Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 18
February 14, 2020
Ho fatto pace con il rap
C'è stato un tempo in cui il rap era il mio genere musicale preferito. Un tempo piuttosto remoto, si parla di una ventina d'anni fa circa. All'epoca ero un ragazzino che andava in seconda media e mi trovai ad ascoltare, un po' in radio e un po' dalle cassette registrate di mia sorella, i pezzi degli allora Articolo 31. Ne rimasi in qualche modo impressionato, come ci si può ingenuamente impressionare a quell'età. E così ne diventai un avido consumatore, anche se da quel punto di partenza non andai mai oltre ad esplorare gli altri esponenti del genere, che ancora oggi ignoro chi potessero essere in quegli anni.
Poi è successo qualcosa. Sono cresciuto. Sono cambiato. E ho iniziato a considerare che quel ragazzino della seconda media fosse un deficiente. Non tanto per la musica in sé, per tante ragioni, di cui quella musica era comunque un'espressione o un sintomo. Da quel deficiente volevo prendere le distanze, e così cercai una strada diversa, nella musica ma non solo. E poi, a dirla tutta, non mi era mai andata giù la "cultura" rap, quel modo di parlare, vestirsi, muoversi, atteggiarsi, che ritenevo artefatto e in cui sapevo di non potermi riconoscere. Quindi da quel punto di vista fu quasi un sollievo dirmi che non avevo più bisogno di fingere di apprezzare quella parte del mondo di cui volevo far parte.
Come è andata lo vedete dalla musica di cui tratto (purtroppo raramente) su questo blog. La mia strada è partita da Gigi D'Agostino e gli Scooter e Mauro Picotto, da Kai Tracid e Ian Van Dahl per approdare poi a Dominik Eulberg e Moderat, Johannes Heil e Stephan Bodzin, Trentemoller, Miike Snow e Anthony Rother e Villalobos, Paul Kalkbrenner e Jacek Sienkiewicz e insomma quanti ne devo citare? Questo percorso mi ha completato e soddisfatto, al punto che vent'anni dopo quel cambio di prospettiva sono abbastanza in pace con me stesso da ammettere che posso provare interesse anche in altro. Infatti già da qualche anno ho iniziato a rivolgere attenzione a qualche tipologia di musica differente, ma non pensavo che a un certo punto mi sarei riavvicinato anche al rap, da cui mi ero separato con rancore tanto tempo fa.
Disclaimer: fino a qui e nel resto del post userò il termine "rap" in senso lato per intendere tutti i vari sottogeneri afferenti a questo filone, che sia rap vero e proprio o hip hop o trap o vai a sapere. Non ho approfondito abbastanza da riconoscere le sfumature e non mi interessa, in questa fase.
Questo riavvicinamento credo che sia partito con Stromae, un artista piuttosto insolito che peraltro canta in francese, altro elemento che tempo fa avrei scansato a priori. Stromae è salito alla fama con Alors on danse, un pezzo euro-house banalotto ma ben concepito, ma non è con questo che mi ha conquistato. Sono stati invece altri suoi pezzi, sempre in bilico tra rap ed elettronica. E così un pezzo come Papaoutai è riuscito a conquistarmi con la sua commistione di generi e la forza del tema trattato, sarà anche perché da tre anni a questa parte quello è diventato il mio punto debole.
Sicuramente non è questo il miglior esempio di rap in circolazione (nemmeno tra i pezzi di Stromae), ma ha contribuito a riavvicinarmi a una musica più "parlata".
Il passo successivo, risalente a metà del 2019 sono stati i Coma_Cose. Avevo già preso confidenza con qualche artista del panorama indie italiano come Baustelle e Zen Circus, ma quando poi mi sono trovato ad ascoltare i loro pezzi, validi dal punto di vista musicale e con i testi basati su giochi di parole e manipolazione della lingua, sono rimasto enormemente sorpreso. Era la dimostrazione che qualcosa di nuovo (almeno per quanto ne sapevo io) poteva davvero esserci.
Flash forward all'inizio del 2020. In un momento della vita che mi pone già di fronte a consistenti cambiamenti, qualcuno mi ha suggerito di provare ad ascoltare qualcosa che non conoscevo. In realtà lo conoscevo già, perché quel nome mi era già stato fatto diversi anni fa, da persone i cui gusti si sono sempre dimostrati piuttosto sovrapponibili ai miei. Ma allora forse non ero ancora pronto ad ammettere di essermi formato un bias mentale contro questo genere musicale e concedere l'ascolto.
Mi rendo conto che possa sembrare scontato tirarlo fuori adesso, dopo che per un paio di settimane se ne è parlato tanto in concomitanza con il festival che monopolizza le discussioni di tutta la popolazione italiana per qualche giorno, ma quel nuovo approdo è stato Rancore. Mi sono trovato ad ascoltare alcune tracce dell'album Musica per bambini e ne sono rimasto colpito. Non ho la competenza per giudicarne le capacità tecniche di rapper, ma quello che Rancore dice nei suoi pezzi, il suo modo estremamente visivo di raccontare, uno showdontell che manca a parecchi scrittori che dovrebbero applicarlo più di lui, le decine di riferimenti e i multipli livelli di lettura delle sue canzoni: tutto questo mi ha sconvolto. Mi è difficile proporre qui un solo pezzo a rappresentare quello che mi ha provocato l'ascolto, ma provo a scegliere questo:
Io lo trovo incredibile. Le immagini del drago, del cavaliere e della principessa, la favola con tutti i suoi archetipi ma con un significato ben più profondo e attuale. Mi sono fatto una mia interpretazione, ne ho lette altre, e mi sembrano tutte ugualmente efficaci, e non credo sia un caso. Quel sangue di drago, quel cavallo nutrito male, e quel mago che adesso si capisce chi rappresenta. Faccio solo questo esempio, ma la stessa cosa mi è avvenuta con buona parte dei pezzi di Rancore che ho sentito, e praticamente per tutti quelli di quest'album.
Ma non è finita qui. Perché lasciando andare youtube in autoplay a passare da un pezzo all'altro, per una di quelle imprevedibili serendipità mi ha proposto un altro artista che, appena ascoltato la prima volta senza nemmeno sapere chi fosse mi ha fatto l'effetto di una pallonata in faccia. Il pezzo che ho sentito è questo:
Di nuovo, quei testi così visivi, la capacità di raccontare storie con poche frasi dosate alla perfezione e nel caso di Murubutu, anche una quantità di riferimenti letterati e storici da richiedere una guida alla lettura. Lo stesso Murubutu è capace di creare anche pezzi a tema storico come questo:
E anche in questo caso mi sono torvato quindi letteralmente a trattenere il fiato, alcune delle canzoni al primo ascolto mi hanno commosso profondamente, superata l'emozione iniziale sono riuscito poi ad analizzarle meglio e comprenderle ed apprezzarle ancora di più.
Ora quindi so che il rap non mi è per forza nemico. Che ci sono artisti capaci di fare grandi cose, e che sono in grade di apprezzarle. La cosa che più mi piace di tutto questo, è che ho mantenuto abbastanza obiettività da riconoscere che alcune delle loro tracce non mi piacciono granché, le accetto nell'insieme di una poetica più ampia ma non le riascolto così volentieri. Quella di adesso quindi non è un'altra infatuazione irrazionale, ma una comprensione ragionata, che forse richiedeva un mio diverso livello di maturità, o forse solo il momento e la situazione giusta.
È andata così che ho fatto pace con il rap.
E grazie a questo sento di aver fatto anche un po' pace con me stesso.
Poi è successo qualcosa. Sono cresciuto. Sono cambiato. E ho iniziato a considerare che quel ragazzino della seconda media fosse un deficiente. Non tanto per la musica in sé, per tante ragioni, di cui quella musica era comunque un'espressione o un sintomo. Da quel deficiente volevo prendere le distanze, e così cercai una strada diversa, nella musica ma non solo. E poi, a dirla tutta, non mi era mai andata giù la "cultura" rap, quel modo di parlare, vestirsi, muoversi, atteggiarsi, che ritenevo artefatto e in cui sapevo di non potermi riconoscere. Quindi da quel punto di vista fu quasi un sollievo dirmi che non avevo più bisogno di fingere di apprezzare quella parte del mondo di cui volevo far parte.
Come è andata lo vedete dalla musica di cui tratto (purtroppo raramente) su questo blog. La mia strada è partita da Gigi D'Agostino e gli Scooter e Mauro Picotto, da Kai Tracid e Ian Van Dahl per approdare poi a Dominik Eulberg e Moderat, Johannes Heil e Stephan Bodzin, Trentemoller, Miike Snow e Anthony Rother e Villalobos, Paul Kalkbrenner e Jacek Sienkiewicz e insomma quanti ne devo citare? Questo percorso mi ha completato e soddisfatto, al punto che vent'anni dopo quel cambio di prospettiva sono abbastanza in pace con me stesso da ammettere che posso provare interesse anche in altro. Infatti già da qualche anno ho iniziato a rivolgere attenzione a qualche tipologia di musica differente, ma non pensavo che a un certo punto mi sarei riavvicinato anche al rap, da cui mi ero separato con rancore tanto tempo fa.
Disclaimer: fino a qui e nel resto del post userò il termine "rap" in senso lato per intendere tutti i vari sottogeneri afferenti a questo filone, che sia rap vero e proprio o hip hop o trap o vai a sapere. Non ho approfondito abbastanza da riconoscere le sfumature e non mi interessa, in questa fase.
Questo riavvicinamento credo che sia partito con Stromae, un artista piuttosto insolito che peraltro canta in francese, altro elemento che tempo fa avrei scansato a priori. Stromae è salito alla fama con Alors on danse, un pezzo euro-house banalotto ma ben concepito, ma non è con questo che mi ha conquistato. Sono stati invece altri suoi pezzi, sempre in bilico tra rap ed elettronica. E così un pezzo come Papaoutai è riuscito a conquistarmi con la sua commistione di generi e la forza del tema trattato, sarà anche perché da tre anni a questa parte quello è diventato il mio punto debole.
Sicuramente non è questo il miglior esempio di rap in circolazione (nemmeno tra i pezzi di Stromae), ma ha contribuito a riavvicinarmi a una musica più "parlata".
Il passo successivo, risalente a metà del 2019 sono stati i Coma_Cose. Avevo già preso confidenza con qualche artista del panorama indie italiano come Baustelle e Zen Circus, ma quando poi mi sono trovato ad ascoltare i loro pezzi, validi dal punto di vista musicale e con i testi basati su giochi di parole e manipolazione della lingua, sono rimasto enormemente sorpreso. Era la dimostrazione che qualcosa di nuovo (almeno per quanto ne sapevo io) poteva davvero esserci.
Flash forward all'inizio del 2020. In un momento della vita che mi pone già di fronte a consistenti cambiamenti, qualcuno mi ha suggerito di provare ad ascoltare qualcosa che non conoscevo. In realtà lo conoscevo già, perché quel nome mi era già stato fatto diversi anni fa, da persone i cui gusti si sono sempre dimostrati piuttosto sovrapponibili ai miei. Ma allora forse non ero ancora pronto ad ammettere di essermi formato un bias mentale contro questo genere musicale e concedere l'ascolto.
