Fabrizio Ulivieri's Blog, page 37

August 9, 2024

Bisogna creare un nuovo modo di fare letteratura

 


Oggi la maggioranza della cultura si volge in due parti, quella decerebrata che pubblica l'editoria tradizionale, la grande editoria in termini di audience e numeri, per gli ilici, e l'editoria che cerca di fare controinformazione per chi cerca la verità.

Ma se da parte della grande editoria viene pubblicato l'epidermicità del cervello umano, il nulla, il trito e ritrito, da parte di quella controinformativa si pensa solo all'aspetto politico, o geopolitico.

La cultura e intendo la narrativa, la poesia, la filosofia non sembra al momento aver espresso alcunché di serio in termini di produzione secondo nuovi parametri.

Si è troppo concentrati o sull'aspetto della totale e cieca obbedienza alla narrativa ufficiale da un lato o della resistenza e resilienza alla narrativa ufficiale dall'altro.

Sono convinto che chi deve creare una letteratura nuova e anteposta deve appartarsi da ogni lotta militante. Almeno all'interno della sua opera. L'opera che crea deve essere segno di una nuova coscienza della teologia della storia e non testimonianza militante di un'idea.

Il '68 e gli anni Settanta che producevano letteratura militante, che hanno prodotto a livello letterario di valore?

Porci con le ali. Jack Kerouac. Per fare un paio di esempi.

Ma rispetto allora è evidente qualcosa che prima non era evidente, che ora viviamo in un mondo dominato dalla cultura Satanica e non più cristiana. Il cristianesimo è ovunque osteggiato e combattuto ad ogni livello. La Sede di Pietro è ormai in mano di poteri che non hanno più nulla a che vedere con il cristianesimo.

Bisogna ricreare allora una letteratura che ritorni a studiare i modelli del passato, e io intendo il Rinascimento, il periodo più innovativo e creativo della storia letteraria italiana, innestandoli sulle nuove idee antiglobaliste, multipolari. Ma fondamentale è il ritorno alle idee cristiane della vita.

Una vita che sia dominata in modo centrale dalla presenza dell'idea di Dio. Non della morte di Dio.

Smascherare e rivelare ed evidenziare le influenze dello gnosticismo infiltrato nel pensiero letterario e soprattutto filosofico. Cominciare a vedere la filosofia sotto un'altra luce [I] come già si sta facendo per la storia. A livello di ricerca storica è stato merito di alcuni mettere in luce le trame di chi ha cooperato per imporre il dominio del mondo nelle mani di Satana e dei suoi cooperatores (si vedano tutti i lavori fatti da studiosi che hanno rivelato ormai in modo definitivo tutte le falsità narrate da sempre sull'unificazione d'Italia, che è stata fatta da quegli stessi che anche ora cooperano perché in mondo vada in una certa direzione anziché in un'altra).

Bisogna ritornare a una filosofia e a una letteratura che parli dell'uomo e non della separazione fra rex extensa e cogitans. 

Bisogna ritornare all'unità dell'uomo in Dio, perché è ormai evidente che viviamo un' epoca in cui l'apocalisse comincia a prendere forma.

Bisogna riportare al centro della riflessione il Bello, l'Amore, la Poesia in senso alto. Bisogna ricominciare a distinguere fra tentativo di fare poesia a livello alto, e poesia e letteratura che invece ricadono nelle legge di Sturgeon. Il 90% appunto.

Bisogna evidenziare che spesso la grande editoria ha lavorato al servizio della intelligence, che certi bestsellers sono stati fatti diventare tali perché servivano.

Bisogna mostrare come tutta l'editoria nelle mani della sinistra, e non solo, ha pubblicato e pubblica secondo certe logiche non molo distanti da quella hollywoodiana.

Bisogna arrivare ad ammettere che la vera cultura non può essere per tutti. Perché obtorto collo devo ammettere che la teoria gnostica degli uomini ilici ha un contenuto di verità. Per quanto ci si sforzi di dire il contrario il 90% della massa è costituito di ilici.


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[I] In campo filosofico ormai comincia ad essere evidenti gli influssi gnostici nelle opere di Goethe e Fichte (ambedue legati a logge massoniche) and Hegel (che probabilmente ebbe contatti con i massoni).

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Published on August 09, 2024 11:10

August 8, 2024

Gli occhi di Aldona

 




Il popolo lituano non è come quello italiano.

Due mondi due universi diversi.

Ma più composto, più vicino al dolore quello lituano.

Più duro nel sopportare, più silente nel dirsi.

Più pagàno più maschio, più muscolare. Più animale.

Sa vivere di piccole cose. Di un giardino, di un laghetto.

