Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 14

September 14, 2020

Rapporto letture - Agosto 2020

Il mese scorso il rapporto letture è stato piuttosto scarno perché avevo un unico libro di cui parlare (fortunatamente la discussione si è animata nei commenti), e per il mese di agosto a malincuore devo replicare la prestazione scadente per di più di nuovo con un'antologia di racconti di fantascienza italiani. In realtà, come ormai vado raccontando da tempo, ho letto anche altro nel frattempo (tra cui un libro abbastanza corpo iniziato a metà mese ma finito a settembre) però non mi metto a riferire qui di manuali e altre letture tecniche di scarsa attinenza con i fini del blog.


Il libro di cui parliamo è Prisma vol. 2, seconda antologia/rivista pubblicata da Moscabianca, con l'obiettivo di proporre una selezione di "nuove voci" della fantascienza italiana. Questo volume è uscito durante il lockdown e l'ho acquisito di recente, ed ero abbastanza curioso di vedere cosa conteneva quindi gli ho fatto saltare la fila. Il volume 1 conteneva un paio di ottimi racconti e una qualità media discreta, anche se alcune idee non proprio originali, quindi le premesse sono buone. Visto che appunto ho un solo libro di cui parlare, cerco di farlo per bene e dedicherò qualche riga di commento a ogni racconto, proprio come avevo fatto il mese scorso.

La raccolta è aperta da Veronica De Simone con il racconto Fanghiglia, una storia insolita che in pratica sono gli Hunger Games ambientati nell'inferno dantesco. Il protagonista è un Dante in versione gladiatore cibernetico che deve affrontare altri avversari nell'arena sotto lo sguardo del pubblico e degli sponsor. L'incontro con Beatrice però lo porta a farsi domande più profonde sulla situazione. Il mix di generi e situazioni riesce a catturare l'attenzione, ma credo che se si fosse concentrato meno sui combattimenti e di più sul tema più profondo ne sarebbe uscito qualcosa di più incisivo. Ctrl+Z di Stefano Spataro prende un tema affrontato in molti romanzi/film/videogiochi: la possibilità di annullare le proprie azioni e tornare a un punto precedente della propria vita (vedi ad esempio Meanwhile, il series finale di Futurama, oppure L'episodio della vasca di acido di Rick&Morty o anche Braid). Lo svolgimento della storia è abbastanza buona e arriva efficacemente al momento di crisi finale, ma la soluzione sembra un po' improvvisa, nel senso che non sembra essere stata preparata adeguatamente come se si volesse puntare più sull'effetto sorpresa. Di Linda De Santi ho letto varie cose e in genere sono buone, il suo La risposta della bestia parte da una premessa abbastanza classica, la società postapocalittica regredita a livello tribale che venera gli artefatti tecnologici, in questo caso gigantechi mecha. La protagonista riesce a scoprire la vera natura della divinità e dovrà quindi scontrarsi con le credenze del suo villaggio, già minacciato da altri pericoli. Mi ha ricordato qualche episodio del Doctor Who classico (forse The Face of Evil, ma non ci giurerei, ne ho visti troppi per ricordarmeli tutti). Poi arriviamo al racconto di Axa Lydia Vallotto, autrice che non conoscevo ma che ho scoperto essere arrivata in finale anche Premio Urania Short. Ora, so che non è educato prendere posizioni così nette, ma devo ammettere che se anche ci sono dei racconti di buonissimo livello in questa raccolta, Conta fino a tre se li magna tutti. Credo siano anni che un racconto (e non sto dicendo "un racconto italiano di fantascienza") non mi colpiva così. Che poi tutto sommato non è una storia così complicata: il protagonista è un viandante solitario in un mondo postapocalittico, in cerca della sorella rapita anni prima dalle bande di razziatori. Seguiamo le ultime tappe del suo viaggio quando finalmente ha individuato dove si trova la sorella, intervallato da alcuni flashback dell'infanzia insieme a lei. Mi ha riportato un po' alle atmosfere dei primi volumi della Torre Nera di King, con il pistolero che vaga nel deserto all'inseguimento di qualcuno che gli darà risposte che lui sa già ma non vuole sentire. Un racconto vivo, crudo ma caldo, che ti porta davvero a vivere con il protagonista. Un finale che è una coltellata nelle costole. Segnatevi il nome, sta ragazza è da tenere d'occhio. Passiamo ad Antonino Fiore con Pellegrino Nove: qui devo dire che ho trovato il racconto un po' confuso e forse sovradimensionato. In un certo senso la storia è un tentativo di sovvertire le leggi della robotica di Asimov, e in questo riesce a essere efficace, ma la trama mi è sembrata ingiustificatamente complicata, con questi nove robot ognuno dei quali incarna una "qualità" separata dell'individuo completo, a cui gli umani danno la caccia all'interno (anche qui) di una sorta di reality. Diversi elementi accavallati che secondo me portano fuori strada rispetto a quello che dovrebbe essere il nucleo della storia. Mala Spina la conosco già, anche se in genere scrive fantasy ad ambientazione più o meno storica. In Malena ha trovato il modo di scrivere una storia delle sue in un'ambientazione borderline, perché si tratta di una space opera steampunk in cui le potenze europee hanno colonizzato il sistema solare. Pirati, gendarmi, spie, figli illegittimi dei sovrani che possono sconvolgere l'equilibrio dei pianeti: ingredienti amalgamati bene in un racconto avventuroso senza troppe pretese che raggiunge il suo obiettivo. La leggenda di Macmet di Boscoruggine mi aveva scoraggiato dal titolo perché dava l'idea di quelle cose fantasy-ish che sono le traduzioni delle campange D&D, invece è un racconto ben scritto (L.K. Peka era anche nel primo Prisma), anche questo ambientato in un mondo postapocalittico che ha perso la memoria della tecnologia. Qui il protagonista cerca di ripopolare il mondo con le piante quasi estinte, in una forma combinata pianta-macchina. Anche questa è sostanzialmente un'avvenutra, avvalorata soprattutto dal prologo ed epilogo che ne mostrano le conseguenze a lungo termine. Slittamento è un racconto che inizia con un WTF!? assoluto che mi aveva subito agganciato. Lo straniamento continua per una buona metà, grazie anche allo stile secco e incisivo, in seconda persona. A un certo punto però Guido Bertorelli si è reso conto che doveva fare un infodump di quelli maestosi e la storia viene un po' schiacciata da questa zavorra. Il climax comunque è buono, c'è però un ultimo capitolo di epilogo che onestamente mi è sembrato del tutto superfluo e anzi toglie quasi valore alla storia precedente, anche perché fa affidamento su uno dei cliché fastidiosi per un lettore. Quello che gli uomini lasciano indietro comincia con una premessa interessante, un team di ricercatori che deve esplorare un pianeta e per farlo si affida alle storie che da quel mondo sono state estrapolate. Il protagonista è il figlio di uno di questi ricercatori morto proprio nel tentativo di esplorare un tempio al cui interno dovrebbe trovarsi qualcosa di determinante. L'autrice Diletta Crudeli costruisce molto bene questo personaggio incastrato nel conflitto tra i doveri verso la sua squadra e il desiderio di seguire le orme del padre. Nella parte finale poi le cose prendono una direzione impreviste, le rivelazioni arrivano tutte nello spazio di poche righe e la conclusione rimane difficile da inquadrare come lieta o tragica. Infine Daniele Nadir chiude il volume con Radio Ga-Ga, e anche qui il titolo mi aveva fatto temere qualcosa di scontato, quando invece questo si è rivelato come un altro dei racconti migliori. Una storia molto dolce di contatto con gli alieni tramite le trasmissioni radio, che prende elementi sia da Contact che da Incontri ravvicinati del terzo tipo. Anche qui a fare la differenza è la cura e la profondità con cui i personaggi sono costruiti, che riesce a trasportarci dentro la storia di cui alla fine l'esito non è del tutto chiaro, ma quello che ci importa davvero lo abbiamo già imparato.