Mi rendo conto che possa sembrare scontato tirarlo fuori adesso, dopo che per un paio di settimane se ne è parlato tanto in concomitanza con il festival che monopolizza le discussioni di tutta la popolazione italiana per qualche giorno, ma quel nuovo approdo è stato Rancore. Mi sono trovato ad ascoltare alcune tracce dell'album Musica per bambini e ne sono rimasto colpito. Non ho la competenza per giudicarne le capacità tecniche di rapper, ma quello che Rancore dice nei suoi pezzi, il suo modo estremamente visivo di raccontare, uno showdontell che manca a parecchi scrittori che dovrebbero applicarlo più di lui, le decine di riferimenti e i multipli livelli di lettura delle sue canzoni: tutto questo mi ha sconvolto. Mi è difficile proporre qui un solo pezzo a rappresentare quello che mi ha provocato l'ascolto, ma provo a scegliere questo:
Io lo trovo incredibile. Le immagini del drago, del cavaliere e della principessa, la favola con tutti i suoi archetipi ma con un significato ben più profondo e attuale. Mi sono fatto una mia interpretazione, ne ho lette altre, e mi sembrano tutte ugualmente efficaci, e non credo sia un caso. Quel sangue di drago, quel cavallo nutrito male, e quel mago che adesso si capisce chi rappresenta. Faccio solo questo esempio, ma la stessa cosa mi è avvenuta con buona parte dei pezzi di Rancore che ho sentito, e praticamente per tutti quelli di quest'album.
Ma non è finita qui. Perché lasciando andare youtube in autoplay a passare da un pezzo all'altro, per una di quelle imprevedibili serendipità mi ha proposto un altro artista che, appena ascoltato la prima volta senza nemmeno sapere chi fosse mi ha fatto l'effetto di una pallonata in faccia. Il pezzo che ho sentito è questo:
Di nuovo, quei testi così visivi, la capacità di raccontare storie con poche frasi dosate alla perfezione e nel caso di Murubutu, anche una quantità di riferimenti letterati e storici da richiedere una guida alla lettura. Lo stesso Murubutu è capace di creare anche pezzi a tema storico come questo:
E anche in questo caso mi sono torvato quindi letteralmente a trattenere il fiato, alcune delle canzoni al primo ascolto mi hanno commosso profondamente, superata l'emozione iniziale sono riuscito poi ad analizzarle meglio e comprenderle ed apprezzarle ancora di più.
Ora quindi so che il rap non mi è per forza nemico. Che ci sono artisti capaci di fare grandi cose, e che sono in grade di apprezzarle. La cosa che più mi piace di tutto questo, è che ho mantenuto abbastanza obiettività da riconoscere che alcune delle loro tracce non mi piacciono granché, le accetto nell'insieme di una poetica più ampia ma non le riascolto così volentieri. Quella di adesso quindi non è un'altra infatuazione irrazionale, ma una comprensione ragionata, che forse richiedeva un mio diverso livello di maturità, o forse solo il momento e la situazione giusta.
È andata così che ho fatto pace con il rap.
E grazie a questo sento di aver fatto anche un po' pace con me stesso.
Published on February 14, 2020 01:00
February 10, 2020
Doctor Who 12x07 - Can You Hear Me?
Quante volte Doctor Who ha affrontato il tema di sogni, incubi e paure? A pensarci giusto venti secondi vengono in mente episodi di tutti i Dottori moderni, da Night Terrors a Amy's Choice, poi Last Christmas e in un certo senso anche The God Complex e Listen... insomma, niente di nuovo. Questa volta abbiamo il cattivo di turno che induce e si nutre della paura generata dagli incubi. A rendere interessante questo spunto è il fatto che il nemico in questione non è un mostro qualunque proveniente dal pianeta vattelappesca, ma una creatura molto potente, un immortale che vaga per l'universo da molto tempo, e fin da allora si è nutrito di questo sentimento.
Peccato che l'idea sia molto più interessante sulla carta che sullo schermo. Se inizialmente il mistero contribuisce a dare intensità al nemico, quando la storia viene rivelata (peraltro con un montaggio animato da video educational su youtube) e le intenzioni della creatura sono chiarite, si perde buona parte del suo appeal. Il fatto che nomini Guardiani, Eterni e Toymaker, altre razze di immortali che il Dottore ha incontrato nella sua storia (si parla degli episodi della serie classica) lo colloca all'interno di un universo più complesso, ma non gli dà alcuno spessore. Quando poi viene sconfitto con il solito piano attivato offscreen e sventolata di cacciavite, la delusione è completa: un avversario potenzialmente letale relegato a tre minuti di interazione col Dottore, e rimesso a posto.
C'è poi tutta la parte che si svolge ad Aleppo nel XIV secolo che, in buona sostanza, non ha nessuna funzione. Sì, è vero che il nemico viene sconfitto anche grazie all'intervento della ragazza aleppese, ma per la verità questo intervento rientra appunto in quella soluzione messa insieme al volo, per cui se invece di lei ci fosse stata Fantaghirò, un cane zoppo o nessuno non avrebbe fatto differenza. Se poi ci si ferma a pensare perché il cattivo avrebbe dovuto coinvolgerla, quando per sua stessa ammissione stava agendo apposta per attirare il Dottore e questa qui col Dottore non aveva niente a che fare, allora si perde completamente il senso.
La cosa più interessante di questo episodio però è il tempo dedicato ai companion. Quella degli incubi indotti è l'occasione per mostrare le situazioni temute da ognuno di loro, e i turbamenti proseguono anche fuori dal sogno. Pare quasi che l'intera storia sia stata costruita intorno all'esigenza di dare un momento personale a ognuno di loro, visto che il nemico si risolve tanto in fretta e lascia spazio a diversi minuti di sviluppo. Ed ecco che dopo diciassette ore che la vediamo sullo schermo, abbiamo finalmente un particolare che sia uno su Yaz, un flashback sul suo passato, il suo rapporto con la sorella. Valgono più questi pochi minuti nel definire il suo personaggio di tutto quanto successo finora. Ryan incontra un amico e da come il suo rapporto con lui è cambiato ricava diversi dubbi sulla sua esperienza con il Dottore: probabile che siano i primi accenni del suo imminente abbandono dello show, anche perché è noto che l'attore Tosin Cole ha ottenuto una parte importante per un film negli USA, quindi difficilmente sarà disponibile per la prossima stagione di DW. Infine, Graham ha un nuovo incontro con la sua Grace, che aveva già rivisto in It Takes You Away . È davvero un momento, e più che fargli tornare la nostalgia della compagna perduta, risveglia la sua preoccupazione per la malattia che non è sicuro di aver superato, e chiede conforto al Dottore.
Sono tutti approfondimenti validi, che finalmente danno una personalità ma soprattutto una individualità ai tre comprimari, che non hanno mai avuto occasione di distinguersi tra di loro e rispetto al Dottore. Bisogna riconoscere che il tentativo è stato fatto e avrebbe anche funzionato, non fosse che arriva davvero troppo tardi, a questo punto ormai non ce ne frega quasi nulla. In particolare per Yaz, che non ha avuto altro ruolo del cartonato usato dal Dottore per le sue exposition, non c'è davvero speranza di recupero. Voto: 6.5/10
Peccato che l'idea sia molto più interessante sulla carta che sullo schermo. Se inizialmente il mistero contribuisce a dare intensità al nemico, quando la storia viene rivelata (peraltro con un montaggio animato da video educational su youtube) e le intenzioni della creatura sono chiarite, si perde buona parte del suo appeal. Il fatto che nomini Guardiani, Eterni e Toymaker, altre razze di immortali che il Dottore ha incontrato nella sua storia (si parla degli episodi della serie classica) lo colloca all'interno di un universo più complesso, ma non gli dà alcuno spessore. Quando poi viene sconfitto con il solito piano attivato offscreen e sventolata di cacciavite, la delusione è completa: un avversario potenzialmente letale relegato a tre minuti di interazione col Dottore, e rimesso a posto.
C'è poi tutta la parte che si svolge ad Aleppo nel XIV secolo che, in buona sostanza, non ha nessuna funzione. Sì, è vero che il nemico viene sconfitto anche grazie all'intervento della ragazza aleppese, ma per la verità questo intervento rientra appunto in quella soluzione messa insieme al volo, per cui se invece di lei ci fosse stata Fantaghirò, un cane zoppo o nessuno non avrebbe fatto differenza. Se poi ci si ferma a pensare perché il cattivo avrebbe dovuto coinvolgerla, quando per sua stessa ammissione stava agendo apposta per attirare il Dottore e questa qui col Dottore non aveva niente a che fare, allora si perde completamente il senso.La cosa più interessante di questo episodio però è il tempo dedicato ai companion. Quella degli incubi indotti è l'occasione per mostrare le situazioni temute da ognuno di loro, e i turbamenti proseguono anche fuori dal sogno. Pare quasi che l'intera storia sia stata costruita intorno all'esigenza di dare un momento personale a ognuno di loro, visto che il nemico si risolve tanto in fretta e lascia spazio a diversi minuti di sviluppo. Ed ecco che dopo diciassette ore che la vediamo sullo schermo, abbiamo finalmente un particolare che sia uno su Yaz, un flashback sul suo passato, il suo rapporto con la sorella. Valgono più questi pochi minuti nel definire il suo personaggio di tutto quanto successo finora. Ryan incontra un amico e da come il suo rapporto con lui è cambiato ricava diversi dubbi sulla sua esperienza con il Dottore: probabile che siano i primi accenni del suo imminente abbandono dello show, anche perché è noto che l'attore Tosin Cole ha ottenuto una parte importante per un film negli USA, quindi difficilmente sarà disponibile per la prossima stagione di DW. Infine, Graham ha un nuovo incontro con la sua Grace, che aveva già rivisto in It Takes You Away . È davvero un momento, e più che fargli tornare la nostalgia della compagna perduta, risveglia la sua preoccupazione per la malattia che non è sicuro di aver superato, e chiede conforto al Dottore.
Sono tutti approfondimenti validi, che finalmente danno una personalità ma soprattutto una individualità ai tre comprimari, che non hanno mai avuto occasione di distinguersi tra di loro e rispetto al Dottore. Bisogna riconoscere che il tentativo è stato fatto e avrebbe anche funzionato, non fosse che arriva davvero troppo tardi, a questo punto ormai non ce ne frega quasi nulla. In particolare per Yaz, che non ha avuto altro ruolo del cartonato usato dal Dottore per le sue exposition, non c'è davvero speranza di recupero. Voto: 6.5/10
Published on February 10, 2020 23:30
February 5, 2020
Doctor Who 12x06 - Praxeus
Ricordate qualche settimana fa, quell'episodio terribile chiamato Orphan 55 in cui per darci un messaggio ambientalista il Dottore si fermava alla fine a parlare direttamente allo spettatore a dirgli "oh, bada che se non stai attento finisce male, non so se ci siamo capiti!?". Come abbiamo detto, quello non era assolutamente il modo di far passare un messaggio "sociale" attraverso una storia.
Praxeus è il modo di far passare un messaggio "sociale" attraverso una storia. E la cosa divertente è che il messaggio è proprio lo stesso di Orphan 55, ovvero un monito contro l'inquinamento.
Ma in Praxeus non c'è bisogno di fermarsi a chiacchierare per infilare in gola la morale allo spettatore, perché l'elemento ambientalista è integrato nella storia. La minaccia infatti è quella di un agente patogeno che si diffonde attraverso la plastica: per questo stabilisce la sua base nelle isole di plastica sparse nell'oceano indiano, prende possesso degli uccelli che hanno mangiato i rifiuti plastici, e si diffonde agli umani contaminati dalle microplastiche presenti in cibo, aria e acqua. Così quando Graham protesta "ehi ma io non ho plastica dentro di me", il Dottore ha l'occasione di rispondergli: "e invece sì, siete tutti pieni di plastica e non ve ne accorgete". Questo è il modo in cui si fa arrivare allo spettatore un monito forte e d'impatto, perché lo coinvolge in prima persona nella storia che si sta svolgendo.
Lasciamo stare che il modo in cui il virus/batterio/quelcheè arriva e si diffonde ha ben poco di credibile, ma nell'universo di Doctor Who rientra tutto nella normalità. Funziona anche bene il mistero degli avvenimenti tra loro apparentemente scollegati che invece si rivelano tutti derivanti dalla stessa causa. Alla fine il Dottore fa il suo lavoro: socpre il mistero, offre al nemico una possibilità di redenzione, trova la soluzione al problema, e salva chi era pronto a sacrificarsi. Perfetto.
