Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 32

April 21, 2024

“Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”

“La Vucciria” di Renato Guttuso
Pensare sta a leggere, come vivere sta a mangiare. Si dice spesso: “dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei”. Alla stessa maniera si ripete: “dimmi cosa mangi e ti dirò come stai di salute”. Il cibo è una fondamentale espressione culturale ovunque nel mondo e in special modo in Italia.
Molto più di un semplice mezzo di sostentamento. È un’arte, una forma di espressione culturale che riflette la storia, le tradizioni e l’identità del paese. 20 Regioni, venti realtà. Ogni Regione, tanti Comuni. Mille paesi, mille campanili, mille desideri.
Ogni regione ha le sue specialità culinarie, variano a seconda dell’ambiente, del clima e delle risorse locali. Il piacere del cibo. Gli Italiani hanno un profondo rispetto e apprezzamento per il cibo. Non si tratta solo di soddisfare la fame, ma di godere appieno dei sapori, delle consistenze e degli aromi dei piatti.
La cultura del “slow food”, il “cibo lento”, è nata proprio in Italia, sottolineando l’importanza di prendersi il tempo necessario per gustare e apprezzare il cibo. L’influenza della dieta mediterranea. Una dieta che ha le sue radici nella tradizione culinaria italiana, davvero millenaria.
Basta fare una visita alle botteghe del cibo di Pompei antica. Una dieta considerata uno dei modelli alimentari più salutari al mondo. Basata sull’abbondanza di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce e olio d’oliva, è associata a numerosi benefici per la salute.
Il legame con le emozioni. Il cibo in Italia è spesso associato a emozioni positive. La gioia di assaporare una deliziosa fetta di pizza o tiramisù, la soddisfazione di gustare un autentico piatto di pasta nelle sue innumerevoli varietà possono evocare ricordi felici e creare un senso di benessere.
Allo stesso tempo, questo tipo di alimentazione può anche essere un mezzo per affrontare lo stress e le emozioni negative. Una sfida all’equilibrio. Ma, nonostante questa grande reputazione di una cucina deliziosa, l’Italia non è immune da problemi legati alla nutrizione.
L’aumento dell’obesità e delle malattie correlate all’alimentazione è diventato un problema sempre più rilevante. Da noi, come in tutto il pianeta. Tuttavia, l’approccio italiano alla nutrizione si basa sull’equilibrio e sulla moderazione, promuovendo una dieta varia ed equilibrata.
E’ a questo punto che nasce la “psicologia della nutrizione”. In Italia è influenzata soprattutto dal ruolo della famiglia e della comunità. I pasti sono spesso momenti di condivisione e di socializzazione, rafforzando i legami tra le persone.
La crescente attenzione alla sostenibilità e alla qualità degli ingredienti influenza anche la cucina italiana, con un’offerta sempre più ampia di opzioni vegetariane, vegane e senza glutine. C’è una crescente tendenza a promuovere un approccio al cibo basato tanto sul piacere e sulla convivialità quanto sul benessere di chi mangia.
Il Libro
Nasce un libro che conduce ad una lettura psicologica dell’alimentazione. Non è stato scritto e pensato per essere letto solo nella forma tradizionale a stampa o in versione digitale. Al link sotto l’immagine della copertina troverete le modalità di lettura e di acquisto. Si tratta di un corso riservato ai professionisti dei settori coinvolti. Non solo. E’ utile anche a chi vuole una corretta alimentazione e desidera far sapere chi è, per quello che mangia.

Il nuovo libro “Psicologia della Nutrizione” si propone di far comprendere anche ai non addetti ai lavori, (siamo tutti noi che mangiamo per vivere in maniera ottimale), i meccanismi alla base delle scelte alimentari. E’ pubblicato da Springer Healthcare e mira ad essere una guida essenziale nell’ambito della salute mentale e della nutrizione.
L’ECM (acronimo di Educazione Continua in Medicina) è un sistema di formazione continua, consente ad ogni professionista sanitario di aggiornarsi per rispondere ai bisogni dei pazienti, alle esigenze organizzative e operative del servizio sanitario e del proprio sviluppo professionale. Dopo anni di sperimentazione, la nuova fase dell’ECM ha portato molte innovazioni, tra cui la Formazione a Distanza (FAD).
La FAD è un’attività di formazione capace di abbattere le barriere spazio-temporali della didattica tradizionale. Permette di raggiungere il discente ovunque si trovi, arrivando contemporaneamente a molte persone, singole o in gruppo, e adattandosi ai tempi del discente. È questo il vantaggio fondamentale che tale metodologia offre: la completa autonomia nella scelta del luogo e dei tempi da dedicare alla formazione.
Attraverso il digitale, questo sistema consente un’acquisizione illimitata di crediti, un’agile consultazione dei contenuti e una rapida fruizione del testo. Il libro è redatto da un team di esperti, il Dott. Ferdinando Pellegrino, psichiatra, la Dott.ssa Cristina Parrino, endocrinologa, la Dott.ssa Marianna Pasqua e il Dott. Paolo Buonaiuto, entrambi biologi nutrizionisti, un testo che si addentra nel complesso rapporto tra mente e alimentazione.
Quest’opera si distingue per il suo approccio scientifico, approfondendo come le scelte alimentari siano influenzate da fattori psicologici, sociali, culturali e biologici. I sette capitoli trattano argomenti come i disturbi alimentari, l’obesità e l’ansia, con un focus sulle dimensioni nutrizionali e psicologiche. Ecco i principali obiettivi:
Acquisizione di competenze tecnico-professionali. Fornire strumenti pratico-operativi per comprendere le dinamiche psicologiche e psicosociali che influenzano le scelte alimentari per utilizzarli nel supporto del paziente e della sua qualità di vita.
Acquisizione di competenze di processo. Fornire modelli e linee guida per comprendere il comportamento alimentare da un punto di vista nutrizionale e psicologico per identificare i fattori che possono predire il comportamento alimentare.
Acquisizione competenze di sistema. Condividere alcune logiche psico-nutrizionali, ma anche antropologiche e culturali, che caratterizzano l’evoluzione del rapporto tra le persone e la propria alimentazione.
L’offerta comprende:
Libro in formato ePub (lettura su iPad, PC, tablet, eBook reader)
Libro in formato PDF stampabile (lettura su PC, carta, iPad, tablet, eBook reader)
Accesso all’area domande e risposte per il tutoraggio in differita breve
Accesso al test di apprendimento e al questionario di qualità ECM
Ricezione dell’attestato ECM
Il 24 aprile presso i Giardini di Villa Lanzara a Sarno si terrà l’evento di presentazione del libro, nell’occasione ci sarà un focus su importanza di una sana alimentazione, quale perno principale di uno stile di vita corretto, fattore determinante per la longevità e prevenzione declino cognitivo. Siete invitati a partecipare[image error]
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Published on April 21, 2024 05:35

April 19, 2024

Il più folle nella biblioteca di Babele: quando la scrittura è profetica.