In definitiva posso dire che Prisma vol. 2 è un'altra raccolta di buon livello. Nel complesso gli assegno un voto 7.5/10, mezzo punto in meno del primo volume, ma la differenza è motivata dal fatto che mi aspettavo un gioco al rialzo rispetto a quello dell'anno scorso, invece siamo pressoché sullo stesso livello. In ogni caso rimane meritoria la ricerca di nuovi autori che si approcciano al genere (e infatti ho fatto un paio di scoperte interessanti), e si riconosce la cura messa nella compilazione dell'antologia, quindi ben venga Prisma vol. 3.

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Published on September 14, 2020 00:00

September 9, 2020

Distòpia @ Loving the Alien Fest (Torino) - 19 settembre 2020

Era da febbraio che non mi capitava di andare in giro a parlare di libri imbucandomi nei discorsi di altre persone più titolate, e un po' mi mancava. La situazione chiaramente è sempre un po' traballante e già si sa che molti dei maggiori eventi previsti per l'autunno (da Stranimondi al Lucca Comics) sono praticamente saltati, ma qualcosa ancora si riesce a fare.

In questo caso la manifestazione è il Loving the Alien Fest, un evento di tre giorni dal 18 al 20 settembre organizzato dal Mufant - Museo del fantastico e della fantascienza di Torino in collaborazione con l'associazione AltraMente, in cui il tema dell'"alienità" verrà affrontato da più prospettive, con interventi dedicati al mondo del fantastico (narrativa, cinema, fumetto, cosplay), all'inclusione sociale, alla riqualificazione urbana. Quindi anche se so che si dice sempre, in questo caso è vero che non è solo una roba con i libri e gli scrittori che parlano tra loro. Il progetto mi era piaciuto fin dall'inizio, tant'è che mesi fa, quando ancora la manifestazione era programmata per giugno, avevo contribuito al crowdfunding.

 

 

Nello spazio dei tre giorni si svolgeranno parecchi panel, conferenze, presentazioni, inaugurazioni, e il programma completo si può trovare sul sito del Mufant. La mia presenza nello specifico sarà richiesta sabato 19 alle 14:30 per il panel "Il fantastico italiano", che partirà dall'Urania Distòpia per fare un discorso più ampio sulla narrativa di fantascienza italiana, introdotto da Franco Forte (curatore dell'antologia e direttore di Urania) e con la presenza di altri autori (Aresi, Debenedetti, Cavallero, Del Popolo Riolo).

Spero di fare in tempo perché arriverò in treno alle 13:40 (salvo probabili ritardi) e dovrò attraversare tutta la città, quindi vabbè, nel caso farò l'entrata a effetto. A parte questo singolo evento comunque già che ci sono mi aggirerò per le altre conferenze previste nella giornata di sabato e nella mattinata di domenica.

Se siete nei paraggi fatevi vedere, e se non lo siete fate uno sforzo come lo faccio io, anche perché quest'anno di occasioni di incontro live ce ne saranno ben poche, per cui è bene approfittarne finché si riesce.

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Published on September 09, 2020 01:30

August 24, 2020

3%

Come ormai dovreste sapere, mi piace quando sono abbastanza motivato dedicare attenzione alle serie tv non anglofone, infatti anche qui ho parlato per esempio di Leila e Beforeigners, ma ne ho altre all'attivo su cui poi non ho diffuso commenti, come Si no te haguo conegut che non so se si scrive così in catalano ma non ho voglia di controllare ora lo spelling. Comunque, tra le serie dal mondo seguite negli ultimi anni c'è anche 3%, produzione brasiliana iniziata nel 2016. Non ne avevo parlato finora perché non avevo trovato l'occasione, adesso però dopo la visione della quarta e ultima stagione penso valga la pena fare un riepiloghino.

 

3% è una serie distopica che si basa su un ottimo concept: in un mondo che è un'unica vasta favela, il 3% della popolazione vive su un'isola al largo della costa (chiamata Maralto, oppure offshore nella traduzione) con tutti i lussi immaginabili. Per far parte di questo 3%, ogni anno tutti i ventenni possono partecipare a una selezione (il Processo), che prevede una serie di prove volte a stabilire le qualità dei candidati (intelligenza, velocità, pensiero laterale, stabilità psichica) affinché a Maralto arrivino solo i migliori dei migliori. Il Processo si può tentare una sola volta: o passi ed entri a far parte dell'élite, o rimani nelle favela con l'altro 97%.

Il format quindi assomiglia un po' a quello di Hunger Games, con orde di ragazzi poco più che adolescenti che si presentano a questa selezione e si scontrano nelle varie prove. Ma almeno, si può pensare, non sono costretti ad ammazzarsi: fai il tentativo, se ti va bene passi altrimenti torni a casa. La questione semmai è che se inizialmente le prove possono sembrare abbastanza innocue (un colloquio di persona, un puzzle 3D) poco per volta aumentano di complessità e ambiguità morale, arrivando a testare le capacità di mentire, l'aggressività, la manipolabilità. Ci si rende presto conto che per essere meritevoli di entrare nel 3% non basta essere brillanti, bisogna essere spietati. 

Naturalmente non tutti sono così favorevoli a questo stato delle cose. Esiste infatti un gruppo clandestino di oppositori, "la Causa" che intende infiltrare il Processo e distruggerlo dall'interno. Parallelamente gli agenti di Maralto diffondono propaganda nell'entroterra per alimentare il mito della vita perfetta del 3%, così che la promozione al Processo ha lo stesso valore di un passaggio nell'Aldilà. Tanto più che una volta stabiliti sull'isola, i selezionati devono interrompere qualunque contatto con il continente, e non potranno più avere notizie di famiglia e amici.

Nel corso della prima stagione seguiamo principalmente un gruppo di ragazzi, e puntata dopo puntata scopriamo le loro storie personali. Ci sono alcuni che fanno parte della Causa, qualcuno che ha già tentato il Processo e lo sta facendo di nuovo clandestinamente, rampolli di famiglie che per tradizione passano sempre la selezione, figli di predicatori che promuovono il Maralto come il paradiso. Vediamo anche il Processo dal lato degli organizzatori, in particolare del direttore della selezione che ha messo a punto le varie prove. Tutta la stagione si snoda tra le prove che i ragazzi affrontano, muovendosi sul filo della contrapposizione continua tra i protagonisti e dal sospetto reciproco, visto che man mano che si conoscono scoprono i rispettivi segreti e sono sempre più a rischio di venire eliminati.

La prima stagione è senza dubbio ottima, perché riesce ad allineare il tema di fondo con una dinamica appassionante e la progressiva conoscenza dei personaggi, con numerosi ribaltamenti di prospettiva. Ma è altrettanto fuor di dubbio che le stagioni successive non mantengono lo stesso livello. Nella seconda stagione alcuni dei protagonisti hanno passato la selezione e abbiamo quindi l'occasione di seguirli a Maralto e scoprire quindi come funziona questo paradiso in terra, scoprendo che l'utopia è fondata su una menzogna e si serve di mezzi di coercizione sulla sua stessa popolazione, cosa che però mina fortemente il principio di fondo che l'elite del 3% viva una vita perfetta. La terza stagione perde tanto tempo dietro la creazione di una società alternativa e i tentativi di mantenerla in piedi, resistendo ai tentativi di sabotaggio e alla tentazione di prendere una strada simile a quella del Processo. La quarta stagione riannoda i fili con lo scontor finale tra entroterra e Maralto, arrivando a una conclusione dovuta che però non offre davvero una soluzione al problema.

