Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 26
August 24, 2024
“La farfalla è una farfalla …”

La farfalla è senza dubbio l’essere vivente più straordinario che esista al mondo. Badate bene, non ho detto “l’animale più straordinario”, e qui intendo spiegarvi il perché. La farfalla sembra difendere il suo mistero etimologico. La stessa origine della parola non è conosciuta e sfugge agli esperti.
La proposta più accettabile potrebbe essere quella di Migliorini-Duro: “Voce onomatopeica, che col suono vuole rendere l’immagine del batter d’ali della farfalla”. Meno probabile la proposta del DEI: “Contaminazione del greco ‘phálle tarma’, ‘falena’, farfallina che si aggira intorno al lume, col latino ‘papiliō, -ŏnis’. “
Assolutamente fantastica l’ipotesi di Devoto: “Farfalla è termine che risulta da complessi incroci di parole. Il primo passo è l’incrocio del lat. ‘papilio -onis’ con ‘palpitare’ sotto l’influenza del battito (delle ali) da cui nasce un tipo *papilla. Il secondo passo è dato da ‘falena’ (greco phálaina) che incontra il lat. ‘farfăra’, nome di una pianta lunga e mobile (tanto che è soprannominata ‘coda di cavallo’), da cui nasce un tipo *farfăla. Dall’incrocio di *farfala e *papilla è nato allora farfalla”. Non pare molto più probabile la proposta di M. Negri di una derivazione dall’arabo. Sia quello che sia “una farfalla è una farfalla è una farfalla è una farfalla”, proprio come la “rosa” di Gertrude Stein.
“Le farfalle non riescono a vedere le proprie ali. Non riescono a vedere quanto davvero sono belle.” (Anonimo)[image error]
“Vivere non è abbastanza, disse la farfalla, uno deve avere il sole, la libertà, e un piccolo fiore.” (Hans Christian Andersen)
“Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.” (Lao Tzu)
“La felicità è come una farfalla: se l’insegui non riesci mai a prenderla, ma se ti metti tranquillo può anche posarsi su di te.” (Nathaniel Hawthorne)
“La farfalla è un fiore di volo, il fiore una farfalla ancorata a terra.” (Ponce Denis Écouchard Lebrun)
“E se diventi farfalla, nessuno pensa più a ciò che è stato quando strisciavi per terra e non volevi le ali.” (Alda Merini)
“La farfalla non conta gli anni ma gli istanti: per questo il suo breve tempo le basta.” (Rabindranath Tagore)
“La potenza della farfalla è in questa attitudine al volo, che le concede prati di maestà ed i volteggi facili nel cielo.” (Emily Dickinson)
August 23, 2024
Il bibliotafo è una persona che …

Un bibliotafo è una persona che ha un amore profondo e quasi ossessivo per i libri. Questa passione va oltre la semplice lettura. Un bibliotafo trova gioia nell’acquistare libri nuovi, nel collezionarli, nel sfogliarli e nell’annusare la carta. Le caratteristiche principali di un bibliotafo sono:
Collezionismo: Tende ad accumulare una vasta libreria, spesso specializzandosi in generi o autori specifici.
Cura dei libri: Tratta i libri con grande rispetto, spesso conservandoli in condizioni perfette.
Conoscenza approfondita: Ha una vasta conoscenza del mondo letterario, dei suoi autori e delle sue opere.
Plesso emotivo: Prova un forte legame emotivo con i libri, vedendoli come compagni di vita o come tesori inestimabili.
Perché si chiama “bibliotafo”? Il termine deriva dal greco antico “biblion” (libro) e “taphos” (tomba). L’idea è che il bibliotafo seppellisca se stesso tra i libri, creando un mondo tutto suo fatto di storie e di conoscenza. È una cosa negativa essere un bibliotafo? Assolutamente no! L’amore per i libri è una passione che arricchisce la vita e può portare a molte soddisfazioni. Tuttavia, come ogni passione, anche il collezionismo di libri può diventare eccessivo se non si trova un equilibrio.
