Fabrizio Ulivieri's Blog, page 40

June 2, 2024

When I bled

 




It is a hot July night. I am sweaty, and the sheets are damp. Cool water doesn’t quench my thirst; it hardly stills the noise in my brain. You sit there next to me, Father, in spirit, and if I turn my head, I can see out the window, beyond which there is nothing except for a parking lot. Oh! How I wish the crowns of the trees would fall before my gaze. Do you know that one could yearn for a tree, Father?

I remember that evening, far away, a long time ago, that almost seems as if it never happened, yet it did. I was a child, an innocent little girl, I had bled for the first time. And you, you were the one sitting next to me, not Mother. You held my hands up in front of my eyes and kissed them many times, reassuring me that nothing was wrong, nothing was hurting me. Just nature, a nature called woman. You taught me to understand what that nature was, which thereafter I’ve often tried to ignore. You buried your hands in the warm hair of your child, once, Father, and then again. I took your head in my hands as I bade you goodnight, and its shape is still impressed on my palms, Father—hands can remember too, as can bodies. I pray for you.
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Published on June 02, 2024 08:29

June 1, 2024

Am I what am I?

 




Everything I have done thus far
I call it living in a jar.
Nature made me shy.
Why am I what am I?
The nearest sufferer flared me up a fire.

A little riddle - torched
me in the middle.
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Published on June 01, 2024 10:50

May 31, 2024

Lithuanian "ieškoti" and Sanskrit इच्छति - a close relation

 




Lithuanian is a language that impressively maintains archaic features.

I have already dealt with some evident correspondences between Sanskrit and Lithuanian HERE and HERE.

This time I want to deal with a verbal structure. The verb ieškoti "to look (for), search (after, for); seek (after)"

Lithuanian ieškoti has a parallel in Sanskrit इच्छति icchati "to desire". which is part of the  Indo-European verbs in -sḱ. as in Ancient Greek -σκω or lat. -scō (Manfred Mayrhofer Sanskrit Grammatik p. 67).

Not only are the two languages ​​close structurally but also in meaning they preserve this closeness.

In fact, the Lithuanian dictionary LKZ explains the meaning of ieškoti with rūpintis rasti pamestą ar dingusį daiktą; norėti rasti, gauti reikalingą daiktą "take care of finding a lost or missing item; to want to find, get the thing you need" which is revealing of how the original sense of the verb has remained impregnated in the idea of ​​ieškoti.

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Published on May 31, 2024 17:48

May 30, 2024

Why is human being essentially mass-dependent and constantly lives in inauthenticity?

 






If you pay attention to this Heidegger's sentence from "Sein und Zeit" Das Dasein kann, zumal da es wesenhaft Mitsein mit Anderen ist, eine Erfahrung vom Tode gewinnen (Dasein can acquire an experience of death, especially because it is essentially being-with-others) you realize that this explains not only how Dasein, human being, acts in view of death but also in view of relating itself to the mass and persistently discloses itself according to one of the constituents of his essence: wesenhaft Mitsein mit Anderen. For this reason, those who live wesenhaft Mitsein mit Anderen, experience doing in relation to others, experience their being by virtue of others, and live fully immersed in Das Gerede, the chatter, that therefore dominates the Mitsein which is utterly prevented from distinguishing itself from the chatter.By doing so, Dasein experiences through others, conforms to others and seamlessly obnubilates the Spirit that lives in Dasein from the very beginning. 
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Published on May 30, 2024 22:06

May 25, 2024

I cooperatores del Male e il concetto di saeculum

 





L'essere umano (la maggioranza) sta in rapporto al saeculum in modo non attivo, ovvero di continua apertura, ma passivo, di continuo chiudersi (massificazione), ovvero il saeculum tende a coprire e annullare la parte spirituale dell'uomo, che invece lo apre e costituisce davvero quello che Heidegger individuava come un costitutivo del Dasein e che era il Sichvorweg, l'avanti a sé, che nell'ottica di heidegger invece lo dischiudeva al senso del saeculum.

Dal nostro punto di vista invece l'uomo (il Dasein heideggeriano) si chiude perché diviene fictus, plasmato secondo l'immagine di controlla il saeculum, e lo determina (ovvero i cooperatores del Male a cui si ispirano e per cui operano - il Male è reale, come il Bene che è opera dello Spirito).

