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BRB5 - La Reggia di Versailles della squadra francese

Nel frattempo ho mandato un messaggio anche a Martina.

L'ho messo anch'io in lista per questa tappa: m'intriga molto!

⭐⭐⭐⭐
Squadra francese
Titolo: Crossroads
Autore: Jonathan Franzen
Nazionalità: USA
Anno di pubblicazione: 2021
Numero pagine: 600
Punti: 12 (nazione)
Voto: 8,5
Eventuali bonus: /
"È impossibile sfuggire alle conseguenze della vita che ho costruito."
Torno a Jonathan Franzen dopo ben sette anni (!!) dalla lettura de “Le correzioni” che tanto mi era piaciuto.
Non posso fare a meno, da subito, di notare che entrambi i romanzi hanno un incipit simile.
Là, era:
"Un fronte freddo autunnale arrivava rabbioso dalla prateria. Qualcosa di terribile stava per accadere, lo si sentiva nell’aria.."
mentre qui:
"Il cielo spezzato dalle querce e dagli olmi spogli di New Prospect era pieno di una promessa umida, un paio di sistemi frontali che colludevano grigi per offrire un bianco Natale.."
I segnali di ciò che accadrà si possono leggere nel cielo. Se ne "Le correzioni" si annuncia da subito un dramma imminente qui l'avvio ci troviamo al bivio (come è chiaro dal titolo).
Ancora una volta protagonista è una famiglia disfunzionale così immersa nei propri ruoli conflittuali.
I collegamenti, tuttavia si fermano qui.
Siamo nei mitici anni ’70, quando tutti si sentivano spinti a fare nuove esperienze e ritrovare la libertà del corpo e della mente e i componenti delle famiglia Hildebrandt, ancora non lo sanno, ma sono sulla soglia di grandi cambiamenti.
“Crossroads” è, di nome e di fatto, l’incrocio da cui parte la storia di ognuno di loro.
Così, infatti, sia chiama, il centro di aggregazione giovanile.
“Crossroads” come il titolo della canzone blues di Robert Johnson (https://www.youtube.com/watch?v=Yd60n...).
Russ il padre, Marion la madre e i loro quattro figli, Clem, Becky, Perry e Judson, entrano in scena.
Cosa significa essere felici?
Aveva ragione Tolstoj nel dire che è l’infelicità a fare la differenza?
Qui, Franzen, ha scelto di mettere in campo un elemento chiave:
è la religione e saranno proprio i diversi modo di vivere la spiritualità o di negarla a fare la differenza...
Seicento pagine coinvolgenti, non da raccontare ma da leggere!
⭐⭐⭐⭐⭐
Squadra francese
Titolo: La bestia umana
Autore: Emile Zola
Nazionalità: Francia
Anno di pubblicazione: 1890
Numero pagine: 452
Punti: 9 (nazione/11°l libro)
Voto: 10
Eventuali bonus:/
Prima lettura marzo 2018
(view spoiler)
Seconda lettura maggio 2022
Locomotive come donne e donne come locomotive: le prime, con un fischio, chiedono impazienti il via libera per entrare in stazione; le seconde trattate come macchine che non possono uscire dai binari.
Così il sotto capo della stazione di Le Havre, Roubaud, tira i fili delle moglie Séverine.
” Era bastato un minuto.” per far crollare il castello di carte del loro matrimonio...
Torbido romanzo dove s’incrociano malvagità e bestialità di diversa natura.
Ancora una volta è un discendente dei Rougon – Maquart a portare il peso di un’atavica colpa.
In lui, sorprendentemente, c’è consapevolezza di appartenere ad un albero marcio.
Jacques Lantier – figlio della Gervaise de “L’Assomoir”- combatte fin dall’infanzia con un brutale istinto che lo vuole omicida.
La sua via di fuga è la Lison, la sua locomotiva.
Una storia a due velocità: la folle corsa dei treni con il loro carico di vite anonime e la lentezza dei piccoli gesti di chi rimane fermo al suo solito posto e combatte i drammi quotidiani mascherati di normalità.
Una casa, il cui giardino è tagliato in due dai binari, rappresenta la triste solitudine dei personaggi di questo romanzo:
”Croix-de-Maufras sotto la luna immobile, l’improvvisa apparizione della casa situata di traverso, nell’abbandono e nella solitudine, le imposte eternamente chiuse, di una paurosa malinconia.
E senza darsene ragione, questa volta ancora più delle precedenti, Jacques sentì che il cuore gli si serrava, come se passasse davanti alla sua malasorte.”
Eros e Thanatos salgono in carrozza:
”A denti stretti, ormai capace solo di balbettare, Jacques questa volta l’aveva presa; e a sua volta, Séverine aveva preso lui.
Si possedettero, ritrovando l’amore in fondo alla morte, nella stessa dolorosa voluttà delle bestie che si sventrano quando sono in calore.”
Rimango colpita in questa mia rilettura dai particolari alcuni dei quali si adattano così perfettamente alle pagine della storia che il mondo sta scrivendo in questi mesi perchè la bestialità inzia da piccole cose per sfociare nelle grandi carneficine:
«Non c’è che dire, è una bella invenzione. Si va più in fretta, si sanno più cose...
Ma le bestie feroci restano bestie feroci, e avranno un bell’inventare meccanismi ancora più perfetti; nell’ombra vi saranno sempre delle bestie feroci.»
Qualcuno si era illuso che il progresso avrebbe innalzato l’Uomo?
La bestialità non si annulla: ce lo dice Zola e ce lo dice la cronaca dei giorni che viviamo.
Da ogni parte la vogliate guardare la Bestia rimane Bestia e la verità una parola senza valore...
"Poi, Dio mio! la giustizia, quale ultima illusione!
Voler essere giusto non è un’illusione quando la verità è tanto ostruita dai rovi?"
⭐⭐⭐⭐
Squadra francese
Titolo: Annientamento
Autore: Jeff VanderMeer
Nazionalità: USA
Anno di pubblicazione: 2014
Numero pagine: 182
Punti: 3 (Nazione/12° libro)
Voto: 8
Eventuali bonus: /
”In fondo cos’era una mappa,
se non un modo per mettere in luce alcune cose e renderne invisibili altre?”
“Annientamento” è il primo libro della Trilogia dell’Area X.
Un romanzo breve che contiene tutti gli ingredienti che mi affascinano in questo tipo di narrativa: l’insolito, l’ignoto diventa il mezzo attraverso cui l’umanità può riflettere su se stessa.
”Eravamo in quattro: una biologa, un’antropologa, una topografa e una psicologa. Io ero la biologa.”
Quattro donne senza nome proprio ma identificabili solo per loro professione perché ciò che conta avventurandosi in questa zona pericolosa sono le proprie conoscenze.
Il sapere di ognuna ha, tuttavia, dei limiti e presuppone che questa piccola spedizione si basi sul bisogno che ciascuna deve avere dell’altra.
”Un nome qui era un lusso pericoloso.
I sacrifici non avevano bisogno di nomi.
Le persone che svolgevano una funzione non andavano nominate.”
Si troveranno, da subito, ad affrontare l’ostilità di un paesaggio ma soprattutto sarà evidente che tutte le loro competenze non possono nulla di fronte ad un velo che casca...
Lettura che mi ha coinvolto nonostante sia, per me, al limite dell’horror per l’ambientazione raccapricciante.
”Non c’è nessuno con me.
Sono completamente solo.
Gli alberi non sono alberi gli uccelli non sono uccelli e io non sono io
ma solo qualcosa che cammina da tantissimo tempo…”["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>["br"]>