Sei un bibliotafo? Se ti ritrovi in questa descrizione, allora potresti essere un bibliotafo! Ma non preoccuparti, sei in buona compagnia: molti amanti della lettura condividono questa passione. Vuoi saperne di più sui bibliotafi? Sappi che la lettura può danneggiare seriamente la tua ignoranza…
[image error]August 22, 2024
La condizione umana
Ha scritto Gustave Flaubert: “ L’avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge”. Mi pare una buona sintesi per…
La lettura danneggia l’ignoranza

“Leggere è un’attività molto pericolosa! Non solo vi fa venire mal di schiena e vi isola dagli amici, ma può anche portare a una grave dipendenza. Chi ha bisogno di una vita sociale quando hai un libro che ti aspetta? E non parliamo dell’insonnia: chi non ama restare sveglio fino all’alba per scoprire se il protagonista sopravvive? Quindi, se volete davvero prendervi cura della vostra salute, state alla larga dai libri!”
Leggere uccide: ci sono buoni motivi per cui i libri sono pericolosi per la salute. Siete stufi di sentire che leggere fa bene alla mente e arricchisce lo spirito? Bene, preparatevi a scoprire la verità: i libri sono in realtà una minaccia mortale per la vostra salute! Ecco dieci motivi per cui dovreste smettere di leggere immediatamente:
Mal di schiena e cervicale
Stare seduti a leggere per ore piega la schiena e il collo in posizioni innaturali, causando dolori cronici. Meglio passare il tempo a guardare la TV sdraiati sul divano!
Affaticamento degli occhi
Le luci soffuse e il continuo messa a fuoco su pagine fitte di parole affaticano la vista. Dopo un po’ inizierete a vedere doppio e avrete mal di testa. Meglio giocare ai videogiochi al buio!
Isolamento sociale
Leggere è un’attività solitaria che vi allontana dagli altri. Passate troppe ore chiusi in camera vostra con un libro invece di uscire e socializzare. Meglio stare sempre connessi sui social!
Dipendenza
Una volta iniziato un libro, non riuscite più a smettere di leggerlo. Diventa un’ossessione che vi fa trascurare il lavoro, gli amici e la famiglia. Meglio essere dipendenti dallo smartphone!
Spreco di tempo
Leggere richiede molto tempo che potreste impiegare in attività più produttive. Perché perdere ore a leggere un romanzo quando potreste guardare 10 episodi di una serie TV?
Aumento dell’ansia
I libri spesso trattano temi seri e profondi che possono turbare la mente. Meglio non pensare a nulla e lasciar scorrere le immagini!
Insonnia
Leggere a letto prima di dormire tiene il cervello attivo e impedisce un sonno ristoratore. Meglio guardare video divertenti sul cellulare fino a tardi!
Sedentarietà
Leggere è un’attività sedentaria che non fa bruciare calorie. Meglio passare il tempo a fare esercizi fisici… o a giocare ai videogiochi in piedi!
Spreco di denaro
I libri costano e occupano spazio. Meglio spendere i soldi in vestiti e accessori!
Invecchiamento precoce
Leggere stimola continuamente il cervello, accelerandone l’usura. Meglio vivere una vita semplice e rilassata! Se volete vivere a lungo e in salute, dimenticate i libri e dedicatevi ad attività più sane e sicure come guardare la TV, giocare ai videogiochi e stare incollati allo smartphone, praticare la movida. La vostra salute ve ne sarà grata!
State alla larga non solo dai libri cartacei, diffidate anche di quelli digitali. I rischi specifici associati ai libri digitali rispetto a quelli cartacei includono aspetti diversi legati sempre alla salute fisica, alla concentrazione e all’esperienza di lettura. Ecco una panoramica dei principali rischi:
Affaticamento visivo. La lettura prolungata su schermi digitali può causare affaticamento visivo, mal di testa e altri problemi legati alla vista. Questo è particolarmente vero se non si seguono pratiche adeguate, come fare pause regolari o utilizzare impostazioni che riducono l’affaticamento degli occhi.
