Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 33

July 15, 2017

Ultimi acquisti - Giugno 2017

Qualche settimana fa sono passato da Bologna per la presentazione di Propulsioni di improbabilità e ne ho approfittato per un breve tour del centro. Su consiglio di un amico indigeno ho visitato SEMM Music Store e nel pur limitato reparto dedicato alla musica elettronica ho scovato un paio di dischi interessanti, uscite recenti che ho voluto subito accaparrarmi (ce n'erano anche altre, ma per problemi di budget mi sono dovuto contenere... scusa Apparat).

Il primo è il nuovo album di Ellen Allien, che si trova spesso nei miei post musicali. La signorina Allien era da un po' che non metteva insieme qualcosa, anche se era tutt'altro che sparita dalla scena clubbing. Ultimamente ci aveva abituato a musica più contemplativa, al limite dell'ambient (vedi LISm che nasceva in effetti come colonna sonora teatrale), ma abbiamo sempre saputo che quando vuole sa pestare forte. Infatti Nost è un ritorno alla sua anima techno più pura. Tracce strutturalmente semplici, che si reggono su kick, basso e synth, condite con qualche vocal in loop. Niente che non si sia già sentito da quarant'anni a questa parte, ma che è sempre un piacere ritrovare, soprattutto quando proviene da un'artista che ha saputo dimostrare capacità anche ben diverse.

E per secondo viene invece l'ultimo album dei Booka Shade, altro nome ricorrente nei miei post e nei miei set. Anche loro non producevano un album da diversi anni, e con Galvany Street confermano il loro stile tech-house ricco di melodie e lyrics, per le quali si sono affidati al nuovo collaboratore Craig Walker. Anche qui ci muoviamo quindi su un territorio conosciuto, con alcuni pezzi che sicuramente spiccano rispetto agli altri (ad esempio l'apertura Digging a Hole), ma il livello di qualità è comunque buono e soprattutto confortevole. Musica accessibile anche a chi non pratica il genere, che si presta bene all'ascolto casuale.
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Published on July 15, 2017 02:26

July 12, 2017

Coppi Night 02/07/2017 - It's Kind of a Funny Story

Le serate del Coppi Club iniziano a farsi roventi, nel senso più immediato del termine, perché il caldo si sta facendo sempre più insopportabile, tant'è che si stanno a malincuore cercando modalità alternative di trascorrere la domenica sera. E forse anche per questo malessere ambientale la scelta cade più facilmente su film leggeri, o apparentemente tali.
It's Kind of a Funny Story, reperibile su Netflix sotto lo sciagurato titolo Cinque giorni fuori, si presenta con tutte le caratteristiche tipiche di una commediola disimpegnata: protagonista adolescente con faccia da imbranato, ambientazione in un istituto psichiatrico, Zach Galifianakis come comprimario... ma la natura del film si rivela ben presto, e si scopre che se pure si sta vedendo un film dal tono leggero, sotto la crosta c'è posto per drammi molto più profondi.
Il protagonista è un sedicenne che dopo un tentativo di suicidio (o almeno, il pensiero di un tentativo di suicidio) decide di farsi internare per ricevere assistenza. Cambia idea appena si rende conto di trovarsi insieme a dei matti veri, ma la procedura vuole che trascorra un minimo periodo di osservazione di cinque giorni nel reparto. Nell'istituto conosce personaggi a diversi livelli di stravaganza, tra cui quello prominente è appunto Galifianakis, a sua volta ricoverato per manie suicide. Il pregio maggiore del film è quello di riuscire a raccontare una storia con aspetti delicati senza cadere nel melenso, almeno fino agli ultimi dieci minuti. È anche degno di nota come il protagonista ammetta di non aver pensato al suicidio per le voragini affettive della sua vita, ma solo perché forse si sente inadatto al mondo, cosa comprensibile per la sua età. Naturalmente vivendo a contatto con gente che davvero ha perso tutto, capisce che quello che ha per le mani è comunque dignitoso, e decide di provare a vivere la sua vita. Certo, poi c'è un montaggio finale che sembra la riproposizione buonista del monologo "choose life" di Trainspotting, e forse far finire il film con la festa nel reparto sarebbe stato meglio, lasciando che l'epilogo venisse immaginato.
Ma sorvolando su qualche imperfezione di questo tipo, It's Kind of a Funny story rimane valido e interessante. Temi come il suicidio, l'autolesionismo e la depressione sono affrontati senza cadere nel lagrimevole, a nessuno viene chiesto di compatire le povere vittime di questa epoca malata. Un film leggero senza diventare stucchevole, poco indulgente con i suoi personaggi borderline, onesto nei confronti dello spettatore.
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Published on July 12, 2017 00:00