Saturn: La riva delle Sirti di Julien Gracq
Virè: Signor Malaussene di Daniel Pennac
Dagio_maya: Memorie d'una rag..."
Leggerò I diabolici
Scusate un sacco per la mia assenza e il mio punteggio davvero inesistente, purtroppo ero impegnata altrove >.<

Titolo: Arsène Lupin ladro gentiluomo e altre storie
Autore: Maurice Leblanc
Nazione: Francia
Anno: 1907-1908
Pag: 552
Voto: 6,5
Bonus: 4x4
Un insieme di racconti sul famoso ladro Arsene Lupin. Figura emblematica, affascinante gentiluomo in grado di mille trasformazioni, di trovarsi in mille situazioni, assestare colpi e lasciare tutti stupefatti.
Il libro raccoglie tutte le sue migliori imprese, narrate dall'amico e biografo, che lo ha incrociato durante alcune delle vicende che l'hanno visto protagonista e pian piano è diventato suo confidente.
Arsene Lupin è un tipo particolare, nei suoi modi ricorda a tratti il mitico Sherlock Holmes, sebbene sia di carattere ben diverso. E' invitato da nobili e aristocratici, viaggia per il mondo e cambia nome con la stessa capacità con cui cambia abbigliamento. Eppure nessuno lo riconosce, nessuno indovina la sua presenza fino a molto tempo dopo, quando ormai non si può più porre rimedio al danno. Anche quando arrestato riesce ad imbrogliare tutti e sparire. E' eclettico, affascinante, irreprensibile.
I racconti sono brevi e scorrevoli, per quanto io non ami il genere dei racconti, si leggono con piacere.
Il personaggio è senz'altro affascinante, ma credo sia uno dei pochi casi in cui la versione cinematografica possa rendere di più e meglio di quella originale cartacea. Nonostante i diversi episodi siano legati tra loro, non si ottiene una narrazione uniforme ed omogenea, rimane comunque uno spezzettamento in piccole parti, che, se da un lato favorisce la lettura, dall'altro la rallenta, o meglio non ti fa appassionare come dovrebbe.
La figura del mitico ladro di per sè è completa e ben descritta, non annoia mai, anche grazie al suo continuo trasformismo, ma gli altri personaggi sono pressochè inesistenti, per cui reggere tante pagine su un solo ed unico attore, per me che non preferisco i racconti rispetto ad un gran romanzo, è diventato alla lunga difficile. Forse avrei fatto meglio a dilazionare la lettura in piccole parti

Autore: Edgar Wallace
Nazionalità: UK
Anno di pubblicazione: 1918
Numero pagine: 96
Punti: 2
Voto: 6
Eventuali bonus: 4/4
Giallo classico con enigma della camera chiusa, tirato un pò per le lunghe e con il mistero che proprio mistero non era. Per gli amanti del vintage

."
Ma non c'è niente da scusarsi!
Ti abbraccio...🤗

Titolo: L'esclusa
Autore: Luigi Pirandello
Nazione: Italia
Anno: 1901
Pag: 174
Voto: 8
Punti: 9
Bonus: libro Game
Carinissimo questo romanzo di Pirandello, che ricordavo, evidentemente sbagkiando, di aver già letto. Nella Sicilia dei primi del 900 la povera Marta viene ripudiata dal marito , che crede di essere stato tradito. La ragazza si è sposata giovanissima, mentre frequentava ancora la scuola, per volontà dei genitori, quindi ha peccato di ingenuità, non riuscendo a gestire un corteggiatore invadente. Questo errore però le condiziona la vita: tornata a casa, il suo stesso padre si rifiuta di affrontare la situazione e di giustificarla.
Marta è ancora giovane, bella, ma soprattuttk orgogliosa, ha una grande forza di volontà ed è determinata a prendersi la rivincita verso l'intero paese che l'ha additata.
Pirandello presenta un grande personaggio femminile ed è strano vedere un uomo di inizio novecento rappresentare in questo modo la donna. L'autore è in grado di descriverne il caratte forte, la ferma decisione di guardare il mondo a testa alta, ma anche le sue fragilità ed i condizionamenti dovuti alla società in cui vive.
Intorno a lei una varietà di personaggi, tutti costruiti benissimo, fino ai personaggi secondari, mere comparse di scena, eppure sapientemente disegnati. Quello che anni dopo troviamo nei gialli di Camilleri: piccole chicche che fanno sorridere e che rendono unica la narrazione.
Titolo: 1984
Autore: George Orwell
Nazione: UK
Anno: 1949
Pag: 345
Voto: 8
Punti:12
Bonus: 4x4
Un romanzo di cui romandavo da tempo la lettura e che invece ho letteralmente divorato. Mi aspettavo un romanzo non nelle mie corde, invece l'ho semplicemente adorato, per lo stile scorrevole e la storia coinvolgente. A parte aver riscoperto nell'ultimo anno un piacere nel leggere sci-fi e distopici che non mi aspettavo (per cui urge approfondire il genere), questo romanzo mi ha conquistata dalla prima pagina! Nonostante sia passato quasi un secolo l'ho trovato quanto mai attuale, considerando che per l'autore il 1984 fosse il "futuro" mentre per noi oggi rappresenta il passato, anche quasi remoto, visto che non vedeva la tecnologia protagonista come è invece oggi nelle nostre vite.
Con calma scriverò un commento più approfondito, ma per ora mi limito a consigliarlo vivamente a chi ancora non l'ha letto!
Titolo: La signora Dalloway
Autore: Virginia Woolf
Nazione: UK
Anno: 1925
Pag: 236
Voto: 7
Punti:8
Bonus: 4x4
Un romanzo che mi è piaciuto nonostante sia poco nelle mie corde. Il resoconto della giornata dei due protagonisti, carico di digressioni sui loro pensieri e su coloro che incrociano, così come le descrizioni degli ambienti circostanti pensavo avrebbero finito per annoiarmi. Invece ho apprezzato lo stile e l'idea dell'autrice, mi sono lasciata trascinare nel vortice del suo racconto fino alla fine
Titolo: Una donna
Autore: Sibilla Aleramo
Nazione: Italia
Anno: 1906
Pag: 208
Voto: 8,5
Punti: 8
Bonus: 4x4
Un breve romanzo, il primo ed uno dei più noti di quest'autrice, in parte autobiografico che ho trovato davvero bello. Con stile semplice, ma non banale, l'autrice descrive la sua vita, il rapporto con i genitori, l'adorato padre, la madre a cui si lega pian piano, mentre scopre di essere donna e le si chiariscono tante dinamiche del matrimonio dei genitori. Non saprei dire di preciso quale sia il punto forte del romanzo, ma posso consigliarlo vivamente perché davvero merita tanto.
Titolo: Fiore di roccia
Autore: Ilaria Tuti
Nazione: Italia
Anno: 2020
Pag: 320
Voto: 8,5
Punti: 6
Bonus:
Bellissimo romanzo che mi ha fatto apprezzare ancor di più Ilaria Tuti, già bravissima autrice di thriller.
Siamo in Friuli, in piccoli paesi sulle Alpi, durante la Prima Guerra Mondiale. L'esercito è in difficoltà, trincerato sulle vette innevate a combattere gli Austriaci, ha bisogno di rifornimenti, i soldati non possono scendere a valle per approvviggionarsi. È così che il prete del paese ha l'idea di chiedere dal pulpito l'aiuto delle sole forze ancora a disposizione, quelle delle donne. Pur di difendere il proprio territorio, di ritardare il più possibile l'arrivo del nemico, di contribuire alla guerra in corso prendendone parte attiva e non doverla più solo subire, l'adesione è tanta. Ci sono giovani senza famiglia, senza marito, mamme con figli piccoli, mamme che i propri figli li hanno già in battaglia. Sono donne forti, che non si tirano indietro, non temono la fatica, né il freddo, nonostante il corpo sia già provato dalla fame e dagli stenti.
Da questo episodio realmente accaduto e da altri riguardanti battaglie e imprese militari avvenute in quei territori, prende spunto il romanzo, che vuole dar voce a queste protagoniste femminili che ebbero un ruolo di primo piano e che dalla storia sono state sempre trascurate.
Ilaria Tuti ha scritto una storia bellissima ed emozionante, con uno stile in grado di far emergere le sue grandi doti di scrittrice. Come autrice di thriller è già bravissima, ma lì il genere obbliga ad un racconto serrato e concentrato sull'azione, che lascia poco spazio a digressioni stilistiche. Qui invece è possibile apprezzare le sue doti, attraverso una narrazione emozionante e commovente.
Davvero un bellissimo romanzo, vivamente consigliato!
Titolo: Niente di vero
Autore: Veronica Raimo
Nazione: Italia
Anno: 2022
Pag: 172
Voto: 7,5
Punti: 3
Bonus:
Davvero carino questo libro, tra l'altro candidato al prossimo Premio Strega.
L'autrice racconta la sua famiglia, composta da personaggi senza dubbio originali, a cominciare dai genitori. Il padre che erige muri in casa fino a far uscire innumerevoli stanze da pochi metri quadri, che dopo Cernobyl si ritrova con mille fobie, fissato nel disinfettare, ma non della pulizia personale. La madre che predilige il figlio maschio, che è super apprensiva e riesce ad arrivare ovunque con il suo fiuto da segugio, riuscendo a scoprire qualunque bravata della figlia. La protagonista stessa, bambina e poi donna, che ripercorre in ordine sparso episodio della sua infanzia, della sua adolescenza, alle prese con una fa,iglia un po' sopra le righe.
La narrazione è portata avanti in prima persona, con stile fresco e dinamico, coinvolge dall'inizio alla fine, mantenendo un buon ritmo e strappando numerosi sorrisi ed anche qualche vera risata.
Alcuni episodi risultano davvero esilaranti, con i loro protagonisti strampalati, presentati dall'autrice nel modo più irriverente, mettendo in risalto i lati più anomali e particolari.
Il libro è breve e si legge con grande facilità ed incredibile piacere; davvero una lettura consigliata, soprattutto in vista di letture leggere e divertenti da portare in vacanza.