Distrazioni tecnologiche. I dispositivi digitali offrono numerose distrazioni, come notifiche di messaggi o social media, che possono interrompere la concentrazione del lettore. Questo rende più difficile immergersi completamente nella lettura.
Obsolescenza e dipendenza tecnologica. I libri digitali sono soggetti a problemi di compatibilità e obsolescenza tecnologica. Inoltre, la facilità di accesso ai contenuti digitali può portare a una dipendenza dalla tecnologia, rendendo difficile disconnettersi e godere di una lettura più tradizionale.
Mancanza di esperienza sensoriale. I libri cartacei offrono un’esperienza sensoriale unica e negativa, come il profumo della carta e la sensazione tattile delle pagine. I libri digitali mancano di queste qualità, il che può ridurre il coinvolgimento emotivo e la connessione con il testo.
Problemi di memoria e comprensione. Alcuni studi suggeriscono che la lettura su schermo può portare a una peggiore comprensione e memorizzazione rispetto alla lettura su carta. Questo potrebbe essere dovuto alla minore attenzione e al maggior numero di distrazioni.
Rischi per la salute fisica. L’uso prolungato di dispositivi digitali può portare a problemi fisici come dolori al collo e alla schiena, specialmente se non si mantiene una postura corretta durante la lettura.
Vantaggi illusori. I libri digitali offrono vantaggi illusori come la portabilità e l’accessibilità, ma presentano anche rischi specifici che possono influenzare sempre negativamente la salute fisica e l’esperienza di lettura in maniera ancora peggiore dei libri cartacei.[image error]
Leggerezza dell’essere: IKIGAI

Ikigai è un concetto giapponese che significa “ragione per cui ci si alza la mattina”. Si compone di due termini: “iki” (vita) e “gai” (valore). Rappresenta la ricerca del significato della vita, integrando passione, missione, professione e vocazione. Trovare il proprio ikigai implica scoprire ciò che si ama, ciò in cui si è bravi, ciò per cui si può essere pagati e ciò di cui il mondo ha bisogno. Questo equilibrio porta a una vita più appagante e soddisfacente.
Il concetto di ikigai si è evoluto gradualmente all’interno della cultura giapponese, senza una data precisa di nascita. Originariamente era più un sentimento che una filosofia di vita vera e propria. Nel corso del tempo, il significato di ikigai si è arricchito e strutturato maggiormente:
Letteralmente, i termini “iki” (vita) e “gai” (valore o merito), indicano “la ragione di essere” o “la ragione per cui ci si sveglia la mattina”.
Filosoficamente, ikigai rappresenta la ricerca del significato della vita, integrando passione, missione, professione e vocazione.
Concettualmente, ikigai si trova all’incrocio tra ciò che ami, ciò in cui sei bravo, ciò per cui puoi essere pagato e ciò di cui il mondo ha bisogno. Trovare questo equilibrio porta a una vita più appagante.
Metodologicamente, negli ultimi anni si è diffuso un approccio occidentale che suggerisce di riflettere su queste quattro dimensioni attraverso un diagramma a quattro cerchi sovrapposti.
Questo esercizio di auto-riflessione aiuta a scoprire il proprio ikigai. Quindi, da semplice sentimento, ikigai è diventato una filosofia di vita profonda, che incoraggia a trovare gioia e significato nelle attività quotidiane, valorizzando il contributo che possiamo dare al mondo. Un concetto in continua evoluzione, che si adatta ai tempi pur mantenendo il suo nucleo essenziale.
L’ikigai si differenzia da altre filosofie di vita per il suo approccio integrato, che combina quattro elementi fondamentali: ciò che ami, ciò in cui sei bravo, ciò per cui puoi essere pagato e ciò di cui il mondo ha bisogno. Questo modello olistico promuove un equilibrio tra passione, missione, professione e vocazione, creando un senso di scopo unico e personale.
