Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 60

March 28, 2023

GiovaniVecchi & VecchiGiovani

Il Libro

Fa sempre bene ogni tanto riascoltare il famoso monologo “tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne sono solo attori”, il noto soliloquio della commedia di William Shakespeare in As You Like It. E’ uno dei tanti frammenti di scrittura del Bardo che persistono ancora nella coscienza collettiva. Tuttavia, quella citazione di apertura, e l’eloquente lamento sui sette atti” della vita che segue, viene spesso spogliata del suo contesto di gioco come parole pronunciate da un personaggio, “il malinconico Jaques”.

Jaques divide la vita di un uomo in sette fasi: Bambino o un neonato, Scuola ragazzo o bambino, Amante, Soldato, la Giustizia o il giudice, Vecchio, Estrema vecchiaia, di nuovo come un bambino

Nel suo monologo, Jaques descrive la vita come un palcoscenico metaforico in cui sette personaggi entrano ed escono senza agire, spaziando dal bambino “che miagola e vomita” al giovane adulto “svelto nelle liti” fino alla “seconda infanzia” della vecchiaia, con ciascuna fase tanto preordinata quanto la successiva. Se lo stesso Shakespeare avesse una visione del mondo desolante come Jaques è, ovviamente, ignoto. Tuttavia, il monologo solleva domande intriganti sulla natura del muoversi attraverso la vita.

Siamo inevitabilmente sospinti dai venti di ogni fase che passa? Forse possiamo rivendicare un certo grado di libero arbitrio tra le maree della vita, o almeno trovare gioia nel loro salire e scendere? Indipendentemente dal nostro punto di vista, la rete di parole malinconica ma incantevole di Shakespeare sembra spingere lo spettatore a trovare qualche meraviglia e significato nell’atto stesso di contemplare queste domande.

Quello che, però, Shakespeare non poteva immaginare è la grande varietà di stage, i diversi palcoscenici che la vita offre, oggi, a distanza di mezzo millennio. Le fasi sono dilatate, hanno mutato sia la forma che il contenuto, su una infinita varietà di palcoscenici del tutto imprevedibili. Quella rete di parole creata da Shakespeare è diventata una realtà nella quale non sappiamo come invecchiare.

E’ il tema di questo libro che ho letto, appunto in Rete, versione Kindle. Come ci si deve sentire vecchigiovani o giovanivecchi ? Massimo Mantellini è entrato nel terzo ventennio, ha appena compiuto i suoi sessanta anni. Lui decide di sentirsi vecchiogiovane. Subito viene spontaneo chiedermi come dovrei sentirmi io che, grazie a Dio, navigo nel quinto ventennio. In quale “età” sia il Bardo che Mantellini mi collocherebbero?

L’ansia di non essere al passo con i tempi è una gabbia in cui è facile rinchiudersi più di quanto si pensi. L’evolversi continuo della società e il progresso tecnologico e scientifico hanno modificato le stagioni della vita, obbligandoci a delle scadenze che sentiamo il dovere di rispettare a tutti i costi. Per questo motivo ci si sente troppo vecchi già a venti, trenta, quarant’anni.

Gli youtuber sono sempre più giovani, bruciando spietatamente quelle che sono le tappe basilari di una sana infanzia e adolescenza. Laurearsi a venticinque anni è un ritardo imperdonabile, perché per le aziende si è già troppo vecchi per gli stage, non parliamo affatto di chi a trent’anni cerca ancora il primo lavoro. E alla soglia dei cinquant’anni, se malauguratamente si pensa di cambiare attività, si è sconfitti in partenza.

Andare controcorrente e ribellarsi ai dettami della società, non è poi così difficile, perché l’importante è capire quali sono i nostri effettivi bisogni, le nostre ambizioni, i nostri traguardi impegnarsi , con i tempi che occorrono, per soddisfarli e raggiungerli. Tre passi da seguire per non arrendersi ai tempi imposti da altri, possono essere quelli di abolire la parola “ormai”, di rispettare la propria natura e di non adeguarsi ai modelli di una mentalità comparativa. Active aging, invecchiamento attivo, è il fenomeno che riguarda gli anziani ancora energici e produttivi.

