Alessio Brugnoli's Blog, page 248

August 24, 2015

Perché Lawrence….


Perchè Lawrence d’Arabia ? E’ un domanda che mi hanno fatto un paio di lettori di Lithica… La prima risposta, istintiva, è


“Perchè m’è piaciuto er film”.


In realtà, la questione è lievemente più complessa, simile al mio rapporto con i dinosauri. quando me ne sono innamorato da bambino, non erano che lenti e stupidi lucertoloni; con il passare del tempo e le nuove scoperte, si sono trasformati in tacchini giganti.


Ciò non ha tolto loro fascino, ma se possibile, li ha resi ancora più interessanti…. Così Lawrence: da bambino ho visto il film, poco c’ho capito, ma mi sono rimasi impressi i colori, i vestiti e i paesaggi


Poi ho letto i Sette Pilastri della Saggezza, conoscendo Lawrence, con i suoi ideali e


ambiguità. Non uno stratega o un ribelle, ma un uomo inquieto, alla perenne ricerca di se stess e del senso di ciò che lo circonda…


Proprio di ciò che avevo bisogno del romanzo: se Andrea Conti accetta la legge morale come un dato di fatto, razionale e intellegibile, e Beppe, come il fowl delle commedie elisabettiane la irride, mostrandone la vuota apparanze, Lawrence è colui che nel rimpianto ritrova il senso del Bene e del Male.


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on August 24, 2015 06:58

August 19, 2015

Recensione a Cronache di Mondo9


Dato che non sono il tizio più attendibile per recensire Mondo9, il mio giudizio potrebbe essere contestato, data la mia amicizia per Dario, preferisco lasciare la parola al signor Nando, personaggio storico dell’ Esquilino, noto per aver avuto un banco di frutta e verdura quando il mercato era a Piazza Vittorio e che adesso si gode la meritata pensione, leggendo fantascienza.


A suo dire, ha tutti i numeri di Urania: l’ha scoperta da ragazzo, quando faceva il garzone presso un banco che vendeva lumache, legumi, stoccafisso e baccalà.


“Me faceva compagna ne le pause” ci tiene sempre a dire “e me faceva sognà… Però, più invecchio e meno me la godo e meno ce capisco… Diventa tutto più complicato e meno divertente, più terra terra e con tanti paroloni.


Sarà che la fantascienza è specchio der monno e questo è sempre più brutto… No, stamme a capì, nun me lamento de l’immigrati: ‘na volta qui venivano dal Sud dell’Italia, mo dar sud der monno, non è che è cambiato niente.


Nè de la zozzeria… A Piazza Vittorio sempre affogati ne la monnezza… Neppure de la delinquenza… Vedì, la do quella zingara venne li panni presi da li secchioni ? Vent’anni fa c’era uno che rivenneva le catenine de li scippi, trent’anni far un bucatino, cinquanta, un cravattaro… Alla fine nun è cambiato niente, se non ne la testa nostra.


Nun sapemo più sognà er futuro… E se la fantascienza deve raccontà er presente co’ altre parole, boh, che palle… Vedi er premio Urania de quest’anno… Io, pe’ ignoranza mia, ‘sto Battisti nun lo conosco.. E Verso nun me piace ! E’ scontato, ma forse so’ io che ho letto troppa fantascienza, te fa scende il latte alle ginocchia pe’ quanto è lento, usa trenta parole, quando ne basterebbe una… Speriamo bene”.


Poi, da un vecchio borsello anni Settanta, tutto logoro, tira fuori Le Cronache di Mondo 9


“Vedi questo… A me l’altri libri de Tonani nun è che m’abbiamo fatto ‘mpazzì, forse perchè a Milano nun ce so mai stato o perchè io li cartoni animati nun l’ho mai seguiti… Quando accompagnavo mi nipote all’Apollo, quando non era er rudere de oggi, pe’ vedè la Disney, me facevo certe penniche.