C'è da dire che la serie deve aver sofferto anche di complicate vicissitudini di produzione, e che probabilmente la scarsa disponibilità del cast principale ha influito sullo sviluppo della storia. Già molto presto nella seconda stagione, quello che era il principale antagonista della vicenda viene tolto di mezzo, e bisogna così investire tempo e credibilità nel tirare su un nuovo villain degno, che però appare sempre inferiore perché più brutale ma meno subdolo. La terza stagione vede l'abbandono offscreen di uno dei protagonisti (che a quanto pare è una vera e propria star in Brasile, e non aveva più modo di lavorare su un progetto di livello così basso), la cui fine ci viene solo raccontata. E anche nella quarta stagione l'impressione è che la protagonista assoluta della serie (l'attrice Bianca Comparato) avesse di meglio da fare, perché la sua presenza su schermo è limitata rispetto a quella dei comprimari. Parallelamente per colmare questi vuoti vengono inseriti sempre nuovi personaggi e si cerca di dar loro una backstory e introdurre dinamiche relazionali, ma il tentativo non riesce in pieno e così ci si trova a dover seguire le vicende melodrammatiche di gente di cui tutto sommato ci frega ben poco.

Infine le stagioni dalla due alla quattro soffrono di un altro problema: una delle parti più avvincenti della prima stagione era proprio il Processo, e vedere come i protagonisti affrontavano le prove. Una volta però che i protagonisti hanno svolto il Processo, non li si può più coinvolgere di nuovo nella selezione (infatti, per esempio, anche nel secondo Hunger Games  si sono inventati quella cosa di rifare la battaglia tra tutti i vincitori, ma qui non era applicabile). Gli autori si devono essere accorti che mancava questa componente che aveva decretato il successo della serie, e quindi hanno fatto in modo di inserire altre prove di quel tipo, forzandole in qualche modo nella storia, senza però ottenere lo stesso effetto dato che la posta in gioco non è più quella iniziale.

In definitiva, 3% è una serie interessante soprattutto per il suo concept, le cui implicazioni vengono esaurite più o meno tutte già nella prima stagione. Le stagioni successive trascinano l'idea e le relazioni tra i personaggi fino alla naturale conclusione, ma non sono altrettanto incisive. Se non l'avete vista, a mio avviso la cosa migliore da fare è limitarsi alla prima stagione ma non investire troppo tempo nel resto, al limite vi racconto io come va a finire.

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Published on August 24, 2020 01:00

August 14, 2020

Unpunned Futurama Titles #7

Completiamo con questo post dopo soli cinque anni la mia esegesi dei titoli degli episodi di Futurama, perché in quanto maggior esperto italiano era un compito di cui mi pareva doveroso occuparmi. Non sto a rifare tutto il discorso sulla numerazione degli episodi, differenze tra stagione di produzione e stagione di messa in onda ecc, basti sapere che gli episodi della stagione 7 di Futurama sono riuniti nei DVD volume 7 e 8.

Che poi è la fine (vera) della serie. Per adesso.

Intanto se volete recuperare tutti i titoli unpunnati ecco i link agli altri post:

Stagione 1Stagione 2Stagione 3Stagione 4Stagione 5Stagione 6E concludiamo quindi spiegando i titoli degli ultimi 26 episodi della serie.
The Bots and the Bees (I robot e le api): Il discorso su "gli uccelli e le api" è quello che viene fatto ai ragazzini preadolescenti per spiegargli "da dove vengono i bambini", del tipo le api che impollinano i fiori e così via. Questo episodio tratta appunto di Bender che ha un figlio da un altro robot. In italiano non esiste un equivalente di questa espressione infatti il titolo tradotto in modo letterale non ha significato.
A Farewell to Arms (Addio alle braccia): Riferimento al romanzo di Hemingway Addio alle armi, con la variante che in inglese "arm" significa anche "braccio" e che nell'episodio Fry e Leela perdono appunto le braccia.
Decision 3012 (Verdetto 3012): "Decision 2012" è il termine con cui la stampa americana ha affrontato le elezioni presidenziali del 2012, e il tema di questo episodio è infatti quello dell'elezione del Presidente (della Terra). Da notare come il titolo dell'episodio conferma lo scorrere del tempo nell'universo di Futurama, certificando che sono passati 12 anni da quando Fry si è risvegliato nell'anno 3000.
The Thief of Baghead (Il ladro del sacchetto di carta): Unione dei film Il ladro di Bagdad e Baghead, senza nessun riferimento particolare al tema di questi film tranne il fatto che l'episodio è ambientato nel mondo del cinema.
Zapp Dingbat (La crisi del quarantunesimo anno): Lo Zapf Dingbat è un font costituito di simboli. Qui è stato usato per la sua assonanza col nome Zapp e come riferimento che la vicenda nasce da un errore di traduzione. In italiano è stato scelto di ignorare completamente questo riferimento.
The Butterjunk Effect (Il derby delle farfalle): Riferimento all'effetto farfalla, anche se la trama non ha a che fare con teoria del caos e simili.
The Six Million Dollar Mon (La capra al curry): Riferimento alla serie L'uomo da sei milioni di dollari, in cui un soldato veniva potenziato come cyborg. Qui Hermes fa lo stesso, ma la parola "man" viene trasformata in "mon" come nella sua pronuncia indo-giamaicana. Interessante la scelta italiana di ignorare del tutto la citazione.
Fun on a Bun (Oktoberfest): "Fun on a bun" è una delle catchphrase di Bender, un'espressione gergale che indica qualcosa di spassoso, dove "bun" si riferisce al panino da hot dog, e infatti nell'episodio il subplot è quello di Bender che entra in una gara di hot dog.
Free Will Hunting (Alla ricerca del libero arbitrio): Calembour ottenuto dall'unione dei titoli dei film Free Willy e Will Hunting, dove qui "free will" sta appunto per "libero arbitrio".
Near Death Wish (Desiderio di un quasi morto): Con "deat wish" si intende l'impulso suicida o autodistruttivo, in questo caso visto che gli anziani sono messi in stasi prima di morire il desiderio è di "quasi morte".
Viva Mars Vegas : Nessun riferimento particolare.

31st Century Fox : Riferimento alla 20th Century Fox (precedente produttore di Futurama), anche se qui "fox" è letteralmente una volpe.
Naturama : Nessun riferimento particolare.
2-D Blacktop (Realtà a 2D): Calembour sul titolo del film Two Lane Blacktop che tratta di gare automobilistiche qui però diventa 2D ovvero in due dimensioni.
Fry and Leela's Big Fling (Fry e Leela): Nessun riferimento particolare. Da notare però la pigrizia del titolo italiano che per una volta avrebbe funzionato come traduzione letterale.
T. the Terrestrial (T. l'umano): Riferimento al film E.T.. Anche qui notevole la superficialità del titolo italiano che invece di tradurre letteralmente va a usare la parola "umano" che non corrisponde più all'iniziale T.
Forty Percent Leadbelly (40% cantante folk): Lead Belly è un cantante folk degli anni 30-40, ma qui "lead" sta a significare anche "piombo", che riprende la gag ricorrente di Bender che afferma di essere composto al tot percento di un certo materiale.
The Inhuman Torch (La torcia inumana): Riferimento al personaggio Torcia Umana dei Fantastici 4.
Saturday Morning Fun Pit (Il divertimento del sabato mattina): Titolo che riprende le trasmissioni mattutine di cartoni per bambini.
Calculon 2.0 : Nessun riferimento particolare.
Assie Come Home (Torna a casa Assie): Calembour su Torna a casa Lassie, con "assie" che sta a significare il culo di Bender.
Leela and the Genestalk (Leela e l'ingegneria genetica): Riferimento al titolo della fiaba della pianta di fagioli magica (beanstalk), qui però ottenuta con l'ingegneria genetica quindi "gene".
Game of Tones (Il gioco dei suoni): Calembour rispetto a Game of Thrones.
Murder on the Planet Express (Omicidio sulla Planet Express): Riferimento al classico giallo di Agatha Christie Assassinio sull'Orient Express. Da notare come in italiano si sia usata la traduzione "omicidio" quando da sempre il libro si è chiamato "assassinio".
Stench and Stenchibility (Puzza e sentimento): Calembour sul titolo originale di Ragione e sentimento, ovvero Sense and sensibility Meanwhile (Nel frattempo): Nessun riferimento particolare.

