Eva Fairwald's Blog, page 17
February 8, 2021
10 cose da sapere sugli elfi de “Il signore degli anelli”

Perché elfi e nani si odiano? Perché gli elfi lasciano la Terra di Mezzo? Gli elfi de “Il signore degli anelli” hanno davvero le orecchie a punta, come siamo abituati a pensare? Se vuoi scoprire la risposta a queste e altre curiosità, l’articolo che stai leggendo fa al caso tuo!
Iniziamo: ecco 10 cose da sapere sugli elfi de “Il signore degli anelli”!1. Come nascono gli elfi de “Il signore degli anelli”?
Furono creati da Eru Ilúvatar, la divinità suprema. Inizialmente erano dormienti: si svegliarono dopo la creazione del Sole e della Luna. Le prime tre coppie di elfi a destarsi furono Imin e sua moglie Iminyë, Tata e sua moglie Tatië, ed Enel e sua moglie Enelyë.
Essi diedero vita alle tre stirpi elfiche primigenie: Imin capitanò i Minyar (elfi biondi con gli occhi chiari), Tata e i suoi seguaci divennero i Tatyar (con capelli neri e occhi grigi o blu), mentre Enel diventò la guida dei Neylar (bruni, con occhi scuri o grigi).
2. Qual è la prima parola mai pronunciata da un elfo?
Per usare un’espressione gergale… gli elfi nacquero “già imparati”! Intendo dire che vennero al mondo con la capacità innata di usare un loro linguaggio verbale. Niente evoluzione, insomma: sapevano già parlare all’alba dei tempi. Ma qual è la prima parola che dissero? «Ele!», ovvero «Guarda!», riferito al cielo stellato.
3. Gli elfi de “Il signore degli anelli” hanno le orecchie a punta?
Potrà sembrare strano, ma all’interno de “Il signore degli anelli” non c’è alcun riferimento esplicito alle orecchie a punta. Anzi, in diverse occasioni gli elfi vengono scambiati per uomini. Hanno le orecchie tonde, quindi? Per capirlo, dobbiamo analizzare un altro testo di Tolkien. Un brano dell’“Etimologia” afferma:
"le orecchie degli elfi erano più allungate e a forma di foglia di quelle degli uomini".
Quindi, sì, c’è differenza tra le orecchie di elfi e umani, ma non è così marcata, visto che le due stirpi possono venire confuse. Si tratta, insomma, di una piccola puntina che può essere celata dai capelli.

Grazie a opere cinematografiche come la trilogia di Peter Jackson, ci immaginiamo i visi degli elfi completamente glabri. Le barbe sono associate ai nani o agli umani.
Ebbene, devi sapere che nelle opere di Tolkien… alcuni elfi erano barbuti! Per esempio, Círdan dei Porti Grigi possiede una barba lunga e fluente.
5. Dove vivono gli elfi?
Nell’immaginario comune, gli elfi vivono in raffinatissime e ariose abitazioni ubicate sugli alberi, oppure in alti palazzi che si stagliano su scenari mozzafiato come Gran Burrone.
Tuttavia, in molti racconti di Tolkien vediamo gli elfi vivere in più semplici fortezze di pietra (come nel caso di Gondolin) oppure in roccaforti sotterranee (Nargothrond).
Il particolare che gli elfi possano vivere sottoterra è anche presente nella mitologia norrena, laddove si parla degli elfi oscuri.
6. Gli elfi de “Il signore degli anelli” sono immortali?
Gli elfi non muoiono di malattia, né di vecchiaia. Però non sono invulnerabili, quindi possono morire a causa di gravi ferite. Oppure, possono spirare a causa di un dolore molto grande. Infine, possono rinunciare alla loro immortalità per amore di un essere umano.
7. Chi fu il primo elfo a rinunciare all’immortalità per amore?
La principessa Lùthien , figlia di re Elu Thingol.
Beren e Lùthien, menzionati ne “Il signore degli anelli”, sono protagonisti di un romanzo postumo di Tolkien.
Il loro è un amore proibito: lui umano, lei elfa immortale. Per avere la benedizione del suocero, Beren deve consegnargli il gioiello incastonato nella corona del malvagio Morgoth. L’uomo, però, muore nel tentativo.
A quel punto, Lùthien chiede ai mistici Valar di poter donare la sua immortalità in cambio della vita di Beren. I Valar, commossi, le concedono il dono.
E così Beren e Lùthien trascorrono una vita mortale, felice e serena, rimanendo sempre l’uno accanto all’altra.
Curiosità: Tolkien volle che sulla sua lapide e su quella della moglie Edith fossero incisi i nomi di Beren e Lùthien!

Invecchiano fino a raggiungere l’età adulta: da lì in poi, il loro aspetto rimane immutato.
9. Perché elfi e nani si odiano?
Questa è una delle domande più cliccate riguardo ai personaggi della Terra di Mezzo.
In realtà, non è corretto dire che tra le due popolazioni ci sia un vero e proprio odio. Più che altro, gli elfi sono sospettosi nei confronti dei nani poiché questi ultimi hanno fama di creature avare e materialiste.
Vediamo come sono descritti i nani ne “Lo hobbit”:
“Non sono eroi, bensì una razza calcolatrice con un gran concetto del valore del denaro; alcuni sono una massa infida, scaltra, e pessima da cui tenersi alla larga; altri non lo sono, anzi sono tipi abbastanza per bene come Thorin e compagnia, sempre però che non vi aspettiate troppo da loro.”
Insomma: esistono nani infidi e nani per bene, proprio come avviene per gli esseri umani.
Ma in alcuni casi, nonostante le diffidenze iniziali, elfi e nani possono diventare amici e alleati… come Legolas e Gimli!
10. Perché gli elfi lasciano la Terra di Mezzo?
Alla fine de “Il signore degli anelli”, gli elfi lasciano la Terra di Mezzo perché dopo la sconfitta di Sauron è finita la loro epoca: ormai è iniziata la Quarta Era, cioè l’Era degli Uomini.
A questo punto il pianeta è sotto il dominio e la guida dell’uomo. Alcuni elfi restano, ma sono molto pochi e sanno che, ormai, il tempo del loro potere è tramontato.
Ma dove si rifugiano gli elfi? A Valinor, un regno beato guidato dai Valar (le entità più potenti create da Eru Ilúvatar).
Cosa ne pensi di queste curiosità? Le conoscevi tutte o qualcuna ti ha sorpreso?
Io mi sono divertita molto a scovarle, perché “Il signore degli anelli” è il mio romanzo preferito. Non mi stanco mai di rileggerlo! E gli elfi tolkeniani mi hanno affascinata da sempre.
Se anche tu condividi questa passione, penso che potrebbero piacerti altri due contenuti gratuiti che ho creato per te!
1. Il primo è un test per scoprire quale elfo sei! Rispondi alla domanda dell’immagine sottostante e poi vai a sbirciare il tuo profilo elfico nel post Test: che elfo sei?

2. Su Amazon puoi scaricare gratis il mio racconto “Immortals”, di genere epic fantasy. Se non hai un lettore Kindle, non preoccuparti: puoi leggerlo da tablet, smartphone o pc tramite l’applicazione gratuita di Amazon.
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Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
February 1, 2021
Test: che elfo sei?

Se fossi nato/a con le orecchie a punta, che tipo di elfo saresti? Scoprilo con questo divertente test!
Per prima cosa, devi rispondere a una semplice domanda: quale di questi colori preferisci? Non importa se non c’è il tuo preferito in assoluto, basta semplicemente dare una preferenza tra quelli indicati. Rispondi d’istinto… la prima opzione che ti viene in mente, è quella giusta:
GIALLO – NERO – VERDE – BLU – ROSSO – VIOLA
Hai deciso? Benissimo! Ora leggi l’elfo corrispondente al tuo colore.
· GIALLO: elfo della luce
· NERO: elfo oscuro
· VERDE: elfo dei boschi
· BLU: elfo mago
· ROSSO: elfo di Natale
· VIOLA: mezzelfo
E ora… è finalmente arrivato il momento di scoprire le caratteristiche dell’elfo che vive in te! Per ogni profilo troverai la descrizione e i consigli dell’Elfo Saggio, che ti darà qualche utile suggerimento per vivere in armonia col tuo elfo interiore 😉

Elfo della luce
Gli elfi della luce, secondo la leggenda, sono stati i primi esseri senzienti nati sulla Terra.
Sono creature bellissime, eteree, che risplendono di una luminosità propria. Il loro scopo è aiutare gli altri elfi e gli esseri umani a perseguire pace, onestà e giustizia.
Hanno doti spirituali elevatissime. Possono mettersi in contatto con le divinità e con le anime dei defunti, aiutandole a risolvere i nodi karmici e rinascere in un corpo adatto alle loro caratteristiche.
Quando vivevano tra noi, abitavano in radure assolate. Si nutrivano di frutti e bacche selvatiche. Di notte dormivano su semplici giacigli sotto le stelle, perché non soffrivano il freddo, né il caldo.
Poi cosa successe? Col progredire della società umana, dei contrasti tra gli uomini e gli elfi e delle faide interne tra gli elfi delle altre specie (oscuri, silvani e maghi), capirono che non c’era più posto per loro sulla Terra, per lo meno in forma corporea. Così diventarono pura psiche e salirono nel Cielo empireo, pronti a donare i loro consigli alle anime disposte a riceverli. Molti li identificano con gli angeli o gli Spiriti Guida. Possono essere contattati da sciamani, sciamane o esseri umani particolarmente spirituali, tramite la meditazione.
Il tuo profilo è “elfo della luce”? Ecco i consigli dell’Elfo Saggio.
Sei una persona molto sensibile, gentile e pura di cuore. Spesso ti dicono che vivi in un mondo tutto tuo. L’Arte e la Bellezza possono aiutarti a connetterti con il tuo lato più spirituale ed elevato.