Autore: Curzio Malaparte
Nazione: Italia
Anno di pubblicazione: 1944
Numero pagine: 476
Punti: 18
Voto: 9
Eventuali bonus:
Questo libro genera tanti sentimenti contrastanti nel lettore ed è da questo che di solito valuto la grandezza di un'opera.
Malaparte è una personalità ambigua storicamente e in questo libro, largamente ispirato alla sua esperienza durante la Seconda Guerra Mondiale, non lo nasconde: parla sempre in modo più che positivo di ebrei e altri popoli sottomessi ai nazisti, ma sempre a tavola con i vertici tedeschi e altri simpatizzanti, dà un aiuto minimo (che probabilmente era anche il massimo che poteva fare) ai soggetti maltrattati ma c'è sempre una distanza che non sembra voglia colmare.
In ogni caso, il suo stile è sublime e, se non vi scandalizzano troppo racconti dettagliati di morti umane e animali, oltre che i discorsi nazisti, questo libro è davvero da leggere.
Titolo:Il marchese di Roccaverdina
Autore: Luigi Capuana
Nazione: Italia
Anno di pubblicazione: 1901
Numero pagine: 320
Punti: 12
Voto: 7,5
Eventuali bonus:
Un libro molto breve che racconta delle conseguenze, sia psicologiche che reali, di un omicidio per passione. Il triangolo contorto tra il marchese, la sua amante e il bracciante che viene obbligato a sposarla viene mostrato solo di riflesso, dato che il lettore inizia a conoscere i personaggi quando il delitto è già stato consumato e deve immaginare per la maggior parte cosa sia successo prima. Sicuramente un lavoro originale e complesso, molto moderno per l'indagine psicologica e sociale, con un po' (ma non tanto) di storia dell'epoca. Davvero consigliato per chi volesse leggere dei classici italiani senza però troppo impegno.
Titolo: La bottega dei giocattoli
Autore: Angela Carter
Nazione: UK
Anno di pubblicazione: 1967
Numero pagine: 256
Punti: 5
Voto: 5
Eventuali bonus:
Il primo romanzo di Angela Carter è partito molto bene ma poi si è rivelato un flop. Questo storia di iniziazione alla vita adulta, con temi che poi sono diventati propri di tutta la sua narrativa, non solo non colpisce tanto il segno e da un certo punto in poi diventa stagnante e un po' ripetitiva ma proprio non fa venire voglia di leggerla
Titolo: The Enchantress of Florence
Autore: Salman Rushdie
Nazione: UK
Anno di pubblicazione: 2008
Numero pagine: 455
Punti:9
Voto: 10
Eventuali bonus:
Questo incantevole e tortuoso romanzo mi ha riportato al piacere puro della lettura, trascinandomi in un turbinio di narrazioni e personaggi che sarebbero l'invidia di Sherazade.
Il confine tra realtà, racconto e menzogna è uno dei temi principali, come il tema del doppio. Seguendo le tracce di una principessa dal favoloso Oriente all'Italia rinascimentale fino all'America appena scoperta, questo strano narratore, che forse sta truffando il lettore e il Mogol o forse no, affascina e travolge.
Sicuramente l'autore ha fatto un lavoro ottimo nella sua ricerca storica, perché, per quanto magari i tempi di viaggio non fossero così veloci o magari li ho percepiti tali per la narrazione incalzante, le diverse realtà nei vari paesi suonano credibili.
Titolo: La vergogna
Autore: Salman Rushdie
Nazione: UK
Anno di pubblicazione: 1983
Numero pagine: 314
Punti: 6
Voto: 5,5
Eventuali bonus:
Quanto ho amato l'altro suo libro, meno ho capito e apprezzato questo. LA vergogna è talmente intrisa della storia contemporanea di India e Pakistan e dei suoi personaggi, oltre che di simbolismo e realismo magico, che per me era quasi incomprensibile e seguivo le vicende affannandomi a trovare loro un significato.
Titolo: The Heart of Texas
Autore: RJ Scott
Nazione: USA
Anno di pubblicazione: 2011
Numero pagine: 412
Punti:8
Voto: 5,8
Eventuali bonus:
MI è piaciuta la premessa, ma dopo un po' la vicenda è scaduta nella soap opera più becera e angosciante di sempre, con degli intrighi famigliari ai livelli di Cent'anni di solitudine ma senza la maestria letteraria. Ora, capisco che il conflitto serva per allungare il brodo. ma deve essere sensato e appropriato al genere (alias: meno violenze sessuali possibili, almeno per il mio gusto personale)
Titolo: The Backup Boyfriend
Autore: River Jaymes
Nazione: USA
Anno di pubblicazione: 2013
Numero pagine: 279
Punti: 5
Voto: 7,5
Eventuali bonus:
Mi è molto piaciuto perché è oggettivamente molto leggero e dolce, i personaggi sono sensati (spesso non è così) ed il conflitto era importante senza essere una questione di vita o di morte (che trovo sempre fuori luogo nei romance di questo tipo).
Titolo: Nowhere Ranch
Autore: Heidi Cullinan
Nazione: USA
Anno di pubblicazione: 2011
Numero pagine: 172
Punti: 3
Voto: 7
Eventuali bonus:
Ho apprezzato che la relazione tra i due fosse molto più matura rispetto al solito standard dei romance e l'incursione nel kink (non troppo profonda e fatta bene) è stata una novità. Il finale mi ha imbarazzata un attimo perché era una palese risposta alla domanda che tutti si sono fatti riguardo alla "stanza dei giochi" di Mr Grey del famigerato 50 sfumature (che fine fa quando avranno dei figli?)