July 8, 2017

Futurama volume 8 in dvd

Il mio autoproclamato ruolo di araldo italiano di Futurama sarebbe del tutto disatteso se non perpetrassi questa news. Per la verità sto dando la notizia con un certo ritardo, ma d'altra parte dopo due anni non speravo più che sarebbe mai uscito in Italia quest'ultimo cofanetto, e dio solo sa ho provato tante volte a impostare un google alert ma la cosa non ha mai funzionato.
Comunque, da marzo di quest'anno è disponibile in italiano il cofanetto di Futurama volume 8, che corrisponde alla stagione 7b, ovvero la tranche di 13 episodi andati in onda nell'estate del 2013 che ha concluso (di nuovo la serie). Mediamente si tratta di episodi di buon livello ma con poche punte di meraviglia, concentrate verso la fine della stagione, come Murder on the Planet Express, Game of Tones e Meanwhile, il series finale (per ora).
Con ogni probabilità, questo è l'ultimo Futurama che vedremo, quindi tenetevelo stretto e godetevi fino all'ultimo i contenuti extra, come le scene tagliate e il commento audio agli episodi. Non che il team della serie sia rimasto completamente inattivo, perché è da poco uscito anche il gioco per android e iphone Futurama Worlds of Tomorrow , un piccolo rpg con una storia originale di cui parleremo meglio quando l'avrò provato (sono un po' refrattario ai giochi touchscreen, ma bisogna che superi questo handicap).
Quanto alle possibiltà che in futuro Futurama resusciti (di nuovo), magari prodotto da Netflix come qualcuo aveva ipotizzato, al momento non c'è nessuna conferma. In un AMA su reddit, David X. Cohen (creatore della serie insieme a Matt Groening, di fatto il padre tutelare di Futurama) ha affermato che ci sono novità in arrivo, ma di tenere le aspettative basse, quindi si parla forse di qualche altro contenuto collegato, come app o magari qualche riedizione, di certo non una nuova stagione o un film per il cinema. Ma per fortuna, un uomo può sognare. Un uomo può sognare...
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Published on July 08, 2017 00:45

July 4, 2017

Coppi Night 25/06/2017 - The Neon Demon

All'epoca dell'uscita di questo film ne avevo sentito parlare in termini abbastanza estasiati come di un'opera estrema, borderline, piena di contenuti forti e scandalosi tanto che qualcuno si era indignato per la sua diffusione. Ora, si sa che oggigiorno la gente ha l'indigno facile, ma dopo averlo visto mi chiedo seriamente quali possano essere stati i contenuti tanto intollerabili.
Probabilmente si tratta di un mio limite, ma ho una concezione di "film" che comprende la narrazione di una storia attraverso immagini, dialoghi e suoni. Questa narrazione può essere più o meno letterale, può anche non essere del tutto lineare o chiara, ma comunque, di base deve esistere. So bene che il "cinema" ha anche altri obiettivi, di natura più tecnica che narrativa, e che ciò che manca in una componente può essere recuperato nell'altra. Però, quando mi si presenta un film che si regge unicamente sulla parte tecnica, qualche seria perplessità mi sale.
The Neon Demon segue vagamente l'avventura di una ragazzina (Elle Fanning, conosciuta in fasi diverse della sua giovinezza in The Lost Room e Super8 ) che arriva a Los Angeles intenzionata a diventare una modella. Dotata di una bellezza intrinseca che la fa essere perfetta senza l'aiuto di trucco o chirurgia (a differenza delle altre modelle che incontra), il suo percorso sembra decollare fin quando non viene fatta fuori dalle colleghe, forse proprio perché troppo bella. Questo è in pratica tutto ciò che accade nel film, ma la storia è estremamente diluita in lunghe sequenze stupende da vedere ma che in definitiva non dicono niente. Qual è il tema, il messaggio ultimo di questa storia? Se si sta parlando del mondo spietato che consuma le giovani ambizioni di una ragazza ingenua, allora siamo a un livello talmente scontato che potrebbe essere una puntata di Otto sotto un tetto. Se c'è qualcosa di più, rimane sepolto sotto la fotografia perfetta e i lunghi silenzi.
Si potrebbe pensare che il film sia da interpretare in qualche modo a livello metatestuale. Il regista ha lavorato per diversi anni proprio nel settore della moda, per cui il suo creare un prodotto esteticamente perfetto ma vuoto di contenuto potrebbe essere proprio l'obiettivo. In tal caso The Neon Demon sarebbe un successo, ma rimarrebbe comunque la trasposizione cinematografica di una rivista patinata. La visione ispira sensazioni simili a quelle di La grande bellezza , e forse il fatto che il tema centrale sembra essere sempre quello è un indizio.
Per quanto riguarda la sbandierata componente horror, se il tutto è dovuto a due minuti di necrofilia e un accenno di cannibalismo, allora ci vuole proprio poco per impressionarvi, eh. The Neon Demon alla fine è un film bello, bello, bello in modo assurdo, ma deve pur esserci qualcosa oltre a questo!
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Published on July 04, 2017 23:04

