Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 33

April 2, 2024

Ricordo di un mito: Marlon Brando

L’attore Marlon Brando è stato uno dei tanti miti di gioventù. Adesso che sono un dinosauro ricordo il mio tempo giovanile fatto di giornali a fumetti e di filoni scolastici invece di studiare il latino e il greco.
Il 3 aprile 1924 ricorre la nascita di questo attore che è stato il mito di un tempo ormai perduto. Ricordo ancora il tempo in cui scoprimmo, noi giovani di provincia meridionale, il mondo di Marlon Brando.
Un mondo che veniva da lontano, per noi sconosciuto ed inarrivabile. Ad esso aspiravamo, pur di evadere dalla monotonia di una provincia che ci sembrava un prigione.
Nell’antica Valle dei Sarrasti, tra Sarno e Nocera, le vie di fuga o di evasione erano luoghi chiusi che si chiamavano “Moderno”, “Augusteo”, “Odeon” … Tra Sarno o Nocera, eri fortunato se potevi arrivare a Cava de’ Tirreni o Salerno. Era l’epoca in cui i giornali a fumetti e i film costituivano il pane quotidiano della nostra gioventù.
Il nome di Brando risuonava come un mito irraggiungibile nel panorama cinematografico. Brando parlava una lingua ed un linguaggio che anticipavano l’arrivo di un nuovo modo di comunicare. Marlon Brando era il portavoce.
Il lunedi era il fatidico giorno “filone” per vedere con poche lire due film + le rappresentazioni, per quasi quattro ore di cinema. Un momento di pausa, di fuga dalle aule per noi studenti che preferivamo immergerci in storie coinvolgenti piuttosto che studiare il latino o il greco antico. Fu in uno di questi momenti che il grande schermo si animò con la presenza di Marlon Brando.
Non potrò mai dimenticare il giorno in cui, al cinema Odeon di Nocera Inferiore, il preside dell’Istituto che frequentavo in quella città, venne a stanarci durante la proiezione. Era a caccia dei filonisti. Quando si sparse la voce che era in sala il preside, ci fu una fuggi fuggi generale degno di una delle tante fughe alla maniera di Brando.
Le sue interpretazioni erano davvero magnetiche, la sua presenza carismatica, la sua capacità di trasmettere emozioni autentiche attraverso il suo sguardo e la sua voce profonda, tutto ciò colpiva immediatamente. Ero affascinato dalle sue performance che sembravano scaturire da un luogo intimo, profondo e nascosto della sua anima.
Potevamo vivere con lui sul grande schermo in bianco e nero le sue passioni, illusioni, vittorie e sconfitte. Fu allora che mi resi conto, che Brando non era solo un attore, ma un artista capace di donare vita a personaggi complessi e verosimili. Ogni ruolo che interpretava era un’opportunità di esplorare gli angoli più oscuri dell’essere umano, di mettere a nudo le sue debolezze e le sue contraddizioni.
Spesso, nonostante le molte negatività , riusciva a farci provare empatia per quei personaggi imperfetti che lui sapeva interpretare. Ricordo ancora il suo volto tormentato nel ruolo di Stanley Kowalski in “Un tram che si chiama Desiderio” e la sua interpretazione di Don Vito Corleone ne “Il Padrino”, un personaggio che ha segnato la storia del cinema.
Ma il mio preferito rimane sempre il suo ruolo di Terry Malloy in “Fronte del porto”, in cui ha incarnato con maestria la lotta tra il bene e il male, la fedeltà e la giustizia. Marlon Brando è stato, e rimane, un mito di un tempo ormai perduto.
La sua eredità cinematografica continuerà a ispirare generazioni future di spettatori e attori. Le sue performance indimenticabili sono come un faro che illumina il cammino degli aspiranti artisti, e la sua ricerca di autenticità e di verità nel mondo della recitazione rimarrà sempre un punto di riferimento.
Il 3 aprile, giorno della sua nascita, è un’occasione per ricordare e celebrare il suo genio. Il suo impatto sul cinema e sulla cultura popolare è indiscutibile, la sua presenza rimarrà per sempre nel cuore di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo attraverso il grande schermo.
La principale caratteristica di Marlon Brando era il suo metodo di recitazione innovativo. Brando fu un pioniere del “metodo Stanislavskij”. Approfondiva psicologicamente i suoi personaggi per creare interpretazioni autentiche e intense. Sperimentò anche un suo metodo personale, puntando più sulla preparazione fisica che sullo studio analitico.
Aveva talento e carisma straordinari. Brando possedeva un magnetismo e una forza espressiva unici, in grado di catturare l’attenzione degli spettatori. Le sue interpretazioni erano potenti ed emotive, conferendo spessore e sfumature inaspettate ai suoi personaggi. Era una personalità ribelle e inquieta. Fin da giovane, Brando dimostrò un carattere indisciplinato e insofferente alle regole, sia nella vita privata che nella carriera. Questo suo lato ribelle e irrequieto lo portò a scontri e contrasti, anche con registi e produttori di Hollywood.
Sapeva essere versatile ed impegnato, in grado di interpretare una vasta gamma di ruoli con grande intensità ed impegno. Si preparava a fondo per ogni parte, arrivando a chiudersi per un mese in un ospedale per studiare il comportamento dei disabili.
Ebbe alti e bassi nella carriera. Dopo i grandi successi degli anni ’50, come “Fronte del porto”, la carriera di Brando conobbe periodi di declino dovuti al suo comportamento difficile e capriccioso. Tuttavia, riuscì a rinascere negli anni ’70 con capolavori come “Il Padrino” e il burro dell’ “Ultimo tango a Parigi”.
Fu Marlon Brando un cattivo maestro? Chi può dirlo? Leggete qui di seguito il ritratto psicologico che ne è stato fatto di lui nell’annuario dei matti finti o veri.
3 APRILE Marlon Brando Attore (1924–2004) Stanley Kowalski… Terry Malloy… Vito Corleone… Colonnello Kurtz… Don Juan De Marco… per sempre «La scena della mia morte è difficile da recitare. Devi far credere a tutti che stai morendo. Spero accadrà insieme a una persona. Sarà qualcosa di semplice, come giocare alle pulci, oppure a Shanghai…»
Figlio di un padre violento e fantasma e di una madre assente e alcolizzata, Marlon Brando cresce in Nebraska, negli anni Venti, in una profonda solitudine. Magnetico adone, occhi scrutatori, bocca famelica, riempie il vuoto della propria infanzia nutrendosi di eccessi, dal cibo al sesso. Se non fosse diventato un attore, decisione dovuta al caso, dice di sé che sarebbe stato un bravo truffatore.
Splendido «padrino», interpreta innumerevoli personaggi passati alla storia, di cui conserva le parti a lui più simili, ossessionato dalla costruzione di un’identità accettabile. Recitare diventa per lui uno strumento di sopravvivenza e di ricerca della verità, in continua lotta con una visione cinica della vita. Rivoluziona il modo di recitare degli anni Cinquanta: è considerato uno dei più grandi attori di sempre, combattuto tra il suo tronfio ego e l’eccessivo senso di inadeguatezza.
Celebre e controversa è la sua interpretazione di Ultimo tango a Parigi: accusato di aver abusato della protagonista femminile, Maria Schneider, incolpa il regista Bertolucci di aver esercitato su di lui una violenza psicologica che lo ha lasciato vulnerabile come mai prima. Ferito dalle ingiustizie sociali, rifiuta il sistema di vita americano e si rifugia nella propria solitudine disordinata: insieme al suo brillante humor seppellisce lentamente anche la sua movimentata carriera.

