Alessio Brugnoli's Blog, page 246
October 8, 2015
Ierofante
Una delle critiche più diffuse ricevute per Il Canto Oscuro era legata alla figura del cattivo, ritenuta troppo scialba. Cosa che avevo fatto intenzionalmente, volendo rappresentare la banalità del male, ma che molti lettori non avevano gradito.
Per cui, in Lithica, per dispetto ho seguito una strada alternativa: ho preso il tipico cattivone da fumetto e l’ho piazzato nel romanzo, con intenti parodistichi. Il problema è che mi sono lasciato prendere la mano… Senza neppure rendermene conto, mi sono davanti un personaggio totalmente diverso da quello che avevo immaginato…
Un personaggio crepuscolare, stanco della vita e tradito da ciò in cui ha creduto, che nonostante tutto, non si riesce a odiare…
October 7, 2015
Il Caso contro il Restauro
È naturale voler rimpiazzare qualcosa di importante distrutto dalla guerra con una sua copia. Si dice che la fenice sia capace di risorgere dalle proprie ceneri. I monumenti culturali e civili di notevole importanza devono, senza dubbio, essere riportati alla loro integrità, come segni di coerenza con il passato che possa servire da modello per la civiltà, ma non come riaffermazione di un ordine sociale ormai andato e concluso con la guerra. Il tentativo di ripristinare il tessuto delle antiche città nella loro condizione iniziale, tuttavia, è una follia che non solo nega le condizioni attuali, ma impedisce l’emergere di un tessuto urbano e di uno stile di vita basato sulle esigenze attuali. Ovunque si è tentato di ripristinare il tessuto urbano devastato dalla guerra, rimpiazzando ciò che è stato distrutto, si ha avuto come risultato null’altro che una parodia degna dell’ammirazione dei soli turisti. L’idea istintiva di riconquistare qualcosa che ormai è irrimediabilmente andato perduto si rifà ad una sensibilità Fin-de-siècle, che si autodefinisce come prosecutrice di una epoca implicitamente più vivida e potente. Ma l’intricata complessità definita dagli edifici, strade e città, costruita nel tempo e lungo l’arco di innumerevoli vite, non potrà mai essere sostituita. D’altronde, questo tentativo di sostituire i tessuti urbani è utile agli interessi di decrepite gerarchie, che lottano per legittimare sé stesse. Infine, attraverso la nostalgia ed il sentimentalismo, attuano l’inganno demagogico, troppo confortante e attraente per tutte quelle persone che lottano per riprendersi dalla tragedia di profonde perdite personali e culturali.
Nel momento della ripresa è fondamentale che si articolino nuove scelte e si proceda verso nuove direzioni. Considerato che i governi e le corporation non ne hanno alcun interesse, non ci si può aspettare che siano loro a prendere l’iniziativa di costruire una nuova società a più livelli. L’impulso per il perseguimento di tale obiettivo deve venire dal basso, da persone che cominciano a costruire direttamente, senza l’approvazione di una qualsivoglia autorità. Queste persone devono necessariamente includere qualsiasi gruppo sociale, le cui energie, una volta rilasciate, possano fluire prontamente in un nuovo, complesso e vorticoso corso, composto da atomi distinti, e non dissolti in una marea indiscriminata
Lebbeus Woods
September 29, 2015
Lettera di cittadini di Sarajevo
Ieri, abbiamo ricordato “Leb” con la poesia che accompagna “Guerra e Architettura”. Oggi, vogliamo farlo riportando la lettera che introduce lo stesso libro.
Questo pamphlet è dedicato ai cittadini di Sarajevo, che tutt’ora sono vittime di un assedio martellante e patologico. Un assedio che ha avuto inizio più di quattordici mesi fa. La mia speranza è che le idee contenute in questo testo, nonostante siano state elaborate a distanza e nonostante ci sia per i cittadini di Sarajevo una grande urgenza, possano in qualche modo contribuire, quando verrà il momento, alla ricostruzione della loro città e del loro stile di vita.
Oggi, le torri bruciano a Sarajevo. I monumenti di acciaio e vetro, eretti dal progressismo illuminato dell’era della società industriale, sono ormai nient’altro che carcasse sventrate, così come i valori e le ideologie che incarnavano. I grattacieli di Sarajevo sono stati i bersagli principali dei cannoni appostati sulle colline, così come lo sono stati i minareti e le moschee, la grande biblioteca, l’ufficio postale, gli edifici universitari e tutti gli altri simboli della ragione e della sua promessa di società civile. Una volta dato il via all’uso dei proiettili incendiari non vi è stato alcun modo per salvare quegli edifici. Non solo hanno avuto i mezzi, ma anche un delicato ordito di ragioni per farlo. Le torri incendiate di Sarajevo rappresentano il segno della fine dell’epoca della ragione, se non della ragione stessa, oltre la quale non vi è altro che un dominio di incomprensibile oscurità.
