Marco Manicardi's Blog, page 67

May 9, 2019

Adams (2)

E in un libro che si chiama Guida galattica per gli autostoppisti, del 1979, Douglas Adams dice che l’esilio tassato è il destino riservato a coloro che sono decisi a dare spettacolo di sé in pubblico.


L'articolo Adams (2) proviene da marco manicardi.

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 09, 2019 04:55

May 8, 2019

May 7, 2019

Zamjatin

E in un libro che si chiama Noi, del 1924, Eugenij Zamjatin dice che la velocità al secondo della lingua deve essere sempre un po’ inferiore alla velocità al secondo del pensiero, non certo l’opposto.


L'articolo Zamjatin proviene da marco manicardi.

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 07, 2019 05:17

May 6, 2019

Una richiesta elettorale

L’avevo espressa su Facebook già nel 2014, non mi aveva ascoltato nessuno. La riscrivo qui nel 2019: sarebbe molto bello, penso, se nel programma o nelle promesse elettorali del prossimo candidato Sindaco di Carpi (a Carpi si votano anche le Amministrative, tra una ventina di giorni) ci fosse un po’ di sfrontatezza culturale, qualche proposta volta a valorizzare appieno la città, Carpi e i carpigiani, e anche – perché no? – Carpi nel mondo; qualcosa come una statua per Ernest Borgnine.

O magari solo un busto, diciamo, per ora, se proprio non vogliamo esagerare.

Una cosa sobria, tipo così:



L'articolo Una richiesta elettorale proviene da marco manicardi.

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 06, 2019 05:14

May 5, 2019

Nori (e Lacan)

E in un libro che si chiama Manuale pratico di giornalismo disinformatodel 2015, Paolo Nori dice che Jacques Lacan era uno che aveva modificato la psicanalisi, o la psicologia, nel senso che il matto, dopo il lavoro di Lacan, non era più quello che si metteva lo scolapasta in testa ed era convinto di essere Napoleone, il matto era Napoleone che era convinto di essere Napoleone.


L'articolo Nori (e Lacan) proviene da marco manicardi.

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 05, 2019 02:13

May 4, 2019

Balbi

E in un libro che si chiama Seconda stella a destra, del 2010, Amedeo Balbi dice che l’onda d’urto causata dall’esplosione di una supernova sparge a distanze enormi tutti gli elementi che erano stati creati nella stella. E che è in questo modo che l’universo si è lentamente riempito degli elementi chimici che occorrono per formare diverse altre cose, oltre alle stelle, come per esempio i pianeti e gli astronomi.


L'articolo Balbi proviene da marco manicardi.

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 04, 2019 14:10

May 3, 2019

La New Wave italiana (il blogroll – 8)

Siamo già quasi a metà dell’anno del blogroll, e altri blog continuano a rinascere o a resuscitare. Ne vado a elencare un paio, in rigoroso ordine alfabetico, così come sono stati aggiunti o spostati nel gruppetto della New Wave italiana del mio feedreader (uso feedly, quello gratis, se vi interessa).




Di che stiamo parlando? – di peppemart.
Diecimila.me – cellule di letteratura staminale (dei soliti meravigliosi matti di prima).

Waiting for someone else.

Musica:




__________

Le altre puntate piene di link sulla New Wave della blogsfera italiana sono qui.


L'articolo La New Wave italiana (il blogroll – 8) proviene da marco manicardi.

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 03, 2019 05:08

May 2, 2019

Cose che mi piacciono molto (3)

Tipo l’imbarazzo dei colleghi poco avvezzi ai socialcosi quando rispondo con un


L'articolo Cose che mi piacciono molto (3) proviene da marco manicardi.

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 02, 2019 06:01

May 1, 2019

Hobsbawm

E in un saggio intitolato Il Primo maggio: nascita di una ricorrenza, del 1990, dentro a un libro che si chiama Gente non comune, del 1998 o del 2000, Eric Hobsbawm dice che i socialisti italiani, vivamente consapevoli del fascino spontaneo della nuova Festa del lavoro agli occhi di una popolazione in gran parte cattolica e analfabeta, usarono l’espressione «Pasqua dei lavoratori» almeno a partire dal 1892, e simili analogie diventarono correnti in campo internazionale dalla seconda metà degli anni Novanta. E dice che è facile capirne il motivo. E che la somiglianza del nuovo movimento socialista con un movimento religioso e perfino, nei primi anni eroici della Festa del lavoro, con un movimento di rinascita religiosa a tinte messianiche, era evidente. E per certi versi, uguale era la somiglianza dei leader, attivisti e propagandisti di quel movimento con una gerarchia ecclesiastica, o almeno con un ordine missionario. E poi dice anche di possedere uno straordinario volantino del 1898 proveniente da Charleroi, in Belgio, riproducente quella che può essere solo definita una predica da Primo maggio; nessun’altra etichetta sarebbe adeguata. Fu stilato dai, o a nome dei, dieci deputati e senatori del Parti Ouvrier Belge – atei dal primo all’ultimo, senza dubbio – sotto il duplice motto «Lavoratori di tutto il mondo unitevi (Karl Marx)» e «amatevi gli uni con gli altri (Gesù)». Qualche citazione dà un’idea del contenuto:



È questo [così inizia] il tempo primaverile e festivo in cui la perpetua evoluzione della natura rifulge in tutta la sua gloria. Come la natura, riempitevi di speranza e preparatevi a una Nuova Vita.