Autore: Andrea Vitali
Nazione: Italia
Anno di pubblicazione: 2018
Numero pagine: 176
Punti: 3
Voto: 8
Un inusuale Vitali, che qui utilizza il personaggio principale per scoprire il mistero che si cela dietro la morte del suo amico notaio. E' vero che alla fine non vengono chiarite tante cose, ma non credo che l'intento di Vitali sia stato quello di scrivere un vero e proprio giallo.
Un racconto senz'altro più cupo rispetto al solito, il vento che soffia minaccioso, l'acqua scura del lago, il cuore pesante preso in una morsa che toglie ogni respiro...
Come sempre ho apprezzato l'ambientazione, trattandosi di luoghi che conosco e che frequento, e quella sottile ironia che c'è in tutti i suoi libri.

Autore: Pierre Boileau
Nazione: Francia
Anno di pubblicazione: 1952
Numero pagine: 174
Punti: 6
Voto: 7,5
Eventuali bonus:
Purtroppo non posso dire nulla della trama perché rovinerei del tutto la trama e l'esperienza del lettore.
Ma! Posso dire che è davvero una strana coincidenza che per due tappe io abbia scelto un libro che parla di una coppia di amanti che uccidono il coniuge di uno dei due, soprattutto perpché questa volta non ho nemmeno letto la trama per sceglierlo.
L'indagine psicologica del protagonista è davvero approfondita e a volte forse anche troppo ma la lenta discesa nella pazzia e nell'ossessione serve bene ai fini della storia.

Autore: Pierre Boileau
Nazione: Francia
Anno di pubblicazione: 1952
Numero pagine: 174
Punti: 6
Voto: 7,5
Eventuali bonus:
Purtroppo non posso dire nulla della ..."
Ricordo di averlo apprezzato soprattutto per l'atmosfera molto...diabolica 😅

Autore: Dominique Lapierre
Nazione: Francia
Anno di pubblicazione: 1985
Numero pagine: 494
Punti: 18
Voto: 5,5
Eventuali bonus:
La città della gioia è una testimonianza importante (per quanto magari gli eventi siano un po' romanzati e l'autore tenda alla purple prose ogni tanto) delle condizioni degli slum di Calcutta durante gli anni di Madre Teresa, che fa anche una breve comparsa.
Il doppio pov, quello del sacerdote francese Lambert e del guidatore di risciò Hasari, sono ben fatti e si integrano a vicenda, dato che entrambe le storie parlano di persone che conoscono lo slum da adulti per la prima volta e della loro lotta per adattarsi a questo ambiente.
Il pov del giovane medico è decisamente inutile, tanto che compare solo dopo la prima metà, se non oltre, e non dice nulla di nuovo.
Purtroppo il testo è abbastanza datato, con certi momenti di imbarazzo di seconda mano, ed è molto probabile sia impregnato di orientalismo.
La brevità dei capitoli è tale da sembrare il soddisfacimento di una lista, come se l'autore volesse essere sicuro di toccare tutti gli argomenti e le curiosità dell'India ma togliendo così ogni profondità alle situazioni e ai personaggi che si incontrano.

Autore: Pierre Boileau
Nazione: Francia
Anno di pubblicazione: 1952
Numero pagine: 174
Punti: 6
Voto: 7,5
Eventuali bonus:
Purtroppo non posso d..."
Quello è senza dubbio!
Un dubbio che mi è rimasto è: perché Lucienne lo fa?
Aveva senso in un primo momento poi penso di essermi persa😅

Titolo: La zona morta
Autore: Stephen King
Nazionalità: USA
Anno di pubblicazione: 1979
Numero pagine: 464
Punti: 18
Voto: 8
Eventuali bonus: 1/4 (Usa)
"Era scivolato nelle tenebre con la piena coscienza di sé e ora avvertiva che ne stava uscendo privo di identità, ma soltanto con un vago senso di esistenza."
Un uomo qualunque che non a caso si chiama John Smith (come dire Mario Rossi) sviluppa capacità preveggenti dopo quattro anni e mezzo di coma.
Basterebbe dire solo questo della trama per intuirne tutta la potenzialità ma, a ciò, si aggiunga una buona dose di drammi personali, crisi mistiche, serial killer e personaggi loschi nel mondo della politica...
Un prologo che dal 1953 ci proietta in tutto l’arco degli anni ’70 in un America credulona e conservatrice.
John Smith è un uomo condannato a vedere il male o ciò che accade è solo il volere di Dio?
Lui vorrebbe fare solo La Cosa Giusta (” La domanda era: se tu potessi salire su una macchina del tempo e ritornare al 1932, uccideresti Hitler? “) ma nella sua vita incombe un’ombra malefica:
la zona morta, la parte oscura...
Credo di non sbagliare affermando che la narrativa di Stephen King sia, generalmente, risucchiante.
Difficile non farsi trascinare in una storia così visiva come fosse già proiettata sul grande schermo.
Tuttavia mi è piaciuta molto di più la prima parte; la seconda l’ho trovata un po' tirata per i capelli e mi ha fatto sorridere un cameo autocelebrativo ((view spoiler) )di un autore che già nel 1979 sfornava Best Sellers.
Squadra francese
Titolo: Drown
Autore: Junot Diaz
Nazionalità: Usa
Anno di pubblicazione: 1995
Numero pagine: 171
Punti: 6
Voto: 8
Eventuali bonus: 1/4 (Usa)
Dieci storie ai margini.
Periferie newyorkesi o favelas di Santo Domingo;
baracche col tetto di zinco o appartamenti due stanze infestati dalle blatte.
Cosa cambia?
Un posto vale l’altro; la miseria di chi si spacca la schiena tutto il giorno e l’ostentata ricchezza frutto di lavori disonesti.
Schegge di vita raccontate da bambini o adolescenti cresciuti troppo in fretta.
Machismo estremo, padri che si ricordano solo come padroni e traditori, madri destinate a disfarsi sotto la pressione di un lavoro da schiave..
Pubblicato nel 1996, “Drown”, è l’esordio di Junot Diaz rivela una scrittura potente nel saper riprodurre la realtà del ghetto latino.
Molto reale e molto amaro..
” Viviamo soli.
Mia madre ha abbastanza per pagare l’affitto e comprare la spesa e io copro la bolletta del telefono e a volte la televisione via cavo.
Lei è così silenziosa che la maggior parte delle volte mi viene un brivido trovandola in casa.
Entro in una stanza e lei si muove distaccandosi dalle pareti di gesso screpolato, dagli armadietti macchiati, e la paura mi percorre come un filo.
Lei ha scoperto il segreto del silenzio: versare il caffè senza un gorgoglio, passare da una stanza all’altra come scivolando su un cuscino di feltro, piangere senza far rumore.
Tu sei andata in Oriente e hai imparato molti segreti, le ho detto.
Tu sei come un guerriero ombra.
E tu sei un pazzo, ha detto lei;
un grosso pazzo.”
(dal racconto Drown)

Autore: Vasco Pratolini
Nazione: Italia
Anno di pubblicazione: 1955
Numero pagine: 384
Punti: 14
Voto: 5
Eventuali bonus:
La storia di Metello, dalla nascita ai trent'anni, è la storia di molti lavoratori vissuti tra fine 800' e inizio 900', che iniziano a entrare in politica e a formare sindacati, oltre che a manifestare e a scioperare.
Sicuramente è un romanzo realistico, Pratolini si è impegnato anche nei minimi dettagli e davvero riesce a ridare vita alla Firenze dell'epoca.
Per quanto riguarda il mio gusto personale, a una certa mi è proprio calato l'interesse e soprattutto verso il finale ho fatto fatica a continuare.