Quasi, perfetto.
Il problema è che questo episodio ha una serie di personaggi secondari, e che tutti si rivelano più definiti e tridimensionali del Team Tardis che da due anni segue il Dottore. Questa stessa cosa la stiamo vedendo già da diversi episodi: abbiamo avuto Tesla ed Edison, e un episodio in cui in pratica il trio di companion era messo da parte e non se ne sentiva la mancanza. E non è un buon sintomo quando un personaggio che vedi sullo schermo per venti minuti abbia più personalità e susciti più empatia di quelli che segui da venti episodi.
Se da un parte Jodie Whittaker sembra finalmente aver trovato la sua identità nel ruolo del Dottore, dall'altra i suoi compagni continuano a mancare di un'identità individuale, hanno solo funzione in quanto "squadra" ma sono tra loro intercambiabili. Il test per capirlo è facile: se uno qualsiasi di loro smettesse di seguire il Dottore nel Tardis, cosa cambierebbe? Ecco.
Continua quindi la tendenza al miglioramento vista in questa stagione, e Praxeus è una puntata perfetatmente in media rispetto alla corrente moderna di DW, ma ci sono alcuni problemi più profondi in questa impostazione che hanno bisogno di essere risolti. Voto: 7/10
Praxeus è il modo di far passare un messaggio "sociale" attraverso una storia. E la cosa divertente è che il messaggio è proprio lo stesso di Orphan 55, ovvero un monito contro l'inquinamento.
Ma in Praxeus non c'è bisogno di fermarsi a chiacchierare per infilare in gola la morale allo spettatore, perché l'elemento ambientalista è integrato nella storia. La minaccia infatti è quella di un agente patogeno che si diffonde attraverso la plastica: per questo stabilisce la sua base nelle isole di plastica sparse nell'oceano indiano, prende possesso degli uccelli che hanno mangiato i rifiuti plastici, e si diffonde agli umani contaminati dalle microplastiche presenti in cibo, aria e acqua. Così quando Graham protesta "ehi ma io non ho plastica dentro di me", il Dottore ha l'occasione di rispondergli: "e invece sì, siete tutti pieni di plastica e non ve ne accorgete". Questo è il modo in cui si fa arrivare allo spettatore un monito forte e d'impatto, perché lo coinvolge in prima persona nella storia che si sta svolgendo.Lasciamo stare che il modo in cui il virus/batterio/quelcheè arriva e si diffonde ha ben poco di credibile, ma nell'universo di Doctor Who rientra tutto nella normalità. Funziona anche bene il mistero degli avvenimenti tra loro apparentemente scollegati che invece si rivelano tutti derivanti dalla stessa causa. Alla fine il Dottore fa il suo lavoro: socpre il mistero, offre al nemico una possibilità di redenzione, trova la soluzione al problema, e salva chi era pronto a sacrificarsi. Perfetto.
Quasi, perfetto.
Il problema è che questo episodio ha una serie di personaggi secondari, e che tutti si rivelano più definiti e tridimensionali del Team Tardis che da due anni segue il Dottore. Questa stessa cosa la stiamo vedendo già da diversi episodi: abbiamo avuto Tesla ed Edison, e un episodio in cui in pratica il trio di companion era messo da parte e non se ne sentiva la mancanza. E non è un buon sintomo quando un personaggio che vedi sullo schermo per venti minuti abbia più personalità e susciti più empatia di quelli che segui da venti episodi.
Se da un parte Jodie Whittaker sembra finalmente aver trovato la sua identità nel ruolo del Dottore, dall'altra i suoi compagni continuano a mancare di un'identità individuale, hanno solo funzione in quanto "squadra" ma sono tra loro intercambiabili. Il test per capirlo è facile: se uno qualsiasi di loro smettesse di seguire il Dottore nel Tardis, cosa cambierebbe? Ecco.
Continua quindi la tendenza al miglioramento vista in questa stagione, e Praxeus è una puntata perfetatmente in media rispetto alla corrente moderna di DW, ma ci sono alcuni problemi più profondi in questa impostazione che hanno bisogno di essere risolti. Voto: 7/10
Published on February 05, 2020 01:30
February 2, 2020
Fanta-Scienza @ Honey Bar (Genova) - 13 febbraio 2020
Giovedì 13 febbraio allo Honey Bar di Genova si terrà alle 18:30 una presentazione dell'antologia
Fanta-Scienza
, la raccolta di racconti basati su ricerche proposte da scienziati italiani curata da Marco Passarello, alla quale ho contribuito con il mio racconto NIMBY.
Quello stesso libro che è piaciuto tanto a Bruce Sterling, giusto per farvi capire di cosa stiamo parlando.
Alla presntazione oltre a me interverranno anche il curatore, gli autori Alessandro Vietti e Serena Barbacetto, e il ricercatore Alberto Diaspro.
Potete seguire l'evento su facebook e se siete da quelle parti fate un giro.
Quello stesso libro che è piaciuto tanto a Bruce Sterling, giusto per farvi capire di cosa stiamo parlando.
Alla presntazione oltre a me interverranno anche il curatore, gli autori Alessandro Vietti e Serena Barbacetto, e il ricercatore Alberto Diaspro.
Potete seguire l'evento su facebook e se siete da quelle parti fate un giro.
Published on February 02, 2020 11:04
January 27, 2020
Doctor Who 12x05 - Fugitive of the Judoon
Qualche settimana fa dicevamo che dopo una stagione piuttosto moscia e slegata dalla ricca mitologia della serie, con l'inizio della stagione 12 il nuovo showrunner Chibnall pareva aver invertito drasticamente la rotta integrando elementi significativi della storia nei nuovi episodi, e al tempo stesso piantato i semi per un possibile sconvolgimento della lore profonda del Dottore, tra un Gallifrey distrutto e un mistero all'origine dei Timelord.
Fugitive of the Judoon pompa all'estremo questo approccio.
Se già dal titolo si capisce che si rivedranno i rinoceromorfi che sono già un riferimento al passato, quello che succede nel corso della puntata ha conseguenze ben più profonde. Inizialmente la storia sembra riprendere Smith and Jones o The Eleventh Hour, con i Judoon arrivati in forze per mettere sotto quarantena una zona del pianeta alla ricerca di un fuggitivo pericoloso. Le cose iniziano a complicarsi quando Graham sparisce e viene teletrasportato su un'astronave da qualche parte. Pilotata da Jack Harkness.
E la fanbase esplose.
Il capitano Harkness è da sempre uno dei personaggi ricorrenti più amati, che ha avuto anche la sua occasione di fare il protagonista nella breve run di Torchwood, ma che non si vedeva fin dall'inizio dell'era Moffat. Adesso per qualche ragione è tornato, anche se presumibilmente in un momento della sua personale timeline precedente alla sua (ancora da spiegare, ma pressoché accertata) trasformazione nella faccia gigante staccata dal corpo che si vede nelle prime tre stagioni del Doctor Who moderno. Jack però non incontra il Dottore, ma fa il solito errore di considerare Graham come lal nuova incarnazione del timelord, ignaro che si sia rigenerato in una donna. Riesce a portare a sé anche gli altri due companion, ma a parte qualche vago avvertimento su un cyberman solitario (altro elemento ricorrente in arrivo), non fa molto altro.
Nel frattempo il Dottore è occupato con Ruth, la compagna dell'uomo ricercato dai Judoon. La quale in realtà è il vero ricercato dei Judoon. Per svelare il mistero viaggiano fino a un faro isolato e qui il Dottore scopre il Tardis sepolto sotto una lapide, mentre Ruth scopre la sua vera identità nello stesso modo del Master in Utopia (altro richiamo al passaot). Ruth è il Dottore.
E la fanbase esplose.
Se ne sono visti spesso di Dottori passati e futuri incontrarsi con quello presente, ma mai come questa volta: perché nessuno dei due ricorda non solo quell'incontro (come sempre la regola è che il Dottore "precedente" non ricorda di quando ha incrociato la sua timeline con quello "successivo"), ma nemmeno di essere mai stata quella versione di sé stessa. Ruth non è mai stata Tredici e Tredici non è mai stata Ruth. Quindi, dove si colloca Ruth nella storia del Dottore? Le due, ancora piuttosto diffidenti l'una dell'altra, affrontano il committente dei Judoon, che è a sua volta una Timelord di un Gallifrey ancora integro (quindi del passato), dopodiché si separano.
E ci lasciano qui a interrogarci su cosa sia successo. Chi è il Dottore di Ruth? Probabilmente si può escludere la possibilità che non sia davvero il Dottore ma un impostore in cattiva o buona fede (come era avvenuto ad esempio in The Next Doctor), perché altrimenti tutto il dramma non avrebbe senso. Inoltre, può anche fingere di essere qualcun altro, ma ha pur sempre un Tardis in forma di cabina telefonica. Gli indizi farebbero pensare che si tratti di un'incarnazione precedente anche al Primo Dottore di William Hartnell, visto che l'interno del Tardis è molto simile a quello basic, e non riconosce nemmeno il cacciavite sonico che già il Secondo Dottore utilizzava. Ma ci sono vari problemi a voler seguire questa ipotesi: intanto sappiamo che il Primo Dottore è il Primo per davvero: se anche per qualche ragione il Dottore avesse dimenticato una sua rigenerazione precedente (sappiamo che la perdita selettiva di memoria è possibile, il Dottore ne è stato più volte artefice o vittima), quando Clara Oswald in The Name of the Doctor entra nel flusso temporale del Dottore incontra tutte le sue versioni precedenti, tra cui anche il War Doctor (John Hurt), il rinnegato (ma non dimenticato) che il Dottore non voleva ammettere di essere stato. Ma non c'è nessuna traccia di questa Ruth, che a logica se anche non fosse nella memoria del Dottore sarebbe comunque nella sua timeline. Inoltre, il Tardis ha assunto la forma statica di cabina telefonica perché il Primo Dottore si era rifugiato nella Londra degli anni 60, qui l'astronave aveva si era mimetizzata assumendo quella conformazione esterna e poi a causa del chamaleon circuit danneggiato non era più stata in grado di cambiare aspetto. Quindi il Tardis può essere un cabina telefonica solo dopo l'arrivo del Primo Dottore a Londra, non ha senso che fosse così anche prima.
Naturalmente ci sono molte altre teorie, da quella che si tratti di un Dottore di un'altra dimensione (che farebbe scopa con l'ipotesi che il nuovo Master sia anche lui di un'altra dimensione, visto che Missy sarebbe dovuta morire), all'idea che si tratti di una mitologica rigenerazione perduta tra il Secondo e il Terzo, visto che di fatto non si è mai vista la scena della rigenerazione da Patrick Throughton a Jon Pertwee. Ma mi sembrano speculazioni esagerate, visto che già è stato fatto accenno all'origine dei Timelord ed è tornato in gioco il Timeless Child, credo proprio che questa Ruth sia una sorta di Dottore Zero, che per qualche ragione il Dottore ha dimenticato di essere stato. Naturalmente questo cozzerebbe con quanto detto sopra rispetto al canone di Hartnell come Primo Dottore, ma... dubito che Chris Chibnall abbia la voglia o la conoscenza per rispettare quanto già stabilito dalla serie.
Personalmente non avrei grossi problemi ad accettare questa teoria, visto che la continuity in Doctor Who è sempre stata un optional. Ma certo andare a incidere così pesantemente sul canone è una mossa quanto meno audace, e forse per certi versi sconsiderata, se si considera che Moffat è stato lapidato per molto meno (da Clara che appunto incontra il Primo Dottore al Master che diventa una donna). Mi dispiace però che i tentativi di mantenere un accenno di coerenza nelle ultime serie siano buttati così al maiale solo per tirare fuori qualche GASP in più agli spettatori.
