Iaia Guardo's Blog, page 132
November 9, 2014
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November 7, 2014
Spaghetti di Zucchine con Pesto di Avocado, Basilico e Lime
Il Pesto è di facilissima realizzazione e decidi tu che sapore debba primeggiare o meno. Questo è solo uno stupidissimo esempio. Per quattro zucchine (vengon fuori due bei piattoni fondi di questi, per dire) ho adoperato un avocado intero abbastanza grande, un lime e mezzo (perché amo il sapore acre), un bel mazzetto di foglioline di basilico freschissimo, tanto sale (macchisenefrega. Evviva l’ipertensione!) e basta. Via di frullatore a immersione adoperato per benino e leggermente diluito con acqua e il pesto è pronto. Basta assaggiare di volta in volta e sistemare secondo il proprio palato.
L’aggeggino (temperamatite) Gefu per le zucchine l’ho acquistato su Amazon. Basta mettere la parola chiave “spaghetti zucchine” nella categoria Cucina e ne vengon fuori di ogni. Due giorni fa proprio questo della marca che ho scelto di comprare non c’era più ma validissime alternative esistono. Dal prezzo più economico sino ad arrivare a quello salatissimo.
Gli spaghetti di zucchine possono (e in alcuni casi devono) esser sbollentati in acqua salata. In questo caso, anche se non avrei dovuto perché non è che digerisca benissimo le cucurbitacee io, le ho lasciate nude e crude. Questo è uno dei piatti che più mi rende felice, forse anche per la presenza dell’avocado che ormai è cosa nota: ne sono drogata (sto esagerando come sempre ma non riesco a smettere. Mezzo in testa per i capelli e mezzo tutto intero in bocca di soppiatto guardandomi intorno come una ladra. Aiutatemi. Anzi no. Fatemi perire così: felice).
Delle amiche su Twitter mi hanno chiesto di parlare in un post apposito di questi benedetti spaghetti con le zucchine (lo avevo già fatto nel lontano 2010 e non appena trovo il link uplodo il tutto. Ricordo ancora la foto. La vecchia terrazza. E toglietemi la possibilità di queste parentesi per il bene dell’umanità ve ne prego). Pur avendo rimandato a gente più competente (vedi Francy - vedi qui ma cercali perché ce ne sono diverse di ricette di questo tipo sul suo meraviglioso blog) e pur essendo conscia del fatto che la rete non stesse aspettando certamente Maghetta Streghetta insomma.
Eccomi puntuale come una tassa.
Su Miiichefame (con tre i mi raccomando perché ci sono tanti hashtag con due i e non riesco a beccarvi; o almeno, adesso che lo so, provo comunque ma con tre i is better) ormai siamo un’allegra comunità di adorabili psicolabilfoodie (mi piace questo termine appena coniato. L’accendiamo?). Dalla colazione alla cena c’è davvero questa sensazione di comunione e scambio. Non ci si sente sole e se compare un avocado, un caco, un piatto di shirataki, un po’ di hummus e del tofu o bistecche di lupini arriva uno di quegli abbracci consolatori e caldi che sanno di: unione e complicità. Allora grazie a Francy ho scoperto che la zucca lessa dentro lo yogurt di soia è buona e che devo provare la tapioca, avendola in dispensa da non so quanto. Grazie a Biankoniglia, che fa foto meravigliose, mi è sembrato di ritrovare un’amica perduta e aver voglia di pane integrale. E molto altro che in questa atmosfera di luci natalizie, addobbi e copertina-ferri e maglia non può che rendermi più serena di quanto io potessi vagamente sperare. Del resto l’autunno è la stagione in cui sono nata proprio a cavallo con l’inverno. Quando le torte si sfornano ed è bello stare attaccati come gechi al termoarredo. Quando fuori piove, ma in Sicilia fa freddo solo quando si vede nel cartello luminoso per la strada buia: dieci gradi. Quando puoi nasconderti e tutelare le cicciottosità sotto maglioni larghi e il doppio mento avvolto nella sciarpozza. Quest’anno rigorosamente del mio papà, come i maglioni e i cappotti (e non ditelo a nessuno pure come le scarpe che stanno larghe ma per fortuna ho un piedone 41 che con il 42 e mezzo ci va a nozze a patto che ci siano due calzettoni e una bella soletta. Inciampo ma poco mi interessa. Non ho mai provato i tacchi di mamma, io. Ma solo i mocassini e le stringate di papà. La cosa la dice lunga).
Per dire insomma che gli spaghetti di zucchine, seppur nella versione calda, non è che siano un piatto tipicamente autunnale ma un “comfort food” per psicolabilfoodie, sì. E voglio anche sottolineare che detesto con tanto ardore chi giudica il piatto altrui al grido di “io di comfort food ho tutta un’altra idea: tipo zuppa di orecchie di maiale fritte con cotenna di maiale impanata glassata con zucchero, miele e chips di bacon. Tutto frullato per digerirlo meglio”. Ognuno ha il comfort food che vuole! Oh! Poche paranoie con gli spaghetti di zucchine, molta salute e gusto a gogo (erano mesi che non sapevo dove inserire gogo e finalmente ci sono riuscita, incredibile!). L’altro giorno ho poi fatto una carbonara di spaghetti di zucchine totalmente vegana dove i dadini di pancetta sono stati sostituiti dal tofu e l’uovo sbattuto me lo sono immaginato perché ci sarebbero dei modi per far pure quello, perché nella fantasia si annida un potere non comune che a tratti crea onnipotenza. Degli Spaghetti di zucchine me ne ha parlato la mia bellissima zia Agata, di cui ho parlato ormai diverse volte. Grazie a lei ho scoperto Vegan For Fit, che recensirò a breve ne “La libreria di Iaia” facendo anche diverse elaborazioni tratte (e modificate a volte) dall’incredibile librozzo che mi sono ritrovata tra le mani.