July 3, 2017

Doctor Who 10x12 (season finale) - The Doctor Falls

L'avevo detto. Parlando di Extremis avevo ipotizzato come il mantra "without hope, without witness, without reward" sarebbe stato l'epitaffio del Dodicesimo Dottore. E così è stato: quando si lancia in battaglia, ormai solo, sapendo di non poter sopravvivere, sono queste le parole che rivolge a se stesso: senza speranza, senza testimoni, senza ricompensa. La virtù è vera solo alla fine di tutto.
The Doctor Falls è la fine di molte cose. La fine del Master... di nuovo. Di sicuro la fine di Missy e del Master/Saxon di John Simm, tornato solo per quest'ultima breve comparsa. Chiaramente c'è sempre spazio perché in futuro un'incarnazione successiva o precedente dell'arcinemico si ripresenti, ma per adesso, e probabilmente per un po', non lo vedremo più. Spiace solo che l'arco narrativo della conversione di Missy sia stato sfruttato così poco: emerso per pochi minuti nelle ultime puntate, non c'è mai stato modo di vederlo succedere, ci è stato raccontato che avveniva ma non ne conosciamo la vera ragione. Ma si può pensare che in realtà Missy/Master ci stesse già provando da molto tempo, fin da quando nel finale dell'ottava stagione si rivela e svela che il suo piano serviva solo a far sentire il Dottore come lei. Oppure come all'inizio della stagione nove, in cui cerca e assiste il Dottore durante il suo confronto con Davros. Forse negli ultimi anni, Missy non ha fatto altro che avvicinarsi a lui, perché il suo unico e ultimo desiderio era di poter rimanere al suo fianco, dalla parte giusta, almeno una volta.

È la fine dei due companion di questa stagione, Nardole e Bill. Il primo, per il quale fin dall'inizio avevo espresso estremo scetticismo, e che si è rivelato invece una controparte preziosa ed equilibrata: pragmatico, acuto, utile, e alla fine anche eroico. Forse c'è bisogno di altri compagni del genere, nel futuro del Dottore, un assistente più che un ospite, qualcuno di affidabile con capacità su cui contare, come è stato in passato per altri companion dell'era classica (umani e non). Quella di Bill è un'altra fine difficile da dimenticare. La companion arrivata in questa stagione, con i giorni (leggi: gli episodi) già contati, è riuscita comunque a conquistarsi un posto nella storia del Dottore e a sviluppare un suo arco narrativo credibile. Forse Bill è la companion che ha sofferto di più rispetto al poco tempo in cui ha affiancato il Timelord: l'apparente morte in Oxygen, la dittatura dei Monaci, e infine la conversione in cyberman alla fine di World Enough and Time . In quest'ultimo episodio la vediamo ancora in forma umana, ed è per questo ancora più straziante sapere che adesso è tutt'altra cosa, e non potrà mai tornare com'era. Certo, è un meccanismo simile a quello di quando abbiamo conosciuto Clara in Asylum of the Daleks, ma qui molto più drammatico. E allora, quando alla fine si ripresenta la pilota di The Pilot, come uno dei deus ex machina più letterali mai visti finora nel Doctor Who moderno, non è poi così terribile. Bill si è meritata questa fine, ha imparato e sofferto molto ed è giusto che possa finalmente essere felice.
The Doctor Falls non è la fine del Dodicesimo Dottore, anche se più volte lo si vede iniziare la rigenerazione. Eppure nonostante sia ancora in piedi, il Dottore forse è l'unico sconfitto.
Who I am is where I stand. Where I stand is where I fall.
Questa è la frase che usa per convincere il Master e Missy ad affiancarlo nell'ultima lotta, ma non basta. E sarà da solo a cadere, batendosi soltanto per guadagnare tempo e permettere una fuga temporanea a una manciata di sconosciuti. Non saprà mai che alla fine Missy stava per tornare, che aveva ragione lui a vederla cambiata. Non saprà mai che Bill in qualche modo non è finita carbonizzata nella tuta metallica di un cyberman. Tutto quello per cui ha combattuto, dal suo punto di vista, è stato vano.
Ed è per questo che si oppone alla rigenerazione. Questo Dottore non lo fa per vanità, il suo I don't want to go non è un capriccio. È un'affermazione di sé: non posso andarmene adesso, non ora che ho capito me stesso, che sto imparando a essere chi sono. Il Dodicesimo Dottore ha faticato fin dall'inizio a capirsi, tanto da doverlo chiedere: am i a good man? La risposta è arrivata forse troppo tardi, quando ormai era impossibile cambiare le cose. E allora il Dottore dice no e trattiene la rigenerazione come uno starnuto. Stavolta non si cambia, piuttosto si muore. Where i stand is where i fall.