Elfo oscuro
Gli elfi oscuri, secondo il mito, nacquero subito dopo gli elfi della luce.
Sono molto sensibili ai raggi del sole, quindi preferiscono vivere in luoghi ombrosi, meglio se sotterranei.
Spesso sono stati visti come “malvagi”, in contrapposizione con gli elfi “buoni” della luce. Niente di più falso. Elfi luminosi ed elfi oscuri sono due facce della stessa medaglia, come lo Yin e lo Yiang. Per far risaltare la luce, c’è bisogno dell’ombra.
Alcuni elfi oscuri, tuttavia, hanno commesso atti criminali. Come mai? A partire dal tardo Medioevo, gli esseri umani hanno cominciato a considerarli “angeli decaduti”, in combutta col diavolo e con le streghe.
Come reazione alle persecuzioni, una frangia estremista di elfi oscuri cominciò a esercitare la magia nera, provocando pestilenze e calamità naturali sulla Terra. Gli elfi dei boschi, però, non potevano tollerarlo. Iniziò così una faida tra le due popolazioni elfiche. Fu solo l’intervento pacifico degli elfi della luce a dirimere la questione: con le loro doti spirituali, riuscirono a far breccia nei loro cuori e far comprendere gli errori che stavano commettendo.
Alla fine, gli elfi oscuri si ritirarono per sempre nel centro della Terra, dove hanno fondato una società prospera e avanzatissima.
Bonus: la società segreta degli elfi oscuri è al centro del mio libro “Trusting Darkness”, un romanzo distopico e fantascientifico autoconclusivo!
UMANI contro ELFI OSCURI: e tu da che parte stai? Verità scomode, un passato intessuto di bugie e un futuro da domare a colpi di laser.
Basta un click per portarlo sul tuo comodino in ebook o in formato cartaceo!
Il tuo profilo è “elfo oscuro”? Ecco i consigli dell’Elfo Saggio.
Sei una persona che non ha paura di fare scelte coraggiose e di andare controcorrente. Hai un carattere fiero e combattivo: cerca di non farti prendere dall’impulsività e tutto andrà bene!

Elfo dei boschi
Gli elfi dei boschi (detti anche “elfi silvani”) vivono in strettissima connessione con la natura. Sono nati col compito di custodire le aree verdi della Terra.
Al contrario di quanto avviene tra gli esseri umani, la loro presenza sul pianeta non impatta negativamente con l’ambiente. Costruiscono le abitazioni in modo da integrarle alla perfezione con gli elementi del bosco e piantano un albero nuovo per ogni albero tagliato.
Lo stretto legame con la natura li ha resi, con gli anni, capaci di comunicare con le piante. Non si tratta di comunicazione verbale, ma piuttosto di un insieme di sensazioni che si trasmettono dal vegetale all’elfo. Se una pianta soffre, queste creature possono capirne il motivo con un solo tocco della mano.
Gli elfi silvani, in antichità, vivevano nei boschi adiacenti ai villaggi degli uomini. Ma, col passare dei secoli, si ritirarono sempre di più in aree nascoste e inaccessibili agli umani. Il definitivo allontanamento avvenne con la prima rivoluzione industriale.
Gli elfi dei boschi sono creature piene di tenacia e speranza… infatti non si sono ancora arresi, e cercano in tutti i modi di difendere i luoghi incontaminati rimasti sul globo.
Il tuo profilo è “elfo dei boschi”? Ecco i consigli dell’Elfo Saggio.
Sei una persona che non si arrende mai, che sa rialzarsi dopo ogni difficoltà. Però anche tu hai bisogno di rigenerarti. Cerca di ritagliarti del tempo per stare in mezzo alla natura, passeggiando nei boschi e osservando le bellezze che ti circondano.

Elfo mago
Gli elfi maghi possono essere elfi della luce, elfi oscuri oppure silvani. Ogni tipologia di elfo può esercitare le arti magiche.
Ma spesso i maghi sono visti con sospetto dai loro simili. Gli elfi dei boschi si fidano dell’empatia e dell’istintiva connessione con la natura, perciò diffidano della magia: la trovano una pratica troppo studiata e costruita. Gli elfi della luce, invece, hanno paura delle conseguenze della magia nera. E tra gli elfi oscuri… beh, la stregoneria ha fatto molti danni.
Così, col passare dei secoli, i maghi hanno costituito un clan a sé, chiamato “Clan della magia”. Si sono isolati sempre di più, fino a prendere la decisione di vivere in un mondo a parte. Con le loro arti hanno aperto un varco dimensionale, che li ha portati in un universo parallelo… di cui nessuno sa niente. Spesso, però, fanno visita agli altri elfi: perché, per quanto possano criticarli, tutti hanno bisogno delle loro magie, di tanto in tanto.
La società degli elfi maghi è affascinante, misteriosa e multietnica, perché comprende appunto tre tipologie diverse di elfi.
Il Clan ha proibito l’uso della magia nera, anche se a volte gruppetti di ribelli la esercitano in maniera clandestina. Ma se vengono scoperti la punizione è durissima: perdita di tutti i poteri ed esilio perenne.
Il tuo profilo è “elfo mago”? Ecco i consigli dell’Elfo Saggio.
Sei una persona fantasiosa e aperta di mente. Non ti stanchi mai di cercare nuovi stimoli intellettuali. Coltiva il tuo lato creativo: è un grande dono, che ti permetterà di sentirti sempre felice e appagato!

Elfo di Natale
Gli elfi natalizi sono diversi da tutti gli altri. Non sono alti, algidi e alteri come i loro colleghi. Al contrario sono piccini, buffi e sempre allegri.
Formano una tribù a parte, che risiede in Lapponia. Si vestono con abiti verdi, lunghe calze a righe e simpatici berretti provvisti di campanelli. Eccezionali costruttori, abitano in tipiche abitazioni di legno, dipinte con colori vivaci.
Amano slittare, fare battaglie di palle innevate e costruire pupazzi di neve. Ma adorano anche la vita casalinga: durante le lunghe serate d’inverno, si riuniscono davanti al caminetto per sorseggiare una cioccolata calda alla cannella e raccontarsi storie.
In pochi lo sanno, ma furono loro i primi a credere in Babbo Natale. All’inizio della sua carriera, Babbo era visto come un visionario: nessuno era pronto a scommettere mezzo fiocco di neve sul suo progetto. Gli elfi lapponi, invece, ne furono subito incantati. Così lo aiutarono a fabbricare il suo quartier generale e i primi giocattoli da donare. Nacque un sodalizio destinato a fare la storia! Gli elfi lapponi divennero gli elfi di Natale. E Babbo Natale, vivendo a stretto contatto con la loro magia, divenne a sua volta una creatura magica e immortale.
Il tuo profilo è “elfo di Natale”? Ecco i consigli dell’Elfo Saggio.
Sei una persona buona e generosa, con un grande cuore. A volte puoi apparire ingenua, ma in realtà non è vero… perché “bontà” non è sinonimo di “sprovvedutezza”. Vai avanti così, il mondo ha bisogno della tua allegria!