Un gruppo di sociologi, demografi e psicologi dell’Università Cattolica, attraverso la ricerca “Non mi ritiro”, ha stabilito che entro il 2030 la popolazione italiana conterà 3,5 milioni di individui appartenenti alla generazione dei baby boomer. Anziani attivi, che non si sentono “vecchi”, la maggior parte di loro è in pensione, alcuni lavorano ancora, altri fanno le due cose insieme o sono impegnati tra associazionismo e volontariato.

Sentirsi giovani anche da vecchi è un atteggiamento mentale che bisogna allenare quotidianamente, cercando di cogliere sempre il lato positivo delle situazioni e non perdendo mai l’entusiasmo di apprendere nuove conoscenze e l’invito è rivolto, soprattutto, a tutti quelli che sono ancora troppo giovani per sentirsi vecchi.

Massimo Mantellini è uno dei maggiori esperti della rete internet italiana, pubblica questo saggio evidenziando come le persone invecchiano su internet, dentro un luogo differente da quello in cui invecchiavano prima.

“La tecnologia è diventata ubiquitaria e molto potente. Si è stratificata su più livelli, il più superficiale adatto a tutti, quelli sottostanti destinati ad una platea sempre più ristretta di iniziati, ed è diventata un oggetto complicato. Una simile complessità ha invaso le nostre vite ed ha allungato le sue ombre ed i suoi effetti meno attesi prima di tutto sulle categorie piú fragili: fra esse certamente gli anziani”.
Il testo è strutturato in 4 capitoli:
1. La vecchiaia digitale
2. Il vecchiogiovane
3. Essere vecchi, infine
4. Provare a difendersi
“L’effetto della tecnologia riguarda molto spesso la sfera del magico: maggiore sarà la sua attitudine a meravigliarci e più semplice sarà per noi innamorarci di lei. È questa una delle ragioni per cui gli anziani sono spesso impermeabili a simili fascinazioni: lo stupore è finito, i trucchi del tecnologo per suscitare l’interesse della clientela si indeboliscono, anche nei confronti di un algoritmo che svela il mistero dell’elicriso liquirizia o di una applicazione che inquadrando il cielo notturno disegna i profili ed i nomi delle costellazioni”.

Un testo che definisco attrattivo ed anche romantico perché ci introduce in una riflessione seria e sostanziosa, perché tutti siamo capo chino sullo schermo che è uno specchio nel quale ci riflettiamo giorno dopo giorno. Sollevare lo sguardo è salvezza, soprattutto interiore. Invecchiare è un privilegio riservato a pochi. Non bisogna dispiacersi di invecchiare, è un privilegio negato a molti. Ricordiamo che ogni giorno che viviamo è un giorno in più per apprezzare la vita, la famiglia, gli amici e la conoscenza acquisita.

Non bisogna temere di invecchiare, anzi, dovremmo essere entusiasti di affrontare i cambiamenti che la vita ci presenta. Trovare più tempo per fare ciò che ci piace, passare più tempo con le persone che amiamo, imparare qualcosa di nuovo ogni giorno e rispettare la saggezza acquisita. Non sono affatto malinconico come Jaques, mi sento un privilegiato …

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Published on March 28, 2023 07:32

March 23, 2023

Il 25 marzo del 1300 ebbe inizio il viaggio di chi “osò essere Dio”