Ma la guerra non è confinata a questa città, né alla culturalmente complessa penisola balcanica, per la quale Sarajevo era simbolo di speranza e tolleranza, mentre ora indossa una maschera di disperazione. Conflitti armati infuriano in tutto il mondo: in Azerbaijan, Moldova e Georgia, in Afghanistan, Kashmir e Sri Lanka, in Israele e in Libano, in Angola ed in una mezza dozzina di altri stati africani, così come in Irlanda del Nord, in Perù ed in Colombia. Come un temporale improvviso, una insurrezione civile ha attraversato l’area centro-meridionale di Los Angeles, lasciando dietro di sé, oltre che una notevole quantità di proprietà devastate, anche l’illusione americana che i cambiamenti violenti e forzati interessassero esclusivamente altre nazioni. In Germania, l’incendio di edifici residenziali popolari ha portato a disordini che esprimono ancora una volta tutta la fragilità della società civile, anche nella più ordinata tra le società. Anche se nessuno sano di mente lo avrebbe mai auspicato, sta accadendo che, il mondo, in seguito al disgelo tra USA e blocco sovietico, continua sempre più a frammentarsi, incrinandosi come una grande lastra di ghiaccio, tracciando linee nuove ed inaspettate. È un quadro spaventoso e desolante, soprattutto alla fine di un secolo in cui orribili guerre ci hanno dato lezioni da non dimenticare sulla follia della violenza organizzata. È proprio questa immagine, che emerge dalla forza più crudele ed inquietante, ad essere quella che ha la possibilità di lenire il dolore della guerra. Solo attraverso il confronto con essa, con la violenza, ci potrà essere una qualche speranza di cambiare il suo tragico contenuto. Solo di fronte alla follia della distruzione premeditata si potrà ricominciare a riflettere, credendo di nuovo in sé stessi.
New York City
27 giugno 1993
Wall Games di Lebbeus Woods
Sempre per celebrare un grande e nobile utopista…
Originally posted on DoKC Lab:
Ha sempre visto lungo Lebbeus Woods, ed anche in questo saggio del 2004 ci da una lezione su come affrontare i muri mentali (e non) che ci stiamo costruendo attorno.Buona lettura!
Israele, come ogni stato sovrano, ha un diritto inalienabile di difendersi, ma non con qualsiasi mezzo. Se continua a beffarsi del diritto internazionale, come sta facendo, continuando la costruzione del Muro, si trasforma in uno stato rinnegato, al di fuori della legge e della sua tutela.
Quantunque Israele abbia il potere di farla franca per il momento, questo fatto alla fine, gli si ritorcerà contro, in maniera del tutto imprevedibile per ora, nonostante l’appoggio degli Stati Uniti e la tacita minaccia delle proprie armi nucleari. I rinnegati alla fine rimangono isolati, così come stanno imparando gli USA, dalle proprie azioni unilaterali e “preventive”, l’isolamento, in ultima analisi, minaccia la sopravvivenza di ogni nazione in un mondo del tutto interdipendente.Lo…
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September 28, 2015
Sarajevolution
Sabato sera, sono andato a vedere Sarajevolution, un documentario sulla capitale bosniaca e sulla sua difficoltà ad andare oltre le ferite della guerra e dove la Cultura, come in Italia, è messa da parte dal potere, trasformata strumento necessario per ricostruire l’Uomo in lusso inutile, da lasciare sfiorire e dimenticare in un cantuccio polveroso.
Sono andato perchè Sarajevo è qualcosa di più e di diverso di una banale icona di tolleranza e convivenza: è invece una ferita che si ha nella carne e nel cuore, che non si cicatrizza mai.
E’ il ricordare il quanto siano fragili i valori su cui costruiamo la nostra vita, il riconoscerci nella diversità dell’altro. O che nonostante la barbarie possa circondarci, qualche angolo di Paradiso possa continuare a sopravvivere, come un’erbaccia cattiva e infestante. Come, anche nei momenti più bui, sia necessario tenere nel cuore l’Utopia…
E per celebrare Lebbeus Woods, l’autore di Guerra e Architettura, di cui tra poco ricorrerà l’anniversario della morte…..
Uomo che ha vissuto i giorni dell’assedio e che si è interrogato a fondo sui motivi di quell’assurda guerra e che ricordo con i versi con cui apre il suo libro dedicato a Sarajevo
Architettura e guerra non sono incompatibili.