November 6, 2014
Torta Slava con la Nutella
La Ricetta della Torta Plesniak – La Torta Slava
ingredienti per la pasta
300 gr farina bianca
3 tuorli d’uovo
90 gr zucchero
100 gr burro sciolto
1 cucchiaino lievito
ingredienti per la farcitura:
nutella (marmellata, crema che preferisci o confettura)
3 albumi
100 gr zucchero
Mescola la farina setacciata, lo zucchero, il lievito, i tuorli e il burro sciolto non troppo caldo. Impasta e stendi in una teglia rettangolare (30×40 circa) coperta di carta da forno. Con pazienza senza premere troppo. Copri con la nutella generosamente.
Monta a neve sodissima gli albumi e aggiungi poco alla volta lo zucchero. Versa sopra la marmellata e metti in forno già caldo a 200 per 20 minuti.
Fai raffreddare e cospargi di zucchero a velo. Non maneggiarla molto quando è calda perché la frolla si sfalda mentre fredda sarà perfetta per tagliarla a rettangoli.
La Torta slava mi ha incuriosito quando la mia Cri di Bibikitchen ne ha parlato qui. Era Marzo 2013 e facemmo (?ma sì un passato remoto e passa la paura) una ricerca estenuante sulla rete finendo in siti polacchi e dell’est europa e tentando di tradurre arcani di meringhe e torte Plesniak. Mi ero ripromessa tante volte di farla in una versione cioccolatosa, perché conoscendo i miei polletti ben sapevo che l’avrebbero preferita alla marmellata. Mesi fa, perché tanto è passato da queste foto, mi sono decisa e un pomeriggio assolato con forno a 200 che di certo non aiutava i miei neuroni sudati e affaticati a lavorare (?) meglio, ho infornato e via. Inutile dire che la stragrande maggioranza di chi aveva già assaggiato la versione precedente ha preferito questa. E’ una torta facile da realizzare, d’effetto e scenografica e base per diverse variazioni (Cri ne ha poi fatto una versione con cioccolato e banana che trovi qui).
Sarò onesta. Non ho un minuto di tempo per organizzare il blog dunque latito. La priorità assoluta al momento, oltre al lavoro che lapalissiano è, ce l’hanno i preparativi del Natale. La dependance è finalmente pronta e quindi il terrazzo di Koi molto spazioso e adatto alle sue esigenze di labrador di ben mezzo anno (eh sì, ieri l’amoredellamammapatatosabastasopprimetemi ha compiuto ben sei mesi). Gli addobbi da Ikea li ho infilati tutti nel carrello tra mestolame, pentole e teglie perché arredare una terza cucina facile non è (dopo la cucina di casa e la cucina dell’ufficio era chiaro che dovessi pure sistemare la cucina della dependance. C’è da capire adesso chi debba usare tutte queste cucine visto che vivo in un bunker attorniata da uomini che vogliono solo uccidermi. Ma che costantemente cadono in depressione perché non ce la fanno *disse ticchettando freneticamente e ridacchiando satanicamente). Organizzare un Natale è laborioso e complicato, soprattutto in virtù del fatto che ne sono trascorsi due drammatici: 2012 con la consegna del libro e la notizia che papà aveva davvero poco da sperare per il futuro e il 2013 con la consapevolezza che il tempo stava passando e sicuramente sarebbe stato l’ultimo Natale. C’è da dire che il più drammatico sarà questo. Con la sua assenza. Ben so però che papà non mi avrebbe mai voluto al buio, senza albero, progetti, futuro e sogni da realizzare. La sua reale morte, come mi ha detto, sarebbe vedermi infelice, affranta e distrutta. Mi ha sempre tanto ammirato per l’energia, la potenza, le idee e il mio iperuranio attivo trentasei ore su ventiquattro.
Io non posso deluderlo mai. Men che meno adesso che sono/siamo insieme più di prima. Una cosa sola. La stessa.
Allora farò come minimo tre alberi a casa perché adesso che papà mi ha fatto una casa troppograndissimassai vuoi non fare almeno tre alberi? Ne voglio uno enorme all’entrata anche del palazzo. E mi voglio impacchettare dei regali che lui mi ha fatto per spacchettarli e rivivere dei momenti. Ho davvero un Natale grandioso che mi aspetta. Dove il buio non vince mai. Ma sempre la luce. E per quanto prima mi potesse sembrare completamente fuori di senno chi diceva di sentire la presenza e di avere accanto la persona amata persa. Mai come adesso anche io, per sopravvivenza suppongo, lo sento qui. Incollato a me. Come fossimo due gemelli siamesi. Con un corpo e cuore unico. Con gli stessi polmoni per il respiro. E con la stessa testa. Ho anche pronto il tatuaggio che vorrò accarezzare prima di Natale. Lo stesso che dovevamo fare insieme. E uno che voglio regalarmi.
E a voi? Vi va di passare il Natale insieme? Un altro? Spero con tutto il cuore che sia un sì.
November 5, 2014
Cheesecake con Nutella e Mandorle di Agnese (Food Therapy)

Bello copiato e incollato da Agnese. Da qui.
Ingredienti
Per il guscio
300 g di biscotti Digestive
80 g di burro fuso
un cucchiaio di miele
1/2 cucchiaino di cannella
1/2 cucchiaino di sale
Per la crema
400 g di robiola
300 g di ricotta passata al setaccio
40 g di yogurt greco naturale [va bene anche il classico intero bianco, ma usando quello greco rimarrà più compatto]
150 ml di panna fresca
200 g di zucchero di canna
4 uova grandi
un cucchiaio colmo di fecola/amido/maizena
i semi di mezzo baccello di vaniglia
Nutella q.b.
Cioccolato fondente q.b.
Nocciole q.b.
Piccole variazione dovute a problemi di reperibilità in casa:
350 biscotti e 100 grammi burro
250 grammi di philadelphia (al posto della robiola), 250 grammi di mascarpone (al posto della ricotta), 100 grammi di panna (al posto di 150)
al posto delle nocciole abbiamo adoperato le mandorle
Procedimento: polverizzate i biscotti e mescolateli al burro, al miele, alla cannella e al sale. Utilizzate la pasta ottenuta per foderate uno stampo (22 cm) e mettete in frigorifero.
Accendete il forno a 160°C.