“La mia battaglia”
Il 20 aprile 1889 nacqueAdolf Hitler, morirà il 30 aprile del 1945. Un uomo che avrebbe condizionato la vita di milioni di persone, autore anche di un libro sulla sua “battaglia”. Sarebbe poi passato alla storia come l’uomo politico più folle dei tempi moderni.
Il libro, pubblicato il 18 luglio del 1925, ebbe un successo editoriale strepitoso vendendo milioni di copie quando il suo autore conquistò il potere una decina di anni più tardi. Un esempio di scrittura che avrebbe condizionato la vita di milioni di persone di lì a qualche anno.

Ricordo che il volume aveva posto anche nella piccola biblioteca di mio Padre, insieme ad un altro intitolato “Dux” di Margherita G. Sarfatti. Mio padre li teneva l’uno di fianco all’altro separati da un altro libro che all’epoca faceva furore, Il Capitale, di Karl Marx. Gli altri due, se ricordo bene, nelle edizioni Mondadori. Alloggiavano il bella mostra in alto, sul primo scaffale dove erano allineati anche i volumi della famosa collana verde La Medusa.

Non è che mio Padre fosse un esperto conoscitore dei tre autori. Era un appassionato lettore di libri, li conservava gelosamente e mi permetteva, di tanto in tanto, di tirarli fuori, spolverarli e ricollocarli allineandoli per colore, altezza, genere. Lui, del resto, i libri li stampava anche, anche se la sua era una piccola tipografia di provincia meridionale. Eravamo appena usciti da una guerra disastrosa e quei tre volumi, con i loro autori, mi sembravano, a me che avevo soltanto una decina di anni, la causa e l’origine di tutti i mali del mondo.

Ricordo che li sfogliavo spesso cercando di carpire il senso di quelle pagine che avevano anche degli inserimenti fotografici su carta patinata. Non so che fine abbiano fatto questi tre libri che sono fissi nella mia memoria infantile, in quel mobile libreria dai vetri colorati che è finita giù in garage, contenitore e testimone muto di libri che hanno condizionato la vita di milioni di uomini e donne con la loro prosa, i loro pensieri, le loro azioni.

Il primo volume di “Mein Kampf” era stato dettato da Adolf Hitler al suo segretario Hermann Hesse mentre era in prigione nel 1924, per avere partecipato ad un colpo di stato contro il governo. Il titolo originale che avrebbe dato il Fuherer era: “Quattro anni di lotta contro le bugie, la stupidità e la codardia”. L’editore lo cambiò nel più sintetico “La mia battaglia”.

Hitler credeva nella superiorità della razza ariana il cui compito/dovere era quello di dominare sulle razze inferiori. Aveva elaborato una gerarchia razziale alla cui base c’erano gli zingari e gli ebrei, che dovevano essere sterminati, per salvaguardare la purezza degli Arii. Nella presentazione del libro il Capo scrisse: “Credo che oggi io interpreto la volontà dell’Onnipotente. Difendendo me stesso contro gli Ebrei, lotto per suo nome”.

La sua scrittura manifestava l’intenzione di costruire un impero tedesco per distruggere il marxismo, un movimento questo, a suo parere, nelle mani degli Ebrei. Aspirava a conquistare l’Europa orientale e la Russia in nome dello “spazio vitale” tedesco (Lebensraum). Il secondo volume vide la luce dopo la sua uscita dalla prigione nel dicembre del 1924 per poi essere dato alle stampe nel 1926. In esso venivano spiegati nei dettagli i piani per la creazione del Terzo Reich.

Il libro non è, e non fu, di facile lettura sin dalla sua uscita. Perfino i suoi più fanatici seguaci lo trovavano difficile, astruso, illogico, ripetitivo e anche pieno di errori. Poche le copie vendute fino al 1933. Quando Hitler divenne Cancelliere, “fuehrer”, il libro inondò gli scaffali del mondo. Una scrittura davvero profetica in questo caso, che non venne letta, capita ed interpretata, non solo per quanto ho detto innanzi, ma anche per il lento ma deciso precedere di un comportamento fanatico di un autore divenuto un terribile “Capo” con quelle idee che aveva messo per iscritto anni prima senza che nessuno gli credesse.

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Published on April 19, 2024 09:15