Invece questo…E’ immaginifico, co’ ‘sto mondo desolato e ‘ste navi de terra infami. Non è la solita solfa che se legge nei romanzi italiani: cioè se me devo legge de un omicidio e de un investigatore, me compro un giallo, no Urania.


Poi è scritto che se legge veloce, senza troppi fronzoli, che appassiona. L’unico problema, che però è legato all’annite acuta mia, è che secondo me è ‘n po’ dispersivo, tra un racconto e l’altro. ‘N sacco de volte ho dovuto faticà, pe’ recuperà er filo der discorso e ricordamme tutti i protagonisti… E che non so’ più attento come ‘na volta..”.


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on August 19, 2015 03:50

July 29, 2015

Discussione sull’Ucronia


In maniera inaspettata, le mie riflessioni sull’ucronia hanno scatenato un dibattito tra vari scrittori del fantastico e della fantascienza italiana.


Il primo a intervenire è stato Davide del Popolo Riolo, autore di De Bello Alieno


Ci riflettevo ieri sera, e mi è venuta in mente questa cosa, non particolarmente originale, credo: chi scrive narrativa ucronica può avere due finalità, può scrivere ucronie come metafora oppure come speculazione. Il primo ha interesse a descrivere il nostro mondo da una visuale diversa ed originale, per cui l’esattezza storica della sua ipotesi, e come si è arrivati al mondo che descrive, gli interessa poco, magari ne dà pochi accenni, ma come per obbligo. E’ un po’ il caso di Dick in The Man in the High Castle. Non credo che gli interessasse spiegare come l’Asse poteva vincere la guerra. Quello che gli interessava era attuare una critica della società americana dei suoi tempi, mettere in crisi le comode certezze, l’ottimismo facilone, attraverso un’ottica sorprendente e spiazzante, penso. Chi invece vede l’ucronia come una speculazione intellettuale non ha metafore da proporre: parte da un’ipotesi più o meno realistica, e cerca di descrivere dove si arriva, rimanendo il più fedele possibile alle realtà storiche conosciute. In quest’ultimo caso, l’esattezza storica è ovviamente essenziale. Poi probabilmente le due finalità a volte si mescolano, ed allora la cosa diventa più complicata…


Aggiungo che dall’ucronia come speculazione intellettuale si può facilmente passare al gioco, al pastiche divertito e citazionista in cui l’autore strizza l’occhio ai lettori e dice: “sì, lo so, non è possibile… ma divertiamoci lo stesso con quest’ipotesi!”, che è un tipo di ucronia che amo… Ucronia castigat mores !


L’idea affascinante, dell’ucronia come ars combinatoria e post moderna, è ripresa da Paolo Ninzatti, autore de Il Volo del Leone 


La ragione per cui, da lettore, ho apprezzato DE BELLO ALIENO. Quasi impossibile, ma mi sono divertito un mondo leggendolo.La medesima ragione per cui ho gradito DALLE MIE CENERI di Giampietro Stocco. La parte fantascientifica inserita nell’ucronia l’ha resa più intrigante.  Tutto sommato, quello che mi piace delle ucronie è l’idea per cui, pur rimischiando le carte, il fattore umano rimane lo stesso. Cambiano solo i soggetti. Gli oppressi della nostra TL divengono gli oppressori dellla linea what if. Il prodotto non cambia. Gli umani sono sempre gli stessi.


Un gioco di parti, in cui rimane però sempre valida la domanda dello scrittorie di fantascienza romano Pier Luigi Manieri


Quali confini e libertà può concedersi l’ucronia? Questo è il dilemma..


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 29, 2015 06:08

July 27, 2015

Alieni a Piazza Vittorio

product_thumbnail


Testo tratto dalla pagina di Angel Radio Roma


In Italia, purtroppo, si ha un’idea distorta della fantascienza: è vista come letteratura d’evasione, priva di contenuti seri, roba da ragazzotti annoiati… In verità, è qualcosa di più e di profondamente diverso. La fantascienza è una letteratura di riflessione, un esperimento mentale che, con la scusa del futuro, permette di analizzare le contraddizioni e i problemi del nostro Presente.