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Published on August 14, 2020 01:30

August 3, 2020

Rapporto letture - Luglio 2020 (speciale Urania Distòpia)

Il mese di luglio mi ha piuttosto occupato con il lancio del canale youtube (sapevate che ho aperto un canale youtube, vero?) e lo studio/lavoro che questo ha comportato, quindi di fatto sono riuscito a consumare un solo libro di narrativa. Ma visto che quell'unico libro è Distòpia , il Millemondi Urania italiano in cui compare anche il mio racconto Seocrazia, questo mi dà l'occasione di dedicare un intero post al commento di questo libro.
So di muovermi su un terreno accidentato perché in quanto autore incluo nella raccolta e coinvolto in questo "rilancio della fantascienza italiana" non dovrei avere che parole di apprezzamento, ma qui su Unknown to Millions vi ho abituati male esprimendo sempre opinioni il più possibili oggettive e argomentate, quindi temo che dovrò fare lo stesso in questo caso, come d'altra parte avevo fatto anche per il volume dell'anno scorso, in cui però non ero incluso come autore e si poteva pur sempre dire che stessi rosicando. In realtà è mia ferma convinzione che il "rilancio" di un genere/settore/ambiente debba necessariamente passare da un approccio trasparente e senza sconti di parte di chi si confronta con tale genere/settore/ambiente, tanto più se ne fa parte. Non è questa la sede per riaprire questo discorso mai chiuso, ma ritengo (e non sono il solo) che uno dei mali che hanno afflitto la cosiddetta "fantascienza italiana" nei decenni scorsi sia stata proprio quell'autoreferenzialità che portava allo scambio reciproco di favori tra gli addetti ai lavori, che da una parte non ha permesso la maturazione di una critica professionale (che manca ancora oggi), dall'altra ha eretto una serie di barriere all'ingresso che hanno ristretto il genere in un ghetto autoimposto, tenuto su da fenomeni di gatekeeping che sono in uso ancora oggi, tanto diffusi che ammetto di trovarmi a metterli in pratica anch'io.
Ci sarebbe anche da fare un discorso sulla definizione di "distopia" che era il tema della raccolta. Scelta che col senno di poi si è forse rivelata infelice perché il lockdown e la pandemia hanno messo la distopia sulla bocca di tutti, spesso a sproposito. Ma il progetto era nato alla fine dell'anno scorso quindi ormai non si poteva fare marcia indietro, questa è una pura questione di sorte. Il problema semmai è che molti dei racconti mi sembrano qualificabili come distopie in modo molto marginale: magari sono anche buoni, ma di distopico hanno ben poco. Ora, se è vero che negli ultimi anni c'è stato davvero un abuso di questo termine per definire storie che semplicemente presentano un'ambientazione in una generica società poco desiderabile, io da lettore di fantascienza mi aspetto che gli autori di fantascienza presentati sulla principale collana di fantascienza sappiano di cosa parliamo quando parliamo di distopia, e potrei risentirmi un attimo se quello che mi propongono non risponde ai criteri. Dormo lo stesso la notte, figuriamoci, però ci faccio caso. Non entrerò troppo nello specifico su questo aspetto, anche perché lo farò tra qualche giorno in un editoriale su Stay Nerd. Quindi se la polemica vi appassiona, vi aspetto lì e la risolviamo da uomini.

Premesso tutto ciò, andiamo quindi a commentare i racconti uno per uno, evidenziando con la massima serenità aspetti positivi e negativi.