La mia impressione, di nuovo, è che il tentativo sia quello di stendere il pubblico con rivelazioni su rivelazioni, ribaltamenti e plot twist e nuove regole e nuove leggende e sovraccaricare così le ghiandole del fanatismo in modo che il pubblico non possa fare a meno di fare gli occhioni a stella a vedere il nome di Chris Chibnall come showrunner. È un po' come se Chibnall fosse il genitore divorziato che per guadagnare il favore del figlio che vede una volta al mese lo porta al circo, gli compra il gelato e lo fa restare tutta la notte a giocare a fortnite. Una strategia meschina, ma purtroppo efficace, di cui il piccolo si renderà conto solo molti anni dopo.
Dal punto di vista dell'episodio in sé, bisogna ammettere che la tensione è stata gestita piuttosto bene, con il mistero che prima era sul compagno di Ruth e poi su di lei. I Judoon sono sempre divertenti, mentre la comparsa di Harkness è poco più di un cameo, visto che lui non ha alcun ruolo nella storia, e lo vediamo esclusivamente nella sala di comando della sua astronave (viene il sospetto che non lo abbiano nemmeno portato sul set ma abbiano girato le scene da un'altra parte solo per lui). Sicuramente lo rivedremo entro la stagione, ma finora appunto si può definire il tutto come semplice fanservice.
Ciò che invece la puntata rivela è quanto i tre companion siano praticamente inutili nel loro rapporto con il Dottore. A parte il fatto che lei non si preoccupa minimamente della loro scomparsa, ma la loro rimozione dalla storia princpale non incide in nessun modo sullo svolgimento della trama, anzi sembra snellirla, perché così il Dottore può affrontare la situazione senza dover stare a spiegare questo e quello. Quando alla fine il gruppo si riunisce anzi, il Dottore sembra infastido dalla sua presenza, e Ryan e Yaz hanno da faticare non poco per farle capire quanto sono importanti. Peccato che sembrino soprattutto cercare di convincere se stessi, piuttosto che il Dottore. Tanto meno il pubblico.
Alla fine però, scrollata di tutti i WTF moment, questa puntata rimane poco più che discreta. A mente fredda rimane un episodio di transizione, che pone le basi per quello che probabilmente sarà il season finale. Grazie a dio abbiamo per lo meno un arco per questa stagione, vedremo quanto a fondo inciderà sulla serie nel suo complesso e se Chibnall riuscirà nell'impresa di farsi odiare molto più di Moffat. Voto: 7/10
Fugitive of the Judoon pompa all'estremo questo approccio.
Se già dal titolo si capisce che si rivedranno i rinoceromorfi che sono già un riferimento al passato, quello che succede nel corso della puntata ha conseguenze ben più profonde. Inizialmente la storia sembra riprendere Smith and Jones o The Eleventh Hour, con i Judoon arrivati in forze per mettere sotto quarantena una zona del pianeta alla ricerca di un fuggitivo pericoloso. Le cose iniziano a complicarsi quando Graham sparisce e viene teletrasportato su un'astronave da qualche parte. Pilotata da Jack Harkness.
E la fanbase esplose.
Il capitano Harkness è da sempre uno dei personaggi ricorrenti più amati, che ha avuto anche la sua occasione di fare il protagonista nella breve run di Torchwood, ma che non si vedeva fin dall'inizio dell'era Moffat. Adesso per qualche ragione è tornato, anche se presumibilmente in un momento della sua personale timeline precedente alla sua (ancora da spiegare, ma pressoché accertata) trasformazione nella faccia gigante staccata dal corpo che si vede nelle prime tre stagioni del Doctor Who moderno. Jack però non incontra il Dottore, ma fa il solito errore di considerare Graham come lal nuova incarnazione del timelord, ignaro che si sia rigenerato in una donna. Riesce a portare a sé anche gli altri due companion, ma a parte qualche vago avvertimento su un cyberman solitario (altro elemento ricorrente in arrivo), non fa molto altro.Nel frattempo il Dottore è occupato con Ruth, la compagna dell'uomo ricercato dai Judoon. La quale in realtà è il vero ricercato dei Judoon. Per svelare il mistero viaggiano fino a un faro isolato e qui il Dottore scopre il Tardis sepolto sotto una lapide, mentre Ruth scopre la sua vera identità nello stesso modo del Master in Utopia (altro richiamo al passaot). Ruth è il Dottore.
E la fanbase esplose.
Se ne sono visti spesso di Dottori passati e futuri incontrarsi con quello presente, ma mai come questa volta: perché nessuno dei due ricorda non solo quell'incontro (come sempre la regola è che il Dottore "precedente" non ricorda di quando ha incrociato la sua timeline con quello "successivo"), ma nemmeno di essere mai stata quella versione di sé stessa. Ruth non è mai stata Tredici e Tredici non è mai stata Ruth. Quindi, dove si colloca Ruth nella storia del Dottore? Le due, ancora piuttosto diffidenti l'una dell'altra, affrontano il committente dei Judoon, che è a sua volta una Timelord di un Gallifrey ancora integro (quindi del passato), dopodiché si separano.
E ci lasciano qui a interrogarci su cosa sia successo. Chi è il Dottore di Ruth? Probabilmente si può escludere la possibilità che non sia davvero il Dottore ma un impostore in cattiva o buona fede (come era avvenuto ad esempio in The Next Doctor), perché altrimenti tutto il dramma non avrebbe senso. Inoltre, può anche fingere di essere qualcun altro, ma ha pur sempre un Tardis in forma di cabina telefonica. Gli indizi farebbero pensare che si tratti di un'incarnazione precedente anche al Primo Dottore di William Hartnell, visto che l'interno del Tardis è molto simile a quello basic, e non riconosce nemmeno il cacciavite sonico che già il Secondo Dottore utilizzava. Ma ci sono vari problemi a voler seguire questa ipotesi: intanto sappiamo che il Primo Dottore è il Primo per davvero: se anche per qualche ragione il Dottore avesse dimenticato una sua rigenerazione precedente (sappiamo che la perdita selettiva di memoria è possibile, il Dottore ne è stato più volte artefice o vittima), quando Clara Oswald in The Name of the Doctor entra nel flusso temporale del Dottore incontra tutte le sue versioni precedenti, tra cui anche il War Doctor (John Hurt), il rinnegato (ma non dimenticato) che il Dottore non voleva ammettere di essere stato. Ma non c'è nessuna traccia di questa Ruth, che a logica se anche non fosse nella memoria del Dottore sarebbe comunque nella sua timeline. Inoltre, il Tardis ha assunto la forma statica di cabina telefonica perché il Primo Dottore si era rifugiato nella Londra degli anni 60, qui l'astronave aveva si era mimetizzata assumendo quella conformazione esterna e poi a causa del chamaleon circuit danneggiato non era più stata in grado di cambiare aspetto. Quindi il Tardis può essere un cabina telefonica solo dopo l'arrivo del Primo Dottore a Londra, non ha senso che fosse così anche prima.
Naturalmente ci sono molte altre teorie, da quella che si tratti di un Dottore di un'altra dimensione (che farebbe scopa con l'ipotesi che il nuovo Master sia anche lui di un'altra dimensione, visto che Missy sarebbe dovuta morire), all'idea che si tratti di una mitologica rigenerazione perduta tra il Secondo e il Terzo, visto che di fatto non si è mai vista la scena della rigenerazione da Patrick Throughton a Jon Pertwee. Ma mi sembrano speculazioni esagerate, visto che già è stato fatto accenno all'origine dei Timelord ed è tornato in gioco il Timeless Child, credo proprio che questa Ruth sia una sorta di Dottore Zero, che per qualche ragione il Dottore ha dimenticato di essere stato. Naturalmente questo cozzerebbe con quanto detto sopra rispetto al canone di Hartnell come Primo Dottore, ma... dubito che Chris Chibnall abbia la voglia o la conoscenza per rispettare quanto già stabilito dalla serie.
Personalmente non avrei grossi problemi ad accettare questa teoria, visto che la continuity in Doctor Who è sempre stata un optional. Ma certo andare a incidere così pesantemente sul canone è una mossa quanto meno audace, e forse per certi versi sconsiderata, se si considera che Moffat è stato lapidato per molto meno (da Clara che appunto incontra il Primo Dottore al Master che diventa una donna). Mi dispiace però che i tentativi di mantenere un accenno di coerenza nelle ultime serie siano buttati così al maiale solo per tirare fuori qualche GASP in più agli spettatori.
La mia impressione, di nuovo, è che il tentativo sia quello di stendere il pubblico con rivelazioni su rivelazioni, ribaltamenti e plot twist e nuove regole e nuove leggende e sovraccaricare così le ghiandole del fanatismo in modo che il pubblico non possa fare a meno di fare gli occhioni a stella a vedere il nome di Chris Chibnall come showrunner. È un po' come se Chibnall fosse il genitore divorziato che per guadagnare il favore del figlio che vede una volta al mese lo porta al circo, gli compra il gelato e lo fa restare tutta la notte a giocare a fortnite. Una strategia meschina, ma purtroppo efficace, di cui il piccolo si renderà conto solo molti anni dopo.
Dal punto di vista dell'episodio in sé, bisogna ammettere che la tensione è stata gestita piuttosto bene, con il mistero che prima era sul compagno di Ruth e poi su di lei. I Judoon sono sempre divertenti, mentre la comparsa di Harkness è poco più di un cameo, visto che lui non ha alcun ruolo nella storia, e lo vediamo esclusivamente nella sala di comando della sua astronave (viene il sospetto che non lo abbiano nemmeno portato sul set ma abbiano girato le scene da un'altra parte solo per lui). Sicuramente lo rivedremo entro la stagione, ma finora appunto si può definire il tutto come semplice fanservice.
Ciò che invece la puntata rivela è quanto i tre companion siano praticamente inutili nel loro rapporto con il Dottore. A parte il fatto che lei non si preoccupa minimamente della loro scomparsa, ma la loro rimozione dalla storia princpale non incide in nessun modo sullo svolgimento della trama, anzi sembra snellirla, perché così il Dottore può affrontare la situazione senza dover stare a spiegare questo e quello. Quando alla fine il gruppo si riunisce anzi, il Dottore sembra infastido dalla sua presenza, e Ryan e Yaz hanno da faticare non poco per farle capire quanto sono importanti. Peccato che sembrino soprattutto cercare di convincere se stessi, piuttosto che il Dottore. Tanto meno il pubblico.
Alla fine però, scrollata di tutti i WTF moment, questa puntata rimane poco più che discreta. A mente fredda rimane un episodio di transizione, che pone le basi per quello che probabilmente sarà il season finale. Grazie a dio abbiamo per lo meno un arco per questa stagione, vedremo quanto a fondo inciderà sulla serie nel suo complesso e se Chibnall riuscirà nell'impresa di farsi odiare molto più di Moffat. Voto: 7/10
Published on January 27, 2020 11:08
January 21, 2020
Doctor Who 12x04 - Nikola Tesla's Night of Terrors
Avevo una discreta paura di questo episoido. Prendere la figura di Tesla, già parecchio inflazionata negli ultimi anni, e infilarla in una puntata di DW, o meglio, di questo DW che già dalla stagione precedente ha indugiato molto sulle figure storiche, non sempre rendendogli il giusto merito, non mi entusiasmava per nulla. C'è da dire però che era strano che un personaggio come Tesla non fosse ancora comparso in una storia di Doctor Who, quindi prima o poi avrebbe dovuto succedere. Speravo solo che succedesse in un'altra epoca della serie, ecco.