Autore: Joan Didion
Nazione: USA
Anno di pubblicazione: 1968
Numero pagine: 205
Punti: 8
Voto: 7
Eventuali bonus:
Joan Didion ha influenzato moltissimo il giornalismo contemporaneo, elevando l'articolo da semplice riassunto degli eventi a testo ricco di ricordi, sentimenti e considerazioni personali, per cui ero molto curiosa di leggere qualcosa di suo e questa raccolta dei suoi saggi/articoli più famosi sembrava perfetta per iniziare a conoscere il suo stile.
Posso dire che i risultati sono stati controversi, perché da un lato solo 3/4 saggi mi sono piaciuti davvero, mentre gli altri o sono meramente piacevoli o mi hanno solo annoiata e la sua scrittura non mi pare spesso così innovativa o eccezionale, ma dall'altra quando fa centro, Didion fa centro davvero.
I saggi che consiglierei sono:
- Verso Betlemme (la sua esperienza nel bel mezzo del fenomeno Hippie, che descrive davvero in modo crudo e senza lirismo)
- Sul rispetto di sè
- Sul tornare a casa
- Bei tempi addio (una bellissima riflessione sul suo tempo passato a New York e sulla città stessa)
Il resto della raccolta si può saltare senza problemi

Autore: Stephen King
Nazione: Stati Uniti
Anno di pubblicazione: 1977
Numero di pagine: 592
Punti: 22
Voto: 9
Eventuali bonus: 1/4x4
Premetto che il film mi fa una fifa boia ogni volta che lo guardo e l'avrò visto almeno tre volte, ho deciso di leggere il libro solo perchè sapevo bene o male a cosa andassi incontro ed in effetti non l'ho trovato così angosciante. Certo è che non ho potuto fare a meno di vedere in ogni scena il ghigno di Jack Nicholson, che è la cosa che mi spaventa di più.
Fare paragoni col film è inevitabile perchè sono troppo diversi e il libro è cento volte meglio, senza nulla togliere a quei due mostri sacri di Kubrick e Nicholson.
King scava nella psicologia dei personaggi fin quasi a metterli a nudo e tiene il lettore in sospeso praticamente per tutto il libro perchè l'irreparabile succede solo dopo la metà, ma la tensione che prepara al peggio è palpabile ed ogni volta che si gira pagina ci si aspetta che esploda; invece si procede di pari passo con gli incubi di Danny, l'irrequietezza di Jack che con quel gesto ripetuto di passarsi il fazzoletto sulle labbra è come se fosse preda di una continua crisi d'astinenza e l'angoscia di Wendy che teme che Jack possa tornare ad ubriacarsi e a dipendere dall'alcool.
L'Overlook Hotel è il protagonista indiscusso, con i suoi fantasmi provoca la follia di Jack e ne guida i pensieri fino alla rovina.

Squadra francese
Titolo: Il disprezzo
Autore: Alberto Moravia
Nazionalità: Italia
Anno di pubblicazione: 1954
Numero pagine: 320
Punti: 12
Voto: 8
Eventuali bonus: 2/4 (Italia)
⭐⭐⭐⭐
” Mi domandai ad un tratto:
“Perché mi sento tanto infelice?”
C’erano una volta gli anni cinquanta del Novecento.
Anni in cui ci si impegna fortemente a cancellare il passato recente.
Un colpo di spugna ed ecco che spariscono dalla memoria i lunghi anni di guerra (mondiale e civile) di soprusi e di violenze.
C’era una volta il boom economico dove l’onomatopea, questa volta, si riferisce all’esplosiva crescita delle ambizioni italiana.
Possedere è la parola d’ordine perché è imperativo dimostrare che si è agiati.
Sono i tempi dell’utilitaria, gli elettrodomestici americani e, soprattutto, della casa di proprietà.
C’era una volta l’Amore; quella parola che, oltrepassando le frontiere e resistendo nel tempo, può essere tanto fonte di gioia quanto di profondo dolore.
Lui è un cognome (il Molteni) che nella bocca di Lei diventa un nome (Riccardo) pronunciato senza amore.
Questo è il punto, Lei, Emilia non lo ama più e non fa niente per nasconderlo, anzi costretta ad ammetterlo confessa qualcosa di più:
“Io ti disprezzo... ecco quello che provo per te, ed ecco il motivo per cui non ti amo più... Ti disprezzo e mi fai schifo ogni volta che mi tocchi... Eccola la verità... ti disprezzo e mi fai schifo.”
Eppure lui sente di aver fatto di tutto a cominciare dall’abbandono del suo sogno poco remunerativo di scrivere per il teatro.
Accetta di sceneggiare per il cinema, ambiente infido che, tuttavia, gli permette di acquistare una casa.
Lui crede che Emilia desideri questo: una casa da mettere in ordine, con una bella cucina da far splendere e che le permetta di preparare gustosi pranzetti.
Riccardo vive così un periodo di “oscuramento o, se si preferisce, da quel silenzio della mente che in simili circostanze sospende ogni giudizio e si rimette al solo amore per ogni valutazione della persona amata.”.
Talvolta crediamo di conoscere una persona mentre in realtà scopriamo di aver creato un simulacro.
Così’ anche la convinzione di aver sacrificato le proprie ambizioni per amore risulta essere un inganno come ingannevole è il mondo del cinema.
Lui sceneggiatore, ossia, lo scrittore che rimane nell’ombra dello sfavillio del grande schermo.
Il germe di ciò che oggi è una cosa di fatto la cultura americana imperante che domina in tutto e genera l’dea che sia solo il Kolossal ad essere degno d’investimenti:
“Siamo tutti d’accordo che nel cinema bisogna trovare qualche cosa di nuovo... ormai il dopoguerra è finito e si sente il bisogno di una formula nuova... il neorealismo, tanto per fare un esempio, ha stancato un po’ tutti... ora, analizzando i motivi per cui il cinema neorealistico ci ha stancati, potremo forse arrivare a capire quale potrebbe essere la formula nuova.”
Romanzo, insomma, che ha diverse chiavi di lettura.
L’ambientazione che dalla capitale si sposta all’isola di Capri; la dimensione psicologica delle relazioni di coppia, l’ambiente cinematografico ma anche la rilettura di un mito dove Ulisse e Penelope si allontanano dal poema sull’eroismo e la fedeltà per diventare emblema di un profondo disprezzo.
” Un brutto sogno in cui io mi chiamavo realmente Riccardo e avevo una moglie che si chiamava Emilia, e io l’amavo e lei non mi amava, anzi, mi disprezzava.”
Squadra francese
Titolo: I minatori della Maremma
Autore: Luciano Bianciardi, Carlo Cassola
Nazionalità: Italia
Anno di pubblicazione: 1956
Numero pagine: 257
Punti: 10
Voto: 9
Eventuali bonus: 2/4 (Italia)
⭐⭐⭐⭐⭐
Prima della vita agra nelle stanzette ammobiliate milanesi dove traduceva a cottimo i grandi romanzi americani, molto prima delle tazze di vino che lo consumeranno assieme alle molte sigarette.
Sono gli anni ’50 quando il Bianciardi e Cassola s’incontrano.
Entrambi politicamente impegnati iniziano ad occuparsi delle condizioni di lavoro dei minatori della Maremma pubblicando, tra il 1952 ed il 1954, una serie di articoli sull’Avanti! e su Nuovi Argomenti, per arrivare, poi, alla pubblicazione di questo volume nel 1956.
La prima parte del saggio è volta a descrivere l’ambiente la seconda elenca 17 ritratti biografici di minatori.
Si parte dalla geografia e geologia della Maremma allentando l’immagine di una terra pianeggiante esclusivamente abitata da butteri e cinghiali.
Il territorio maremmano, infatti, è stata una zona di grande ricchezza mineraria fin dai tempi dei romani.
In questa sezione quindi si presenta anche la storia e la sociologia arrivando alla nascita delle aziende minerarie fra cui spicca la società Montecatini.
Una storia di monopoli, oculati investimenti e, soprattutto, l’intenzione di trarre il massimo guadagno con la minima spesa possibile.
Una storia di lotte per garantire il rispetto del lavoro in condizioni umane in un ambiente così pericoloso sia per la possibilità d’infortuni sia per le malattie respiratorie.