Mezzelfo
I mezzelfi hanno sangue misto, perché sono frutto dell’amore tra elfi e umani.
Le loro sembianze variano a seconda della percentuale di sangue elfico che hanno nelle vene. Possono avere le orecchie a punta, oppure un’orecchia a punta e una tonda, oppure entrambe tonde. Di solito sono di bell’aspetto: alti, con capelli folti e occhi leggermente allungati. Dimostrano meno anni di quelli che hanno.
I mezzelfi sono famosi per la loro irrequietezza. Non si trovano a loro agio in mezzo agli altri elfi, che spesso li guardano con sospetto a causa delle loro origini umane. E poi sono mortali (per quanto abbiano vite molto lunghe), quindi vivere in mezzo a una popolazione di immortali provoca in loro un certo disagio.
D’altra parte, le loro capacità eccezionali possono farli sentire fuori posto anche tra gli uomini. Spesso sanno predire il futuro, comunicare con la mente, parlare con gli animali o con le piante. Nei secoli passati, alcuni mezzelfi sono stati tacciati di stregoneria per queste ragioni. Viceversa, altri sono diventati sciamani, guru e mistici molto stimati.
Come riconoscere un mezzelfo, se non ha le orecchie a punta? Dalla sua particolare sensibilità e dalla luce interiore che illumina tutte le sue azioni!
Il tuo profilo è “Mezzelfo”? Ecco i consigli dell’Elfo Saggio.
A volte hai la sensazione di essere nato nell’epoca e nel posto sbagliato. Adori fiabe e leggende, ti piace viaggiare con la fantasia e spesso ti senti una creatura magica. Non ti stancare mai di sognare, leggere e dedicare tempo al tuo mondo fatato.

Io sono un elfo dei boschi! Lo dice anche il mio nome da autrice! Fairwald! “Wald” in tedesco significa “bosco” e non ho scelto questo pseudonimo per caso! Amo la natura e adoro le mie piante, con le quali vivo in simbiosi.
E ora un piccolo regalo!
Se sei capitato qui, significa che condividi il mio amore per gli elfi. Per tutti gli appassionati delle creature con le orecchie a punta, ho messo a disposizione gratis su Amazon il racconto breve “Immortals”. Se non hai un lettore Kindle, non preoccuparti: puoi leggerlo da tablet, smartphone o pc tramite l’applicazione gratuita di Amazon.
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Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
January 25, 2021
Lo spettro di Bloody Mary: un’inquietante leggenda metropolitana

Ti piacciono le atmosfere creepy e le storie ambientate nell’antichità inglese? Allora l’articolo che stai leggendo fa per te.
In Gran Bretagna è diffusa una leggenda metropolitana molto inquietante: compiendo un determinato rito, si potrebbe vedere lo spetto di Maria la Sanguinaria. Avresti il coraggio di provarci anche tu? Se sì, non ti resta che continuare a leggere…
Ma chi è Maria la Sanguinaria?
Prima di addentrarci nelle fosche atmosfere della leggenda metropolitana, cerchiamo di capire chi sia il personaggio storico di Bloody Mary e perché abbia travalicato i secoli, diventando sinonimo di efferata crudeltà.

Maria I Tudor nacque a Greenwich nel 1516, figlia di Re Enrico VIII e Caterina d’Aragona. Alla sua nascita non era ancora avvenuto lo scisma tra il papato e la Chiesa Anglicana, dunque crebbe seguendo l’ideologia cattolica.
Era l’unica figlia della coppia sopravvissuta all’infanzia, perciò fu educata come la legittima erede al trono. Tra il 1525 e il 1528 fu addirittura mandata al castello di Ludlow per imparare l’arte del governo, come accadeva a tutti i futuri sovrani.
Ma la sua vita principesca ebbe un brusco tracollo nel 1533: il padre Enrico VIII, dopo aver ripudiato e allontanato la prima moglie, sposò in seconde nozze Anna Bolena.
Questo comportò due conseguenze che incisero pesantemente sulla vita di Mary:
· Il Papa scomunicò Enrico VIII, che rinunciò alla fede cattolica e fondò la Chiesa Anglicana.
· Sul piano personale, Maria non vide mai più l’amata madre.
Oltre a ciò, da principessa fu retrocessa a lady. Venne dichiarata illegittima ed entrò a far parte della servitù della sorellastra Elisabetta, figlia di Anna Bolena.
Enrico VIII non riuscì ad avere eredi maschi da Anna, perciò si risposò con Jane Seymour, da cui ebbe il tanto sospirato figlio Edoardo VI d’Inghilterra. Ma il destino aveva in serbo qualcos’altro, perché Edoardo morì appena adolescente.
A questo punto, dopo uno scontro con la cugina Jane Gray (che salì al trono per soli nove giorni), finalmente Mary divenne regina: Maria I d’Inghilterra, la prima regina inglese a governare da sola. Aveva 37 anni.
Ma perché fu soprannominata “La sanguinaria”?
Perché era intenzionata a ripristinare la fede cattolica in Inghilterra. Questo pensiero fisso la spinse a condannare al rogo centinaia di eretici: le fonti stimano più di 280 uccisioni. In un Paese che diverrà la roccaforte dell’Anglicanesimo, le condanne a morte di Maria rimasero nella memoria collettiva come atti estremamente violenti e sanguinari.

Mary sposò Filippo II, ma non partorì nessun erede. Ebbe due false gestazioni (probabilmente la prima era una gravidanza isterica e la seconda un ingrossamento del ventre dovuto a un tumore ovarico). Morì il 17 novembre 1558.
La leggenda metropolitana: il riflesso di Bloody Mary
Bene! Ora che conosciamo un po’ meglio le vicende della regina, possiamo scoprire l’inquietante leggenda metropolitana di cui è protagonista.
Ti piacerebbe guardare negli occhi Mary I Tudor? Beh, secondo una famosa credenza, sarebbe possibile vedere il suo spettro con un semplice rito: occorre solo uno specchio e… abbondante sprezzo del pericolo!
Come fare? Spegni la luce, tira giù le tapparelle, fai buio completo e mettiti davanti allo specchio. Poi declama tre volte il nome completo della regina: «Mary I of England, Mary I of England, Mary I of England!».
A questo punto, nel riflesso dello specchio avvolto dalle tenebre, dovrebbe comparire il volto di Bloody Mary. Non garantisco niente, però: io non mi sono mai cimentata nell’impresa, eheheh.
Le varie testimonianze non sono d’accordo sull’aspetto assunto da Mary. Secondo alcuni compare come un teschio, secondo altri è invece simile ai suoi ritratti ufficiali, per altri ancora è una specie di spirito fumoso.

Su una cosa sono però tutti d’accordo: se fai riferimento alle sue false gravidanze… uscirà dallo specchio per cavarti gli occhi dalle orbite.
Ti è piaciuto questo articolo sulla spaventosa leggenda metropolitana di Maria La Sanguinaria? Allora, torna a trovarmi!
Per non perderti nessun approfondimento/curiosità/sondaggio/sorpresa sul mondo del fantastico, continua a seguirmi sul Magical Magazine e metti “mi piace” alla pagina Facebook Eva Fairwald. Ogni mese ti attenderà una magia diversa… ti aspetto!
Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
January 18, 2021
5 leggende metropolitane italiane per chi ama il fantasy

Fate pugliesi, fantasmi liguri, draghi alto-atesini, borghi infestati lucani, dame ottocentesche milanesi… sei pronto/a? Comincia il nostro viaggio!
5 leggende metropolitane italiane per chi ama il fantasy
1. Le fate di Porto Selvaggio – Lecce
Un bosco incontaminato, che si affaccia sullo splendido mare del Salento. Uno scenario da fiaba, che ha dato vita a numerose leggende metropolitane. Tra gli alberi di Porto Selvaggio, infatti, diversi turisti hanno avvistato sfere di luce e udito risate fanciullesche. Segnali inequivocabili della presenza di fate!
Ma Porto Selvaggio non ospita solo innocue creaturine del Piccolo Popolo. Alcuni pescatori hanno riferito di aver visto un’apparizione molto più terribile: una donna ammantata di una candida veste, col corpo semitrasparente e il volto senza connotati, come un foglio di carta completamente bianco! Da quel viso privo di bocca i pescatori hanno sentito provenire un urlo straziante. A quel punto, sono fuggiti via.
Chi sarà la misteriosa donna senza volto? Un fantasma? E avrà qualche collegamento con le fate? Questi non sono che alcuni dei misteri da scoprire, indagando sulle numerose leggende metropolitane italiane! Andiamo avanti nel nostro viaggio.
2. La casa del violinista suicida – La Spezia
Dopo il bosco infestato, è il turno della casa infestata.
A Scogna Sottana, piccola località dell’entroterra ligure (in provincia di La Spezia), c’è una misteriosa abitazione conosciuta dagli abitanti del luogo come La Casa del Violino. Come mai si chiama così? Perché era abitata da un musicista, che si esercitava col suo strumento tutti i giorni.
Poi l’uomo morì, dopo una lunga ed estenuante malattia. Il violino fu riposto in una teca all’interno della casa, ma… sorpresa! Le persone che vivono nelle vicinanze affermano di continuare a sentirlo suonare, soprattutto nelle ore notturne. Si tratterà del fantasma del violinista?

