Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 58

April 22, 2023

L’anima c’è e si vede. Quali sono le prove che l’uomo non è solo materia?

Il Libro di Francesco Agnoli

La parola “anima” deriva dal greco anemos, che significa “vento”, “respiro” e allude a qualcosa di molto sottile, penetrante, che però muove: poco visibile in sé, eppure evidente nelle sue conseguenze. Per questa sua inafferrabilità — da non confondere con assenza — la discussione sulla “parte” che, non meno del corpo, definisce ognuno di noi ha attraversato i secoli, dalle speculazioni dei filosofi greci fino alle teorie dei materialisti. Eppure l’anima è “logica”, e può dunque essere dedotta razionalmente. Ed è proprio questa la traiettoria seguita dall’Autore che in questo libro, con l’aiuto della filosofia e delle scienze moderne (dalla genetica alle neuroscienze), espone 18 vie per arrivare a conoscere quell’«invisibile» che tuttavia non sfugge allo sguardo più importante: quello della ragione. (Presentazione editoriale del libro —  “Il Timone” )

La questione se gli esseri umani siano qualcosa di più della semplice materia è una questione filosofica e teologica che è stata dibattuta per secoli. Alcuni sostengono che la coscienza, la creatività e il ragionamento morale siano la prova dell’esistenza dell’anima e che queste caratteristiche non possano essere ridotte a processi puramente fisici. Altri sostengono che il cervello è responsabile di tutti i processi mentali e che non è necessario postulare l’esistenza di un’anima non fisica.

Non esiste una prova scientifica conclusiva dell’esistenza dell’anima, in quanto non è un concetto che può essere misurato o osservato direttamente. Tuttavia, ci sono alcuni argomenti che sono stati avanzati a sostegno dell’esistenza dell’anima. Eccone alcuni:

1. Esperienze di pre-morte: alcune persone che hanno avuto esperienze di pre-morte riferiscono di provare un senso di distacco dal proprio corpo fisico e di sperimentare un regno oltre il mondo fisico. Sebbene queste esperienze siano soggettive e non possano essere verificate scientificamente, sono spesso citate come prova che la coscienza può esistere indipendentemente dal corpo fisico.

2. Coscienza: la coscienza è un fenomeno soggettivo difficile da spiegare esclusivamente in termini di processi fisici. Alcuni sostengono che l’esistenza della coscienza sia la prova dell’esistenza di un’anima non fisica.

3. Moralità: gli esseri umani hanno un senso della moralità che va oltre l’interesse personale e non si basa esclusivamente sull’istinto o sulle norme culturali. Alcuni sostengono che questo senso della moralità sia la prova dell’esistenza di un’anima non fisica capace di riconoscere e rispondere alle verità morali.

È importante notare che questi argomenti non sono conclusivi e che ci sono molti che non sono d’accordo con loro. In definitiva, la questione dell’esistenza dell’anima è una questione a cui è difficile rispondere in modo definitivo ed è probabile che continuerà a essere dibattuta per molti anni a venire.

Consentitemi di approfondire alcuni dei punti che ho esposto in precedenza.

4. Creatività: gli esseri umani sono in grado di creare arte, musica, letteratura e altre forme di espressione creativa che vanno oltre i semplici bisogni di sopravvivenza. Mentre la creatività può essere spiegata in termini di processi fisici nel cervello, alcuni sostengono che la capacità di creare sia la prova di un’anima non fisica che è in grado di trascendere il mondo fisico.

5. Identità personale: gli esseri umani hanno un senso di identità personale che persiste nel tempo, anche se i nostri corpi fisici cambiano. Alcuni sostengono che questo senso di identità sia la prova di un’anima non fisica che è responsabile della nostra individualità e unicità.

6. Il problema della coscienza: la coscienza è un fenomeno complesso e misterioso che non è ancora del tutto compreso dalla scienza. Mentre è chiaro che la coscienza è strettamente legata ai processi fisici nel cervello, alcuni sostengono che la natura soggettiva della coscienza sia la prova di un’anima non fisica.

7. Intuizione e intuizione: gli esseri umani hanno spesso intuizioni e intuizioni che non possono essere spiegate esclusivamente in termini di pensiero razionale o input sensoriale. Alcuni sostengono che queste esperienze siano la prova di un’anima non fisica capace di percepire verità che trascendono il mondo fisico.

Vale la pena notare che molti di questi argomenti si basano su convinzioni personali ed esperienze soggettive, piuttosto che su prove empiriche. In quanto tali, è improbabile che convincano tutti. Tuttavia, forniscono alcuni spunti di riflessione e possono aiutarci a comprendere meglio la natura complessa e misteriosa dell’esistenza umana.

Ecco alcune controargomentazioni alle argomentazioni che ho citato in precedenza:

1. Esperienze di pre-morte: gli scettici sostengono che le esperienze di pre-morte possono essere spiegate dalla risposta del cervello allo stress estremo o alla privazione di ossigeno e che non è necessario postulare l’esistenza di un’anima non fisica.

2. Coscienza: alcuni sostengono che la coscienza possa essere completamente spiegata in termini di processi fisici nel cervello e che non sia necessario postulare l’esistenza di un’anima non fisica.