E invece i miei timori per una volta erano mal riposti. La puntata scorre come la più tipica storia a sfondo storico di DW, con il Dottore che investiga per conto suo e si trova a incrociare la strada con il personaggio di turno, per poi scoprire che quello che sta cercando è in qualche modo legato a lui: formula collaudata e che se gestita bene funziona sempre. In questo caso sembra che una pallina luminosa sia interessata a Tesla, mentre allo stesso tempo qualcuno pare che voglia farlo fuori. Non ci vorrà molto a scoprire che invece stanno proprio cercando lui, e che quello che interessa agli invasori alieni (perché sempre di quello si tratta) è proprio lo scienziato.
Tesla viene raffigurato nel periodo della sua carriera in cui era in scontro diretto con Edison, e anche il secondo inventore compare direttamente nella storia. Il Dottore infatti lo affronta, credendo che possa essere lui il mandante degli attacchi a Tesla, ma al di là di dimostrarsi un imprenditore un po' scorbutico, tutto sommato Edison non è il vero villain, e questo mi ha quasi stupito, perché pensavo che la storia avrebbe ritratto la versione romanzata della vicena che vuole in Tesla il cavaliere pure e in Edison il malefico sfruttatore. Al contrario, quest'ultimo ha le sue ottime ragioni, e non esita a riconoscere la superiorità di Tesla quanto a inventore, pur rivendicando la propria abilità nel rendere le invenzioni reali e accessibili al pubblico. Un personaggio che per quanto secondario mantiene comunque la sua identità.
Il vero cattivo alla fine si rivela essere una razza di scorpionoidi con una regina sospettosamente simile alla Racnoss che aveva combattutto il Decido Dottore (tanto che dal trailer molti avevano pensato che si trattasse proprio della stessa specie). Questi alieni sono dei parassiti che sfruttano le tecnologie trafugate ad altre specie, ed è proprio per questo che cercano Tesla, perché hanno bisogno di qualcuno che gli sistemi le attrezzature di cui non sanno niente. Il parallelo è abbastanza evidente con la storia di Tesla che si è spesso trovato a inventare marchingegni di cui poi altri avrebbero raccolto i profitti e la fama, un livello di lettura inaspettatamente profondo per la media delle ultime staigoni di DW. Alla fine per sconfiggere la minaccia, Tesla è costretto a utilizzare il suo progetto in costruzione, e qui la puntata si incastra con la vera storia, che documenta come dalla torre costruita da Tesla per alcuni giorni erano salite numerose scariche elettriche verso il cielo, spaventando la popolazione locale e costringendolo ad allontanarsi.
Molto efficace anche l'affiatamento che si vede tra Tesla e il Dottore, un'affinità che deriva dal loro essere entrambi fuori posto in un mondo che è troppo lento rispetto alle loro idee. Per la verità, Tesla si dimostra a suo agio con qualunque altro personaggio, e forse di questo va dato merito all'attore che lo interpreta, che è riuscito a renderlo in maniera caratteristica ed evitando la macchietta. Il Dottore di Whittaker guadagna ancora presenza sulla scena, come sta facendo costantemente dall'inizio della stagione, e riesce anche a risultare minaccioso nei confronti dei nemici. Meno rilevanti i companion, ma questo ci si può aspettare in una puntata che ha ospiti ingombranti come Tesla ed Edison.
Quindi una puntata davvero di buon livello. Come sempre qualche scena un po' cheesy (l'inseguimento degli scorpioni fermati da un carretto di pagnotte) e un avversario non del tutto convincente, ma siamo perfettamente nella media anche dei migliori DW. Mi viene quasi da dire che questa sia finora, nel complesso, la migliore puntata di tutta la run del Tredicesimo Dottore. Voto: 8/10
E invece i miei timori per una volta erano mal riposti. La puntata scorre come la più tipica storia a sfondo storico di DW, con il Dottore che investiga per conto suo e si trova a incrociare la strada con il personaggio di turno, per poi scoprire che quello che sta cercando è in qualche modo legato a lui: formula collaudata e che se gestita bene funziona sempre. In questo caso sembra che una pallina luminosa sia interessata a Tesla, mentre allo stesso tempo qualcuno pare che voglia farlo fuori. Non ci vorrà molto a scoprire che invece stanno proprio cercando lui, e che quello che interessa agli invasori alieni (perché sempre di quello si tratta) è proprio lo scienziato.
Tesla viene raffigurato nel periodo della sua carriera in cui era in scontro diretto con Edison, e anche il secondo inventore compare direttamente nella storia. Il Dottore infatti lo affronta, credendo che possa essere lui il mandante degli attacchi a Tesla, ma al di là di dimostrarsi un imprenditore un po' scorbutico, tutto sommato Edison non è il vero villain, e questo mi ha quasi stupito, perché pensavo che la storia avrebbe ritratto la versione romanzata della vicena che vuole in Tesla il cavaliere pure e in Edison il malefico sfruttatore. Al contrario, quest'ultimo ha le sue ottime ragioni, e non esita a riconoscere la superiorità di Tesla quanto a inventore, pur rivendicando la propria abilità nel rendere le invenzioni reali e accessibili al pubblico. Un personaggio che per quanto secondario mantiene comunque la sua identità.Il vero cattivo alla fine si rivela essere una razza di scorpionoidi con una regina sospettosamente simile alla Racnoss che aveva combattutto il Decido Dottore (tanto che dal trailer molti avevano pensato che si trattasse proprio della stessa specie). Questi alieni sono dei parassiti che sfruttano le tecnologie trafugate ad altre specie, ed è proprio per questo che cercano Tesla, perché hanno bisogno di qualcuno che gli sistemi le attrezzature di cui non sanno niente. Il parallelo è abbastanza evidente con la storia di Tesla che si è spesso trovato a inventare marchingegni di cui poi altri avrebbero raccolto i profitti e la fama, un livello di lettura inaspettatamente profondo per la media delle ultime staigoni di DW. Alla fine per sconfiggere la minaccia, Tesla è costretto a utilizzare il suo progetto in costruzione, e qui la puntata si incastra con la vera storia, che documenta come dalla torre costruita da Tesla per alcuni giorni erano salite numerose scariche elettriche verso il cielo, spaventando la popolazione locale e costringendolo ad allontanarsi.
Molto efficace anche l'affiatamento che si vede tra Tesla e il Dottore, un'affinità che deriva dal loro essere entrambi fuori posto in un mondo che è troppo lento rispetto alle loro idee. Per la verità, Tesla si dimostra a suo agio con qualunque altro personaggio, e forse di questo va dato merito all'attore che lo interpreta, che è riuscito a renderlo in maniera caratteristica ed evitando la macchietta. Il Dottore di Whittaker guadagna ancora presenza sulla scena, come sta facendo costantemente dall'inizio della stagione, e riesce anche a risultare minaccioso nei confronti dei nemici. Meno rilevanti i companion, ma questo ci si può aspettare in una puntata che ha ospiti ingombranti come Tesla ed Edison.
Quindi una puntata davvero di buon livello. Come sempre qualche scena un po' cheesy (l'inseguimento degli scorpioni fermati da un carretto di pagnotte) e un avversario non del tutto convincente, ma siamo perfettamente nella media anche dei migliori DW. Mi viene quasi da dire che questa sia finora, nel complesso, la migliore puntata di tutta la run del Tredicesimo Dottore. Voto: 8/10
Published on January 21, 2020 01:30
January 17, 2020
Rapporto letture - Dicembre 2019
E con questo rapporto letture abbiamo completato anche i libri consumati in questo decennio. Vale la pena notare, già che ci siamo, che visto che Unknown to Millions in questa forma è nato nel 2010 (anche se esisteva già dal 2008 sul defunto Splinder), stiamo parlando letteralmente di un decennio di libri. Facciamo un bel classificone generale dei libri letti, che dite? Anzi, ho un'idea migliore: non lo facciamo. Limitiamoci a tirare avnati giorno per giorno, o nel caso specifico, mese per mese, ché non si sa mai quanto possiamo continuare. Verrà la parusia, come ladro di notte.
Parliamo per primo di Federico Guerri del suo
L'inverno di Bucinella
. Bucinella è una cittadina fittizia inventata dall'autore toscano (che ho avuto modo di conoscere tramite la gente di Minuti Contati e da lì incontrare di nuovo in varie altre occasioni) che è un po' l'archetipo di tutte le cittadine di provincia, con l'aggiunta di qualche tinta surreale. La cronaca di Bucinella è composta da centinaia di microstorie pubblicate da Guerri tra Facebook e Instagram, e questo volume le vede raccolte per la prima volta. Per la sua natura quindi L'inverno di Bucinella non ha una storia unitaria, è un racconto corale di ciò che può accadere (o no) in un posto del genere. Tra i personaggi ricorrenti e qualche accenno a un passato dimenticato si raccolgono però gli indizi di una profonda mitologia che ha i connotati della cosmogonia lovecraftiana. Mi è sembrato anche di notare diverse affinità tra le teorie del professor Nagai e quelle del mio Mose Astori di
Dimenticami Trovami Sognami
. Non sto accusando nessuno di plagio, figuriamoci, come d'altra parte Astori non accusava la Le Guin o P.K. Dick di plagio per aver sviluppato idee simili. D'altra parte, se la retcon esiste è normale che persone con sensibilità simili in diversi periodi della storia possano scorgerla. Al di là delle convergente cosmogoniche, L'inverno di Bucinella è un libro pieno di sense of wonder e umorismo leggero, quindi vale la pena dedicargli tutta l'attenzione che Jenny dei Pesci dedica ai gabbiani. Voto: 8/10
Passiamo poi a un sano vecchio young adult, incuranti dell'ossimoro in questa descrizione. Mai sentito parlare prima di Susan M. Wilson, e tutto sommato non credo che lo vorrò risentire in futuro. Ero curioso rigaurdo a
Extinction - La prova
, perché vabbè, è un libro coi dinosauri, e questo dovrebbe bastare a chiunque. Purtroppo, oltre a questo pregio inconfutabile non si trova molto altro. La storia è quella solita dell'average young adult distopico hungergamesiano: adolescenti di sesso opposto che competono in una gara per sopravvivere e guadagnarsi un vantaggio. In questo caso la competizione consiste nel recarsi in un continente abitato solo da dinosauri, per rubarne le uova attraverso le quali si spera di poter elaborare un'arma biologica capace di sterminare le bestie e liberare il posto per l'uomo sul nuovo continente, dato che il vecchio è ormai sovrappopolato e non produce abbastanza cibo ed energia per tutti. La storia prosegue su binari abbastanza rodati, anche se non arriva a compiere l'inevitabile coinvolgimento romantico dei due protagonisti, di cui si scorgono solo i primi indizi. Certo ci sono alla base delle falle logiche davvero difficili da digerire. Per primo: ma se questa missione è così importante per la sopravvivenza della civiltà, perché mandare allo sbaraglio una manica di ragazzetti senza equipaggiamento, invece di un team ben addestrato ed attrezzato? Non mi dilungo sulla rappresentazione dei dinosauri che è roba da
Jurassic World
, ovvero arrogantemente ignorante. In più c'è da dire che alcuni tratti della scrittura sono davvero fastidiosi, non saprei se si tratti in questo caso di un problema di traduzione. Roba come l'avverbio "virtualmente" ripetuto in maniera ossessiva (esce tre volte in due pagine), peraltro in frasi in cui non ha senso usarlo, del tipo "lo spazio è virtualmente esaurito": ma è esaurito o no, come può esserlo in modo solo virtuale!? Oppure l'espressione "con ogni atomo del suo corpo" che farà tanto Paulo Coelho ma dopo averla letta una volta anche basta. C'è da dire che la tensione è costruita bene e per quanto non importi davvero niente della sorte dei protagonisti, il modo in cui interagiscono è abbastanza realistico. Persino uno dei twist finali mi ha sorpreso. Non continuerò a leggere la saga, ma posso ipotizzare che a qualcuno potrebbe anche piacere. Solo, vi prego, non prendetela per educativa rispetto alla natura dei dinosauri, ok? Voto: 5.5/10
Si torna poi ai racconti un altro numero della rivista Il Buio, stavolta il 5 perché andare in ordine di uscita è troppo mainstream. Il primo racconto di Carrie Laben è una storia familiare con fantasmi ed emancipazione, un bel concentrato di significati stratificati che mi ha ricordato un po' il film Coco (ma non c'entra granché in effetti, è proprio una sensazione epidermica dovuta forse al fatto che l'ho visto di recente). C'è poi il racconto Las di Luca Franceschini che mi sento di descrivere solo come un Pinocchio weird postapocalittico, e poi uno di Shari Paul che ha per protagonsita una mummia, una figura classica dell'horror che forse meriterebbe più popolarità di quella che incontra oggi, vista l'estrema tragicità della sua condizione. Il racconto Sincronia di Fabrizio Di Filippo sarebbe davvero bello, se solo uno non avesse letto Storia della tua vita e/o La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo: purtroppo avendo letto e assimilato fin nelle vertebre queste due opere, il racconto mi è parso una versione annacquata e frettolosa degli stessi temi di base, potentissimi e sempre emozionanti, ma appunto trattati con ben maggiore potenza altrove. Voto: 7.5/10
Infine abbandoniamo la narrativa e passiamo a un saggio/manuale di Maria Konnikova, che dovrebbe aiutare a modificare i propri schemi di pensiero. Mastermind infatti illustra le caratteristiche della "scienza della deduzione" in cui era specializzato il personaggio di Sherlock Holmes, ma che è una disciplina tutt'altro che inventata. Partendo dalle storie di Conan Doyle e usandole come esmpio, Konnikova mostra quali sono le capacità di una mente sempre vigile e aperta, che tutti dovrebbero essere in grado di ottenere. La tesi è sicuramente interessante e gli argomenti convincenti, tuttavia quello che mi pare manchi a questo libro è una parte di applicazione pratica, un manuale di esercizi con i quali iniziare ad allenare la propria "mente Holmes", che invece mi sarei aspettato. Devo dire che non mi sembra di aver cambiato il mio modo di ragionare e osservare il mondo dopo averlo letto, ma forse sono io che sono troppo Watson inside. Magari ci tornerò tra qualche mese per capire se ho davvero assimilato le idee o ho solo pensato di averlo fatto.