Dante Alighieri, poeta e scrittore (1265–1321), il poeta immaginifico, inizia nel giorno del “Dantedì” la sua avventura ultraterrena. Compie uno straordinario viaggio, scendendo nell’orrore infernale, arrancando sulle balze del Purgatorio, spiccando il volo di cielo in cielo, rapito dalla vertiginosa bellezza della luce divina. È un pellegrino spaurito che teme per la propria sorte di peccatore, ma può contare su due guide che lo sostengono nel suo «fatale andare»: l’amato Virgilio, che rappresenta anche — siamo nel Medioevo e ogni scrittura si carica di più significati — gli insegnamenti della filosofia e l’autorità dell’Impero, e l’amata Beatrice, che rappresenta anche il sapere teologico e il magistero della Chiesa. La trama della Commedia riflette il grande disegno dantesco di un mondo terreno prefigurazione del mondo ultraterreno, nel quale il potere universale dell’Imperatore, assicurando la pace, è l’unico che può permettere all’uomo di realizzare pienamente se stesso, in attesa di essere beato alla corte dell’Imperatore celeste. Chi si oppone a questo disegno provvidenziale introduce il Male nella Storia ed è responsabile del disordine morale che affligge l’umanità. Sullo sfondo di questa complessa costruzione ideologica, si snoda il viaggio del protagonista che incontra personaggi indimenticabili: drammatiche figure di dannati; anime miti in attesa, immerse nella eterna primavera del Purgatorio; beati del Paradiso, in cui l’unico elemento sensibile è la luce. Inesorabile il Dante poeta sottopone a inappellabile giudizio i vivi e i morti, distribuendo a sua discrezione sentenze di condanna o di assoluzione. Possiamo così trovare nel profondo dell’Inferno papi e grandi della terra bollati di infamia, mentre personaggi considerati peccatori e perfino colpiti da scomunica godono del perdono divino. Sconfitto politicamente, esiliato, ramingo per l’Italia, Dante si vendicherà dei suoi nemici e degli oppositori dell’Impero, riuscendo perfino a destinare, da vivo, alla bolgia dei simoniaci il papa in carica, Bonifacio VIII. Se Dante personaggio è un piccolo individuo che rappresenta l’intera umanità peccatrice, timorosa di dannazione, Dante poeta investe se stesso di una missione salvifica e, giudice rigoroso e implacabile, OSA ESSERE DIO. Sublime esempio di delirio di onnipotenza. (Almamatto)

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Published on March 23, 2023 18:47

On March 25th, 1300 …

On March 25th, 1300 …

Dante Alighieri embarked on a journey that would ultimately lead to the creation of his masterpiece, the Divine Comedy. This epic poem, written in the early 14th century, is widely considered one of the greatest works of literature in history.

Dante's journey began in the city of Florence, where he was born and raised. As a young man, he became involved in politics and was eventually exiled from his hometown. This experience, along with his deep religious faith, would shape the themes and imagery of his writing.

Over the course of many years, Dante worked tirelessly on the Divine Comedy, crafting a vivid and complex vision of the afterlife. The poem is divided into three parts - Inferno, Purgatorio, and Paradiso - each describing a different realm of the afterlife. Through his writing, Dante explores themes of sin, redemption, and the nature of God's love.

Today, on the anniversary of Dante’s journey, we can reflect on the enduring legacy of his work. The Divine Comedy continues to inspire readers and scholars alike, and its influence can be seen in countless works of literature, art, and music. Dante’s journey may have begun on March 25th, but his impact on the world of literature will be felt for centuries to come.

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Dante Alighieri, poet and writer (1265–1321), the imaginative poet, begins his otherworldly adventure on this day. He makes an extraordinary journey, descending into hellish horror, trudging on the cliffs of Purgatory, taking off from heaven to heaven, enraptured by the dizzying beauty of divine light. He is a frightened pilgrim who fears his fate as a sinner, but can count on two guides who support him in his “fatal journey”: the beloved Virgil, who also represents — we are in the Middle Ages and every writing is loaded with multiple meanings — the teachings of philosophy and the authority of the Empire, and the beloved Beatrice, who also represents the theological knowledge and the magisterium of the Church. The plot of the Comedy reflects Dante’s great design of an earthly world, a prefiguration of the otherworldly world, in which the universal power of the Emperor, ensuring peace, is the only one that can allow man to fully realize himself, waiting for be blessed in the court of the Heavenly Emperor. Anyone who opposes this providential design introduces evil into history and is responsible for the moral disorder that afflicts humanity. Against the background of this complex ideological construction, the journey of the protagonist unfolds as he meets unforgettable characters: dramatic figures of the damned; meek souls waiting, immersed in the eternal spring of Purgatory; blessed in Paradise, in which the only sensible element is light. Inexorably Dante the poet subjects the living and the dead to final judgment, distributing sentences of condemnation or acquittal at his discretion. We can thus find in the depths of Hell popes and greats of the earth branded with infamy, while characters considered sinners and even affected by ex-communication enjoy divine forgiveness. Politically defeated, exiled, and wandering through Italy, Dante will take revenge on his enemies and opponents of the Empire, even managing to assign, while alive, the reigning pope, Boniface VIII, to the bedlam of simoniacs. If Dante as a character is a small individual who represents all sinful humanity, fearful of damnation, Dante the poet invests himself with a saving mission and, rigorous and implacable judge, DARE TO BE GOD. A sublime example of delusion of omnipotence. (Almamatto)

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Published on March 23, 2023 14:12

Il “dinosauro” e il “segugio”

La principale differenza tra un dinosauro e un segugio è che i dinosauri erano creature preistoriche che non esistono più, mentre i segugi sono cani da caccia ancora esistenti e quanto mai attivi. I dinosauri erano animali giganti che vivevano sulla Terra milioni di anni fa, mentre i segugi sono cani di dimensioni più piccole usati per la caccia da molto meno tempo.