Brando muore nel 2004 dopo tre anni di malattia: le sue ceneri «liberate» vengono sparse tra la desolata Death Valley e la sua accogliente Tahiti. Si è curato recitando dei traumi della vita. Non sempre gli è riuscito. (ALMAMATTO)
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Published on April 02, 2024 07:31

March 30, 2024

In nome del libero amore: Aleksandra Michajlovna Kollontaj

Il Libro
Aleksandra nacque a San Pietroburgo il 31 marzo del 1872 in una famiglia benestante. Il padre era un generale di Stato Maggiore zarista, proprietario terriero di antico e nobile lignaggio, la madre era figlia di un facoltoso commerciante di legname.
Chi è Aleksandra Kollontaj? Un’aristocratica russa, che molto presto rifiuta il suo ambiente e sceglie la rivoluzione. Prima donna al mondo a diventare ministro, al fianco di Lenin. Prima donna ambasciatrice del suo Paese. Grande oratrice multilingue, scrittrice eccellente, teorica dell’emancipazione femminile. Questo libro racconta la vita straordinaria e multiforme di Aleksandra Kollontaj. Aristocratica russa convertita al comunismo, la troviamo attivista nella rivoluzione del 1905 e poi, nel 1917, al fianco di Lenin. Unica donna a far parte del suo governo, sarà la prima al mondo nel ruolo di ministro — commissario del popolo. Cosí come, cinque anni dopo, sarà la prima donna a diventare ambasciatrice del suo Paese. Oratrice plurilingue di grande carisma, è anche un’intellettuale di rango, autrice di saggi e romanzi. Donna appassionata e innamorata, è teorica dell’amore libero e sostenitrice dell’emancipazione femminile e dei diritti delle donne. È celebre per la sua bellezza inalterabile e la sua costante eleganza, prefigurando le icone mediatiche del XX secolo. Non ultima, fra le sue prodezze, l’essere sopravvissuta alla follia distruttrice di Stalin, sfuggendo al destino tragico della vecchia guardia bolscevica. Hélène Carrère d’Encausse ha raccolto in questo volume, che si legge come un romanzo, una documentazione considerevole — archivi, scritti di Kollontaj, memorie dei bolscevichi presenti all’epoca — e gli studi storici a lei consacrati.

Aleksandra Michajlovna Kollontaj Rivoluzionaria (1872–1952) Paladina del libero amore, una vita da rivoluzionaria, ha collezionato una imponente serie di primati: prima donna eletta al Comitato esecutivo del Soviet di Pietrogrado, prima donna al mondo membro di un governo, «Commissaria del popolo» per l’assistenza sociale, prima donna a ricoprire la carica di ambasciatrice, una delle diciassette donne delegate all’Assemblea della Società delle Nazioni. Animatrice della corrente Opposizione operaia, fu espressione del dissenso interno, cui rinunciò per allinearsi, non senza dolorosi compromessi, alla disciplina di partito, riuscendo a superare indenne, pur se in uno stato di continua, ansiosa incertezza per la sua sorte, il periodo delle purghe staliniane, mentre vedeva intorno a lei scomparire a uno a uno i suoi compagni di battaglie e i suoi ex amanti. La sua non fu però solo la carriera di una rivoluzionaria, Aleksandra fu antesignana del femminismo in versione bolscevica e soprattutto sostenitrice del libero amore. Tra le organizzatrici del 1° Congresso delle lavoratrici russe, si impegnò perché le donne ottenessero il diritto di votare e di essere elette, pari salario rispetto agli uomini, diritto al divorzio e all’aborto (poi abolito da Stalin). Pur contraria al matrimonio, si sposò due volte. La prima, per sottrarsi alla tutela dei genitori, con un cugino dal quale divorziò presto. Visse poi una lunga, appassionata relazione con Aleksandr Sljapnikov, un «compagno» operaio metalmeccanico di tredici anni più giovane (messo a morte da Stalin). In seguito ebbe un altro grande amore che alla fine sposò, Pavel Dybenko, marinaio rivoluzionario divenuto ammiraglio (anche lui messo a morte da Stalin): questa volta la differenza di età era di diciassette anni. La vita sessuale «scostumata» liberamente esibita le valse spesso le maldicenze velenose e le allusioni sarcastiche dei «compagni», ma la Kollontaj non si lasciò intimidire. Convinta che il matrimonio fosse un’ulteriore forma di sfruttamento della donna, riteneva la libertà sessuale premessa alla realizzazione di una libera società socialista, e continuò a rivendicare per le donne pari diritti politici, sociali, economici, ma anche sessuali, rispetto agli uomini. Ha osato infrangere un tabù e rivendicare libertà sessuale per le donne. (Almamatto)

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Published on March 30, 2024 09:47

Il nostro futuro artificiale

ASPENIA

Aspenia, la rivista trimestrale di Aspen Institute Italia diretta da Marta Dassù, è stata fondata nel 1995 e, dal 2002, è pubblicata da Il Sole 24 Ore. Al numero in uscita nel mese di marzo “Il nostro futuro artificiale” hanno contribuito tra gli altri Yuval Noah Harari, Maurizio Ferraris, Pierluigi Contucci, Daron Acemoglu e Simon Johnson, Massimo Gaggi, Mariarosaria Taddeo, William Jones, Maurizio Mensi, Giusella Finocchiaro, Alessandro Aresu, Tanya Singh e Pramit Pal Chaudhuri, Carlo Jean, Alberto Mattiacci, Luca De Biase, Gianni Riotta e Federica Urzo.

Ci sono i pessimisti, o quantomeno quelli fortemente scettici: l’Intelligenza Artificiale costituisce un pericolo e il suo rapido sviluppo va frenato per salvaguardare il controllo umano sul proprio futuro. E ci sono poi gli ottimisti: non esiste una vera minaccia perché, almeno allo stato attuale, un software digitale non è un organismo e, dunque, non ha desideri né teme di essere privato di qualcosa. Oppure c’è una terza via: siamo di fronte a un tipo di intelligenza profondamente diversa da quella umana, a cui non dovremmo applicare gli stessi parametri. Quella che oggi chiamiamo “Intelligenza Artificiale Generativa”viene spesso accostata alle nuove forme incentrate sull’interazione linguistica come nel caso del famoso ChatGPT, che stimola la percezione di una macchina creativa, quasi con la capacità di immaginare. Una cosa poi da non dimenticare: l’IA è stata “selezionata” dall’intelligenza umana, e qualunque possano essere gli sviluppi futuri, perfino quelli parzialmente al di fuori del nostro diretto controllo, quel legame tra umano e artificiale resterà anch’esso inscindibile. L’IA generativa è però quasi sfuggente per gli stessi ingegneri che l’hanno programmata; è un vero enigma per chi dovrebbe metterla sotto controllo mediante regole giuridiche e procedure amministrative.

Questo vale, a maggior ragione, per i possibili accordi internazionali: è più facile contare vettori e testate nucleari che quantificare le capacità “generative” di un software che usa magari grandi server dislocati in più luoghi e che accede a un immenso cloud. Parallelamente alla legittima ricerca di accordi tra Stati per la gestione e il controllo delle nuove tecnologie, ci si può aspettare comunque una dinamica competitiva di potenza che potrebbe facilitare un certo bilanciamento, per quanto precario. Basti pensare alla natura profondamente politica dei rischi e delle opportunità legati all’IA in chiave interna agli Stati: la Cina, come molti altri regimi autoritari e illiberali, vede nelle nuove tecnologie digitali soprattutto uno strumento ulteriore di controllo della sua stessa popolazione, mentre i paesi democratico-liberali cercano un delicato equilibrio tra competitività economica, logiche di mercato e tutela dei diritti civili. Queste prospettive radicalmente differenti si riverberano poi sui negoziati internazionali, rendendo difficile un consenso su standard comuni.

Resta il fatto che dovremo riflettere su come limitare i rischi collettivi e tutelare i diritti degli individui. Dal punto di vista normativo l’Unione Europea ha compiuto un primo passo importante, basato sui livelli di rischio dei vari sistemi di IA nelle loro applicazioni al mercato unico. L’industria europea peraltro ha alcune importanti nicchie di eccellenza, ma continua a scontare un divario competitivo rispetto ai grandi attori americani e asiatici. Anche se ci saranno aggiustamenti, precisazioni e aggiornamenti resta l’impressione che, nell’approccio europeo, il tema “rischio” prevalga nettamente su quello delle opportunità. Pur arrivando a diffondere un messaggio pubblico quasi del tutto basato sui pericoli e sul lato oscuro delle nuove tecnologieLe varie applicazioni dell’IA potrebbero portare alla perdita di controllo, quella che i tecnologi hanno denominato “singolarità”. Per affrontare questa sfida davvero esistenziale Aspenia ritiene che si debba evitare un atteggiamento apocalittico o disfattista, partendo invece dalla questione fondamentale, dal concetto stesso di “intelligenza”: tutt’altro che univoco e condiviso perfino per i neurobiologi, oltre che per psicologi e filosofi. L’intelligenza umana è sociale, e non soltanto individuale; ne deriva che storicamente il maggiore punto di forza evolutivo della nostra specie è stata la cultura, cioè la capacità di tramandare le conoscenze e dunque di edificare nuove idee sulle idee sviluppate da altri individui. Come dice Patrick Tort “per l’umanità in termini semplificati, la selezione naturale seleziona la civilizzazione”, una dinamica che consente di tenere assieme la “singolarità umana”, l’inscindibile legame con i fattori biologici e l’insieme della natura. Quindi altrettanto importante è una visione umanistica della scienza — della scienza pura, prima ancora che di quella applicata — fondata sull’assunto che il metodo scientifico scaturisce proprio dal cervello umano in quanto modo specifico di guardare alla “natura” — essa stessa una definizione culturale e dunque, in buona misura, una creazione umana. È un campo in cui Aspen Italia lavora ormai da diversi anni, insieme ad Aspen USA, con un programma specifico sull’importanza dell’investimento nella “scienza pura”. Come vale per la clava improvvisata che viene brandita dalla grande scimmia di “2001: Odissea nello spazio”, con lo stesso strumento si può rompere un oggetto, uccidere un proprio simile, migliorare le condizioni di vita, costruire astronavi. Il modo specifico in cui la rivista cerca sempre di utilizzare l’intelligenza individuale e aggregata dei nostri autori è tutto sommato fiducioso nel progresso. E Aspenia resta di questa idea. ,non si arriva però a parlare di freno allo sviluppo dell’IA.