Una storia che ha il suo culmine segnato in rosso sul calendario al giorno 4 maggio 1954quando nella miniera di lignite della Montecatini a Ribolla avvengono due esplosioni di grisou (” Il grisou è un miscuglio gassoso, prevalentemente composto di metano, che è presente in tutte le miniere e particolarmente in quelle di lignite”), nella zona detta Camorra.
Nonostante i giorni precedenti alcuni episodi avrebbero dovuto mettere in allerta, la società della miniera è impreparata: i soccorsi tardano ad arrivare mentre regna il panico.
Il risultato? Quarantatré morti e di una morte orribile.
Oggi come ieri risuonano sempre e sempre le medesime parole:
«strage annunciata»,
«morte che si poteva evitare»,
«inadempienza»,
«tragico incidente».....
Sono parole che fanno male perché contengono il ghigno di chi sia prima e sia dopo ci guadagna in questa Repubblica fondata sul Profitto.
"Le responsabilità penali sono palesi, oggi, ma accanto a esse altre ne esistono di ordine umano e sociale, responsabilità che non è facile rapportare ad articoli del Codice."

Autore: Tom Wolfe
Nazionalità: USA
Anno di pubblicazione:1987
Numero pagine: 784
Punti: 30
Voto: 4
Eventuali bonus:
Ho riscontrato lo stesso problema che con la Didion: all'epoca sicuramente era un testo innovativo e originale, mentre ora è l'antecedente grossolano di cose già viste e riviste.
Tom Wolfe è un giornalista della stessa identica corrente della Didion ma per me scrive anche peggio, rispetto a lei, almeno per quanto riguarda la sua opera di narrativa.
La trama di questo libro è semplice e molto conosciuta: un caso penale molto semplice, che è più segnato da una sfortuna tragica che da effettive cattive intenzioni, viene strumentalizzato da procuratori, avvocati e altri membri della dirigenza per raggiungere il successo.
Purtroppo Wolfe ci mette minimi 400 pagine in più a descrivere tutto il giro dietro le indagini e il processo, tanto che ormai mi arenavo definitivamente sulle ultime 150 pagine.
La sua lentezza però non porta profondità, perché i personaggi principali, che tranquillamente si potrebbero scambiare tra di loro tanto sono uguali e tanto hanno gli stessi desideri e modi di fare, sono bidimensionali, ridotti a ripetuti insiemi di caratteristiche superficiali e ai loro modi di esprimersi, che Wolfe riporta spesso in modo anche poco naturale e imbarazzante.

Autore: Gianrico Carofiglio
Nazionalità: Italia
Anno di pubblicazione: 2003
Numero pagine: 253
Punti: 5
Voto: 9,5
Eventuali bonus:
Non so cosa sia successo ma, avendo letto il primo della serie dell'avvocato Guerrieri che non mi aveva entusiasmato granché, non pensavo che questo libro potesse piacermi così tanto.
E' proprio vero che una seconda possibilità bisogna sempre darla.
La parte processuale, che era quella che temevo di più perchè non è proprio nelle mie corde, non mi ha per niente annoiato e comunque tutta la vicenda è stata molto coinvolgente.
A farmi apprezzare ancora di più il libro è stata l'ironia del protagonista, che forse nel primo non avevo colto o non era così evidente, poi la citazione dalla Terra Desolata di T.S. Eliot gli ha fatto guadagnare un sacco di punti Pensai che era aprile. Il più crudele dei mesi

Leggerò:
Pyongyang di Guy Delisle 😉"
Bellissimo reportage, però l'autore è canadese


Leggerò:
Pyongyang di Guy Delisle 😉"
Bellissimo reportage, però l'autore è canadese"
😟 Pensavo fosse francese.
Cerco ancora...

Martina: Corto Maltese di Hugo Pratt
Acrasia: Macerie prime di Zerocalcare
Saturn: Echo di Terry Moore
Dagio-maya: non partecipa
Susanna: Middlewest di Skottie Young
Virè: Corto Maltese di Hugo Pratt

Leggerò:
Pyongyang di Guy Delisle 😉"
Bellissimo reportage, però l'autore è canadese"
😟 Pensavo fosse frances..."
Se vuoi un autore francese abbastanza prolifico di graphic novel, io ti consiglio Bastien Vives, altrimenti cose come Blankets e ZeroCalcare ci sono in molte librerie, come V per vendetta anche

Grazie per i consigli Martina ma ho deciso di rinunciare al game visto che non è tassativo 😁


Autore: James Herbert
Nazionalità: UK
Anno di pubblicazione: 1975
Numero pagine: 188
Punti: 6
Voto: 4
Eventuali bonus: 1/4
Pubblicato lo stesso anno del condominio di Ballard non ha la stessa potenza, qui è una nube che invece di creare gli zombie ( ah Romero, perchè sei tu Romero) toglie qualsiasi umanità trasformando la popolazione di Londra in una folla inferocita e assetata di sangue. Fastidiosa anzi insopportabile la sottile omofobia e misoginia che traspare dal libro assolutamente ingiustificabile
Titolo: L'estate della paura
Autore: Dan Simmons
Nazionalità: USA
Anno di pubblicazione: 1991
Numero pagine: 636
Punti: 24
Voto: 8
Eventuali bonus: 2/4
Romanzo di formazione e horror, in pochi sanno miscelare così bene gli ingredienti. Bella caratterizzazione dei ragazzi, fragili e pieni di dubbi e il male che aleggia sulla cittadina lo vediamo e lo sentiamo diventare sempre più forte.
Titolo: Il cuore finto di DR
Autore: Nicoletta Vallorani
Nazionalità: ITA
Anno di pubblicazione: 1993
Numero pagine: 168
Punti: 6
Voto: 7
Eventuali bonus: 3/4
Bellissima scoperta questa autrice, un giallo ambientato nella Milano del futuro dove una "sintetica" si trova ad indagare su una scomparsa e sul traffico del sintar, una droga diffusa e ambita. Molti personaggi femminili ben caratterizzati e bella la storia con il contesto futuristico ( unica pecca forse poco sviluppato) che oscilla tra il futuro prossimo e quello lontano della colonizzazione di altri pianeti .
Titolo: Reliquary
Autore: Douglas Preston
Nazionalità: USA
Anno di pubblicazione: 1997
Numero pagine: 458
Punti: 18
Voto: 5
Eventuali bonus: 1/4
Un seguito di cui potevamo fare a meno, si ripete la trama di Relic, spostando soltanto l'ambientazione dai sotterranei del museo a quelli cittadini con infinite descrizioni di tunnel e percorsi. Il colpo di scena finale lascia non salva il libro anzi. Interessante la parte "sociologica" sulle comunità che decidono di isolarsi dl mondo di superficie