3. Moralità: sebbene gli esseri umani abbiano un senso della moralità, gli scettici sostengono che ciò può essere spiegato dalla psicologia evolutiva e dal condizionamento sociale e che non è necessario postulare l’esistenza di un’anima non fisica.

4. Creatività: sebbene gli esseri umani siano in grado di creare arte e musica, gli scettici sostengono che ciò può essere completamente spiegato in termini di processi fisici nel cervello e che non è necessario postulare l’esistenza di un’anima non fisica.

5. Identità personale: gli scettici sostengono che il senso dell’identità personale può essere completamente spiegato in termini di processi fisici nel cervello e che non è necessario postulare l’esistenza di un’anima non fisica.

6. Il problema della coscienza: sebbene la coscienza sia un fenomeno misterioso, gli scettici sostengono che può essere completamente spiegato in termini di processi fisici nel cervello e che non è necessario postulare l’esistenza di un’anima non fisica.

7. Intuizione e comprensione: gli scettici sostengono che le intuizioni e la comprensione possono essere completamente spiegate in termini di razione al pensiero e input sensoriali, e che non c’è bisogno di postulare l’esistenza di un’anima non fisica.

Vale la pena notare che anche queste controargomentazioni non sono necessariamente conclusive e che il dibattito sull’esistenza dell’anima probabilmente continuerà per molti anni a venire. In definitiva, la questione se gli esseri umani siano qualcosa di più della semplice materia è profondamente filosofica e teologica che potrebbe non essere mai completamente risolta.

Molte religioni hanno credenze sull’anima che vanno oltre ciò che può essere scientificamente provato, e c’è una grande variazione in queste credenze. Ecco alcuni esempi:

1. Cristianesimo: nel cristianesimo, l’anima è spesso descritta come l’essenza immortale di una persona, creata da Dio e donata a ogni individuo al momento del concepimento. Si ritiene che l’anima sia la fonte della coscienza, della personalità e del carattere morale di una persona, ed è vista come la sede della relazione dell’individuo con Dio. Dopo la morte, si crede che l’anima sia giudicata da Dio e mandata in paradiso o all’inferno.

2. Islam: Nell’Islam, l’anima è conosciuta come ruh e si crede che sia stata creata da Dio e infusa nel corpo alla nascita. Il ruh è visto come la fonte della coscienza, delle emozioni e della volontà di una persona e si crede che continui ad esistere dopo la morte. Dopo la morte, il ruh viene giudicato da Dio e mandato in paradiso o all’inferno.

3. Induismo: nell’induismo, l’anima è conosciuta come atman e si crede che sia eterna e immutabile. L’atman è visto come la vera essenza di una persona e si crede che esista indipendentemente dal corpo fisico. Dopo la morte, si crede che l’atman si reincarni in un nuovo corpo, basato sul karma della persona.

4. Buddismo: nel buddismo, l’anima è vista come un concetto illusorio e si crede che la vera natura dell’individuo sia il vuoto. Il concetto buddista di anatta (non-sé) insegna che non esiste un’essenza o un’anima permanente e immutabile all’interno di una persona e che il sé è una raccolta in costante cambiamento di processi fisici e mentali.

Questi sono solo alcuni esempi di credenze religiose sull’anima, e ci sono molte altre variazioni e interpretazioni di questi concetti all’interno e tra le diverse religioni.

Al momento non ci sono prove scientifiche che provino o confutino definitivamente l’esistenza dell’anima, poiché il concetto di anima non è qualcosa che può essere misurato o osservato direttamente con metodi scientifici. Tuttavia, ci sono stati alcuni studi scientifici che hanno esplorato concetti correlati, come la coscienza e le esperienze di pre-morte.

Ad esempio, alcuni studi hanno suggerito che la coscienza possa derivare dall’attività sincronizzata dei neuroni nel cervello e che sia strettamente legata ai processi fisici nel cervello. Altri studi hanno esplorato i correlati neurali delle esperienze soggettive, come la meditazione e gli stati alterati di coscienza.

Nel caso delle esperienze di pre-morte, alcuni studi hanno tentato di esplorare questi fenomeni utilizzando metodi scientifici, ad esempio studiando le esperienze dei pazienti in arresto cardiaco. Mentre alcuni di questi studi hanno suggerito che le esperienze di pre-morte potrebbero essere correlate a cambiamenti nelle funzioni cerebrali, altri hanno sostenuto che potrebbero essere la prova dell’esistenza di un’anima non fisica.

Tuttavia, vale la pena notare che lo studio scientifico della coscienza e dei fenomeni correlati è ancora nelle sue fasi iniziali e c’è molto che non è ancora del tutto compreso. In quanto tale, è improbabile che avremo una risposta definitiva alla questione dell’esistenza dell’anima puramente attraverso mezzi scientifici.

