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Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 19

January 3, 2020

Doctor Who 12x01 - Spyfall pt. 1

Dopo l'esperienza non proprio memorabile della stagione 11, di cui ho avuto modo di parlare nei post precedenti di questa rubrica, ero in dubbio se riprendere a commentare le nuove puntate di Doctor Who. Il fatto è che non mi diverto a fare commenti negativi, preferisco sempre dedicare attenzione alle cose belle, e purtroppo ho ragione di ritenere che questa stagione 12 non mi piacerà visti i precedenti. Ma poi mi sono detto, what the hell, sono passati due anni e magari Chibnall ha studiato, gli è passata la smania di voler fare tutto da solo e ha capito meglio la portata di quello che ha per le mani. E poi tanto lo so già che lo vedrò comunque, come mi sono visto ogni episodio di Doctor Who che il Signore ha mandato in terrra e la BBC non ha distrutto, quindi tanto vale.
Spyfall è fin dal titolo un evidente richiamo al cinema di spionaggio, e se c'è una cosa che DW si presta a fare è proprio quella di adattare o riproporre un particolare tipo di narrazione. Nel passato di DW abbiamo avuto reinterpretazioni di horror, thriller, gialli, heist movie, e se come sempre i risultati sono altalenanti non si può negare che lo spirito è quello giusto. D'altra parte l'intero periodo del Terzo Dottore è un po' una variazione sul tema dell'agente speciale al servizio di Sua Maestà alla James Bond, e il Terzo Dottore è il secondo miglior Dottore di sempre. Quindi possiamo stare al gioco, anche se inizia con la classia sequenza del reclutamento con i men in black e viene un po' da chiedersi come faccia la MI6 a conoscere Ryan, Yaz e Graham, visto che dovrebbero avere difficoltà a conoscere anche il Dottore, dopo lo smantellamento sia di Torchwood che della UNIT, che erano le uniche due organizzazioni a conoscere il Dottore e l'esistenza delle minacce aliene, come viene confermato nell'episodio stesso.
La trama ruota intorno all'attacco subito da numerose spie di tutto il mondo, che le lascia in uno stato vegetativo e con una mutazione del DNA da umano in qualcosa di diverso. Il tutto ha a che fare probabilmente con Jeffelon Bezosmusk, o insomma uno con un nome diverso ma che ricopre lo stesso loro ruolo. Per raccogliere più informazioni il Dottore contatta una sua vecchia conoscenza che lavorava per i servizi segreti, e non credo di essere stato l'unico a pensare che si parlasse del caro vechio capitano Jack Harness, che appunto è stato ai vertici di Torchwood, ai tempi in cui Doctor Who era ancora un franchise di successo. Invece si tratta di uno sconosciuto mai visto prima, che però ha con sé un sacco di informazioni, e grazie a lui riescono a isolare una delle creature che portano avanti l'attacco, da cui però non vengono fuori informazioni rilevanti. Alla fine il Dottore decide di confrontare direttamente Stevebill Jobsgates, e il tutto si risolve con un inseguimento in moto e una fuga sul suo aereo privato. È qui che arriva la grossa rivelazione.
Troppo grossa.
Ora, si era già capito da Resolution di esattamente un anno fa che Chibnall aveva intenzione di iniziare ad attingere alla mitologia di DW, e il trailer della nuova stagione lo confermava, con immagin di Cybermen e Judoon (che non sono così radicati, ma vabbè è comunque roba precedente). Ma riprendere il Master, a così breve distanza dall'ultima volta in cui lo abbiamo visto in The Doctor Falls , e con una nuova rigenerazione che sembra contraddire tutto l'arco di redenzione compiuto da Missy, mi è sembrata una forzatura eccessiva.
Intendiamoci, se DW continuerà ancora per alcuni anni non ho nessun dubbio che il Master sarebbe ritornato, e che quanto avvenuto con il personaggio di Missy in qualche modo superato o dimenticato. D'altra parte anche la morte non è mai definitiva per l'arcinemico del Dottore, che sarebbe scomparso definitivamente già almeno tre volte. Mi sta bene, è nello spirito del personaggio e della serie. Ma non mi è andato giù del tutto come è stato posto in scena qui. Troppo prematuro, troppo improvviso, sembra proprio un tentativo di dire "ehi, guarda qui, anch'io posso usare il Master". Che è pienamente nei poteri di Chibnall, ma andrebbe gestito con un po' più di eleganza. Il modo in cui Moffat lo introdusse all'epoca di Dark Water al confronto è estremamente più potente. In questo caso invece abbiamo il gusto del plot twist, ma è il plot twist ingiustificato, quello che ti porta a dire "ah, non me l'aspettavo proprio", e hai ragione perché non potevi aspettartelo, non c'era nessun indizio che ti portasse a pensare che ci sarebbe stata questa sorpresa, e quindi non risulta meritata. È come ricevere una manata sulla schiena: ti sconvolge perché è improvvisa e inaspettata, ma non potevi prevederlo in nessun modo. Un plot twist invece dovrebbe essere un gioco di prestigio, con il mago che a ogni movimento che fa ti mostra il mazzo di carte e alla fine ti frega comunque anche se tu hai avuto tutto il tempo e la possibilità di vedere il trucco, eppure non ci sei riuscito lo stesso.
È vero che ci sono ancora possibilità che quello non sia esattamente il Master che conosciamo. Un'ipotesi in parte giustificata da quanto visto nella puntata è che sia il Master di una dimensione parallela, territorio in cui il Dottore ha poca dimestichezza, oppure un Master precedente a quello di John Simm invece che successivo a Michelle Gomez. O ancora, che non sia affatto il Master ma solo un inganno a un livello ancora superiore. Ma non credo proprio che si realizzerà nessuna di quelle ipotesi, finora Chibnall si è sempre mostrato piuttosto on the nose e una volta calato l'asso di cuori non penso che intenda mostrare che in realtà era un due e stava nascondendo un cuore col pollice.
Per il resto l'episodio tutto sommato non è male, funziona appunto come riadattamento del genere spionistico, con la giusta dose di leggerezza che si addice a DW. I tempi narrativi sono azzeccati e il trio di companion sembra avere una funzione oltre a quella di fare domande per l'infodump. L'ospite d'eccezione della puntata Stephen Fry vale poco più di un cameo, mentre l'interpretazione del (probabile) nuovo Master sembra rifarsi un po' troppo a quella di Simm, ma forse è un po' presto per dirlo. Simpatico il dettaglio del tissue compressor, l'arma classica del Master della vecchia serie, che però molti degli spettatori di oggi probabilmente non conoscono. Spiace invece ritrovare il Dottore sempre un passo indietro, caratteristica che è rimasta dominante finora in tutte le avventure di Whittaker. È vero che se c'è qualcuno in grado di perculare il Dottore è proprio il Master, il problema è che già prima della sua comparsa ci stava capendo ben poco della situazione.
Aspettiamo di vedere come evolve la storia e soprattutto se usare così presto il jolly dell'avversario numero uno del Dottore si rivelerà vincente. Voglio dire, se la puntata una abbiamo il Master, nel finale di stagione cosa pensano di metterci? Comunque per adesso si aggiudica un voto 6.5/10
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Published on January 03, 2020 01:00