The Doctor Falls non è un episodio perfetto. Perde molta dell'atmosfera claustrofobica di World Enough and Time. Ma è un ottimo finale di stagione, e una degna preparazione al saluto finale all'attuale Dottore. Molte cose avrebbero potuto essere ben più memorabili, viste le premesse. In particolare, sembra un po' sprecato il ritorno del Master di John Simm, che alla fine dei conti agisce molto poco. Non si capisce in effetti quale fosse il suo piano sull'astronave da Mondas, l'idea che avesse architettato e diretto tutto il progetto dei Cybermen è sfumata subito. Il confronto con il nemico non è epico come ci si aspetta da un season finale, in cui in genere è minacciato l'universo, o almeno tutto il pianeta Terra. Eppure questo può essere anche un aspetto positivo, perché vediamo appunto il Dottore battersi fino all'ultimo per qualcosa di relativamente poco importante, ma metterci comunque tutto se stesso.
L'incontro finale con il Primo Dottore, nell'interpretazione di David Bradley (che aveva interpretato William Hartnell in An Adventure in Space and Time ) sembra avvenire durante The Tenth Planet, la storia in cui il Primo Dottore, confrontandosi con i Cyberman Mondasiani per la prima volta, è costretto a rigenerarsi. Anche il Primo sembra del tutto contrario all'idea, e probabilmente Uno e Dodici dovranno trovare insieme la forza per fare ognuno questo passo importante. Annullare se stessi, per continuare a esserlo. Sarà un'ultima grande occasione per Capaldi di far valere l'intensita del suo Dottore, certamente il più complesso e difficile da apprezzare, perché non ha mai fatto niente per risultare gradito. Ma so già che mi mancherà. Voto: 7.5/10
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Published on July 03, 2017 12:45

July 1, 2017

La sfida a DTS

Oggi parte La sfida a Dimenticami Trovami Sognami!
Nel corso del mese di luglio, su Minuti Contati si svolgerà un contest per racconti ispirati al mio romanzo.


Si tratta di scrivere un racconto breve (massimo 20.000 caratteri) seguendo un tema da me designato, e a scelta includendo una serie di caratteritiche che costituiranno dei bonus in fase di valutazione dei racconti. I racconti verranno prima valutati da un lettore esterno che elaborerà la prima classifica, i quattro semifinalisti saranno poi passati al giudizio dei miei due sponsor, Giorgio Raffaelli (Zona 42) e Greta Cerretti (Mondoscrittura), e infine sarò io a decretare il vincitore tra i due superstiti.
Per partecipare al contesto non è strettamente necessario aver letto DTS, perché la storia non deve per forza essere collegata al libro, basta seguire i requisiti. Ma certo trattandosi di un concorso a tema, avere chiaro l'oggetto principale può aiutare.
A seguire i racconti migliori saranno raccolti in un ebook gratuito distribuito da Minuti Contati, come per le precedenti sfide (tra cui ad esempio Guiscardi senza gloria di Mauro Longo e Italian Way of Cooking di Marco Cardone).
Seguite il sito o la pagina facebook di Minuti Contati per conoscere il tema e i bonus che verranno rivelati nel corso della giornata. Potete anche leggere la breve intervista che mi è stata fatta in occasione della Sfida per qualche spunto.
Buon lavoro, spero di leggervi presto!
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Published on July 01, 2017 00:43

