Alessio Brugnoli's Blog, page 164
January 21, 2018
Non c’è mai tempo
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Simone D’Aniello è nato e cresciuto all’Esquilino. Me lo ricordo da ragazzo, ricordo il negozio dei suoi, anche se, direi una bugia grossa come una casa se affermassi il contrario, non siamo mai stati in comitiva assieme
Simone, benché la vita l’ha allontanato dall’Esquilino, è innamoratissimo del Rione ed è una sorta di nostra memoria storica, pronto a sbeffeggiare, giustamente, chiunque su Fb scriva qualche boiata, mitizzando il passato di Piazza Vittorio e d’intorni.
Simone è socio di un pub, lo Tsunami, che il sottoscritto, purtroppo, è troppo pigro per bazzicare. Simone è un grande artista, una delle colonne portanti del reggae e dell’underground romano.
Essendo ignorante in materia, lascio la parola a lui, nel descrivere il suo gruppo Tsunami Massive
La Tsunami Massive nasce dalle ceneri di diversi progetti…ogni suo componente proviene da diverse attività individuali affrontate nel corso di questi ultimi anni. Tante serate, canzoni, collaborazioni, delusioni e successi,i hanno portato ad avere la giusta maturità per affrontare questo progetto comune… appunto la Tsunami Massive.
La voglia è quella di portare in giro nelle varie dancehall e non, uno spettacolo completo composto da canzoni eseguite live e una selezione curata…il nostro primo obiettivo è divertire e divertirci rispettando però le radici di una musica speciale, piena di valori e significati.
La dancehall per noi è il posto dove dare luogo ad ogni sfogo e staccare la mente dallo stress accumulato nella vita di tutti i giorni, quindi gioia infinita e solo facce sorridenti!!
Il 30 Novembre 2013, esce “ADESSO TOCCA A NOI“, il primo album della Tsunami, che contiene 17 tracce di cui 8 feat con nomi come Rasta Blanco (Radici nel cemento), Manlio Calafrocampano, Virtus e tanti altri.
In questo primo album la voce femminile è di Miss Kendra ma all’inizio del 2014 le strade della Massive si sono divise quindi l’unica voce della Tsunami rimane Big Tripp.
Svariate le serate di presentazione del disco, in tutta Italia fino ad arrivare a Madrid, Spagna.
Moltissimi gli artisti col quale hanno condiviso i palchi:
GENERAL LEVY, DADDY FREDDY, DENNIS ALCAPONE, LEE PERRY, BENNY PAGE, APHRODITE, SOLO BANTON, MICHAEL PROPHET, BONNOT, PERFECT GIDDIMANI, DR RING DING, MEGANOIDI, VILLA ADA POSSE, SUD SOUND SYSTEM, PIOTTA, JAKA, 99 POSSE, JOVINE, RADICI NEL CEMENTO ,LAMPA DREAD, TONINO CAROTONE , MAMAMARJAS, BOOM DA BASH, GIOMAN, BRUSCO, ADRIANO BONO, PRIMO (RIP), SQUARTA, DOPE ONE, BASSI MAESTRO, GHEMON, KIAVE e tanti altri..
Siccome ogni disco di un artista corrisponde al proprio periodo storico, subito dopo l’apertura dello Tsunami Pub (Giugno 2015) esce il nuovo singolo “Non c’è mai tempo” su base della Rione Roots band , che darà il titolo al secondo album ancora in cantiere. Titolo di certo non casuale perché, proprio a causa degli impegni portati da una attività in proprio, si rallenta la produzione del disco. Rallenta ma non scende di qualità, anzi proprio il 21 Febbraio 2017, escono con una bomba di pezzo in combo con un uomo che ha fatto la storia del ragamuffin inglese, Mr Incredible General Levy, con tanto di video in 4K che fa il giro del mondo
Nel 2017 è prevista l’uscita del nuovo disco.