December 23, 2019

L'esatta percezione official soundtrack

Nello spirito della tradizione che nessuno ha mai apprezzato o almeno conosciuto, è arrivato il momento di suggerire la tracklist ufficiale per accompagnare la lettura di L'esatta percezione , la raccolta di racconti uscita a fine ottobre. Procediamo quindi secondo l'ordine dei testi nel libro.

Hype: Umek - Libido

Uno stato di eccitazione costante, un continuo flusso di libido, pornografia di ogni immagine, suono, esperienza, tutto è concitato, estremo, esasperante nella sua unicissima specialità. Troppe cose, tutte insieme, too much too fast. Ti toglie il fiato, ti scoppia il cuore. Ma ti piace proprio per questo, forse?

Lamarckia: Princess Chelsea - Is It All Ok?

Le strofe di questa canzone mi sembra rappresetino bene lo stato di depressione in cui si trova anche il protagonista del racconto, dopo l'incidente e l'abbandono da parte della moglie. Allo stesso tempo però manifesta anche la volontà di continuare, accettare le cose come stanno e dirsi che in fondo va tutto bene, e vivremo ancora un altro giorno.


Karma: Dj Koze - Mariposa

Poche cose suggeriscono più armonia e leggerezza di una farfalla (mariposa, appunto). È lo stesso pensiero del protagonista di questo racconto, che all'inizio viene catturato dall'immagine rasserenante di una farfalla che gli vola incontro. Ma l'immagine viene distorta dall'osservatore. Ciò che è pacifico e confortante si corrompe, diventa un pensiero ossessivo, paranoia, angoscia. Rabbia. Il synth ripetuto senza sosta in questo pezzo è perfetto per trasmettere questa sensazione di inevitabilità e oppressione.

Pixel: Little Computer People - Little Computer People

Che poi dietro questo moniker si nasconde il caro vecchio Anthony Rother. Little Computer People è anche il titolo di un gioco per Commodore 64 che si può considerare l'antenato di The Sims, in cui il giocatore si limitava a osservare la vita di alcuni personaggi simulati (le "piccole persone nel computer"), senza nessun obiettivo, trama o punteggio. Quello che siamo anche noi, da questa parte dello schermo, che forse è solo l'altro lato dello schermo di qualcun'altro ancora.

In un istante: Gazelle Twin - Heartbeat

Respira e ascolta il ritmo del tuo cuore. Ti senti vuoto, mesmerizzato dal tuo stesso battito. È tutto quello che esiste, qui e ora, tutto quello che ti rimane, e un solo battito può arrivare a durare un'eternità, in un climax che ti porta a esplodere e rilassarti, per poi ricominciare. Ancora e ancora.


La bella lavanderina: Markus Schulz - You Won't See Me Cry

"Mi sono girato e sono andato via. Non c'è nient'altro che potessi dire. Ma non mi vedrai piangere." In questo pezzo sicuramente il senso di queste rasi è diverso da quello che accade nel racconto, ma direi che le stesse parole si possono anche reinterpretare intorno alla storia della bella lavanderina. C'è qualcuno che piange e non vorrebbe essere visto, qualcuno che fugge senza dire niente, e come l'atmosfera del pezzo suggerisce, qualcosa che finisce male.

La legge dei padri: Stromae - Papaoutai

Una cazone che parla apertamente del ruolo dei padri nei confronti dei figli, e che se anche si concentra in particolare sull'idea del padre assente ("papa ou t'es?") si può applicare bene anche in quei casi in cui la distanza con il genitore non è materiale ma ideale, come avviene nel racconto. Un padre disposto ad abdicare il proprio ruolo e sacrificare del tutto il figlio, in fondo, dov'è?

Sinestesia: Mogwai - The Sun Smells Too Loud (Holden remix)


Questo racconto era anche in Spore e all'epoca nella rispettiva OST lo avevo associato a questo pezzo, che mi sento di confermare. La sinestesia sta tutta nel titolo, e il remix di Holden riesce a rendere anche in forma auditiva quell'alterazione della percezione che poi fa da titolo all'intera antologia.