Hector di Paolo Aresi - Discutibile in questo caso la classificazione come distopia. Il protagonista è un androide, inteso come replicante organico alla Blade Runner, usato per i lavori in una miniera su Plutone. È sostanzialmente uno schiavo, ma è nato così e non se la passa così male, ha anche una posizione di relativo prestigio e infatti gli viene assegnato un incarico di grande responsabilità dopo un incidente nella miniera. Alla fine decide di fuggire, prende con sé un paio di colleghi e fugge. Il problema a mio avviso è che questo racconto mi è sembrato soprattutto noioso, forse anche per le paginate di wall of text che già a prima vista non sitmolano la lettura. Non si avverte mai un cambio di tensione nella narrazione, anche perché il protagonista è piuttosto piatto e a malappena risponde alle domande che gli vengono fatte. Certo si può dire che questa è proprio la sua caratteristica in quanto androide, ma allora se devi farmi appassionare a un protagonista apatico devi creargli intorno una storia che sia una bomba. A un certo punto ha una specie di visione del passato in cui scopre l'origine degli androidi e... niente, questo non ha nessun impatto sullo svolgimento della storia. Insomma un racconto che non accende particolarmente l'interesse, con situazioni e trame viste decine di volte.
Cogito ergo sum di Valeria Barbera - Racconto a mio avviso confuso, che sembra andare avanti un po' "a braccio", come se l'autrice l'avesse scritto di getto con quello che le veniva in mente e poi non lo avesse risistemato per dargli unità. Credo che gli si possano imputare due errori principali: 1- Se sei un autore di fantascienza che scrive nel 2020, non puoi scrivere del Covid19! A raccontare del Covid ci penseranno poi i bravi autori mainstream che l'hanno già annunciato come Moccia, un autore di sf deve spingere la sua speculazione oltre lo steccato dell'attualità. Non dico che non si possa parlare di cosa il Covid ha comportato, perché sicuramente il suo impatto sarà forte su tutta la società, ma inserirlo come elemento portanto della storia è una strategia pigra. 2- In questo racconto c'è troppo: così tanto che non si capisce quale sia l'argomento vero della storia. Un racconto deve parlare di una cosa sola, perché non ha la dimensione per affrontare in modo esauriente più temi. In questo la storia sembra all'inizio proseguire in un certo modo, si arriva alla rivelazione della creatrice della noosfera (l'universo virtuale a cui tutti sono connessi) che aveva visioni delle persone morte per permettere che lei realizzasse il suo progetto, e sembra che questo sia il punto di svolta della storia. Salvo che poi viene dimenticato perché entra in gioco un Memevid, cioè un virus memetico all'interno della noosfera, e allora sembra che questo sia il nucleo, e invece no perché in realtà il memevid non è un virus memetico ma un virus che attacca i corpi materiali dei partecipanti alla noosfera nei loro gusci. Tutti questi incrementi sono "cose in più che accadono" ma non aggiungono significato a un tema di fondo che appunto non si riesce a individuare. Infine anche in questo caso l'aspetto distopico è discutibile, anche perché la minaccia che poi porta il mondo al collasso è un fattore del tutto esterno (la diffusione di questo virus), e se non fosse arrivato tutti avrebbero continuato con le loro vite bellissie nel paradiso della noosfera.
Ninfe sbranate di Francesca Cavallero - Il racconto è ambientato nella stessa Morjegard con cui l'autrice ha vinto il Premio Urania, ma segue un personaggio secondario del romanzo (che io non ho letto). Il rischio di ambientare un racconto nello stesso universo di un romanzo è che chi non ha letto il secondo manchi dei riferimenti per capire il primo, ma fortunatamente non è questo il caso. La storia è in sostanza una trama thriller/investigativa che fila bene, con personaggi vividi e credibili. Niente di particolarmente soprendente, ma una scrittura efficace e capace di generare la tensione nei momenti giusti. Distopia purtroppo non pervenuta, a meno che non si intenda che il contesto complessivo di Morjegard sia di per sé distopico, che però in questo racconto non emerge abbastanza.
Yamapuri di Alberto Cola - Un racconto complesso e affascinante, che non va troppo incontro al lettore spiegandogli le cose ma lascia che sia lui a mettere insieme i pezzi del disegno. La cosa purtroppo non viene facilitata dai nomi dei personaggi e dalla caratterizzazione blanda che li fa apparire tutti piuttosto simili. Peccato anche che non ci sia un vero e proprio protagonista al quale aggianciarsi per seguire la vicenda, che avrebbe facilitato l'immersione. Superati questi ostacoli però si arriva a individuare un contesto storico piuttosto articolato e la presenza di diverse forze in gioco. La distopia qui è borderline, si parla di un'ambientazione post-bellica in un'India in cui non nascono più donne ma non ci sono veri e propri regimi oppressivi di vario genere a cui opporsi. Comunque una storia che trae la sua forza soprattutto dall'ambientazione esotica e dal registro adatto a trasmettere questa suggestione.
Il distillatore di Milena Debenedetti - Una storia basata su un cacciatore/spacciatore di ricordi che parte alla ricerca di una "fonte primaria" dei ricordi dell'epoca prima della catastrofe che ha fatto crollare la società e provocato l'ascesa di un regime repressivo non meglio identificato. L'idea di fondo è interessante e i personaggi principali funzionano, la parte centrale della trama avviene però tutta con un lungo spiegone che ammazza la tensione nel momento più importante. Nel complesso comunque un racconto valido e con un finale melenso al punto giusto di quelli che piacciono a me.
Al servizio di un oscuro potere di Giovanni De Matteo - Avendo già letto di De Matteo, so che è capace di costruire una trama thriller ben fatta, e questo ne è un ottimo esempio. Un mondo che dopo una serie di disastri adesso è dominato da tre IA tra loro apparentemente complementari, ma che in realtà hanno progetti diversi, e la minaccia incombente di forze extraterrestri che spingono a dare la caccia a una bambina pesantemente traumatizzata. Tra inseguimenti, hackeraggi e sparatorie, si arriva alla rivealzione finale, se pur con qualche intermezzo di infodump spadellato in capitoli dedicati, e i fili si riannodano. Una di quelle storie che nasce già pronta per diventare un film con Keanu Reeves.
Negli occhi di chi comanda di Linda De Santi - Se ci fosse un premio per il racconto più puramente distopico all'interno dei racconti di Distòpia vincerebbe questo. De Santi racconta la vita di una "ragazza qualsiasi" che deve affermarsi in un mondo in cui abbiamo smesso di fingere che l'apparenza non conta, e che si fonda totalmente sulla bellezza. In pratica è l'estremo opposto di quel racconto di Ted Chiang in cui parla di persone a cui hanno tolto la capacità di vedere la bellezza. Qui ognuno ha un suo "benchmark", cioè la sua versione ideale da raggiungere, e il discostamento da questo deve essere mantenuto al minimo per poter accedere a servizi e lavori migliori. La protagonista peraltro sta studiando per diventare una scrittrice, ed è indicativo che per diventare una "stella della cultura" si debba comnque essere belli belli belli in modo assurdo. C'è anche un plot twist che funziona bene perché si può notare che era stato preparato con cura fin dall'inizio. Indubbiamente tra i migliori della raccolta.
La fredda guerra dei mondi di Valerio Evangelisti - Sempre se ci fosse quel premio per il racconto più distopico, il testo di Evangelisti arriverebbe ultimo. Non ci ha nemmeno provato, a scrivere una distopia, e d'altra parte si può anche permettere di fare un po' come gli pare. Ma glielo perdoniamo anche perché questo racconto è davvero spassoso. Narrata dalla prospettiva di un ladro francese di altro profilo (ma non un Lupin III, questo è un ladro tutt'altro che gentiluomo), questa storia offre una prospettiva curiosa sugli UFO e ci spiega perché come vediamo in molti film sembrano così ossessionati dal distruggere i monumenti. Sembra quasi un divertissement, si potrebbe adattare benissimo come trama per un epsiodio di Rick & Morty. Un altro dei racconti più validi, se solo fosse stato in un libro che non aveva scritto "distopia" in copertina...
Facciamo venerdì? di Caterina Mortillaro - Un racconto che gira intorno alle relazioni sentimentali, regolate attraverso algoritmi che permettono di conoscere interamente le persone con cui abbiamo intenzione di avere rapporti di qualsiasi genere. Alla ricerca di qualche brivido in più la protagonista entra a far parte di club privati di gente che si incontra da sconosciuti, come ci capita ancora di fare oggi quando ci troviamo là fuori nel mondo. Dall'aspetto in apparenza più superficiale delle relazioni la storia cala più in profondità nel funzionamento di queta società abbastanza simile alla nostra, e la protagonista è portata a scegliere come vuole vivere lei, in un finale per certi versi inaspettato. Anche questo raggiunge un buon indice di distopicità.
A scrivere distopie di Simonetta Olivo - Praticamente un meta-racconto, la storia di come è stata scritta queta storia, con il protagonista che incarna il classico scrittore tormentato e procrastinatore, ingaggiato da un editore per scrivere un racconto distopico. All'inizio si può dubitare che ci sia un qualunque elemento distopico, che emerge quasi a sorpresa nel finale per arrivare a una sorta di distopia della creatività. Personalmente mi è piaciuto parecchio, soprattutto perché ho riconosciuto molte delle dinamiche con cui mi capita di confrontarmi. Ho però il dubbio che questo aspetto non possa essere colto allo stesso modo da un non-scrittore, che quindi non potrebbe comprendere a pieno il valore del racconto. Poi però mi sono ricordato che dei 2500 lettori di fantacienza italiani, 2497 sono anche autori (non dico numeri a caso, quei 3 lettori-solo-lettori so proprio chi sono, con nomi e cognomi) quindi il target è comunque preso in pieno.
Lilia (un'estate) di Giampietro Stocco - Ho letto e apprezzato in passato altri lavori di Stocco, qui però mi è sembrato poco ispirato. Quasi due terzi della storia si basano su questo rapporto epistolare tra il protagonista e una ragazza conosciuta in chat, che è una dinamica che avrebbe potuto essere interessante nel 1996 ma oggi è ampiamente superata. Senza contare che il lettore si trova costantemente "avanti" rispetto al protagonista, perché si capisce che c'è qualcosa che non va in questa tizia ma lui non se ne accorge, così fa la figura del cinquantenne ottuso arrapato che si merita di venire fregato. Verso la fine si rivela quale sia il piano più complesso che c'è sotto la vicenda in superficie, e si scopre che tutto dipende da rancori ancora vivi da parte della ex moglie del protagonista, ma questo è un aspetto che viene accennato troppo tardi così quando si scopre che è la chiave di volta di tutta la storia sembra un'improvvisazione. E inoltre viene da pensare che quella storia sarebbe più interessante da leggere rispetto a quella del signore di mezza età che perde la testa sulle chat erotiche. Con una focalizzazione diversa avrebbe potuto essere un buon racconto ma così appare un po' stantio.
Tranne la pelle di Nicoletta Vallorani - Mi sarei aspettato che Vallorani scrivesse una storia nello stesso universo narrativo di Eva e Avrai i miei occhi che sono già una distopia bella e pronta, attuale e funzionale. Invece Tranne la pelle non c'entra nulla e mi ha quindi sorpreso, dall'altra parte però siamo su un altro di quei racconti buoni ma dalla distopicità discutibile. La storia si svolge su un pianeta minerario popolato di varie razze aliene materiali e immateriali, la protagonista vive accanto alla proiezione di sua nonna morta decenni prima. Anche qui figurano pandemie usate per controllare la popolazione, che è una cosa più che plausibile ma che forse non era proprio il momento più adatto per tirare fuori. In ogni caso la protagonista riesce nel suo piano di liberazione del pianeta, e quando dico "liberazione del pianeta" i mean it. La scrittura per immagini e le situazioni estreme, quasi paradossali, che si presentano fanno procedere bene il racconto, anche se il finale è un po' affrettato.
Naturalmente non parlerò dell'ultimo racconto, e non mi metto ad analizzare il saggio finale di Carmine Treanni che fa un'utile panoramica sull'evoluzione della distopia come tema e genere letterario. In generale, se paragonato a Strani Mondi dell'anno scorso, la qualità media di Distòpia mi è sembrata più costante, mentre in quello precedente c'erano picchi più alti e più bassi. Purtroppo però a questo giro non ho trovato le perle (come erano i racconti di Vietti e Voudì nell'altro) che compensano i momenti di stanca. Non assegno il voto finale, credo di aver fornito abbastanza elementi di valutazione nei commenti sopra. Nel complesso Distòpia è un'antologia meritevole, ma posso dire di averne lette di migliori di soli autori italiani, anche in anni recenti. Forse l'imposizione del tema così inflazionato non ha giocato a favore della creatività degli autori, visto che in molti casi come ho detto l'elemento distopico risulta labile o addirittura assente. Se la tradizione del Millemondi italiano verrà confermata di nuovo, a mio avviso sarà meglio tornare al tema libero, e lasciare così che gli autori affrontino i temi o i generi in cui si possono esprimere al meglio.
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Published on August 03, 2020 01:30

July 28, 2020

STORY DOCTOR: il mio canale youtube!