Importante post scriptum: il testo in corsivo qui sopra riportato non è farina del mio sacco, non l’ho scritto io. Ho voluto fare un esperimento e ho sottoposto ad un sito di Intelligenza Artificiale ( AI ) la domanda che ho dato a questo post, alterando in parte il titolo del libro di Francesco Agnoli. Queste le sue argomentazioni, per nulla “artificiali”. Non mi sento di condividerle, respingerle o criticarle. Ho appena ricevuto il libro che sto attentamente leggendo. Mi riservo di parlarne. Una lettura davvero importante ed interessante. Spero che molti leggeranno il libro per dare un senso “umano” alla nostra esistenza che non potrà mai essere “artificiale”. Grazie a Francesco Agnoli .[image error]
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Published on April 22, 2023 06:59

April 20, 2023

La “indecifrabile” vecchiaia di Shakespeare …

La “indecifrabile” vecchiaia di Shakespeare …
Non conoscevo questa poesia di Shakespeare. So che alcuni studiosi contestano la sua autenticità. Da quello che riesco a capire, credo che le idee espresse possano riflettere il suo pensiero. Il grande poeta scomparve alla età di soli 52 anni, un tempo in cui si era considerati “vecchi”.
Del resto, di lui, tra il 1585 e 1592, non ci sono notizie certe, sette anni considerati dai critici “lost years” (anni perduti) poiché si sa molto poco. “Crabbed Age and Youth” è una poesia a lui attribuita anche se alcune fonti ne mettono in dubbio la paternità.
La poesia esplora il contrasto tra giovinezza e vecchiaia, affermando che non possono vivere insieme. La giovinezza è descritta come piena di piaceri ed energia, mentre l’età è caratterizzata da cure e prudenza.
Il poeta evidenzia le differenze di opinioni, gli interessi, le prospettive e le abitudini tra i giovani e gli anziani, suggerendo che queste differenze rendono difficile una convivenza armoniosa.

“Crabbed Age” e “Youth” non possono vivere insieme. La parola “crabbed” qui sta per “vecchio”, qualcuno la traduce addirittura come una età indecifrabile. Il contesto sta a significare che un giovane e un vecchio hanno differenze di terra e di cielo.
Le loro opinioni, interessi, prospettive e abitudini sono opposte l’una all’altra. Quindi, a causa del netto contrasto tra i due, non possono essere felici l’uno con l’altro. La giovinezza è piena di piaceri, mentre l’età è piena di problemi. La parola “piacevolezza” significa “piacere”.
Il verso afferma che un giovane cerca sempre il piacere e fa le cose che gli piacciono, mentre un vecchio crede piuttosto nei problemi e nelle sue precauzioni. Un giovane odia la prudenza, mentre un vecchio detesta le abitudini e la ricerca del piacere. Una grande differenza!
La giovinezza è come il mattino d’estate, mentre l’età è come il clima invernale. La mattina d’estate è piena di vita, calda ed energica mentre il clima invernale è pieno di freddo, solitudine e assenza di vita. Il poeta dice che una persona giovane è energica, appassionata e aspira a vivere, mentre una persona anziana è sola, senza gioia e senza scopo.
Nel verso successivo, il poeta ripete la stessa cosa. Secondo lui, la giovinezza è l’estate coraggiosa, mentre l’età è l’inverno nudo. Coraggioso qui significa “sontuoso” e nudo significa “avaro”. Un giovane trascorre la sua vita generosamente, mentre il vecchio pensa piuttosto a soddisfare i propri bisogni.
La gioventù è piena di sport, mentre il respiro dell’età è corto. Il che significa che un giovane è energico e avventuroso. Crede nel fare cose pericolose, mentre una persona anziana è troppo debole per farlo. Crede piuttosto che sia meglio riposarsi.
Ecco perché la gioventù è agile, calda e audace, cioè veloce, appassionata, coraggiosa e flessibile, mentre il vecchio è zoppo, debole e freddo, né veloce né flessibile, ma piuttosto lento, debole, depresso come l’inverno è rigido. La giovinezza è selvaggia, cioè zelante, concentrata, coraggiosa mentre l’età è docile, cioè spezzata, fragile e debole.
Dal verso 16, una giovane cameriera esprime il suo desiderio per il giovane e la sua giovinezza. Secondo lei, aborrisce, cioè odia l’uomo anziano o vecchio mentre adora, cioè ama il giovane, perché considera giovane il suo amore. Per lei l’amore è sempre giovane. Quindi sfida, cioè resiste e sta lontana dall’invecchiamento.
Perciò dice al suo amato, un pastore, di andarsene prima che invecchi perché non vuole stare con lui. La donna è alla ricerca della giovinezza. Per lei l’amore è giovane e una persona può essere innamorata solo quando è giovane. Quindi, quando il suo amato pastore sarà vecchio, l’amore si estinguerà. Quindi gli chiede di andarsene quando sarà invecchiato.
La celebrazione della giovinezza, il divario generazionale e la giovinezza dell’amore sono i temi dominanti di questa poesia. Resta “indecifrabile” sia il mistero del passare del tempo che lo sfiorire della giovinezza, temi ricorrrenti in Shakespeare in tutta la sua grandezza letteraria che resiste al tempo e non conosce “vecchiaia”.
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Published on April 20, 2023 09:46