Pr-Medjed: Johannes Heil - Isis & Osiris (intro)

C'è davvero da spiegarlo? Se capite il tedesco può essere anche un ottimo ripasso di lore. Dopo la lezioncina c'è spazio per una melodia che si ripete fino alla fine e dà l'impressione di una storia ferma allo stesso punto, incapace di progredire a causa di uno stallo che coinvolge tutti i protagonisti.
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Published on December 23, 2019 01:00

December 19, 2019

Rapporto letture - Novembre 2019

Penultimo rapporto letture dell'anno, ed è una di quelle volte in cui non c'è così tanta fantascienza come vi ho abituati. Cioè, ce n'è, ma in forma diversa a quella che assumo di solito.
Il primo libro di cui si parla è Ballata di fango e ossa , il romanzo di Maurizio Ferrero che ho letto subito dopo Vilupera di cui dicevo il mese scorso per scrivere il mio articolo sul grimdark italiano. La storia inizia come la più classica quest di caccia al drago, con i personaggi principali che convergono nelle campagne di un borgo per eliminare la bestia e conquistare i soldi, la fama, il potere o una combinazione di questi. Tutti i personaggi sono disgraziati a vario titolo, tra mercenari, nobili esiliati e semplici cialtroni alcolizzati. Ognuno approfitta per quanto può degli altri con l'obiettivo nemmeno tanto segreto di ottenere quello che vuole per sé, e le cose alla fine non si mettono bene per nessuno. Uno degli aspetti più interessanti del romanzo è il modo in cui reinterpreta un tardo medioevo italiano, facilmente riconoscibile anche se i toponimi sono diversi. Anche la religione e il folklore sono di chiara ispirazione italiana ma distanti quanto basta per considerare l'opera un fantasy, ma comunque ancorato alla realtà, con l'eccezione di un paio di creature fantastiche. Tutti i personaggi hanno una propria coerenza pur nel generale cinismo che pervade tutta la storia, ma proprio perché ognuno sembra agire in accordo con le sue motivazioni è difficile individuare un vero eroe. Tutti sono uguali di fronte alla ferocia del mondo, e per questo sono spietati a loro volta. Voto: 7.5/10

L'anno scorso più o meno di questo periodo ho parlato di Eternal War - Vita Nova , il secondo volume della saga literary fantasy di Livio Gambarini per la quale mi sono appena inventato un genere di appartenenza. Ora, siccome ho già dedicato in precedenza parecchio spazio agli altri libri della serie, si capisce che è una delle mie preferite in circolazione (pur non essendo il fantasy la mia passione principale, com'è noto). Ora però mi sbilancio ancora di più, e arrivo a dire che se anche ci sono parecchi autori italiani che apprezzo e leggo volentieri, ora come ora Gambarini è l'unico per il quale sono in effetti in reale trepidazione nell'attesa di leggere un nuovo capitolo: i libri della serie di Eternal War non solo li leggo e gradisco, ma li attendo con genuina ansia. Così ho iniziato appena possibile (poco dopo Stranimondi) Il sangue sul giglio , quello che avrebbe dovuto essere il volume conclusivo della saga e invece è solo il terzo di quattro. La storia copre il periodo storico che vede il formarsi delle fazioni di guelfi bianchi e neri a Firenze, con le lotte tra le famiglie nobili che rispecchiano (come sempre) quelle degli spiriti più potenti. Allo stesso tempo un altro nemico sta emergendo, un'entità che ha operato alle spalle di tutti i contendenti in gioco finora e che, quando si rivela, cambia pesantemente le regole del gioco, in senso letterale. Ma l'aspetto più importante di tutto il libro è sicuramente il rapporto tra Guido Cavalcanti e Dante Alighieri. Se nel libro precedente si assisteva al consolidamento della loro relazione, adesso dopo gli eventi sconvolgenti alla fine di Vita Nova, che hanno profondamente cambiato Cavalcanti, i due iniziano a entrare in conflitto. Di fatto in questo terzo libro si ha in pratica un passaggio di testimento da Cavalcanti ad Alighieri quale protagonista umano della vicenda, mentre Kabal rimane ancora l'attore principale nel mondo dello spirito. Siccome come sempre non voglio far passare i miei commenti come sproloqui da fanboy, mi permetto anche un appunto, e cioè che nella parte iniziale la collocazione temporale degli eventi non è sempre chiarissia, soprattutto sembra mancare corrispondenza tra lo scorrere del tempo nella Materia e nello Spirito. Arrivati verso metà però questo disallineamento svanisce e si entra nel vivo dell'azione. Il contrasto tra i guelfi così come il disfacimento dell'amiciza tra Dante e Guido sono resi in maniera davvero efficace, e il climax finale è di altissimo livello, con una battaglia combattuta su più fronti in cui ognuno dei personaggi principali ha il suo ruolo. Quando quel personaggio alla fine fa quella cosa sapendo cosa comporterà per lui, la lacrima mi ci è pure scappata, va bene? L'epilogo si protrare forse un po' più del dovuto, ma arriva con estrema naturalezza e assoluta imprevedibilità a un momento straordinario, così appagante e limpido che fa rivalutare la lettura di tutti i tre libri precedenti. E a quanto dice l'autore, questo era proprio il suo obiettivo fin dall'inizio. Da apprezzare anche il fatto che Gambarini sembra aver ascoltato il mio suggerimento (e di molti altri), e ha aggiunto sul suo sito una sezione dedicata con cenni storici approfonditi per ogni capitolo. Insomma, io ribadisco che questa è la migliora saga fantasy italiana in circolazione, e mi prendo la responsabilità delle mie affermazioni pur avendone lette poche, ma ho motivo di credere che ci siano ben pochi contendenti. E ora mi ritrovo di nuovo a trepidare per il prossimo libro, che sarà davvero l'ultimo, pare. Voto: 9/10