Amalgamate i formaggi con lo yogurt, la panna, lo zucchero, la fecola setacciata, le uova leggermente sbattute e la cannella.
Riprendete lo stampo dal frigorifero e versate la crema di formaggi dentro al crust.
In un pentolino, fate fondere a fuoco timidissimo qualche generosa cucchiaiata di Nutella. Distribuite sulla superficie del cheesecake, cercando di creare delle striature muovendo il cucchiaio [aiutatevi anche con un coltello], senza però mescolare totalmente i due composti.
Infornate per 55 minuti.Una volta rappreso [il tempo può variare da forno a forno], lasciate il dolce all’interno del forno spento [tenete uno spiraglio aperto con il manico di un cucchiaio di legno, o qualcosa di simile] fino a completo raffreddamento.
Mettete il cheesecake freddo in frigorifero, e ignoratelo come voleste farlo ingelosire. Poco prima di servirlo, circa una mezz’ora [o un paio d'ore, se volete che il cioccolato si solidifichi], sciogliete il cioccolato a bagno maria [o altro metodo a voi più congeniale] e usatelo per ricoprire il dolce. Tritate grossolanamente una manciata di tonde nocciole e distribuitela sul cheesecake.
Continuo a diventar matta con la storia di “La Cheesecake” o “Il Cheesecake”. A me viene spontaneo dire la. Poi leggo Agnese che scrive il. E solo un chilo di mandorle tostate e salate potrà, forse, salvarmi da tutto questo. Che sia il o la questa preparazione ha mandato al manicomio pazzi di gioia una discreta mandria di individui che continuano ad urlare ANCORA a gran voce. In tempi non sospetti epitetavo sulla mia pagina Facebook Agnese Negrini di Food Therapy come la regina indiscussa delle Cheesecake, proprio perché tra le molte cheesecake che ho fatto questa e un’altra che mostrerò (senza nessun tipo di variazione) sono state in assoluto tra le più idolatrate. In questi giorni pubblicherò preparazioni culinarie goduriosissime di tal tipo (Cheesecake Cannolo in arrivo e pure quella con Datteri e Acqua di Rose, che me l’hanno richiesta in tantissimi dopo averla vista su Instagram) prima di qualche settimana dedicata completamente al cibo leggero, ipocalorico e se vogliamo per certi versi dall’emblematico titolo (che aborro) “dietetico”. Questo perché prima di Natale una sorta di hashtag #primadimagnarmiottochilidipanettonefacciotregiornididietamisa vorrei proprio farlo partire. E’ un’idea brutta per caso?
Il grazie alla bionda riccia più bella della rete e non, che prima o poi dirà a noi comuni mortali come avere una capigliatura indimenticabile come la sua, e che la Cheesecake sia con voi (qui si progetta una versione RAW e Vegan Gluten Free insieme a Ombretta capace di racchiudere tutte le nostre piccolissime e non per nulla antipatiche esigenze).
(che diciamocelo dovremmo magnarci una fetta di questa e farla finita. OH!)
Altre Cheesecake?
Appunti su una Cheesecake Perfetta
http://gikitchen.wordpress.com/2014/11/03/cheesecake-con-i-bounty/
Cheesecake straimbottita di cioccolato fondente
Cheesecake zucca, cannella e mandorle (videoricetta)
Cheesecake al Cocco
Cheesecake Cioccolato e Zenzero
Cheesecake con i Lion
Cheesecake al tofu e Mirtilli
Cheesecake in formato barretta, cioccolatosissima
Cheesecake fredda allo yogurt e zenzero su base di biscotto speziato e mandorla con melagrana
Cheesecake al mango (videoricetta)
Cheesecake fredda al cioccolato in cocotte
Cheesecake fredda al cioccolato con granella di amaretti
Brownies Cheesecake (sì una cheesecake in formato brownies o viceversa)
Cheesecake di fragole in cocotte
Cheesecake al tè matcha
Cheesecake ai mirtilli gluten free
Cheesecake alla zucca
Cheesecake al forno classica con i Digestive
Cheesecake al cioccolato coulant
Kie Lime Pie cheèunacheesecakeva
November 3, 2014
La Cheesecake con i Bounty Patrimonio dell’Umanità
Per una teglia di 24 centimetri
Per la base: 20 grammi di cocco disidratato, 350 grammi di biscotti secchi, 150 grammi di burro
Per il ripieno: 400 grammi di latte condensato, 250 grammi di mascarpone, 200 ml di panna, 200 grammi di formaggio fresco spalmabile, 3 uova grandi, 4 mini Bounty (120 grammi circa)
Per le decorazioni: 3 mini Bounty (90 grammi circa)
Riduci in polvere i biscotti, sia con il mixer che chiusi in un sacchetto e colpiti da un mattarello poco importa. Fai fondere il burro nel microonde o nel pentolino senza raggiungere la cottura. Versa in un recipiente la polvere di biscotti e mischiala al burro fuso. Poi il cocco disidratato. Metti il composto come base nella tortiera imburrata e con il dorso del cucchiaio pressa per bene rendendo omogeneo tutto e risalendo lungo i bordi in modo che questa cheesecake risulti con le pareti laterali (coreografiche e pronte ad accogliere ancor meglio il delizioso ripieno. Non è un passaggio obbligato).
Lavora il formaggio con il mascarpone, il latte condensato e la panna. Aggiungi le uova una alla volta fino a ottenere un composto liscio. Unisci i Bounty tagliati a pezzetti piccoli e gira per bene in modo che il composto risulti omogeneo su tutta la superficie della torta. Versa il ripieno sulla base e inforna a 170 già caldo per 10 minuti. Tira fuori la cheesecake e aggiungi gli altri tre mini Bounty, magari questa volta seguendo un disegno visivo coreografico. Poggiali su quella leggera pellicola che si è formata in superficie. Inforna adesso nuovamente per 45 minuti finché la cheesecake non si sia completamente solidificata. Quando la sforni non preoccuparti se all’apparenza risulta essere ancora molto molle. Deve necessariamente solidificare. Devi farla raffreddare completamente senza muoverla troppo e poi metterla in frigo almeno quattro ore prima di toglierla dalla teglia a cerniera. Se riposa tutta la notte meglio ancora.