In questo compito, riescono alla perfezione gli autori italiani, anche le condizioni di perenne crisi in cui affoga la nostra Nazione, che la rende perfetta metafora di quello che Spengler definiva Tramonto dell’Occidente.


Navi Grigie, romanzo di Alessio Brugnoli, con la sua molteplicità di livelli di lettura, è proprio uno specchio di tale condizione di mutazione e instabilità: un libro che è è un saggio filosofico, alla maniera dei libertini francesi ,su uno dei temi che ossessiona l’Uomo da quando ha sviluppato un barlume di coscienza. Ciò che ci circonda, la realtà, ha un fine superiore o è puro caos, privo di qualsiasi significato, tranne quello che vogliamo arbitrariamente attribuirgli?


E’ una critica, ironica e spietata, della nostra società, di cui sono evidenziate e portate all’eccesso le varie follie. E’ un romanzo di pura sperimentazione, un viaggio ai limiti del linguaggio, in cui si deformano in chiave espressionistica e grottesca i termini con cui definiamo il nostro quotidiano.


E’ una metafora del rione Esquilino, dove il concetto di alieno non è un qualcosa di astratto, ma una realtà concreta, in cui ogni giorno ci si abita a imparare dal diverso, a comprenderlo, ad apprezzarlo o qualche volta a sopportarlo.


In questo spazio condiviso, le culture non rimangono chiuse in compartimenti stagni, ma dialogano e lottano per creare un qualcosa di nuovo e più ampio rispetto alle proprie radici.

Un insieme di spunti di riflessione che, in altri mani, potrebbe trasformarsi in un mix soporifero; ma Brugnoli riesce a evitare questo rischio, per una fantasia barocca e immaginifica, che in ogni pagina sorprende il lettore con infiniti fuochi d’artificio e per un’ironia pervasiva, un non prendersi sul serio, che lascia sempre una punta di amaro in bocca.


Doti che semplificano il lavoro di chi vuole ridurre il libro a spettacolo teatrale o in un semplice reading, accompagnato da musica.


Uno di questi reading, a cura dell’attrice e regista Ermelinda Bonifacio, intitolato Alieni in Piazza Vittorio, sarà recitato martedì 28 luglio, alle ore 19.00, nella cavea teatrale dei giardini di Piazza Vittorio, come evento del festival Di Martedì ai Giardini, organizzato dal gruppo Noi di Esquilino, per combattere con la Cultura il degrado che rischia di travolgere Roma.


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 27, 2015 02:54

July 26, 2015

E’ complicato scrivere ucronie

leoni


Scrivere ucronie è sempre complicato, specie se queste si sviluppano in arco temporale estremamente ampio. Il problema, paradossalmente, non è tanto nell’analisi geopolitica: se la Storia è un sistema caotico, questa sarà caratterizzata dalla forte dipendenza puntuale dalle condizioni iniziali, la scelta del Punto di Divergenza, (il cosiddetto effetto farfalla) e dall’indipendenza complessiva dalle stesse condizioni iniziali (l’evoluzione del sistema sarà sempre vincolata nello spazio delle fasi dai suoi attrattori strani)


Vuol dire che non possiamo definire a medio termine le conseguenze di qualsiasi evento: tuttavia, questa sarà sempre compresa in un insieme di valori.


Ossia, in Europa, potrà esserci un provvisorio dominio Ottomano, Etrusco, Inuit, ma per le condizioni geografiche prevarrà sempre una frantumazione e un equilibrio di forze.


Per cui, le variabili geopolitiche, per quanto numerose, però risultano essere gestibili… Più complessa però è l’evoluzione culturale: faccio un esempio, partendo dalle polemiche che ci sono state su Tempo da leoni a Timbuctu, in si accusava il buon Silveberg di non aver descritto i cambiamenti subiti dagli inglesi sotto il dominio ottomano.