Infine una lettura per me atipica, ed è quella di cui accennavo all'inizio come unico elemento di fantascienza: ho letto un fumetto! Per questioni di formazione personale ho dovuto affrotare L'Incal , nella sua ultima versione omnibus di Mondadori. Conoscevo già gli elementi principali dell'opera di Jodorowky/Moebius ma per la mia ritrosia ad approcciare i fumetti lo avevo sempre evitato. Ora ho rimediato la lacuna e devo dire che l'esperienza mi ha convinto solo in parte. Non metto in dubbio la spettacolarità e visionarietà del fumetto, che anche se non presenta spunti particolarmente originali compensa con un worldbuilding vasto e profondo, di cui la storia scalfisce appena la sperficie. Il mio problema però è proprio quello del media-fumetto, che non essendo mai stato tra le mie fonti di intrattenimento mi risulta ostico da recepire. Mi sono accorto che tendo a saltare di balloon in balloon per leggere le battute ma raramente mi soffermo sulle tavole o le pagine nel loro insieme, quindi è come se mi trovassi a leggere un romanzo condensato in dialoghi scarni con tempi del racconto irregolari. È come se volessi seguire un film di Bollywood guardandolo in lingua originale e senza sapere nulla del contesto: riesco a cogliere il senso generale, i temi di fondo e gli snodi della storia, ma mi mancano troppi riferimenti per dire di averlo capito in pieno. Riconosco che si tratta di una mia limitazione, che forse dovrei colmare con un corso di fruizione del fumetto, ma temo che a questo punto per me sia troppo tardi, e che non riuscirò mai a godere in pieno di questa forma di narrazione. Per questa stessa ragione non esprimo una valutazione, perché sarebbe viziata dalla mia ignoranza.
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Published on December 19, 2019 01:30

December 16, 2019

Interviste a Bruce Sterling + Vanni Santoni

In un'epoca in cui ancora aveva senso cercare di sviluppare un blog avevo inaugurato un'apposita rubrica dedicata alle interviste che avrei voluto dedicare a temi un po' estranei alla solita roba che trattavo qui, ma dopo un paio di post il progetto è naufragato perché i destinatari delle mie interviste non mi diedero retta, qualcuno nel frattempo è addirittura morto, quindi insomma, fine lì. Durante l'ultimo Lucca Comics mi è stato chiesto di poter intervistare qualche ospite e forte della mia esperienza di rubrica andata a male ho accettato.
Ho avuto così l'occasione di fare una chiacchierata con Bruce Sterling e Vanni Santoni, due personaggi che forse non hanno molto in comune tra loro ma che nei rispettivi campi hanno sicuramente qualcosa di interessante da dire. Le due interviste sono state poi pubblicate sul sito di RiLL da cui mi erano state commissionate (già che ero a Lucca per presentare il libro da loro edito, tanto valeva rendersi utili) quindi non le riporterò qui ma inseriro i rispettivi link:Intervista a Bruce Sterling Intervista a Vanni Santoni
Colgo l'occasione anche per segnalare che nel corso del Press Café tenuto da Sterling proprio a Lucca, a cui ero presente, il padre del cyberpunk (che si è dimostrato molto informato sulla scena fantascientifica italiana, come si legge anche nella mia intervista) ha citato tra le ultime novità interessanti pubblicate in Italia l'antologia Fanta-Scienza nella quale si trova anche un mio racconto. È stata una gradita sorpresa e anche l'occasione per presentarmi da lui con un sorrisone. Il video integrale della conferenza stampa (preso dal canale di Gerundiopresente che dovreste seguire, tacci vostri) è questo qui sotto, e intorno al minuto 28 potete ascoltare le sue parole su Fanta-Scienza.


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Published on December 16, 2019 02:00

November 30, 2019

Rapporto letture - Ottobre 2019

Lo so, lo so, che oggi è l'ultimo giorno di novembre quindi sono parecchio in ritardo con il rapporto letture del mese scorso visto che domani potrei già pubblicare quello del mese in corso. Ma queste ultime due settimane sono state investite da una serie di difficoltà tecniche tra le quali la temporanea assenza del pc e il possibile rischio di doverlo cambiare senza un backup più recente di otto mesi. Pericolo scongiurato, per adesso, ma insomma l'avventura mi ha fatto rimanere indietro su parecchie cose, che cercherò di recuperare un po' per volta. Per ora inizio a recuperare da questo post, e insomma non scassate le palle se il prossimo post sarà un altro rapporto letture.

Si parte da un libro per il quale probabilmente avevo aspettative diverse. Ero piuttosto curioso di leggere il romanzo di Liliana Marchesi pubblicato da La Corte, dato che l'autrice sta raccogliendo intorno a sé una community piuttosto affiatata intorno al tema della distopia, anche se poi sotto questa parola ci rientra un po' di tutto, dalla sf sociale allo young adult più becero. Comunque fa piacere vedere interesse per questi argomenti, per cui seguo con interesse l'iniziativa. Il problema è che Cavie è un romanzo che in ultima analisi ha poco da dire. Un mix di Maze Runner e Cube, in cui la giovane protagonista si risveglia in un laboratorio senza ricordi della sua vita e insieme a uno sconosciuto anche lui prigioniero della stessa struttura inizia a esplorare l'ambiente e affrontare una serie di pericoli sempre maggiori, fino a confrontarsi con il boss finale la cui insospettabile identità si intuisce nel secondo capitolo, grazie a un infodump piuttosto grossolano. Ora, come storia avventurosa con sottotraccia romance non sarebbe nemmeno male, se pure niente di nuovo rispetto a quanto si può trovare appunto in molti romanzi usciti sull'onda di Hunger Games, ma la cosa che più mi ha spinto fuori dalla lettura è il fatto che il testo sembra estremamente acerbo. Siccome mi capita di avere una minima esperienza con la scrittura e revisione di testi, la mia personale e modesta opinione è che si tratti in pratica di una prima stesura, strabordante di ripetizioni, locuzioni, avverbi, aggettivazioni eccessive e incoerenze a vario livello. L'impressione è che il testo sia stato preso e pubblicato al limite con una correzione bozze sommaria ma senza un serio lavoro di revisione del testo. Insomma pare quasi di leggere una storia su wattpad piuttosto che un libro pubblicato da un editore di medie dimensioni che opera a livello nazionale. Peccato perché appunto, lo spazio e la potenzialità di miglioramento si percepisce subito, ma forse non si è voluto fare questo tipo di sforzo. Voto 5/10