April 16, 2024

Il passato non ha futuro …

Il passato non ha futuro …
Il passato non è il mio destino: spezzare le catene e forgiare un nuovo futuro. Siamo spesso legati al passato come se fosse una catena inossidabile, incapaci di liberarci dai suoi fantasmi e dalle sue ombre. Pensiamo che le nostre esperienze passate definiscano inevitabilmente chi siamo e cosa possiamo ottenere, condannandoci a rivivere gli stessi schemi e le stesse sofferenze. Ma è davvero così?
Il passato: un’esperienza, non una sentenza. È importante riconoscere il valore del passato. Le nostre esperienze, sia positive che negative, ci hanno plasmato, insegnato lezioni preziose e permesso di sviluppare la nostra resilienza. Sarebbe sciocco negarle o cancellarle. Tuttavia, confondere il passato con il destino è un errore fatale.
Il passato non è un copione immutabile che determina il nostro futuro. È un’esperienza da cui possiamo imparare, ma non un destino da subire. Il nostro potere risiede nel presente, nella capacità di scegliere come reagire alle circostanze e di creare il nostro futuro.
Sganciarsi dal passato: un atto di coraggio. Spezzare le catene del passato richiede coraggio e determinazione. Significa accettare il passato senza esserne condizionati: Riconoscere le nostre esperienze passate senza lasciare che ci definiscano o ci limitino. Perdonare noi stessi e gli altri: Lasciare andare il rancore e la rabbia che ci tengono prigionieri del passato.
Imparare dalle esperienze passate. Usare le nostre esperienze per crescere e migliorare, non per ripeterle. Concentrarsi sul presente: Vivere il momento presente con consapevolezza e pienezza, senza restare imprigionati nei rimpianti o nelle paure. Creare un nuovo futuro abbracciando la possibilità di cambiare e di costruire un futuro migliore, basato sui nostri desideri e sui nostri valori. Sfruttare il potere del presente.
Il presente è l’unico momento in cui abbiamo davvero il potere di agire e di cambiare. È qui che possiamo compiere scelte consapevoli, creare nuove abitudini e costruire la vita che desideriamo. Concentrandoci sul presente e sulle nostre potenzialità, possiamo liberarci dal peso del passato e creare un futuro radioso. Non è mai troppo tardi per iniziare. Ricorda: il passato non è il tuo destino. Sei libero di scegliere il tuo futuro. Come liberarti dal passato?
Ecco alcuni consigli per iniziare a liberarti dal passato e a costruire un futuro migliore. Pratica la mindfulness. Ti aiuta a concentrarti sul presente e a vivere il momento con consapevolezza, lasciando andare i pensieri negativi sul passato. Scrivi un diario. Scrivere i tuoi pensieri e le tue emozioni può aiutarti a elaborare il passato e a identificare i modelli di comportamento che ti stanno limitando.
Parla con un terapista. Può aiutarti a comprendere il tuo passato e a sviluppare meccanismi di coping sani. Circondati di persone positive. Le persone positive e di supporto possono aiutarti a sentirti meglio e a guardare al futuro con speranza. Concentrati sui tuoi obiettivi. Avere obiettivi chiari e concreti può aiutarti a motivarti e a concentrarti sul futuro.
Non sei solo. In questo viaggio sei tutt’altro che solo. Molte persone lottano con il peso del passato, ma con impegno e perseveranza è possibile liberarsi e costruire un futuro migliore. Inizia oggi stesso a liberarti dal passato e a creare la vita che desideri.
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Published on April 16, 2024 13:04

April 14, 2024

Leonardo: il genio come enigma

L’Enigma
Il 15 aprile 1452 nasce Leonardo da Vinci, il genio poliedrico ed enigmatico. Ma è vero che Leonardo può essere definito un genio enigmatico come la sua Gioconda? Assolutamente sì, l’accostamento di Leonardo da Vinci alla sua Gioconda è calzante. Entrambi incarnano un alone di mistero e complessità che continua ad affascinare e incuriosire il mondo intero.
Un’intelligenza senza pari. La sua vastissima conoscenza spaziava da discipline scientifiche come l’anatomia e l’ingegneria a campi artistici come la pittura, la scultura e l’architettura. Era un vero e proprio “uomo universale”, capace di eccellere in ogni campo a cui si dedicava.
Un’insaziabile curiosità. Era spinto da un’incessante sete di sapere che lo portava a indagare ogni aspetto del mondo circostante, ponendosi domande e cercando risposte attraverso l’osservazione, l’esperimento e la sperimentazione. Un’innovazione rivoluzionaria.
Le sue invenzioni e le sue intuizioni hanno anticipato di secoli il progresso scientifico e tecnologico, gettando le basi per molte delle conquiste moderne. Un’opera immortale. I suoi capolavori artistici, come la Gioconda, il Cenacolo e l’Uomo Vitruviano, continuano ad ammaliare e ispirare generazioni di artisti e amanti dell’arte.
La Gioconda, l’enigma incarnato. Un sorriso enigmatico. Il suo sorriso sfuggente e ambiguo ha scatenato secoli di interpretazioni e ipotesi, alimentando il mistero che avvolge la sua figura.
Una tecnica pittorica innovativa. Leonardo ha utilizzato la tecnica dello sfumato, creando un effetto di morbidezza e sfocatura che rende il dipinto ancora più suggestivo e ammaliante. Un’identità incerta.
L’esatta identità della donna ritratta rimane un mistero, aggiungendo ulteriore fascino all’opera. Un’opera in continua evoluzione. Sembra che Leonardo abbia lavorato alla Gioconda per tutta la sua vita, apportando continue modifiche e perfezionamenti, rendendola un’opera in divenire e mai completamente finita.
Il parallelismo tra Leonardo e la Gioconda. Entrambi iconici e universali: La figura di Leonardo e la Gioconda hanno raggiunto una fama globale, trascendendo i confini temporali e culturali per diventare simboli universali di genio, bellezza e mistero. Entrambi complessi e inafferrabili.
La loro vera essenza rimane in parte nascosta, sfidando ogni tentativo di definizione completa e definitiva. Entrambi fonte di continua ispirazione. La loro inesauribile ricchezza di significati e interpretazioni continua ad ispirare artisti, studiosi e persone comuni di tutto il mondo.
L’accostamento di Leonardo alla Gioconda è più che una semplice metafora. Entrambi incarnano la complessità, il mistero e la bellezza che da sempre affascinano l’umanità, spingendoci a interrogarci sulla natura del genio, dell’arte e della realtà stessa.
“Leonardo, la vita. Il ragazzo di Vinci, l’uomo universale, l’errante” di Carlo Vecce si distingue come un’opera biografica completa e affidabile su Leonardo da Vinci, uno dei più grandi geni della storia umana.
Basandosi sulle ricerche più recenti, Vecce traccia un resoconto dettagliato della vita di Leonardo, quasi giorno per giorno. L’autore non si limita a narrare gli eventi salienti, ma approfondisce anche i minimi dettagli, spesso trascurati in altre biografie, ricavandoli dai manoscritti e dalle opere grafiche e figurative di Leonardo stesso.
Un aspetto innovativo di questo libro è l’utilizzo della voce stessa di Leonardo, estratta dai suoi scritti e disegni, che si intreccia con la narrazione di Vecce. Questo stratagemma offre al lettore un accesso privilegiato ai pensieri e alle idee di Leonardo, permettendogli di comprendere meglio la sua mente geniale e il suo processo creativo.
L’opera di Vecce non è solo una biografia, ma anche un ritratto affascinante dell’epoca in cui Leonardo visse. L’autore descrive il contesto storico, culturale e sociale in cui si svolse la vita di Leonardo, aiutando il lettore a comprendere appieno le sue opere e le sue invenzioni.
“Leonardo, la vita” è un libro di grande valore, che si rivolge a un vasto pubblico di lettori. Gli appassionati di Leonardo troveranno un’analisi approfondita e ricca di dettagli sulla sua vita e la sua opera. I lettori interessati alla storia del Rinascimento potranno scoprire uno dei periodi più fecondi e creativi della storia italiana. E chiunque sia semplicemente curioso di conoscere la vita di un genio universale troverà in questo libro una lettura avvincente e illuminante.
Alcuni dei punti di forza del libro: ricerca accurata e basata sulle ultime scoperte.
Narrazione dettagliata e coinvolgente. Utilizzo innovativo della voce di Leonardo. Ampio contesto storico e culturale. Accessibile a un vasto pubblico di lettori. Se siete interessati alla vita di Leonardo da Vinci o al Rinascimento italiano, consiglio vivamente di leggere questo libro.
Oltre ai punti di forza sopra menzionati, vorrei aggiungere che il libro è scritto in uno stile chiaro e scorrevole, che rende la lettura piacevole anche per chi non ha una conoscenza approfondita di Leonardo o del Rinascimento. “Leonardo, la vita” è un’opera biografica eccezionale che offre una visione completa e affascinante di uno dei più grandi geni della storia umana.
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Published on April 14, 2024 11:13