3. Il drago delle Alpi – Bolzano
Fate, donne senza volto, fantasmi… quali altre sorprese ci riservano le leggende metropolitane italiane più fantasy? Be’, nella nostra rassegna non possiamo dimenticare i draghi!
E dove poteva avvenire l’avvistamento di un così importante animale mitologico? Naturalmente in Trentino-Alto Adige, terra che ospita meravigliose vallate e magiche montagne rosate.
Ma di quale drago stiamo parlando? Del Tatzelwurm, dal tedesco “Verme con le zampe”. Ha l’aspetto di un lucertolone con la coda tozza, le cui dimensioni variano dai trenta centimetri ai due metri. Ma non si tratta di un semplice e innocuo rettile extra-large, poiché possiede diabolici poteri: può uccidere una persona con un solo sguardo, ha un alito velenoso ed è in grado di emettere versi insopportabili per l’udito umano.
La cosa interessante è che abbiamo diverse testimonianze scritte del Tatzelwurm.
· La rivista altoatesina Der Schlern pubblicò tre articoli tra il 1931 e il 1934, riportando ben ottantacinque casi di avvistamento.
· Nel 1971, il quotidiano “La notte” riportò la testimonianza della studiosa Alice Hoose. La donna riferì di aver scoperto una colonia di Tatzelwurm sull’Altopiano del Renon e di essere perfino riuscita a fotografarla, ma tutta la documentazione e l’attrezzatura le furono poi rubate da tre uomini del posto.
Perché mai i locali dovrebbero ostacolare gli avvistamenti del drago delle Alpi? È un bel mistero per tutti gli amanti del fantasy… ci si potrebbe scrivere un libro!

Questa è una vicenda davvero curiosa. È la storia di un paesino tacciato per anni di essere “jellato”, e di come gli abitanti — con italica creatività — abbiano saputo sfruttare questa particolarità per attirare i turisti.
Ci troviamo a Colobraro, in provincia di Matera. Per molto tempo non è stato nemmeno chiamato per nome: gli abitanti dei borghi confinanti si limitavano a chiamarlo “quel paese”, per paura che la sola menzione potesse attirare la sventura. Le dicerie furono perfino confermate da Ernesto De Martino, che nel 1959 pubblicò il celebre “Sud e magia”, dove parlava anche di sfortunati eventi accaduti a Colobraro.
Ma negli anni ’10 del 2000, gli abitanti del paese si sono rimboccati le maniche e hanno trasformato questa cupa nomea in un’attrazione turistica. Il borgo è diventato il “paese della Magia” e ogni agosto organizza un evento di grande successo di nome “Sogno di una notte a Quel Paese”. Streghe, fantasmi e folletti locali sapranno tenere buona compagnia a tutti i turisti amanti delle leggende metropolitane fantasy!
5. La dama velata – Milano
Ora è la volta di una vera e propria femme fatale: la Dama Velata, sogno e incubo degli abitanti della metropoli lombarda.
· Sogno, perché si tratta di una fanciulla dal corpo mozzafiato, che chiede solo di essere soddisfatta sessualmente.
· Incubo, perché il suo volto è coperto da un velo… e, credimi: il segreto che si cela sotto quel velo è a dir poco raccapricciante.
Se hai una buona dose di coraggio e curiosità, se vuoi scoprire cosa nasconda l’enigmatica apparizione meneghina, ti rimando all’articolo La Dama Velata: leggenda metropolitana dark e sensuale. Buona lettura!
In ogni cittadina italiana ci può essere una strada, un vicolo, un edificio che nasconde qualche leggenda metropolitana fantasy. Tu ne conosci qualcuna? Se sì, scrivila nei commenti!
Amando le location fantasy, mi sono ispirata proprio a un castello della mia città natale per l’ambientazione della saga “Le ombre di Dora”. Non solo: nell’ultimo romanzo della trilogia ho utilizzato come personaggi i bambini dagli occhi neri, protagonisti di una celebre leggenda metropolitana famosa in tutto il mondo.
La trilogia YA “Le ombre di Dora” è il mio lavoro d’esordio, che nel 2012 mi ha proiettata nel meraviglioso mondo degli autori indipendenti. In questi anni il contatto continuo con i lettori è stato un supporto fondamentale per continuare a scrivere, a studiare e a proporre romanzi sempre più curati sotto ogni aspetto. Il romanzo conclusivo della serie, “L’ombra dell’anima”, è nato proprio grazie alle continue richieste di certe lettrici curiose di leggere ancora e ancora!
La mia avventura è iniziata con Dora e con il suo salto in una dimensione parallela alla nostra!
BATTICUORE, SFIDE e MAGIA!Quando l'amore sboccia durante una corsa contro il tempo, nulla è semplice.
L'Impero del Sole va fermato e l'Unione Segreta deve uscire dall'oblio.
Basterà il coraggio di Connor per vincere?
Sarà l'amore per Dora abbastanza forte da resistere alle difficoltà della vita?
Talvolta amare è difficile, ma insieme si può lottare fino all'ultimo respiro.

Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
January 11, 2021
Bambini dagli occhi neri: chi sono realmente?

A partire dagli anni ’90, i bambini dagli occhi neri sono stati avvistati in ogni angolo del globo. Bussano alle case, oppure si avvicinano a ignari automobilisti. Chiedono di entrare. Ma perché lo fanno? Cosa vogliono, chi sono realmente?
Se vuoi scoprire tutti i particolari di questa affascinante leggenda metropolitana, sei nel posto giusto!
Ecco l’indice dei contenuti.
· Chi ha avvistato per primo i bambini dagli occhi neri?
· Le successive testimonianze.
· Chi sono realmente?
· Un romanzo che parla dei bambini dagli occhi neri.
Cominciamo!
Chi ha avvistato per primo i bambini dagli occhi neri?
La prima testimonianza risale al 1996. Il reporter Brian Bethel scrisse un articolo in cui raccontava di aver incontrato due bambini dagli occhi neri in Texas.
Come andò? Bethel si trovava all’interno della sua auto, in sosta sulla North 1st Street. Due bambini, tra i nove e i dodici anni, bussarono al suo finestrino. Indossavano felpe col cappuccio; uno aveva i capelli ricci e la carnagione olivastra, l’altro aveva i capelli rossi, la carnagione pallida e il volto cosparso di lentiggini.
Bethel aprì il finestrino. Il bambino riccio gli chiese di entrare in macchina, perché lui e l’amico avevano bisogno di un passaggio per andare a vedere “Mortal Kombat” al cinema. Il reporter si era già proteso per aprire la portiera, quando una paura irrazionale lo colse, facendogli ritirare bruscamente la mano. Quando tornò a guardare i due, qualcosa in loro era cambiato: lo fissavano con occhi completamente neri, sclere comprese. “Orbite senz’anima, oscure come una notte senza stelle”, scriverà poi nell’articolo.
Bethel, con una scusa, disse di non poterli accontentare e tirò su il finestrino. Il bambino riccio, allora, cominciò a battere i pugni sul vetro urlando: «Non possiamo entrare, a meno che tu non ci dica di sì. Facci entrare!».
Ma il giornalista partì a razzo e non li rivide mai più.
Se vuoi leggere l’articolo per intero, puoi cliccare sul seguente link: Brian Bethel recounts his possible paranormal encounter with 'BEKs.

Le successive testimonianze sui bambini dagli occhi neri
L’articolo fece il giro del mondo. Dopo la prima testimonianza di Bethel ce ne furono molte altre, sia negli USA che in altri Paesi.
Con l’avvento di Internet, gli avvistamenti di bambini dagli occhi neri divennero un grande classico del creepypasta, termine che deriva dalla fusione delle parole inglesi “creepy” (raccapricciante) e “paste” (incollare). Indica la diffusione massiccia, da parte degli utenti web, di leggende metropolitane dai connotati horror.
Ma quali caratteristiche comuni hanno questi avvistamenti?
Innanzitutto, come abbiamo visto, i bambini dagli occhi neri non si limitano a terrorizzare gli automobilisti, ma si presentano anche sulle soglie delle abitazioni. Senza il permesso della loro potenziale “vittima”, però, non possono entrare da nessuna parte.
Analizziamo un’altra testimonianza. Riguarda una casalinga del Nord Texas, che ha dichiarato di non aver mai creduto nel paranormale e di non aver mai sentito parlare dei bambini dagli occhi neri, prima di averli incontrati.
Come molti racconti dell’orrore, anche questo si svolge ad Halloween. Verso le 22.00, la donna sentì qualcuno bussare alla porta di casa. Stupita che qualche bambino fosse ancora in giro a quell’ora per chiedere “dolcetto o scherzetto”, aprì e si trovò davanti una ragazzina e un bambino, vestiti normalmente, senza costumi da Halloween. La femmina aveva 11-12 anni ed era bionda, il maschio aveva 8-9 anni ed era castano.
La ragazzina chiese di poter entrare per fare una telefonata. Ma, proprio mentre la donna stava per accontentarla, un fascio di luce proveniente dall’interno della casa colpì il viso della piccola e ne rivelò il vero aspetto: un pallido volto con due orbite completamente nere.
La protagonista della nostra storia chiuse la porta di colpo, lasciando i due bambini fuori a piangere e implorare:
«Per favore, signora, siamo davvero spaventati e soli qui fuori. DOBBIAMO entrare. Aiutaci, per favore!».
La donna prese il telefono per chiamare un vicino di casa. A quel punto i ragazzini smisero di piangere e se ne andarono. La testimonianza si conclude con un dubbio finale: erano due veri bambini dagli occhi neri, o due bravissimi burloni che si divertivano a spaventare gli adulti nella notte di Halloween?
Per leggere tutto il racconto, puoi cliccare qui: “Another BEK Story - This Halloween”.
Oltre a questo tipo di leggende metropolitane, che circolano nei social o nei forum, anche testate giornalistiche hanno dato rilievo ai bambini dagli occhi neri. Il giornale inglese “Daily Star”, a partire dal 2014, ha dedicato una serie di articoli a queste apparizioni. Ha addirittura raccolto testimonianze che risalgono agli anni ’80, dunque precedenti all’articolo di Bethel.
Gli avvistamenti, quindi, abbondano. Ma manca ancora il tassello più importante: chi o cosa sono i bambini dagli occhi neri? Perché chiedono il permesso di entrare nelle case o nelle macchine? Cerchiamo di fare luce su questo mistero.