Dopo di questo ho letto un altro numero di Il Buio, rivista di racconti dark/horror di cui avevo già parlato il mese scorso, e siccome sono uno preciso, avevo letto il numero 2 e stavolta sono passato al numero 1. Il racconto La stagione dei serpenti di Erin Roberts parte già come una ginocchiata nelle costole. Quello di Giovanna Repetto è più soffuso, e non contiene un vero e proprio sviluppo di trama, ma prmane la sensazione concreta di trovarsi all'interno di un incubo. Nin Harris al confronto è un racconto leggero, quasi una commedia, che tiene alta la tensione pur senza una posta in gioco letale. Infine Paolo Di Orazio colpisce come sempre con le sue storie di donne, morti e violenze, che in genere coincidono. Tutta roba di ottimo livello, e se la mission della rivista è quella di inquietare il lettore, direi che è preso in pieno. Voto: 7.5/10

Ed eccoci arrivati al mio primo grimdark. Si fa un gran parlare di questo genere nei circoli della gente che conta (e infatti l'ho fatto anch'io su Stay Nerd), e anche se il mio punto di vista è quello di un appassionato di sf che per tradizione è portato a snobbare fantasy e derivati, devo dire che questo approccio mi ha conquistato. Vilupera è il secondo romanzo che leggo di Jack Sensolini + Luca Mazza, e con Riviera Napalm condivide la cifra stilistica ma è molto diverso per struttura e concept. Laddove il precedente era in sostanza una serie di episodi molto legati a un immaginario pop estremizzato, qui c'è un worldbuilding molto più approfondito, che non si appoggia a riferimenti del mondo attuale (che un lettore potrebbe cogliere o no) e una storia compiuta. La storia è quella di una faida tra casate nobiliari che cercano di accrescere il proprio potere a discapito dei rivali, in un'italia prerinascimentale popolata di mostri e figli di puttana. Il tono è quello di molti western classici, con gli stranieri senza nome che arrivano in città e seminano morti fino a quando non arrivano a rivelare il loro vero obiettivo. Ma essendo un grimdark, non ci sono buoni né eroi, ed è difficile schierarsi davvero con qualcuno. Se devo muovere qualche critica (e devo farlo), mi pare che nella foga di dare corpo a un'ambientazione e un registro unico e riconoscibile, in certi casi si siano arzigogolati troppo su certe espressioni e trovate lessicali, per esempio dire "a nord degli occhi" per intendere sopra la testa, oppure la frequenza con cui vengono nominati questi animali-ibridi tanto che sembra quasi di trovarsi nel mondo dei pokemon, dove ci sono ovunque corvoragni e snorlax ma non un cazzo di normalissimo cane. Comunque sono difetti marginali che, in un libro che è sostanzialmente autoprodotto, sono del tutto trascurabili. Vilupera è un ottimo libro, e il lavoro di branding che loro e gli altri del loro gruppo stanno muovendo è davvero qualcosa di nuovo nel panorama di genere italiano. Voto: 8/10
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Published on November 30, 2019 08:33

November 5, 2019

I miei articoli per Stay Nerd: luglio-settembre 2019

Terzo recap dei pezzi che ho scritto e pubblicato su Stay Nerd , che fa un po' da spinoff di questo blog. O forse viceversa. Ma insomma tutto quello che pubblico lì avrei potuto scriverlo qui sopra. O viceversa.   
I migliori libri da leggere nell'estate 2019 Questa è facile, giusto una  to-read-list di roba interessante da recuperare. Peraltro vi stupirà scoprire che se li leggete durante l'inverno va bene lo stesso. Si parla di roba prettamente di genere, dalla sf al fantasy alla saggistica di "ambito nerd". Quindi tutta roba che vi potrebbe interessare, se siete qui a leggere.
La vendetta del racconto italiano di fantascienza Un pezzo in cui mi sono permesso di fare una panoramica di come i racconti italiani di fantascienza si siano diffusi, siano stati snobbati e di recente sembrino tornati in auge. Si parte dal caso dell'anno del numero di Urania Strani Mondi composto interamente di racconti italiani, di cui ho parlato anche sul blog andando nello specifico sulle singole storie. Ma in questo caso il discorso è più ampio e cerca di toccare un po' tutte le realtà che hanno permesso ai racconti italiani di trovare spazio.
Respiro di Ted Chiang ci insegna a scegliere ciò che vogliamo essere E vabbè, potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di leggere e recensire Respiro, la nuova raccola di Ted Chiang uscita nei mesi scorsi? Guess what.
Sintonia, la serie tv brasiliana che racconta le favelas dei centennials Qui siamo un po' fuori dal seminato, ma devo ammettere che ho una certa fascinazione per le serie tv di produzione non anglofona, vedi ad esempio anche Leila di cui ho parlato di recente. In questo caso a dire la verità non c'è niente di fantascientifico o di weird, al limite potete considerare horrorifico il fatto che questi parlino di musica funk ma poi quello che ascoltano è reggaeton.
Carole & Tuesday, e la musica delle IA che ci aspetta nel futuro Anche qui siamo in terra incognita, perché quando mai mi avete visto ragionare di un anime? Eppure pure questo abbiamo fatto, con la visione della prima parte di questa storia che narra le avventure di due giovani aspiranti musiciste in un Marte colonizzato dove tutto è svolto dalle IA, musica compresa.
L'astronave di Teseo, o il dilemma della persistenza dell'identità nella fantascienza Se dovessi indicare un articolo di quelli che ho pubblicato finora di cui sono proprio soddisfatto, sarebbe questo. Il tema della Nave di Teseo è uno di quelli che mi affascinano di più da sempre, e declinato in chiave fantascientifica acquisisce tutta un'altra dimensione. E poi quando in un pezzo riesci a citare Futurama, Doctor Who e Westworld , sai di aver fatto un buon lavoro.
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Published on November 05, 2019 02:00

October 26, 2019

Rapporto letture - Settembre 2019

Di solito faccio i rapporti letture del mese un po' prima, ma stavolta... niente, me ne stavo semplicemente dimenticando. Quindi recuperiamo quasi allo scadere del tempo e procediamo con le letture di settembre. Che, posso anticipare, sono un po' fuori genere da quello che consumo di solito, che come si può constatare gira sempre dalle parti della fantascienza. Stavolta invece di fantascienza pure non c'è niente, anche se le contaminazioni weird o più indefinibili ci stanno sempre.