June 28, 2017

Dal libro al film - La ragazza che sapeva troppo / The Girl With All the Gifts

Nell'ultimo rapporto letture parlavo di La ragazza che sapeva troppo , romanzo a tema zombie uscito un paio di anni di fa da cui è stato recentemente tratto un film prodotto da Netflix. Pochi giorni dopo aver finito il libro ho avuto modo di vedere anche il film The Girl With All the Gifts e mi pareva interessante confrontare le due versioni della stessa storia.
La trama è sostanzialmente la stessa (segue qualche moderato spoiler). La storia inizia alcuni anni dopo un'apocalisse zombie, all'interno di un centro di ricerca militarizzato in cui diversi bambini sono oggetto di esperimenti. Gli zombie di questa storia non sono "non-morti" nel senso classico, sono umani parassitati da un fungo, spunto ricavato dal famoso fungo che prende il controllo delle formiche e ne modifica il comportamento. Il contagio avviene tramite i liquidi corporei, e rende le vittime totalmente insensibili agli stimoli, motivate soltanto dall'idea di diffondere l'infezione. I bambini del centro, tra cui la protagonista Melanie, sono però particolari: pur essendo contaminati dal fungo, mantengono capacità cerebrali normali, anzi sembrano avere un'intelligenza superiore alla media. Per questo vengono sottoposti a diversi tipi di test ed esperimenti (medici, psicologici, fisici) al fine di trovare una cura o un modo per arrestare la diffusione del parassita. Poco dopo l'inizio della storia, a seguito di un attacco Melanie e un piccolo gruppo di persone del laboratorio (un medico, un'insegnante e due soldati) sono costretti a fuggire, e devono cercare la strada verso la vicina cittadina di Bacon dove esiste un altro centro simile, attraversando le città ormai occupate solo da infetti.
La parte più interessante sia del libro che del film è sicuramente l'approccio originale al tema zombie, che sono spiegati e contestualizzati in una teoria scientifica quanto meno plausibile. [Certo, quando mi sono trovato a leggere di uomini-funghi ho avuto una strana sensazione di dejà vu, ma credo che i produttori di Netflix non abbiano mai letto Spore , quindi posso comprendere l'originalità percepita dal resto del mondo.] Il modo in cui i bambini del laboratorio subiscono con docilità e gratitudine il trattamento inumano è l'elemento che crea il forte impatto iniziale, in particolare nel film in cui le immagini rendono ancora più cruda la situazione. Per quanto ne sa la medicina, quei bambini non corrispondo più alla definzione di esseri umani, sono cose e sono pericolosi, basta il minimo odore di sudore per far scatenare la loro reazione automatica da zombie che spegne ogni scintilla di coscienza esibita fino a pochi secondi prima. Eppure i bambini, e Melanie in particolare, sembrano non avere altro desiderio che seguire e compiacere i loro insegnanti, al punto che per alcuni, come la signorina Justineau, risulta difficile percepirli come minaccia. Nel libro viene dedicato molto più tempo alla parte iniziale in cui si mostra la vita all'interno del laboratorio/prigione/scuola, con la narrazione focalizzata principalmente sul punto di vista di Melanie che accresce lo straniamento. È in questa fase che si acquisiscono anche le nozioni sull'infezione che ha messo fine alla civiltà umana, anche se i bambini non si rendono conto di essere loro stessi contagiati dal fungo.