Oggi la Tsunami Massive è composta da:
– Big Tripp – ai Microfoni
– Phenom – ai controlli
dove Phenom è il nostro Simone
Ebbene, il tanto sospirato nuovo disco Non c’è mai tempo, maledizione ben conosciuta dal sottoscritto, è finalmente uscito… Per presentarlo, lascio sempre la parola a Simone
Eccoci qui, il gran giorno è arrivato. Abbiamo compiuto da poco 5 anni e questa sera uscirà ufficialmente il nostro secondo album “Non c’è mai tempo”. L’emozione è grandissima perché è stato un duro lavoro e siamo assolutamente soddisfatti del risultato. E’ doveroso evidenziare tutti quelli che hanno contribuito alla sua riuscita.
L’album contiene 12 tracce, con diversi feat. d’eccellenza:
General Levy, Daddy Freddy, Blackout Ja, Da Fuchaman, Radici nel Cemento, Rastalady
Ed inoltre vede la collaborazione di Rione Roots, Status Synchro, Eddy Harper & RedGoldGreen.
Registrazione mix e mastering: Theo [Flow Budget]
Grafica: Francesco Quattrini aka Risk
Questo album costerà solo 5€!!!
Praticamente lo stiamo vendendo al prezzo di costo. Ovviamente è completamente auto-prodotto ma a noi interessa diffondere la nostra musica e se rientreremo dalle spese, saremo ampiamente soddisfatti.
Come il primo album, potrete acquistarlo alle nostre serata, a breve sui digital store o lo spediremo in tutta Italia
Per cui, mi raccomando, nella speranza di vederlo presentato dalle nostre parti, compratelo, per avere il piacere di ascoltare ottima musica !
January 20, 2018
Modello standard per scrittori di fantascienza
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Ogni tanto qualche amico scrittore di fantascienza mi chiede lumi sul modello standard delle particelle , per rendere un poco più attendibili i suoi racconti: così, per semplificargli la vita, ho provato a buttare giù un piccolo bignami.
Ora, il modello standard funziona molto bene nel descrivere il comportamento delle particelle elementari, i buoni vecchi quark e i leptoni, e delle forze che agiscono su di queste. In particolare, distingue i quark in tre gruppi, chiamati generazioni: up e down, charm e strange, beauty (quando ero giovane io si usava il termine bottom) e top. I quark hanno la caratteristica di non esistere mai isolati, ma raggruppati, in modo da costituire i cosiddetti adroni.
Per fare un esempio, gli adroni beauty sono costituiti da quel particolare tipo di quark. In maniera analoga, vi sono tre famiglie di leptoni: l’elettrone e il neutrino elettronico, il muone e il neutrino muonico, il tauone e il neutrino tauonico. Le prime generazioni, l’elettrone, il quark down e il quark up, costituiscono assieme gli atomi della materia ordinaria.
Le altre generazioni sono più sfuggenti, le otteniamo solo tramite gli acceleratori di particelle. Le forze che agiscono con le particelle elementari, trascurando la gravità, sono l’elettromagnetismo, che tutti conosciamo, l’interazione debole, responsabile del decadimento beta dei nuclei atomici, associato alla radioattività, per il quale un neutrone si trasforma in un protone con l’emissione di elettroni (radiazione beta) e neutrini, l’interazione forte, che in scala più piccola agisce fra quark permettendogli di formare i protoni, i neutroni e altre particelle, e in scala più grande (dove si parla più propriamente di “forza nucleare forte”) fra protoni e fra neutroni, facendogli formare il nucleo dell’atomo.
Ogni forza è mediata da una particella aggiuntiva: il fotone è il vettore dell’elettromagnetismo, i bosoni W e Z sono i vettori dell’interazione debole e i gluoni e i pioni sono i vettori dell’interazione forte. Accanto a loro, in disparte, vi è il buon vecchio bosone di Higgs, che veicola il relativo campo, responsabile della massa di alcune di queste particelle.
Tutto chiaro ? In realtà, il modello standard è un’approssimazione, straordinariamente efficace, che risponde benissimo ad alcune domande, ma su altre, se la cava con un boh degno di Li er barista… Ad esempio, non spiega perché siamo fatti di Materia, mentre ai tempi del Big Bang dovevano esserci Materia e Antimateria in egual proporzione. Non ci dice nulla sulla Materia Oscura e non include la gravità.