Ieri l’Halloween Party tra pochi intimi-trentina di meraviglie, famiglia e amici strettissimi, è andato molto meglio delle più incredibili aspettative. La notte prima, dopo essere stata massacrata in ufficio e non essermi persa d’animo andando avanti fino alle tre del mattino, avevo organizzato due-tre giochietti simil Pictionary ma in chiave horror e un piccolo Horror Quiz di trenta domande; quest’ultimo ha appassionato pure la nonna, addetta a suonare il pulsante (la stessa che credeva che Hitchcock fosse un’altra torta preparata da me). Altro che quiz televisivi! Con due euro e novantanove centesimi al Lidl mi sono infatti aggiudicata dei campanelli terrificanti perfetti per tal scopo. Non sono mancate le sane polemiche, gli applausi e le vittorie contestate. Cugini contro la nonna. Zie contro i nipoti. Amici contro amici e contro zii e contro me. E soprattutto contro il Notaio Nippotorinese che incurante di tutto quello che succedeva fagocitava patatine di zucca calde calde appena sfornate in ufficio, luogo che si è rivelato essere perfetto anche per ambientazioni sinistre. Per quanto riguarda me, mi sono riscoperta perfetta presentatrice e posso pure fare qualche sagra di verdure alle pendici dell’Etna. Batte dentro me un cuore da Showgirl.
Nonna indossava il cappello da strega continuando a dire che Alluulinn è divertente. Quaranta portate non erano così poche come tutti sostenevano (perché ho sempre ragione?) e io come da pronostico non sono riuscita a mettermi le ciglia finte (sulla palpebra superiore però ci riesco benissimo). Mi sono buttata un po’ di sangue finto in faccia e via. Ero vestita da me, che tanto nessun’altra inquietante figura mi avrebbe potuto superare. Ho scattato, ahimè, pochissime immagini ricordo. Faccio parte della fazione che se sei nel ruolo di Padrona di casa devi assolutamente occuparti degli invitati in toto. Devi servire, girare, versare bibite, ritirare i piatti e non fermarti nemmeno un minuto. Per questo motivo sarebbe stato molto più intelligente mettere delle ciabatte (cosa che ho fatto all’una di notte e ciao tanti saluti) invece che tacco dodici e calze color carne (orrende lo so, ma con le unghie lunghe che mi ritrovavo ne ho bucato sole quattro ed erano finite. Quelle con i cuoricini non era il caso. Quelle fosforescenti della Lidl misura L erano sicuramente una XS o io ci ho dato troppo sotto con le mandorle tostate e ho preso trenta chili senza accorgermene.Forse solo quindici, dai).
Tutto questo noioso preambolo da appunto di diario di una dodicenne per dire cosa? Che tra le quasi quaranta portate (ho scritto quasi solo per innescare un dubbio e farvi credere che non sono poi così incommensurabilmente pazza) tra i dolci figurava questa cheesecake. Le foto qui pubblicate appartengono a una delle prime prove che ho fatto. Ieri la torta in questione aveva sicuramente un aspetto più orrendo. Tripudio e Giubilo per questa preparazione. L’ennesima declinazione della Cheesecake con i Lion che ho proposto giusto qualche giorno fa nella versione cioccolatosa.
Piccolo inciso: la Bestia Bionda nazionale nel frattempo mi chiamava disperata perché la mia Cheesecake alla zucca non solidificava. Voleva fare ricadere la colpa su di me, povera tapina. La realtà è che da bionda naturale qual è non aveva scolato la zucca. Tzè.
L’idea di imbottirla di Bounty era venuta a Ombretta. Ci trovavamo al Lidl per fare una ricerca Inci (stiamo vedendo troppo youtube lo ammetto) in quanto eravamo venute a sapere che la marca Cien era reputata lodevole da un punto di vista ecobio (?chevordì?). Siamo entrate per un sapone liquido per le mani e siamo uscite con tre carrelli facendoci prendere giusto un attimino la mano. E il piede. E tutti gli organi interni.
L’idea del Bounty è vincente tanto quanto il Lion e anche se non mangio prodotti di tal tipo voglio confessare e urlare pubblicamente che il Bounty non lo batte nessuno e che semmai dovessi cambiare religione alimentare mi fionderei a capofitto sul pacco da tremila chili. Sento già la bocca impastata di cocco. Quanti ricordi! Ne mangiavo una quantità talmente vergognosa da non poter dire poi neanche ciao senza sembrare un arbre magique al cocco. A ben pensarci fumavo pure. Arbre magique cocco-nicotina. Corro a scrivere all’azienda. Si può ancora commercializzare. E’ un connubio perfetto e per nulla nauseabondo, no?
Altre Cheesecake?
Appunti su una Cheesecake Perfetta
Cheesecake straimbottita di cioccolato fondente
Cheesecake zucca, cannella e mandorle (videoricetta)
Cheesecake al Cocco
Cheesecake Cioccolato e Zenzero
Cheesecake con i Lion
Cheesecake al tofu e Mirtilli
Cheesecake in formato barretta, cioccolatosissima
Cheesecake fredda allo yogurt e zenzero su base di biscotto speziato e mandorla con melagrana
Cheesecake al mango (videoricetta)
Cheesecake fredda al cioccolato in cocotte
Cheesecake fredda al cioccolato con granella di amaretti
Brownies Cheesecake (sì una cheesecake in formato brownies o viceversa)
Cheesecake di fragole in cocotte
Cheesecake al tè matcha
Cheesecake ai mirtilli gluten free
Cheesecake alla zucca
Cheesecake al forno classica con i Digestive
Cheesecake al cioccolato coulant
Kie Lime Pie cheèunacheesecakeva
November 2, 2014
Ultime Fermatempo da Instagram
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Mangiar S(tr)ano? I Cereali (rigorosamente integrali) e le Leguminose
Senza girarci tanto intorno. Troppo tempo che lo dico e mai lo faccio, ergo: agisco. Nasce la Rubrica “Mangiar S(tr)ano?” in stretta correlazione con Miiichefame (che trovi qui su instagram, qui su Facebook e qui il Sito ufficiale ancora in costruzione). Schede informative, riassunti in formato fumetto, piccolissimi dizionari e vademecum (per imparare insieme perché io sono maestra di fuffa misto a nulla) per destreggiarsi al grido di “Miiichefame!” sì, ma “Miiichefame di Mangiar S(tr)ano” sempre. Che poi gli strani, pian piano, nel percorso non sembreremo più “noi”. Anzi, tutt’altro. Giornalmente ricevo domande, mail, fax, segnali di fumo e pure sms intimidatori curiosi di sapere cosa mangio e cosa sono queste alghe-semi-robastranagiappocinesethailandese. Mi sento tipo la protagonista di “Ma come ti vesti” ma food edition: “Ma cosa mangi????”. Niente di complicato, assurdo o chissàche. Ormai anche Nonna sa cosa siano il tofu, i semi di chia (si dice cia, all’ammeriggana, mi sa!) e che la wakame sta bene con l’avocado e la salsa di soia ma come è accaduto con Sushi con Iaia, un bel riassuntone mallopposo non fa mai male. O forse sì; in quel caso fuggite perché siete ancora in tempo (non credo ma è bello crederci).
