Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 123
January 31, 2018
Elogio delle verità

My rating: 3 of 5 stars
Elogio delle verità. Avete letto bene: non esiste la verità, esistono tante verità, l'autore ne identifica dieci, inquadrandole in altrettante aree che possono avere risonanze diverse. A queste verità succede quella che comunemente al giorno d'oggi viene chiamata "post-verità". Che significa questo? Mi pare di poter dire, allora, che la lista si allunga. Alla domanda "quid est veritas?" nemmeno il Cristo diede una risposta. Non perché non sapesse darne una, Lui non era uno stupido. Lo fu, invece, chi gliela pose quella domanda. Non si rendeva conto, infatti, che la Verità' ce l'aveva davanti. Il Cristo lo era, ma nessuno osò pensarlo e dirlo. Venne riconosciuto soltanto "dopo", quando si "compì" la storia. Posso dire, allora che nemmeno l'autore di questo ennesimo libro sulla verità riesce a spiegarci cosa esattamente essa sia. Tre stelle sono anche troppe, forse.
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Published on January 31, 2018 13:00
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verità
Non c'è nessun vascello come un libro ..

Questa poesia è stata scritta da quella poetessa americana che porta il nome di Emily Dickinson e che, a mio sommesso parere, è la più grande poetessa di lingua inglese di tutti i tempi. In un solo libro, senza mai uscire di casa, è riuscita ad entrare nel mondo e possederlo, mettendolo in versi.
There is no frigate like a book To take us lands away, Nor any coursers like a page Of prancing poetry. This traverse may the poorest take Without oppress of toll; How frugal is the chariot That bears a human soul!
——–
Non c’è nessun vascello che, come un libro, possa portarci in paesi lontani, né corsiere che al galoppo superi le pagine di una poesia. E’ questo un viaggio anche per il più povero, che non paga nulla; tanto semplice è la carrozza che trasporta l’anima umana.
In soli sei versi Emily descrive il semplice piacere della lettura di un libro usando quattro precise metafore. La prima è riferita al libro che è paragonato ad una “frigate”, una barca, un vascello di un tempo, capace di navigare a grandi velocità. Il verso della poesia è un “courser”, un cavallo molto veloce, quello che un tempo si chiamava “destriero”.
Il piacere che dà la lettura di un libro è simile ad una “toll free highway”, un viaggio gratis in autostrada, che anche il più povero viaggiatore si può permettere. Infine il corpo umano è paragonato ad un “chariot” che trasporta l’animo umano. Quest’ultimo dovrà permettere alla persona il godimento del frugale piacere della lettura, una sensazione che illumina e libera la mente umana.
Non c’è nessun vascello che, come un libro, possa portarci in paesi lontani. Naturalmente la poetessa Emily Dickinson non avrebbe potuto immaginare che, a distanza di non molti anni dalla sua scomparsa (1886), quando scrisse le sue poesie raccolte nel suo unico libro che descrive il suo incomparabile mondo interiore, sarebbe diventato possibile “viaggiare” non solo in un libro, ma in tutti i libri passati e presenti, così come oggi è possibile leggerli sul Web.
Basta avere una connessione per potere accedere ad una rete infinita di collegamenti. Il lettore, che è diventato navigatore, può assumere il controllo di tutto quanto fino a pochi anni orsono veniva scritto e stampato. Ciò significa che è in grado di gestire i contenuti di innumerevoli libri o testi ed immagini e suoni che siano. Tutti possono viaggiare portando la propria anima al galoppo di un destriero, scivolando veloci sulle acque del mare verso paesi lontani della fantasia.
Si può fare quindi molto, molto di più. Al tocco delle dita sulla tastiera di un computer, con un semplice click del mouse si può viaggiare nel tempo e nello spazio, non solo di libri ma anche tra luoghi, autori, personaggi e scenari reali o immaginari. Provate, ad esempio, a cliccare sul link di questo sito che ha per nome Literary Locales e vi troverete a fare un imprevisto ed incredibile viaggio nel tempo e nello spazio in luoghi distanti e diversi.
Tutte le letterature del mondo hanno la possibilità di incontrarsi ed incrociarsi, dando ragione di se stesse alle altre consorelle e con esse interagire. Testi e immagini si susseguono e si legano: Shakespeare nel suo Globe Theater, Combray di Proust, i luoghi amati dalle sorelle Bronte nella regione del West Yorkshire, il Kent di Dickens. Autori e scrittori famosi e meno noti compaiono sulla scena e ci raccontano delle loro opere. Un viaggio indimenticabile nella letteratura di ogni tempo che mi propongo di fare con voi non appena possibile in forma digitale.