Parliamo per primo di Federico Guerri del suo
L'inverno di Bucinella
. Bucinella è una cittadina fittizia inventata dall'autore toscano (che ho avuto modo di conoscere tramite la gente di Minuti Contati e da lì incontrare di nuovo in varie altre occasioni) che è un po' l'archetipo di tutte le cittadine di provincia, con l'aggiunta di qualche tinta surreale. La cronaca di Bucinella è composta da centinaia di microstorie pubblicate da Guerri tra Facebook e Instagram, e questo volume le vede raccolte per la prima volta. Per la sua natura quindi L'inverno di Bucinella non ha una storia unitaria, è un racconto corale di ciò che può accadere (o no) in un posto del genere. Tra i personaggi ricorrenti e qualche accenno a un passato dimenticato si raccolgono però gli indizi di una profonda mitologia che ha i connotati della cosmogonia lovecraftiana. Mi è sembrato anche di notare diverse affinità tra le teorie del professor Nagai e quelle del mio Mose Astori di
Dimenticami Trovami Sognami
. Non sto accusando nessuno di plagio, figuriamoci, come d'altra parte Astori non accusava la Le Guin o P.K. Dick di plagio per aver sviluppato idee simili. D'altra parte, se la retcon esiste è normale che persone con sensibilità simili in diversi periodi della storia possano scorgerla. Al di là delle convergente cosmogoniche, L'inverno di Bucinella è un libro pieno di sense of wonder e umorismo leggero, quindi vale la pena dedicargli tutta l'attenzione che Jenny dei Pesci dedica ai gabbiani. Voto: 8/10
Passiamo poi a un sano vecchio young adult, incuranti dell'ossimoro in questa descrizione. Mai sentito parlare prima di Susan M. Wilson, e tutto sommato non credo che lo vorrò risentire in futuro. Ero curioso rigaurdo a
Extinction - La prova
, perché vabbè, è un libro coi dinosauri, e questo dovrebbe bastare a chiunque. Purtroppo, oltre a questo pregio inconfutabile non si trova molto altro. La storia è quella solita dell'average young adult distopico hungergamesiano: adolescenti di sesso opposto che competono in una gara per sopravvivere e guadagnarsi un vantaggio. In questo caso la competizione consiste nel recarsi in un continente abitato solo da dinosauri, per rubarne le uova attraverso le quali si spera di poter elaborare un'arma biologica capace di sterminare le bestie e liberare il posto per l'uomo sul nuovo continente, dato che il vecchio è ormai sovrappopolato e non produce abbastanza cibo ed energia per tutti. La storia prosegue su binari abbastanza rodati, anche se non arriva a compiere l'inevitabile coinvolgimento romantico dei due protagonisti, di cui si scorgono solo i primi indizi. Certo ci sono alla base delle falle logiche davvero difficili da digerire. Per primo: ma se questa missione è così importante per la sopravvivenza della civiltà, perché mandare allo sbaraglio una manica di ragazzetti senza equipaggiamento, invece di un team ben addestrato ed attrezzato? Non mi dilungo sulla rappresentazione dei dinosauri che è roba da
Jurassic World
, ovvero arrogantemente ignorante. In più c'è da dire che alcuni tratti della scrittura sono davvero fastidiosi, non saprei se si tratti in questo caso di un problema di traduzione. Roba come l'avverbio "virtualmente" ripetuto in maniera ossessiva (esce tre volte in due pagine), peraltro in frasi in cui non ha senso usarlo, del tipo "lo spazio è virtualmente esaurito": ma è esaurito o no, come può esserlo in modo solo virtuale!? Oppure l'espressione "con ogni atomo del suo corpo" che farà tanto Paulo Coelho ma dopo averla letta una volta anche basta. C'è da dire che la tensione è costruita bene e per quanto non importi davvero niente della sorte dei protagonisti, il modo in cui interagiscono è abbastanza realistico. Persino uno dei twist finali mi ha sorpreso. Non continuerò a leggere la saga, ma posso ipotizzare che a qualcuno potrebbe anche piacere. Solo, vi prego, non prendetela per educativa rispetto alla natura dei dinosauri, ok? Voto: 5.5/10
Si torna poi ai racconti un altro numero della rivista Il Buio, stavolta il 5 perché andare in ordine di uscita è troppo mainstream. Il primo racconto di Carrie Laben è una storia familiare con fantasmi ed emancipazione, un bel concentrato di significati stratificati che mi ha ricordato un po' il film Coco (ma non c'entra granché in effetti, è proprio una sensazione epidermica dovuta forse al fatto che l'ho visto di recente). C'è poi il racconto Las di Luca Franceschini che mi sento di descrivere solo come un Pinocchio weird postapocalittico, e poi uno di Shari Paul che ha per protagonsita una mummia, una figura classica dell'horror che forse meriterebbe più popolarità di quella che incontra oggi, vista l'estrema tragicità della sua condizione. Il racconto Sincronia di Fabrizio Di Filippo sarebbe davvero bello, se solo uno non avesse letto Storia della tua vita e/o La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo: purtroppo avendo letto e assimilato fin nelle vertebre queste due opere, il racconto mi è parso una versione annacquata e frettolosa degli stessi temi di base, potentissimi e sempre emozionanti, ma appunto trattati con ben maggiore potenza altrove. Voto: 7.5/10
Infine abbandoniamo la narrativa e passiamo a un saggio/manuale di Maria Konnikova, che dovrebbe aiutare a modificare i propri schemi di pensiero. Mastermind infatti illustra le caratteristiche della "scienza della deduzione" in cui era specializzato il personaggio di Sherlock Holmes, ma che è una disciplina tutt'altro che inventata. Partendo dalle storie di Conan Doyle e usandole come esmpio, Konnikova mostra quali sono le capacità di una mente sempre vigile e aperta, che tutti dovrebbero essere in grado di ottenere. La tesi è sicuramente interessante e gli argomenti convincenti, tuttavia quello che mi pare manchi a questo libro è una parte di applicazione pratica, un manuale di esercizi con i quali iniziare ad allenare la propria "mente Holmes", che invece mi sarei aspettato. Devo dire che non mi sembra di aver cambiato il mio modo di ragionare e osservare il mondo dopo averlo letto, ma forse sono io che sono troppo Watson inside. Magari ci tornerò tra qualche mese per capire se ho davvero assimilato le idee o ho solo pensato di averlo fatto.
Published on January 17, 2020 02:00
January 14, 2020
Doctor Who 12x03 - Orphan 55
Il doppio episodio di inizio stagione ci aveva fatto pensare che avremmo corretto un po' il tiro, ma ecco che ci risiamo con una puntata degna per inadeguatezza generale delle peggiori stagioni degli anni 80, quelle del disastro della serie ingiustamento attribuito a Colin Baker.
Plus, it was Earth all along! Ma rimettiamo ordine nella cagnara di questo episodio i punti salienti della storia. Dottore e compagni vengono teletrasportati su un pianeta-spa per un viaggio premio, poco dopo il loro arrivo la spa viene attaccata dalla fauna ostile del posto che stermina in poco tempo quasi tutti gli ospiti, i pochi sopravvissuti si avventurano all'esterno scoprendo che non sono su un piane paradiso ma su un mondo devastato e inabitabile (un mondo "orfano" appunto), poi viene fuori che la falla nei sistemi di sicurezza è stata causata da un attacco di una delle ospiti che siccome ce l'ha con sua mamma che l'ha abbandonata decide bene di far saltare per aria il suo resort con tutte le persone dentro, dopo di che arriva la grande rivelazione che quello non è un mondo alieno ma la Terra consumata dalla catastrofe climatica. I pochi sopravvissuti si teletrasportano via, qualcuno rimane indietro ad ammazzare gli ultimi mostri finché dura l'ossigeno.
E ora è il momento di rivolgersi direttamente allo spettatore e ficcargli in gola con la vanga la morale di questa storia, se non l'avesse ancora capita.
Orphan 55 è confuso, straripante di personaggi senza scopo (la coppia di anziani? padre e figlio coi capelli verdi? la furry!?!?!) e privo di qualsivoglia idea originale. Il plot twist è talmente scontato che è quasi un plot twist il fatto che sia un plot twist. Inoltre la sua presenza implica en passant diversi problemi sulla concezione del viaggio nel tempo in Doctor Who, visto che alla fine dell'episodio il Dottore dice che quello è solo "uno dei futuri possibili", nozione che non è mai esistita in tutt la storia della serie. È vero che la storia si può cambiare, ma rimane sempre un unico corso degli eventi, e il Tardis non è certo equipaggiato per far viaggiare verso una realtà parallela, tantomeno un teletrasporto ottenuto con una tessera punti dell'Esselunga.
Ancora, come abbiamo visto già nel corso di tutta la stagione 11, la storia soffre di moralità piuttosto flessibile. La direttrice della spa viene fatta passare per stronza, quando ha solo cercato di tirarsi su un lavoro in un posto dimenticato da dio, e comunque si sbatte fin dall'inizo per salvare i suoi ospiti e non può nemmeno essere accusata di aver causato lei l'attacco. Dall'altra parte invece la ragazza che è a tutti gli effetti una terrorista passa come esempio di integrità, quando è stata la causa di decine e decine di morti per un semplice capriccio. Vediamo di nuovo il Dottore che si fa ben pochi problemi a vedere sparare delle creature aliene (quando aveva scassato fino allo sfinimento per i ragni giganti), ma allo stesso tempo non muove un dito per salvare gli ultimi due naufraghi sul pianeta quando le basterebbe muovere una leva del Tardis.