I contenuti del saeculum non sono strutture metafisiche di per sé esistenti e date come interpreta Heidgger, ma sono contenuti prodotti, elaborati intenzionalmente dai cooperatores del Male, che operano nel saeculum da sempre e che sono in grado di controllare o guidare il mondo o almeno vaste regioni del mondo.

Il Male in ultima analisi è la matrix del saeculum e disvela se stesso attraverso i suoi cooperatores, che elaborano nel mondo i contenuti stessi del Male. Senza i cooperatores non potrebbe parlare una lingua adeguata (Gerede) per disvelarsi, come, mutatis mutandis, il Bello non potrebbe parlare senza il linguaggio della poesia e lo Spirito non potrebbe illuminare se non ci fosse chi cerca l'illuminazione, del pari che il Bello cerca espressione nell'arte.

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Published on May 25, 2024 22:54

Todavía

 






Éramos inocentes
Éramos transparentes,
como agua de lluvia,
que golpee la ventana
Salíamos fuertes y valientes
A la suerte cercana.
Salíamos fuertes y valientes
Y creíamos que todo eso nunca moriría
Que ni siquiera el diablo nos cambiaría.

¿Cuando todo eso se empezó a parar?
¿Cuando todo eso se empezó a estropear?

Y creía - todavía
que podría tenerte a mi lado eternamente.
Lo creía simplemente.
Porqué éramos tan perfectos
Tan valientes tu y yo
Y parecíamos como el resto
Como todos de aquellos días
Teníamos nuestro puesto
Y queríamos melodías que igualmente nos deslucían.

Parecía perfecto - todavía
y honesto
Y nunca veíamos que todo se volvía.

Éramos tan fuertes
Éramos tan valientes tu y yo.

¡Oh como lo creía - todavía!
Que podría tenerte a mi lado eternamente
A mi lado - amargamente...


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Published on May 25, 2024 03:33

May 20, 2024

Il significato dello spaesamento - dell'essere senza Heimat - la ricerca di un linguaggio per esprimerlo

 



Il linguaggio è alla base del pensiero. Come immaginare un Heidegger senza il suo linguaggio? Come immaginare uno Shakespeare senza il ritmo cadenzato, martellante, dei suoi versi e l'unicità del suo linguaggio tagliente e costruttivo delle azioni che delinea in modo rapido e deciso?

Quale può essere allora il linguaggio dello spaesamento? Di uno che si trova a vivere senza Heimat? E in che relazione sta il dolore rispetto allo spaesamento?

Prima di tutto il dolore è il riempimento che precede la preparazione allo svuotamento. Rilasciato il dolore ci si svuota, si fa luogo lo svuotamento che prende il posto del dolore rilasciato per assenza - assenza del dolore. E nello svuotamento principia lo spaesamento.

Non può esserci spaesamento senza dolore. Solo chi prova stabilmente dolore vive in uno stato che lo approssima allo spaesamento.

Si è spaesati perché si è senza Heimat, che è la casa, la patria, il luogo dove hanno abitato i patres. I tanti padri che hanno fatto sì che io sia quello che loro erano. Il figlio sta nel padre e il padre nel figlio, dove termina, se termina, l'uno, inizia l'altro. Questa è la Heimat, la patria.

Ma lasciarsi allo spaesamento è lasciare la patria, quella che vive nel saeculum. E' estranearsi perfino ai padri che vivono in noi ed entro di noi, per far luogo a qualcosa di diverso - che si annuncia come Spirito.

E' farsi allora Spirito e vivere nello Spirito il punto di arrivo dello spaesamento.

E' il linguaggio dello Spirito che principia ad operare in noi, tramite lo spaesamento, e per noi cerca la strada di nuovo nel saeculum, ovvero nell'Heimat. Lo Spirito non può essere tale se non cerca la strada delle menti di coloro che vivono nel saeculum. Lo spirito deve illuminare. E che, chi, può illuminare se viene meno l'oggetto dell'illuminazione? 

E come cogliere allora questo linguaggio?

Nell'ascolto costante del cuore.