Squadra francese
Titolo: Il cavaliere inesistente
Autore: Italo Calvino
Nazionalità: Italia
Anno di pubblicazione: 1959
Numero pagine: 126
Punti: 4
Voto: 10
Eventuali bonus: 1/4 (Italia)
Esser(ci) o non esser(ci)?
E’ proprio questo il problema!
Ambientato nel Medioevo fra le schiere di Paladini votati alla causa carolingia delle Crociate, Calvino mette in scena un topos filosofico che si riferisce alla condizione dell’uomo moderno.
Un’invisibilità, un non-esserci è il tema di questo breve romanzo.
"Ancora confuso era lo stato delle cose del mondo, nell’Evo in cui questa storia si svolge. Non era raro imbattersi in nomi e pensieri e forme e istituzioni cui non corrispondeva nulla d’esistente. E d’altra parte il mondo pullulava di oggetti e facoltà e persone che non avevano nome né distinzione dal resto. Era un’epoca in cui la volontà e l’ostinazione d’esserci, di marcare un’impronta, di fare attrito con tutto ciò che c’è, non veniva usata interamente, dato che molti non se ne facevano nulla - per miseria o ignoranza o perché invece tutto riusciva loro bene lo stesso - e quindi una certa quantità ne andava persa nel vuoto."
Agilulfo, in apparenza un cavaliere come altri, in realtà, non esiste: sotto al sua armatura, il nulla. Una presenza possibile grazie alla sola forza di volontà e che fa da contrappeso ad un altro grottesco personaggio Gurdulù. Infatti, se il primo esiste nella propria disperata determinazione ad esserci, il secondo, invece, esiste ma non ne ha coscienza.
Le ironiche avventure dei due sono accompagnate dalla guerriera Bradamante, dal giovane Rambaldo e dal nichilista Torrsimondo ed è la voce di una suore che racconta i fatti e lo fa per penitenza perché scrivere non è mai una cosa facile.
M e r a v i g l i o s o ! ! !
"Ogni cosa si muove nella liscia pagina senza che nulla se ne veda, senza che nulla cambi sulla sua superficie, come in fondo tutto si muove e nulla cambia nella rugosa crosta del mondo, perché c’è solo una distesa della medesima materia, proprio come il foglio su cui scrivo..."

Titolo: Memorie d'una ragazza perbene
Autore: Simone de Beauvoir
Nazionalità: Francia
Anno di pubblicazione: 1958
Numero pagine: 384
Punti: 14
Voto: 8
Eventuali bonus: 3/4 (Francia)
” Il fatto è che avevo fatta una cocente scoperta:
la bella storia che era la mia vita,
diventava falsa a mano a mano che me la raccontavo.”
La memoria, si sa, non è mai oggettiva.
Lo stesso ricordo può assumere diverse sfumature e che sia colpa del tempo che passa e deforma oppure del momento stesso in cui accade un episodio della vita e lo viviamo ognuno in maniera differente, beh, poco importa.
Ogni volta che decido di leggere un autobiografia sono, quindi, conscia del fatto che sto per guardare ciò che chi scrive ha deciso di farmi vedere.
E’ come se si stabilisse un patto tra autore/autrice e lettore/lettrice:
chi scrive inquadra l’immagine che vuole mettere in risalto,
chi legge ammette il proprio voyerismo giustificandolo per passione intellettuale e ne accetta i silenzi.
Dico subito che queste memorie di Simone de Beauvoir non mi hanno particolarmente e, ammetto anche, di non avere provato grandi emozioni.
Il fatto è che il contesto di queste memorie é ad una distanza siderale dal mio vissuto.
Non solo perché sono nata settant’anni dopo, non solo perché sono italiana e non francese ma soprattutto per il contesto famigliare di alta borghesia conservatrice.
Un’infanzia, quella di Simone, in cui è continuamente vezzeggiata ed un’adolescenza con turbamenti, ansie ed insicurezze come da manuale.
Ciò che è più interessante è la crescita intellettuale:
stimolata dal padre già dai primi anni ma coltivata egregiamente grazie ad un’indole assolutamente famelica nei confronti del sapere.
Una brava bambina che la famiglia e la società vogliono sia una ragazza perbene:
”...io mi rifiutavo, con la stessa ostinazione di quando avevo cinque anni, a prestarmi alle commedie degli adulti.”
L’amore, l’amicizia con tutti i rimescolamenti del caso non sono il punto focale di queste pagine che va, piuttosto, rintracciato nelle connessioni con il pensiero intellettuale di una generazione che si affacciava allora sul primo dopoguerra schifata dall’oppressiva mentalità reazionaria.
Gide, Valery, Claudel, Proust.
Questi i punti di riferimento, le prima fondamenta del pensiero rivoluzionario:
” Borghesi come me, si sentivano come me a disagio nella loro pelle.
La guerra aveva distrutto la loro sicurezza senza strapparli alla loro classe; si rivoltavano, ma soltanto contro i loro genitori, contro la famiglia e la tradizione.
Nauseati «dell’imbottimento dei crani» cui erano stati sottoposti durante la guerra, reclamavano il diritto di guardar le cose in faccia e di chiamarle col loro nome; solo, poiché non avevano alcuna intenzione di far crollare la società, si limitavano a studiare con minuzia i loro stati d’animo: predicavano la «sincerità verso se stessi».
Respingendo i clichés e i luoghi comuni, rifiutavano con disprezzo le vecchie dottrine di cui avevano constatato il fallimento, ma non tentavano di costruirne un’altra; preferivano affermare che non bisogna mai accontentarsi di niente: esaltavano l’inquietudine.”
Simone ci racconta da dove arriva ma, soprattutto, dove va.
E uno sguardo su un ambiente dove paletti e confini sono solide barriere che durante l’infanzia danno sicurezza ma crescendo ed acquistando coscienza sono pericolosi confini da abbattere.
(Mi è rimasto tra le mani un altro libro Le Grand Meaulnes)

Titolo: La libreria
Autore: Penelope Fitzgerald
Nazionalità: GB
Anno di pubblicazione: 1978
Numero pagine: 164
Punti: 6
Voto: 5
Eventuali bonus: 12 pt - 4/4 (GB)
★★½
Siamo nel 1959.
Florence Green, rimasta vedova, decide di scuotere la sonnolenta cittadina di Hardborough aprendo una libreria.
Coraggiosa e caparbia nel voler affrontare gli ostacoli messi sulla sua strada soprattutto da Mrs Gamart, donna avvezza alla manipolazione.
Di solito evito la narrativa che utilizza nel titolo la parola “libro” e i suoi derivati.
Di solito si tratta di romanzi dove si snocciolano frasi ad effetto sul piacere della lettura.
Non è questo il caso ma c’è poco da dire mi sono annoiata da morire.
Speravo, forse, che leggendo la storia di una libraia avrei potuto rivivere la mia esperienza ma non è stato così!!
I libri ci sono, la libreria pure ma il motore della storia è più che altro la forza dei prepotenti.
Mi è mancata la magia, quella che ti fa immergere in una storia tanto da riuscire a sospendere il tuo presente.
Succede...
Arriva il momento in cui tutti noi ci dobbiamo rassegnare a mettere la parola fine.