Si comincia e da cosa se non dai tanto demonizzati, amati, odiati (maledetti! Fate venire l’esaurimento nervoso!) Carboidrati per eccellenza. Posate l’ascia di guerra (anche io) e cominciamo.
I Cereali.
I popoli che per millenni si sono nutriti di cereali, secondo il clima e la natura del suolo:
Riso in Estremo Oriente
Mais in America
Miglio in Africa
Grano e Orzo nel bacino del Mediterraneo
Avena, Segale e Farro nel Nord Europa
Il potenziale nutritivo rimane intatto nel caso dei cereali integrali. I cereali raffinati, dall’industria alimentare, sono impoveriti di buona parte dei loro elementi nutrienti. Attraverso la macinazione e la raffinazione i cereali subiscono l’asportazione della parte esterna del chicco e di conseguenza tutte le proprietà che contiene. Nel corso del processo di raffinazione poi vengono aggiunti sale, zucchero e grassi che tendono naturalmente a modificare in peggio tutto quello che di nutritivo in natura porta in sé il cereale. Per dire che “i cereali integrali non fanno dimagrire” (niente “fa dimagrire”. Solo una buona alimentazione quotidiana, movimento ed equilibrio rappresentano la formula magica) come leggenda metropolitana vuole, ma sono più nutrienti, sani e digeribili.
Il cereale, più di qualsiasi altra categoria, è un alimento equilibrato nei suoi componenti e tanto più vicino a un apporto nutrizionale completo. Nei paesi industrializzati ha cominciato a perdere il posto privilegiato occupato per millenni con l’introduzione di alimenti più costosi e considerati nobili come la carne, i derivati del latte, le uova, lo zucchero e i grassi. Senza fare terrorismo, e cercando di essere il più neutrale possibile, mi piacerebbe sottolineare che agli inizi del secolo scorso, nonostante la dieta fosse principalmente basata sui cereali e che il consumo giornaliero fosse di seicento grammi a persona (allora) invece di cento grammi (adesso), non vi era questo altissimo tasso di tumori, patologie, intolleranze e allergie.
I cereali raffinati? Pro (nessuno) e Contro.
- gli organi digestivi devono lavorare di più in quanto vengono a mancare sostanze utili alla digestione.
- la mancanza di fibra causa il rallentamento del transito intestinale
Cerchiamo quindi di fare uno schemino alla veloce giusto per venirne a capo?
I Cereali/ Gli PseudoCereali/ I Presunti tali:
Grano o Frumento (detto anche Tritico) è il più antico cereale in spiga composta. I frutti, i cariossidi, se macinati producono la Farina. Per Farina si intende appunto generalmente quella di Grano.
Triticum sativum (nome generico), Triticum vulgare (grano tenero), Triticum durum (grano duro). Famiglia Botanica: Graminacee. Il cereale più distribuito (insieme al riso) al mondo e grazie all’alta percentuale di glutine è perfetto per la panificazione.
Grano Khorasan (Kamut): antenato del grano duro, contiene glutine. Kamut in realtà è un marchio registrato di proprietà della società americana Kamut International riferito a una varietà di grano duro, la cultivar denominata QK-77 (Kamut deriva da Ka’moet che in lingua egizia significa anima della terra).
I fiocchi di grano si preparano mettendo in ammollo il cereale, schacciando i semi e facendoli essiccare (perfetti per la colazione).
Farro: antico tipo di frumento, contiene glutine. Triticum monococcum, Triticum dicoccum, Triticum spelta. Famiglia Graminacee.
Grano Saraceno: pianta erbacea, non appartiene alle Graminacee. E’ un vegetale collocato commercialmente tra i cereali. Il termine cereale non è botanico e scientifico bensì merceologico e letterario. Non contiene glutine.
Cuscus: (non è un cereale a sé stante ma una lavorazione del frumento) granelli di semola, la semola è grano. Non necessariamente, però adesso in commercio si trova solo ed esclusivamente di grano.
Bulgur: (non è un cereale a sé stante ma una lavorazione del frumento) è costituito da Frumento integrale, grano duro germogliato che subisce un particolare processo di lavorazione. I chicchi di frumento vengono cotti al vapore e poi fatti seccare, macinati e ridotti in piccoli pezzi.
Riso Integrale, Riso comune tondo e piccolo, Riso semifino tondo di media lunghezza, Riso fine affusolato e lungo, Riso superfino grosso e lungo: pianta erbacea della famiglia delle Graminacee di origine asiatica (Cina). Non contiene glutine.
Orzo, Fiocchi di Orzo: pianta erbacea simile al frumento. Famiglia delle Graminacee. Contiene glutine.
Avena, Fiocchi di Avena: pianta delle famiglia delle Graminacee. Non contiene glutine ma viene sconsigliata per possibili contaminazioni durante il processo di lavorazione.
Miglio: pianta erbacea rientra nei cereali minori. Senza glutine.