Di mangiare quando gli pare, senza regole da seguire.

Non ha molti strati di leggi e abitudini che gli dettino il sentire.

Vive in modo più marginale. Forse più salvatico, Basilare.

Quello italiano corrotto da troppi galatei, manierismi e barocchi, 

Alla fine solo facciata, bugie, e tanti falsi sterili papocchi.

Troppi strati di inani dettami seppelliscono la sua estinta ormai natura.


Ma è negli occhi di Aldona, donna lituana, che colgo il dolore muto del sopportare.

Viene di lontano e sa di un IO forte ma rassegnato.

Che sa di essere quello che è, senza la forza di cambiare.

Io rispetto quegli occhi, quello sguardo sofferto mai veramente nato.

Che annuncia una fine che viene indipendente.

Come non la riguardasse, a sé indifferente.

Perfino libero pare di quel soffrire che nessuno sa dire di dove sgorgato.










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Published on August 08, 2024 08:48

August 6, 2024

Il cuore e il professore






al grande lavoro del professor Maurizio Dardano
Io non ho un cuore, il mio cuore è malato.
Non ha più dove battere, vive ormai accecato.
E forse per questo, a volte, e sempre più volte
Vorrei essere un vecchio professore universitario
Metodico, noioso, che studia vecchie carte sepolte
Ma compone mirabili quadri d'insieme, scenari maestosi
Di età distanti i cui intelletti si mostrano ma ritrosi.

Chi ha detto che un professore universitario non crea?
Ci vuole ingegno - tra mirabili intricate visioni mostrare l'idea.

Ma avrà un cuore un professore universitario?
mi chiedo, invidioso e solitario.
Sarà malato per quell'angusto limite in cui si dibatte?
Forse allora, il mio pure, avrebbe ragione di sua arte?
Immergere il mio cuore in una ricerca certa e sicura
e non spaurirlo e gettarlo in-un-avanti-a-sé che senza fine dura,
e perde l'equilibro e vacilla, perché vede solo abisso
a cui senza fine si pare crocifisso.

Ogni cuore vero, tutti i cuori allenati, hanno bisogno di radici
di un terreno forte e fiero a cui stare indiati - e felici.


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Published on August 06, 2024 23:20

Io tuo fiore (traduzione in settenari di "Aš diemedžiu žydėsiu" di Salomėja Nėris)




Ir vienąkart, pavasari,
Tu vėl atjosi drąsiai -
O mylimas pavasari,
Manęs jau neberasi - -

Sulaikęs juodbėrį staiga,
Į žemę pažiūrėsi:
Ir žemė taps žiedais marga ...
Aš diemedžiu žydėsiu -



Verrà la primavera
Cavalcherà sicura -
Verrài mia primavera
Ma me non troverai

Ferma il baio nero!
E guarda giù a terra!
Fra macchie di colore
Sboccerò io, tuo fiore.
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Published on August 06, 2024 03:09

August 5, 2024

Salomėja Nėris's pagan vision of life

 

















Salomėja Nėris, often hailed as Lithuania's most celebrated poet, remains a controversial figure due to accusations of betraying her homeland in favor of Stalinist communism. Despite these criticisms, her poetry is revered for its profound beauty and its pagan vision of nature and its cycles. Her work often delves into themes of nostalgic return to the earth, both in life and in death.

Below is one of her poems, which vividly encapsulates this vision.


Diemedžiu žydėsiu

Ir vienąkart, pavasari,
Tu vėl atjosi drąsiai -
O mylimas pavasari,
Manęs jau neberasi - -

Sulaikęs juodbėrį staiga,
Į žemę pažiūrėsi:
Ir žemė taps žiedais marga ...
Aš diemedžiu žydėsiu -




And one day, in spring,
You will boldly ride again -
Oh beloved spring,
You will not find me anymore - -


Suddenly halting your black horse, 
you will look down to the ground:
And the ground will be colourful with flowers ...
I will bloom as a wormwood - [***]


The poem by Salomėja Nėris is imbued with symbolic and emotional depth. It narrates the poet’s imaginative return to her homeland in the spring. This return, alongside spring, symbolizes rebirth, new beginnings, and the cyclical nature of life. However, the poem poignantly notes that in this final spring, the poet will no longer be present in this world.

The mention of the wormwood tree (Artemisia) at the poem’s conclusion serves as a potent metaphor. It suggests that while individuals may pass away, their memory endures. Wormwood, a plant known for its blooming and fragrant qualities, embodies both beauty and bitterness. This duality implies that the deceased poet will be remembered with affection, tinged with nostalgia and sorrow.