Sempre per il Daily Star, lo studioso del paranormale Barri Ghai ha spiegato che, secondo lui, i racconti sui bambini dagli occhi neri traggono origine un po’ dal folklore, un po’ dalle leggende metropolitane. Nel corso degli anni, si sono diffusi in tutto il mondo per una sorta di isteria di massa.
Tuttavia, ammette anche che ci sono persone convinte della loro esistenza. Per loro, le possibili spiegazioni sulla natura dei misteriosi ragazzini possono essere tre:
1. Sono fantasmi
2. Sono extraterrestri
3. Sono esseri demoniaci (probabilmente vampiri).
Analizziamo le tre ipotesi.
1. La prima considera i bambini spiriti di persone morte in giovanissima età. Forse vogliono entrare a contatto con i vivi per impossessarsi dei loro corpi.
2. La seconda opzione nasce dal fatto che gli alieni, nell’immaginario comune, hanno occhi simili a quelli dei bambini dagli occhi neri.

Quindi i ragazzini in questione sarebbero piccoli extraterrestri, che parlano la nostra lingua e che, per qualche motivo, vagano sulla Terra indossando abiti umani. Vogliono catturare esemplari di “homo sapiens sapiens” per fare esperimenti? Potrebbe essere un’ipotesi.
3. La terza congettura è secondo me la più probabile, poiché risponderebbe alla domanda: “Perché i bambini dagli occhi neri chiedono sempre il permesso di entrare?”. È un comportamento tipico dei vampiri. Anche loro non possono varcare le soglie degli esseri umani senza averne prima ricevuto l’esplicito permesso.
In questo caso, i bambini dagli occhi neri avrebbero lo scopo di avvicinarsi alle persone per succhiare il loro sangue.
Secondo te, qual è l’ipotesi più probabile? Scrivila nei commenti!
Un romanzo che parla dei bambini dagli occhi neri
Ti piacerebbe leggere un romanzo che parla dei bambini dagli occhi neri? Allora può interessarti “L’ombra dell’anima”.
Questo romanzo paranormal romance è il volume conclusivo della trilogia “Le ombre di Dora” ed è il più dark e misterioso dei tre libri.
Affascinata dagli articoli inquietanti sui bambini dagli occhi neri, non ho potuto fare a meno d’inserirli in questa storia! Il loro ruolo all’interno del romanzo sembra inizialmente marginale per poi svilupparsi e prendere forma nel finale.
Ho scelto di non appoggiarmi alle ipotesi menzionate nell’articolo e di dare una mia personale interpretazione del perché questi bambini vaghino disperati. Che cosa sarà mai successo?
“L’ombra dell’anima” è un romanzo oscuro, nel quale il personaggio Daemon, un angelo caduto, scoprirà da vicino come i bambini dagli occhi neri nascono.
Sono cattivi? Sono pericolosi o invece hanno bisogno di essere salvati?
Scoprilo insieme a Daemon e Maira!

Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
January 4, 2021
La Dama Velata: leggenda metropolitana dark e sensuale

Per molti potrebbe essere un bellissimo sogno: una nobildonna dal corpo voluttuoso invita giovani uomini nel suo magnifico palazzo, per una notte d’amore. Eppure, questa figura cela un atroce segreto. Il suo volto è coperto, ma perché? Cosa nasconde di così raccapricciante, sotto il velo? Scopriamolo insieme, analizzando una leggenda metropolitana milanese molto affascinante: la storia della Dama Velata.
Una leggenda metropolitana ottocentesca
Gli avvistamenti della Dama Velata sono iniziati nel XIX secolo. Diverse persone testimoniarono alle autorità di averla conosciuta tra le nebbie del Parco Sempione, dove si trova il Castello Sforzesco.
Che aspetto aveva la Dama?
Alta, fisico scultoreo, indossava un elegante abito nero. Il volto, però, era coperto da un velo.
L’enigmatica signora prendeva per mano il malcapitato di turno e lo conduceva all’interno di un’enorme villa, celata all’interno del parco. Qui, i due danzavano per ore al suono di un’orchestra invisibile.
Poi la Dama portava il compagno in camera da letto e si spogliava: toglieva il vestito, le scarpe, i guanti, la biancheria… ma continuava a indossare il velo.
Cosa si cela sotto il velo?
Questo è un segreto che il malcapitato scopriva dopo aver trascorso un’indimenticabile notte d’amore. Solo allora aveva il permesso di scostare il velo. E allora, al posto del viso, trovava… un orribile teschio.
A quel punto scappava via, inorridito. Ma la maledizione della Dama Velata non gli dava tregua: nonostante il terrore, chiunque l’avesse vista era condannato a vagare per sempre nel parco, alla ricerca della misteriosa Dama dalle orbite vuote.
Ma né la donna né la villa appaiono una seconda volta…

Una leggenda metropolitana viva ancora oggi
La leggenda della Dama Velata è così celebre, nella città meneghina, da essere conosciuta ancora adesso.
Certo, è da un po’ che le autorità non ricevono segnalazioni di avvistamenti, come avveniva nell’Ottocento. Ma comunque la Dama fa parte del folklore locale: un macabro ed elegante fantasma del passato.
Ma chi è veramente la Dama Velata?
Essendo una leggenda metropolitana molto misteriosa, possiamo solo fare congetture. In fondo, ognuno di noi può immaginare l’identità dell’oscura signora in modo diverso.
Secondo me si tratta di un fantasma, costretto a vagare nel mondo terreno per qualche faccenda irrisolta legata al suo passato. Magari ha avuto una delusione d’amore, che cerca di vendicare facendo innamorare di sé tutti i malcapitati che incontra. Forse anche lei è stata abbandonata dopo una notte di passione, trattamento che riserva ai suoi amanti (come in un perverso contrappasso).
Questo fatto potrebbe nascere dalle circostanze della sua morte. A volte l’aspetto dei fantasmi varia in base alle traversie subite dal cadavere, un po’ come il celebre Cavaliere senza testa.
Insomma, mi sono fatta un bel film mentale su questa storia!
Del resto, io adoro le leggende metropolitane. Una delle mie preferite, oltre alla Dama Velata, è quella dei bambini dagli occhi neri, che racconto qui: Bambini dagli occhi neri: chi sono realmente?
Nel romanzo paranormal romance “L’ombra dell’anima” l’ho reinterpretata inserendola nella mia ambientazione di mondi paralleli intrisi di magia e tecnologia. Mi sono imbattuta in questa leggenda agghiacciante per caso, ho visto una foto e non ho potuto fare a meno di pensare a come integrare questi bambini dagli occhi neri nel mio prossimo romanzo.
In questa storia, sono legati al destino di Daemon e degli altri angeli neri, i Decaduti. Nella mia versione si tratta di bambini morti e separati dalla propria anima, che è ciò che li lega all’Ordine della Rosa Penitente in un modo inquietante… ma no spoiler! Posso però dire che il ruolo di questi bambini sarà determinante per la vita dell’angelo nero Daemon!

Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
December 28, 2020
Natale, festa pagana? Yule, Wicca e altri segreti

Il Natale, si sa, è il giorno della nascita di Cristo. Ma, per capire bene l’origine di questa festività, dobbiamo risalire molto più indietro nel tempo. Perché, sì: in realtà le origini del Natale sono pagane. Per la precisione, le celebrazioni per il 25 dicembre sono state introdotte da Aureliano.
Non solo: molte tradizioni natalizie derivano da Yule, la festa germanica del solstizio d’inverno.
Pronto/pronta a saperne di più? Allora iniziamo!
Natale: festa pagana del Sol Invictus
Da dove deriva la parola “Natale”? Da “Dies Natalis Solis Invicti”, che in latino significa "Giorno di nascita del Sole Invitto".
“Invitto”, ovvero “mai sconfitto”, era un appellativo usato nel tardo Impero Romano per divinità solari come Helios, El-Gabal, Mitra e Apollo.
La divinità solare celebrata nel giorno del Sole Invitto era Mitra. Questa festività fu fissata da Aureliano il 25 dicembre, giorno del solstizio d’inverno nell’antico calendario Giuliano.
Aureliano rese Mitra — Dio del Sole raffigurato con una corona di raggi — la principale divinità del suo impero.

