’edizione originale era dentro a un libro che si chiama La ragazza dai capelli strani, del 1989, David Foster Wallace dice che Mark Nechtr desidera, un giorno lontano, dopo esserselo duramente guadagnato, scrivere qualcosa che ci dia una fitta al petto. Che ci trafigga, che ci faccia credere che stiamo per morire. Può darsi che si chiami meta-vita. O metafiction. O realismo. O gfhrytytu. Non lo sa.


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Published on April 13, 2019 02:04

April 12, 2019

Il free jazz punk inglese

Questa settimana non ho nulla da segnalare sulla New Wave italiana (cioè la piccola rubrica sulla rinascita della blogsfera che sto curando dall’inizio del 2019 e che, se volete, trovate qui), allora ho pensato di buttarmi all’estero, perché anche lì ci sono un sacco di bei blog che seguo quotidianamente. Nello specifico, visto che un paio d’anni fa ho comprato una macchina senza lettore CD, che se avessi voluto mettercelo come optional avrei dovuto sborsare duemila euro in più (mi davano anche il lettore DVD, uno schermo e un impianto molto tamarro di subwoofer e roba simile, ma il lettore CD da solo no), è da un po’ di tempo che cerco ossessivamente musica da scaricare più o meno legalmente da mettere nella chiavetta USB che, quella sì, si può attaccare all’autoradio.

Ho scoperto una nuova passione (ossessione-compulsione, a guardarci bene) per le compilation, i bootleg e le registrazioni amatoriali da ascoltare mentre vado a lavorare o torno a casa la sera (un’ora abbondante tutti i giorni). E quindi, alla voce Il free jazz punk inglese, ho aggiunto i link che seguono nel mio feedreader (uso feedly, quello gratis, se vi interessa).




Albums That Never Were – dove le intenzioni sono chiarite nel sottotitolo del blog, in cui l’autore dice che: “because i have too much time on my hands, i waste it by reconstructing famous unreleased albums.”
Albums That Should Exist – stessa cosa, un po’ più classic rock: “I like listening to music in album format. I’ve collected a lot of music over the years that either never has been officially released or hasn’t found its way onto any mainstream albums. So I’ve frequently organized my music into albums I’ve created for my own listening enjoyment.”
Aquarium Drunkard – “Originating in 2005 and based in Los Angeles, Aquarium Drunkard is an eclectic audio journal focused on daily reviews, interviews, features, podcasts and sessions.” Ne saccheggio settimanalmente gli archivi, soprattutto per quanto riguarda i bootleg live e le compile (la serie Unearthed sopra tutte).
Doom & Gloom From The Tomb – “A selection of rad bootlegs + other music.” Basterebbe solo scaricare tutto da qui e riempirei i miei viaggi in macchina per i prossimi mesi o forse anni.
Music for Programming – “A series of mixes intended for listening while programming to aid concentration and increase productivity (also compatible with other activities).” Anche se da qualche anno non programmo più (o comunque programmo di meno).
roio – Un archivio sterminato di live e bootleg da scaricare con ingordigia, alcuni anche recentissimi (c’è già il concerto di Mott The Hoople al Miller High Life Theatre di Milwaukee di due lunedì fa, per dire).
The McKenzie Tapes – “a collection of live audio recordings from some of New York City-area most prominent music venues of the 1980s and 1990s. The collection itself was recorded by David McKenzie, a Kearny, NJ-native and former Maxwell’s employee. It spans mostly from 1985 to 1993, and includes shows played not only at Maxwell’s, but also The Ritz, Irving Plaza, City Gardens, and more. David generously sent his tapes to me (Tom) in hopes of getting them archived online.” (Da leccarsi i baffi).
The UNDERESTIMATOR Mixtapes – “PUNK ROCK TIME CAPSULE FOR A FUTURE GENERATION.” Tante compile di roba punk, garage, post-punk, new-wave, power pop e tutte quelle cose lì con cui la mia testolina convola felicemente a nozze.

E poi, già che ci siamo, ci sono anche:



The Red Hand Files – che è la newsletter (ma si legge anche sul web) di Nick Cave, ma sarebbe meglio dire la posta del cuore di Nick Cave, e la posta del cuore di Nick Cave non può non parlare in maniera profondissima della musica, della vita, della morte, dell’universo e tutto quanto.
Warren Ellis LTD – il nuovo blog di Warren Ellis (il fumettista, non il musicista, ma va bene lo stesso). Anche lui, tra l’altro, ha una newsletter pregna di cose e significati che si chiama Orbital Operations.

E per adesso è tutto.

Sperando, come si dice, di aver fatto cosa gradita.


***

Musica:



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Published on April 12, 2019 05:41

April 11, 2019

In colonna

Siamo incolonnati a uno stop per entrare su una delle rotonde più trafficate di Mirandola, in provincia di Modena, ed è una cosa che succede quasi sempre la mattina presto, verso le otto, quando andiamo tutti a lavorare. Sono lì che sto ascoltando l’ultimo disco dei Mercury Rev, tutto archi, pianoforti e voci femminili molto angeliche, quando l’occhio mi cade sul lunotto posteriore della macchina che ho davanti. Ci sono appiccicati due sticker: in uno un angelo esce a mezzo busto da una nuvola e tende un braccio per afferrare il coltello di un tizio che, più in basso, lo guarda stupito, sotto di lui c’è un bambino coricato su un altare di pietra o qualcosa di simile; nell’altro c’è un’arca di legno che sfida con prepotenza il Diluvio Universale, con le teste buffe degli animali che escono a coppie dalle finestrelle sui lati dello scafo. Sotto al primo c’è scritto: ISAAK A BORDO. Sotto l’altro: NOAH A BORDO.

Per i primi cinque o sei secondi mi metto a ridacchiare.

Poi scuoto un po’ la testa pensando «Ma pensa te!»

Dopo, non so come, è automatico, comincio a essere spaventato.

Per fortuna la colonna scorre e arriva il nostro turno allo stop.

La macchina che ho davanti va di là, mentre io vado di qua.


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Published on April 11, 2019 05:11

April 10, 2019

Rollins (e Nietzsche)

E in un’intervista al Tonight Show, del 1994, Henry Rollins dice che quando si parla di poeti lui la pensa come Nietzsche, il quale, in un libro che si chiama Così parlò Zarathustra, del 1885, dice che i poeti sono quelli che intorbidano le proprie acque per farle sembrare profonde.


(L’intervista, se volete vederla, è qui. E questo post è stato scritto in collaborazione con simone rossi.)


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Published on April 10, 2019 05:12