Fabrizio Ulivieri's Blog, page 35

August 31, 2024

Essere poeti oggi

 


Il mondo pieno è di poëti

Che buttan parole, e apron spazi vacui

Lascian margini bianchi e vuoti.

Come Satana fanno: confondon e

Eo ipso poëti - son coronati!

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Published on August 31, 2024 22:11

Undici anni

 


Io ho un ricordo di te quando eri bambino.

Della tua maglietta verde - dei tuoi calzoncini neri.

Tenevi una mano in tasca e sorridevi. 

I capelli corti, gli occhi erano dolci e scuri. 

Oh Luigino, come eri diverso - io introverso ti seguivo.

L'amore per te mi dava di viver abbrivo.

Eravamo timidi, ingenui e teneri.

Ma eravamo veri, pronti al martirio

Di vita che storpia corpi e anime, lei crudele.

E sterza via, animale, quello che speri.

Noi, onesti, trepidi, ingenui - sinceri.



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Published on August 31, 2024 07:45

August 30, 2024

C'è ancora chi spera

 


Questa poesia è stata ispirata dalla canzone di Riki Maiocchi "C'è chi spera"Grazie Riki. Riposa in pace.
Il mondo, vedi, volta le spalle al bene
e si sbranano tutti come vere iene.
Ma se il giorno finisce e si fa sera
Vi è ancora chi di nuovo spera.Ognuno pensa a sé stesso e tace.
E tace, perché teme e non ha il cuore.
Ma se nuova una voce desse amore,
Chi spera si farebbe allora audace.E già il vecchio mondo avanzerebbe
Nuovo, e le campane in distanza
batterebbero al giovane la danza,
E in cielo l'aquilone alto vedrebbe.
Un nuovo tempo allora questo secolo.
Dove la gente canta e pioggia cade pura.
Tutto si crederebbe che ora dura,
Nel rosso della sera il miracolo.
Ma il rosso rispecchia disincanto.
E di chi spera cresce, lungo, il pianto.

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Published on August 30, 2024 12:38

August 28, 2024

To every thing there is a season

 


I have always wanted to engage with the theme from Ecclesiastes, which, in modern times, has been taken almost literally by the beautiful song by The Byrds.I also offer my interpretation of this theme with a Shakespearean patina.

To every thing there is a season,
there is a purpose under this reason.
Under this law, your right to cry:
What piece of work am I?
Why do you refrain from dying?
Don't be a fool - you know the Why.
All that lives will decline.
There is a time to live and die,
A time to weep, a time to heal,
A time for joy, a time for ordeal.
A time to love, a time to hate,
A time to deny, a time to state.
Do you wish to kill thyself in depth—
with a long living death?






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Published on August 28, 2024 21:45

August 26, 2024

Voce maligna

 


Un rumore mi porta qua lontano
un attimo - il mondo si fa strano.
Dove è il suo centro, qui o là?
Il senso, no, rispondere non sa.

È perso l'orientamento - corrotto.

Davvero vivo qui? sopra o sotto?
O ancora sono là dov' ero - tant' anni fa?

Un dio? e quale? crea violento iato?
Spezza questo presente nel passato?
O solo una voce che maligna
parla e si oppone e odio alligna?
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Published on August 26, 2024 11:42

August 25, 2024

Ombre forti - indimenticate


A Sabatina e Silvano
Mamma - babbo dov'è il mondo nostro
Il mondo che di Italia fece estro
E da voi ho imparato? Non qua dove vivo.
Qua ora che il caldo si fa schivo,
Già l'autunno incunea suo tremore.

Salutare la patria è dolore.
Le radici, lí dove tu sei nato.
Con voi tutto per sempre è andato.
Non importa se giusto o sbagliato
Ma con voi dagli occhi è sparito.

Lei mi ama, gli occhi suoi un invito.
Un corpo siamo e quasi una mente
Ma il mondo che la tiene è reticente.
Non il mondo che era mio, ma opposto.

Oggi il giorno è di sole, è agosto.
È già malata l'aria - è autunno.
Lo leggo, nel suo morbido affanno.
Nella luce settembre è limpido.
Nel colore dell'erba verde - pallido.

Con dolore io tengo - babbo e mamma
Non il mondo ch'è mio, ma quella fiamma
Voi m' avete passato - ombre a me date
In me forti vivete - indimenticate.

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Published on August 25, 2024 05:34

August 24, 2024

Ave - O Signora soave




Ecco nella corona trovo mia forza,
Trovo in questa corona protezione
Dai continui assalti di sua azione
Che senza pietà né cessa né smorza.

Nell' Ave cadenzato sempre uguale
Difendo il mio tempio - qui agli dèi
Maligni sol resister non potrei
E l'alito animale oh! sentirei.

È forza che mi dà, e scudo si fa.
Di lato va scontento il serpente
E tace indolente - sta zelante.
Ha la rabbia di dentro ma pazienza si dà.

Leggera è sua voce e mai tace.
Mai trova uno stato che dia pace.
Non fosse la corona e quell'Ave -
di'! quale la mia fine, O Signora soave?


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Published on August 24, 2024 10:37

È tempo

 




È tutto senza senso.

Pare tutto vero, sembra.

Sembra vero quello che tocchi,

Quello che vedi, vivi, mangi.

E bevi.

Eppure no. Non lo è. È apparenza .

Mentre lo vivi già si dissolve.

Mi appello ai sensi in ultimo 

Disperato tentativo.

Esistete? Siete veri? Vivo, io?

Dicono sí - ma mentono.

Tutto si sgretola attorno.

E mi credevo di essere  un soggetto,

Uno che esiste per sempre.

E ora divengo l'oggetto di qualcosa,

Oltre lo sgretolamento.

Che mi guarda attraverso crepe.