Cominciamo con una raccolta che probabilmente si può considerare un classico, che tenevo sugli scaffali da forse una decina d'anni. È Antologia della letteratura fantastica , compilata da Borges/Ocampo/Bioy Casares. Un volume interessante, che raccoglie una serie di testi che non si limitano a soli racconti. In alcuni casi si può parlare di fiabe, aneddoti, aforismi, sceneggiature teatrali e anche estratti di testi più ampi. Gli autori inclusi sono di ogni epoca e luogo, anche se c'è una buona rappresentanza di scrittori sudamericani del novecento, per ovvie ragioni di vicinanza dei curatori. Ci sono sicuramente molte storie di grande impatto (soprattutto per l'epoca in cui sono state scritte) e che è difficile trovare altrove, come Enoch Soames di Beerbohm, Il calamaro sceglie il suo inchiostro di Bioy Casares, La casa occupata di Cortazar, La zampa di scimmia di Jacobs, e così via. Molto presenti di autori tradizionali cinesi. I temi più ricorrenti sono quelli del sogno e dei fantasmi, tutti delcinati in senso ampio. Il difetto che si può torvare è che laddove sono inclusi semplici estratti di poche righe è come leggere il messaggio di un biscotto della fortuna, quindi non si viene trascinati molto. Nel complesso però un'antologia molto significativa, e soprattutto da sbattere in testa di tagio a tutti quelli che "ma la narrativa è realismo" quando il realismo è una moda passeggera dell'ultimo secolo, stronzi. Voto: 7.5/10

A seguire altra raccolta, stavolta di stampo horror o similare, ovvero il numero 2 della rivista Il Buio che se avete studiato sapete che è quella in cui è presente anche un racconto di L. Chan da me tradotto. Oltre a questo ce ne sono altri tre, di cui due autori italiani. Le atmosfere sono decisamente buie, anche se alla fine L'ultimo giro di pub tradotto da me è il più leggero e positivo di tutti. Gli altri sono in effetti più angoscianti, in particolare l'ultimo di Stefano Lapadula riesce a essere davvero disturbante visto che mescola insieme tabù come cannibalismo, tortura, pedofilia, insomma roba che fa bene la mattina a colazione. Il racconto di Francesco Corigliano di contro è un po' prevedibile nella rivelazione finale, che arrivando proprio all'ultima riga non è più così efficace. Nella media però la qualità è buona, per cui si merita un buon voto 7/10.

Passiamo poi al weird western che è uno dei miei dirty pleaures, infatti come sapete nella nuova edizione de Il lettore universale c'è anche un racconto con questa ambientazione (lo sapevate, vero?). Evidentemente è una passione anche dei signori di Moscabianca, perché hanno pubblicato qualche tempo fa Black Hills di Luca Mazza. Mazza è un autore bolognese che ho già incrociato, in particolare nella lettura di Riviera Napalm scritto in coppia con Sensolini, e di cui torneremo a parlare a breve. Questo libro è un romanzo breve ucronico/horror/pulp/weird in cui Giuseppe Garibaldi è finito a vivere in nordamerica, ha combattutto nalla guerra civile americana e viene reclutato dopo il suo ritiro per una nuova missione. Di mezzo però non ci sono solo questioni politiche ma anche forze oscure meno controllabili, e il team Garibaldi dovrà unire le forze a quelle dei nativi. L'ambientazione è resa in modo eccellente, i personaggi, come nei migliori western, sono tutti stereotipi perfetti dal ruolo definito, e lo dico seriamente in senso positivo, perché questo tipo di storie funzionano proprio per la loro aderenza a un certo modello. Lo stile di Mazza è duro e tagliente, come già avevo riscontrato appunto in Riviera Napalm, anche se lì poteva esserci il dubbio su quale autore influenzasse di più il registro. L'unico appunto che mi viene da muovere a questo romanzo, è che dopo l'introduzione dello sciamano-guerriero Ofiuco sembra diventare lui il protagonista, mentre a Garibaldi sono riservate meno sequenze. Comunque una lettura veloce e soddisfacente, che si mantiene sempre su un livelli alti di tensione. Voto: 7.5/10

Infine un altro romanzo che se riuscite a dargli un'etichetta vi offro da bere. Ammetto di essere stato attirato dall'inequivocabile disco volante sulla copertina minimale. E gli alieni in un certo senso ci sono davvero in Medusa . Forse. La storia segue un ragazzo tardoadolescente durante le sue vacanze al mare, tra famiglia e gruppo di amici, passeggiate sulla spiaggia, partite a ping pong, serate in discoteca, tentativi di abbordaggio. Tutto materiale per un film di Virzì, se non fosse che lui è evidentemente dissociato, tant'è che ogni tanto si affaccia una seconda voce che accompagna la narrazione, e per di più ogni tanto incontra gli alieni (che poi boh sono davvero alieni?) a cui deve offrire in sacrificio delle sensazioni/emozioni/ricordi in cambio. Ci sono anche gli indizi di qualcosa di brutto successo anni prima, la tragica morte di una bambina in un incidente di cui non si sono mai scoperte le cause ma che il protagonista probabilmente conosce bene, anche se pure qui, non è che sia tanto chiaro. La forza di tutto questo sta sicuramente nello stile di Luca Bernardi, assolutamente irrispettoso delle convenzioni della narrativa, ma che segue comunque un suo codice che, una volta interpretato, rende la lettura perfettamente coerente. Non per niente il protagonista sta infatti compilando un Dizionario Semiologico Abissale che spera di dare alle stampe anche se pare che a parte l'idea non gli stia dedicando così tanta attenzione. Insomma una lettura complessa, ma meno complessa di quanto possa sembrare a primo impatto, perché superato lo straniamento di questo modo di scrivere il nucleo della narrazione è tutto sommato semplice da seguire. Sicuramente lo si può considerare un testo sperimentale e per certi versi anche l'aggettivo "abissale" ha senso. Voto: 7.5/10
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Published on October 26, 2019 01:40