A differenza di filosofie come l’hedonismo, che si concentra sul piacere immediato, o l’esistenzialismo, che esplora il significato in un contesto più ampio, l’ikigai enfatizza l’importanza di contribuire alla comunità e di trovare gioia nelle piccole cose quotidiane, rendendo la vita degna di essere vissuta.
Il concetto di ikigai, sebbene molto apprezzato, ha ricevuto diverse critiche nel corso del tempo:
Eccessiva semplificazione. Alcuni critici sostengono che il modello di ikigai, rappresentato da un diagramma a quattro cerchi, possa ridurre la complessità della vita a una formula troppo semplice. La vita umana è intrinsecamente complessa e non sempre si può trovare un equilibrio perfetto tra passione, missione, professione e vocazione.
Pressione sociale e aspettative. La ricerca del proprio ikigai può generare una pressione sociale, portando le persone a sentirsi inadeguate se non riescono a identificare il loro scopo. Questo può creare frustrazione e ansia, specialmente in un contesto in cui ci si aspetta che ognuno abbia una chiara direzione nella vita.
Interpretazioni occidentali. L’interpretazione occidentale del concetto di ikigai, che spesso include l’idea di guadagnare denaro attraverso ciò che si ama fare, non sempre rispecchia il significato originale giapponese. In Giappone, ikigai può essere trovato anche in attività non remunerative, come relazioni personali o hobby, che non sono necessariamente legate a un profitto economico.
Evoluzione e cambiamento: Il concetto di ikigai è visto come statico da alcuni, mentre in realtà è in continua evoluzione e dipende dalle circostanze personali. Questo può rendere difficile per le persone adattarsi a cambiamenti nella loro vita o nelle loro aspirazioni, portando a una crisi di identità se il loro ikigai cambia.
Rischio di superficialità: Infine, c’è il rischio che la ricerca dell’ikigai diventi un esercizio superficiale, dove le persone si concentrano più sulla definizione di un obiettivo che sulla reale esplorazione delle loro passioni e valori più profondi.
Queste critiche evidenziano che, sebbene l’ikigai possa offrire un utile framework per la riflessione personale, è essenziale affrontarlo con una mente aperta e una comprensione della sua complessità e delle sue sfide.
[image error]Sto cercando di capire la connessione tra Medium e Mastodon
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[image error]Scrivere su MEDIUM e leggermi su Mastodon e viceversa
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[image error]August 20, 2024
La “Crusca” in “Accademia”

Nelle scorse settimane mi sono occupato delle parole cosidette “ombrello”, quelle parole dal significato più ampio che possono ricoprire un’infinità di sensi più particolari. Anche “accademia” è una di queste parole. Abbondano, infatti, le accademie. Nelle arti, nelle scienze, nella musica, come anche accademie militari, navali e filosofiche. Me ne ricordo una che era anche una scuola per corrispondenza. Si chiamava “Accademia: scuola per corrispondenza”. Ma quella della “crusca” è certamente la più curiosa e storicamente rilevante qui in Italia.
L’Accademia della Crusca è la più antica accademia linguistica del mondo, fondata a Firenze nel 1583. La sua creazione si deve a un gruppo di letterati fiorentini. Nacque come risposta alla pedanteria di un’altra accademia, “l’Accademia Fiorentina”, con l’intento di preservare la purezza della lingua italiana, in particolare quella fiorentina.
Il nome “Crusca” deriva dalla simbologia legata alla farina, rappresentando l’idea di setacciare la lingua per estrarne il “fiore”, ovvero la sua parte migliore. Questo concetto fu ispirato dal pensiero di Pietro Bembo, che sosteneva il primato del volgare fiorentino. Il termine “crusca” ha origini etimologiche che risalgono al lombardo, precisamente alla forma “kruska”. È anche correlato al termine svizzero tedesco “Grüsch”. In italiano, “crusca” si riferisce specificamente alla parte esterna del grano, ovvero la crusca stessa, che è un sottoprodotto della macinazione del grano.