I 400 anni del “First Folio” di Shakespeare

The Folio
Sono passati 400 anni dalla pubblicazione della prima edizione raccolta delle opere di Shakespeare, un volume ora noto come First Folio. Preparato dai suoi colleghi attori dopo la sua morte, il libro presentava 36 opere teatrali suddivise nei generi della commedia, della storia e della tragedia.
Senza di esso, 18 delle opere di Shakespeare che non erano state stampate in precedenza, sarebbero andate perdute, tra cui Macbeth, Giulio Cesare, La dodicesima notte e La tempesta. Niente “amici, romani e connazionali”, niente “mondo nuovo coraggioso”, niente “doppio, doppio lavoro e fatica”.
Il First Folio di Shakespeare è una raccolta delle sue opere che fu pubblicata nel 1623, sette anni dopo la sua morte. È considerato uno dei libri più importanti in lingua inglese e uno dei libri più preziosi al mondo. Il First Folio contiene 36 opere teatrali, tra cui molte delle opere più famose come “Macbeth”, “Amleto”, “Giulio Cesare” e “La Tempesta”.
Venne pubblicato dai colleghi attori John Heminges e Henry Condell, dopo aver lavorato sui manoscritti e sulle bozze originali per compilare la raccolta. Il First Folio è anche importante perché senza di esso, molte delle opere di Shakespeare potrebbero essere andate perdute.
Il First Folio è stata una impresa editoriale monumentale a suo tempo, poiché fu la prima volta che un unico volume conteneva quasi tutte le opere di Shakespeare. Il libro venne stampato in grande formato, ogni pagina misurava circa 13,5 x 8,5 pollici, ed era rilegato in una ricca copertina in pelle scura. Il frontespizio portava il titolo “Commedie, storie e tragedie di Mr. William Shakespeare” e includeva un’incisione di Shakespeare di Martin Droeshout.
Il First Folio fu opera dall’editore londinese William Jaggard, con il processo di stampa supervisionato da suo figlio, Isaac Jaggard in un’edizione relativamente piccola di circa 750 copie, e venduto per una sterlina ciascuno. All’epoca era una notevole somma di denaro.
Nonostante la sua importanza, il First Folio non fu un successo commerciale immediato e molte copie rimasero invendute per anni.
Fu solo nel XVIII secolo che il First Folio iniziò ad essere riconosciuto come un’opera preziosa e importante. Oggi si sa che esistono solo circa 230 copie del First Folio. Lo rendendo uno dei libri più rari e ricercati al mondo. Molte di queste copie sono conservate in collezioni private o in biblioteche prestigiose, come la British Library, la Folger Shakespeare Library e la Bodleian Library dell’Università di Oxford.
Ma cosa sarebbe stato davvero diverso se questo libro non fosse mai stato stampato? Soprattutto, non ci sarebbe l’icona culturale che conosciamo come “Shakespeare”. Quelle opere che sopravvivono sarebbero state sparpagliate in diverse e fragili prime edizioni, piuttosto che raccolte in questo volume imponente e autorevole. Senza il peso culturale oltre che letterale di questa edizione è possibile che a pochi sarebbero interessate queste storie sopravvissute.
Qualcosa di simile accadde ad altri drammaturghi dell’epoca, alle cui opere non fu data l’autorità di una raccolta. Avremmo anche un’idea di Shakespeare come più interessato alle storie e alle commedie che alle tragedie. Macbeth, Antonio e Cleopatra, Coriolano, Giulio Cesare e Timone di Atene sarebbero andate perdute senza il First Folio. Poiché alcune di queste prime edizioni non nominavano Shakespeare sui frontespizi, la paternità di opere come Romeo e Giulietta, Tito Andronico ed Enrico V sarebbe stata incerta.
Al contrario, i frontespizi identificano Shakespeare come l’autore di The London Prodigal (1605) e A Yorkshire Tragedy (1608), che la maggior parte degli studiosi moderni non attribuisce a Shakespeare. In parte ciò è dovuto al fatto che non sono inclusi nel First Folio. Senza di esso, il canone delle opere di Shakespeare sarebbe decisamente cambiato. Questa diversità avrebbe suscitato una diversa risposta storica. La comodità e la pronta disponibilità del First Folio come deposito per le opere di Shakespeare furono un fattore pratico significativo per riportarlo nei teatri quando riaprirono alla Restaurazione di Carlo II nel 1660.
Questa vasta collezione di opere di Shakespeare occupava uno grande spazio sugli scaffali. Se non fosse tornato alla ribalta in quel momento importante, e il teatro appena rianimato, avesse cercato altrove le sue sceneggiature drammatiche, la reputazione di Shakespeare avrebbe potuto essere definitivamente persa. Se Shakespeare non fosse stato ripreso alla fine del XVII secolo, è difficile immaginare come sarebbe diventato il poeta nazionale durante il XVIII.
Nessuna statua nell’angolo dei poeti, nessuna discussione tra le figure letterarie dell’epoca sul modo migliore per montare le sue opere. David Garrick, il principale attore shakespeariano del XVIII secolo, avrebbe avuto una carriera completamente diversa (come, in epoche successive, altri attori come Laurence Olivier e Judi Dench). Questo Shakespeare molto impoverito difficilmente avrebbe galvanizzato l’indignazione per la vendita della casa natale di Stratford nel XIX secolo.
Forse la moderna Stratford-upon-Avon ora contrassegnerebbe semplicemente il suo figlio drammaturgo con una targa blu (proprio come il suo compagno di scrittura, John Fletcher, ricordato nella sua città natale di Rye). Non ci sarebbe nessuna parata di compleanno, nessuna società di taxi “Othello”, nessuna industria del turismo. A nessuno importerebbe se sua moglie, Anne Hathaway, avesse un cottage.
Senza il First Folio non ci sarebbe un teatro dedicato a Shakespeare a Stratford, o allo Shakespeare’s Globe a Bankside. Non ci sarebbero festival di Shakespeare in tutto il mondo, come quello di Stratford, in Ontario. In effetti, Stratford, Ontario, così chiamata nel XIX secolo in suo onore, ora avrebbe un nome completamente diverso, così come Stratfords in Ohio, Connecticut, Wisconsin, New Jersey e in Nuova Zelanda e Australia.