Published on January 31, 2018 05:05
January 21, 2018
Review: Il libro aperto degli aforismi - LITE: Estratto gratuito

My rating: 3 of 5 stars
Un aforisma non si nega a nessuno. Amo gli aforismi. Contengono sia domanda che la risposta. Questo libro ne contiene molti che non conoscevo. Ogni qualvolta ne leggi uno nuovo ti sembra di averlo già letto, poi scopri che ti è del tutto nuovo e ti meravigli di non averlo pensato prima tu. Perché gli aforismi sono fatti così. Stanno dentro di te, come stanno in ogni essere umano e nessuno se ne accorge se non dopo di averli letti. Il guaio è che più li leggi, più ti piacciono, vorresti ricordarli, rielaborarli, confrontarli ma non ci riesci perché uno segue l'altro e non vuoi fermarti mai a leggere. Più breve è l'aforisma, più condensato il pensiero. Tutti dovrebbero avere a portata di mano un libro di aforismi. Questo è un libro ideale che non deve mancare nelle biblioteca di un bibliomane.
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Published on January 21, 2018 09:10
January 20, 2018
"Break, break, break"

Il mare si infrange contro le fredde grigie pietre che il poeta ha di fronte. Egli si lamenta di non saper dare vita con le parole ai suoi pensieri. Eppure il figlio del pescatore e il giovane marinaio sanno cosa dire. Il poeta non sa esperimersi. Le navi scivolano silenziose nel porto e questo loro lento scivolare gli ricordano la dipartita di una persona cara. Non può più sentire la sua voce, mentre le onde continuano a battere contro le rocce. Quella "tender grace" non ritornerà.
La breve poesia trasmette al lettore il forte impatto emotivo di chi ha perduto una persona cara. Scritta nel 1834 dopo l'improvvisa scomparsa dell'amico del poeta Arthur Henry Hallam, alcuni critici hanno avanzato idee su un ambiguo affetto. Letta in maniera superficiale la poesia sembra piuttosto banale specialmente in traduzione. In inglese le quattro quartine sono in tetrametri giambi irregolari.
Questa irregolarità nel numero delle sillabe per ogni verso convoglia l'idea di instabilità delle onde del mare sugli scogli, creando così come una forma al dolore del poeta. Lo schema dei versi in inglese ABCB riflette l'irregolarità delle onde. Il poeta comunica i suoi pensieri di tristezza parlando come parla e comunica il mare. C'è il tentativo di mettere a confronto il mondo interiore è quello esteriore di fronte ad una perdita così forte: il confronto tra due mondi diversi e contrastanti. In questo la vita accade e scorre, in quello tutto è in sofferenza e dolore, come in una nebbia di ricordi.
Break, break, break, On thy cold gray stones, O Sea! And I would that my tongue could utter The thoughts that arise in me.
O well for the fisherman's boy, That he shouts with his sister at play! O well for the sailor lad, That he sings in his boat on the bay!
And the stately ships go on To their haven under the hill; But O for the touch of a vanished hand, And the sound of a voice that is still!
Break, break, break, At the foot of thy crags, O Sea! But the tender grace of a day that is dead Will never come back to me.
"Break, Break, Break" by Alfred, Lord Tennyson
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Spacca, spacca, spacca Le tue fredde pietre grigie, o Mare! E vorrei che la mia lingua potesse dire I pensieri che nascono in me.
O anche per il ragazzo del pescatore, Che chiama la sorella a giocare! O anche per il giovane marinaio, Che canta nella sua barca sulla baia!
E le navi vanno avanti maestose Verso il loro rifugio sotto la collina; Ma per il tocco di una mano svanì, E il suono di una voce che vive ancora!
Spacca, spacca, spacca Ai piedi della falesia tua, o mare! Ma la dolce grazia di un giorno che è morto Non potrà mai più tornare da me.