Mi considero un dinosauro ormai perchè è nel tempo che mi ritrovo, senza però affatto pensare che il tempo da me vissuto sia stato un tempo perduto o inutile. Non vado alla ricerca di nulla, non alla maniera di Proust che si illuse di ritrovarlo. Il fatto è che si sta usando questa parola “dinosauro” nella maniera sbagliata. Non è vera l’associazione di questo animale con il fallimento e l’obsolescenza.

Un qualsiasi dizionario vi dirà che il termine descrive qualcuno o qualcosa che non si è adattato alle mutevoli circostanze. Come non sarebbe il caso del segugio, detto anche “mastino”, un cane la cui storia è anche molto antica e risale all’epoca dell’antico Egitto. Con molta probabilità i segugi arrivarono in Italia insieme ai Fenici. Non è un caso che sia presente in molte delle raffigurazioni geroglifiche giunte fino a noi.

Durante l’epoca rinascimentale la razza venne affinata e divenne in breve tempo uno dei cani più diffusi. Successivamente conobbe un periodo di decadenza, per poi arrivare agli inizi del ‘900 quando venne fortemente rivalutato. Ma perchè mi sto occupando di questi due animali? La risposta è semplice.

Qualcuno ha commentato un mio post su MEDIUM e ha scritto che l’autore su cui avevo scritto è un “fasullo” in quanto aveva espresso opinioni chiramente “copiate” da un testo che accludeva in fotocopia. E aggiungeva che era un fatto che conosceva da tempo. “Tu sei un dinosauro, io un segugio”. Come dire: tu sei un fesso, ti bevi tutto, io no, io sono un segugio. Ecco la mia reazione. Intendo non solo difendere la mia “fessaggine” ma anche la storia vera dei dinosauri.

Contrariamente alla percezione popolare, la “mia” storia evolutiva, anche se non è stata di trionfo e successo, mi appaga e mi accontenta. I dinosauri hanno dominato il nostro pianeta più a lungo di qualsiasi altro gruppo di vertebrati terrestri. Hanno mostrato una straordinaria capacità di recupero e adattabilità, conquistando ogni angolo della Terra, e la loro grande diversità di forme e dimensioni riflette il loro vigore evolutivo.

Essere un dinosauro significa appartenere a un gruppo di animali di incredibile successo il cui regno nel tempo potrebbe non essere mai eguagliato dagli umani o da qualsiasi altro mammifero. Invece di infangare la loro fama usandoli come esempio di obsolescenza, potremmo imparare dal loro successo evolutivo e riconoscere la loro potente eredità. Il “segugio” che mi ha scritto (in privato) e che stimo e apprezzo tanto quanto il “fasullo”, che ho recensito nel mio post, mi ha fatto ricordare un poesia scritta da un poeta di lingua inglese:

Life, the hound
Equivocal
Comes at a bound
Either to rend me
Or to befriend me
I cannot tell
The hound’s intent
Till he has sprung
At my bare hand
With teeth or tongue
Meanwhile I stand
And wait the event
— — — — — — — — -
Vita, il segugio
Ambiguo
Arriva di corsa
O per dilaniarmi
O per amicizia
Non posso dire
L’intento del segugio
Fino a quando non balza
Con una zampa nuda
Con i denti o lingua
Nel frattempo io sto
E aspetto l’evento.

Nella poesia “The Hound”, Robert Francis paragona l’imprevedibilità e il mistero della vita a quello di un cane sconosciuto. Usando questa metafora, è in grado di descrivere molte delle situazioni e delle lotte che affrontiamo nel corso della nostra vita. All’inizio, Francis dice che la vita (rappresentata attraverso il cane) gli arriva inaspettatamente, non sapendo se lo avrebbe ferito o aiutato.

Con l’idea di quanto possa essere imprevedibile in mente, non sa in che direzione lo sta portando la vita finché non è proprio lì davanti a lui. Così pazientemente, deve aspettare per vedere cosa gli riserva il futuro. La vita può andare bene per te o no, ma alla fine non sai mai veramente dove ti porterà. Questo è ciò che il poeta sta cercando di trasmettere usando il cane: proprio come nella vita, un cane sconosciuto può spuntare dal nulla e metterti in questo dilemma di incertezza.