October 19, 2019

L'esatta percezione

Dopo aver pubblicato Spore nel 2013 e Il lettore univrsale l'anno scorso, avevo pensato che non mi sarebbe più capitato di far uscire una raccolta di racconti. Perché i racconti non si leggono, non si pubblicano, il mercato tende al romanzo perché la gente (e gli editori) è convinta che più lungo uguale più bello. Quindi è stata una mezza sorpresa anche per me ricevere la proposta da parte dell' Associazione RiLL di far uscire una nuova antologia delle mie storie.
A partire da fine mese sarà disponibile infatti L'esatta precezione , parte della collana "Memorie dal futuro", le raccolte personali che RiLL ha iniziato a pubblicare da alcuni anni, e che nelle edizioni precedenti ha visto autori come Francesco Troccoli, Massimiliano Malerba, Davide Camparsi, Luigi Musolino.

Come da impostazione di questa collana, il libro raccoglie innanzitutto i racconti che nel corso degli anni sono arrivati in finale al Trofeo RiLL o al concorso parallelo SFIDA, per cui la maggior parte dei racconti sono già usciti in raccolte precedenti del premio, come Karma, La legge dei padri, Pr-Medjed, Lamarckia. Altri ancora erano usciti in edizioni precedenti e ormai introvabili, come Sinestesia (che era in Spore, ormai fuori catalogo), La bella lavenderina, In un istante. Pixel lo avevo autopubblicato su Amazon ed era poi stato incluso in un numero della rivista Futuri. Hype invece è del tutto inedito. In ogni caso, tutti i racconti sono stati opportunamente rivisti ed editati insieme ad Alberto Panicucci, boss del team RiLL che fa questo lavoro da quando ancora io dovevo cambiare i denti.
Il titolo L'esatta percezione è volutamente criptico, perché uno potrebbe chiedersi "ma l'esatta percezione di che?" Ecco appunto, è proprio quella la questione. La tesi di fondo della raccolta è proprio che questa percezione precisa non esista. I concetti di realtà, di verità storica, di sanità mentale sono spesso messi in discussione in questi racconti. Contrariamente alle mie solite uscite, stavolta non si parla di fantascienza in maniera preponderante. Il Trofeo RiLL da sempre premia storie fantastiche ad ampio raggio, e infatti anche in questo volume sono contenuti racconti di sf, horror, urban fantasy, e altra roba meno definibile. Come dico sempre la fantascienza è il mio primo grande amore, ma questo volume potrebbe essere interessante proprio perché contiene parecchi sconfinamenti in territori attigui.

La copertina è di Valeria De Caterini, che da sempre disegna le illustrazioni dei libri di RiLL, e ha interpretato nel suo stile sognante il tema della decostruzione della realtà. Si nota appena, ma se ci fate caso, la realtà si sfilaccia ai margini del campo visivo. E non mi riferisco solo a questo disegno.
Per quanto mi riguarda pubblicare una raccolta con i tipi di RiLL è davvero una grande soddisfazione, proprio perché questo premio è stato uno dei miei primi approcci alla narrativa. Alcuni dei miei racconti più apprezzati sono stati scritti proprio per partecipare al premio, come ad esempio Il lettore universale, e sappiamo tutti com'è finita. Inoltre sono convinto che il lavoro fatto dai Rillini sia uno dei più importanti scouting per gli autori di genere, e infatti molti dei nomi che sono emersi negli ultimi anni sono passati da loro, come quelli citati in precedenza.
L'esatta percezione è già disponibile sullo store di RiLL, e lo sarà presto sugli altri store online. Il 31 ottobre inoltre sarà presentato al Lucca Comics & Games, a lato della premiazione del Trofeo RiLL che si svolgerà alle ore 18:00 nella sala Ingellis. Mi troverete quindi lì con il libro sia giovedì che venerdì 1 novembre, nei pressi dello stand RiLL o in giro.
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Published on October 19, 2019 03:44

October 14, 2019

Ultimi acquisti - Ottobre 2019

È passato così tanto tempo da un post con gli ultimi acquisti musicali che avevo quasi dimenticato che esistesse una rubrica del genere su questo blog. I motivi non li sto a ripetere, che sennò sembra che mi lagno sempre, ma se scavate nel passato li trovate. Fatto sta che nelle settimane scorse ho sentito l'esigenza di acquisire nuova musica, e a motivarmi è stata essenzialmente l'uscita di un disco in particolare, dalla quale poi ho colto l'occasione per aggiungere altra roba.

Iniziamo quindi da chi ha reso possibile questo post, ovvero Dominik Eulberg. A settembre di quest'anno, otto anni dopo l'uscita di Diorama , Dominik ha pubblicato il suo nuovo album Mannigfaltig . Non che fosse rimasto fermo in questo tempo, perché di EP ne sono usciti parecchi, ma finora nessuna raccolta organica di tracce come questa. Mannigfaltig ovvero "molteplicità" se riesco a interpretare abbstanza il tedesco, trae ispirazione come sempre nel caso di Eulberg dal mondo naturale. Ogni traccia infatti è dedicata a un animale, nello specifico ogni titolo è il nome di una creatura che (sempre in tedesco) contiene nel proprio nome comune un numero da uno a dodici. Lo stile di questo autore è inconfondibile e non riesco a capacitarmi di come pur producendo una techno a volte anche abbastanza dura ma ricca di calore, Eulberg riesca a far risuonare davvero l'armonia di questo mondo naturale come lui la percepisce. Sfido chiunque ad ascoltare Goldene Acht e non percepire la fiera leggiadria di questa farfalla, oppure non venire sopraffatti dalla maestosità dei ghiacciai a cui è dedicata Elfenbein-Flechtenbarchen. Questo è un disco da secondo-terzo-quarto ascolto, perché se al primo passaggio certe tracce possono sorprendere, in seguito si riesce a capire meglio ciò che rappresentano. Dominik Eulberg si conferma così uno dei miei artisti preferiti, una mente profonda e ingenua allo stesso tempo.