Segale, Farina di Segale (nota anche come segala): cereale che si adatta meglio ai climi asciutti e ventilati rispetto al grano. Contiene glutine.
Mais, Fiocchi di Mais, Farina di Mais, Semola di Mais (è la farina gialla per la polenta. Ricca di grassi e vitamine): cereale senza glutine (nonostante alcuni prodotti derivati, quali i pop corn ad esempio, siano sconsigliati ai celiaci per via dei processi di raffinazione).
Quinoa: erroneamente definita cereale, appartiene alla famiglia delle chenopodiaceae, ovvero la stessa degli spinaci e delle barbabietole. Senza glutine.
Amaranto: pianta che non contiene glutine, viene classificato come pseudocereale. Ricco di proteine, calcio, fosforo, magnesio e ferro. Senza glutine.
Crusca: è un residuo della fabbricazione della farina di graminacee (frumento, orzo, segale, avena) costituita dai tegumenti esterni dei semi (sembra segatura di legno).
Farina Manitoba: farina di grano tenero del Nord America (farina forte).
Manioca (tapioca, yuca, cassava) ha una radice a tubero commestibile ed è un’importante fonte di carboidrati. Non contiene glutine. Se ne ricava una fecola nota come Tapioca.
Come si mangiano i Cereali?
secchi: ammorbidendoli in bocca con la saliva e mordendoli (ma solo occasionalmente).
ammollati: in ammollo dentro l’acqua per almeno otto ore prima di procedere alla cottura.
germinati-germogliati: dopo l’ammollo per almeno otto ore e poi germogliatura.
cotti
Sul piano nutrizionale l’abbandono dei cereali è ingiustificabile perché il loro valore nutritivo è fondamentale ed eccezionale (ci sono stata quattro anni per capirlo io, eh). L’abbandono dei cereali raffinati invece è cosa buona e giusta in quanto apportano soltanto zuccheri e porcherie (senza stare lì a cercare di trovare altri termini. La Farina bianca è il male. Oh l’ho detto!). I carboidrati non contengono proteine come la carne ma non ne sono affatto esenti, anzi. Ne contengono dall’otto all’undici per cento. Contengono vitamine, in particolare la B1, B2 PP, B6 e seppur in minima quantità pure la E. Ci sono poi cereali che vantano la A e la C. I cereali contengono minerali e sono ricchi di fosforo e magnesio.
E’ importante sfatare questo mito che i cereali facciano ingrassare, che siano zuccheri, che siano il male, che solo senza i cereali si possa raggiungere una forma fisica perfetta perché è esattamente l’opposto. I cereali integrali saziano moltissimo e questo ci consente di nutrirci bene e non patire la fame. Non ci si può alimentare soltanto di cereali perché si ha bisogno di una fonte integrativa di proteine e a questo potrebbero pensare le leguminose, che saranno il prossimo step del giorno.
Un pasto completo consiste in due terzi di cereale integrale e un terzo di leguminose
Quando ho cominciato il mio percorso dimagrante l’ho fatto nel modo più sbagliato possibile. Non voglio in alcun modo giudicare l’operato di un dottore ma a me era stato severamente proibito di nutrirmi di carboidrati, durante la nutrizione parenterale. Non erano previsti neanche 50 grammi di pane nella dieta successiva all’introduzione del sondino (ho saputo poi da altri pazienti che fortunatamente questo scempio alimentare è stato cambiato). Il risultato è stato che durante la mia prima fase di dimagrimento (50 chili con la Nec e 30 da sola) per la durata di quasi un anno e mezzo io non abbia toccato in alcun modo neanche un chicco di cereale. La cosa è continuata per gli anni a venire. Solo da meno di un anno ho avuto il coraggio di reintrodurre il riso. Io stessa mi vergogno, e pure profondamente, di non essermi documentata e di essere stata per troppo tempo preda di leggende metropolitane, chiacchiere da supermercato, vaneggiamenti privi di senso. In balia della mia malattia perlopiù mentale (psichiatra mi senti? Stiamo ancora aspettando te!).
I carboidrati, qualsiasi essi siano, non vanno demonizzati. I cereali integrali sono alla base di qualsiasi dieta corretta. Me lo ripeto ogni santo giorno. In questo ultimo periodo poi per forza di cose sto studiando tantissimo in quanto molto probabilmente avendo un’intolleranza al glutine (evviva! Ci mancava giusto questa. Non riesco più a mangiare il seitan. Sto male, mi gonfio e avverto crampi, mal di testa e spossatezza) io per prima devo giusto capirne un pochino, perché basta anche solo quello, di più.
Che i cereali integrali siano con noi!
I legumi non hanno nulla da invidiare alla carne in quanto a composizione chimica e valori nutrizionali; vantano circa 300 kcal per 100 grammi (la carne 350 circa) e hanno una percentuale di proteine che oscilla a seconda del tipo dal 17 al 22 per cento. E’ diffusa la diceria (perché tale è) che non possiedano il profilo amminoacidico completo come quello dei cibi animali (come è anche vero che nessun cibo ha un profilo capace di contenere contemporaneamente tutti i nutritivi di cui il corpo ha bisogno. E’ con la varietà e il giusto abbinamento degli alimenti che si può ottenere un equilibrio).
70-80 grammi di legumi secchi al giorno
140-160 grammi in media ogni due giorni da distribuire pranzo-cena
Se si mangiano derivati animali (uova, latticini) è consigliabile non abbinarli ai legumi
Tutti i Legumi hanno un effetto anticolesterolo ma questo non significa che se ne possa fare un abuso (purtroppo, sottolinerei, come ogni cosa. La verità è che chi ha una patologia/disturbo alimentare porta con sé quella voglia/smania di trovare un alimento da poter mangiare a quintali per saziare quella che fame fisica non è. Bene: mettiamoci il cuore in pace. Non esiste. Anche otto chili di mele al giorno fanno male e non tolgono il medico di torno ma te lo piazzano in prima linea davanti al videocitofono).
Lenticchie: legume digeribile e nutriente, è ricco di proteine.
Ceci: legume con alto valore proteico (22 per cento circa).