Poi, anche a livello di particelle, non spiega tante cose. Ad esempio, il bosone di Higgs, sempre lui, ha una massa di poco maggiore rispetto ai bosoni W e Z, quando il modello standard ci dice come debba essere invece circa 10 milioni di miliardi di volte più pesante. Non c’è motivo evidente per la disposizione ternaria delle generazioni di materia, che sembrano essere l’una copia dell’altra, con l’unica differenza legata alla gerarchia di masse.
Si passa infatti dai quark up e down, pesi piuma tra le particelle, al quark top, che è pesante quasi come un nucleo d’oro. Tante faccende complicate che gli esperimenti della fisica contemporanea, grillini permettendo, cercano di dipanare e che potrebbero fornire spunti per tanti, tanti racconti…
January 6, 2018
L’Esquilino non finisce mai di sorprenderci anche durante le feste natalizie
Girando per le vie del nostro Rione in occasione delle feste natalizie non è difficile imbattersi in qualche addobbo in ambienti e vetrine degno di essere ammirato: dalle autentiche opere d’arte fatte con la pasta del pane e con il cioccolato di Panella all’albero di Natale con la supercar al Motor Village, dalla Gelateria Fassi all’allestimento dell’Auditorium di Mecenate
Ma mai ci saremmo aspettati di vedere dei simili addobbi in un androne e un cortile di un condominio a via Bixio
Il nostro Rione non finisce mai di stupirci e complimenti a chi ha ideato questo autentico spettacolo!
Anzi, un consiglio al Comune di Roma: il prossimo anno prenda come consulenti per gli addobbi natalizi gli ideatori di questo allestimento a via Bixio, sicuramente la spesa sarà inferiore e il risultato di gran lunga superiore a quello di quest’anno!
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La nave di Uluburun
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Mehmet Çakir, cacciatore di spugne turco, scoprì nel 1984 a circa 45 metri di profondità i resti di un relitto eccezionale, che ancora oggi a distanza di oltre 20 anni suscita interesse e stupore soprattutto per la straordinaria ricchezza del suo carico: la nave di Uluburun.
L’imbarcazione, risalente all’età del Bronzo, è stata identificata a circa 8.5 km a sud – est di Kas, piccolo centro della regione di Antalya. Lo scavo, eseguito nel decennio compreso tra il 1984 e 1994, fu affidato all’INA (Institute of Nautical Archaeology – Texas) e diretto da George Bass e Cemal Pulak, archeologi di fama mondiale che riuscirono a raccogliere una quantità di dati eccezionale (ben 18.000 reperti catalogati), nonostante le enormi difficoltà legate alle caratteristiche del fondale (un pendio compreso tra i – 44 e i – 62 metri).
Da una serie di analisi incrociate, la data del suo naufragio è stata stimata attorno al 1320 a.C.
Il suo carico era costituito da:
dieci tonnellate di rame in 354 panelle;
quattro tonnellate di lingotti in rame oxhide;
una tonnellata di stagno proveniente da Bretagna e Cornovaglia;
20 lingotti discoidali a panelle;
una tonnellata di resina di terebinto stivata in 150 vasi cananei;
175 lingotti di vetro blu, di forma discoidale di provenienza siro-palestinese;
tronchi di ebano egiziano (Dalbergia melanoxylon);
tre uova di struzzo;
alcune zanne di elefante e una dozzina di denti di ippopotamo, per l’avorio;
opercula del murice comune, l’ingrediente base della porpora;
vari gusci di tartarughe, che servivano per realizzare la cassa armonica delle lire;
nove grandi vasi ciprioti, contenenti tracce di melograni e olio d’oliva;
quattro bicchieri artigianali raffiguranti teste di arieti e, in un caso, una donna;
brocche e calderoni in bronzo e rame;
gioielli cananei, inclusi bracciali e collane d’oro;
rottami di oro e argento, da destinare alla fusione;
sigilli siriani, assiri, cassiti;
oggetti d’oro egiziano, elettro, argento e pietre preziose;
uno scarabeo in oro con il cartiglio della regina egizia Nefertiti;
migliaia di perline di vetro, agata, corniola, quarzo e ambra del Baltico;
due contenitori d’avorio per cosmetici a forma di anatre:
una tromba scolpita in un corno d’ariete;
utensili in bronzo: trapani, scalpelli, assi e una sega;
frecce, pugnali, spade in bronzo e asce in pietra piombo e una linea di aghi per la riparazione di reti:
un arpione e un tridente in bronzo utilizzati per la pesca;
due tavole in legno di ebano per scrivere (dittici), ciascuna costituita da una coppia di foglie e una cerniera d’avorio. Sono incassate per contenere delle superfici di cera per gli scritti;
una statuetta del Dio Bes in bronzo rivestita in oro, il protettore della nave.