Dopo la fuga il punto di vista passa più spesso agli altri personaggi del gruppo: la dottoressa Caldwell, direttrice delle ricerche, che fa da base di appoggio per la componente scientifica della storia; la signorina Justineau, l'insegnante che ha preso più a cuore il benessere dei bambini e cerca in tutti i modi di proteggere Melanie; il sergente Parks, intenzionato a mantenere l'ordine e la disciplina in una situazione di cui si sente responsabile; il soldato Gallagher, cresciuto nel mondo post-apocalittico e che non conosce altra realtà oltre a quella dell'infezione fungina. Questo alternarsi dei POV permette di avere una panoramica più ampia delle motivazioni e idee, anche tra loro contrastanti ma sempre abbstanza coerenti. Melanie stessa arriva poco per volta a comprendere la sua natura e accettarla, si rende conto della sua pericolosità per gli altri ed è disposta a rispettare le loro richieste per tenerli al sicuro. Capita in alcuni casi che i personaggi si tengano nascoste alcune cose a vicenda, ma nel libro le loro ragioni per mantenere i segreti sono perfettamente valide e comprensibili.
Nell'adattamento del film molte di queste sfaccettature sono andate perse. È naturale che in 90 minuti di pellicola non ci sia il tempo per approfondire la personalità di cinque personaggi diversi, ma alcuni ne risultano ingiustamente squalificati agli occhi dello spettatore. La dottoressa Caldwell ad esempio non appare niente di più che la scienziata senza cuore che pensa solo ai suoi esperimenti, mentre nel romanzo si apprendono (e in buona parte si arriva a condivedere) le sue ragioni. Anche Gallagher, forse il personaggio più tragico del romanzo, nel film risulta poco più di un soldatino goffo e un po' tonto. Ci sono anche aspetti che il film ha saltato del tutto, come i junker , parte della popolazione umana non infettata che vive al di fuori delle città ed è responsabile dell'attacco iniziale alla base, ma in questo caso il film non risente della semplificazione. In altri casi invece la necessaria semplificazione cinematorafica genera qualche incoerenza, come il contagio istantaneo che si vede durante l'attacco: per come l'infezione procede, è evidente che non può essere così veloce (il fungo deve arrivare nel cervello e far crescere qui i suoi miceli), infatti nel libro è molto più lenta.
Ci sono però elementi che nel film sono trattati in modo superficiale, incompleto, e ho avuto la sensazione che siano stati inseriti dando per scontata la lettura del libro. Ad esempio, la scena iniziale in cui a Melanie vengono date da mangiare delle larve non viene spiegata con la cura e la coerenza che invece è presente nel libro, e potrebbe indurre confusione a qualche spettatore. Anche la spiegazione delle capacità dei bambini "speciali" come Melanie, che costituisce praticamente il nodo finale di tutto il romanzo, nel film viene fornita senza nessuna enfasi particolare, come se a quel punto dovesse ormai essere già chiaro. Questo porta a perdere una parte importante della trama proprio nelle fasi finali, anche se il film guadagna di nuovo con una scena conclusiva per molti versi più forte di come si chiude il libro. In molti casi comunque mi sono trovato a pensare che se non avessi letto il romanzo probabilmente non avrei capito del tutto, o forse avrei frainteso, quello che stavo vedendo.
In definitiva, libro e film di La ragazza che sapeva troppo sono pressappoco allo stesso livello più che buono, però la produzione del film ha sorvolato su alcuni aspetti piuttosto rilevanti che servono a dare una maggiore consistenza alla storia, separandola dai tanti zombie movie che si vedono negli ultimi anni.
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Published on June 28, 2017 00:30