Soia: l’unica vera soia dal punto di vista botanico è quella gialla, coltivata in tutto il mondo (da questa si ricavano: latte, soia, gelati, yogurt, creme e dessert). La soia verde e rossa rappresentano altri due tipi di legumi differenti.
Tempeh: semi di soia fermentati.
Olio di soia-Miso-Tamari-Shoyu: derivati della soia.
Fagioli: bianchi, gialli, neri e rossi. Giava, Fagioli occhio, Windsor, Lima, Borlotto, Cannellino e Bianco di Spagna (e molte altre varietà). Poveri di grassi, apportano proteine e un discreto contenuto glucidico.
Piselli: contengono elevata quantità di aminoacidi e minore concentrazione di amido rispetto agli altri legumi, per cui risultano più digeribili.
Fave: ricche di proteine, carboidrati, vitamine, minerali, fosforo e ferro, sono tra i legumi più nutrienti e variano molto a seconda se nella forma secca o fresca.
Cicerchia: pianta che resiste alla siccità come poche altre. E’ uno dei legumi “tossici” a causa di una sostanza tossica resistente alla cottura. Scomparsa dalle tavole per diverso tempo a causa di questa notizia, che naturalmente ha una rilevanza solo su un piccolissimo campione di individui. L’uso della cicerchia, se limitato-morigerato-normale, non provoca in alcun modo danni.
Lupino: dall’altissimo valore proteico che va sino al quaranta per cento, anche sul lupino girano diverse dicerie; è pur vero però che a causa di un contenuto piuttosto elevato di alcaloidi amari e/o velenosi deve essere ammollato, lavato e sottoposto a bollitura.
Sulla Soia gialla ci sarebbero diverse cose da dire. Anche cose non troppo belle ma rimanderei.
E’ vero che ogni alimento, argomento e nutriente richiederebbe un approfondimento accurato. Non essendo in alcun modo io un’esperta, ci tengo tantissimo a precisare che questo tipo di post ha il solo scopo di invogliare eventualmente ad approfondire. Un’infarinata generale pourparler e per tale deve essere presa.
Per quanto concerne, che siamo partiti giusto da questo, il mio utilizzo di Carboidrati e Legumi, come ho confessato qualche riga fa è da pochissimo che ho integrato il riso e pian piano, alternando un po’, sto provando con l’avena, la quinoa e poche volte il cuscus. Con i legumi ho problemi di digestione e gonfiore intestinale dovuti sicuramente a una masticazione insufficiente e al fatto che mangiandoli una volta ogni tanto tendo a ingurgitarne poi, quell’unica volta, una quantità spropositata, sovraccaricando moltissimo l’organismo che non è abituato all’assunzione. Risultato? Panza da donna incinta di nove mesi per quattro giorni. Faccia a panettone. Dolori. Lamenti. E roba triste così.
C’è proprio un “conflitto emozionale” tra me, lo stomaco e i legumi. Con il riso per un problema di iperinsulinemia mai risolto, credo, ho tachicardia subito dopo l’ingestione. Ma come si suol dire io sono un caso disperato da non tenere assolutamente in considerazione (oh! io non volevo parlarvene, eh. E’ colpa vostra!). Me ne sono fatta una ragione. Si dice che cuocendoli con l’alga konbu risultino più digeribili. Prova che ho fatto ma che a me, al contrario di quello che accade generalmente, nulla serve (sono o no la piccola fiammiferaia gonfia con la faccia a panettone più sfigata nel mondo delle food blogger o no? Pretendo la coppa a forma di panetto di Tofu o mollo tutto e vado via alle Barbados a sfondarmi di granita. Solo con quella e con il gelato di soia non ho problemi. Per questo sopravvivo).
E’ proprio delle alghe, ma anche dei semi, che tratterà il secondo puntatone di “Mangiar S(tr)ano?”. Adesso bisogna solo fingere entusiasmo e tutto andrà bene.
November 1, 2014
Miii che fame!
Due parole “ufficiali” circa Mii che fame, anche sul blog perché è giusto così.
Miii che fame è un qualcosa che nasce una Domenica pomeriggio. Con mamma che disegna, con Koi che rosicchia la sua Zucca di peluche a tema Halloween e gli ossicini pelosi Trick or Treat (ha pure il fantasmino ma non la convince) e con il Nippotorinese in terra natia non per divertimento, purtroppo. Nasce quando quel buio ti assilla. E lo fa perché nonostante ci si sforzi apparentemente di andare avanti, ugualmente tende a fagocitarti. Perché per quanto ci possano essere progetti che vanno avanti, grandissime vittorie mai neanche sognate o sperate, e amori infiniti che ti attorniano e stringono a distanza con amicizie speciali: arriva. Il buio. Essendo figlia e momentameneamente succedanea come il caviale, quindi ridicola e piccola uovetta di lompo, del mio grande papà che in fatto di luce e illuminazione ne sapeva eccome: accendo la torcia. Provo se c’è luce. Se non si accende? Mi invento qualcosa.
Senza pensarci mi viene in mente solo una parola: miii che fame. Apro la Pagina di Facebook e ticchetto quello che puoi leggere cliccando qui. La verità sta nella fine di quelle parole scritte senza pensarci; ovvero che non so proprio a cosa porterà ma che è un inizio. Di Luce. Ed è questo l’importante. Nonostante sia un progetto appena nato conta una discreta comunità formatasi velocemente come in un caldo abbraccio. In un attimo ci siamo sbalordite tutte insieme. La sensazione è stata come se stessimo cercando l’esatta identica cosa ma che non riuscissimo a tradurla. Ho paura del branco, da sempre. Più volte mi sono definita una randagia che ama starci ma solo qualche volta. Per giocare, confrontarsi, relazionarsi e abbandonarsi al sublime contatto. Solo che poi la mia vita nasce e muore in solitaria. Sono felice (e l’esatto contrario) solo quando mi trovo in quello stato.