Nella parola, che è poesia alla fine, che parla nel cuore.

Ed è poesia perché lo Spirito, illuminando, rivela il bello, il bello che prende forma nell'intuizione poetica e per essa si rivela, come lo spirito si rivela da e per lo spaesamento. 

Non è forse anche la poesia un estranearsi, un allontanarsi dal saeculum, un andare addirittura oltre il saeculum (dal materiale all'immateriale - percorrendo la strada opposta rispetto allo Spirito), per cogliere quello che ci porta via dal saeculum stesso - e ci fa cogliere qull'incoglibile che vivendo immersi nel saeculum mai sarebbe colto se non per opera della luce dello Spirito?

E che cogliamo?

Cogliamo che quello che ci pareva l'hic et nunc era invece già da sempre il post, nell'attimo stesso che lo si coglieva. Il post era già vivo nell'hinc et nunc, che opera come un segnavia, un'indicatore di una strada che si fa fra le tante che paiono possibili, ma che già dall'inizio non è in verità possibile ma è la vera unica e concreta perché tracciata, e solo confusa dalla possibilità di tutte le altre strade che si sarebbero potute prendere ma non si sono prese, perché abbiamo seguito il segnavia dello Spirito, che ci (ha) porta(ti) là dove si doveva andare e senza lo spaesamento mai si sarebbe potuti andare.

E' dunque un linguaggio involuto, che ruota su se stesso, il linguaggio dello spaesamento, che ritorna sempre su se stesso per attingere al dolore, nutrirsi di esso (per annihilirlo - renderlo assenza), e senza il quale non può esserci.

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Published on May 20, 2024 22:32

May 19, 2024

Warum unterscheiden wir uns so sehr voneinander?

 







In diesem Blog habe ich häufig die Frage aufgeworfen, warum es eine deutliche Unterscheidung zwischen einem Individuum und einem anderen gibt. Warum bin ich so beschaffen und du anders?

Diese Unterscheidung entsteht in der Beziehung, in der Annäherung von Immaterialität an Materialität: “in der Intentionalität”, wie ein Phänomenologe es ausdrücken würde.

Die Worte des litauischen Philosophen Alvydas Šliogeris bieten uns eine ausgezeichnete Erklärung dafür.

Kaip negali manęs pavaduoti mirtyje ar meilėje, taip pat niekas kitas negali manęs pavaduoti atsiveriant transcendijos fenomenams.

(da Transcendencijos Tyla, 2011, p.51)

„Genauso wie niemand mich im Tod oder in der Liebe ersetzen kann, so kann mich auch niemand in der Offenheit für die Phänomene der Transzendenz ersetzen
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Published on May 19, 2024 00:37

May 12, 2024

Perché siamo così diversi l'uno dall'altro?

 








Mi sono spesso occupato anche su questo blog del perché esiste la totale differenziazione fra un individuo ed un altro.

Perché io sono così e tu sei cosà?

E' nel rapportarsi, nell'avvicinarsi dell'immaterialità alla materialità che si opera questa differenziazione. Nell'intenzionalità come direbbe un fenomenologo.

In queste parole di un filosofo lituano, Alvydas Šliogeris, troviamo un'ottima spiegazione.

Kaip negali manęs pavaduoti mirtyje ar meilėje, taip pat niekas kitas negali manęs pavaduoti atsiveriant transcendijos fenomenams.

(da Transcendencijos Tyla, 2011, p.51)

"Come non si può sostituirmi nella morte né nell'amore, così nessun altro può sostituirmi nell'apertura ai fenomeni della trascendenza."

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Published on May 12, 2024 23:38

Si avvicina

 




Scivolo passo esco
Inavvertito - incredulo quasi
Vivo stranito
e non cresco più fasi.
Non mi conosco,
Identico pasco,
Vado un po' lasso
E senza fracasso.
Vado verso il luogo
Che non chiedo ma vedo
Che ormai si dà, certo.
E un sorriso mi lega al passato -
A ciò che è stato.
Ai volti scuri per il tempo
E duri alla memoria - morti
Senza vittoria.
Muti alla legge - che
gorgo infinito sola regge.


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Published on May 12, 2024 11:29