Parlando di bestie, mi ricollego con James Holden, qui presente nell'imaginaria compagnia di un collettivo denonimanto The Animal Spirits, con un album intitolato, appunto The Animal Spirits. Un disco di difficile collocazione, da parte di un autore che praticamente da solo ha inventato un nuovo genere di musica elettronica, la neotrance, e poi con la stessa nonchalance l'ha abbandonata, uno che si è permesso nel suo primo album di inserire una traccia intitolata Intentionally left blank, con cinque-sei minuti di silenzio, alla John Cage. Insomma, da Holden ci si può aspettare l'inaspettato, e qui lo troviamo perché le tracce contenute in questo album per certi versi sembrano delle improvvisazioni, intrecci di IDM, electro-jazz e ambient. Musica piacevole ma straniante, che a volte come in Thunder Moon Gathering sembra non prendersi troppo sul serio e altre invece come con The Animal Spirits forma una cappa di claustrofobia difficile da reggere. Si sente comunque la presenza di un'ispirazione che si collega in qualche modo a suoni naturali, ritmi da raduni pagani nei boschi sotto la luce della luna.

Propaganda è un album del 2017 di Oliver Huntemann che mi ero perso. Una collezione di tracce techno-electro oppressive e cupe, una variazione sul tema introdotto già tempo prima in Paranoia , come già la copertina suggerisce. Tracce da titoli poco rassicuranti come Kamikaze, Malaria, Egoist, Doppelganger. Non c'è niente in questi pezzi che metta a suo agio l'ascoltatore, anzi la generale sensazione di inquietudine è il nucleo intorno a cui si sviluppa tutta l'opera. Viste le prove precedenti di Huntemann probabilmente non si può dire che si tratti di materiale di grande originalità, ma la capacità di evocare certe atmosfere è innegabile.


Discorso simile si può fare anche per Drown , ultimo album dell'anno scorso di Fritz Kalkbrenner. Anche qui si avverte per lo più una sensazione di urgenza e ansia. La differenza sta nel fatto che finora il meno famoso dei fratelli Kalkbrenner si era invece contraddistinto per il calore dei suoi pezzi, che declinavano la techno quasi in chiave folk, con testi ricchi e avvolgenti, e l'aggiunta di strumenti come armonica, sax e sitar. In Drown invece è tutto diverso: non c'è un solo vocal in tutto l'album, le sonorità sono asciutte, asettiche, l'ispirazione è una tech-house precisa e impersonale, come già i titoli dei pezzi composti da singoli verbi fanno intuire. Si farebbe fatica ad attribuire questi pezzi a Fritz Kalkbrenner, se non ci fosse il suo nome sulla copertina. Difficile dire se si tratti di un'evoluzione cercata dall'autore, oppure di un esperimento in un territorio a lui meno familiare, proprio per dimostrare di potersi sganciare dall'immagine che finora si era creato. Di per sé forse questo album non sarebbe così innovativo, tutt'altro, ma considerato all'interno del percorso artistico del suo autore acquisisce tutto un altro significato.
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Published on October 14, 2019 15:00

October 1, 2019

Fanta-Scienza

Tra un paio di settimane ci sarà la quinta edizione di Stranimondi , festival dedicato alla narrativa fantastica, dalla fantascienza al fantasy al weird e non ve lo devo stare a dire io. In occasione di questa fiera che è già la più importante del settore, almeno per quanto riguarda il fantastico scritto, molti editori ne approfittano per tirare fuori qualche novità, e gira che ti rigira finisce sempre che mi ci ritrovo dentro pure io. L'anno scorso era toccato a Strane Creature (di cui peraltro quest'anno viene presentato il volume 2), stavolta invece è il turno di Fanta-Scienza .
Mai titolo fu più vago nel definire il contenuto, ma la cosa su cui dovete concentrare l'attenzione è quel trattino. Avete presente quando i soloni delle collane da edicola se ne escono con "si chiama fanta [pausa] scienza, quindi deve esserci la fantasia ma anche la scienza". Ecco, questo libro è pensato proprio per loro. In Fanta-Scienza infatti le parti scientifiche e quelle immaginifiche hanno lo stesso peso: il volume contiene infatti otto brevi saggi di ricercatori italiani su argomenti di stretta attualità scientifica, dai robot alla micromedicina, temi caldi nella comunità scientifica su cui si sta già lavorando e potrebbero avere notevoli breakthrough nell'imminente futuro. Sulla base di questi saggi poi gli autori hanno scritto un racconto, liberamente ispirato al tema centrale. E così ti trovi per le mani la tua fanta+scienza.

Il progetto è stato ideato e curato da Marco Passarello, e ha richiesto un impegno notevole nei mesi scorsi, soprattutto per la delicatezza degli argomenti. Tra gli autori coinvolti ci sono alcuni dei più rilevanti sulla scena sf attuale, come Lukha Kremo, Alessandro Forlani e Alessandro Vietti.
Il mio racconto NIMBY è basato su un articolo di Paolo Decuzzi sul tema della medicina di precisione interna all'organismo. Preciso che non ha niente a che vedere con il racconto omonimo che ho scritto pressappoco una decina di anni fa, se mai qualcuno avesse il dubbio spulciando la mia bibliografia. Anzi ho voluto proprio riprendere lo stesso titolo per una storia completamente diversa, e che non facesse schifo come quella di allora che fortunatamente non si trova più in giro ma fidatemi, non la vorreste leggere.
Fanta-Scienza è disponibile sul Delos Store sia in cartaceo che in ebook, e sarà appunto presentato in anteprima a Stranimondi, con una breve pesentazione del progetto domenica 13 ottobre alle ore 15. Ci sarò anch'io, a meno di imprevisti durante il pranzo. E visto la gente che gira, non mi sentirei di escluderne.
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Published on October 01, 2019 01:00

Unknown to Millions

Andrea Viscusi
Il blog di Andrea Viscusi since 2010

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