E io comincio a intravedere lo sguardo,

Che attende in un sorriso.

"Mi vedi ora?  Alla fine di tutto - io sono.

Preparati, ora. E' tempo."

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Published on August 24, 2024 01:16

August 23, 2024

Il "Man" heideggeriano e l'homo interior di Sant'Agostino





La morte viene esperita nella quotidianità del proprio esistere (Dasein), come la presenza di Dio si esperisce nella quotidianità del proprio esistere.

L'esperire, come ci insegna Heidegger, è un rapportarsi a se stesso (sich verhalten zu sich selbst).

Ma mentre per Heidegger questo rapportarsi si costituisce nella chiacchiera (Das Selbst der Alltäglichkeit aber ist das Man das sich in der öffentlichen Ausgelegtheit konstituiert, die sich im Gerede ausspricht: Il Sé della quotidianità è il Si, che si costituisce nell’interpretazione pubblica, che si esprime nel CHIACCHIERA ***), l'esperire Dio si costituisce nella ricerca di un dialogo interiore che noi chiameremo CUORE).
Per sviluppare questo dialogo ci vuole disposizione all'ascolto, ovvero avere una particolare disposizione emotiva che inclini ad ascoltare la voce del cuore, altrimenti si rimane nella superficialità dell'essere-con-gli-altri, dove tutto viene determinato dalla Chiacchiera.
E' vero che la parola di Dio è dappertutto ma solo chi ne sa cogliere i segni, ha quella determinata disposizione. Disporre è appunto un organizzare, un mettere insieme quello che per essenza disperso e separato.
Attraverso questa disposizione è possibile cogliere ciò che non è immediatamente visibile.

Infatti quelle cose di cui cerchiamo i segni vengono esperite perché di per sé sono già esperibili, ovvero le comprendiamo per il loro essere già da sempre comprensibili, quae nota cogitamus, et habemus in notitia etiam si non cogitemus, che pensiamo in quanto conosciute, che ci sono conosciute anche se non le  pensiamo (Sant'Agostino, De Trinitate, X, 17).
La morte per Heidegger si esperisce per sé nella morte dell'altro, la parola di Dio in quei pensieri che già sono di per sé noti. Lì si trova la parola di Dio, perché: in principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum.
Heidegger si occupa delle strutture esistenziali dell'uomo, per cogliere la parola di Dio occorre l'homo interior che non è certamente il Dasein di Heidegger.Solo nell'esercizio dell'ascolto si diviene capaci di ascoltare quella parola.Se si segue il alto orizzontale, quello di Heidegger, si è più vicini al lato animale dell'uomo, quello del branco (il Man, di Heidegger - il Dasein di Heidegger è infatti compleatamente immerso nel saeculum, di cui la chiacchiera è il riempimento del Man), quanto più ci si distanzia dal lato orizzontale e si segue quello orizzontale tanto più ci si avvicina all'ascolto della parola di Dio.Si veda su ciò questo nostro articolo: https://princasvilniuje.blogspot.com/2022/03/why-is-it-so-difficult-to-hear-gods.html

-----------------------------------*Sein und Zeit § 51** Sant'Agostino, De Trinitate, X, 17***  Sant'Agostino, De Trinitate, XI, 21
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Published on August 23, 2024 08:43

Heidegger's "They" (Man) and St. Augustine's Homo Interior




Death is experienced in the everydayness of one’s existence (Dasein), just as the presence of God is experienced in the everydayness of one’s existence.

Experiencing, as Heidegger teaches us, is a relating to oneself (sich verhalten zu sich selbst).

But while for Heidegger this relating is constituted in idle talk, das Gerede. (Das Selbst der Alltäglichkeit aber ist das Man, das sich in der öffentlichen Ausgelegtheit konstituiert, die sich im Gerede ausspricht: The Self of everydayness is the THEY (MAN) which constitutes itself in public interpretation, which expresses itself in idle talk*), the experience of God is constituted in the search for an inner dialogue, which we will call HEART. To develop this dialogue, one needs a disposition to listen, that is, to have a particular emotional inclination to listen to the heart's voice; otherwise, one remains in the superficial structure of being-with-others, where everything is determined by idle talk. It is true that the word of God is everywhere, but only those who can discern ITS signs have that particular disposition. 
Indeed, those things of which we seek the signs are experienced because they are, in themselves, already capable of being experienced; that is, we understand them because they are already and always comprehensible: quae nota cogitamus, et habemus in notitia etiam si non cogitemus, which we think of as known, which are known to us even if we do not think of them. For Heidegger, death is experienced for itself in the death of the other; the word of God, instead, in those thoughts that are already, in themselves, known. There is found the word of God, because: in principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum (In the beginning was the Word, and the Word was with God, and the Word was God). In fact similes Deo erimus, quoniam videbimus eum, non per speculum, sed sicuti est, we will be like God, for we will see Him, not through a mirror, but as He is.***
Heidegger deals with the existential structures of man; to grasp the word of God, the homo interior is required, which is certainly not Heidegger’s Dasein. Only in the practice of listening does one become capable of hearing that word. 
If one follows the horizontal path, that of Heidegger, one is closer to the animal side of man, i.e. that of the herd (Heidegger’s Man—the Dasein of Heidegger is, in fact, completely immersed in the Augustinian saeculum, in which idle talk becomes the fulfilment of the "Man"); the more one distances oneself from the horizontal and follows the vertical path, the closer one gets to listening to the word of God. See our article on this: https://princasvilniuje.blogspot.com/2022/03/why-is-it-so-difficult-to-hear-gods.html
-----------------------------------*Sein und Zeit § 51** Saint Augustine, De Trinitate, X, 17*** Saint Augustine, De Trinitate, XI, 21
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Published on August 23, 2024 08:39