April 13, 2024

Emmy Noether: l’allegra donna-genio che pensava camminando

Emmy Noether
Il 14 aprile 1935 muore in Pennsylvania la matematica tedesca Emmy Noether definita “la madre della moderna algebra astratta”. Formulò il teorema che porta il suo nome. Confesso che non conoscevo nè lei nè il suo teorema. Non mi piace la matematica, non me l’hanno mai fatta capire.

“Fräulein Noether è stata il genio matematico più importante da quando le donne hanno avuto accesso all’istruzione superiore”. Queste parole, scritte da Albert Einstein in occasione della sua morte, danno l’idea dell’importanza di questa grande matematica. Un genio, anzi una “genia”?
Continuo la serie di post che mi sono imposto di scrivere su quel grande “mistero” che sono le donne, compagne di noi uomini durante l’affascinante viaggio che è la vita. Ecco cosa ne scrive il noto libro di Almamatto che la ricorda nel giorno della sua scomparsa.
“Il genio allegro che pensava camminando. Una corte di giovanotti cammina, per chilometri, accanto a una donna stravagante, mal vestita, con i capelli scarmigliati. Si tratta dei Noether’s boys, un gruppo di studenti che impara camminando a fianco della «madre dell’algebra», Emmy Noether. Siamo in Germania, a Gottinga, nella celeberrima università, e per arrivare a insegnare qui la fräulein della matematica ha dovuto superare molti ostacoli, tutti dovuti al fatto di essere una donna.
Figlia di un noto professore di matematica, studia lingue brillantemente fino a 18 anni. A quel punto la svolta: Emmy decide di dedicarsi alla matematica. Frequenta come uditrice, finché le è possibile iscriversi ufficialmente e in poco tempo si laurea con lode. Inizia a lavorare gratuitamente, sempre senza perdere il suo entusiasmo, e nel 1915 arriva la sua occasione: due celebrità del mondo accademico matematico, Hilbert e Klein, la invitano a risolvere alcune questioni aperte legate alla teoria della relatività di Einstein.
Emmy Noether va a Gottinga e dimostra due importantissimi teoremi: uno di questi, che porta il suo nome e prova come esista una relazione tra le simmetrie nella fisica e le leggi di conservazione, le procura somme lodi da parte di Albert Einstein in persona. Ma è donna e fatica ad ottenere il posto di professore associato nonostante l’insistenza dei colleghi. Solo a 37 anni può essere assunta, a titolo gratuito, come Privatdozent. I suoi studenti la adorano per la passione e l’allegria che mette in tutto ciò che fa.
La professoressa Noether non si cura del proprio aspetto fisico, va sempre in giro con un ombrello rotto, vive in una casa poco curata, ma è estremamente generosa e accudente. La si può trovare tutti i giorni allo stesso ristorante alla stessa ora a mangiare lo stesso menù: fagioli, crauti, patate bollite, pane e burro. Non si lamenta mai di non essere pagata, o di essere pagata pochissimo, e lavora sempre con calore e passione.
A causa delle leggi razziali del ’33 è costretta a rifugiarsi negli Stati Uniti, a Princeton, dove trova il riconoscimento meritato e insegna fino alla morte prematura dovuta a un tumore, il 14 aprile 1935. Einstein, scandalizzato dal fatto che in sua memoria venga dedicato solo un trafiletto, scrive una lunga lettera al New York Times, descrivendola come «il più significativo genio creativo matematico mai prodotto da che le donne sono state ammesse a una educazione superiore”.
Era il 5 maggio 1935, Einstein viveva negli Stati Uniti, insegnava fisica a Princeton, e aveva avuto notizia della morte della Emmy Noether dai giornali. E così scrisse questo breve articolo che ho rintracciato in rete nell’archivio del Times:
“Gli sforzi della maggior parte degli esseri umani sono consumati dalla lotta per il pane quotidiano. Per alcuni, per quelli che godono di maggior fortuna, la lotta è molto semplice, e quindi gli sforzi servono al miglioramento della vita mondana. Tra quelli che si dedicano all’accumulo di beni terreni, è frequente l’illusione che le attività quotidiane siano un affare, e quello che desiderano maggiormente è accumulare e accumulare sempre di più. Meno male, però, che esiste una minoranza di persone che hanno una vita più bella, fatta di esperienze soddisfacenti e aperte alla conoscenza del genere umano. Persone che non accumulano beni, ma che puntano tutto sul proprio sviluppo intellettuale. E poi ci sono, tra questi, gli artisti, i ricercatori e i pensatori, gli intellettuali, persone che vivono poco di vita materiale, ma che trovano soddisfazione a sviluppare le proprie idee, che possono poi essere utilizzate dai loro successori. Una sola, infine, è la persona di cui nutro una stima del tutto eccezionale; si tratta di un’illustre matematica, che aveva insegnato all’università di Gottinga e ora si trovava al Bryn Mawr College, aveva cinquantatré anni, era una bellissima testa, ed è morta. Emmy è stata il più grande genio creativo matematico da quando l’istruzione superiore è stata aperta anche alle donne. Nella sua vita si è dedicata allo studio della matematica a livelli eccelsi. Le nuove generazioni di matematici devono renderle omaggio per aver sviluppato l’algebra moderna e aver capito le leggi che stanno alla base della natura. In lei c’era tutto questo, e c’era la poesia delle idee logiche. Emmy Noether era nata in una famiglia ebraica e si è subito distinta per il suo grande amore per l’apprendimento. A Gottinga venne accolta nel 1915 da David Hilbert, e malgrado i suoi sforzi per farla emergere, a lei il titolo di insegnante fu precluso, a causa della discriminazione nei confronti delle donne ebree. In America trovò una soluzione alternativa. Al Bryn Mawr College e alla Princeton University erano tanti i colleghi che la stimavano e di cui era amica. Tutti riconoscenti ed entusiasti dei suoi lavori, che in quest’ultima parte della sua vita sono stati felici e fecondi. Questo è il nostro modo di ricordarla.
Albert Einstein
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Published on April 13, 2024 04:24