The poem’s structure and language evoke a profound emotional connection to nature and its cycles, as well as the themes of life and death. It enables the reader to perceive the delicate yet enduring link between life and death, and between memories and remembrance.

In essence, the poem reflects on human mortality and the enduring nature of memory through the lens of nature and the recurring cycle of spring, symbolizing the eternal cycle of life and death.
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[***] The translation is literal, without a poetic rendering in English
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Published on August 05, 2024 13:38

Mi chiama la vita: vieni!

 



Mi chiama la vita, fuori. Mi urla. Vieni!

Perché tieni? altrimenti è morte, e sempre, vivila!

Dio ci ha fatti alla vita consegnati. 

Perché dimenticare? Perché viver rassegnati e

Il corpo disprezzare, che per natura è  buono?

Aspetta la resurrezione in carne e spirito l'uomo.


Se non avessi corpo, se non avessi cuore

Come potrei la voce di Lui udire? 

Il suono è nascosto però e lo devi scoprire.

Nel lume dei pensieri, della poesia e dell'attimo sta.

In una combinazione di tanti morti Spiriti

Vive nel corpo una memoria vissuta, dannata, fatta solo di detriti,

Che viene talora in superficie e sempre allora ha forma di croce.


Ma solo dei morti buoni devi ascoltare la voce.

Nel silenzio crescerà in te la possibilità 

Di udire, quella parola,  quella vibrazione.

Come un nuovo mondo sarà e una nuova terra da esplorare

Che in ogni grinza di te vivrà - e senza perversione.

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Published on August 05, 2024 09:48

August 2, 2024

Le Voci Dentro

 





Qua non vi è il cuore - ma solo nomi che parlano
incolori e smorti - ma vivi come maschere
calano muti bruciano - e sotto solo nulla
li senti che lì sono - per anni silenziosi
duri come dei grumi - e non chieder lor chi?
già li sai uno per uno - con te son lì da sempre
te io sono dirà uno - tu mi porti in vita
io sono uno dei tutti - che in vita mantieni.
Non ubbidiente e timido- non per scelta mi tieni.
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Published on August 02, 2024 22:50

July 31, 2024

Heidegger and Leopardi in Comparison

 



A human being who phenomenologically reduces his possibilities to the saeculum, that is, to the solely human horizon of history merely lived within a non-transcendent framework, constitutes himself by a pure possibility of being.

It is interesting to note how two thinkers, different in time, space, and culture, each alludes to the same constitutive point of view in man through their own terminology.

Heidegger: In Heidegger, “being-there” (Dasein) is potentiality because, as long as it exists, it inherently includes what-is-not-yet (zum Dasein, solange es ist, dieses Noch-nicht gehört - Sein und Zeit §48, 242).

Leopardi: What does Leopardi say about desire? "Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura" (“That life which is a beautiful thing is not the life that is known, but the one that is unknown; not the past life, but the future” - Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere, Operette morali 480-81). The desire in Leopardi and the constitutive possibility of “being-there” in Heidegger seem very close to me. Isn’t it perhaps a constitutive part of man to desire, to yearn for something that is never what he would like it to be, but for this reason constitutes us in our being in the world?

The desire (for pleasure) is structurally constitutive of man (Dasein) because in the individual it ceases only with death. "Il detto desiderio del piacere non ha limiti per durata, perchè, come ho detto non finisce se non coll’esistenza,..Non ha limiti per estensione perch’è sostanziale in noi" ("This said desire for pleasure has no limits in duration, because, as I said, it does not end except with existence... It has no limits in extent because it is substantial in us.” - Operette morali 165).
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Published on July 31, 2024 11:31

July 27, 2024

Dirigido a mi madre

 



Cada vez que te siento,
te vuelves mi aliento. 
Me habla tu aroma,
tu voz calma me doma.
Cada vez que te pienso,
tu calor es inmenso. 
Me arrastra la dulzura
de tus ojos textura.
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Published on July 27, 2024 10:24

How to name those who

 



How to name those who perpetrate ill?
Who deceive their own people with skill?
Aiming solely to cause shipwreck and strife,
Spreading contagion, sowing discord in life.

The true mark is to deny God's grace,
Souls intent on infecting the human race.
They revel in destruction, madness their guide,
Renouncing life's meaning, self and pride.

Flesh and spirit and God they disdain,
Seeking ethereal heights, transcending pain.
In sodomy indulging, pleasure their goal,
Demons of history, lost without a soul.

In the abyss, they crave futile glory,
Embracing death, their own dark story.
No salvation awaits, their path is clear,
For them, humanity lives in baseness and fear.
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Published on July 27, 2024 03:53