Non la voglio fare lunga per non tediare chi legge. Qualcuno potrebbe accusarmi di scrivere post lunghi, scritti magari col copia e incolla. Chi vuole saperne di più può fare ricerca in rete. Quello che a me qui interessa è la parola “crusca”. Nei luoghi dove sono nato e dove trascorro gran parte del mio tempo, la Costa d’Amalfi, che un tempo faceva parte di una Repubblica, quella di Amalfi (un’altra “parola ombrello”), la “crusca” era chiamata in dialetto “vrenna” o anche “brenna”.
Nel corso dei secoli, il significato è rimasto sostanzialmente legato alla sua origine agricola, ma ha anche assunto connotazioni più ampie. In riferimento alla tradizione agricola è rimasta associata ai riti contadini e alla lavorazione del grano. La sua presenza nel linguaggio quotidiano riflette l’importanza dell’agricoltura nella vita sociale ed economica del posto.
Nell’uso figurato, con il passare del tempo, il termine ha potuto acquisire significati locali, utilizzati per descrivere qualcosa di scartato o di valore inferiore, in analogia con la crusca, che è un sottoprodotto della macinazione. Il termine ha anche dato origine a cognomi come “Vrenna”, che possono indicare l’origine professionale di famiglie legate alla macinazione del grano. Questo uso del termine ha contribuito a mantenere viva la sua presenza nella cultura locale.
Con la crusca, anzi con la vrenna, mia Nonna ci faceva il “pastone” per il maiale cresciuto con affetto, un animale al quale ci si teneva molto. Un “personaggio” quasi di famiglia, dal quale ci si separava, quando arrivava il tempo, quasi con dolore. Non so se “vrenna” o “brenna” abbiano origini arabe, greche o latine. Me la ricordo la Nonna quando faceva l’impasto nella sua giusta densità. Ecco, questa è la mia storia della “crusca” che diventava “vrenna”. Il nome “Crusca” deriva dalla simbologia legata alla farina, rappresentando l’idea di setacciare la lingua per estrarne il “fiore”, ovvero la sua parte migliore. “Il più bel fior ne coglie” …
[image error]August 18, 2024
Profumo di donna N° 5. Indimenticabile profumo …

Gabrielle Chanel nasce il 19 agosto 1883, detta Coco, per sempre Mademoiselle, ha stile e carattere chiari da subito: giovanissima veste a modo suo, mascolino, severo ed essenziale. Dice: «Non mi sposerò mai».
Coco Chanel, pseudonimo di Gabrielle Bonheur Chanel, nacque a Saumur, in Francia, da una famiglia di umili origini. Dopo un’infanzia difficile segnata da lutti e abbandoni, Chanel imparò le prime nozioni di cucito presso la congregazione del Sacro Cuore e in seguito lavorò come sarta e cantante.
Nel 1908 divenne l’amante di Étienne Balsan, figlio di imprenditori tessili, che la introdusse negli ambienti dell’alta società francese. Successivamente conobbe Boy Capel, considerato l’amore della sua vita, che la incoraggiò e finanziò nell’apertura della sua prima boutique in Rue Cambon a Parigi nel 1910.
Chanel rivoluzionò il concetto di femminilità con il suo stile essenziale e pratico, liberando le donne dai corsetti e introducendo l’uso di pantaloni, cravatte e abiti corti. Il suo stile era il riflesso della sua personalità indomita e della sua voglia di libertà.
Negli anni ’20 creò il celebre monogramma con le due C intrecciate e lanciò il profumo Chanel N°5. I suoi abiti, caratterizzati da linee semplici e tessuti pregiati, divennero un simbolo di eleganza e raffinatezza.