Published on January 20, 2018 09:18
January 18, 2018
Pensieri & Pensieri

Lui vuole soltanto che non ne creiamo
Ogni volta che mi scopro a pensare mi rendo conto che non so mai dove andrò a parare. Così ho deciso di inaugurare una etichetta sul blog intitolata "Pensieri & Pensieri". Qualcuno mi consiglia di non pensare troppo, tanto le cose stanno sempre allo stesso modo. Il che è vero fino ad un certo punto. Quale sia il punto, e' tutto da vedere. Il fatto e' che il pensiero macina pensieri 24 ore su 24. Impossibile tenerci piede. Io ci proverò. Del resto tutti i grandi, ed anche i piccoli come me come voi che mi state a leggere, hanno scritto i propri pensieri. Penso al grande Blaise Pascal, Montaigne, Bacone, Leopardi e via pensando. Non che io, per carità, mi senta uno di questi, Dio me ne guardi, penserei troppo alla grande. Crollerei subito. Mi basta scrivere in modo da capire cosa penso. Da cosa nasce cosa. ---- Come si fa a distinguere il grano dal loglio? Nella quotidianità sei preso sia dall'uno che dall'altro. Roba importante, significativa, essenziale contro cose effimere, insensate, inutili. Persone, eventi, oggetti, situazioni che scorrono dentro, davanti e dietro di noi, e noi a correre di qua e di la' senza sapere bene, cosa stiamo facendo, dove stiamo andando, perché lo facciamo, chi c'è lo impone, quando sapremo distinguere il grano dal loglio, appunto! Magari dopo, dopo averne pagato il conto degli errori, assaporato l'amaro sapore del loglio e aver perso di vista il grano. --- "Non è vero che la gente smette di inseguire i sogni perchè invecchia. Si invecchia perchè si smette di inseguirli." E' vero, sogniamo tutti. Chi dice di non sognare, sbaglia o mente. Forse non se li ricorda i sogni, o non vuole ricordarseli. Ma qui parliamo di quel tipo di sogni che facciamo da svegli, ad occhi bene aperti. Oppure, anche appena socchiusi, quando stiamo aspettando che ci venga a prendere Morfeo e ci porti nella terra dei sogni per farci visitare castello del sonno. Ma allora, possiamo dire che tutta la vita è sogno e quando finirà ci sveglieremo, forse. Nel 1967, Gabriel Garcia Marquez (1927-2014) pubblica uno dei suoi romanzi più noti, che lo consacrerà come uno dei più grandi scrittori del secolo: "Cent'anni di solitudine", romanzo che narra le vicende della famiglia Buendía a Macondo. L'opera è considerata la massima espressione del cosiddetto realismo magico. Nel realismo magico va compreso il senso di questa frase. ---- "Ogni momento è un luogo dove non sei mai stato." Una frase questa che cerca di fermare il tempo nel suo spazio. Come se il tempo potesse avere uno spazio. Eppure il pensiero umano cerca di fare proprio questo quando pensiamo. La poesia di questo poeta americano Mark Strand (1934-2014) è senza speranza: " “In un campo / io sono l’assenza / di campo. // Questo è sempre opportuno. / Dovunque sono // io sono ciò che manca. // Quando cammino /divido l’aria / e sempre / l’aria si fa avanti / per riempire gli spazi / che il mio corpo occupava. // Tutti abbiamo delle ragioni / per muoverci / io mi muovo / per tenere assieme le cose”. Titolo della poesia: "Tenere assieme le cose". “Nulla è il destino di chiunque”. Questo epitaffio chiudeva la contro-copertina del libro "Il monumento", pubblicato nel 1978, un libro pensato già come postumo da Mark Strand: poeta Laureato americano, ateo convinto, cantore dell’assenza, di dio e dell’io, scrutatore di paesaggi esterni e interni. --- "Quando cominciai a leggere, cominciai ad esistere." Una frase forse troppo categorica questa della scrittrice Dorothy Salisbury Davis (1916-2014). Penso a tutti quelli che non hanno mai imparato a leggere. Milioni, miliardi di persone che pur non avendo mai imparato a leggere, hanno pur vissuto. Molti continueranno a non saper leggere, eppure avranno diritto a vivere la loro vita. Parlare, leggere e scrivere sono le abilità fondamentali che caratterizzano gli esseri umani, non fatti per vivere come bestie, ma per seguir virtute e "canoscenza". E su questa conoscenza che poi si stabiliscono e si formano i destini di ognuno di noi.
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Published on January 18, 2018 09:38
January 16, 2018
Angoscia elettorale