April 12, 2024

Il giocatore dell’assurdo: “Si nasce tutti pazzi, alcuni lo restano”

Il 13 aprile 1906 nacque il mio scrittore preferito in lingua inglese Samuel Beckett. Lo stesso anno in cui nacque mio Padre. Non c’era nella sua piccola biblioteca, ma lo nominava spesso. Lui ripeteva la parola che lo scrittore irlandese fece sua e per la quale è passato alla storia: l’assurdo.
Ricordo che una volta, durante una della tante accese discussioni che soleva avere o sul lavoro in tipografia, o in litigio con i suoi fratelli, ebbe modo di dire “in questo mondo assurdo, si nasce tutti pazzi, molti lo restano”.
La pensava allo stesso modo questo irlandese che non è affatto inglese. Premio Nobel per la letteratura nel 1969, ricordo che comprai nel 1962, a Londra, una delle prime copie di “Godot” e non ci capii assolutamente nulla.
Un pò perchè ero agli inizi dello studio della lingua, ero là a studiarla lavorando. Un pò perchè, giovane com’ero, non potevo capire l’idea, il concetto, la definizione di “assurdità”. La parola-chiave emergente, il “tag” si direbbe oggi, di quei giorni, riferita a Beckett, era, appunto questa.
Era nato con Godot il “teatro dell’assurdo”. Famosa una delle sue tante frasi che si legge in “Endgame” — “Finale di partita” una delle sue ultime opere. La qualità linguistica delle parole usate ben si sposa con il contenuto, dando vita all’assurdo che l’autore cerca di convogliare al lettore.
In un’altra situazione, “Aspettando Godot”, dirà: “Words are all we have” — “Le parole, è tutto quello che abbiamo”. Questo mi pare il senso delle sue opere e del suo messaggio artistico. Trovo tutta l’opera di Samuel Beckett di grande attualità, anche a distanza di tanto tempo. Tutta la sua produzione tende a cercare le ragioni del nostro esistere, per quanto assurda l’esistenza possa essere.
Questa egli pensava fosse la missione di chi scrive. Ecco perchè questo continuo a scrivere, per capire. Se capirò, o meno, alla “fine della partita”, poco conta. L’importante è averci provato. Sono convinto che Samuel Beckett la penserebbe così.
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Published on April 12, 2024 13:02

April 8, 2024

Ascoltare se stessi: un viaggio alla scoperta di sè

Ascoltare se stessi è un’arte che richiede tempo, pazienza e dedizione. Non si tratta semplicemente di prestare attenzione ai propri pensieri e alle proprie emozioni, ma di immergersi completamente nella propria interiorità per comprenderne la complessità e la bellezza. È un viaggio alla scoperta di sé, un percorso che ci permette di sviluppare una profonda consapevolezza di chi siamo, cosa vogliamo e cosa ci rende felici.

Perché è importante ascoltare se stessi?

I benefici dell’ascolto interiore sono molteplici. Innanzitutto, ci permette di migliorare la nostra autostima. Quando impariamo a conoscere e ad accettare i nostri pregi e difetti, ci sentiamo più sicuri di noi stessi e delle nostre capacità. Inoltre, l’ascolto interiore ci aiuta a gestire meglio le nostre emozioni. Imparando a riconoscere e ad accettare le nostre emozioni, anche quelle negative, possiamo sviluppare una maggiore resilienza e affrontare le sfide della vita con maggiore serenità.

Come sviluppare la capacità di ascoltare se stessi?

Esistono diverse tecniche per sviluppare la capacità di ascoltare se stessi. Ecco alcuni consigli:

Meditazione: La meditazione è una pratica che ci aiuta a calmare la mente e a focalizzare l’attenzione sul presente. Bastano anche pochi minuti al giorno per iniziare a vedere i benefici.Yoga: Lo yoga è un’altra pratica che ci aiuta a connetterci con il nostro corpo e le nostre emozioni. Le posizioni yoga e gli esercizi di respirazione ci aiutano a rilassarci e a sciogliere le tensioni.Scrittura: Scrivere un diario è un ottimo modo per esplorare i propri pensieri e le proprie emozioni. Mettendo nero su bianco ciò che proviamo, possiamo dargli un nome e una forma, rendendoli più comprensibili.Passeggiate nella natura: Stare a contatto con la natura ci aiuta a ritrovare la calma e la pace interiore. Passeggiare in un parco o in un bosco ci permette di riconnetterci con noi stessi e con il mondo che ci circonda.

Ascoltare se stessi è un processo continuo che richiede impegno e costanza. Non ci sono scorciatoie, ma il viaggio è ricco di scoperte e di sorprese. Imparando ad ascoltare se stessi, possiamo finalmente vivere una vita autentica e appagante.

L’ascolto interiore è uno strumento prezioso per migliorare la nostra vita. Ci permette di conoscerci meglio, di gestire le nostre emozioni e di vivere con maggiore consapevolezza. Se desideriamo vivere una vita più felice e appagante, è importante imparare ad ascoltare se stessi.