Ci avreste mai scommesso? E invece è proprio così: ho aperto un canale Youtube.
Ecco a voi:https://www.youtube.com/channel/UCWG7HhSO8KN391-61 Era un progetto che avevo in gestazione già verso l’inizio dell’anno, quando ho fatto quel grosso passo a livello professionale che mi ha permesso di tirare il fiato e decidere su cosa investire la maggior parte del mio tempo. Poi di mezzo c’è stato anche il covid, e così di tempo per studiare, progettare, e imparare a parlare in modo quanto meno accettabile davanti alla videocamera ne ho avuto in quantità…
Quello che vedete adesso sul canale è quindi ciò che affiora da oltre sei mesi di lavoro. E a dirla tutta non è nemmeno la vetta dei progetti che sto curando, ma solo una tappa intermedia.
Che cos’è STORY DOCTOR ?
Si tratta di un canale dedicato alle storie, che sono la cosa più importante che abbiamo. Probabilmente la capacità di narrare è la cosa che ci ha permesso di diventare ciò che siamo, oltre alla capacità di sudare. Più mi addentravo nello studio della narratologia e più mi sono convinto di questo, e allora, mi sono detto, dovevo fare qualcosa. Grazie all’esperienza del mio primo corso di scrittura ho sperimentato il modello di analisi che andrò poi a usare sul canale, e quindi ho convogliato tutto questo all’interno del canale.
Su STORY DOCTOR troverete principalmente analisi della struttura di film. Ci tengo a sottolinearlo, non farò commenti o recensioni: parlerò di come si sviluppa la storia, con particolare attenzione ai temi veicolati e alle dinamiche dei personaggi. Ogni tanto magari parlerò anche di libri o serie tv, ma i film sono il mezzo più adatto a questo tipo di analisi, per le ragioni che spiego sul canale stesso.
Certo che spreco tutto questo tempo a scrivere quando ho registrato un video in qui spiego esattamente le stesse cose, quindi perché non guardate quello? 
Il film con cui inauguro il mio canale è Il Re leone . Ho scelto volutamente un titolo accessibile, conosciuto da tutti, ma ricco di spunti di discussione. Nelle prossime settimane poi si aggiungeranno gli altri, con una certa regolarità. Non vi prometto un vide a settimana, ma uno ogni due dovrei farcela. Il lavoro dietro la realizzazione di ogni singolo video non è banale, e preferisco prendermi qualche giorno in più per ottenere contenuti validi piuttosto che inondare la Rete di fuffa, di cui onestamente se ne trova già in abbondanza.
Ciò che invece non si trova, è un canale dedicato all’analisi della struttura delle storie, perché io ero partito proprio cercando quello e non sono riuscito a trovarlo. E quando hai bisogno di una cosa e non la trovi, la cosa migliore da fare è inventarla.
STORY DOCTOR ha già una sua pagina Facebook , e forse in seguito attiverò anche altri social. C’è già un sito, ancora in costruzione, che diventerà poi la base operativa di tutte le mie attività legate alla scrittura: servizi di consulenza, coaching, videocorsi e così via. È su questo che lavorerò da qui a fine anno, e di nuovo, preferisco fare le cose con calma ma farle bene, piuttosto che arrivare per primo con la macchina scassata.
Sicuramente c’è molto da migliorare e tante cose possono essere affinate, soprattutto dal punto di vista tecnico (lo so, mi serve un microfono migliore), ma mi ero ripromesso di partire entro l’estate e ho fatto in modo di rientrarci.
Quindi, ecco svelato cosa ho fatto in tutti questi mesi. Spero che dopo la sorpresa iniziale il mio progetto riesca anche a convincervi, e che vorrete seguirmi. E non lo intendo solo in senso metaforico eh, seguitemi proprio: iscrivetevi al canale, likate la pagina, commentate, condividete, fate tutte quelle cosa che rendono felice la dea SEO. Questa potrebbe anche essere l’occasione per iscrivervi alla mia newsletter se ancora non l’avete fatto, perché ogni tanto gli iscritti avranno anche qualche contenuto bonus sul canale.
Ci vediamo presto (o almeno, voi vedete me), qui su STORY DOCTOR!
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Published on July 28, 2020 03:00

July 20, 2020

Rapporto letture - Giugno 2020

Giugno è il mese in cui ci siamo dovuti convincere che tutto fosse tornato alla "normalità", e anche i miei ritmi di lettura si sono riassestati, anche se ormai la mia normalità è piuttosto diversa da quella di una stagione fa. Alla narrativa continuo ad affiancare testi di formazione su cui sto investendo parecchio e i cui sbocchi verranno fuori nel giro di poche settimane. Ma in questo post parliamo solo dei libri cho letto durante il mese, quindi non perdiamoci in motivational.

Iniziamo con Solarpunk - come ho imparato ad amare il futuro , una delle periodiche antologie di Future Fiction, stavolta dedicata (indovinate un po') al solarpunk, genere che sta prendendo piede negli ultimi anni e che sembra perfetto per affrontare questi ultimi mesi di pessimismo cosmico. Il volume parte con due interessanti introduzioni, una delle quali afferma un punto a mio avviso molto importante: se è vero che il solarpunk è in un certo senso un genere "ottimista", contrapposto allo strapotere della distopia ( coff coff ), non bisogna fare l'errore che si tratti di un genere positivista e ingenuo, cioè che proponga l'idea da balcone arcobalenoso "andrà tutto bene". Se anche le soluzioni all'imminente collasso ambientale e sociale ci sono, non arriveranno da sole e dovremo faticare per guadagnarcele. Questa idea è espressa bene in diversi racconti che compaiono nella raccolta, che in molti casi mostrano appunto un mondo che ha superato un periodo di crisi con enormi perdite, e solo grazie a queste si sta ora riaffacciando a un'epoca di potenziale equilibrio. Non mi metto a commentare tutti i racconti, anche perché l'ho già fatto durante la lettura condivisa eseguita sul gruppo Fantascienza Oggi quindi vi rimando lì se volete qualche riga sulle singole storie. Mi limito a dire che per quanto emerge da questa raccolta sembra che il solrapunk sia ancora un movimento immaturo, che si crogiola forse un po' troppo nella portata delle sue idee a scapito dell'equilibrio della storia, finendo a volte per apparire didascalico. Questo non vuol dire che siano brutti racconti, ma che in alcuni casi la loro potenza è diminuita dall'intento educativo troppo evidente. Rimane in ogni caso una corrente importante per questo momento storico, e che lo diventerà sempre di più man mano che il mondo dovrà prendere coscienza che c'è bisogno dell'immaginazione di gente capace di proiettare avanti di qualche decennio le storture del presente. Voto: 7/10