Ora facciamo un salto avanti nel tempo. Quando Papa Giulio I dovette scegliere una data convenzionale per la nascita di Gesù Cristo (poiché non c’era accordo tra le varie fonti), optò proprio per il 25 dicembre. In questo modo, le celebrazioni per il Sol Invictus poterono essere assorbite dalle celebrazioni per la nascita di Cristo.
Natale: festa pagana di Yule
Abbiamo imparato che la data del 25 dicembre e la parola stessa “Natale” derivano da un’antica festività romana.
Ma cosa c’entra con tutto questo Yule?
C’entra, c’entra! Perché è grazie a Yule se abbiamo l’albero di Natale, il vischio, l’agrifoglio e perfino Babbo Natale!
Per capire il motivo, dobbiamo risalire all’epoca in cui i primi missionari si adoperarono per convertire i popoli germanici.
Questi popoli celebravano il solstizio d’inverno con una festività chiamata Yule. I missionari scelsero di inglobare le usanze di Yule nelle celebrazioni del Natale, in modo da continuare nel solco delle tradizioni locali.
Ma cosa si faceva a Yule? Be’, si aspettavano i doni di Odino! Questa divinità, infatti, partecipava a una grande battuta di caccia proprio durante il giorno del solstizio invernale. I bambini, durante la notte, mettevano vicino al focolare stivali riempiti con carote e paglia, per rifocillare il cavallo volante di Odino. In cambio, il Dio donava loro doni e dolcetti.
Eh, sì: è proprio il barbuto Odino l’antenato di Babbo Natale! In seguito si trasformò in San Nicola, e in epoca moderna divenne il signore vestito di rosso che tutti conosciamo.
Nella simbologia di questa festa pagana, inoltre, la vegetazione sempreverde occupava un posto centrale. Vischio, agrifoglio e abete rappresentavano la capacità della natura di sopravvivere all’inverno, ed erano di buon auspicio per il ritorno della primavera.
Spesso l’abete era abbellito con luci e altre decorazioni, usanza che sopravvive nel nostro albero di Natale.
Yule e Wicca
Il Natale come festa pagana si festeggia ancora? Sì, nonostante siano passati millenni, c’è qualcuno che ancora lo celebra in una forma simile a quella originaria: mi riferisco alla Wicca, movimento religioso moderno che possiamo inserire all’interno del neopaganesimo.
Yule, per la Wicca, è uno degli otto sabbat, ovvero una delle otto festività legate al movimento del Sole. I sabbat si dividono in maggiori e minori.
Sabbat minori:
· Yule, festa del solstizio d’inverno.
· Mabon, festa dell’equinozio d’autunno.
· Ostara, festa dell’equinozio di primavera.
· Litha, festa del solstizio d’estate.
Sabbat maggiori:
· Samhain, Capodanno celtico (dal 31 ottobre al primo novembre).
· Imbolc, festa dedicata alla Dea Brigid (primo febbraio).
· Lammas, festa della prima mietitura (primo agosto).
· Beltane, festa dedicata al Dio Bel/Belenos/Belanu (primo maggio).

Vorresti celebrare anche tu l’antica festa pagana del solstizio d’inverno? Allora un’idea può essere quella di preparare il ramo di Yule (detto anche ceppo di Yule o tronco di Natale).
Il procedimento è molto semplice: nove giorni prima del solstizio, recati in un bosco e raccogli da terra un bel rametto, che ti trasmetta sensazioni positive. Appendilo in casa e decoralo come preferisci. Poi — cosa più importante — prepara insieme ai membri della tua famiglia i desideri per l’anno nuovo! Scrivili su tanti bigliettini di carta e legali al ramo. Nella serata di Yule, il rito prevede che si bruci il ramo in un falò. Non tutti abbiamo la possibilità di accendere un falò in sicurezza, perciò è sufficiente bruciare solo i bigliettini: ovviamente all’aperto e facendo molta attenzione. Buona festa di Yule!
Spero che il mio post sulle origini pagane del Natale ti sia piaciuto!Prima di lasciarti, vorrei celebrare questa ricorrenza con un piccolo regalo. Su Amazon è disponibile gratis il mio racconto di Natale “Agente 00-Miao, missione Natale”. Se ami i gatti e le atmosfere natalizie, allora fa proprio per te! Se non hai un lettore Kindle, non preoccuparti: puoi leggerlo da tablet, smartphone o pc tramite l’applicazione gratuita di Amazon.

Buona lettura, e buon Natale!
Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
December 21, 2020
Il significato esoterico del solstizio d'inverno

Per capire bene il significato esoterico del solstizio d’inverno, dobbiamo prima rispondere ad alcune domande preliminari, ovvero: cosa significa “solstizio”? E perché può cadere il 21, il 22 o addirittura il 23 dicembre?
Solo dopo aver risposto a questi quesiti, potremo addentrarci nei meandri dell’aspetto magico e simbolico del solstizio.
· Cosa vuol dire “solstizio d’inverno”?
· Etimologia della parola “solstizio”
· Quando cade il solstizio d’inverno? Il 21 o il 22 dicembre?
· Il significato esoterico del solstizio d’inverno
· Il solstizio d’inverno nella massoneria
· Il solstizio d’inverno a Stonhenge.
· Yule, uno degli otto sabbat
· Il solstizio d’inverno in Cina
· Il solstizio d’inverno Inca
Cosa vuol dire “solstizio d’inverno”?
Il solstizio d’inverno segna il passaggio dall’autunno all’inverno. Nell’emisfero boreale avviene a dicembre, nell’emisfero australe a giugno.
In entrambi gli emisferi, il giorno del solstizio d’inverno è il giorno più corto dell’anno.
Nell’emisfero boreale, è il momento in cui il Sole raggiunge il valore massimo di declinazione negativa.

Etimologia della parola solstizio
La parola “solstizio” deriva dal latino “solstitium”, composta da Sol (Sole) e sistĕre (fermarsi). Quindi, in origine, indicava “il momento in cui il Sole si ferma”. Questo perché “il Sole, nel suo moto apparente rispetto alla Terra, smette di scendere rispetto all'equatore celeste dando l’impressione di fermarsi” (citazione dall’articolo Solstizio d’inverno: cos'è e perché si chiama così?).
Quando cade il solstizio d’inverno? Il 21 o il 22 dicembre?
Ultima specifica prima di arrivare al significato esoterico del solstizio d’inverno: qual è il giorno esatto in cui cade, nell’emisfero boreale?
Dipende dagli anni. Le due date più frequenti sono il 21 o il 22 dicembre. La variazione avviene perché ogni anno il solstizio tarda di 5 ore, 48 minuti e 46 secondi, e si riallinea forzosamente ogni quattro anni, con l’anno bisestile.
In rare occasioni, può cadere anche il 23 dicembre. L’ultima volta è successo nel 1903… mentre, per la prossima volta, dovremo aspettare di aver oltrepassato l’anno 2300!
Il significato esoterico del solstizio d’inverno
Per comprendere appieno il significato esoterico del solstizio d’inverno non dobbiamo andare indietro di anni, non dobbiamo andare indietro di secoli, ma dobbiamo andare indietro di millenni.
Solo mettendoci nei panni dei nostri antenati possiamo capire la portata di un tale evento.
Immagina di non avere l’elettricità, il riscaldamento e l’acqua calda. Immagina di basare la tua sopravvivenza unicamente sulle provviste accumulate durante la bella stagione. In questa cornice, è chiaro che il giorno più corto e buio dell’anno facesse molta paura. Tornerà il Sole? Tornerà la bella stagione, a scaldarci e a donarci i suoi frutti?
Una volta realizzato che il Sole tornerà, che solstizio d’inverno è sì il giorno più corto dell’anno, ma è anche l’inizio di qualcosa di nuovo, negli animi dei nostri antenati si dev’essere accesa la speranza. Perché questa data contiene non solo l’incognita dell’oscurità, ma anche il germe della nuova stagione: dal solstizio d’inverno in poi, le giornate cominciano finalmente ad allungarsi.
Tutto ciò ha dato vita a miti legati alla rinascita ciclica delle stagioni, della vegetazione e delle divinità. A Roma, ad esempio, Il solstizio d'inverno nel calendario Giuliano cadeva il 25 dicembre: la data di nascita del Dio solare Mitra. A partire da questa data, papa Giulio I (337 -352) fissò la nascita di Cristo (su cui fino a quel momento non c’era accordo nelle varie fonti) proprio il 25 dicembre.