E poi c'è il capolavoro della lezioncina finale. Io non sono uno di quelli che inizia un discorso dicendo "io non sono uno di quelli ma", ma io non sono un negazionista climatico (come ho dimostrato anche qui sul blog) ma il Dottore che mi parla nel viso per dirmi "ehi fai il bravo perché il cambiamento climatico è un problema" mi ha davvero infastitido, perché non è così che si veicolano messaggi in un media come la tv. Anche questo era successo più volte nella stagione precedente (ad esempio in Rosa ) e non capisco come sia possibile che uno script concepito in questo modo venga passato di mano in mano fino ad arrivare a essere trasmesso. Ma da quando in qua si fa la morale alla fine della storia, in prodotti destinati a fasce di età dai 3 anni in poi?
A voler trovare gli aspetti positivi, devo dire che i mostri erano ben fatti, anche se non ho capito perché anche dopo averli mostrati a figura intera continuavano a inquadrare i dettagli della bocca, visto che ormai non c'è niente da nascondere. Anche il Dottore devo dire di averlo trovato più presente e proattivo del solito, ma siamo davvero al livello base. Questo di certo non basta a far passare un episodio che non ha nessuna idea originale, è mosso da personaggi fastidiosi e/o inutili e non ha niente da dire, e pure quel niente lo dice nel modo più insopportabile. Quindi, torniamo ad abbassare le aspettative, Spyfall (che pure non era eccelso, ma avenne) è stato una mera casualità. Voto: 4.5/10
Plus, it was Earth all along! Ma rimettiamo ordine nella cagnara di questo episodio i punti salienti della storia. Dottore e compagni vengono teletrasportati su un pianeta-spa per un viaggio premio, poco dopo il loro arrivo la spa viene attaccata dalla fauna ostile del posto che stermina in poco tempo quasi tutti gli ospiti, i pochi sopravvissuti si avventurano all'esterno scoprendo che non sono su un piane paradiso ma su un mondo devastato e inabitabile (un mondo "orfano" appunto), poi viene fuori che la falla nei sistemi di sicurezza è stata causata da un attacco di una delle ospiti che siccome ce l'ha con sua mamma che l'ha abbandonata decide bene di far saltare per aria il suo resort con tutte le persone dentro, dopo di che arriva la grande rivelazione che quello non è un mondo alieno ma la Terra consumata dalla catastrofe climatica. I pochi sopravvissuti si teletrasportano via, qualcuno rimane indietro ad ammazzare gli ultimi mostri finché dura l'ossigeno.
E ora è il momento di rivolgersi direttamente allo spettatore e ficcargli in gola con la vanga la morale di questa storia, se non l'avesse ancora capita.
Orphan 55 è confuso, straripante di personaggi senza scopo (la coppia di anziani? padre e figlio coi capelli verdi? la furry!?!?!) e privo di qualsivoglia idea originale. Il plot twist è talmente scontato che è quasi un plot twist il fatto che sia un plot twist. Inoltre la sua presenza implica en passant diversi problemi sulla concezione del viaggio nel tempo in Doctor Who, visto che alla fine dell'episodio il Dottore dice che quello è solo "uno dei futuri possibili", nozione che non è mai esistita in tutt la storia della serie. È vero che la storia si può cambiare, ma rimane sempre un unico corso degli eventi, e il Tardis non è certo equipaggiato per far viaggiare verso una realtà parallela, tantomeno un teletrasporto ottenuto con una tessera punti dell'Esselunga.Ancora, come abbiamo visto già nel corso di tutta la stagione 11, la storia soffre di moralità piuttosto flessibile. La direttrice della spa viene fatta passare per stronza, quando ha solo cercato di tirarsi su un lavoro in un posto dimenticato da dio, e comunque si sbatte fin dall'inizo per salvare i suoi ospiti e non può nemmeno essere accusata di aver causato lei l'attacco. Dall'altra parte invece la ragazza che è a tutti gli effetti una terrorista passa come esempio di integrità, quando è stata la causa di decine e decine di morti per un semplice capriccio. Vediamo di nuovo il Dottore che si fa ben pochi problemi a vedere sparare delle creature aliene (quando aveva scassato fino allo sfinimento per i ragni giganti), ma allo stesso tempo non muove un dito per salvare gli ultimi due naufraghi sul pianeta quando le basterebbe muovere una leva del Tardis.
E poi c'è il capolavoro della lezioncina finale. Io non sono uno di quelli che inizia un discorso dicendo "io non sono uno di quelli ma", ma io non sono un negazionista climatico (come ho dimostrato anche qui sul blog) ma il Dottore che mi parla nel viso per dirmi "ehi fai il bravo perché il cambiamento climatico è un problema" mi ha davvero infastitido, perché non è così che si veicolano messaggi in un media come la tv. Anche questo era successo più volte nella stagione precedente (ad esempio in Rosa ) e non capisco come sia possibile che uno script concepito in questo modo venga passato di mano in mano fino ad arrivare a essere trasmesso. Ma da quando in qua si fa la morale alla fine della storia, in prodotti destinati a fasce di età dai 3 anni in poi?
A voler trovare gli aspetti positivi, devo dire che i mostri erano ben fatti, anche se non ho capito perché anche dopo averli mostrati a figura intera continuavano a inquadrare i dettagli della bocca, visto che ormai non c'è niente da nascondere. Anche il Dottore devo dire di averlo trovato più presente e proattivo del solito, ma siamo davvero al livello base. Questo di certo non basta a far passare un episodio che non ha nessuna idea originale, è mosso da personaggi fastidiosi e/o inutili e non ha niente da dire, e pure quel niente lo dice nel modo più insopportabile. Quindi, torniamo ad abbassare le aspettative, Spyfall (che pure non era eccelso, ma avenne) è stato una mera casualità. Voto: 4.5/10
Published on January 14, 2020 03:00
January 12, 2020
I miei articoli per Stay Nerd: ottobre - dicembre 2019
E così eccoci a completare il primo anno di collaborazione con Stay Nerd, e chi se lo aspettava? Peraltro pare anche con il tempo il numero degli articoli che scrivo aumenti, quindi se il trend continua tra un altro anno magari non riuscirò più a scrivere qui su Unknown to Millions, e questa sì che sarebbe una tragedia. Anyway, ecco i pezzi che ho scritto nell'ultimo trimestre 2019.
Figli come cavie: lo scontro tra generazioni nella distopia Una riflessione sullo scontro generazionale tra adulti e ragazzi (boomer e millennial?) come viene proposto nelle distopie young adult che sono tuttora in voga, scaturito dalla lettura del libro Cavie di Liliana Marchesi, di cui ho anche parlato nel corrispondente rapporto letture.
La fantascienza non aveva previsto Internet. O forse sì Per celebrare i quarant'anni dalla nascita di Internet, una panoramica su come la fantascienza ha anticipato e forse indirizzato lo sviluppo della Rete, a partire dai cervelloni per passare al cyberpunk e arrivare alle IA.
SCP Foundation: la wiki delle anomalie che minacciano il mondo Un pezzo esplorativo della SCP Foundation, un progetto di scrittura collettiva che immagina l'esistenza di una specie di divisione X-Files che studia e archivia tutti i fenomeni anomali che si verificano, compresi quelli capaci di annientare la vita, l'universo e tutto quanto.
L'eredità di Herbert George Wells, dalla macchina del tempo alla guerra dei mondi In occasione dell'uscita di una nova serie basta su La guerra dei mondi (ne sono uscite due a breve distanza), un excursus sull'opera e i temi più importanti trattati da uno dei padri della fantascienza. Niente di particolarmente approfondito, un HG Wells for beginners.
Viluperne e vilupere: arriva il grimdark italiano Una recesione di massima su Vilupera e Ballata di fango e ossa, tra i primi rappresentanti del genere grimdark ad ambientazione italiana. Dei due libri ho poi parlato meglio nei rapporti letture qui sul blog.
Half-Life: fantascienza in prima persona Valve ha annunciato l'uscita di un nuovo titolo della saga di Half-Life, che non sarà il tanto atteso sequel ma un interquel incentrato su Alyx, che comunque dovrebbe aggiungere elementi importanti della storia. L'occasione giusta per vedere quali temi della fantascienza si ritrovano nel fps più amato di tutti i tempi.
Quando il libro non serve più: la nuova narrativa online In un'epoca in cui ci si lamenta un giorno sì e uno ancora di più del fatto che i libri non si vendono, i giovani non leggono, il profumo della carta, qui abbiamo pensato di far vedere quanti altri modi ci sono per leggere al di fuori dei libri tradizionali. Nel mezzo ci sta anche una menzione a L'inverno di Bucinella, di cui poi parlerò meglio sul blog.
Il fantasma del Natale impossibile: il Natale nel fantasy e nella fantascienza Proprio quello che sembra dal titolo: una insospettabilmente lunga disamina con elenco di titoli di narrativa fantasy/sf che affrontano il tema del Natale o delle festività di fine anno. Nemmeno io ci credevo che ne esistessero così tante...
La Bibbia e altri fantasy: la religione spiegata ai ragazzi Esce a gennaio la nuova serie His Dark Materials tratta dai libri di Philip Pullman. In questo articolo paragono questa serie a quella delle Cronache di Narnia e ad altri titoli, per vedere in quale modo il tema della religione viene affrontanto nei libri per ragazzi.
Figli come cavie: lo scontro tra generazioni nella distopia Una riflessione sullo scontro generazionale tra adulti e ragazzi (boomer e millennial?) come viene proposto nelle distopie young adult che sono tuttora in voga, scaturito dalla lettura del libro Cavie di Liliana Marchesi, di cui ho anche parlato nel corrispondente rapporto letture.
La fantascienza non aveva previsto Internet. O forse sì Per celebrare i quarant'anni dalla nascita di Internet, una panoramica su come la fantascienza ha anticipato e forse indirizzato lo sviluppo della Rete, a partire dai cervelloni per passare al cyberpunk e arrivare alle IA.
SCP Foundation: la wiki delle anomalie che minacciano il mondo Un pezzo esplorativo della SCP Foundation, un progetto di scrittura collettiva che immagina l'esistenza di una specie di divisione X-Files che studia e archivia tutti i fenomeni anomali che si verificano, compresi quelli capaci di annientare la vita, l'universo e tutto quanto.
L'eredità di Herbert George Wells, dalla macchina del tempo alla guerra dei mondi In occasione dell'uscita di una nova serie basta su La guerra dei mondi (ne sono uscite due a breve distanza), un excursus sull'opera e i temi più importanti trattati da uno dei padri della fantascienza. Niente di particolarmente approfondito, un HG Wells for beginners.
Viluperne e vilupere: arriva il grimdark italiano Una recesione di massima su Vilupera e Ballata di fango e ossa, tra i primi rappresentanti del genere grimdark ad ambientazione italiana. Dei due libri ho poi parlato meglio nei rapporti letture qui sul blog.
Half-Life: fantascienza in prima persona Valve ha annunciato l'uscita di un nuovo titolo della saga di Half-Life, che non sarà il tanto atteso sequel ma un interquel incentrato su Alyx, che comunque dovrebbe aggiungere elementi importanti della storia. L'occasione giusta per vedere quali temi della fantascienza si ritrovano nel fps più amato di tutti i tempi.
Quando il libro non serve più: la nuova narrativa online In un'epoca in cui ci si lamenta un giorno sì e uno ancora di più del fatto che i libri non si vendono, i giovani non leggono, il profumo della carta, qui abbiamo pensato di far vedere quanti altri modi ci sono per leggere al di fuori dei libri tradizionali. Nel mezzo ci sta anche una menzione a L'inverno di Bucinella, di cui poi parlerò meglio sul blog.
Il fantasma del Natale impossibile: il Natale nel fantasy e nella fantascienza Proprio quello che sembra dal titolo: una insospettabilmente lunga disamina con elenco di titoli di narrativa fantasy/sf che affrontano il tema del Natale o delle festività di fine anno. Nemmeno io ci credevo che ne esistessero così tante...