Originally published at https://www.aspeninstitute.it .

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Published on March 30, 2024 09:04

March 28, 2024

Il Bel Paese del pre-giudizio

Il Libro
Sere fa, un programma televisivo. Non dirò “chi” e “dove”, ma spiegherò il “cosa” e il “perchè”. Nel calderone ribollente dei gravi problemi che questa umanità sta vivendo, è stata inserita anche la discussione su un libro che, al momento in cui scrivo, non è ancora in libreria ma che conferma le ragioni di questo mio post. Era presente anche l’autore, il quale, giustamente, doveva avere lo spazio per parlarne.
A quasi un anno dalla scomparsa di un personaggio come questo di cui stiamo parlando, i partecipanti dovevano ragionare sulla eredità politica di una delle figure più emblematiche della Seconda Repubblica. Su quale sia il lascito politico, culturale e sociale di un uomo la cui vita è stata ricca non solo di successi. La forza delle sue idee, il linguaggio sempre chiaro e diretto, le intuizioni, le alleanze e le strategie pensate con lungimiranza hanno cambiato il modo di fare politica e di comunicarla.
In nome della libertà, l’autore del libro si propone di analizzare i valori che hanno determinato la sua discesa in campo e, successivamente, la lunga stagione che abbiamo vissuto, segnando in modo deciso, comunque la si pensi, il recente passato, il presente e il futuro della politica italiana.
Ne hanno parlato in maniera alquanto evasiva. A mio modesto parere anche fuorviante, in quel bollente calderone che avevano scoperchiato e agitato sfiorando, da egregi tuttologi mezzobusti, anche la terza guerra mondiale nucleare, considerata addirittura imminente e inevitabile.
Capirete l’atmosfera. Parlare di un morto recente e di questi fatti apocalittici, a mio parere, era davvero poco congruo ed opportuno. Con quale e quanta sofferenza e supponenza se ne poteva parlare?
Ma tant’è. Dovevano farlo, il perchè era intuibile. Si doveva dare un “giudizio”. Avrebbe rafforzato il tema che va sotto il nome di “bias” e che qui intendo approfondire, confrontandolo con la parola italiana “pre-giudizio”.
Cos’è il pregiudizio? Un sentimento, una opinione, una idea, un atteggiamento? Io ritengo che sia un modo di pensare tipicamente italiano: giudicare prima di pensare. Anzi, addirittura, senza pensare. Noi Italiani, latini specifici e qualificati, abbiamo innato il senso del “giudizio”, la capacità di spaccare il capello, dare il “sesso” agli angeli senza sapere se sono quelli caduti e perduti, oppure quelli veri e illuminati.
Con l’arrivo della comunicazione digitale e sociale c’è un chiaro, inequivocabile atteggiamento pregiudiziale nei confronti della realtà. Tutti sono pronti a dare una risposta, sparare una valutazione, emettere una sentenza, un giudizio finale.
Senza sconti e senza prove. Per avere un like, un battimani da emoticon. Purtroppo la realtà non ha una sola faccia, l’orizzonte ha più punti di vista. Il senso della valutazione prima di avere conoscenza di altri punti di vista non porta alla verità, anzi la deforma e la trasforma.
Accettare l’idea della esistenza di altri punti di vista dai quali si possa arrivare alla verità, senza per questo scontrarsi con altre visuali, è cosa possibile. Il senso della parola inglese “bias” lo conferma.
Il “pregiudizio” tutto italiano, ideologico, fideistico e dogmatico, lo nega. La forza della libertà lo richiede. Anche da morti il pregiudizio nel Bel Paese è un sovrano implacabile. La Libertà non è nè un “bias” nè un “pregiudizio”, è un fatto.
Bias: Indica una tendenza sistematica a deviare dalla neutralità, influenzando il giudizio o l’azione. Può essere inconscio o consapevole, implicito o esplicito. Si applica a diversi ambiti, dalla politica alla scienza, fino ai media e alle relazioni interpersonali.
Pregiudizio: Ha una connotazione più negativa e marcata rispetto a “bias”, sottintendendo un’opinione preconcetta e ostile. Si riferisce principalmente a giudizi negativi verso gruppi di persone o individui. In italiano, il termine “pregiudizio” è spesso associato a discriminazione e ingiustizia.
“Bias” è un termine più ampio e neutrale, mentre “pregiudizio” ha una valenza negativa più forte.
“Bias” può essere usato in contesti non necessariamente legati a discriminazione, mentre “pregiudizio” implica quasi sempre un’accezione negativa.
“Bias” è un termine più utilizzato in ambito scientifico e accademico, mentre “pregiudizio” è più comune nel linguaggio quotidiano.
Alcuni esempi:
“L’algoritmo di selezione del personale presenta un “bias” implicito a favore dei candidati maschi.”
“Ha espresso un “pregiudizio” razzista nei confronti del suo vicino di casa.”
Comprendere le sfumature tra “bias” e “pregiudizio” è fondamentale per una comunicazione efficace e per contrastare la cultura del pregiudizio.
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Published on March 28, 2024 14:49

March 22, 2024

Da Babele e ritorno …

Da Babele e ritorno …Bruegel: Torre di Babele

“Padova, la classe con 21 studenti e 20 lingue diverse: “Imparano in fretta”.” Questo il titolo che la redazione del “Corriere del Veneto” ha dato a questa notizia. Come studioso della comunicazione, non potevo non essere interessato alla faccenda, scaricare l’articolo, commentarlo per quanto mi è possibile e conservarlo a futura memoria qui su MEDIUM.

“Il mezzo è (sempre) il messaggio”, Marshall McLuhan di certo saprebbe fare meglio di quanto sappia fare il sottoscritto che rimane soltanto un attento osservatore di come evolve il mondo della comunicazione umana.
Se penso alle tante scritture che caratterizzano la storia dell’uomo per quanto riguarda la comunicazione, mi viene da pensare che Babele sia davvero esistita. Quante sono state, infatti, le lingue degli uomini nel corso della loro storia?
E quante sono, ancora oggi, le lingue in azione su questo nostro pianeta? Tante, tantissime, da non poter essere contate, conosciute e studiate. L’episodio biblico della Torre mi ha sempre affascinato nella sua immediatezza e semplicità, pur sempre avvolto nel mistero più assoluto:
“Ora tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall’oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Babilonia e vi si stabilirono. Si dissero l’un l’altro: “Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra”. Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo e disse: “Ecco, essi sono un solo popolo con una lingua sola; questo è l’inizio della loro opera e quando avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Confondiamo dunque la loro lingua, perchè non si comprendano più l’un l’altro”. Così essi cessarono di costruire la città e la torre, che si chiamò Babele, perchè là ilSignore confuse la loro lingua e di là li disperse su tutta la terra.”
L’illusione di unità o l’orgoglio di affermarsi come uomini venne frustrato molto tempo fa, non sappiamo bene perchè, da chi solo può dare la direzione degli eventi umani.
Nei suoi disegni l’unità umana non si attua coi mezzi naturali, ma resterà sua propria opera anche nel mistero della comunicazione. Un rebus che resta tale, segreto, come segreti sono i misteri dei caratteri di tante lingue antiche e moderne.
A tutto questo mi ha fatto pensare la lettura di questo articolo. Non voglio fare il pessimista, nè tanto meno frustrare le intenzioni e il buon lavoro che svolgono i colleghi e le colleghe di questa scuola, come di tante altre che si diffondono non solo nel nostro Paese, ma in tutte le classi di un mondo che nella globalizzazione ha visto il suo futuro.
Ho scritto “ha visto”, e mi auguro che continui questa speranza, anche se la fine della globalizzazione sembra farsi sempre più vicina. Le guerre, gli attentati, i conflitti, oltre che economici, religiosi e ideologici, sono sempre costantemente di natura linguistica.
La lingua, tutte le lingue, ancor meglio i dialetti, costituiscono la vera, profonda indentità di una persona e quindi di intere comunità. Non si può essere uno, nessuno e centomila, in un crogiuolo che continua ad essere un pentolone planetario in continua ebollizione. Nessuno potrà ritornare da Babele come prima …
Ester è di origini congolesi, ha 11 anni e parla l’italiano, il francese, il lingala e il litetela (lingue che si parlano nell’area del Congo). Il suo compagno di banco si chiama Adam è di origini marocchine e oltre all’italiano parla arabo, berbero, derija e francese. Miracle, nigeriana, parla italiano, inglese, igbo. Angela invece arriva dallo Sri Lanka e conosce il Tamil, il cingalese, l’inglese, il francese e un italiano perfetto. E poi ci sono anche il romeno, il moldavo il turco, il mandarino.