ABITARE LE PAROLE
LA CAPACITÀ DI ASCOLTARE SE’ STESSI
Nunzio Galantino
Sempre la parola ritmo evoca il succedersi armonico di elementi o il loro alternarsi nello spazio e nel tempo, come la sua stessa etimologia suggerisce. Il termine ritmo deriva infatti dal latino rhythmus e dal greco, affine al verbo che significa letteralmente “scorrere”.
Con l’armonia e la melodia, il ritmo è tra gli elementi costitutivi del linguaggio musicale, e indica il succedersi regolare dei rapporti di durata intercorrenti tra i suoni, e una differente scansione tra questi e le pause. Insieme assicurano un ascolto gradevole della melodia stessa, al punto da rendere la musica così spesso emotivamente coinvolgente e, direbbe Goethe, «sublime».
Molto frequente è l’utilizzo della parola ritmo in senso figurato. Si pensi, ad esempio, all’espressione: «Hai il ritmo nel sangue». Chi la pronunzia intende evidentemente andare oltre l’ambito fisiologico. Non si limita ad affermare lo scorrere regolare del sangue in tutto l’organismo attraverso le arterie e le vene. Vuole piuttosto riconoscere, nello svolgersi della vita del proprio interlocutore, la presenza di una ordinata vitalità, frutto dell’alternanza tra intense espressioni e prevedibili momenti di pausa. Proprio come accade nella musica o come avviene nel susseguirsi di parole e di spazi vuoti nella scrittura. È il vibrante alternarsi della configurazione del ritmo, non sempre eguale nel ripetersi, che permette di cogliere il senso di ciò che si sta ascoltando, leggendo o contemplando.
Ma non è solo la musica l’ambito in cui il ritmo assicura vitalità e bellezza. Vitruvio (I sec. a. C.), ad esempio, ne esplicitò senso e contenuti in riferimento all’architettura. Per il suo primo grande teorico, questa disciplina esiste solo quando c’è eurythmía. Quando cioè in essa viene assicurato, letteralmente, il “giusto ritmo” tra le parti e gli spazi, pieni e vuoti.
Certo, la sindrome dell’horror vacui, che va caratterizzando sempre di più non solo la nostra società, ma anche la nostra interiorità e le nostre relazioni, ci impedisce di godere la bellezza di una vita vissuta al ritmo giusto e di gustarne i momenti che la compongono.
La paura del vuoto e il peso del silenzio allungano la loro ombra su tutto ciò che, nella nostra vita, può assomigliare a una pausa rigenerante da destinare all’ascolto di sé stessi, all’interiorizzazione di ciò che si è ascoltato o alla contemplazione di quanto ci circonda. Anche nei suoi aspetti più problematici. Eppure, sono quelle pause e quegli intervalli a impedirci di essere travolti e a farci apprezzare, grazie al ritmo, la melodia che, nonostante tutto, accompagna buona parte della nostra vita.

IL Sole 24 Ore domenica 7 aprile 2024

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Published on April 08, 2024 22:30

April 4, 2024

Elogio dell’effimero elettorale …

Elogio dell’effimero elettorale …@GinoLangella su FBFoto@angallo

Caro Gino ti dedico un elogio dell’effimero. Nell’incessante fluire del tempo, dove tutto scorre e si trasforma, l’effimero regna sovrano. Spesso associato alla fugacità e alla vanità, esso cela in sé una bellezza rara e preziosa. Questa foto l’ho fatta stamattina. Se vuoi sapere dove, te lo dirò di persona.

La danza dei petali di ciliegio: Immaginate la delicatezza dei petali di ciliegio che, in un vortice di colori, cadono a terra al soffio del vento. La loro breve esistenza non li rende meno affascinanti. Anzi, la consapevolezza della loro imminente scomparsa esalta la loro bellezza, rendendola ancora più intensa e vibrante.

Il sorriso di un bambino: Un sorriso spontaneo, pieno di gioia e innocenza, illumina il volto di un bambino. Un attimo fugace, che cattura l’essenza della purezza e della felicità. La sua breve durata non ne sminuisce il valore, anzi, lo rende un ricordo indelebile, impresso nella memoria.

Un tramonto infuocato: I colori caldi e vibranti di un tramonto infuocato dipingono il cielo, creando uno spettacolo di rara bellezza. Un momento magico che si dissolve rapidamente, lasciando spazio alla notte. La sua effimera natura lo rende ancora più speciale, un’opera d’arte effimera che emoziona e rapisce l’anima.

L’onda che si infrange sulla riva: L’impeto dell’onda che si infrange sulla riva, il fragore della schiuma che si dissolve, il sapore salato del mare sulla pelle. Un’esperienza sensoriale intensa che dura solo un istante, ma che lascia un segno indelebile nella memoria.

L’effimero ci insegna ad apprezzare la bellezza del presente, a cogliere l’attimo fuggente e a vivere con pienezza ogni momento. Ci ricorda che la vita è un dono prezioso, fatto di attimi irripetibili che vanno vissuti con intensità e consapevolezza.

Elogio all’effimero, dunque, per la sua capacità di donarci bellezza, gioia e stupore. In un mondo che spesso ci spinge a inseguire l’eterno e l’imperituro, l’effimero ci ricorda che la vera ricchezza si trova nella fugacità del tempo e nella preziosità dell’attimo presente.

Perché ciò che è effimero non è per questo meno reale o meno importante. Anzi, la sua brevità ne esalta la bellezza e ci ricorda di vivere con pienezza ogni istante. Ricorda che anche l’asfalto merita il suo elogio. L’elettore vuole essere fatto fesso … nel senso che è stanco e non va a votare.

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Published on April 04, 2024 13:46

Leviatano & Intelligenza Artificiale

Foto@angallo

Il 5 aprile del 1588 nasce Thomas Hobbes, autore de “Il Leviatano”, pubblicato nel 1651, l’opera più famosa del filosofo inglese. Il titolo si riferisce al mostro marino biblico, usato come metafora per lo Stato assoluto. In un’epoca come la nostra, molti pensano che l’umanità sta per avviarsi verso un destino segnato da questa figura.