Chanel dimostrò grandi capacità imprenditoriali, espandendo la sua maison in tutto il mondo. Nonostante le critiche e le ostilità durante la Seconda Guerra Mondiale, quando fu accusata di collaborazionismo, riuscì a riconquistare il suo pubblico e a imporsi nuovamente come una delle figure più influenti della moda.
Coco Chanel morì a Parigi il 10 gennaio 1971, all’età di 87 anni. La sua eredità è ancora oggi viva, con la Maison Chanel che continua a produrre creazioni fedeli allo stile della sua fondatrice.
Coco Chanel è riconosciuta come una delle più importanti e influenti figure della moda del XX secolo. La sua rivoluzione nel modo di vestire ha influenzato generazioni di donne e continua a ispirare stilisti e appassionati di moda. La sua vita, fatta di successi ma anche di sofferenze e sacrifici, è stata raccontata in numerosi libri e film. Justine Picardie, nel suo libro “Coco Chanel: The Legend and the Life”, ha approfondito gli aspetti più intimi e segreti della vita di questa icona senza tempo.
Coco Chanel è stata una donna straordinaria, che ha lasciato un segno indelebile nella storia della moda e della cultura pop. Le sue citazioni, come “Togliere sempre qualcosa, come ultimo ritocco di stile, prima di uscire di casa”, sono diventate veri e propri manifesti di stile.
Coco Chanel ha avuto un impatto profondo e duraturo sul concetto di femminilità, rivoluzionando non solo la moda, ma anche il ruolo delle donne nella società del XX secolo.
Rottura con le convenzioni.
Chanel ha sfidato le norme di abbigliamento tradizionali, liberando le donne dai corsetti e dagli abiti restrittivi che caratterizzavano la moda della Belle Époque. Ha introdotto capi pratici e comodi, come pantaloni e abiti in jersey, che permettevano una maggiore libertà di movimento, rispondendo così alle esigenze di una donna moderna e attiva. La sua affermazione che “la vera eleganza non può prescindere dalla piena possibilità del libero movimento” ha segnato una svolta nella percezione della moda femminile.
Emancipazione e indipendenza.
Chanel rappresentava un modello di emancipazione. Era una donna indipendente che ha scelto di non sposarsi e di vivere secondo le proprie regole, diventando un simbolo di libertà per molte donne. La sua vita e il suo lavoro hanno dimostrato che una donna poteva essere sia elegante che autonoma, sfidando le aspettative sociali del suo tempo. Ha anche utilizzato il suo marchio per sostenere l’indipendenza femminile, fondando scuole di moda che offrivano opportunità di lavoro alle donne.
Influenza culturale.
La sua moda non era solo una questione di estetica, ma rifletteva una filosofia di vita. Chanel ha saputo incarnare e promuovere l’idea che le donne dovessero vestirsi per se stesse, piuttosto che per compiacere gli uomini. La sua visione ha coinciso con l’emergere del movimento femminista, anche se lei stessa non si è mai identificata come femminista. Tuttavia, il suo lavoro ha contribuito a ridefinire il ruolo delle donne nella società e ha ispirato generazioni di donne a perseguire la propria indipendenza e a esprimere la propria individualità attraverso la moda.
Coco Chanel ha trasformato il concetto di femminilità, creando un nuovo archeotipo di donna: attiva, indipendente e sicura di sé. La sua eredità continua a influenzare la moda e la cultura contemporanea, rendendola un’icona senza tempo.
Indimenticabile il suo profumo numero 5. Mi costò un occhio …
[image error]August 17, 2024
Il profumo della pioggia si chiama “petricore”

Il profumo della terra bagnata dopo la pioggia ha un modo tutto suo di trasformare il mondo che ci circonda. Non è solo il suono delle gocce che colpiscono il suolo o il cielo grigio che si fa strada tra le nuvole; è anche un’esperienza sensoriale che coinvolge il nostro olfatto in un modo unico e inebriante. L’essenza della Terra. Quando la pioggia cade sulla terra asciutta, si sprigiona un aroma inconfondibile, noto come “petrichor”.
