Marco Manicardi's Blog, page 64

June 10, 2019

La critica costruttiva

Siamo stati all’Handmade Festival di Guastalla. Suonava un sacco di gente.

A un certo punto ho avuto un dialogo col Miny:


«Di tutti questi concerti ti è piaciuto qualcosa?»

«Niente.»

«Ma come niente?»

«Nessuno fa TU-TU-PA con la batteria!»


Poi hanno iniziato a suonare i Diaframma, gli sono piaciuti.




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Published on June 10, 2019 02:36

June 8, 2019

Capa

E in un libro che si chiama Leggermente fuori fuoco, del 1947, Robert Capa, nato col nome di Endre Ernő Friedmann, dice che, tornato di notte su quella spiaggia, trovò i colleghi giornalisti nella soffitta di una fattoria normanna dove avevano sistemato il primo centro stampa francese. Se ne stavano accovacciati sulla spiaggia intorno a un paio di mozziconi di candela, bevendo un liquido giallo da un barilotto. Come tavolino, la custodia di una macchina da scrivere.

Dice che erano passati già due giorni dal “D-Day”, e che la bevanda era una specialità del luogo, un brandy di mela chiamato Calvados e la festa era una veglia francese in suo onore. S’era sparsa la voce che avesse fatto una brutta fine: un sergente aveva visto il suo corpo galleggiare nell’acqua con le macchine fotografiche intorno al collo. Era stato dato per disperso per quarantotto ore, la sua morte era diventata ufficiale e il cerimoniale aveva già predisposto un necrologio. E l’improvvisa materializzazione del suo fantasma con la gola secca diede così una scossa allo stato d’animo depresso dei suoi amici, che gli presentarono subito il loro Calvados.


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Published on June 08, 2019 04:37

June 7, 2019

Trentadue anni fa

Era il 7 giugno del 1987, avevo otto anni, dormivo dai nonni insieme a mio papà, erano le quattro o le cinque del mattino e mi sono svegliato perché c’era del trambusto che veniva dal piano di sotto. Sono sceso dal letto, mi sono infilato le ciabattine e affacciandomi alle scale ho visto mio papà che, vestito per uscire, stava prendendo le chiavi della macchina.

«Papà, posso venire anch’io?» gli ho chiesto.

«No,» mi ha risposto, «devi andare a scuola, torna a letto.»

Qualche ora dopo ero in classe, in seconda elementare, erano gli ultimi giorni poi sarebbero iniziate le vacanze. Ho aspettato che la maestra finisse di fare l’appello, poi ho alzato la mano.

«Marco, cosa c’è?» ha chiesto la maestra.

«Devo dire una cosa,» ho risposto.

«Va bene, dilla pure.»

«Stanotte è nata mia sorella.»

E tutta la classe, mi ricordo, si era messa ad applaudire.



Dopo, al pomeriggio, mio papà è tornato a casa, ha mangiato qualcosa, mi ha caricato in macchina e mi ha portato all’ospedale di Carpi. C’era da attraversare un corridoio che mi ricordo molto lungo, poi si entrava in una stanza divisa a metà da un vetro, dall’altra parte del vetro c’erano due o tre incubatrici con dentro dei bambini molto ma molto piccoli. Io arrivavo a vederli solo in punta di piedi, e mentre ero lì che guardavo senza capire bene come stare e che cosa fare, mio papà con un dito mi ha indicato una delle incubatrici.

«È quella lì.»


Allora non avevo ben capito il perché fossero tutti così in ansia, invece adesso, che sono papà anch’io, quando ci ripenso mi viene un po’ il magone. Mia sorella era un cosino tutto scuro, quasi violaceo, rannicchiato a occhi chiusi dentro una teca di vetro, era nata prima del previsto, un po’ troppo per poter essere fuori pericolo, e per qualche settimana andavamo là tutte le sere per vedere se tutto procedeva come doveva procedere. In parole povere, andavamo a vedere se era ancora viva.


E adesso mia sorella compie trentadue anni.

Io ne ho quaranta e pian piano va a finire che diventiamo coetanei.

Ci penso e mi viene solo da dire una cosa banale, ma che comunque è abbastanza vera, e cioè: «vacca d’un cane, come passa il tempo.»


Auguri, sorellina.

Avanti così.


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Published on June 07, 2019 00:27

June 4, 2019

Scrivo troppo su Facebook e perdo consenso / mi allontano da tutto persino da te

Ho pensato che ormai sono passati più di cinque mesi, dal primo di gennaio di quest’anno, e adesso siamo entrati nel sesto e ho davvero scritto un post al giorno come mi ero prefissato (non è vero: un giorno di gennaio non avevo scritto niente, ma poi c’è stato un giorno di maggio che ne ho scritti due, quindi il conto è in pari) e forse non sono poi così contento. C’è che per scrivere un post al giorno ho usato dei sotterfugi, per esempio ho riportato delle citazioni un po’ indirette, ho iniziato delle rubriche raffazzonate e delle volte, che non sapevo cosa scrivere, ho scritto che andavo al bar, che era anche vero ma resta comunque un sotterfugio.