In un caso del genere, se dovessimo fare i puntigliosi, bisognerebbe distinguere il caso di indirect rule, tramite vassallaggio, come la Serbia, o direct rules, organizzazione in sangiaccati, come nel caso bosniaco.


Nel primo caso, dal punto di vista culturale ed etnico, cambia poco: le classi dominanti adotteranno vestiti e cibi turchi, nella lingua vi saranno più calchi tratti dall’oghuz, nella musica e nella letteratura inglese si saranno strumenti musicali e forme ritmiche analoghe a quelle dell’Anatolia.


Dal punto di vista sociale ed economico, si manterrà un assetto “feudale”, perchè più comodo da gestire da parte dei Turchi e la crescita della popolazione, a causa delle fughe e della tassa di sangue, sarà molto bassa: per cui difficile che si realizzi qualche rivoluzione agricola e industriale


Nel caso si dominio diretto, vi saranno invece dei cambiamenti drammatici in ambito di religione, di lingua ed etnici: non solo per la presenza dei soliti furbacchiono che si convertono per non pagare le tasse, cosa che esasperava il Sultano, ma per l’abitudine Ottomana di deportare nelle aree periferiche popolazioni anatoliche seguaci dell’Islam sciita o di predicatori strampalati. In compeso, sarà accentuata l’urbanizzazione.


Però, questo avviene a livello di dominati: paradossalmente, essendo un sistema a feedback, analoghi cambiamenti avvengono sui dominanti: ai tre substrati che costituiscono la cultura turca, l’oghuz, l’islamico e il bizantino, si sovrapporrebbero almeno due nuovi, il neolatino e il germanico, con esiti imprevedibili…


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 26, 2015 12:44

July 22, 2015

Nero Italiano

Nero-italiano


In questi giorni, sto rileggendo Nero Italiano, di Giampietro Stocco, pubblicato in formato elettronico da Delos. Dico rileggendo, perchè, in tempi non sospetti, quando a tutto pensavo tranne che dedicarmi alla fantascienza, lessi la versione cartacea.


Avendo, come dice mia moglie, la memoria di un’ameba ubriaca, non sono sicuramente attendibile: però ho l’impressione, che l’edizione Delos non sia solo la trasposizione di formato, ma che vi siano anche delle differenze di trama e che forse è stato revisionato anche a livello di scrittura, rendendo il tutto più scorrevole… Però prendete il tutto con le pinze, potrei essermi sbagliato…


Perché leggere Nero Italiano ? A costo di dire una banalità, perché ha due virtù rare nella fantascienza italiana: è ben scritto e soprattutto non annoia mai.


Lo scrittura di Stocco è incisiva, priva di fronzoli, capace di andare subito al dunque, senza allungare il brodo: il suo respiro è costante, non perde mai un colpo… Lo stesso vale per la trama, che pur non essendo immediata e lineare, però non lascia mai in confusione il lettore, evidenziando i passaggi e le concatenazioni logiche.


Giampietro, poi ha il dono di caratterizzare i suoi personaggi: dall’ambizione della De Carli alla superficialità di Ciano, dalle contraddizioni e ipocrisie di Diletti e della sua fidanzata, tutti hanno una dimensione tragica e concreta.


Doti che uno dalla scrittura caotica e confusionaria come il sottoscritto non può che ammirare… Come la sua Roma, tanto diversa dalla mia, ma che mi ricorda in ogni pagina le angosce e i timori della mia infanzia, con la violenza pervasiva e greve, capace di sovrapporsi a ogni atto e vita, come polvere sulle cose.


E cosa ammiro di Stocco è la capacità di rovesciare gli stilemi del fantafascismo, rendendolo qualcosa di più e di diverso da una banale celebrazione nostalgica: una metafora delle crisi che percorrono ciclicamente l’Italia, con la dura consapevolezza della nostra incapacità a reagire…


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 22, 2015 05:07

July 21, 2015

Ucronie e Storia

branca


Uno dei problemi, quando si scrive la narrativa ucronica, è la conoscenza del contesto in cui si ambientano le proprie storie.