Carico che rappresenta uno spaccato dei traffici commerciali nel Mediterraneo nella tarda età del Bronzo, che, semplificando, possono essere descritti secondo due principali direttive: da Oriente a Occidente, per la fornitura di beni di prestigio da appioppare ai vari capi locali e da Occidente a Oriente, per la fornitura di materie prime.
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Le principali sono il rame, di facile disponibilità: nel caso specifico, quello tesaurizzato nei lingotti oxhide (a forma di pelle di bue) era di orogine cipriota, mentre quelli nelle panelle, per la presenza dell’arsenico, erano forse di provenienza sarda e lo stagno, entrambi necessari per la produzione del bronzo.
Lo stagno, estratto dai popoli della cultura del Wessex, cultura di Deverel-Rimbury e dei tumuli armoricani, giungeva nel Mediterraneo tramite due diverse vie commerciali: la prima, di tipo terrestre, in fungevano da intermediari i mercanti appartenenti alla cultura dei Campi d’Urne, aveva come terminali i siti dei Terramaricoli nella Pianura Padana e dei Castellieri in Venezia Giulia, frequentati dai mercanti elladici, che avevano le loro basi nel Salento
La seconda, di tipo marittimo, partiva dalla Gran Bretagna, avendo come intermediari i mercanti iberici; i sardi, poi, provvedevano a trasportare il metallo nell’emporio di Lipari, dove era veniva sempre acquistato dai mercanti provenienti dalla Grecia,
Tornado al relitto, gli oggetti di bordo (ancore, lampade) fanno pensare come l’armatore fosse cipriota, mentre i beni personali dei marinai danno l’impressione di come l’equipaggio fosse costituito per la maggior parte da cananei.
Inoltre, per la presenza di alcuni reperti come un paio di sigilli, tre spade, due pettorali con perline di vetro, coltelli curvi, rasoi, scalpelli, sfere in ambra di tipo miceneo, una trentina di pezzi di ceramica fine, una spilla di bronzo e uno scettro cerimoniale con testa in pietra, fa pensare che vi fossero anche passeggeri di alto rango di origine elladica.
Il fatto che con loro vi fosse anche uno scriba, induce a pensare che questi costituissero una sorta di ambasciata: se provenisse dai “ Keftiw”, dai “ Tanayu”, anche se all’epoca dovrebbe essere terminato il processo di integrazione culturale tra Cretesi e Micenei o dal Lugal degli Ahhiyawa, per dirla all’ittita, non è dato saperlo.
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USS Callister diventerà uno spin off di Black Mirror?
USS Callister, come sapranno tutti gli appassionati di Black Mirror, è il titolo di una delle puntate della quarta stagione della serie. La puntata, ovvio omaggio a Star Trek, sembra avere riscosso moltissimo successo, tanto che il regista Toby Haynes ha dichiarato che potrebbe trasformarsi nel pilot di uno spin off di Black Mirror. Nell’intervista concessa all’Hollywood Reporter, il regista ha infatti affermato:
Stavo parlando con Louise Sutton, che ha prodotto gli episodi USS Callister e Metalhead, e le è venuta questa idea brillante di trasformarlo in una serie TV. Mi piacerebbe un mondo poter dirigere una serie TV basata su USS Callister, che probabilmente è già il miglior episodio pilota di una serie spaziale in assoluto. E l’ho fatto io! Quindi sarei entusiasta all’idea di vederlo evolversi in una serie TV. Credo che Charlie [Brooker, creatore di Black Mirror] possa tornarci in uno dei prossimi episodi della serie. Non so se…
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January 5, 2018
Democrazia, brutta parola
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A Capodanno, con tutta la buona volontà, mi sono ripromesso di ridurre più polemiche su come i grillini stanno amministrando Roma; proposito che ahimè è durato ancora meno delle mie pie intenzione di mettermi a dieta.
