Vera Q.'s Blog, page 14

Chi vuol esser lieto, sia.

Prenditi il poi. Il domani. Ciò che sarà. Con tutti i sospiri del caso.
Perché io, la felicità, la voglio tangibile. Pane, carne e vino. Terra e Radici. Qui ed ora.
Come un sacchetto di orsetti gommosi ai quali però, immancabilmente, mastico per prima la testa.

Vera Q.

Fatti più in là.

Imbarazzo. Questo mi provochi.
Perché sei l'Estate, è la tua natura.
Chiassosa, accecante ed effimera.
Per cui consuma la tua strada. Percorrila tutta, fin dove il tuo Sole sguaiato ti consentirà di arrivare.
Ad agosto. In auto. In coda. E senza aria condizionata.

Vera Q.

Si vorrebbe.

Dimenticare è l’allettante passatempo della mia mente stanca.
Ma non mi crea euforia o piacere. Provoca spazio. Soltanto spazio. Per altre foglie che cadono e marciscono. Un putrido Autunno. Guasto, infetto.
E so d’aver acquistato un enorme rastrello.
E non ricordo dove l’ho messo.

Vera Q.

Bocca annoiata.

È che la luce pesa sugli occhi. E posso guardarmi soltanto durante l'eclissi.
- in quell'istante recido le mie radici, un buon uso dell'ombra -
E fingo di provare qualcosa mantenendo le cattive abitudini. Le deformità.
E ti mostro un lato. L'altro. Dove le parole pesano meno. E non significano niente.

Vera Q.

Seppellitevi tra voi.

Nel mio castello di vetro convivo con il disgusto senza battere ciglio e spostando lo sguardo.
Sono solo un essere umano, sbagliato per definizione. Orribile ai tuoi occhi che non hanno la misericordia del Cristo.
Ma non si arriva alla mia età con l'ottimismo ed io posso essere più infelice di quel che sono siccome la tragedia è una palestra per l'Eternità.

Vera Q.

Da sempre.

Nel mio disordinato viaggio a piedi, devo sopravviverti ogni giorno.
E dimentico di vivere che in un mondo impaziente posso soltanto aiutarti a cadere.
E mangio senza fame, e bevo senza sete. E respiro di notte qualche frammento del Niente e del Tutto sognando la Luna per divorarla.
E sto su, ritta, in una timida verticale sopra un tappeto di spilli - ci vuole talento per non soccombere ai compromessi - costruendomi un lieto morire mentre semino dubbi con un unico fine: scoprire quale pianta crescerà.

Vera Q.

Giochi d'estate.

Quella palletta,
bambino.
Quella palletta che fai rimbalzare
a
tutte
le ore.
Sul mio muro.

Ebbene, mi fa rimpiangere Erode.

Vera Q.

Pensieri oziosi.

Non ti auguro di morire.
Quale banalità confidare in ciò che è insito, come Natura vuole.
Io spero, piuttosto, che tu possa godere di svariati anni fastidiosi. E grigi, e noiosi, e tristi, e pesanti, e molesti, e cupi, e foschi, e soffocanti, e infernali, e insopportabili, e desolati, e magri, e squallidi.
Cosicché tu possa continuare a cadere, in ogni istante. Senza mai brillare, mangiando illusioni, fino ad aver paura di te stesso. L'unico essere che tu abbia mai amato.

Vera Q.

Per capirci.

Ciò che scrivo è mio e lo scrivo come voglio. Per cui guarisci dall'assillo di sbrogliare il mio cervello ché il bugiardino della posologia io lo ho appeso all'alluce.

Vera Q.

Il peggio di te.

Divori te stesso per orgoglio. Cannibale mai pago, superbo. Inguaribile.
E non voglio le tue scuse, ché mi sono digerita parecchi anni fa sbarazzandomi dell'amor proprio per far posto nella bara. E non ho più nulla da difendere. Neppure l'opinione che ho di me stessa.

Vera Q.