Il solstizio d’inverno nella Massoneria
Pensando all’esoterismo, una delle prime parole che ci viene in mente è “massoneria”. Una data così importante sarà festeggiata nelle corporazioni massoniche?
Non possiamo avere notizie certe, perché è risaputo il mistero che ammanta le logge. Tuttavia, possiamo trovare notizie interessanti consultando le rare fonti che mettono a disposizione le varie corporazioni.
Secondo la Loggia Garibaldi, ad esempio, il solstizio d’inverno ricopre “il primo posto tra le solennità dell’anno massonico”.
Per il significato esoterico del solstizio d’inverno nella massoneria, è importante sapere che questo evento coincide con l’ingresso del Sole nel segno zodiacale del capricorno: un segno saturnino, associato al piombo (simbolo alchemico che governa le tenebre) e al colore nero.
Il solstizio d’inverno a Stonhenge
Stonhenge è un luogo dalla forte carica spirituale, associato da sempre al significato esoterico del solstizio d’inverno e del solstizio d’estate.
Si tratta di un antico sito preistorico ubicato nel Wiltshire, contea dell’Inghilterra sud-occidentale, risalente al quinto millennio a.C.
La sua particolarità è l’allineamento dell’asse originale del sito con l’alba del solstizio d’estate (la cui luce colpisce il megalite centrale, detto “altar stone”) e con il tramonto del solstizio d’inverno. Questo richiama, ogni anno, centinaia di spettatori neopagani, ma anche semplici curiosi o appassionati, che si riuniscono per assistere al magico fenomeno del Sole incorniciato dai megaliti di Stonhenge.

Yule, uno degli otto sabbat
Nella tradizione germanica precristiana, la festa del solstizio d’inverno si chiamava Yule.
Da questa festività derivano simboli importantissimi, che usiamo anche noi, nelle nostre odierne celebrazioni: l’agrifoglio, il vischio e lo stesso albero di Natale.
Quest’antichissima ricorrenza trova continuazione nel movimento religioso Wicca. Yule, infatti, è uno degli otto sabbat, cioè una delle otto feste principali della Wicca e del neopaganesimo.
Per saperne di più, puoi leggere questo articolo: Natale, festa pagana? Yule, Wicca e altri segreti.
Il solstizio d’inverno in Cina
Finora abbiamo visto le tradizioni occidentali, ma è molto importante sapere che il solstizio d’inverno è una festa universale, celebrata in ogni angolo del pianeta.
In Cina, ad esempio, questa ricorrenza si festeggia con un festival chiamato Dongzhi Festival (冬至). Dongzhi significa “l’estremo dell’inverno”.
Il significato esoterico del solstizio d’inverno cinese si ricollega alla filosofia yin-yang. Simboleggia, infatti, l’unione degli elementi yin (freddo e oscurità) con gli elementi yang (calore e luce), in quanto dal solstizio in poi le giornate cominciano ad allungarsi.
Durante il Dongzhi Festival le famiglie si riuniscono e consumano insieme cibi tipici, come il tangyuan: palline di farina di riso cotte nel brodo bollente.
Un’altra tradizione prevede che la famiglia appenda a una parete della casa il disegno di un ramo di susino. Ogni giorno, a partire dal solstizio d’inverno, i componenti del nucleo familiare dipingeranno sul ramo una foglia o un fiore, per simboleggiare l’arrivo della bella stagione.

Il solstizio d’inverno Inca
Va bene, abbiamo parlato del significato esoterico del solstizio d’inverno in Occidente e in Oriente, ma finora ci siamo soffermati solo sull’emisfero boreale.
Se ci spostiamo nell’emisfero australe, le nostre celebrazioni non avvengono più a dicembre, ma a giugno. È il caso di Inti Raimi, che in quechua (lingua nativa del Sud America) significa “Festa del Sole”. È un’antichissima festività inca dedicata al Dio del Sole, Inti. Si celebra il 24 giugno, in occasione del solstizio d’inverno australe.
I festeggiamenti del popolo Inca erano inaugurati dalla famiglia reale, che aspettava il sorgere del Sole, con le braccia aperte, nella piazza Aucaypata. Al giungere delle prime luci dell’alba, i reali salutavano il Dio Inti con baci nell’aria. Dopo una cerimonia nel grande tempio Corichancha, si dava inizio alla festa vera e propria, che durava nove giorni e prevedeva libagioni e sacrifici di bestiame.
La festa di Inti Raimi viene celebrata ancora oggi dai discendenti degli antichi Inca, proprio di fronte al tempio Corichancha.
Ti è piaciuto questo articolo sul significato esoterico del solstizio d’inverno? Se sì, continua a leggermi! Col Magical Magazine non ci si annoia mai: ogni mese è dedicato a un nuovo argomento magico. Segui gli aggiornamenti del blog e iscriviti al gruppo Facebook Eva Fairwald - Magical Magazine. Ti aspetto!
Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
December 14, 2020
I 10 segreti del Natale nel mondo

Sai che in Ucraina le ragnatele sono una decorazione natalizia? E che in Messico si usa intagliare ravanelli, per festeggiare il Natale? Ma non solo: nei paesi più caldi, invece degli abeti si decorano le palme, e invece di un cenone in casa si opta per un più spartano barbecue.
1. Islanda: Jólabókaflód
Aiuto, cos’è questo Jólabókaflód?
In una parola per noi così ostica si nasconde una tradizione meravigliosa, che farà luccicare gli occhi di tutti gli amanti dei libri. Intanto: cosa vuol dire? Deriva dall’unione di jól(“Natale”) + bók (“libro”) + flóð (“alluvione, inondazione”). Quindi: un’alluvione di libri per Natale!
Gli islandesi, infatti, durante la notte della vigilia si regalano libri. Ma non si limitano a questo: li leggono subito, appena scartati, sorseggiando una cioccolata calda o una tradizionale bevanda natalizia di nome jólabland.
2. Messico: i ravanelli di Natale
Dalla poesia dei libri islandesi, passiamo all’originalità dei ravanelli messicani. Il 23 dicembre è la “Noche de Los Rábanos”, appunto la “Notte dei ravanelli”.
Cosa succede in questa notte? I più bravi scultori del Messico (soprattutto della zona di Oaxaca) intagliano i rossi ortaggi, per dare vita a scene riguardanti la natività e altre tematiche natalizie.
Questa tradizione è nata tra il 1600 e il 1700, quando gli spagnoli portarono in Messico i primi ravanelli.
3. Australia: il barbecue di Natale
A cosa pensi se ti dico “Natale nel mondo”? Di solito vengono in mente paesaggi innevati, vin brulè, cioccolata calda, serate in famiglia, magari davanti a un bel camino scoppiettante.
Ma se andiamo dall’altra parte del globo, la situazione è ben diversa, perché Natale cade nel pieno dell’estate.
È il caso dell’Australia, dove la tradizione natalizia prevede un bel barbecue in riva al mare, magari seguito da una surfata in mezzo alle onde. Cosa dici, ti piacerebbe festeggiare il Natale in infradito? O rimani un amante delle atmosfere fiabesche e innevate?

4. Ucraina: ragnatele di Natale
Ah, la bellezza di un albero di Natale decorato a festa. Ghirlande, palline, lucette, un bel puntale e, per finire, una meravigliosa… ragnatela?!
Sì, proprio così, almeno se seguiamo la tradizione ucraina. Qui, infatti, si usa nascondere una ragnatela (finta, fatta di plastica o stoffa) nell’albero. Chi la trova per primo, avrà un anno fortunato.
Quest’usanza deriva da un’antica leggenda, in cui un’anziana poverissima non aveva soldi per decorare il suo abete. I ragni lo riempirono di ragnatele, che nel giorno di Natale si trasformarono in fili d’oro e d’argento.
5. Svezia: caprone di Natale
Se pensiamo ai cataloghi natalizi di un noto mobilificio svedese a basso costo, di sicuro ci verranno in mente delle decorazioni di paglia, a forma di quadrupede cornuto, addobbate di rosso. Molti pensano che siano renne stilizzate, ma invece si tratta di caproni.
Sì, perché nell’antica tradizione svedese, era proprio il caprone natalizio (Julbock) a portare i doni. Qui sotto potete vedere un’enorme Julbock eretto in una piazza della città svedese di Gävle.