Halloween sarebbe molto diverso, senza Macbeth che ha reso popolare un trio di streghe attorno a un calderone che esegue un incantesimo. I cliché di San Valentino sull’amore romantico sono impensabili senza la popolarità di Romeo e Giulietta. Nessun incontro sportivo tra Inghilterra e Francia con le battute su Agincourt di Enrico V. Uno Shakespeare ridotto di prestigio nazionale non sarebbe stato tradotto in tutto il mondo.
Senza Shakespeare tedesco, forse non avremmo mai avuto il complesso di Edipo, che Freud comprese attraverso la sua lettura di Amleto. Karl Marx non avrebbe concettualizzato la sua teoria del Capitale tramite Timone di Atene. E le traduzioni in tutto il mondo, in più di 100 lingue, non avrebbero fatto diventare Shakespeare un autore globale.
Ci sono altre conseguenze più gravi di questa fantasia. Il dominio coloniale in India non avrebbe fatto affidamento sullo studio shakespeariano come testo centrale dell’impero. L’omicidio di Desdemona da parte di Otello potrebbe non aver lasciato la sua lunga ombra di pregiudizio sul matrimonio interrazziale.
Forse l’attore confederato John Wilkes Booth non avrebbe girato Abraham Lincoln al Ford’s Theatre di DC, nell’aprile del 1865 poiché non sarebbe stato immerso nel ruolo dell’assassino Bruto in Giulio Cesare. I postumi di The First Folio sono davvero di vasta portata. Toccano campi della psicologia umana e della geopolitica, nonché della letteratura, della cultura e del teatro. Nessun First Folio significa niente Shakespeare. E, che ti piacciano o meno i suoi lavori, è una realtà difficile da immaginare.
The Conversation

Bibliografia: Smithsonian Magazine & The Conversation

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Published on April 20, 2023 09:32

April 19, 2023

Do our brains understand Artificial Intelligence?

Do our brains understand Artificial Intelligence? Il nostro cervello capisce l’Intelligenza Artificiale?
Our brains can understand artificial intelligence to some extent, as AI is designed to mimic human intelligence and decision-making processes. However, understanding the principles and applications of AI requires a comprehensive understanding of machine learning and deep learning techniques. There is also ongoing research on how AI can inform our understanding of human brain development, and how AI can assist in human brain research. Additionally, there are efforts to develop human brain-inspired cognitive architectures for AI. Overall, while our brains can understand AI to some extent, there is still much to learn and explore in this field.
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Il nostro cervello può comprendere l’intelligenza artificiale in una certa misura, poiché l’IA è progettata per imitare l’intelligenza umana e i processi decisionali. Tuttavia, la comprensione dei principi e delle applicazioni dell’intelligenza artificiale richiede una comprensione completa dell’apprendimento automatico e delle tecniche di apprendimento profondo. Sono in corso anche ricerche su come l’IA può informare la nostra comprensione dello sviluppo del cervello umano e su come l’IA può aiutare nella ricerca sul cervello umano. Inoltre, ci sono sforzi per sviluppare architetture cognitive ispirate al cervello umano per l’IA. Nel complesso, mentre i nostri cervelli possono comprendere l’intelligenza artificiale in una certa misura, c’è ancora molto da imparare ed esplorare in questo campo.
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Published on April 19, 2023 13:02

Does Artificial Intelligence understand our brains ?

Does Artificial Intelligence understand our brains ? L’Intelligenza Artificiale capisce il nostro cervello?
Artificial Intelligence (AI) does not understand our brains in the same way that humans do. Humans understand and perceive the world by making predictions, which is not the same as how AI processes information. While AI can simulate certain aspects of human cognition, such as recognizing patterns or making decisions based on data, it does not have the same level of consciousness or understanding as humans. There is ongoing research on the relationship between genes, the brain, and AI, but it is still in its early stages. AI can be used to analyze brain scans and other medical data, but it does not have the same level of understanding as a human doctor or researcher.
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L’Intelligenza Artificiale (AI) non comprende il nostro cervello nello stesso modo in cui lo fa l’uomo. Gli esseri umani comprendono e percepiscono il mondo facendo previsioni, il che non è lo stesso di come l’IA elabora le informazioni. Sebbene l’intelligenza artificiale possa simulare alcuni aspetti della cognizione umana, come riconoscere schemi o prendere decisioni basate su dati, non ha lo stesso livello di coscienza o comprensione degli esseri umani. Sono in corso ricerche sulla relazione tra geni, cervello e intelligenza artificiale, ma sono ancora agli inizi. L’intelligenza artificiale può essere utilizzata per analizzare scansioni cerebrali e altri dati medici, ma non ha lo stesso livello di comprensione di un medico o ricercatore umano.
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Published on April 19, 2023 12:57

April 18, 2023

Siamo/siete fregati.