In questa prima A della scuola media Giacomo Zanella, nel quartiere Arcella di Padova, ci sono 21 ragazzini e si parlano 20 lingue. Alcuni hanno i genitori che tradizionalmente parlano due lingue diverse a scuola imparano l’italiano, francese e l’inglese. Fuori dalla loro aula hanno disegnato un grande albero con tante foglie colorate, quelle rosse indicano una delle loro “lingue madri”, e se ci mettiamo anche i dialetti perché “anche quelli sono lingue madri”, spiega la professoressa di lettere Loretta De Martin, le lingue diventano 23 perché ci sono anche il padovano, l’ostiense e il romanesco.
“Quando abbiamo detto ai ragazzi che arrivava una giornalista per chiedergli di tutte le lingue che parlano ci hanno chiesto “perché?” — spiega la professoressa De Martin — non ci trovano nulla di strano, per loro è normale”. I 21 ragazzi sono tutti figli di stranieri che abitano nel quartiere, sono frutto di un “melting pot” che non comincia alla scuola Zanella, ma molto prima, sin dalla scuola dell’infanzia dell’istituto comprensivo, passando per le elementari. I bambini figli di genitori italiani sono cinque o sei, una ragazzina è di Roma, e ci tiene a sottolinearlo.
Questa classe è un tripudio di domande — spiega la prof — sono curiosi, imparano in fretta, adesso stiamo facendo un percorso sul racconto autobiografico, che implica l’ascolto dell’altro, ecco perché a volte devo frenare la foga delle mani alzate: quando qualcuno sgomita per prendere la parola, di solito non ascolta quello che sta dicendo l’altro”.
Basta lanciare lì qualche domanda per venire travolti dall’entusiasmo. La prima, che viene spontanea, è in che lingua parlino tra loro: “In italiano e in inglese” , rispondono pronti. “Conoscono anche il veneto — aggiunge alla prof, che si rivolge direttamente ai ragazzi — dite voi, che parole conoscete?”, la risposta arriva subito: “Freschin! schei!” ridono tutti. Sono molti gli studenti che in questo periodo stanno facendo il ramadam.
“Ne sono orgogliosi — spiega la docente — per loro è un passaggio che segna la crescita: stanno diventando grandi, fanno le cose che fanno gli adulti”. Ma non è difficile non mangiare tutto il giorno? È Adam a prendere la parola: “Ci svegliamo alle 4 del mattino: preghiamo, mangiamo e torniamo a dormire, poi non tocchiamo né cibo né acqua fino alle 18.26, e ogni giorno allunghiamo di un minuto”. Gli amici lo prendono in giro e scherzando dicono che in realtà anche lui non vede l’ora che finisca il Ramadam per mangiare: “Un po’ sì, sono contento di farlo ma so già che quando finirà ci riempiremo la casa di cose buonissime e mi rifarò sui miei compagni di classe che adesso mangiano tutto quello che vogliono”.
E lo sport? In prima A si praticano il calcio, l’atletica, la danza classica, il freesbee. Molti tengono per la Juve, ma non sono la maggioranza. Ascoltano Ghali, Simba la Rue, Mahmood non è tra i più gettonati, molti di loro ascoltano i cantanti in voga nelle loro terre d’origine. A vegliare sui ragazzi la preside Chiara Lusini e il vicepreside Thomas Bertalot: “La lingua non è mai un ostacolo, anzi, è una ricchezza — spiega la professoressa Lusini — dispiace che l’anno prossimo l’istituto comprensivo verrà smembrato, per risparmiare le spese di direzione e segreteria, ma l’anima di questa scuola resta”.
“I ragazzi imparano tanto con i laboratori, che in questa scuola sono molto apprezzati — spiega il vice preside Bertalot — quanto ai risultati basta vedere le prove invalsi: qui si raggiungono obiettivi medio alti, unica pecca? Ci piacerebbe avere qualche rampa in più per le persone con disabilità”.

Originally published at https://corrieredelveneto.corriere.it on March 23, 2024.

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Published on March 22, 2024 22:30

Macerie del migliore dei mondi possibili. Il XXI secolo dopo Cristo.

“La storia di Gesù”, un numero speciale dedicato alle origini del Cristianesimo. Ci sono figure senza tempo. Simboli immortali che occupano posizioni centrali nel cuore dei fedeli di tutto il mondo. Nel Cristianesimo è il profeta, il maestro morale e la personificazione di Dio: Gesù. Un simbolo di amore universale e sacrificio che costituisce una parte fondamentale della religione, dell’arte e della cultura mondiale.
Non a caso National Geographic, in occasione della Pasqua, ha dedicato al Messia “La storia di Gesù”. Il numero speciale che ci porta alla scoperta della vita di Gesù e delle origini del Cristianesimo. Un viaggio in Terra Santa che, attraverso parole, fotografie, mappe e opere d’arte, “cattura il mondo del primo secolo e illumina il cammino di Gesù”.
Nella Galilea rurale dell’epoca del Nuovo Testamento, segnata da persone non istruite e dalla comunicazione orale, dall’assenza di istituzioni e dalla presenza della schiavitù, da una società classista e da un impero romano in espansione, ha origine la storia di Gesù. Un’area rurale arretrata dove una comunità di 500 abitanti popola il villaggio più famoso del mondo: Nazareth. Secondo il vangelo di Luca, è proprio a Nazareth che “Maria, pur essendo vergine e non ancora sposata, concepisce un figlio per opera dello Spirito Santo”. Un miracolo che si scontra con le tradizioni del tempo: “Il matrimonio era un’istituzione molto apprezzata. Ma un fidanzamento poteva avvenire solo dopo lunghe trattative tra le due famiglie interessate”.
Il numero speciale “La storia di Gesù” fa luce proprio sugli usi del tempo rivelando le clausole più importanti del contratto di matrimonio, i numerosi doveri dell’essere moglie (tra cui l’arte della tessitura per produrre gran parte dei vestiti per la propria famiglia) e tanto altro sul vero mondo di Gesù. Una figura immune allo scorrere del tempo che, secondo il vangelo di Luca e Matteo, nasce nel villaggio di Betlemme “al tempo del re Erode di Giudea” e cresce nell’umile casa dei suoi genitori a Nazareth.
Insieme ai giornali stamani ho trovato in edicola questa storia che rileggo con piacere ed interesse in previsione della imminente celebrazione pasquale. Sei brevi capitoli: il mondo di Gesù, i primi anni, il ministero, la passione, i cristiani, sulle sue tracce.
Un evento che si rinnova da ventuno secoli, una data che si celebra in tutte le maniere possibili, in quelle aree del mondo dove c’è chi crede che dopo la morte c’è la vita. Io sono uno di questi. Mio Padre sosteneva il contrario. Io la penso come Pascal: “Credi in Dio perché se esiste vinci tutto in caso contrario non perdi niente”.