La parola “leviatano” ha una lunga e ricca storia che affonda le sue radici nella Bibbia. Il termine appare per la prima volta nella Bibbia ebraica, in particolare nel Libro di Giobbe (40:20–41:26) e nel Libro dei Salmi (74:14).
In questi testi, il leviatano è descritto come un mostro marino di proporzioni gigantesche e terrificanti, spesso associato al caos e al male.
La sua natura precisa rimane misteriosa, con alcune interpretazioni che lo associano a un coccodrillo, un serpente marino o una creatura mitologica.

Nel corso della storia, il leviatano ha assunto diverse valenze simboliche. Potenza e forza: la sua immensità fisica rappresenta una forza incontrollabile e distruttiva. Caos e disordine: la sua natura selvaggia simboleggia il caos primordiale e le forze del male che minacciano l’ordine cosmico. Male e tentazione: in alcune interpretazioni religiose, il leviatano è visto come una personificazione del male e della tentazione che l’uomo deve superare.

Nel Medioevo, il leviatano divenne un’immagine ricorrente nell’arte e nella letteratura, spesso associato al diavolo e alle creature infernali. In epoca moderna, il termine ha assunto un significato più ampio, riferendosi a qualsiasi entità di grande potere e dimensioni, sia in senso positivo che negativo. In particolare, il leviatano è stato utilizzato come metafora dove il potere sovrano viene paragonato a un mostro che garantisce la sicurezza in cambio della libertà individuale. Alcuni critici del sistema capitalistico lo hanno paragonato a un leviatano che domina e sfrutta le persone.

Con la moderna tecnologia, in particolare con IA, l’intelligenza artificiale, il leviatano è visto come una forza potente che può essere utilizzata per il bene o per il male. Per questa ragione tutti si stanno dando da fare, ma ben pochi sanno cosa fare. Ci sono diversi esempi letterari che anticipano l’evento e gli fanno assumere tanto le sembianze di un mostro quanto di un sole dell’avvenire.

Il leviatano è presente in diverse opere letterarie, tra cui “Il Paradiso Perduto” di John Milton, dove il leviatano è una creatura infernale al servizio di Satana. “Moby Dick” di Herman Melville, dove la balena bianca rappresenta una forza della natura incontrollabile e sfuggente. Il “Leviatano” di Thomas Hobbes, e il mostro marino che diventa una metafora per lo Stato assoluto. Una storia ricca e complessa, dunque, che riflette le diverse sfaccettature del potere, del male e del rapporto tra uomo e natura.

Il suo significato continua ad evolversi in base alle nuove sfide e alle nuove interpretazioni del mondo. Il contesto storico in cui nasce l’opera di Hobbes è un periodo turbolento per l’Inghilterra, segnato dalla Guerra Civile e dal conflitto tra monarchia e Parlamento. Hobbes, preoccupato per la discordia e la violenza dilagante, cerca una soluzione per garantire la pace e la sicurezza.

Secondo Hobbes, gli esseri umani sono mossi da egoismo e avidità, e in una condizione naturale, senza un potere superiore, vivrebbero in una guerra di tutti contro tutti (“bellum omnium contra omnes”). Per sfuggire a questo caos, gli individui stipulano un patto sociale, creando un sovrano assoluto, il Leviatano. Un potere sovrano, impersonato da un monarca o un’assemblea, che detiene il monopolio della forza legittima. In cambio della protezione dalla violenza e dall’anarchia, i cittadini cedono al sovrano parte della loro libertà.

La principale caratteristica del Leviatano è il potere assoluto del sovrano che non è soggetto ad alcun limite o controllo. Indivisibile: il potere non può essere diviso o frammentato. Perpetuo: il sovrano regna a vita e la sua autorità non può essere revocata. Obbligo di obbedienza: i cittadini sono tenuti a obbedire al sovrano in qualsiasi caso, anche se il sovrano compie ingiustizie. La ribellione è illegittima e può portare solo al caos.

Le idee di Hobbes sono state criticate per il loro carattere autoritario e per la scarsa fiducia riposta nella natura umana. Tuttavia, il Leviatano rimane un’opera fondamentale per la filosofia politica e ha avuto un’influenza enorme sul pensiero occidentale. Le idee di Hobbes hanno influenzato il contrattualismo sociale di John Locke e Jean-Jacques Rousseau, la teoria della separazione dei poteri di Montesquieu, il pensiero utilitarista di Jeremy Bentham e John Stuart Mill. Quale conclusione possiamo tirare oggi con l’arrivo di AI?

Il Leviatano è un’opera complessa e controversa, che offre una visione pessimistica della natura umana ma, allo stesso tempo, fornisce una giustificazione teorica per lo Stato moderno nell’era dell’Intelligenza Artificiale. Offre spunti di riflessione interessanti e urgenti. In particolare, la sua metafora come potere sovrano assoluto può essere applicata all’IA in diversi modi:

1. Controllo e sicurezza: l’IA può essere vista come un potente strumento per il controllo e la sicurezza. Le tecnologie di IA possono essere utilizzate per monitorare la popolazione, prevenire crimini e disordini, e proteggere le persone da minacce esterne. In questo senso, l’IA può assumere il ruolo del Leviatano, garantendo la pace e la sicurezza in cambio di una certa dose di libertà individuale.

2. Sorveglianza e privacy: l’utilizzo di tecnologie di IA per la sorveglianza può però portare a un rischio di invasione della privacy. La capacità di raccogliere e analizzare grandi quantità di dati personali può essere utilizzata per monitorare le attività e le opinioni dei cittadini, limitando la loro libertà di movimento e di espressione. In questo caso, l’IA potrebbe diventare un Leviatano oppressivo che controlla ogni aspetto della vita dei cittadini.

3. Algoritmi e decisioni: l’IA può essere utilizzata per prendere decisioni in diversi ambiti, dalla giustizia all’economia. L’utilizzo di algoritmi può però portare a una mancanza di trasparenza e di accountability. Le decisioni prese da sistemi di IA possono essere difficili da comprendere e da contestare, creando un sistema di potere opaco e non democratico.

4. Disoccupazione e disuguaglianza: l’avvento dell’IA potrebbe portare a una massiccia disoccupazione, in quanto molte mansioni attualmente svolte da esseri umani potrebbero essere automatizzate. Questo potrebbe creare una forte disuguaglianza sociale, con una piccola élite di tecnocrati che controlla la tecnologia e una grande massa di persone disoccupate e marginalizzate.