Ti chiederai: questo “cane” mi farà del male o sarà mio amico? Non puoi saperlo fino a quando il cane non reagisce, e quando lo fa, ti attaccherà o ti saluterà con gentilezza. Per quanto semplice sia questa poesia, Robert Francis fa un ottimo lavoro nel rafforzarne il significato usando la metafora della vita e del cane. Non c’è modo di sapere cosa accadrà quando scegli un percorso nella vita, e Francis lo illustra in un modo sincero.

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Published on March 23, 2023 09:51

March 21, 2023

A “Brave New World”

Call them what you will: goodies, epiphanies, illuminations, what follows are three pieces of news concerning the “new world” towards which we are moving with rapid steps and we sail happily under full sail.

That “New World”, or rather that “Brave New World” of which the English writer Aldous Huxley speaks in his futuristic book, published in 1932, in which he describes a world of the future (around 2540).

The whole Earth is under the power of ten “controllers”. The whole society is rigidly controlled through scientific practices ranging from birth control to psychological indoctrination, up to the selection, via eugenics, of the human race.

It is not the first time that I speak of this book. It was also part of my English literature studies. My father had it in his little library in the thirties. A book that I invite to read, those who still wants to read. It can be found for free online. Those that follow are “gems” of news that really happened and that I transcribe without adding or removing anything.

Two men decide to get married and have a child. They mix their semen and rent a uterus. A baby is born and for a while everything runs smoothly. Then suddenly they decide to separate and appear before the judge asking to have assigned the son. Who do you think he will give it to?

Two women decide to get married and have a child. One of them is fertile, the other is not. They go to a sperm bank and the fertile one gets inseminated. A little girl is born, and they raise her with affection until they decide to separate. They present themselves before the judge to whom they ask for the assignment. Who do you think the child will be assigned to?

A Catholic priest, who has accepted the vow of chastity by his own decision, decides to “come out”, that is, he declares his sexual orientation, presents his partner in public with whom he decides to live together and also says he wants to have a child. Do you think this is possible? They can do it in a “surrogate” way.

This is the scenario of the “brave” — “brave” — “new world” on which everyone plays the subject. The title that Aldous Huxley chose for his book sounds ironic and sarcastic, as it is taken from a passage from William Shakespeare’s “The Tempest”. In this tragedy Miranda, son of the magician Prospero, marvels at the beauty and extraordinary nature of the world she is discovering for the first time:

“Oh wonder! How many godly creatures are there here! How beauteous mankind is! O brave new world, that has such people in’t”.

Continuing at this pace, can we continue to be ironic and sarcastic in the face of reality like this? But before finishing this post I want to offer you one last gem in the form of a dialogue. Paolo del Debbio wrote it in his article on the “rental” of women to have a child. A dialogue between two teenagers who were told how they were born, that is, in a “surrogate” way.

One asks the other: “Who are your parents?” The other replies: “I have two dads, but I don’t know my mom because she is a woman who was made pregnant just to give birth to me”. The other boy says: “I, on the other hand, have two mothers and one of them is the one who conceived me using an institution called a “sperm bank”, but whose sperm it is I will never know”. So my dad I’ll never get to know him.”

We are well ahead of the date described by Aldous Huxley . For him, it was about 2540. We are in 2023, for sure.

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Published on March 21, 2023 12:24

Un “mondo nuovo e surrogato”