Gesù Cristo è una figura centrale nel cristianesimo e molti credenti lo considerano il Figlio di Dio e il Messia promesso. Secondo la tradizione, Gesù nacque a Betlemme, in una fattoria, intorno al 4 a.C, anche se la data esatta del suo compleanno non è conosciuta. Era il figlio di Maria e Giuseppe.
Durante la sua vita, Gesù compì numerosi miracoli e insegnò il suo messaggio di amore, perdono e salvezza. Iniziò il suo ministero attorno all’età di 30 anni, radunando un gruppo di discepoli e viaggiando per la Palestina predicando il Regno di Dio.
Gesù predicava l’amore per Dio e per il prossimo, l’importanza della giustizia e della misericordia. I suoi insegnamenti erano spesso espressi attraverso parabole, storie che illustravano principi spirituali.
Tuttavia, il suo insegnamento e il suo crescente seguito non furono ben accolti dalle autorità religiose dell’epoca. I leader ebrei si preoccuparono del suo crescente potere e della sua affermazione di essere il Figlio di Dio.
La situazione si intensificò quando Gesù entrò a Gerusalemme in quello che divenne noto come l’ingresso trionfale. Poco dopo, fu arrestato dalle autorità romane su richiesta dei leader religiosi e accusato di blasfemia.
Gesù fu processato e condannato a morte per crocifissione, un’agonizzante forma di esecuzione. Secondo la tradizione, morì sulla croce per i peccati dell’umanità e offrì la salvezza a coloro che credevano in lui.
Tuttavia, la storia di Gesù non finisce con la sua morte. Secondo la tradizione cristiana, tre giorni dopo la sua sepoltura, risorse dai morti, dimostrando così il suo potere sulla morte e sulla vita eterna.
Dopo la sua risurrezione, Gesù apparve ai suoi discepoli per diverse settimane, insegnando loro e dando istruzioni per diffondere il suo messaggio in tutto il mondo. Questo evento è noto come l’Ascensione.
Gli insegnamenti e la vita di Gesù Cristo sono raccolti nel Nuovo Testamento della Bibbia, in particolare nei quattro Vangeli: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Il cristianesimo si è sviluppato come la religione basata sulla fede in Gesù Cristo come Salvatore e Messia.
La figura di Gesù ha avuto un impatto enorme sulla storia e sulla cultura del mondo occidentale. La sua storia è diventata una fonte di ispirazione per milioni di persone che cercano di seguire i suoi insegnamenti di amore, compassione e perdono.
C’è anche un’altra rilevante parte del mondo che ha seguito e segue strade diverse. Ma le idee ed i principi restano sostanzialmente gli stessi. A distanza di ventuno secoli ci chiediamo ancora cosa resta di questo messaggio.
Ogni uomo/donna se lo chiede, prima o poi, all’inizio o alla fine, a est come a ovest, a nord come a sud. Chi non si pone il problema, troverà la soluzione per conto suo, convinto di aver capito tutto o felice di non aver compreso nulla.
Chi invece si sforza di credere in questo messaggio, continua ad essere punito severamente perchè durante la sua esperienza di vita continua a dover vedere lo scempio che i suoi compagni di viaggio, ed anche i suoi compagni di fede, fanno della realtà quotidiana. Basta scorrere le pagine di un giornale oppure navigare in rete o in strada per convincersi di questo.
La sintesi: arrivati a questo punto, al di là di tutte le possibili religioni, filosofie, ideologie, credo, arti, scienze e politiche praticate, abbiamo bisogno di una sintesi: i dieci comandamenti non sono mai stati osservati.
Continuano ad essere elusi, ignorati tanto da sapienti quanto ignoranti, bianchi come neri o gialli, cristiani o musulmani, buddisti, atei o qualunquisti. Forse perchè sono comandamenti cristiani? Bene, scegliamo altre fedi, altri credo, ideologie, teorie, filosofie.
Il risultato non cambia. Quel che resta sono solo macerie del migliore dei mondi possibili. Quello in cui viviamo. Il XXI secolo dopo Cristo.
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Published on March 22, 2024 05:55

Il sapere quantico. L’idea fissa del sapere umano

Apprendimento quantico. Libera il genio che è in te
Posseggo questo libro ha oltre una trentina di anni. Non si finisce mai di apprendere, non si finisce mai di ricordare. Questo libro, anche se appartiene ad un’altra epoca, (1989) pre-internet, ha la sua importanza in quanto colloca al centro il “genio” del soggetto che pensa e che è in ognuno di noi. Non che io mi sia mai sentito un “genio”, intendiamoci, ma è che ogni essere umano aspira ad esserlo.
L’apprendimento è un processo naturale che gli esseri umani hanno fin dalla nascita. Nella vita comunitaria, l’apprendimento è diviso in due: formale e informale. Possiamo trovare l’apprendimento che si forma attraverso l’istruzione formale nelle scuole dal livello elementare a quello terziario. L’istruzione formale è accompagnata da un certificato sotto forma di diploma come prova che una persona ha padroneggiato un determinato campo di conoscenza. Con un diploma, una persona può cercare un lavoro che corrisponda alle conoscenze acquisite.

L’istruzione informale può essere ottenuta invece, attraverso l’apprendimento indipendente (autodidatta) o con l’aiuto di un mentore/insegnante. La differenza è che l’istruzione informale non prevede prove fisiche di idoneità come diplomi e così via.

Col passare del tempo, la scienza con le sue scoperte, continua a svilupparsi e comincia a dividersi in diverse categorie. Questa divisione dei campi scientifici ha fatto sì che esistano molti tipi di campi e specializzazione, soprattutto per l’istruzione di livello terziario. Ciò ha il suo impatto sugli studenti che sono sempre più confusi dal numero di materie che devono padroneggiare.

Ci sono modi per aggirare questo fenomeno. Vale a dire il metodo di apprendimento moderno, un insieme di metodi e filosofie di apprendimento che si sono dimostrati efficaci per tutte le età. L’apprendimento quantistico affonda le sue radici negli sforzi del dottor Georgi Lezanov, un educatore bulgaro che ha sperimentato quella che lui chiamava “suggestologia” o ‘suggestopedia’.
Conobbi questa disciplina quando fui assistente borsista all’I.U.O. il noto istituto universitario Orientale di Napoli. Dalla letteratura inglese del settecento ero passato ad occuparmi di linguistica generalità comparativa. Era arrivata la tecnologia programmata col sistema video audio attivo comparativo. L’algoritmo digitale bussava alle porte.

Il principio è che i suggerimenti possono influenzare sicuramente l’esito di una situazione di apprendimento e ogni dettaglio fornisce un suggerimento positivo o negativo. La strategia di apprendimento di “Quantum Learning” è quella di cambiare la percezione che l’apprendimento sia una necessità.
Un altro metodo utilizzato nell’apprendimento quantistico consiste nel dare agli studenti lo spazio per esprimersi in base al proprio stile di apprendimento. La modalità di apprendimento è lo stile di una persona. Le modalità di apprendimento sono visive, uditive e cinestetiche.
Gli studenti visivi preferiscono vedere le lezioni che vogliono imparare. Quelli uditivi preferiscono ascoltare le lezioni che stanno imparando. Gli studenti cinestetici preferiscono muoversi mentre imparano o dimostrano ciò che stanno imparando.
Con questa modalità di apprendimento, agli studenti può essere affidato il compito di raccontare il processo della pioggia in 3 modi, e scegliere quello a cui sono interessati. Ad esempio, gli studenti visivi possono raccontarlo attraverso illustrazioni di immagini, gli studenti uditivi possono raccontarlo direttamente davanti alla classe e gli studenti cinestetici possono dimostrarlo utilizzando ausili visivi.
Se l’apprendimento viene reso così interessante, è possibile ottenere un processo di apprendimento veloce e divertente. Questo è un esempio del divertente ed entusiasmante metodo di apprendimento “Quantum Learning” che può suggerire agli studenti di pensare che l’apprendimento non è una necessità, ma una possibilità.
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A distanza di tanti anni, con l’arrivo della moderna tecnologia digitale, il termine “quantum learning” viene ad avere nuove e diverse interpretazioni aggiuntive, a seconda del contesto in cui viene utilizzato. Ecco una panoramica delle due principali interpretazioni associate al termine.
A. Quantum Learning come Integration of Quantum Computing and Machine Learning (Integrazione di calcolo quantistico e apprendimento automatico). In questo contesto, il “quantum learning” si riferisce all’integrazione delle tecnologie di calcolo quantistico con l’apprendimento automatico (machine learning) tradizionale.
L’idea è quella di utilizzare i principi e le proprietà della meccanica quantistica per migliorare le prestazioni degli algoritmi di apprendimento automatico. Ad esempio, i computer quantistici potrebbero essere utilizzati per eseguire calcoli più complessi e risolvere problemi di ottimizzazione che sono difficili per i computer classici. Inoltre, gli algoritmi di machine learning potrebbero essere adattati per sfruttare le caratteristiche del calcolo quantistico, come la sovrapposizione e l’entanglement, al fine di migliorare la velocità e l’efficienza delle analisi di grandi quantità di dati.