June 26, 2017

Doctor Who 10x11 - World Enough and Time

Il Doctor Who moderno ha sempre avuto un problema coi Cybermen. Fin da quando sono stati reintrodotti nella seconda stagione, questi iconici avversari del Dottore hanno avuto l'aspetto e l'attitudine di robottoni goffi e stupidi, un esercito di omini di latta che per lo più vengono battuti con estrema facilità. Ci hanno provato diverse volte a renderli più minacciosi, ma nemmeno Neil Gaiman col suo Nightmare in Silver ci è riuscito, l'upgrade ricevuto negli ultimi anni non è servito a renderli davvero spaventosi, anche quando nel finale della stagione otto erano i cadaveri a trasformarsi in Cybermen. Peraltro nel corso delle stagioni Dalek e Cybermen hanno subìto un fenomeno di "evoluzione convergente" per cui le reciproche caratteristiche si sono accomunate sempre di più: entrambi volano, sono pressoché indistruttibili, hanno una rete neurale condivisa, convertono gli umani, hanno un soppressore di emozioni e così via. Tutto questo porta a considerare i Cybermen (ma anche i Dalek) un avversario generico, spesso carne da macello per il Dottore, da far saltare in aria a grandi numeri.


Alla fine pare che fosse tutto un problema di design. Per far tornare i Cybermen spaventosi è bastato riprendere il loro design originale del 1966, quando il Primo Dottore li incontra nel serial The Tenth Planet, memorabile anche perché porta in scena la prima "morte" e rigenerazione del Dottore, segnando la fine dell'epoca di William Hartnell. In un certo senso i Cybermen "originali" (in seguito rinominati Mondasian Cybermen, dal loro pianeta di orgiine) possono apparire ridicoli, trattandosi di attori con un calzino bianco in testa e pantaloni di stagnola. Ma proprio in questa loro apparente semplicità sta la forza di questo design: i Cybermen del 1966 sono profondamente uncanny, come mai più lo sono stati in seguito: forse giusto in Tomb of the Cybermen eravamo abbastanza vicini, ma poi la "robotizzazione" li ha resi sempre più metallici e meno umani. Quindi, meno facili da percepire come derivazioni degenerate di persone normali.

In World Enough and Time invece assistiamo proprio a questo. La progressiva evoluzione forzata che porta alla conversione degli umani in Cybermen. In un ambiente ostile e con le risorse in esaurimento, l'unica possibilità di sopravvivenza è diventare più forti, più resistenti, meno bisognosi di cure. C'è un prezzo da pagare, ed è il dolore: pain, pain, pain, ripetono i primi prototipi di uomo cibernetico, prima che gli venga abbassato il volume degli altoparlanti. L'atmosfera da ospedale psichiatrico di inizio Novecento, oppure i leggendari esperimenti dei medici nazisti, completano il quadro di inquietudine che stavolta funziona davvero, e porta a considerare sotto tutt'altra prospettiva quei costumi un po' artigianali.

Tutto questo senza considerare le altre dinamiche che si alternano e accavallano nella puntata: l'enorme astronave in prossimità del buco nero e la conseguenze dilatazione temporale tra i diversi livelli; la "prova sul campo" del Dottore per testare la capacità di Missy di agire secondo principi di altruismo; la presenza (mascherata) dell'altro Master, quello di John Simm visto per l'ultima volta con il Decimo Dottore; la morte di Bill, a pochi minuti dall'inizio dell'episodio con un buco attraverso il torace, la sorte più cruenta e inaspettata mai capitata a un companion dell'era moderna; la conversione sempre di Bill nel primo Cyberman, e il suo straziante "i waited for you"; e la scena iniziale, la rigenerazione del Dottore, probabilmente un flashforward dal finale di stagione o forse addirittura dallo speciale natalizio.

Tutto quanto amalgamato in modo omogeneo, in modo che nessun punto vitale della trama prevale troppo sugli altri, e si arriva a fine puntata con la voglia viscerale di sapere come va a finire. Purtroppo la storia di DW insegna che questi build-up perfetti si risolvono poi in una delusione quando si arriva a tirare le fila nella puntata conclusiva, ma stavolta mi sento di sperare in un finale epico come non se ne vedeva da tempo. E anche se così no fosse, resta la soddisfazione per un episodio ricco di idee e perfetto nella costruzione. Rimane da chiedersi come sarebbe stato assistere a questa puntata senza avere i punti salienti (John Simm, i vecchi Cyberman) spoilerati già da mesi.Voto: 8.5/10
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Published on June 26, 2017 03:59

June 21, 2017

Voi demoni (anteprima)

Qualche mese fa annunciavo velatamente il fatto che stavo lavorando ad alcuni racconti di imminente pubblicazione. Da poche settimane ha visto la luce Infodump all'interno di Propulsioni d'improbabilità , ma non era solo a quello che mi riferivo.
Nei prossimi giorni uscirà infatti Voi demoni , un racconto che era comparso nella mia vecchia raccolta autopubblicata Mytholofiction (ora non più disponibile), interamente revisionato e aggiornato. Si tratta di un racconto decisamente lontano dalla fantascienza che vi ho abituati a leggere, anzi siamo sul poliziesco soprannaturale.