Desidero commentare l'immagine di copertina che ho lanciato ieri su FB e che manterrò fino al giorno delle votazioni a marzo. Quello con l'ombrello posso essere io, potete essere voi, chiunque si trova a vivere questi giorni di dura, spietata, sfida (ricordate il famoso film "Sfida all'O.K. Corral"?) all'ultimo colpo di pistola, pardon, di "bufala". Sotto quell'ombrello, in attesa che quel macigno ci cada addosso. Da una rapida ricerca in rete, ho accertato che la foto ritrae una effettiva, possibile condizione di angoscia esistenziale. Mi ricorda quando quella notte del 5 maggio di venti anni fa, a Sarno, sembrò che ci cadesse addosso la montagna con tutto quel fango e quell'acqua. Mia moglie si aggirava per il parco della cooperativa con l'ombrello aperto e aveva smesso di piovere! C'è poco da ridere per quello che scrivo e ricordo. Non voglio, però, costringervi ad angosciarvi invitandovi a pensare a quello che succederà dopo il 4 marzo. E, allora, ridiamoci su, se ne avete voglia ...

Published on January 16, 2018 13:27
January 8, 2018
Review: Breviario del caos

My rating: 3 of 5 stars
Non ho mai letto un libro più "nero" di questo. Di tutti gli interrogativi che di solito mi pongo quando leggo e vivo la vita di ogni giorno, i fatidici "chi-cosa-quando-dove-perchè", quello al quale non è possibile rispondere è "perchè" questo signore, che risponde, anzi rispondeva al nome di Albert Caraco, era tanto arrabbiato, a dir poco. Tutti, chi in un modo, chi in un altro, lo siamo. Con la vita in genere, con gli amici ed i nemici, con il marito e con la moglie, con i figli e con i preti, con i conoscenti e gli sconosciuti, con la politica e e la scienza, la religione e il governo.
Ma Caraco era davvero troppo "arrabbiato". Insistente e ripetitivo, questo libro lo consiglio a chi ha intenzione di farla finita con la vita. Se lo leggerà, chi ha una intenzione del genere, sono sicuro che non lo farà perchè tutto quello che dice Albert sarà pure vero, ma bisogna arrivare fino all'ultimo giorno della propria esistenza per convincersi che non ne vale la pena di farla finita prima del tempo che ci è stato assegnato.
Mi sono andato a leggere la sua bio e ho scoperto che scrisse: « Noi, che non ci contentiamo di parole, acconsentiamo a scomparire... » e di fatto lo fece di sua mano, ficcandosi un coltello in gola. Ma non credo che risolse i suoi problemi. Se volete, potete leggere il libro gratis andando a questo link:
« Noi, che non ci contentiamo di parole, acconsentiamo a scomparire... ».
http://orig14.deviantart.net/577f/f/2...
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Published on January 08, 2018 07:59
January 4, 2018
Review: Come diventare vivi: Un vademecum per lettori selvaggi

My rating: 3 of 5 stars
È evidente che questo saggio è fatto da residui di scritture precedenti rimaste tra le carte dell'autore. Non mi è piaciuto quell'aggettivo "selvaggio". Chi legge lo fa per capire, cercare, informarsi, vuole essere aiutato, guidato, confortato. Non può essere considerato un "selvaggio" né tantomeno essere trattato come tale. Forse chi scrive da "selvaggio", spera di trovare lettori che si adattino al suo stato d'animo, alla sua condizione mentale. La scrittura può essere "selvaggia", la lettura no! Scrittura e lettura sono due attività sempre diverse e conflittuali. Si scrive per capire ciò che si pensa, o meglio, si crede di pensare e di sapere. Chi legge vuole soltanto essere aiutato, assistito, guidato, informato. Un "selvaggio" che legge deve essere "educato" non può essere sollecitato nella sua "selvaggita' ".
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Published on January 04, 2018 12:20
December 31, 2017
Qualcosa, niente e tutto ...