Stacciamoci per un attimo dalla futurologia applicata e immergiamoci in una dimensione più quotidiana, quella del romanzo di Gianni Leoni, autore conosciuto ai tempi della Factory I Sognatori (do you remember Spore ?) con cui ho mantenuto i rapporti nel corso degli anni, soprattutto perché vive in un gran bel posto e una volta all'anno circa faccio in modo di scroccargli una cena. Leoni è un tipo da thriller, ma con La farfalla nel bicchiere ha scritto qualcosa di più leggero, una classica storia di provincia con un protagonista in crisi di mezza età che sta cercando di ritrovare le coordinate via via che la sua prospettiva sulla vita cambia. L'incidente scatenante è un episodio di allergia che gli fa temere la morte, e dal quale inizia insieme agli amici una ricerca spasmodica per capire cosa sia che rischia di ucciderlo. La storia si muove per lo più su toni di ironia drammatica, con il protagonista (piuttosto riconoscibile come un alter ego dell'autore) che si lascia prendere dall'ipocondria e rischia a causa di questo di rovinare tutto ciò di buono che ha nella sua vita, incapace com'è di riconoscerlo. Il problema che ho rilevato semmai è che la storia è un po' squilibrata, perché più di metà libro si sofferma su queste sue paranoie esagerate, quasi caricaturali, e quando finalmente parte per il suo viaggio materiale e interiore di autoconsapevolezza, che è la parte più interessante della storia, rimane troppo poco spazio per svilupparlo a dovere. Alla fine poi, pur riconoscendo quale sia il suo problema di fondo, non dà una vera dimostrazione di averlo superato o di aver capito come superarlo, ma nonostante questo riottiene la fiducia dei suoi amici che pure lo avevano forzato a intraprendere questo percorso. Insomma il nucleo di una storia di crescita c'è, ma non è sviluppato nel migliore dei modi e avrebbe potuto essere molto più significativo. Comunque, dato che la storia non si prende troppo sul serio, quantomeno non si ha quell'impressione irritante da mappazzone che attira le attenzioni del premio strega, quindi si legge comunque con piacere. Voto: 6/10

E parlando di storie di formazione arriviamo a Catena alimentare , ultimo romanzo di Stefano Tevini atuore di cui ho già letto un paio di cose e di cui apprezzo lo stile e le tematiche sociali e politiche che è capace di affrontare nelle sue storie. Tevini ci porta in un mondo che potremo superficialmente etichettare come distopia ma che tutto sommato ha ben poco di diverso da quello in cui viviamo, perché si tratta solo di un'estremizzazione di certe tendenze a cui siamo ben abituati: la continua competizione sociale e professionale, la sovraesposizione mediatica, la perdita di empatia nei confronti degli altri, la mercificazione delle relazioni. La storia segue Gootchi, un "fallito" che potrebbe essere la trasposizione moderna di quello che era Fantozzi ai suoi tempi, con la differenze che in questa storia quando la gente prende una gomitata nei denti sputa sangue e schegge di smalto. Il senso di scollamento dalla realtà è aumentato dai nomi grotteschi (Gootchi, Renò, Gooroo) che richiamano brand ben conosciuti (cosa che ha un'evidente affinità con quello che ho fatto io in Seocrazia), per cui siamo di fronte a una versione del nostro mondo riconoscibile ma distorta. Gootchi compie un vero e proprio arco di trasformazione con tutte le sue tappe, ma il suo è un percorso che lo porta a un'affermazione retta dalla sopraffazione degli altri. Da vittima si trasforma in carnefice e scopre il piacere di questa nuova posizione di potere, si rende conto come mangia o vieni mangiato sia il paradigma su cui ha costruito tutta la sua esistenza (e su cui si basa l'intera società), anche quando lui è partito proprio dal gradino più basso della piramide sociale (o alimentare?). La sua progressione è disturbante, fatta di un'escalatione di violenza fisica e psicologica ai danni di tutti coloro che lo circondano. In un certo senso, Gootchi esce vittorioso dal suo percorso di crescita, ma la sua vittoria comporta l'acquisizione di valori riprovevoli per chi legge la sua storia. Eppure, da un altro lato, siamo portati a empatizzare con lui, perché capiamo che quella era la sua unica via di uscita da un'esistenza di miseria. Ovvero, quando hai toccato il fondo, l'unica cosa che ti resta da fare è scavare il terreno sotto i piedi dei tuoi nemici e farli sprofondare più in basso di te. Tevini sa scrivere in modo molto evocativo e si avvale anche della sua esperienza di wrestler professionista nella descrizione efficace delle sequenze di combattimento, estremamente vivide, e ottien così un romanzo forte, capace di mettere a disagio il lettore ma lasciandogli addosso una traccia tangibile. Voto: 7.5/10
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Published on July 20, 2020 01:00

July 11, 2020

Seocrazia e il Memeverse

Ne avevo accennato parlando dell'uscita di Distòpia , lo speciale Urania Millemondi attualmente in edicola (ma ancora per poco) che contiene il mio racconto Seocrazia: questa storia è il perno di un universo narrativo condiviso che è già emerso in altri racconti pubblicati negli anni scorsi.
Introducing: the MEMEVERSE.
Il Memeverse è un'evoluzione più che plausibile della società odierna, con una sempre maggiore sproporzione tra "realtà virtuale" e "vita reale", per dirlo coi termini che potrebbe capire anche un boomer qualsiasi. Questa tendenza già ben riconoscibile è estremizzata fino al paradosso, eppure in un certo senso sembra quasi troppo blanda se confrontata a come la realtà si sta davvero muovendo. Qui, ora, mentre leggete queste righe.

Seocrazia per il momento è il racconto che attinge in maniera più diretta a questo tema di fondo, spingendo anche sull'utililizzo di un linguaggio che per quanto possa sembrare esagerato, in effetti è piuttosto annacquato rispetto al comune slang che dalla Rete si sta diffonendo anche IRL. Questa stessa dissociazione tra la lingua che parliamo e quella che percepiamo come "normale" dovrebbe già darci un'idea della dissonanza cognitiva di cui siamo vittime inconsapevoli.
Qual è quindi il cuore del Memeverse?
Il meme, ovviamente. In quanto unità d'informazione capace di autoreplicarsi all'interno dei dispositivi di memoria biologici o digitali, il meme è l'elemento fondante di tutto l'universo. No, non l'universo narrativo, proprio l'universo in cui vi trovate ora. Quando lo spazio d'immagazzinamento delle informazioni è aumentato in progressione più che esponenziale, la potenza dei memi è cresciuta in modo spropositato, e ci ha sopraffatto. Parlo al passato, volutamente. È già successo.Le storie del Memeverse raccontano i nostri sforzi di continuare a esistere in una realtà che si sta già muovendo a un livello superiore, come se fossimo formiche in una teca che provano a interpretare le intenzioni di un uomo che fa karaoke al di là della parete di vetro. È il mondo che domanda la nostra attenzione (perché di quello si nutrono i memi), è l'intrattenimento come colonna portante della civiltà, è la riduzione del pensiero su una scala da a una a cinque stelline, è la liquefazione di ogni istituzione tradizionale la cui autorità percolante viene assorbita da chi sa gestire (o crede di) l'informazione.
A mio avviso, chiunque cerchi di proiettare le tendenze presenti sul futuro non può fare a meno di considerare questo aspetto della società. Il cambio di paradigma è stato così tremendo che è impossibile ambientare una storia tra venti-trent'anni e fingere che internet non esista e che i social non siano il principale mezzo di comunicazione e diffusione delle informazioni. Sarebbe anacronistico come ambientare una storia negli anni 90 e mostrare la gente che va in giro in calesse.
In questo post non intendo fare spoiler né su Seocrazia né sugli altri racconti del Memeverse, mi limito a dare la lista delle storie finora pubblicate e un vago accenno di come si collegano tra loro. Se avete già letto Seocrazia potrete già cogliere alcuni riferimenti.
Memehunter (Future Fiction, 2017) - In pratica è la origin story di tutto il Memeverse. L'anno zero in cui i memi hanno dimostrato di avere una loro agenda.
Hype (contenuto in L'esatta percezione , RiLL via Quality Games, 2019) - Mostra un primo gradino dell'evoluzione dell'era dell'intrattenimento.
Live (dal contest Minuti Contati , 2019) - Un rapido flash dell'esposizione continua e totale della vita di chiunque.
Bootstrap (contenuto in Robot n. 89 , Delos, 2020) - Collegato in maniera marginale, quasi come easter egg, ma presente anche la trivializzazione in una società memetica di un'invenzione incredibile come il viaggio nel tempo.
Seocrazia (contenuto in Distòpia , Urania Mondandori, 2020) - Qui arriviamo al superamento del livello critico di comprensione dei meccanismi che muovono il mondo, con le leggi della SEO che regolano la vita delle persone.
In lavorazione (tempi e modalità di pubblicazione da determinare, ma sicuramente si arriverà all'anno prossimo) ci sono anche Accadde oggi che tratterà della gestione dei ricordi attraverso i social, e un'altra storia ancora senza titolo a tema direct marketing.
Una menzione d'onore si potrebbe concedere anche a Infodump (contenuto in Propulsioni d'improbabilità , Zona 42, 2017) che anche se non fa parte del Memeverse porta la stessa premessa dell'ubiquità dell'informazione in una direzione diversa e ancora più mindfucking.
Come dicevo, non fornisco qui ulteriori approfondimenti, anche per dare la possibiltà a chi è incuriosito di scoprire in autonomia le storie e i nessi tra di loro, a volte anche molto espliciti con brand e personaggi ricorrenti. Ma alla fine del mese, quando posso supporre che chi era interessato abbia già letto Seocrazia, invierò sulla mia newsletter un resconto più preciso dei riferimenti incrociati e anche una sorta di timeline del Memeverse.
Se non volete perdervi questo inside look all'universo dei memi, questo è il momento di segnarvi sulla newslettere con il form qui sotto.