Siamo/siete fregati. Questo è il mondo che ci/vi aspetta. We are/you are screwed. This is the world that awaits us/you

Apprendimento automatico : l’apprendimento automatico implica l’utilizzo di algoritmi e modelli statistici per consentire a un computer di “imparare” dai dati, senza essere esplicitamente programmato.

Deep learning: il deep learning è un sottocampo dell’apprendimento automatico che prevede l’utilizzo di reti neurali per apprendere schemi complessi nei dati.

E laborazione del linguaggio naturale (NLP) : la PNL è la capacità di un computer di comprendere, interpretare e generare il linguaggio umano.
Visione artificiale: la visione artificiale è la capacità di un computer di comprendere e interpretare immagini e video.


Robotica : la robotica prevede l’uso dell’intelligenza artificiale per costruire robot in grado di eseguire attività nella produzione, nell’agricoltura e in altri settori.

Sistemi esperti : i sistemi esperti sono programmi di intelligenza artificiale progettati per risolvere problemi in un dominio specifico, utilizzando conoscenze e capacità di ragionamento simili a quelle di un esperto umano.

Reti neurali : le reti neurali sono un tipo di algoritmo di apprendimento automatico ispirato alla struttura e alla funzione del cervello umano.

Logica fuzzy: la logica fuzzy è un tipo di intelligenza artificiale che consente a un sistema di prendere decisioni sulla base di informazioni incomplete o incerte.

Algoritmi genetici : gli algoritmi genetici sono un tipo di intelligenza artificiale che utilizza i principi della selezione naturale e della genetica per ottimizzare le soluzioni ai problemi.

Calcolo evolutivo : il calcolo evolutivo è un tipo di intelligenza artificiale che prevede l’utilizzo di algoritmi ispirati all’evoluzione naturale per trovare soluzioni ai problemi.
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Machine learning: Machine learning involves using algorithms and statistical models to allow a computer to “learn” from data, without being explicitly programmed.

Deep learning: Deep learning is a subfield of machine learning that involves using neural networks to learn complex patterns in data.

Natural language processing (NLP): NLP is the ability of a computer to understand, interpret, and generate human language.

Computer vision: Computer vision is the ability of a computer to understand and interpret images and video.

Robotics: Robotics involves the use of AI to build robots that can perform tasks in manufacturing, agriculture, and other industries.

Expert systems: Expert systems are AI programs that are designed to solve problems in a specific domain, using knowledge and reasoning abilities similar to those of a human expert.

Neural networks: Neural networks are a type of machine learning algorithm that are inspired by the structure and function of the human brain.

Fuzzy logic: Fuzzy logic is a type of AI that allows a system to make decisions based on incomplete or uncertain information.

Genetic algorithms: Genetic algorithms are a type of AI that use principles of natural selection and genetics to optimize solutions to problems.

Evolutionary computation: Evolutionary computation is a type of AI that involves using algorithms inspired by natural evolution to find solutions to problems.
Fonte/Source: bbntimes.com [image error]
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Published on April 18, 2023 09:21

April 16, 2023

Science & Poetry-Scienza & Poesia

The Book-Il Libro

Poetry can be used as a unique and engaging way to communicate complex scientific ideas to a wider audience. It can help to make science more accessible and understandable to non-scientific audiences. Poetry can also act as a conduit between science and a wider audience, reframing research in a language and format that is more accessible. However, the biggest challenge in using poetry to help communicate science lies in its own diversity. It is necessary to work with audiences to identify poetry that they like and that they feel speaks both to and for them. Doing so helps to reinforce the importance of their own knowledge, expertise, and lived experiences.

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La poesia può essere utilizzata come un modo unico e coinvolgente per comunicare idee scientifiche complesse a un pubblico più ampio. Può aiutare a rendere la scienza più accessibile e comprensibile al pubblico non scientifico. La poesia può anche fungere da canale riformulando la ricerca in un linguaggio e in un formato più accessibili. La più grande sfida consiste nell’usare la poesia risiede nella sua stessa diversità. È necessario lavorare con il pubblico per identificare la poesia che piace. Ciò aiuta a rafforzare l’importanza delle proprie conoscenze, competenze ed esperienze vissute.

Science and poetry, two worlds apart,
Yet together they can make a start,
To communicate complex ideas,
And make them clear, dispel the fears.

Through rhyme and rhythm, we can convey,
The wonders of science in a new way,
To reach those who may not understand,
And bring them closer to our land.