Non perchè l’autore sia pigro o ignorante: a volte, mancano proprio le informazioni.


Faccio un esempio: una mattina mi sveglio e per qualsiasi arcano motivo, mi viene in mente di scrivere un romanzo, in cui Teofilatto, invece di nominare come papa Giovanni X, fa eleggere un candidato più docile, trasformando Roma e il Lazio nel dominio permanente dei Conti di Tuscolo.


Tutto bene, in linea di massima i fatti si conoscono,senonché sorge un piccolo, insignificante, problema. Quanto è popolata la Roma dell’epoca ? Quali edifici sono utilizzati ? Come campano i suoi abitanti ?


E’ un deserto, in cui quattro straccioni si muovono tra rovine o una città a suo modo vitale ?


Sembra strano, ma un dato del genere, che condiziona pesantemente l’ambientazione, non è noto.


Di fatto, è in corso una polemica senza fine sul tema: parte degli storici taliani afferma che vi fossero meno di 10.000 abitanti. Storici francesi, con una serie di conti, che di fatto sono riconducibili a:


1) sommiamo le 10 centurie di milites delle scholae di Borgo, le quaranta della civitas, i burocrati citati nel Liber Pontificalis e un x variabile a piacere di artigiani, mercanti e contadini

2) Moltiplichiamo tutto per 4


Ottengono tra i 24.000 e i 35.000 abitanti, in linea con le stime di Gregorovius


Storici e archeologi inglesi, da estrapolazioni statistiche dovute alla presenza del vasellame negli scavi del Sessorianum e della Crypta Balbi e dall’analisi delle necropoli, partendo dalle ricerche Roberto Meneghini e Riccardo Santangeli Valenzani, arrivano a sparare anche la cifra di 90.000 abitanti, ossia superiore al picco demografico del 1300 e di poco inferiore ai dati certi su Costantinopoli.


Il bello che l’archeologia, sia per la distruzione dovuta a Savoia e a Mussolini degli strati archeologici alto medievali dell’Esquilino e di parte del Rione Monti che pare fossero le zone più densamente popolate dell’epoca, sia per le nuove scoperte, che hanno dimostrato come a differenza di quanto si pensasse, la zona di Piazza Navona fosse tutt’altro che deserta, confonde sempre di più le idee.


Si può ipotizzare una popolazione in crescita, per la ristrutturazione delle domus cultae, e un certo boom economico, però alla prova dei fatti, sono tutte supposizioni…


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 21, 2015 08:17

July 20, 2015

Scuola romana ?


Nelle presentazioni dei miei romanzi, il momento che diverte di più è rispondere alle domande del pubblico.


Vi è quello che mi chiede le ricette dei piatti presenti nelle mie pagine, chi consigli per il turismo, chi non si convince sul fatto che non siano esistiti computer a vapore o sul fatto che la ricetta originale della coda alla vaccinara preveda l’uso dei pinoli e del cacao amaro.


Ultimamente, nella varia umanità di lettori, c’è sempre quello che alza la manina e chiede:


“Maestro (titolo che in Italia sembra non negarsi a nessuno), ma secondo lei, esiste una scuola romana della fantascienza ?”.


Cosa a cui rispondo di solito con un


“Boh”


Senza dubbio, conosco diversi autori romani, da Sandro Battisti a Francesco Troccoli. Tutti godono della mia stima.


Tra loro ammetto che vi siano dei tratti comuni: vivere a Roma, città barocca, contraddittoria, ingombrante nella Storia e nei difetti, certo condiziona il proprio immaginario e la propria scrittura.


Nella maggior parte degli autori, c’è una forte dimensione “politica”, non intesa come propaganda di un partito o di un altro, ma come interesse profondo per la società in cui si vive, i cui limiti sono portati all’estremo, alimentando il proprio fantastico.