B. Quantum Learning come Apprendimento basato sulla teoria quantistica:
In un’altra interpretazione, il “quantum learning” si riferisce a un approccio all’apprendimento e all’insegnamento che si basa sulle teorie e i principi della fisica quantistica. Secondo questa prospettiva, si sostiene che il modo in cui apprendiamo e acquisiamo conoscenze può essere modellato utilizzando concetti come la sovrapposizione, l’entanglement e la misurazione quantistica. L’idea è quella di applicare i principi della fisica quantistica al processo di apprendimento, ad esempio sfruttando la teoria dei campi quantistici o la teoria dell’informazione quantistica per sviluppare nuove metodologie di insegnamento e strategie di studio.
È importante notare che entrambe le interpretazioni del “quantum learning” sono ancora in fase di sviluppo e non sono ancora ampiamente adottate o completamente comprese. Tuttavia, la ricerca e lo sviluppo in entrambe le aree stanno progredendo rapidamente e potrebbero portare a importanti innovazioni nel campo dell’apprendimento automatico e dell’istruzione.
Come potrebbe l’applicazione dei principi della fisica quantistica nel processo di apprendimento influenzare l’istruzione tradizionale?
L’applicazione dei principi della fisica quantistica nel processo di apprendimento potrebbe avere diverse implicazioni per l’istruzione tradizionale. Di seguito sono riportati alcuni potenziali effetti che potrebbero derivare da tale applicazione:
Approccio più flessibile all’apprendimento: L’applicazione dei principi della fisica quantistica potrebbe portare a un approccio più flessibile all’apprendimento, in cui gli studenti possono essere esposti a più concetti o idee contemporaneamente. Questo potrebbe essere realizzato sfruttando la sovrapposizione quantistica, che consente di considerare diverse possibilità simultaneamente. Gli studenti potrebbero quindi esplorare diverse strade di pensiero e affrontare problemi complessi in modo più creativo.
Concetti non lineari: La fisica quantistica può introdurre concetti non lineari nell’apprendimento, in cui la conoscenza non è organizzata in modo gerarchico o lineare. Questo potrebbe consentire un’organizzazione più flessibile delle informazioni, consentendo agli studenti di creare connessioni tra concetti in modi non convenzionali. Potrebbe anche favorire un’approccio più olistico all’apprendimento, in cui le parti sono intrecciate e influenzano reciprocamente.
Maggiore coinvolgimento emotivo: L’entanglement quantistico potrebbe essere utilizzato per creare un maggiore coinvolgimento emotivo nell’apprendimento. Gli studenti potrebbero essere incoraggiati a connettersi emotivamente con i concetti e le idee che stanno studiando, aumentando così la motivazione e l’interesse. Questo potrebbe favorire una maggiore partecipazione attiva e un apprendimento più profondo.
Superamento dei limiti computazionali: L’utilizzo dei computer quantistici potrebbe consentire di superare i limiti computazionali attuali e risolvere problemi complessi in modo più efficiente. Ciò potrebbe influenzare l’istruzione fornendo strumenti più potenti per l’analisi dei dati, la modellazione dei processi di apprendimento e l’individuazione di modelli nascosti. Ad esempio, l’apprendimento automatico quantistico potrebbe consentire di affrontare problemi di classificazione o di ottimizzazione su larga scala in modo più rapido ed efficiente.
Nuovi modelli di insegnamento: L’applicazione dei principi della fisica quantistica potrebbe portare a nuovi modelli di insegnamento basati su concetti come la sovrapposizione, l’entanglement e la misurazione quantistica. Questi modelli potrebbero essere progettati per stimolare l’interazione tra gli studenti, favorire l’esplorazione creativa e incoraggiare l’assunzione di rischi intellettuali.
È importante sottolineare che molte di queste idee sono ancora in fase di sviluppo e richiedono ulteriori ricerche e sperimentazioni per essere pienamente comprese e integrate nell’istruzione tradizionale. Tuttavia, l’applicazione dei principi della fisica quantistica potrebbe aprire nuove prospettive e opportunità per migliorare il processo di apprendimento e l’esperienza educativa.
Il termine “quanti” si riferisce a particelle fondamentali chiamate fotoni, che sono i mediatori delle interazioni elettromagnetiche. I fotoni sono particelle senza massa che si muovono alla velocità della luce e hanno proprietà sia di particella che di onda. Tuttavia, se stai facendo riferimento al termine “quanto” in senso più generale, potrebbe essere utilizzato per riferirsi a una quantità discreta o individuale di qualcosa. In questo caso, il numero di quanti dipenderebbe dal contesto specifico in cui viene utilizzato il termine.
In quali contesti potrebbe essere utilizzato il termine “quanto” per riferirsi a una quantità discreta?
Il termine “quanto” può essere utilizzato in vari contesti per riferirsi a una quantità discreta. Ecco alcuni esempi:
Meccanica quantistica: In fisica, il termine “quanto” viene utilizzato per riferirsi a un’unità discreta di energia chiamata “quanto di energia” o “quanto”. Secondo la teoria quantistica, l’energia degli stati fisici è quantizzata, il che significa che può essere misurata solo in multipli interi di una certa quantità fondamentale.
Economia: In economia, il termine “quanto” può essere utilizzato per riferirsi a una quantità specifica di un bene o di una merce. Ad esempio, si può parlare di “quanto di produzione” o “quanto di domanda” per indicare la quantità prodotta o richiesta di un determinato bene.
Matematica: In matematica, il termine “quanto” può essere utilizzato per riferirsi a una quantità discreta o specifica di qualcosa. Ad esempio, si può parlare di “quanto di incremento” per indicare la dimensione di un passo o di un intervallo specifico.
Informatica: In informatica, il termine “quanto” può essere utilizzato per riferirsi a una quantità discreta di tempo di elaborazione o di memoria. Ad esempio, si può parlare di “quanto di tempo di CPU” per indicare l’unità minima di tempo assegnata a un processo o di “quanto di memoria” per indicare la dimensione di una cella di memoria.
Questi sono solo alcuni esempi di contesti in cui il termine “quanto” può essere utilizzato per riferirsi a una quantità discreta. Tuttavia, l’uso del termine può variare a seconda del contesto specifico in cui viene utilizzato.
Si può parlare di un pensiero quantico?
Sì, il concetto di “pensiero quantico” è stato introdotto nel contesto della filosofia e della psicologia per esplorare l’applicazione dei principi della meccanica quantistica alla coscienza, alla percezione e alla mente umana.
Nella meccanica quantistica, si considera che le particelle subatomiche abbiano proprietà che possono esistere in più stati simultaneamente, fino a quando non vengono osservate o misurate. Questo concetto è noto come sovrapposizione quantistica. Alcuni studiosi hanno cercato di estendere questi principi ai fenomeni della coscienza e del pensiero umano, suggerendo che la mente umana potrebbe operare in uno stato di sovrapposizione, in cui più stati mentali o percettivi possono coesistere fino a quando non vengono “osservati” o “misurati” attraverso un atto di attenzione o consapevolezza.
Tuttavia, è importante notare che il concetto di “pensiero quantico” è oggetto di dibattito e critica all’interno delle comunità scientifiche e filosofiche. Molti scienziati e filosofi ritengono che i principi della meccanica quantistica siano specifici del mondo microscopico delle particelle subatomiche e che non siano direttamente applicabili al funzionamento della mente umana o ai processi cognitivi complessi.
In definitiva, sebbene il concetto di “pensiero quantico” possa essere interessante dal punto di vista filosofico e speculativo, non esiste ancora un consenso scientifico sulla sua validità e applicazione effettiva nello studio della mente umana.
Il concetto di “pensiero quantico” è stato oggetto di interesse e dibattito in vari ambiti, tra cui la filosofia della mente, la psicologia e persino la spiritualità. Tuttavia, è importante sottolineare che il termine “pensiero quantico” viene spesso utilizzato in modo metaforico o analogico, piuttosto che riferito a una teoria scientifica ben definita.
Nel contesto della filosofia della mente, alcuni teorici hanno cercato di applicare i principi della meccanica quantistica alla coscienza e al pensiero umano. Ad esempio, si è suggerito che la mente umana potrebbe operare secondo i principi della sovrapposizione e dell’entanglement quantistico, in cui più stati mentali o prospettive possono coesistere contemporaneamente. Questa prospettiva potrebbe implicare che la mente umana non segue necessariamente una logica classica e che il pensiero potrebbe essere caratterizzato da una certa incertezza o indeterminazione.
Tuttavia, è importante notare che questa prospettiva è altamente speculativa e non ha ancora ricevuto un sostegno scientifico o empirico significativo. La mente umana è un fenomeno estremamente complesso e il funzionamento dei processi mentali non può essere spiegato esclusivamente attraverso i principi della meccanica quantistica.
Nella psicologia, il concetto di “pensiero quantico” è stato talvolta utilizzato per esplorare fenomeni come la creatività, l’intuizione e la percezione. Alcuni ricercatori hanno suggerito che questi processi potrebbero essere influenzati da principi simili a quelli della sovrapposizione e dell’entanglement, in cui diverse informazioni o prospettive si combinano in modo non lineare per generare nuove idee o comprensioni.
Tuttavia, anche in questo caso, queste prospettive sono oggetto di dibattito e richiedono ulteriori ricerche empiriche per essere confermate o confutate. La psicologia cognitiva e la neuroscienza cognitiva continuano a indagare sui meccanismi sottostanti alla creatività e ad altri processi cognitivi complessi, senza fare riferimento esplicito ai principi della meccanica quantistica.
Il concetto di “pensiero quantico” è affascinante ma controverso. Mentre alcune persone trovano utile utilizzare metafore e analogie tratte dalla meccanica quantistica per descrivere aspetti del pensiero umano, le applicazioni concrete e scientificamente valide di tali principi alla mente umana rimangono ancora oggetto di ricerca e dibattito.