https://www.progettomoscabianca.it/voi-demoni

Il racconto sarà disponibile in formato cartaceo ed elettronico, con la copertina di Simone Peracchi e sotto il marchio Moscabianca Edizioni. Il Progetto Moscabianca è una piccola realtà nata alla fine dell'anno scorso, con l'intenzione di pubblicare narrativa e fumetti di genere. Voi demoni è il primo titolo del loro catalogo insieme a Finale , graphic novel di Andrea Fontana e Luca Marcenaro. Entrambi i volumi saranno presentati in anteprima alla fiera CRACK! che si terrà a Roma da oggi a domenica.
Ma le novità non si fermano qui. Voi demoni infatti fa solo da apertura a una raccolta di prossima pubblicazione, alla quale stiamo lavorando sottoponendo i miai racconti al feroce editing di Leonardo Munzlinger. Ogni racconto avrà la sua illustrazione, e la raccolta spazierà anch'essa tra i generi. A breve quindi mi sentirete parlare ancora di racconti e di mosche.
Per gli aggiornamenti seguite la pagina di Moscabianca, potrebbe scappare qualche anticipazione nelle prossime settimane.
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Published on June 21, 2017 23:25

June 19, 2017

Doctor Who 10x10 - The Eaters of Light

Era dai tempi della Pandorica che il Dottore non tornava in epoca romana, ed era il caso che la faccia di Capaldi tornasse approssimativamente alle sue origini. In realtà non siamo a Roma o nei pressi, ma in Scozia, durante una campagna della Nona Legione, secondo la storia scomparsa misteriosamente. L'episodio prova a darne una spiegazione, e naturalmente la spiegazione è... aliens.
Il trio di avventurieri si trova nel mezzo di uno scontro tra i romani e i pitti (gente che stava da quelle parti ancora prima dei celti). Questi ultimi, trovandosi invasi, hanno pensato bene di aprire le porte dell'inferno e scatenare l'attacco di un mostro nei confronti dell'esercito romano contro cui non avevano nessuno possibilità. Il problema è che una volta aperte le porte dell'inferno (sì, ok, tecnicamente è un'altra dimensione, ma ai fini pratici si tratta di un'evocazione demoniaca) non si possono richiudere, e così ora ci si trova con un lupo mangia-luce che rischia di assorbire tutta l'energia dell'universo se non viene rispedito nel suo inframondo.
Questo non è un episodio memorabile per la potenza dell'idea di base, eccezionali plot twist o nemici memorabili. Per molti versi anzi assomiglia come concezioni alla media degli episodi del Classic Who, e infatti è scritto dall'autore di uno degli ultimi episodi del Settimo Dottore prima della lunga sopensione di qualche decennio. Eppure, nonostante non ci siano elementi innovativi, The Eaters of Light funziona. Funziona perché ha dei bei personaggi con cui è facile empatizzare e dinamiche equilibrate. Abbiamo due schieramenti di ragazzini, costretti a combattere perché non sanno in che altro modo comunicare, tant'è che quando si trovano a comprendersi (grazie alla magia del Tardis) qualcosa cambia nel modo in cui si vedono a vicenda. In effetti il mostro non è mai il punto centrale della storia, lo si vede un paio di volte e non si presente poi così minaccioso e invincibile, essendo poco più che un animale selvaggio. Il vero focus sono questi ragazzini che devono crescere in fretta e capire che ci sono battaglie che devono avere il coraggio di combattere da soli, senza aspettare che qualcuno lo faccia per loro.
Un altro aspetto ben riuscito di questa puntata è vedere come Bill è maturata durante la sua permanenza con il Dottore. Adesso riesce, anche da sola, a tenere testa e poi motivare i resti della legione romana, capisce da sola che tutti parlano la stessa lingua grazie alla presenza del Dottore, e ha anche l'ardire di opporglisi, da studente che è arrivato alla pari del suo insegnante, e fargli presente che non deve essere lui a intervenire. Ed è molto significativo scoprire anche che le persone "tradotte" dal Tardis parlano in modo elementare, come bambini: è così che il Dottore sente tutti quelli che incontra in giro per l'universo, da sempre? È questo che lo porta a essere protettivo, a volte paternalistico?
The Eaters of Light ha ben poco di fantascientifico, anzi si potrebbe benissimo vedere come una storia fantasy, l'origine di un mito, quello per cui i corvi fanno "cra". Ma si basa su personaggi e interpretazioni così efficaci che arriva a toccare lo spettatore. E poco importa a quel punto se ha poco senso che una creatura che si nutre di luce attacchi le persone e le prosciughi (dalla luce!?). Voto: 7.5/10
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Published on June 19, 2017 23:40

Unknown to Millions

Andrea Viscusi
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