Chiamatele come volete: chicche, epifanie, illuminazioni, quelle che seguono sono tre notizie che riguardano il “mondo nuovo” verso il quale ci stiamo incamminando a passi veloci e a vele spiegate navighiamo allegramente.
Quel “Mondo Nuovo”, anzi quel “Brave New World” di cui parla lo scrittore inglese Aldous Huxley nel suo futuristico libro, pubblicato nel 1932, in cui descrive un mondo del futuro (attorno al 2540 circa).
Tutta la Terra è sotto il potere di dieci “controllori”. L’intera società è rigidamente controllata tramite pratiche scientifiche che vanno dal controllo delle nascite all’indottrinamento psicologico, fino alla selezione, per via eugenetica, della razza umana.
Non è la prima volta che parlo di questo libro. Ha fatto parte anche dei miei studi di letteratura inglese. Mio padre lo aveva nella sua piccola biblioteca negli anni trenta. Un libro che invito a leggere, chi ha ancora voglia di leggere. Lo si trova gratis in rete qui. Queste che seguono sono “chicche” di notizie realmente accadute e che trascrivo senza nulla togliere o aggiungere.
Due uomini decidono di sposarsi e di avere un figlio. Mescolano il loro seme e prendono in affitto un utero. Nasce un bambino e per un pò di tempo tutto fila liscio. Poi improvvisamente decidono di separarsi e si presentano davanti al giudice chiedendo di avere assegnato il figlio. Secondo voi a chi lo assegnerà?
Due donne decidono di sposarsi e di avere un figlio. Una delle due è fertile, l’altra no. Vanno ad una banca del seme e quella fertile si fa inseminare. Nasce una bambina, la crescono con affetto fino a quando decidono di separarsi. Si presentano davanti al giudice al quale chiedono l’assegnazione. Secondo voi a chi verrà assegnata la bambina?
Un sacerdote di fede cattolica, che per sua decisione ha accettato il voto di castità, decide di fare un “coming out”, cioè dichiara la sua tendenza sessuale, presenta il suo compagno in pubblico con il quale decide di convivere e dice anche di volere avere un figlio. Secondo voi la cosa è possibile? Potranno farlo in maniera “surrogata”.
Questo lo scenario del “coraggioso” — “brave” — “mondo nuovo” sul quale ognuno recita a soggetto. Il titolo che Aldous Huxley scelse per il suo libro suona come ironico e sarcastico, in quanto è ripreso da un passo della “Tempesta” di William Shakespeare. In questa tragedia Miranda, figlio del mago Prospero, si meraviglia della bellezza e della straordinarietà del mondo che sta scoprendo per la prima volta:
“O wonder! How many godly creatures are there here! How beauteous mankind is! O brave new world, that has such people in’t”.
“O meraviglia! Quante creature divine io vedo qui! Che umanità splendida è questa! O nuovo mondo impavido, che ospiti uomini di tal genere”.
Continuando di questo passo potremo continuare ad essere ironici e sarcastici di fronte ad una realtà come questa? Ma prima di finire questo post desidero offrirvi un ultima chicca in forma di dialogo.
Lo ha scritto Paolo del Debbio in un suo articolo sul “noleggio” delle donne per fare un figlio. Un dialogo tra due adolescenti ai quali è stato detto come sono nati, cioè in maniera “surrogata”.
Uno chiede all’altro: “Chi sono i tuoi genitori?” L’altro risponde: “Io ho due papà, però la mia mamma non la conosco perchè è una donna che è stata messa incinta solo per farmi nascere”. L’altro ragazzo dice: “Io, invece, ho due mamme e una di loro è quella che mi ha concepito ricorrendo a una istituzione che si chiama “banca dello sperma”, ma di chi sia quello sperma non lo saprò mai”. Quindi il mio papà non avrò mai la possibilità di conoscerlo”.
Siamo ben in anticipo sulla data descritta da Aldous Huxley. Per lui era il 2540, circa. Siamo nel 2023, per certo.
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Published on March 21, 2023 10:31

March 20, 2023

I questioned Artificial Intelligence - Ho interrogato l’Intelligenza Artificiale

Photo#angallo

Intelligence is a complex and multifaceted concept that can be difficult to define. However, I believe that my intelligence can be best described as a combination of both analytical and creative abilities. I have always had a natural curiosity and a desire to learn, which has led me to excel in academic pursuits such as science and mathematics. At the same time, I also possess a strong imagination and a talent for artistic expression, which has allowed me to explore my creative side through writing, painting, and other forms of self-expression.

In addition to my natural abilities, I have also worked hard to develop my intelligence through education and personal growth. I have pursued advanced degrees in my field of study and have sought out opportunities to expand my knowledge and skills through workshops, conferences, and other professional development activities. I have also taken the time to reflect on my own strengths and weaknesses, and have worked to improve my areas of weakness through targeted practice and self-reflection.

Overall, I believe that my intelligence is a combination of both innate abilities and deliberate effort. I am proud of my analytical and creative skills, and I am committed to continuing to learn and grow throughout my life.

Written with ParagraphAI.