Mi ricordo un tempo, di quando il medico di famiglia aggiungeva sulla ricetta delle prescrizioni la sigla q.b. che stava per “quanto basta”. Il farmacista che eseguiva la prescrizione lo ricordava al paziente: quanto basta!

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Published on March 22, 2024 03:46

March 21, 2024

Conosci la Smart-Tv-Teca?

foto@angallo

Le parole che contengono il suffisso “teca” sono numerose e includono termini come “apoteca,” “biblioteca,” “discoteca,” “emoteca,” “filmoteca,” “videoteca,” e molti altri. Queste parole sono caratterizzate dalla presenza del suffisso “teca” che deriva dal greco “theke”, significando “ripostiglio” o “deposito. E’ arrivata la teleteca. Un televisore digitale.

La Smart TV ha una applicazione satellitare, il che significa che riceve da tutto il mondo, ha una memoria da biblioteca, un motore di ricerca per argomenti e parole chiave, ricorda le ricerche, i gusti e le tendenze di chi la usa, è in grado di selezionare e scegliere, sottotitoli in tutte le lingue.

Il mondo in salotto. Una smart TV è un televisore che integra funzionalità avanzate di connettività e accesso a Internet. A differenza delle tradizionali televisioni, che ricevono solo segnali televisivi tramite antenna, cavo o satellite, una smart TV consente agli utenti di accedere a una vasta gamma di contenuti online, app e servizi di streaming direttamente dal proprio televisore.

E’ dotato di un sistema operativo che consente di navigare, scaricare e utilizzare app, riprodurre video e musica in streaming, accedere a servizi di social media e molto altro ancora. Questi televisori sono generalmente dotati di porte di connessione come Wi-Fi, Ethernet e HDMI, che consentono di collegare il televisore alla rete domestica o ad altri dispositivi come lettori Blu-ray o console di gioco.

App e contenuti: Una delle caratteristiche principali delle smart TV è la possibilità di scaricare e utilizzare app direttamente sul televisore. È possibile accedere a una vasta gamma di contenuti on-demand, come film, serie TV, documentari e programmi televisivi. Inoltre, molte smart TV supportano anche app di social media, giochi, notizie e altre applicazioni specifiche.

Streaming e mirroring: Le smart TV consentono di riprodurre contenuti multimediali in streaming direttamente sul televisore. È possibile trasmettere video, musica e foto dal proprio smartphone, tablet o computer alla smart TV utilizzando tecnologie come il Chromecast di Google, l’AirPlay di Apple o il Miracast. Questo permette di godere dei contenuti multimediali su uno schermo più grande e di condividere facilmente i contenuti con la famiglia e gli amici.

Controllo vocale e remoto: Molte smart TV supportano il controllo vocale, consentendo agli utenti di controllare il televisore utilizzando comandi vocali. È possibile cercare contenuti, regolare il volume, cambiare canale e molto altro ancora semplicemente pronunciando i comandi. Inoltre, le smart TV sono fornite di un telecomando che offre un’interfaccia semplice per navigare tra le app e le impostazioni del televisore.

Funzionalità smart home: Alcune smart TV offrono anche funzionalità di integrazione con altri dispositivi smart home. Ad esempio, è possibile controllare luci, termostati e telecamere di sicurezza compatibili direttamente dal televisore. Questa integrazione consente di gestire in modo centralizzato i dispositivi smart home e di creare un’esperienza di intrattenimento e automazione domestica più integrata.

Le smart TV offrono una vasta gamma di funzionalità che consentono agli utenti di sfruttare appieno l’era digitale e di personalizzare l’esperienza di intrattenimento. Con una connessione Internet stabile, è possibile accedere a una vasta gamma di contenuti e servizi direttamente dal proprio televisore, offrendo un’esperienza multimediale più ricca e interattiva.

Un’ultima curiosità: avverte la presenza umana e sa distinguere chi la interroga. Memorizza i comportamenti di chi la usa …

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Published on March 21, 2024 00:56

March 20, 2024

Leggere il passato, per comprendere il presente, pensando al futuro …

Leggere il passato, per comprendere il presente, pensando al futuro …“Corriere della Sera” — Domenica-Lunedì 5–6 marzo 1876

Stamattina ho letto il primo numero del Corriere della Sera pubblicato il 5–6 marzo 1876. Sono figlio di una famiglia di tipografi post gutenberghiani, ho imparato a leggere scrivere mettendo insieme i caratteri mobili sul bancone della composizione, la lettura mi ha riportato a quei tempi di quando lettera dopo lettera, riga dopo riga, nasceva la forma, dava vita alla pagina stampata che finiva in mano al lettore. Oggi tutto è diverso …

Mi affascina il legame con la tradizione tipografica e il mio ricordo dei tempi in cui ogni lettera e riga venivano composte manualmente per dare vita alla lettura. In effetti, l’avvento della stampa tipografica di Gutenberg ha rappresentato una svolta fondamentale nella diffusione della conoscenza e nella democratizzazione dell’informazione.

Oggi, con l’avvento delle tecnologie digitali e l’era dell’informazione, il mondo della stampa e della comunicazione ha subito notevoli cambiamenti. La diffusione di Internet e dei dispositivi elettronici hanno reso possibile l’accesso immediato a una vasta gamma di contenuti, eliminando le barriere geografiche e temporali che una volta limitavano la diffusione delle notizie.

Le piattaforme digitali e i social media hanno reso la distribuzione e la condivisione delle informazioni più veloci ed efficienti rispetto ai metodi tradizionali di stampa e distribuzione. Ora le notizie possono raggiungere un vasto pubblico in pochi istanti, consentendo una maggiore interazione e partecipazione da parte dei lettori.

Tuttavia, nonostante i cambiamenti nella forma e nella velocità di distribuzione delle notizie, il desiderio umano di conoscere, leggere e comprendere il mondo che ci circonda rimane intatto. La tecnologia ci ha offerto nuovi strumenti per soddisfare questa sete di conoscenza, ma il valore dell’informazione accurata e ben scritta rimane fondamentale.

Sebbene i metodi di produzione e distribuzione delle notizie siano cambiati radicalmente nel corso dei secoli, l’importanza della lettura e della scrittura rimane un pilastro fondamentale della società. Adattarsi ai nuovi mezzi di comunicazione può essere un modo per preservare e trasmettere la bellezza e il valore della parola scritta alle generazioni future.