Questa frase, a dir poco, è tutto un mondo. Scritta e pensata in un contesto poetico, è oggi quanto mai attuale e idonea per riflettere sul tempo che passa. E come passa! questo è l'ultimo giorno dell'anno, 31 dicembre 2017.
Cosa intende dire davvero Montale? Le parole-chiave sono due: "qualcosa" e "niente". In mezzo c'è una terza, non detta, quella che decide il senso: il "tempo". Tutto accade perchè c'è il tempo. Tutto può essere qualcosa, qualcosa può essere tutto. Poco importa. Importante è che accada.
Tutto ciò che è accaduto nel 2017, appena trascorso, mentre sta passando le consegne al nuovo arrivato, il 2018, è sia l'una che l'altra cosa: "tutto" e "qualcosa". Il "niente" viene dopo che è passato, perchè alla domanda: cosa resta? la risposta è "niente". Lo dice lui, il poeta. E i poeti, si sa, raramente sbagliano.
Io non sono un poeta, sono solo uno che scrive per capire quello che pensa. Anzi, quello che devo pensare sull'anno che sta passando le consegne. Sant'Agostino, a chi gli chiedeva cosa fosse per lui il tempo, rispose che lui lo sapeva, ma non sapeva dire cosa fosse. Appunto.
Forse ha ragione Montale: niente. possibile? Che il tempo sia "niente"? non mi pare possibile, visto e considerato che mi tocca ogni momento, e questi momenti, per quanto mi riguarda, sono calcolati in ore, giorni, mesi ed anni. Pochi o molti, decenni o secoli, la domanda rimane: cosa resta di tutto?
Risposta facile, cinica e falsa dire "niente". Non è possibile che ogni vita sia "niente". Sarà forse "soltanto "qualcosa". Mi accontenterei soltanto se sapessi cosa è questo "qualcosa". Mi pare il mio ragionamento essere quello del serpente che si mangia la coda.
Per salvarmi forse è meglio che mi immagini "qualcosa" che conta, qualcosa che non sia niente. Ma poi penso che se il "niente" equivale a "qualcosa", allora annegherò nel "tutto" che mi resta ignoto. Ecco, forse la soluzione sta tutta in questa quarta parola chiave: l'ignoto che è figlio del mistero.
Sia l'uno che l'altro appartengono al tutto, che deve essere necessariamente "qualcosa". Questo conta e questo, credo volesse dire Eugenio Montale. Sta a me, a te, a voi decidere: cosa, conta davvero vivere il tempo che passa ...

Published on December 31, 2017 08:58
December 21, 2017
Review: Gli imperdonabili. Cento ritratti di maestri sconvenienti

My rating: 5 of 5 stars
Marcello Veneziani scrive: "Arriva un momento della vita, che di solito coincide con l’anzianità, in cui senti il bisogno di riconoscere e ringraziare i maestri che ti insegnarono, a loro insaputa, gli autori che hai letto e che hai amato, che ti hanno fatto pensare e ti hanno suscitato nuovi e antichi pensieri o che ti hanno fatto trascorrere ore di luce e di gioia. Un momento in cui senti la voglia, il bisogno, il dovere di ripensarli a uno a uno e poi tutti insieme, uniti e distinti come grani di un rosario dell’intelligenza."
Grazie a questo libro e al suo autore, posso dire di avere ritrovato gran parte del tempo che ho dedicato alla lettura di questi maestri. Non tutti, per carità! Avrei dovuto possedere l'intelligenza, la cultura e l'amore per la conoscenza che lo caratterizza per farlo. Anche se mi sembra di avere qualche anno in più di lui, non avrei mai saputo sintetizzare il pensiero di questi poeti, scrittori, filosofi, economisti, giornalisti, economisti considerati non solo "maestri" ma anche "imperdonabili".
Sarebbe stato troppo per uno come me che, pur essendo nato e cresciuto tra i libri, non è mai riuscito a colmare la propria insufficienza di fronte al grande mare della conoscenza. Ho letto Veneziani forse sin da quando ha cominciato a scrivere. Posseggo quasi tutti i suoi libri, conservo ancora molte delle sue riviste ed articoli. Con questo suo ultimo libro mi sono reso conto che anche lui è non solo un"maestro", ma anche un "imperdonabile" ma per niente "sconveniente". Questo libro contiene non cento ritratti, bensì cento e uno. Quest'ultimo è il suo.
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Published on December 21, 2017 09:06
MEDIUM
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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