Architettura è guerra. Guerra è architettura.
Sono in guerra con il mio tempo, con la storia, con tutte le autorità che risiedono nella fissità delle forme
Sono uno dei milioni di individui che non ci stanno, che non hanno casa, senza famiglia, senza fede, nessun luogo sicuro da poter considerare mio, non conosco l’inizio o la fine, nessun “sacro luogo primordiale”
Dichiaro guerra a tutte le icone ed a tutti i fini, dichiaro guerra a tutte le storie che mi incatenano alle mie stesse menzogne, alle mie pietose paure.
Conosco solo momenti, e vite che sono come momenti, e forme che sembrano avere una forza infinita, fino a quando “si fondono con l’aria”
Sono un architetto, un costruttore di mondi, un sensuale adoratore della carne, la melodia, una figura che si staglia contro il cielo oscuro.
Non conosco il tuo nome. Ne tu il mio.
Domani, inizieremo insieme la costruzione di una città
September 25, 2015
Un’altra recensione su Lithica
Approfittando di un attimo di respiro, do visibilità al parere di un mio lettore abituale su Lithica
Bel romanzo, molto complesso e ben congegnato, scritto da un autore con una cultura come minimo enciclopedica. Detto questo, a me è piaciuto un po’ meno del precedente, forse perché non amo particolarmente Lovecraft (e c’è molto di questo scrittore in Lithica) e magari anche per il fatto che imho i protagonisti hanno un po’ troppo la tendenza a vomitare (o peggio) durante le scene madri…
In ogni caso, un libro da consigliare.
Dunque, sono contento che il romanzo sia stato definito ben congegnato, perché la trama non lineare ha reso perplessi diversi lettori (non però al livello di Noccioline da Marte... Anche se le sue recensioni, che variano da “boiata galattica” a “capolavoro degno di Solaris”, mi hanno confuso assai le idee sul suo valore).
Trama che è stata frutto, più che di un omaggio al Connettivismo, di una precisa scelta stilistica: da una parte la volontà di osare, mostrando come nella letteratura di genere si possano usare meccanismi del romanzo “alto”, senza perdere di leggibilità. Dall’altra, la complessità della trama è uno specchio della complessità della realtà con cui i personaggi devono confrontarsi e a che stento riescono a comprendere nella sua pienezza.
Sugli appunti, questione di gusti personali: io non vado matto per la cassoeula, ma ho tanti amici milanesi che ne vanno pazzi… Per cui, capisco come Lovercraft possa non essere gradito…
Tra l’altro, l’immaginario del solitario di Providence, che forse apparirà nel seguito delle disavventure di Beppe e Andrea, svolgendo un ruolo alla Philip Marlowe, è strumentale al romanzo, non solo perché Lithica si svolge in contemporanea a Il richiamo di Cthulhu.
Il filo conduttore del romanzo è nella lotta tra i personaggi e i propri abissi che qualcuno vince, che altri perdono e che Beppe esorcizza con il disincanto. Ho pensato che non ci fosse metafora più potente dei Grandi Antichi, per narrare le proprie paure e insicurezze più profonde….
Sul fatto che i miei protagonisti vomitino, presi dal terrore e dal disgusto, beh è un tocco di naturalismo, che cerca di non renderli simili ai tanti manichini, sempre perfetti e con i nervi saldi, che popolano la narrativa di genere…
September 22, 2015
Di martedì
Con “Il Cielo in una stanza”, l’inaugurazione dell’opera di Massimo Livadotti, il festival Di Martedì ai Giardini si avvia verso le battute finali, in attesa della conclusione che avverrà domenica alle 17.00 con le Danze di Piazza Vittorio.
L’esperienza del Festival, cominciata il 7 giugno, con la festa di strada di Via Machiavelli, con le sue aree di miglioramento, penso al una comunicazione più pervasiva o a una diversa programmazione settembrina, è stata sicuramente positiva.
Con un budget limitato e senza pesare sulle magre finanze del Municipio, per tre mesi i giardini di piazza Vittorio sono stati teatro di un’esperienza di cultura partecipata dal basso, che ha creato spazi di socialità e dialogo tra i diversi popoli che abitano l’Esquilino…
Un atto d’orgoglio, che ha permesso di valorizzare il bello di questo rione, troppo spesso dimenticato dal Campidoglio e che si spera di replicare in meglio l’anno prossimo….
Un grazie di cuore a tutti coloro che l’hanno resa possibile…
September 18, 2015
Sir Francis Grenfell
Capitò tutto in Irlanda, dalle parti di Galloway… Io, Luca, Claudio e Livio stavamo annoiandoci a visitare una casa torre; decidemmo di fare la solita foto scema da italiani in vacanza, facendo scattare l’allarme generale.