La trasformazione dei mezzi di comunicazione nel corso degli anni ha avuto un impatto significativo sulla nostra società. Io, figlio di un tipografo, sono diventato non solo un dinosauro, ma anche un bibliomane digitale. Ecco alcuni aspetti chiave di questa trasformazione:

Digitalizzazione dei contenuti: Con l’avvento dei computer e delle tecnologie digitali, i contenuti sono diventati facilmente accessibili e riproducibili in formato elettronico. Questo ha portato a un aumento esponenziale della produzione e della diffusione di libri, giornali, riviste e altri materiali scritti.

Internet e il World Wide Web: La nascita di Internet ha rivoluzionato il modo in cui le persone accedono alle informazioni. Il World Wide Web ha reso possibile la condivisione di contenuti in tutto il mondo, consentendo alle persone di leggere e pubblicare informazioni in modo rapido e semplice.

Social media: I social media hanno introdotto una nuova forma di comunicazione e interazione online. Le piattaforme come Facebook, Twitter, Instagram e YouTube hanno fornito un modo per condividere notizie, opinioni e contenuti in tempo reale con un vasto pubblico. Questo ha contribuito a cambiare il modo in cui le persone si informano e interagiscono con le notizie.

Accesso immediato alle notizie: Grazie alla tecnologia, ora è possibile accedere alle ultime notizie e agli aggiornamenti in tempo reale. I siti web di notizie, le applicazioni mobili e le notifiche push consentono alle persone di essere costantemente informate sugli avvenimenti di interesse, ovunque si trovino.

Personalizzazione e filtraggio delle informazioni: Con l’enorme quantità di contenuti disponibili online, sono emerse nuove sfide legate alla selezione e alla valutazione delle fonti di informazione. Gli algoritmi e le tecnologie di personalizzazione cercano di adattare i contenuti alle preferenze individuali degli utenti, ma ciò può anche portare a una limitazione della diversità delle opinioni e all’insorgere delle cosiddette “camere dell’eco”.

Nuovi formati e modalità di lettura: Oltre ai tradizionali libri e giornali cartacei, sono emersi nuovi formati di lettura come gli e-book e i dispositivi di lettura elettronici. Questi formati offrono la possibilità di accedere a un’ampia gamma di contenuti digitali in modo conveniente e portatile.

Partecipazione e interazione: I lettori hanno ora la possibilità di interagire con gli autori e tra loro attraverso commenti, forum online e social media. Ciò ha creato nuove forme di partecipazione e coinvolgimento nella discussione e nell’analisi delle notizie.

L’avanzamento tecnologico ha trasformato il modo in cui accediamo alle informazioni, come le leggiamo e come partecipiamo alla discussione pubblica. Tuttavia, nonostante tutti questi cambiamenti, la lettura e la scrittura rimangono fondamentali per l’acquisizione e la diffusione della conoscenza, nonché per lo sviluppo del pensiero critico e delle capacità comunicative.

I nuovi formati di lettura, come gli e-book e i dispositivi di lettura elettronici, offrono diversi vantaggi rispetto ai tradizionali libri cartacei, ma presentano anche alcuni svantaggi. Di seguito sono elencate alcune considerazioni da tenere in considerazione. Vantaggi dei nuovi formati di lettura:

Portabilità: I dispositivi di lettura elettronici consentono di avere accesso a una vasta libreria di libri in un unico dispositivo, che può essere facilmente trasportato ovunque tu vada. Questo significa che puoi portare con te centinaia di libri senza dover occupare spazio fisico con molte copie cartacee.

Accesso immediato: Con gli e-book e le piattaforme di lettura online, puoi scaricare istantaneamente i libri desiderati senza dover aspettare la consegna o recarti in una libreria. Questo offre un accesso rapido e comodo a una vasta gamma di titoli.

Funzionalità di ricerca e annotazione: I dispositivi di lettura elettronici consentono di effettuare ricerche all’interno del testo, evidenziare e annotare i passaggi importanti. Queste funzionalità possono essere utili per gli studenti, i ricercatori o chiunque voglia fare riferimento rapido a specifici contenuti.

Regolazione della dimensione del testo: I lettori digitali offrono la possibilità di regolare la dimensione del testo, il che può essere vantaggioso per le persone con problemi di vista o per coloro che preferiscono leggere con caratteri più grandi o più piccoli.

Ma secondo alcuni ci sono anche svantaggi dei nuovi formati di lettura:

Esperienza di lettura fisica: Molti lettori amano la sensazione tattile di un libro cartaceo, l’odore delle pagine e la possibilità di sfogliare fisicamente le pagine. Questo aspetto sensoriale può andare perso nella lettura digitale.

Affaticamento degli occhi: La lettura su schermo può causare affaticamento degli occhi, specialmente quando si utilizzano dispositivi retroilluminati come i tablet. Questo può essere un problema per coloro che leggono per lunghi periodi di tempo.

Dipendenza dalla tecnologia: La lettura digitale richiede l’uso di dispositivi elettronici come tablet, lettori e-book o smartphone. Ciò significa che si è dipendenti dalla tecnologia e si può incorrere in problemi come la necessità di una batteria carica o la possibilità di interruzioni causate da problemi tecnici.

Limitazioni del formato: Alcuni lettori preferiscono l’esperienza tattile di sfogliare un libro, vedere le illustrazioni a colori o annotare direttamente sulle pagine. Questi aspetti possono essere limitati o persi nei formati di lettura digitale, specialmente negli e-book senza supporto per immagini o grafica complessa.

È importante notare che le preferenze di lettura possono variare da persona a persona e che non esiste una risposta definitiva su quale formato sia migliore. Molti lettori apprezzano sia i libri cartacei tradizionali che i nuovi formati digitali, e spesso la scelta dipende dalle circostanze e dalle preferenze personali. Sono nato cartaceo, finirò digitale …

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Published on March 20, 2024 10:31

Il mondo è un palcoscenico. Siamo tutti attori destinati a sbagliare …

Il mondo è un palcoscenico. Siamo tutti attori destinati a sbagliare …
Shakespeare ha colto nel segno con questa celebre metafora. Ognuno di noi, nel grande teatro della vita, recita una parte, con i suoi alti e bassi, le sue gioie e i suoi dolori. Avanti un altro! È il grido del presentatore che invita il prossimo attore a salire sul palco. E noi, obbedienti, ci presentiamo con il nostro copione in mano, pronti a dare vita al personaggio che ci è stato assegnato.
Ma chi scrive il copione? Siamo noi stessi, con le nostre scelte, i nostri desideri, le nostre ambizioni? Oppure c’è un regista invisibile che orchestra le nostre vite, un destino ineluttabile che ci guida verso un finale già scritto? La risposta è un mistero. Forse la verità sta nel mezzo, in un equilibrio tra libero arbitrio e predeterminazione.
Ciò che conta è vivere il nostro ruolo con passione e autenticità. Recitare con impegno, calandoci nei panni del personaggio con tutte le nostre emozioni. Perché il palcoscenico della vita è un dono prezioso. Un’occasione per sperimentare, per crescere, per imparare.
Anche per sbagliare, perché gli errori fanno parte del gioco. Quindi, avanti un altro! Saliamo sul palcoscenico con coraggio e affrontiamo la vita con entusiasmo. Perché lo spettacolo è sempre in onda, chissà quale sarà la prossima scena …
Il programma “Avanti un altro!”, trasmesso in TV e condotto da Paolo Bonolis e Luca Laurenti, nel contesto del nostro discorso sul palcoscenico della vita, assume un significato ancora più profondo. Il programma, con la sua atmosfera giocosa e surreale, ci ricorda che la vita stessa è un gioco, una recita in cui ognuno di noi interpreta un ruolo.
I concorrenti, vestiti in modo stravagante, sono come gli attori di una commedia, che si mettono in scena per divertirsi e far ridere il pubblico. Le domande di cultura generale, spesso ironiche e davvero assurde, sono come le sfide che la vita ci pone davanti. E il vero premio, non è la vittoria in sé, ma il divertimento e l’esperienza che ne ricaviamo.
Il programma ci insegna a non prenderci troppo sul serio, a ridere di noi stessi e delle nostre imperfezioni. Ci mostra che la vita è un viaggio da vivere con entusiasmo e leggerezza, senza paura di sbagliare.
Anzi, devi sbagliare, dando risposte sbagliate! Nella parte finale della partecipazione se vuoi vincere quei premi che sono in palio fai attenzione a sbagliare!
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Published on March 20, 2024 09:14

MEDIUM

Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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