#mc_embed_signup{background:#f2f2bf; clear:left; font:14px Helvetica,Arial,sans-serif; width:200px;} /* Add your own Mailchimp form style overrides in your site stylesheet or in this style block. We recommend moving this block and the preceding CSS link to the HEAD of your HTML file. */
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Published on July 11, 2020 04:30

July 2, 2020

I miei articoli per Stay Nerd: aprile - giugno 2020

Eccoci al riepiloghetto delle cose interessanti che ho pubblicato fuori da Unknown to Millions perché qui mi pagano solo in soddisfazione di aver scritto qualcosa mentre di là in valuta corrente. Molta fantascienza (ma va?) ma anche qualche pratica guida sempre valida.



Un milione di mondi (virtuali) possibili: la realtà simulata nei libri - Una carrellata di romanzi e racconti che parlano di mondi simulati, da Daniel F. Galouye a Philip K. Dick. Alcuni molto basic, ma anche qualche chicca.
Ed egli disse "io non sono di questo mondo": la figura di Gesù nella fantascienza - Un compendio delle storie che offrono una prospettiva diversa su Gesù, dai viaggi nel tempo alle sostituzioni, fino agli alieni. Si cerca di non scivolare nel complottismo, anche se il confine è molto labile. In ogni caso, senza dubbio l'immagine di copertina migliore che abbia mai usato.
Benvenuti nel Novacene, l'era delle macchine che non possiamo più evitare - Articolo basato sul saggio di James Lovelock intitolato appunto Novacene, di cui ho accennato anche qui in un rapporto letture.
Lasciami andare ma ricordati di me: il futuro della morte nell'era dell'informazione - Combo dei saggi di Davide Sisto (di cui ho parlato anche qui) e di Lasciami andare, romanzo a cui ho dedicato un intero articolo nelle settimane scorse.
Esplora, cresci, sfrutta, distruggi: i migliori videogiochi 4X in circolazione - Non sono un grandissimo videogiocatore, come si capisce dalla scarsità della rubrica videogiochi del blog. Ma un genere di giochi a cui dedico più tempo (anche perché le partite durano svariate ore) è il 4X, ovvero gli strategici (di solito a turni) in cui si deve costruire e ampliare la propria base/civiltà, accumulando risorse e combattendo gli altri (ma non per forza). Qui una lista di alcuni dei giochi più interessanti di questo filone.
Non dovete avere paura: guida completa alla lettura del ciclo di Dune - Facciamo chiarezza una volta per tutte sugli oltre venti libri a oggi esistenti all'interno del ciclo di Dune, di cui ho malauguratamente letto la maggior parte. Contiene anche accenni alla questione dei sequel/prequel di cho parlato a suo tempo in modo molto più approfondito qui sul blog in tre post diversi.
Da Dune a A Song for a New Day, i migliori romanzi vincitori del Premio Nebula - Una lista suddivisa per decenni in cui segnalo i romanzo più importanti tra quelli che hanno vinto il Nebula, evitando sovrapposizioni degli stessi autori.
Il giro di Trantor in ottant'anni: le copertine della Fondazione di Asimv dal 1940 a oggi - Di Asimov e del ciclo della Fondazione si è detto e ridetto di tutto, no? Allora se proprio bisogna parlarne perché esce l'ennesima edizione, prendiamo un taglio diverso e parliamo solo delle copertine che gli illustraori si sono dovuti inventare, in Italia, in USA e nel resto del mondo, in ottant'anni di ristampe.
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Published on July 02, 2020 02:41

June 21, 2020

Projects update: sinfonie, dottori e specchi

Come da consolidata tradizione, dedico almeno un post all'anno per parlare delle cose su cui sto lavorando, invece di quelle che sono già compiute. L'ultima volta parlavo di Scrabble , il mio young adult che pur essendo completato e affidato a mani competenti è rimasto ancora nel limbo in quanto presenta alcune caratteristiche che lo rendono poco markettabile. Non è detto che non uscirà mai, ma per il momento non ci sono novità in tal senso.
Nel frattempo però non me ne sono stato ad aspettare che i cadaveri scorressero sul fiume e anzi, grazie anche al netto cambio di routine che ho messo in atto a partire da febbraio, mi sono imbarcato in una serie di progetti anche piuttosto rilevanti, che da qui a fine anno vedranno la luce, salvo intoppi più che plausibili.
Innanzitutto, ho completato un altro romanzo, l'espansione del racconto Sinfonia per theremin e merli scritto anni e anni fa e ormai introvabile. Il nucleo della vicenda è sempre la stessa ma la vicenda si è arricchita oltre ogni aspettativa e dopo una prima versione light ci ho rimesso le mani aggiungendo tutta una nuova sezione che ha portato a raddoppiare le dimensioni. Questo qui sotto è lo schema dei capitoli nella prima stesura, implementazione e revisione. Se dovessi scrivere io la fascetta per questo romanzo sarebbe "Bertolt Brecht incontra Douglas Hofstadter e insieme conoscono Vincenzo Vasi". È in buona sostanza un'ucronia, ma anche un romanzo storico per come è diventato, e soprattutto una storia di formazione, perché tutte le storie più belle sono storie di formazione. Non ci sono date per l'eventuale uscita di questo libro e comunque vada non se ne parla sicuramente fino a metà 2021, ma da qui ai prossimi mesi dovrei sapere se almeno una pubblicazione sarà prevista. Nel caso, vi avverto.

Ma questo forse è il meno sconvolgente degli aggiornamenti. Come forse saprete a febbraio ho inaugurato il mio primo corso di scrittura, e da questa esperienza (purtroppo interrotta dal lockdown) mi è sorto lo spunto per altri progetti collegati. Non entro nello specifico perché annuncerò con precisione le cose quando saranno pronte, ma anticipo che lancerò una serie di cose che cambieranno anche in modo sostanziale la mia presenza online. Questo comporta anche che Unknown to Millions subirà quanto meno un restyling, se non un cambio di piattaforma. Anche perché Blogger a giugno fa un aggiornamento del sistema ma la nuova versione non mi sembra così funzionale.

Inoltre ho anche avuto l'idea di coinvolgere un ristretto gruppo di fidatissimi per un altro progetto ancora, di cui nemmeno in questo caso mi sento ancora libero di parlare ma che, se le cose vanno come previsto, riceverete notizie a breve.

Sì lo so, alla fine non ho detto niente di sostanziale, in pratica ho fatto solo un teaser. Ma rimanete nei paraggi, ne varrà la pena. E se volete essere sicuri di non perdervi le novità iscrivetevi alla newsletter, nella casellina là in alto a destra.
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Published on June 21, 2020 15:00

Unknown to Millions

Andrea Viscusi
Il blog di Andrea Viscusi since 2010

Libri, fantascienza, serie tv, Futurama, Doctor Who
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