Ciò che ha gettato benzina sul fuoco della mia iracondia, sono stati due annunci. Il primo è del buon Stefàno, che per chi non lo sapesse, è Vice Presidente Vicario Assemblea Capitolina e Presidente III Commissione Capitolina Mobilità, un passatista noto per le sue perplessità su progetto innovativo riguardo alla smart city e per essere uno strenuo difensore, quando tutti i paesi civili vanno in direzione opposta, dell’uso dei cordoli di cemento.
Intervento ce copio dalla sua pagina FB, tagliando i link relativi alle gare d’appalto.
Ci siamo, dopo mesi di duro lavoro, riunioni, progetti, conferenze dei servizi, revisioni, pareri, presto sarà realtà la protezione di molte corsie preferenziali.
Sono state infatti pubblicate le gare e ora dobbiamo attendere solamente I tempi previsti dal codice degli appalti, qualche mese al massimo.
Le prime corsie che saranno protette sono Emanuele Filiberto, Orazio Pulvillo/Quinto Publicio, V.le Libia/Eritrea. Abbiamo aggiornato inoltre il progetto e anche Principe Eugenio/Napoleone III farà parte di questi interventi.
Nel primo caso, per via Emanuele Filiberto, le protezioni saranno in travertino, per tutti gli altri dei cordoli in gomma con dei paletti.
Giova ricordare l’enorme guadagno di tempo e puntualità per migliaia di cittadini che ogni giorno utilizzano linee fondamentali come il 3, il 51, 5/14, 80, 83, 451 solo per citarne alcune.
Premesso che, data l’esperienza della buffonata dalla gara d’appalto per la riqualificazione dei giardini di Piazza Vittorio, sono molto scettico che l’assegnazione delle gare avverrà in tempi geologicamente accettabili, in questa dichiarazione d’intenti vi sono almeno tre questioni che la rendono una presa per i fondelli per il cittadino.
La prima, è che data la questione del parcheggio selvaggio, che nessuno vuole combattere, perché le multe fanno perdere voti, le strade coinvolte nel progetto, rischiano di essere vittime di ingorghi senza fine e in più, a Emanuele Filiberto, si rischia un sostanziale aumento degli incidenti automobilistici. La seconda, è la dimostrazione di singolare miopia e pochezza culturale da parte dell’amministrazione Raggi: come già discusso altre volte, siamo alla vigilia di una rivoluzione nel mondo dei trasporti, legata alla diffusione della sharing economy e dell’IA.
Rivoluzione a cui dovremmo prepararci e che cambia radicalmente il modo di intendere la mobilità cittadina: la nostra amministrazione invece di porsi il problema, ripropone soluzioni ottocentesche, adatte a quando si girava ancora con i calessi.
La terza è nel gap di democrazia: nonostante tutti i bei proclami sulla partecipazione dal basso e l’inclusione dei cittadini nel processo decisionale, tali proposte sono nate in maniera verticistica, senza ascoltare i residenti, con le loro esigenze e proposte.
Gap di democrazia che si evidenzia anche nel secondo caso, in cui, per descriverlo al meglio, lascio la parola ad Alessandro Capriccioli, Segretario di Radicali Roma.
Questa, amiche e amici, è una storia piuttosto triste, che in estrema sintesi si può riassumere come segue.
Un gruppo di persone si fa il mazzo tutta l’estate per raccogliere 33mila firme e indire un referendum in cui si chiede ai cittadini se vogliono che a partire dal 2019, data di scadenza del contratto di servizio con Atac, il trasporto pubblico romano venga messo a gara.
Lo fanno, come del resto sono soliti fare, con fiducia nelle istituzioni, le quali in un mondo normale dovrebbero attendere l’esito della consultazione cittadina prima di compiere atti che possano, di fatto, sminuirne il valore e la portata: a maggior ragione perché, nel caso di specie, le istituzioni sono incarnate dal Movimento che ha sempre fatto della partecipazione popolare, almeno a parole, un suo cavallo di battaglia.