Con Miii che fame temo si possano innescare brutti meccanismi che combatterò con tutte le mie forze. Non è un diario alimentare pubblico dove consigliarci. Non è uno studio sociologico. C’è una grande responsabilità. I disturbi alimentari portano alla morte, per quanto qualcuno ancora stupidamente si ostini a sminuire questo determinato tipo di malattie. Hanno esiti mortali con una percentuale raggelante. Mai diventerà covo di quei mostri maledetti che vogliono estorcere la libertà della vita stessa. Nessuno giudica. Nessuno subisce. E’ solo per sentirsi meno soli. Pare essere un motto non studiato ma spontaneo. Il primo che è venuto da cuore, gola e testa.
Non bisogna pubblicare necessariamente cosa si mangia colazione-spuntino-pranzo-merenda-cena. Non bisogna essere “social” e “vivere” il tutto in maniera malata pensando di essere messe in discussione. La quantità non è mai troppa né poca. Il branco è vero che si difende l’un l’altro, ma allo stesso modo si massacra, ferisce e uccide. La politica di Miii che fame, perché è inutile negarlo c’è e la sottolineo ai fini della sua esistenza stessa perché occorrono tre secondi a fare tasto elimina-cancella tutto, è esclusivamente basata su: la libertà.
Di esprimersi, esporsi, relazionarsi, chiedere e rispondere.
La mia speranza è davvero che nessuno si senta solo come è accaduto a me. E generalmente si pensa esattamente questo: che accada solo a noi. Ma così non è. Così se mangerai un po’ di più non penserai che tornerai “in quel modo” che è un parametro che ti sei data sempre tu. Così se mangerai un po’ di meno non penserai di essere più forte ma forse solo un po’ più debole. E’ nel confronto la chiave di tutto. E’ alla luce che si combattono i mostri e mai al buio.
Accendendo tante torce. Vedremo una luce accecante. La stessa dove potremmo mangiarci tutte insieme un bel panino. E chi si è visto si è visto (ohHHHhhh!)
Miii che fame è ormai un sito. E’ su Instagram. E’ su Facebook. Non è mio. E’ nostro.
Il sito di Miii che Fame
Miii che fame su Facebook
Miii che fame su Instagram
Tante novità in arrivo. Ma tante. E il grazie va sempre a voi. Mai a me.
La Tavola (base) Fumetto di Halloween in plastica: economica e stupefacentemente facile
Post fatto a Settembre per Ottobre. Dimenticato a Ottobre. Pubblicato a Novembre. C’è uno psichiatra in sala? (ma quanto tempo ci mette ad arrivare?). Rimane come ricordo e promemoria per l’anno prossimo (se sono ancora in circolazione ma si spera di no).
L’ultima è stata la Tavola Fumetto Autunnale interamente monouso. Adesso è tempo di oscurità ma neanche troppa. Un giusto mix di tetro, a tratti angosciante, sapientemente miscelato con qualcosa di kawaii e divertente smorzerà i toni e piacerà a entrambe le fazioni; ovvero chi ama le sfumature un po’ più aggressive e chi solo quelle accennate (se rese pupazzose ancor meglio). In questo primo esperimento ho voluto adoperare i piatti di plastica più economici e facili da reperire in qualsiasi supermercato; nell’apparecchiatura della Tavola Autunnale c’erano sicuramente dei prodotti differenti e di qualità diversa che aiutavano certamente l’impatto scenografico, ma questo non significa che non si possa ottenere lo stesso con qualche pennarello, due dettagli e un po’ di fantasia. Anche il paccone da cento di piatti comuni in plastica non ci rovinerà la serata, anzi!
Nel Video (che devo ancora uplodare sul mio Canale Youtube perché ho sagacemente perso alcune tracce. Una storia lunga e noiosa come sempre) mostro come il cambio dei tovaglioli di carta (presi su Party Pieces, Amazon e negozio di fiducia in quel di Catania) possano dare un quid diverso. Alla fine per gli scatti veloci che ho dovuto fare ho deciso di lasciare pezzi di merletto nero, comprati in una comune merceria, fermati da Denti di Dracula, che si trovano a prezzi ridicoli dentro pacchi da 100. Trattandosi di tavola base andiamo ad analizzare i pochi elementi che la caratterizzano:
Centrotavola composto da Zucca nera (ne ho parlato qui) con la bottiglia sempre da me dipinta con una bomboletta spray, perfetta per contenere un po’ di fiori, magari bianchi per un netto contrasto o dai colori accesi quali rosso e arancione. Bicchieri capovolti con su attaccati occhietti girevoli (da Tiger ne vendono di diverse misure) che sembrano essere dolci fantasmini. Piatto per pizza come sottopiatto e a seguire piatto piano e fondo classici più quello frutta sulla sinistra o destra, come si preferisce, per poggiare pane o eventualmente qualche stuzzichino, dipende dal menu che si è scelto.
Avendo a disposizione l’amica “carta da modello per sarta” come tovaglia non si farà alcuno sforzo per i segnaposti. Si potranno certanente fare e aggiungere un tocco in più, altrimenti scrivere il nome pasticciando un personaggio sulla tovaglia stessa rimane un’idea carina e divertente.
La Bambola è una Living Dead Doll, regalo che ci siamo fatte io e Ombretta dopo aver scoperto questa insana passione mista a terrore che ci tormenta e attrae. Conoscevo la tipologia ma non propriamente queste. E’ bionda, si chiama Agatha e bazzicherà in queste zone fino al 31 e forse oltre.
Cosa occorre per una Tavola base Fumetto interamente monouso Halloween Version?
Tovaglia: Carta da modello per Sarta
Pennarello Nero
Occhietti (Tiger)
Super Attak
Merletto Nero
Tovaglioli di Carta
Piatti, Bicchieri, Posate di Carta
Fiori
Zucca
Bottiglia
Denti di Dracula in plastica
La Freccia Hell Hole l’ho presa da Party Pieces ma niente ci vieta di riprodurla con: cartoncino nero e uniposca bianco. Si impiegano sì e no dieci minuti. Un po’ di corda (anche alimentare) e se ne fa l’esatta fotocopia.
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October 31, 2014
45 Idee per Halloween più 120 che ne riportavo gli anni precedenti. Ma quanto fa?
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