Titolo: Génie la matta
Autore: Inés Cagnatti
Nazionalità: Francia
Anno di pubblicazione: 1977
Numero pagine: 184
Punti: 6
Voto: 9
Eventuali bonus: 3/4 (Francia)
Letto in un pomeriggio: uno di quei libri dimenticati dal mainstream ma non per questo meritevoli d’attenzione.
Attenzione però: la storia è cruda per il dolore senza speranza che le protagoniste vivono.
La dura vita di campagna fatta di estenuanti ore di lavoro e l’ostilità dei pregiudizi.
Eugénie è detta Génie la Matta perché non parla e Marie, la figlia nata, da uno stupro, vivono in una solitudine volontaria che le separa da un mondo che le ha rifiutate.
Marie è ossessionata dall’amore che prova verso la madre e vive con la costante ansia di essere abbandonata.
”Volevo amarla ogni minuto della mia vita perché mi volesse, la seguivo dappertutto. Lei diceva:
«Non starmi tra i piedi».
Ma io volevo amarla, starle sempre accanto.”
Una scrittura che sembra musica soprattutto per la struttura costruita con ripetuti leitmotiv.
Molto, molto triste.

Autore: A.S. Byatt
Nazionalità: UK
Anno di pubblicazione: 1992
Numero pagine: 330
Punti: 12
Voto: 7
Eventuali bonus: 4x4
Questo libro in realtà raccogli due novelle: Morpho Eugenia e L'angelo coniugale.
A parte l'ambientazione vittoriana e una sensualità sotterranea ma palpabile, oltre che un personaggio più che secondario che compare in entrambi, i due racconti lunghi hanno in comune solo l'enciclopedia e precisa conoscenza dell'autrice per il periodo storico, sia a livello socio-culturale che delle scoperte scientifiche.
Infatti, nella prima storia si parla della vita matrimoniale e famigliare di un entomologo-esploratore che scorre parallela al suo studio di insetti comunitari come api e formiche e diventa sempre più claustrofobica e inquietante, mentre nell'altra si ragiona di poesia e di sedute spiritiche, oltre che dei modi di affrontare il lutto di un amore.
Byatt è come sempre un'autrice davvero incantevole per come riesce a creare i suoi pastiche, mescolando la sua stessa scrittura a trattati filosofici e scientifici e a poemi dell'epoca, anche se spesso il risultato, almeno per me, diventa pesante.
In effetti questi due racconti sono improntati dall'immobilità, anche se per motivi diversi: l'entomologo si ritrova in una vita stagnante, in cui la sua stessa esistenza sembra essere giustificata solo dal letto coniugale, mentre l'azione della seconda storia è tutta concentrata all'interno di una singola seduta spiritica, con salti temporali, ed è volta in toto all'analisi del lutto, per cui di base l'argomento non è dei più dinamici, bensì è segnato dalla riflessione.
Non credo si possa definire questa raccolta appassionante, perché i personaggi sono talmente ben studiati che è impossibile oltrepassare il vetro che ci separa da loro ma di certo porta il lettore a essere risucchiato nelle vicende, sempre e solo come spettatori di drammi interiori e non, e a voler sapere cosa accada. In particolare ho avuto difficoltà a ingranare con L'angelo coniugale, probabilmente per tutti i concetti di spiritualismo di cui si parla e per una mia personale indifferenza nei confronti di spiriti e di comunicazioni con l'oltretomba, ma a una certa mi ha conquistata e mi ha permesso di arrivare alla fine della narrazione soddisfatta.

Autore: Ovidio
Nazionalità: Italia
Anno di pubblicazione: 8
Numero pagine: 350
Punti: 7 nazione
Voto: 10
Eventuali bonus: /
Commento
E nulla perisce nell'immenso universo, credete a me, ma ogni cosa cambia e assume un aspetto nuovo.
La lettura delle Metamorfosi colpisce da subito con la spettacolare genesi del mondo del primo libro, da cui nasce non solo la Terra ma un susseguirsi infinito e inestricabile di storie. Leggendo ho avuto la sensazione che in questo libro fossero racchiuse tutte le storie possibili: ci sono gli amori tragici come quello di Tisbe e Piramo che muoiono come Romeo e Giulietta; tante scene orrifiche come quella delle Furie che maledicono Atamante; racconti apocalittici come quello del diluvio; i numerosi dei che incarnano le passioni umane e in particolare l'amore e la vendetta; ma anche Bacco, il dio eterno bambino che, come Peter Pan, fa della vita un gioco infinito; ci sono scene splatter degne di Tarantino, banchetti nuziali che si trasformano in nozze di sangue; c'è avventura, poesia e filosofia. C'è l'eterna trasformazione della natura e dell'universo, che ha generato la Terra e noi e le nostre storie, in un ciclo infinito e immortale.

Titolo: La mia famiglia e altri animali
Autore: Gerald Durrell
Nazionalità: GB
Anno di pubblicazione: 1956
Numero pagine: 352
Punti: 14
Voto: 9
Eventuali bonus: 12 (4/4 GB)
Pubblicato nel 1956, “La mia famiglia ed altri animali” è un testo autobiografico del naturalista inglese Gerald Durrell.
Una narrazione talmente romanzesca che, spesso, leggendo si fatica a ricordarsi la vera natura del testo.
Insomma, sembra tutto inventato ma non lo è.
Siamo tra il 1935 ed il 1939 a Corfù dove i Durrell si trasferiscono per fuggire dall'inclemente tempo inglese.
Assieme a Louise, la madre, ci sono Larry e Leslie (i due fratelli) e Margo la sorella, il piccolo Gerry di dieci anni.
L'arrivo sull'isola è da subito sbalorditivo.
Gerald si ritrova a contatto con una natura incontaminata dove può esercitare la sua grande passione, ossia quella di scovare animali di ogni tipo e osservare il loro comportamento.
La famiglia vivrà in tre diverse case da favola: la villa color rosa fragola, la villa giallo narciso e la villa bianca come la neve.

il piccolo Gerald Durrell assieme al fedele Roger: pronti per una nuova avventura
Un racconto esilarante ai limiti del grottesco nel dipingere la famiglia in modo eccentrico:
un circo ambulante al completo, come li definirà un funzionario della dogana svizzera.
Meravigliose descrizioni del paesaggio e curiose scoperte nel mondo degli animali.
Veramente più che un testo autobiografico sembra un romanzo di formazione dove la natura è un libro aperto da cui imparare ogni giorno.

Autore: Italo Calvino
Nazionalità: Italia
Anno di pubblicazione: 1983
Numero pagine: 126
Punti: 4
Voto: 10
Eventuali bonus: 2/4 bonus 4x4
Come ho amato Marcovaldo, anche con questo libro è stato subito amore. Il signor Palomar, uomo introverso e perennemente in disarmonia col mondo, cerca di mettere ordine osservando la realtà e tentando di imbrigliarla trovando un senso a tutto ciò che guarda. Non c'è contemplazione ma solo desiderio di capire come funzionano tutti i fenomeni che lo circondano e di approfondire senza godersi il momento, anzi suscitando in sé mille dubbi.
Ha uno spirito fortemente critico che lo porta ad essere goffo e impacciato, e questa sua poca disinvoltura mi ha fatto una gran tenerezza e me l'ha fatto adorare dal primo episodio all'ultimo. Per non parlare della struttura del romanzo, diviso in tre parti, a sua volta ciascuna divisa in tre capitoli, a loro volta divisi in tre episodi, passando dall'esperienza visiva a quella antropologica e culturale per finire con la meditazione.
Titolo: L'anello mancante
Autore: Antonio Manzini
Nazionalità: Italia
Anno di pubblicazione: 2018
Numero pagine: 256
Punti: 5
Voto: 9
Eventuali bonus: /
In compagnia di Rocco Schiavone non ci si annoia mai, si soffre tanto ma ci si diverte anche. In questi racconti lo strazio del suo cuore si sente poco, anzi questi episodi sono stati una distrazione anche per lui, si è rilassato un po' finalmente, brontolando in continuazione certo, ma quello non lo si può cambiare.
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