Vi è diffuso un gusto per la citazione postmoderna e per la sperimentazione linguistica… Oltre questo, però, ho l’impressione che parlare di scuola sia come un letto di Procuste, in cui imprigionare sensibilità e visioni forti della loro individualità…


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 20, 2015 06:03

July 19, 2015

Elogio a Sandro Battisti

Sandro-Battisti1


Sandro Battisti è mio amico: buono, paziente, generoso. Senza di lui, che sin da subito ha creduto in me, non mi sarei mai dedicato non dico alla fantascienza, ma neppure alla scritttura.


Sandro è il mio editor: anche se a volte lo vorrei strozzare (e sospetto che, nonostante il suo grande cuore, anche lui a volte provi questa tentazione), gli debbo molto dal punto di vista della mia crescita come scrittore.


Sandro è un pilastro della fantascienza italiana, anche se per la sua umiltà è il primo a non considerarsi tale: per il suo coraggio nel gettarsi in ogni avventura, perchè crede in ciò che fa, per la voglia di sperimentare e di rimettersi in discussione.


Sandro, in un panorama fantascientifico italiano, a volte troppo pigro e conservatore, è un innovatore inquieto, sempre pronto a esplorare i confini del linguaggio e gli impatti della tecnologia sull’Umano.


E se ogni tanto scherzo sopra su qualche suo vezzo, se Renzi mettesse una tassa sull’uso delle parole Olistico, Continuum e Quantistico, Sandro sarebbe rovinato, è perchè non riesco a stargli dietro, quando guarda oltre l’Orizzonte.


Sono felice come una Pasqua, per la sua vittoria al Premio Urania: è il giusto coronamento della sua visionarietà e dei suoi sacrifici… Complimenti, vecchio mio !


P.S. E guai a te se non festeggi ! E la volta buona che “te cionco le recchie ” !!!


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 19, 2015 09:22

Fantozzi ad Eataly


Oggi, complice il caldo, io e mia moglie siamo andati a pranzo alla nuova Eataly, vicino casa nostra… Esperienza con luci e ombre e qualcosa che secondo me è assai discutibile..


Luci


1) La location, per dirla alla romana, fa la sua porca figura

2) La qualità del cibo è elevata

3) I cuochi nella cucina sono educati, disponibili e ci mettono l’anima in ciò che cucinano


Ombre


1) Il servizio è fantozziano: sono bastati quattro tavoli per mandarlo in tilt. Nell’ordine:


a) Sono state invertite le ordinazioni in un paio di tavoli.

b) Ho dovuto inseguire il mio cameriere che sperduto, vagava tra un piano e l’altro con le nostre pizze, non sapendo a chi darle, per avere servito il pranzo.

c) Pare che sia una cosa particolarmente esotica, accompagnare le tazzine di caffè con le bustine di zucchero

d) Si può pagare con il bancomat solo al piano terra… Quando ho chiesto il perchè alla cassa del ristorante, la risposta è stata


“Siamo nuovi e non si fidano a farci usare il POS”


2) Continuo a non capire perchè nel negozio vi siano gli stessi prodotti del Todis di via dei Volsci a San Lorenzo, però con il prezzo decuplicato…


Buio Pesto


Ora se un prodotto ha come prezzo di etichetta 15 euro al chilo, 100 grammi, se la matematica non è un’opinione, costano un euro e mezzo… Se invece i 100 grammi me li fai pagari 10 euro, dicendo


“ops è un errore nell’etichettatura”


se non vuoi che si parli di pubblicità ingannevole, devi almeno ammettere che qualche problema nel fare il tuo lavoro ce l’hai..


 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 19, 2015 06:39

Alessio Brugnoli's Blog

Alessio Brugnoli
Alessio Brugnoli isn't a Goodreads Author (yet), but they do have a blog, so here are some recent posts imported from their feed.
Follow Alessio Brugnoli's blog with rss.