La Bibbia e altri fantasy: la religione spiegata ai ragazzi Esce a gennaio la nuova serie His Dark Materials tratta dai libri di Philip Pullman. In questo articolo paragono questa serie a quella delle Cronache di Narnia e ad altri titoli, per vedere in quale modo il tema della religione viene affrontanto nei libri per ragazzi.
Published on January 12, 2020 02:30
January 7, 2020
Doctor Who 12x02 - Spyfall pt. 2
Avevamo lasciato il Dottore nella prima parte con la rivelazione di trovarsi davanti a una nuova versione del Master, che aveva al suo solito messo in atto un piano convoluto per prendere il controllo del pianeta, o sterminare l'umanità, o entrambe, con l'aiuto di qualche forza estranea di dubbia affidabilità. Solito Master. In questa seconda parte il tono cambia decisamente e si lascia il mock della spy story per finire in un episodio di Doctor Who pompato al massimo con salti temporali, personaggi storici, mitologia, plot twist e deus ex machina.
Ho parlato già in precedenza di quali elementi tipici di Doctor Who mi sono sembrati mancare nella direzione di Chris Chibnall, e qui sembra che lo showrunner (che ha anche scritto questo episodio) abbia fatto un'inversione di marcia improvvisa e completa. Se tanti fan si erano lamentati che la stagione 11 fosse priva di riferimenti alla storia della serie, ecco che in Spyfall e in particolare nella parte 2, ci viene rovesciato addosso tutto quello che è mancato.
Il Dottore, trasportato non si sa bene come nella dimensioni degli alieni invasori, ne esce proiettandosi non si sa bene come nella Londra del 1830 circa, dove incontra Lord Babbage e Ada Lovelace, che a quanto pare sono già stati contattati dagli esseri luminosi che stavano minacciando il mondo nel Ventunesimo secolo. Ma il Master è già sulle sue tracce e li vediamo confrontarsi per la prima volta alla pari. Ci sono momenti di tensione in cui il Master chiede al Dottore di inginocchiarsi di fronte a lui e chiamarlo "master", una scena che con il gender swap dei due ha un retrogusto poco gradevole. Il Dottore poi scapperà nella Parigi del 1946, dove avremo l'occasione di vedere finalmente il Master in divisa nazi, come sapevamo che prima o poi sarebbe successo. Naturalmente ala fine il piano del Master e dei suoi collaboratori viene sventato, il Master viene esiliato e il tech lord che era sembrato il cattivo principale nell'episodio precedente riesce a scappare (forse lo rivedremo? no, non credo).
In tutto questo, la cosa più importante che succede è che il Master parla di Gallifrey al Dottore, raccontandgli di come è completamente distrutta. Di nuovo. Sto Gallifrey non ce la fa a rimanere in piedi per più di un paio di stagioni. In ogni caso, alla fine della puntata si scopre che è stato il Master stesso a radere al suolo il pianeta dei Timelord, dopo aver scoperto qualche segreto devastante sull'origine della loro specie. "È tutta una menzogna" dice al Dottore, ma non gli spiega perché. Si presume che questo possa essere l'arco narrativo che vedremo svolgersi in questa stagione, e urrà per avere finalmente un arco narrativo, anche se mettere sul piatto la distruzione di Gallifrey è un po' cheap, visto che è lo abbiamo visto spesso nelle ultime stagioni.
Si può speculare molto su dove voglia arrivare Chibnall, certo è che se vuole andare a pescare nell'origine stessa dei Timelord si sta infilando in un territorio pericoloso, Moffat è stato stigmatizzato per molto meno. Vengono fatti dei riferimenti al "Timeless Child" che era stato nominato en passanto all'inizio della stagione 11 e dimenticato, e qui dovremmo credere che era sempre stato progettato di fare questa rivelazione successive, piuttosto che avessero usato una formula generica buttata lì nell'attesa di sapere come usarla. Ma Doctor Who è fatto di questo, quindi non possiamo fargliene una colpa. Piuttosto, la preoccupazione è che il grande mistero sia qualcosa di terribilmente scontato del tipo "i timelord in realtà sono umani" che è nell'aria dai tempi dell'Ottavo Dottore e sarebbe una rivelazione meno sconvolgente di quando il tg dice che d'estate fa caldo.
Una cosa su cui invece vale la pena soffermarsi è il percorso del Master. Nel commento dell'episodio precedente avevo detto che era un peccato vedere annullata tutto il suo percorso di redenzione avvenuto con Missy nella stagione 10, adesso però è possibile trovare un'altra interpretazione: può darsi che Missy, sopravvissuta (come sempre), ma sapendo di aver fallito perché il Dottore non ha mai saputo del suo atto finale di ribellione contro se stesso, sia tornata da sola su Gallifrey. Qui ha scoperto questi segreti terribili che l'hanno sconvolta di nuovo e l'hanno portata a perdere quel nuovo ruolo che aveva trovato, distruggere tutta la sua razza e poi studiare il solito piano improbabile per "attirare l'attenzione" del Dottore, come dice esplicitamente in questa puntata. È un arco plausibile, e anche se non è stato esplicitato mi pare che potremmo tenerlo come headcanon e non sprecare così tutto il percorso fatto da Missy.
Andando oltre gli aspetto riguardi trama e lore, in questo episodio Jodie Whittaker è finalmente il Dottore. Sarà che per tutto il tempo è lontana dai suoi companion (la sua "fam") e allora ha il tempo e lo spazio per prendere il controllo. Pur trovandosi in una situazione senza appigli, agisce e ragiona, collega gli elementi, escogita piani e risolve il problema. È vero che la soluzione finale non la vediamo perché avviene offscreen, ma è comunque un sollievo vedere il Dottore fare il Dottore. Anche il trio di compagni se la cava bene in sua assenza, e anche da parte loro c'è un minimo di sviluppo con i dubbi sul Dottore e le sue origini, di cui alla buon'ora si sono accorti di non sapere nulla.
Basta questo a rivalutare Chibnall? No, non del tutto, non ancora. Rimango ancora diffidente e aspetto di vedere con quanta cupidigia si avventerà sulla mitologia di DW dopo averla snobbata per due anni. Comunque, il tutto è comunque un gran miglioramento rispetto a ogni cosa vista nella stagione 11. Diciamo che, se quella stagione non fosse esistita e questo fosse stato l'inizio delle avventure del Tredicesimo Dottore, non avrei avuto niente da dire. Voto: 7/10
Ho parlato già in precedenza di quali elementi tipici di Doctor Who mi sono sembrati mancare nella direzione di Chris Chibnall, e qui sembra che lo showrunner (che ha anche scritto questo episodio) abbia fatto un'inversione di marcia improvvisa e completa. Se tanti fan si erano lamentati che la stagione 11 fosse priva di riferimenti alla storia della serie, ecco che in Spyfall e in particolare nella parte 2, ci viene rovesciato addosso tutto quello che è mancato.
Il Dottore, trasportato non si sa bene come nella dimensioni degli alieni invasori, ne esce proiettandosi non si sa bene come nella Londra del 1830 circa, dove incontra Lord Babbage e Ada Lovelace, che a quanto pare sono già stati contattati dagli esseri luminosi che stavano minacciando il mondo nel Ventunesimo secolo. Ma il Master è già sulle sue tracce e li vediamo confrontarsi per la prima volta alla pari. Ci sono momenti di tensione in cui il Master chiede al Dottore di inginocchiarsi di fronte a lui e chiamarlo "master", una scena che con il gender swap dei due ha un retrogusto poco gradevole. Il Dottore poi scapperà nella Parigi del 1946, dove avremo l'occasione di vedere finalmente il Master in divisa nazi, come sapevamo che prima o poi sarebbe successo. Naturalmente ala fine il piano del Master e dei suoi collaboratori viene sventato, il Master viene esiliato e il tech lord che era sembrato il cattivo principale nell'episodio precedente riesce a scappare (forse lo rivedremo? no, non credo).In tutto questo, la cosa più importante che succede è che il Master parla di Gallifrey al Dottore, raccontandgli di come è completamente distrutta. Di nuovo. Sto Gallifrey non ce la fa a rimanere in piedi per più di un paio di stagioni. In ogni caso, alla fine della puntata si scopre che è stato il Master stesso a radere al suolo il pianeta dei Timelord, dopo aver scoperto qualche segreto devastante sull'origine della loro specie. "È tutta una menzogna" dice al Dottore, ma non gli spiega perché. Si presume che questo possa essere l'arco narrativo che vedremo svolgersi in questa stagione, e urrà per avere finalmente un arco narrativo, anche se mettere sul piatto la distruzione di Gallifrey è un po' cheap, visto che è lo abbiamo visto spesso nelle ultime stagioni.
Si può speculare molto su dove voglia arrivare Chibnall, certo è che se vuole andare a pescare nell'origine stessa dei Timelord si sta infilando in un territorio pericoloso, Moffat è stato stigmatizzato per molto meno. Vengono fatti dei riferimenti al "Timeless Child" che era stato nominato en passanto all'inizio della stagione 11 e dimenticato, e qui dovremmo credere che era sempre stato progettato di fare questa rivelazione successive, piuttosto che avessero usato una formula generica buttata lì nell'attesa di sapere come usarla. Ma Doctor Who è fatto di questo, quindi non possiamo fargliene una colpa. Piuttosto, la preoccupazione è che il grande mistero sia qualcosa di terribilmente scontato del tipo "i timelord in realtà sono umani" che è nell'aria dai tempi dell'Ottavo Dottore e sarebbe una rivelazione meno sconvolgente di quando il tg dice che d'estate fa caldo.
Una cosa su cui invece vale la pena soffermarsi è il percorso del Master. Nel commento dell'episodio precedente avevo detto che era un peccato vedere annullata tutto il suo percorso di redenzione avvenuto con Missy nella stagione 10, adesso però è possibile trovare un'altra interpretazione: può darsi che Missy, sopravvissuta (come sempre), ma sapendo di aver fallito perché il Dottore non ha mai saputo del suo atto finale di ribellione contro se stesso, sia tornata da sola su Gallifrey. Qui ha scoperto questi segreti terribili che l'hanno sconvolta di nuovo e l'hanno portata a perdere quel nuovo ruolo che aveva trovato, distruggere tutta la sua razza e poi studiare il solito piano improbabile per "attirare l'attenzione" del Dottore, come dice esplicitamente in questa puntata. È un arco plausibile, e anche se non è stato esplicitato mi pare che potremmo tenerlo come headcanon e non sprecare così tutto il percorso fatto da Missy.
Andando oltre gli aspetto riguardi trama e lore, in questo episodio Jodie Whittaker è finalmente il Dottore. Sarà che per tutto il tempo è lontana dai suoi companion (la sua "fam") e allora ha il tempo e lo spazio per prendere il controllo. Pur trovandosi in una situazione senza appigli, agisce e ragiona, collega gli elementi, escogita piani e risolve il problema. È vero che la soluzione finale non la vediamo perché avviene offscreen, ma è comunque un sollievo vedere il Dottore fare il Dottore. Anche il trio di compagni se la cava bene in sua assenza, e anche da parte loro c'è un minimo di sviluppo con i dubbi sul Dottore e le sue origini, di cui alla buon'ora si sono accorti di non sapere nulla.
Basta questo a rivalutare Chibnall? No, non del tutto, non ancora. Rimango ancora diffidente e aspetto di vedere con quanta cupidigia si avventerà sulla mitologia di DW dopo averla snobbata per due anni. Comunque, il tutto è comunque un gran miglioramento rispetto a ogni cosa vista nella stagione 11. Diciamo che, se quella stagione non fosse esistita e questo fosse stato l'inizio delle avventure del Tredicesimo Dottore, non avrei avuto niente da dire. Voto: 7/10
Published on January 07, 2020 01:00
Unknown to Millions
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