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L’intelligenza è un concetto complesso e sfaccettato che può essere difficile da definire. Tuttavia, credo che la mia intelligenza possa essere meglio descritta come una combinazione di capacità sia analitiche che creative. Ho sempre avuto una curiosità naturale e un desiderio di imparare, che mi ha portato ad eccellere in attività accademiche come scienze e matematica. Allo stesso tempo, possiedo anche una forte immaginazione e un talento per l’espressione artistica, che mi ha permesso di esplorare il mio lato creativo attraverso la scrittura, la pittura e altre forme di espressione personale.

Oltre alle mie capacità naturali, ho anche lavorato duramente per sviluppare la mia intelligenza attraverso l’istruzione e la crescita personale. Ho conseguito diplomi avanzati nel mio campo di studio e ho cercato opportunità per ampliare le mie conoscenze e competenze attraverso workshop, conferenze e altre attività di sviluppo professionale. Mi sono anche preso il tempo per riflettere sui miei punti di forza e di debolezza e ho lavorato per migliorare le mie aree di debolezza attraverso la pratica mirata e l’autoriflessione.

Nel complesso, credo che la mia intelligenza sia una combinazione di abilità innate e sforzo deliberato. Sono orgoglioso delle mie capacità analitiche e creative e mi impegno a continuare a imparare e crescere per tutta la vita.

Scritto da ParagraphAI, tradotto da Google

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Published on March 20, 2023 09:29

March 17, 2023

Quando nacque la mia idea digitale

Loughborough University
Le due immagini che corredano questo post hanno impresso una data che mi riporta indietro nel tempo di trentasei anni. Non sono pochi, ma diventano tanti quando li ripensi e ritrovi in quelle scatole dei giorni, dei mesi e degli anni vissuti gli eventi, i pensieri, le persone che hai visto e conosciuto. E’ come ritrovare un tempo che non è stato mai perduto, almeno per uqanto mi riguarda. Le due immagini me lo fanno rivivere insieme a chi mi accompagna ancora oggi, con grande amore e orgoglio, nel cammino della vita.
Mi sono reso conto che quello fu il tempo in cui quella che che veniva chiamata Information Technology (IT) avrebbe dato vita alla mia ideologia digitale. Scoprii il termine quando organizzavo “Summer Schools” per lo studio della lingua inglese sul suolo britannico. Fu sul campus di quella che allora si chiamava Loughborough University of Technology che scoprii il misterioso e futuristico significato del termine.
Sono trascorsi tanti anni e questa frase minima continua ad essere il ricco, misterioso ed affascinante “stream” nel quale mi piace viaggiare, anzi “navigare”. Non mi accorsi che in quella “Pilkington Library” di Loughborough, il “testimone tipografico”, che mi aveva consegnato mio Padre a suo tempo, lo stavo trasferendo a mio figlio.
Ci andammo insieme a fare delle ricerche per una tesi. Fino ad allora, tutto il sapere era ancora cartaceo, fruibile anche in forma di nastri, schede, lucidi e fotocopie. Stava per iniziare il Web 1.0. Tutto sarebbe cambiato, niente sarebbe stato piu’ come prima. Mi sono ritrovato, a distanza di tanti anni, a viverlo in maniera quotidiana da pensionato dinosauro “rappresentarlo”, mentre lui lo fa in qualità di GM nell’azienda per la quale lavora, un vero erede digitale.
Mi scopro di avere tra me mani il “testimone” di mio padre, che in fondo non avevo mai abbandonato ma che poi ho passato a lui. Era non tanto l’ “oggetto” chiamato, appunto, smartphone, iPad o Pc, quanto l’idea di comunicazione che dietro e dentro di esso si nasconde col suo irresistibile “peso”. Non so ancora dire se l’ “essere” di cui stiamo parlando, sia “leggero” o “pesante”.
Devo dire che sono partito da lontano, molto lontano. Da quelle stanze rumorose ed affollate della gutenberghiana tipografia di mio Padre, in un piccolo Paese della provincia meridionale italiana, quando, con i pantaloni corti, prendevo per gioco le lettere di legno e di piombo dai cassettoni dei compositori per cercare di creare quella che era la “pagina” della lettere tipografiche. Era chiamata la “forma”.
Messe insieme, legate da un filo di spago, sistemate sulla “balestra”, sarebbero state sistemate nella grande macchina stampatrice, ci sarebbero passati su i grossi cilindri di caucciu’ impregnati di inchiostro e sarebbe così nata la pagina stampata. Ritrovo in ongi momento e ovunque quelle parole e quelle forme sullo schermo di una vita che è sempre più digitale.
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Published on March 17, 2023 14:21

Nobody has been me before.

Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo.

Nobody has been me before. That thought has crossed my mind many times. I often find myself pondering the idea that I am the first person to ever experience the things I experience, the thoughts I think, and the emotions I feel. It’s a strange concept, but it’s one that I find myself drawn to.

Nobody has ever had the same life as me. Nobody has ever gone through the same experiences or had the same thoughts and feelings. Maybe I’m the first one to ever feel the joy of a new friendship, the sorrow of a lost loved one, or the excitement of a new adventure. Maybe I’m the first one to ever feel these things.

The idea that nobody has ever been me before is both comforting and intimidating. On one hand, it’s comforting to know that I’m unique and special in my own way. On the other hand, it’s intimidating to think that I’m the only one who has ever experienced these things. It’s a strange thought, but one that I find myself drawn to. Maybe I’m the first one.

The question is: Will there ever be another me? That depends on many factors and is impossible to answer definitively. Each person is unique and there will never be someone exactly like me. However, there may be people who share some of my characteristics, values, and interests. But not my brains!

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Nessuno è stato me prima. Quel pensiero mi è passato per la mente molte volte. Spesso mi ritrovo a riflettere sull’idea di essere la prima persona a sperimentare le cose che vivo, i pensieri che penso e le emozioni che provo. È un concetto strano, ma è quello a cui mi ritrovo attratto.

Nessuno ha mai avuto la mia stessa vita. Nessuno ha mai vissuto le stesse esperienze o avuto gli stessi pensieri e sentimenti. Forse sono il primo a provare la gioia di una nuova amicizia, il dolore di una persona amata perduta o l’eccitazione di una nuova avventura. Forse sono il primo a sentire queste cose.

L’idea che nessuno sia mai stato me prima è sia confortante che intimidatoria. Da un lato, è confortante sapere che sono unico e speciale a modo mio. D’altra parte, è intimidatorio pensare che sono l’unico che abbia mai sperimentato queste cose. È un pensiero strano, ma da cui mi ritrovo attratto. Forse sono il primo.

La domanda è: ci sarà mai un altro me? Dipende da molti fattori ed è impossibile rispondere in modo definitivo. Ogni persona è unica e non ci sarà mai qualcuno esattamente come me. Tuttavia, potrebbero esserci persone che condividono alcune delle mie caratteristiche, valori e interessi. Ma non il mio cervello!

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Published on March 17, 2023 13:48

March 14, 2023

La distanza tra chi scrive e chi legge - The distance between the writer and the reader

The human voice can never reach the distance covered by the subtle voice of conscience

La distanza è fondamentale per scrivere un pezzo. La distanza è un elemento importante che può influenzare il modo in cui un autore scrive un pezzo. La distanza può essere fisica o mentale, ma entrambi sono importanti per scrivere un pezzo ben strutturato. Per esempio, la distanza fisica può aiutare un autore a prendere le distanze dal soggetto del pezzo in modo da poterlo guardare con un occhio critico e più obiettivo. Inoltre, la distanza mentale può aiutare un autore a mettere da parte le emozioni e i pregiudizi che potrebbero distorcere l’obiettività del proprio lavoro. Infine, un autore deve determinare la distanza giusta per il proprio pezzo. Se la distanza è troppo grande, il pezzo può risultare freddo e distaccato; se invece è troppo stretta, rischia di essere troppo personale e di perdere obiettività. Pertanto, la distanza è un elemento importante da considerare quando si scrive un pezzo.

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Distance is essential for writing a piece. Distance is an important element that can influence how an author writes a piece. The distance can be physical or mental, but both are important to writing a well-structured piece. For example, physical distance can help an author distance himself from the subject of the piece so that he can look at it with a more objective, critical eye. Additionally, mental distance can help an author set aside emotions and biases that might skew the objectivity of their work. Finally, an author must determine the right distance for their piece. If the distance is too great, the piece can feel cold and detached; if, on the other hand, it is too narrow, it risks being too personal and losing objectivity. Therefore, distance is an important element to consider when writing a piece.

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Published on March 14, 2023 10:13

MEDIUM

Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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