Dopo qualche riga di raccomandazioni morali («Abbiate rispetto di voi stessi: guardatevi dalle bevande che ubriacano e dalle passioni degradanti», e così via) e buoni propositi socialisti, la predica si concludeva con un brano di sapore millenaristico:


Presto le frontiere si dissolveranno! Presto finirà il tempo di guerre ed eserciti! Ogni volta che praticherete le virtù socialiste della Solidarietà e dell’Amore, farete sì che questo futuro sia più vicino. E allora, nella pace e nella gioia, verrà un mondo in cui il socialismo trionferà, una volta compreso il dovere sociale di tutti di favorire il pieno sviluppo personale di ciascuno.


E poi, alla fine, Hobsbawm dice che, diversamente da altre ricorrenze, comprese molte manifestazioni più o meno ritualizzate del movimento operaio tenutesi in precedenza, il Primo maggio non commemorava niente, almeno al di fuori dell’influsso anarchico che mirava a collegarlo all’episodio degli anarchici di Chicago del 1886. Non verteva su niente fuorché sul futuro, che, al contrario di un passato che niente aveva avuto in serbo per il proletariato se non tristi esperienze («Du passé faisons table rase» cantava non per caso l’Internazionale), prometteva l’emancipazione. Inoltre «il movimento» non offriva, come invece la religione, ricompense dopo la morte, ma una Nuova Gerusalemme su questa Terra.


L'articolo Hobsbawm proviene da marco manicardi.

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 01, 2019 01:54

April 30, 2019

Così va la vita (di notti dissolversi stupide eccetera)

Non sono abbastanza vecchio per ricordarmi la fine del Tuwat e ho vaghi ricordi di come si sentivano quelli molto più grandi di me quando il Kalinka si era spostato da via Torino al posto dove si trova ancora adesso, ma chi ha vissuto quei due cambiamenti epocali per la città di Carpi li racconta ancora come se fossero stati non dico la fine del mondo, ma quasi.

Il primo dispiacere che ho avuto per la chiusura di un posto che mi ha formato musicalmente ma forse anche fisicamente è stata quella della vecchia Aquaragia, quella piccola di Mirandola, che per un po’ di tempo si era spostata anche lei in un altro posto, ma non era la stessa cosa, e infatti aveva poi chiuso del tutto e non dico che fosse stata la fine del mondo, ma quasi.

Poi c’è stata la fine dell’Ekidna di Migliarina, anche quello era un posto che così c’era solo lui, un posto dove sono cresciuto in tutti i sensi e dove, tra l’altro, ho trovato quella che poi è diventata la mamma di mio figlio e siamo ancora insieme dopo quattordici anni e siamo ancora innamoratissimi. L’Ekidna si era poi spostato da Migliarina a San Martino Secchia, dove sta anche adesso, ed è ancora un bel posto, soprattutto d’estate, ma non è la stessa cosa, e non dico che sia stata la fine del mondo, ma quasi.

E dopo, ancora, ha chiuso Antenna Uno Rock Station, che era la radio locale che ascoltavo sempre da quando avevo imparato a sintonizzare la radio da solo, a parte quando dormivo o quando ero a scuola, e anche lei dopo un po’ si è spostata su delle altre frequenze, solo che dove abito io si prendono male e comunque non è più la stessa cosa, e non dico che sia stata anche quella la fine del mondo, ma quasi.


E infine, adesso, stasera, è l’ultimo giorno del Mattatoio Culture Club, il Matta, come lo chiamiamo noi frequentatori carpigiani e non, un posto che dal 2007 a oggi è stato un faro nella notte della musica dal vivo in tutta la bassa modenese e forse anche più in là. Lì ci ho suonato, ci ho messo i dischi, ci ho fatto dei reading, ci ho visto un numero spropositato di concerti e bevuto tanta di quella birra da riempirci un lago artificiale. Lì il 24 aprile del 2010 ci ho portato le prime Schegge di Liberazione, e quella sera avevo conosciuto alcune persone che erano venute a leggere e a suonare per noi, e con cui ho stretto dei legami talmente forti che quando dico che siamo diventati praticamente degli amici d’infanzia sembra una cazzata ma è vero.

Il Mattatoio Culture Club era il nostro piccolo CBGB’s e da domani… da domani non lo so, cosa succederà. Il circolo ARCI che l’aveva in concessione ce l’ha ancora, ma quelli che hanno reso il Mattatoio Culture Club il posto che era, quelle due o tre persone che hanno cambiato la faccia musicale della città di Carpi per quasi dodici anni non ci saranno più a organizzare serate e festival e concerti e concertini, ma spero che troveranno il modo di continuare a fare quello che hanno fatto per noi carpigiani da qualche altra parte, in un altro posto, perché si meritano tutto il bene del mondo e anche se stasera, che è l’ultima serata del Mattatoio Culture Club e ci sarà una festa grande, io non so se riuscirò ad andarci perché sono a lavorare lontano, volevo lo stesso scrivere qualcosa.

E questo post, per quel che conta, è un po’ il mio modo per dirgli grazie.


L’altro giorno, il 25 aprile, in piazza a Carpi c’era Massimo Zamboni che cantava «Emilia di notti dissolversi stupide sparire una ad una impotenti in un posto VECCHIO dell’ARCI» e mi sembrava la frase giusta messa nel posto giusto e detta al momento giusto, un momento che non dico che sembra di essere alla fine del mondo, ma quasi.


Così va la vita.



L'articolo Così va la vita (di notti dissolversi stupide eccetera) proviene da marco manicardi.

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on April 30, 2019 01:51