I rappresentanti delle istituzioni, però, prima iniziano a ripetere a manetta, approfittando ogni volta che possono della loro potenza di fuoco mediatica, che il referendum è una fregnaccia inutile; poi pensano bene di metterci più di tre mesi per contare quelle 33mila firme, tanto per prendere tempo e rimandare il problema più che si può; e infine, dopo essere state costrette a proclamare che effettivamente le firme sono tutte regolari, invece di indire subito il referendum come sarebbe stato lecito aspettarsi decidono di fottersene e prorogare il contratto con l’Atac fino al 2021, in modo che il referendum stesso venga notevolmente depotenziato, per non dire svuotato, con buona pace delle regole, dei cittadini e della partecipazione popolare.
Si tratta, con ogni evidenza, di una vera e propria truffa politica, perpetrata impunemente, senza colpo ferire, senza vergogna, senza ritegno: alla facciaccia di chi si era fatto il mazzo per raccogliere le firme a norma di legge e, fiducioso nelle istituzioni, aspettava che il referendum fosse convocato per consentire ai cittadini di pronunciarsi.
Insomma, Roma è governata da un’allegra combriccola di buontemponi che se la canta, se la suona, se ne strafrega di tutto e ritiene di poter fare il bello e il cattivo tempo senza dover rispondere a niente e a nessuno: né ai cittadini, né alle regole, né al senso delle istituzioni.
In campagna elettorale andavano a dire in giro che avrebbero cambiato tutto.
Data la situazione, era difficile immaginare che lo avrebbero cambiato in peggio.
Bisogna dargli atto che ce l’hanno fatta. E pure alla grande.
E’ scandaloso come un Movimento che consideri vincolante il voto di 20 tizi su una piattaforma web che non rispetta neppure i requisiti minimi della legge sulla privacy, si rifiuti di dare la parola ai romani su un tema di interesse comune, le cui firme sono state raccolte rispettando tutti i requisiti di legge. Esistono quindi cittadini di serie A e serie B ? E soprattutto, che interessi deve difendere la giunta Raggi, per avere così paura di tale referendum ?
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6 gennaio 2018 “907 – Il Tram della Befana”
Torna sui binari romani il “Tram 907”, la storica vettura “8 finestrini” di proprietà GRAF, Gruppo Romano Amici della Ferrovia, esemplare unico e il più anziano tram ancora in circolazione in Roma.
La manifestazione, promossa in collaborazione con ATAC SpA, si svolgerà secondo il seguente programma, con corse riservate del tram storico 907 lungo l’itinerario Porta Maggiore – Porta San Paolo, e visita guidata al Polo Museale ATAC, dove sono esposti rotabili che hanno prestato servizio su tutte le principali linee ferroviarie e tramviarie di Roma e Provincia e in anteprima sui la mostra sui 70 anni del tram Stanga ATAC serie 7000.
Gruppo A
appuntamento a p.zza di Porta Maggiore h 9.45
partenza con tram 907 h 10.00
arrivo a Porta San Paolo h 10.40
inizio visita polo museale ATAC h 10.50
fine visita polo museale ATAC h 12.10
partenza con tram 907 da Porta San Paolo h…
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January 4, 2018
Lecce
Potrei inaugurare il nuovo anno del blog con una delle solite polemiche con i grillini romani, l’imbecillità non è necessaria per fare carriera nei loro ranghi, ma di certo aiuta, oppure sparare ad alzo zero su Trenitalia e se lo meriterebbe tutto: ieri, quasi tre ore fermi, senza alcuna spiegazione, un’assistenza latitante e i bagni rotti, in una stazioncina dimenticata da Dio tra Benevento e Caserta…
Però, preferisco raccontare le mie impressioni su Lecce: da lontano, le cupole di Santa Croce e del Carmine, la colonna di Sant’Oronzo, i campanili che spiccano sulle altane dei palazzi e le facciate delle chiese, ricche di ornamenti, danno l’idea di un miraggio, di una delle tante città invisibili di Calvino. Forse Tamara dove
l’uomo cammina per giornate tra gli alberi e le pietre. Raramente l’occhio si ferma su una cosa, ed è quando l’ha riconosciuta per il segno d’un’altra cosa: un’impronta sulla sabbia indica il passaggio della tigre, un pantano annuncia una vena d’acqua, il fiore dell’ibisco la fine dell’inferno. Tutto il resto è muto e intercambiabile; alberi e pietre sono soltanto ciò che sono.