Mentre cercavamo di fare i vaghi, assumendo un’aria innocente, mi trovai davanti a un quadro ingombrante, un ritratto di un tizio con i baffoni e dal petto stracarico di medaglie.
Lessi una targhetta: era un certo sir Francis Grenfell… Il commento di Livio, accanto a me, fu:
“Che barbaciano…”.
Per qualche strano motivo, il nome di questo tizio mi rimase impresso nella mente. Anni dopo, in vacanza a Malta, in un ristorante di Mellieħa, mi ritrovai davanti lo stesso ritratto. Il cameriere, tra la perplessita di mia moglie, mi spiegò come la persona rappresentata fosse uno dei tanti governatori inglesi dell’isola.
Impegnato nella stesura di Lithica, interpretai il tutto come un segno del destino…
Così comincia a documentarmi su sir Francis, per introdurlo nel romanzo, e rimasi affascinato dalla sua strana e complicata personalità. Deve ammettere che su di lui, ho inventato ben poco: mi sono semplicemente a limitato a raccontare le sue idee e le sue manie.
Comunque, per i più curiosi, che ci faceva il ritratto di sir Francis in Irlanda ? Nel 1904, nella nostra storia, venne nominato comandante in capo delle truppe britanniche nell’isola di smeraldo e come Garibaldi in Italia, pare abbia passato il tempo a dormire in ogni casa nobiliare di quella nazione…
September 16, 2015
“Il cielo in una stanza” Inaugurazione dell’opera di Massimo Livadiotti
‘Il cielo in una stanza….’ parafrasando la famosa e bellissima canzone di Gino Paoli l’artista Massimo Livadiotti invita gli amici a visitare la sua camera da letto divenuta attraverso la pittura la sua ‘Stanza dei paesaggi’. Le pareti concepite come appunto paesaggi della memoria e del viaggio…..il letto in legno dipinto come luogo del pensiero e della psiche…….il mobile come elemento simmetrico e speculare……e lo specchio pensato come una ‘soglia’ sugli aspetti esoterici del mondo naturale.
Durante l’inaugurazione sarà presentata l’iniziativa
“All’Esquilino: Un incontro con l’artista” : una serie di visite guidate ai vari atelier degli artisti dell’Esquilino promossa da Noi Di Esquilino (gruppo di persone che si riuniscono per promuovere la cultura nella zona)
info:22 settembre ore 18:30
Piazza Vittorio Emanuele secondo n 31 terzo piano
maxlivadia@gmail.com
noidiequilino@gmail.com
September 15, 2015
Inquisitore
Come il buon Joyce, da ragazzo ebbi a che fare con i Fratelli delle Scuole Cristiane. Ricordo ancora il mio insegnante di religione. Era un vecchio alto, con i capelli bianchi e il naso aquilino, forse da giovane era stato anche un bell’uomo atletico.
Era coltissimo, parlava più lingue e aveva un notevole talento artistico. I suoi pregi erano grandi, ma i suoi difetti erano immensi.
Non ho mai conosciuto una persona più ossessionata dall’idea del peccato, in tutte le sue forme: ogni lezione terminava con l’esortazione a pentirci, altrimenti saremmo finiti dritti all’inferno
In più, cosa secondo me grave per un religioso, mancava di quell’idea di tolleranza e di carità, che dovrebbero essere la base di ogni vivere comune. In tempi diversi, sarebbe stato o un santo o un potenziale genocida… Quando parlava dei comunisti, secondo lui fonte di ogni male, si infiammava, mostrando il desiderio fisico di prenderli a scudisciate o di impiccarli. Dico fisico, perchè nelle gestualità, mimava queste azioni…
Di fatto, la mia vita è stata un fuggire alla sua influenza e catene… Se mai me lo ritrovassi davanti, alle sue paternali rispondei come Joyce
Quando un’anima nasce, le vengono gettate delle reti per impedire che fugga. Tu mi parli di religione, lingua e nazionalità: io cercherò di fuggire da quelle reti
Però, quella figura in qualche modo è entrata nel mio immaginario, diventando l’ispirazione dell'”Inquisitore” in Lithica... Un uomo pieno di incubi, che cerca di esorcizzare con ua morale restrittiva, ma che alla fine cade e si salva solo grazie ad Andrea.
Andrea che non è la persona migliore del mondo, Il Canto Oscuro è costruito sui suoi difetti, che a volte riesce a porre l’Uomo al di sopra della Legge…
Alessio Brugnoli's Blog