E insomma, non che interessi a qualcuno in particolare, a parte me, ma ho deciso che da oggi, anzi da domani, provo a scrivere meno e, se ci riesco, magari, provo a scrivere meglio.


Un altro pensiero che ho fatto, anche questo sicuramente privo di importanza per il regolare svolgimento della vita su questo pianeta, è che non tutto quello che scriverò qui sopra lo condividerò sempre su facebook, su twitter o sugli altri socialcosi. Per esempio le citazioni, o quando vado al bar, o forse addirittura questo post. Così rompo un po’ meno i maroni sulle bacheche e nelle homepage altrui, e forse me li rompo un po’ meno anch’io.

C’era una cosa, però, che volevo raccontare ed era anche il motivo per cui mi ero rimesso a scrivere regolarmente, ed era la storia del mio 15-18, e invece, nell’ansia di postare tutti i giorni e nella foga di essere amato e glorificato, non sono arrivato neanche a metà.

Ecco, magari adesso mi concentro sulle questioni importanti.


E poi, niente, oggi vado al mare.

Vediamo come va.



(Il titolo è una citazione da una canzone di Setti. Mi piace molto Setti.)



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Published on June 04, 2019 00:43

June 3, 2019

Dostoevskij (2)

E sempre in un libro che si chiama Memorie dal sottosuolo, del 1864, di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, il protagonista dice che non solo non era stato capace di diventare cattivo, non era stato capace di diventare niente: né cattivo, né buono, né disonesto, né onesto, né un eroe, né un insetto. E che adesso vivacchia, oramai, nel suo angolino, dicendo che è cattivo, eccitandosi con una malvagia, inutile idea consolatoria, che un uomo intelligente non può seriamente diventar niente, e che diventano qualcuno soltanto i coglioni.


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Published on June 03, 2019 04:55

June 2, 2019

Relativa pace in Europa

Pensavo stamattina, mentre ero ancora a letto e la luce del giorno arrivava dal corridoio e le campane che chiamavano i fedeli alla messa mi tiravano fuori da un sogno che adesso non mi ricordo, pensavo che quando era nato mio padre la guerra era finita da meno di otto anni, e quando sono nato io la guerra era finita da meno di trentaquattro anni, e poi quando è nata mia sorella la guerra era finita da circa quarantadue anni e, per ultimo, quando è nato mio figlio la guerra era finita ormai da settant’anni; e dopo ho pensato che, per la prima volta da quando esiste questo stato delle cose, nel comune in cui vivo si va al ballottaggio per le amministrative e che probabilmente questo è l’ultimo giro di giostra per la sinistra locale che, questa volta forse no, anzi speriamo proprio di no, ma la prossima volta, tra cinque anni, se perderà, la guerra sarà finita da circa ottant’anni; e alla fine ho pensato che, se tutto va bene, tra circa venticinque o ventisei anni la guerra sarà finita da cento anni, cioè da un secolo, e chissà quanto durerà questo periodo qui, al quale i posteri probabilmente si riferiranno come a quel periodo lunghissimo e forse inedito e forse addirittura stupefacente di relativa pace in Europa, una cosa che non si era mai vista.

E poi sono andato a fare la doccia. E dopo ho bevuto un caffè.


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Published on June 02, 2019 03:15

June 1, 2019

Mammi (2)

E in un libro che si chiama Casellanti, del 2016, Gianfranco Mammi dice che secondo Castellazzi l’orecchio umano, a guardarlo proprio bene, non ha quasi niente di umano.


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Published on June 01, 2019 04:24

May 31, 2019

La New Wave italiana (il blogroll – 9)

Stavo aspettando che ne spuntassero uno o due in più, ma visto che ho questo link in canna già da una settimana e mezzo e ho voglia di linkarlo, allora lo linko, così com’è stato aggiunto al gruppetto della New Wave italiana del mio feedreader (uso feedly, quello gratis, se vi interessa).




Welcome to the JUNgle – È Jun. Jun che se ne va. Ha un libro, in mano, che la sta portando lontano.

E quindi per oggi è tutto. Ma è un tutto molto stiloso.

Musica:



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Le altre puntate piene di link sulla rinascita della blogsfera italiana sono qui.


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Published on May 31, 2019 04:50

May 30, 2019

Melville (3)

E, ancora, in un libro che si chiama Moby Dick o La balena, del 1851, Herman Melville dice che qualunque sia la superiorità intellettuale di un uomo, essa non può mai assumere una supremazia pratica e utile sugli altri senza l’aiuto di qualche artificio o schermo, che in sé stesso sarà sempre più o meno basso e meschino.


(di simone rossi)


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Published on May 30, 2019 04:44

May 29, 2019