Dall’ingl. petrichor, termine ricavato modernamente dal gr. πέτρᾱ, lat. pétrā ‘macigno, pietra’ e ἰχώρ, ichṓr, ‘icore, linfa (con riferimento anche al sangue degli dei)’. Questo profumo è il risultato di una combinazione di oli rilasciati dalle piante e di un composto chimico chiamato geosmina, prodotto da batteri del suolo. La pioggia, quindi, non solo rinfresca l’aria, ma risveglia anche i profumi latenti della natura, creando un’atmosfera di rinascita e vitalità.
Un momento magico per una opportuna riflessione. Il profumo della terra bagnata ha un potere evocativo. Può riportarci a momenti della nostra vita, come le passeggiate nei boschi da bambini o le serate trascorse a guardare la pioggia cadere dalla finestra. È un invito a fermarci, a respirare profondamente e a riflettere. In un mondo frenetico, questo aroma diventa un promemoria della bellezza semplice e autentica della vita. La magia della Natura. Dopo la pioggia, il mondo sembra rinascere. I colori diventano più vividi, le foglie brillano e l’aria è fresca e pulita.
Il profumo della terra bagnata è un simbolo di speranza e rinnovamento. Ci ricorda che, anche dopo i periodi di difficoltà, c’è sempre la possibilità di un nuovo inizio. La prossima volta che la pioggia bussa alla tua porta, prenditi un momento per apprezzare il profumo della terra bagnata. Lasciati avvolgere da questa fragranza unica e permetti che ti conduca in un viaggio attraverso i tuoi ricordi e le tue emozioni. In fondo, ogni goccia di pioggia è un’opportunità per riscoprire la bellezza della vita.
Il profumo petricore, ha effetti positivi sulla salute mentale. Questo aroma è associato a sensazioni di calma e rinascita, contribuendo a ridurre ansia e stress. Studi dimostrano che l’inalazione del petricore può migliorare l’umore, evocando ricordi positivi e creando una connessione profonda con la natura. L’olfatto è direttamente legato al sistema limbico, responsabile delle emozioni, rendendo il petricore un potente stimolo per il benessere psicologico.
Il termine è stato coniato nel 1964 da Richard Grenfell Thomas e Isabel Joy Bear in un articolo pubblicato sulla rivista Nature, per descrivere l’odore distintivo che si sprigiona quando la pioggia colpisce il suolo asciutto. Questo aroma è causato da oli vegetali e geosmina rilasciati dal terreno, creando una connessione profonda tra l’uomo e la natura.
Richard Grenfell Thomas (1901–1974) è stato un mineralogista e biochimico australiano. Nel 1964, insieme a Isabel Joy Bear, ha pubblicato questo articolo in cui descriveva l’odore della pioggia, coniando il termine. Il petrichor è collegato alla storia evolutiva umana attraverso il suo significato di segnale di vita e sopravvivenza. Gli esseri umani, nei loro stadi evolutivi, svilupparono un’affinità per questo aroma, poiché indicava la fine della siccità e l’arrivo di piogge benefiche per la crescita delle piante e la disponibilità di acqua dolce.
Questa connessione olfattiva ha influenzato il comportamento umano, favorendo la ricerca di ambienti umidi e fertili, essenziali per la sopravvivenza e l’agricoltura, rendendo il petrichor un’importante eredità culturale e biologica. Il profumo è percepito in modo diverso nelle varie culture, spesso associato a emozioni positive e simboli di rinascita.
In molte tradizioni, l’odore della pioggia è visto come un segno di fertilità e abbondanza.
Nelle culture agrarie, la pioggia è fondamentale per i raccolti, e il suo profumo rappresenta speranza e prosperità. In poesia e arte, il petrichor evoca nostalgia e intimità, richiamando ricordi d’infanzia e momenti di riflessione. Inoltre, in alcune culture, l’odore della pioggia è celebrato come un momento di connessione con la natura, evidenziando l’importanza dell’acqua per la vita.

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