From the smallest atom to the vastest space,
Poetry can help us find our place,
In the grand scheme of things we see,
And understand our world more deeply.

So let us embrace this fusion of art and science,
And use it to bridge the gap of reliance,
On jargon and terms that may confuse,
And instead, inspire and enthuse.

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Scienza e poesia, due mondi a parte,
Eppure insieme possono iniziare,
A comunicare idee complesse,
Per chiarire e dissipare le paure.

Con rima e ritmo, possiamo trasmettere,
Le meraviglie della scienza in un modo nuovo,
Raggiungere coloro che potrebbero non capire,
E avvicinarli alla nostra terra.

Dal più piccolo atomo allo spazio più vasto,
La poesia può aiutarci a trovare il nostro posto,
Nel grande schema delle cose che vediamo,
Capire il nostro mondo più profondamente.

Abbracciamo questa fusione di arte e scienza,
Usiamola per colmare la mancanza di fiducia,
Sul gergo e sui termini che possono confondere,
E invece, ispirare ed entusiasmare.

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Published on April 16, 2023 23:03

Lettera del vecchio “figlio del tipografo” al vecchio “psichiatra scrittore”

III B — 1952
23 + 3 = 26. Eravamo in 26. Ventitre studenti, più il prof di lettere, il preside e un “bidello”, (pardon! un collaboratore scolastico). Era l’anno del Signore 1952 per la classe III B alla Scuola Media “Amendola” di Sarno, nella Valle dei Sarrasti.
L’ultimo a destra in basso, accovacciato, ero io. Sono ancora qui, vecchio. Sono passati settantuno anni netti. Abbastanza per entrare nella categoria umana che dà l’argomento a questo scritto che non è soltanto un post, ma anche altre cose.
Al mio fianco c’è Pasquale al quale ho deciso di scrivere non un libro come ha scritto il prof. Vittorino Andreoli, ma soltanto una breve lettera. A quel tempo non avrei mai immaginato che sarebbe diventato il suocero di mio figlio.
Ha qualche anno in più di me. Mi sono fatto aiutare dalla Intelligenza Artificiale per scriverla, ho apportato soltanto qualche adattamento. Se leggete su GoodReads il mio avviso di lettura potrete vedere la differenza nel testo.
Caro Pasquale,
Mentre mi siedo per scrivere questa lettera, non posso fare a meno di pensare a tutti gli anni trascorsi dall’ultima volta che ci siamo parlati. Soltanto qualche settimana fa. È passato tanto tempo da quella foto in III B, vero? Ma spero che questa lettera ti trovi bene e che la vita continui ad essere gentile con te.
Man mano che invecchiamo, è facile sentire che il mondo ci sta passando accanto. La tecnologia cambia, le persone vanno e vengono e può essere difficile stare al passo. Ma ho imparato che c’è qualcosa di speciale nell’invecchiare. Abbiamo una vita di ricordi su cui guardare indietro e la saggezza che deriva dall’esperienza.
Penso spesso alle cose che facevamo quando eravamo più giovani. Le avventure che abbiamo avuto, le persone che abbiamo incontrato, le lezioni che abbiamo imparato. È divertente come quei ricordi possano sembrare così vividi, anche dopo tutti questi anni.
Ma anche se ripenso al passato, so che c’è ancora tanto da aspettarsi. La vita è piena di sorprese e non sai mai cosa c’è dietro l’angolo. Quindi continuiamo ad andare avanti, amico mio, e vediamo dove ci porta questo viaggio.
Ho deciso di farti un dono. Ti faccio arrivare un libro scritto da un “vecchio” come te e come me. Tu hai qualche anno più di me, per questa ragione ti ho nominato presidente del “Club dei Dinosauri”.
Ti saluto
Una recensione, un ricordo, forse un “amarcord”, una rievocazione nostalgica del passato, un esercizio di scrittura creativa, la recensione di un libro, un’avventura umana, tante altre cose tra le quali anche una lettera.
Del resto, il libro al quale mi riferisco è nato come una lettera che un grande scrittore e scienziato della mente ha dedicato alla sua condizione: quella di essere diventato un “vecchio”. Lui, Vittorino Andreoli, di libri ne ha scritti tanti, lo si può facilmente vedere dalla sua bibliografia.
Al centro dei suoi interessi, c’è sempre stato un organo intorno a cui ruota l’esistenza umana: il cervello. Un interesse comune, anche il mio. Ma io non sono affatto uno scienziato. Condivido con il prof. Vittorino Andreoli soltanto gli anni, oltre che il “cervello”. Il mio, non il suo, ahimè!
Lui, di anni ne ha uno in meno di me, la lettera che ha scritto in forma di libro è quindi indirizzata anche a me. L’ho letta con grande interesse e mi sono sentito coinvolto.
Non è la prima volta che scrivo dei suoi libri, come non è la prima volta che mi occupo di questi argomenti: la vecchiaia, il cervello, il digitale e tutto il resto.
Caro Vittorino, caro professore, mi permetti di chiamarti per nome, se mai leggerai questo mio scritto. Sono “vecchio” anche io, con un anno in più di te. Da quando sono diventato un “sociale moderno”, mi sono considerato un “dinosauro” diventato digitale in seguito alla trasformazione. Tu la chiameresti metamorfosi.
Sono figlio di un tipografo tradizionale, ho imparato a leggere, scrivere e pensare mettendo insieme i caratteri mobili sul compositore nella piccola tipografia di famiglia. La “forma” del sapere nasceva sulla balestra sulla quale mettevo in fila i caratteri mobili di piombo, creavo le parole e le stampavo sulla carta.
Un semplice procedimento tecnico pratico che si collegava a quella scatola del cranio che contiene il cervello. Solo qualche anno dopo, con il passare del tempo, avrei scoperto e studiato i misteriosi meccanismi della mente. Non era una università o un centro di ricerca.
Era soltanto un ospedale mentale dove ero finito da studente infermiere per mantenermi a studiare la lingua. Durante il corso di infermeria al primo anno ebbi come Tutor un insegnante medico di nome Shapiro. Non ho mai dimenticato le sue lezioni.
Ricordo che nell’ospedale mentale nel quale trascorsi oltre due anni di lavoro ci preparavano ad affrontare nel modo migliore le varie e difficili situazioni nelle quali potevamo trovarci nel lavoro quotidiano con quei pazienti davvero speciali.
Quella patologia la si chiamava al tempo “Mental deficiency”, vera materia del contendere. Pazienti di tutte le età che, oltre ad avere gravi problemi mentali, soffrivano anche di serie complicazioni fisiche.
Era importante per chi doveva trascorrere con loro intere giornate di assistenza e terapia sapere escogitare modi e sistemi per risolvere problemi di svariata natura. Bambini, ragazzi, adulti, anziani e vecchi, tutto ruotava intorno a quella scatola magica e misteriosa chiamata cervello.
I reparti, chiamati “ward”, più difficili ed impegnativi erano il “Ward Children’s 2” e “Ward Male 6”. Dalla prima infanzia alla più terribile senescenza, una umanità alla quale non sapevo dare una risposta.
Oggi, leggendo il tuo libro, da “vecchio”, ho avuto la possibilità di comprendere, ma non ho trovato la risposta all’ultimo interrogativo: perchè?
Il Libro [image error]
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Published on April 16, 2023 08:22