5. Etica e responsabilità: lo sviluppo e l’utilizzo dell’IA pongono questioni etiche di grande rilevanza. È necessario definire principi etici per lo sviluppo e l’utilizzo dell’IA, in modo da garantire che la tecnologia sia utilizzata per il bene comune e non per il controllo e l’oppressione.

La Intelligenza Artificiale è una tecnologia rivoluzionaria con il potenziale di migliorare la nostra vita in molti modi. Tuttavia, è importante essere consapevoli dei rischi e delle sfide che questa tecnologia porta con sé. La metafora del Leviatano ci aiuta a riflettere sul potere dell’IA e sulla necessità di un controllo democratico e di una gestione responsabile di questa tecnologia.

Ci sono molte inevitabili domande da porsi: in che modo l’IA può essere utilizzata per migliorare la sicurezza e il benessere dei cittadini?
Come possiamo proteggere la privacy e la libertà individuale dai rischi dell’IA? Come possiamo garantire che l’IA sia utilizzata in modo etico e responsabile? Quali saranno le implicazioni sociali ed economiche dell’IA a lungo termine? Riflettere su queste domande è fondamentale per costruire un futuro in cui l’IA sia una forza per il bene e non una minaccia per la libertà e la dignità umana.

Ecco alcune citazioni tratte dal libro “Leviatano” scritto da Thomas Hobbes:
“La natura umana è tale che gli uomini, sebbene desiderino la pace, sono inclinati a intraprendere la guerra per ottenere i loro fini personali.”
“La paura e la mancanza di fiducia reciproca sono le principali cause della guerra.”
“Nessun uomo può essere obbligato da parole o da nulla che non sia il suo interesse proprio.”
“La legge non è altro che un comando di chi detiene il potere politico, e l’obbedienza alla legge deriva dalla paura delle conseguenze che ne derivano.”
“Nella condizione di natura, gli uomini sono soli, bruti, poveri, sciocchi e oppressi dalla paura costante della morte violenta.”
“La legge civile non è solo un’opera umana, ma è la regola della volontà di Dio.”
“La sovranità non può essere divisa o limitata, altrimenti si creerebbe un conflitto perpetuo.”
“I diritti di un individuo sono limitati dalla volontà del sovrano, poiché solo il sovrano ha il potere di decidere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.”
“La legge civile è necessaria per mantenere l’ordine sociale e per prevenire una guerra di tutti contro tutti.”
“Gli uomini devono rinunciare a parte della loro libertà naturale in cambio della protezione e della sicurezza garantite dallo Stato.”
Queste citazioni offrono un’idea dei concetti centrali espressi da Hobbes nel suo libro “Leviatano”, in cui esplora la natura umana, il contratto sociale e la necessità di un’autorità sovrana per mantenere la pace e la stabilità nella società.
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Published on April 04, 2024 13:18

L’uccello in gabbia …

L’uccello in gabbia …

Il 4 aprile 1928 nasce Maya Angelou. “Io so perché canta l’uccello in gabbia” di Maya Angelou è un’autobiografia potente e commovente che narra la sua infanzia e adolescenza nel Sud degli Stati Uniti durante gli anni ’30 e ’40. La forza del libro risiede nella scrittura limpida e poetica di Angelou, capace di trasmettere con crudo realismo le esperienze di una bambina afroamericana alle prese con la discriminazione razziale, la povertà e il trauma.

La giovane Maya ci accompagna in un viaggio attraverso la sua infanzia, divisa tra la Stamps rurale e l’Arkansas urbano. Affronta con coraggio e resilienza le sfide di una società dominata dal razzismo, subendo umiliazioni e soprusi che forgeranno il suo carattere. Nonostante le avversità, Maya trova rifugio nella forza della famiglia, nella bellezza della natura e nel potere salvifico della parola. La sua passione per la poesia e la letteratura le offre la chiave per emanciparsi e trovare la sua voce.

Il libro non è solo un racconto di sofferenza, ma anche una celebrazione della speranza e della tenacia dello spirito umano. Maya Angelou ci mostra come l’amore, la compassione e la forza di volontà possono permettere di superare anche le barriere più insormontabili. “Io so perché canta l’uccello in gabbia” è un’opera fondamentale per comprendere la storia afroamericana e le lotte per la giustizia sociale. È un libro che ci invita a riflettere sul tema della discriminazione e a coltivare l’empatia verso le esperienze altrui.

Consiglio vivamente la lettura di questo libro a tutti, non solo agli appassionati di letteratura afroamericana. È una storia toccante e universale che ci insegna il valore della libertà, dell’uguaglianza e della dignità umana.

Scrittura poetica e coinvolgente
Racconto vivido e realistico
Tematiche importanti e di grande attualità
Lo stesso personaggio di Maya Angelou è forte e ispiratore
Alcune scene possono risultare crude e disturbanti
La struttura narrativa non è sempre lineare
“Io so perché canta l’uccello in gabbia” è un libro potente e indimenticabile che merita di essere letto e riletto. Alcune citazioni:
Sulla libertà:
“L’uccello in gabbia canta perché ha un’anima libera.”
“Non c’è agonia come quella di una gabbia che imprigiona l’anima.”
“La libertà è preziosa come l’aria che respiriamo.”
Sulla discriminazione:
“Gli occhi degli altri sono come gabbie. Ti guardano e ti definiscono.”
“Il razzismo è come una malattia che infetta tutti, neri e bianchi.”
“Dobbiamo abbattere le barriere del razzismo e costruire ponti di comprensione.”
Sulla speranza:
“Anche se la gabbia è buia, la speranza può illuminarla.”
“La forza di volontà può superare qualsiasi ostacolo.”
“Dobbiamo continuare a lottare per un futuro migliore, per noi stessi e per le generazioni future.”
Sulla forza della parola:
“Le parole possono essere come armi o come piume.”
“La poesia è la mia voce, il mio modo di esprimere la mia anima.”
“Le parole possono cambiare il mondo.”
Sull’amore:
“L’amore è la forza più potente che esista.”
“L’amore può superare qualsiasi odio.”
“L’amore è la chiave per la felicità.”
La scrittura di Maya Angelou è ricca di immagini evocative e di messaggi profondi che rimangono impressi nella mente del lettore.
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Published on April 04, 2024 06:07

MEDIUM

Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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