Finalmente il viaggio conduce alla città di Tamara. ci si addentra per vie fitte d’insegne che sporgono dai muri. L’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose: la tenaglia indica la casa del cavadenti, il boccale la taverna, le alabarde il corpo di guardia, la stadera l’erbivendola. Statue e scudi rappresentano leoni delfini torri stelle: segno che qualcosa – chissà cosa – ha per segno un leone o delfino o torre o stella. Altri segnali avvertono di ciò che in un luogo è proibito – entrare nel vicolo con i carretti, orinare dietro l’edicola, pescare con la canna dal ponte – e di ciò è lecito – abbeverare le zebre, giocare a bocce, bruciare i cadaveri dei parenti. Dalla porta dei templi si vedono le statue degli dei, raffigurati ognuno coi suoi attributi: la cornucopia, la clessidra, la medusa, per cui il fedele può riconoscerli e rivolgere loro le preghiere giuste.
Se un edificio non porta nessuna insegna o figura, la sua stessa forma e il posto che occupa nell’ordine della città bastano a indicarne la funzione: la reggia, la prigione, la zecca, la scuola pitagorica, il bordello. Anche le mercanzie che i venditori mettono in mostra sui banchi valgono non per se stesse ma come segni d’altre cose: la benda ricamata per la fronte vuol dire eleganza, la portantina dorata potere, i volumi di Averroè sapienza, il monile per la caviglia voluttà. Lo sguardo percorre le vie come pagine scritte: la città dice tutto quello che devi pensare, ti fa ripetere il suo discorso, e mentre credi di visitare Tamara non fai che registrare i nomi con cui essa definisce se stessa e tutte le sue parti.
Come veramente sia la città sotto questo fitto involucro di segni, cosa contenga o nasconda, l’uomo esce da Tamara senza averlo saputo. Fuori s’estende la terra vuota fino all’orizzonte, s’apre il cielo dove corrono le nuvole. Nella forma che il caso e il vento dànno alle nuvole l’uomo è già intento a riconoscere figure: un veliero, una mano, un elefante.
Ma appena ti avvicini, ti rendi conto della concretezza della pietra e della vita: così comincia il viaggio in un labirinto di forme e di domande, in cui si scoprono, sotto una maschera seicentesca, infinite storie.
Perché il Barocco a Lecce, con il suo selvaggio vitalismo, non nasconde le cose, ma le evidenzia, incrostandovi sopra infiniti simboli. E’ l’occhio, dopo essere stato abbagliato dagli intrecci e dalle volute, scopre un muro medievale, resto di una commenda templare o di una sinagoga, una colonna romana, un sepolcro messapico.
Una città in cui ne sono contenute in potenza infinite altre come insetti nella crisalide… Di cui non godi solo le meraviglie, ma le infinite domande che ti pone.
Isaac Asimov e il futuro dell’Uomo nello spazio: l’intervista tradotta in italiano
Isaac Asimov non ha di certo bisogno di presentazioni. Più di chiunque altro, l’autore americano è riuscito a dare, anche grazie al suo impegno come divulgatore scientifico, un volto alla fantascienza riconoscibile anche da chi solitamente non ama il genere. In questa intervista del 1981 che vi segnaliamo in coda al post, Asimov parla del futuro dell’Uomo nel cosmo, un tema a lui caro che ci invita a riflettere sulle sfide che attendono la nostra specie. Buona visione!
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Cargo: il commovente corto post-apocalittico zombie diventato un cult
Cargo, finalista al Tropfest Australia 2013 – il più grande film festival di cortometraggi del mondo – ha conquistato negli anni un grande successo, specialmente fra gli appassionati di zombie che lo ritengono uno dei migliori cortometraggi mai realizzati sul tema. Diretto da Ben Howling e Yolanda Ramke, Cargo racconta la storia di un padre che cerca disperatamente di salvare la figlia neonata. È un cortometraggio intenso e realizzato in modo egregio che proprio per questo siamo felici di segnalarvi:
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