April 15, 2023

The importance of a lifetime’s reading. Tutta una vita di letture.

The Book
Reading throughout one’s lifetime is important for several reasons. It allows individuals to form opinions, develop critical thinking skills, and gain knowledge on a wide range of subjects. Reading can also have numerous benefits, including greater intelligence, a longer memory, improved relaxation, higher scores, more empathy, and increased success. Developing good reading habits at an early age can lead to a lifetime of success. Encouraging the lifetime reading habit is important, even though it can be challenging to do so in schools. Additionally, reading to children when they are young can improve their social and behavioral skills, which can have benefits that last a lifetime.
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Leggere per tutta la vita è importante per diversi motivi. Consente alle persone di formarsi opinioni, sviluppare capacità di pensiero critico e acquisire conoscenze su una vasta gamma di argomenti. La lettura può anche avere numerosi vantaggi, tra cui una maggiore intelligenza, una memoria più lunga, un migliore rilassamento, voti più alti, più empatia e un maggiore successo. Sviluppare buone abitudini di lettura in tenera età può portare a una vita di successo. Incoraggiare l’abitudine alla lettura per tutta la vita è importante, anche se può essere difficile farlo nelle scuole. Inoltre, leggere ai bambini quando sono piccoli può migliorare le loro abilità sociali e comportamentali, si possono avere benefici che durano tutta la vita.
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Published on April 15, 2023 11:21

Bilingualism. Bilinguismo

Being bilingual has many benefits, including improved multitasking skills, attention control, problem-solving, and creativity. Research has shown that bilingualism can also lead to better mental flexibility, concentration, and multitasking skills, which are valuable in everyday life. Bilingualism can also protect against cognitive decline in aging. Additionally, being bilingual can improve job prospects and increase earning potential. Other benefits of bilingualism include improved health, increased creativity, and enhanced empathy. Bilingualism can also lead to a more diversified set of mental abilities and superior concept formation. Overall, being bilingual has many social, cultural, and financial benefits, and it should be encouraged.
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Essere bilingue ha molti vantaggi, tra cui migliori capacità di connessione, controllo dell’attenzione, risoluzione dei problemi e creatività. La ricerca ha dimostrato che il bilinguismo può anche portare a una migliore flessibilità mentale, concentrazione e capacità multiple che sono preziose nella vita di tutti i giorni. Il bilinguismo può anche proteggere dal declino cognitivo nell’invecchiamento. Inoltre, essere bilingue può migliorare le prospettive di lavoro e aumentare il potenziale di guadagno. Altri vantaggi del bilinguismo includono una salute migliore, una maggiore creatività e una maggiore empatia. Il bilinguismo può anche portare a un insieme più diversificato di capacità mentali e a una formazione concettuale superiore. Nel complesso, essere bilingue ha molti vantaggi sociali, culturali e finanziari e dovrebbe essere incoraggiato.
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Published on April 15, 2023 11:00

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Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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