In una panoramica sulle tradizioni del Natale nel mondo, il Giappone non è il primo paese che ci viene in mente. In effetti, non essendo una nazione a maggioranza cattolica, il Natale non è sentito come da noi. Le scuole e le aziende non chiudono il 25 dicembre.
Però, c’è da dire che i giapponesi amano il lato più commerciale della faccenda, cioè i regali, le decorazioni e Babbo Natale. E questa passione per l’aspetto kaway del Natale ha dato vita a una tradizione tutta nipponica: la Kurisumasu keki (ovvero “Christmas cake”, da non confondere con l’omonimo dolce britannico). Si tratta di una torta di panna e fragole, decorata con deliziose immagini natalizie.
7. Emirati Arabi: i musulmani celebrano il Natale?
A questa domanda, la prima risposta che ci viene in mente è “no”. Ciò non toglie che, nelle città internazionali come Abu Dhabi, ci sia ampio spazio per la celebrazione più amata dai cristiani.
Abu Dhabi è la capitale degli Emirati Arabi Uniti. Una città che ospita tantissimi stranieri, attirati dalle innumerevoli possibilità lavorative. Perciò, gli occidentali possono trovare molte sorprese nel periodo di Natale: un enorme albero addobbato in centro città, piste da pattinaggio (!), spettacoli, baby dance, bancarelle e ben quattro chiese per le celebrazioni religiose.
Per saperne di più, potete vedere il bel video natalizio dello youtuber emiratino Khalid Al Ameri.
8. Irlanda: nuotata di Natale
Tra le tradizioni del Natale nel mondo, perché lasciarci sfuggire una fresca e rinvigorente nuotata invernale? Mah! Io ne farei volentieri a meno, e tu?
Comunque, è quanto avviene in Irlanda. Uno dei luoghi più quotati per la nuotata natalizia è Forty Foot, a Sandycove, non lontano dal Dublino.
9. Liberia: palme di Natale
Siamo abituati agli abeti decorati con luci e festoni, ma come si fa in quei paesi troppo caldi per le conifere? Si opta per soluzioni innovative, ovvio! L’ingegno umano trova sempre un modo per festeggiare.
Così, nella torrida Liberia, l’albero tradizionale del Natale è diventato… la palma! Viene decorata per lo più con allegre campanelle. La mattina del 25, in famiglia ci si scambia piccoli doni come teli di cotone, sapone, caramelle, matite e libri.
10 Etiopia: Natale copto
In alcuni paesi africani, come l’Etiopia, il Natale non cade il 25 dicembre, ma il 7 gennaio. Questo perché si segue il rito della Chiesa copta ortodossa.
Le strade delle città si riempiono di pellegrini, provenienti da ogni zona del paese.
Il pranzo natalizio è molto diverso dal nostro! Non può mancare il pane injera, rotondo, spugnoso e dal sapore acidulo. Altro piatto forte è il doro wat, uno stufato di pollo piccante. Insomma: un menù per chi ama i gusti decisi!
Sì: il Natale nel mondo riserva molte sorprese! Ma, indipendentemente da dove lo festeggerai quest’anno… il Magical Magazine ti augura Buon Natale!

E ora, un piccolo regalino: su Amazon è disponibile gratis il mio racconto di Natale “Agente 00-Miao - Missione Natale”. Se ami i gatti e le atmosfere natalizie, allora fa proprio per te! Se non hai un lettore Kindle, non preoccuparti: puoi leggerlo da tablet, smartphone o pc tramite l’applicazione gratuita di Amazon.

Ecco il link: Agente 00-Miao - Missione Natale.
Buona lettura, e buon Natale!
Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
December 7, 2020
I 5 mercatini di Natale più belli e sorprendenti

Quest’anno non puoi andare ai mercatini di Natale? Non c’è problema: il mio Magical Magazine ti porterà in giro per l’Europa, alla scoperta dei mercatini di Natale più belli e sorprendenti!
Perché proprio “belli e sorprendenti”? Perché non saranno solamente belli, ma anche peculiari. Non troverai i soliti mercatini di Merano, Bolzano, Trento e compagnia bella: a quelli hanno dedicato pagine e pagine altri blog. Qui parleremo di mercatini curiosi e particolari.
Bene! Senti il profumo di arancia e cannella nell’aria? Senti il sapore speziato del vin brulè? Riesci a percepire il tintinnio dei campanellini, in sottofondo? E il delicato tocco dei fiocchi di neve sul tuo viso? Allora sei pronto/a per iniziare il nostro viaggio!

1. Il Mercatino delle Meraviglie di Santa Massenza
Santa Massenza è un paesino piccolo. Anzi no: piccolissimo. Ma che dico… minuscolo! Conta infatti soli 120 abitanti! Si trova nella Valle dei Laghi, in provincia di Trento.
Pur essendo così mignon, ospita un mercatino davvero sorprendente. Non troverai i soliti oggetti “made in China” che imperversano, ormai, in quasi tutti i mercatini natalizi. Nel Mercatino delle Meraviglie ci sono solo oggetti fatti a mano: sciarpe, berretti, manufatti in rame e ferro battuto, giocattoli d'epoca, calendari dell'avvento in legno, ma soprattutto… alambicchi! Sì, perché l’alambicco è un oggetto tipico di Santa Massenza, usato storicamente per la produzione della grappa. A questo strumento è anche dedicata “La notte degli alambicchi accesi” (di solito a cavallo dell’Immacolata), in cui vengono organizzati spettacoli itineranti in tutto il borgo.
2. Mercatini di Natale di Padstow
Padstow è una piccola cittadina di mare, che si trova sulla costa settentrionale della Cornovaglia.
Se sei un aspirante chef, questi mercatini fanno per te: ospitano, infatti, dimostrazioni di cucina natalizia, tenute da grandi cuochi.
Per i più golosi è possibile gustare gli ottimi prodotti locali: pane, torte, cioccolatini, salumi, formaggi, conserve e sottaceti. E cosa ci beviamo sopra? Se non sei astemio, hai solo l’imbarazzo della scelta: birre artigianali, sidri e gin, rum, brandy e vodka di produzione locale.
3. Mercatini di Natale di Pilatus Kulm
Perché questi mercatini di Natale sono sorprendenti? Perché detengono un primato: sono i più alti d’Europa! E per raggiungerli, si viaggia sulla ferrovia più ripida del mondo! Pilatus Kulm (Svizzera, cantone Lucerna Nidvaldo Obvaldo), infatti, si trova 2132 metri sul livello del mare.
Ma cosa possiamo ammirare e/o gustare nelle bancarelle? Presepi, artigianato locale, laboratori per bambini e, naturalmente, prodotti enogastronomici locali.
4. Fira de Santa Llúcia, Barcellona
Quando pensiamo ai mercatini di Natale più belli, la mente corre subito a posti “nordici” come il Trentino-Alto Adige, la Svizzera e la Germania. Ma anche luoghi più tipicamente mediterranei possono riservare delle vere e proprie sorprese! È il caso della “Fiera di Santa Lucia” di Barcellona, una manifestazione antichissima: le prime testimonianze risalgono al 1786.
È uno dei mercatini natalizi più grandi della Spagna, e conta circa trecento bancarelle. La location è tra le più suggestive: nel Quartiere Gotico, di fronte alla Cattedrale.
Ma cosa possiamo trovare di tipico nelle bancarelle? Oltre ad addobbi natalizi, dolci e vestiti, c’è tutto un settore dedicato agli inconfondibili strumenti musicali catalani. Possiamo quindi ammirare flauti, tamburelli e zambombas (strumenti a percussione).
5. Mercatini di Natale nelle grotte di Valkenburg
Questa è proprio una chicca: un mercatino di Natale sotterraneo!
Ci troviamo a Valkenburg, piccola cittadina olandese famosa per le sue miniere e le sue cave, che vantano affreschi risalenti all’epoca romana.
Il mercatino natalizio di Valkenburg è allestito in parte in superficie e in parte nella grotta “Fluweel”. Una location davvero particolare! Oltre alle bancarelle, nella grotta possiamo trovare anche Babbo Natale in persona, con la sua slitta e le sue renne, all’interno di un’ampia stanza dei regali.
E ora, ho pensato a un piccolo dono per te! In fondo, che Natale sarebbe senza regali?
Essendo io una scrittrice, non potevo far altro che regalarti un racconto!
Se ti piacciono i mercatini di Natale più belli, se vai matto/a per il profumo dei dolci natalizi… allora è la storia adatta a te!
I Protagonisti? Dora e Connor! Per l’occasione illustrati dalla mia amica e collega autrice Giulia Bibolotti! Questa immagine li rappresenta benissimo! Lei felicissima di saltellare fra le bancarelle… lui un po’ meno.

Dora è una ragazza vivace e allegra, che nel romanzo “L’ombra del sole” scoprirà di essere legata in modo indissolubile a una dimensione parallela alla nostra: l’Impero del Sole.
Connor è il suo opposto: ombroso quanto lei è solare, taciturno quanto lei è chiacchierona.
Eppure, tra i due nascerà un’attrazione irresistibile… come si può anche notare in questo breve racconto, ambientato tra i mercatini di Natale di Monaco di Baviera. Buona lettura!
Il profumo dolce del Glühwein, caldo e speziato, si sollevava dalle tazze in piccole volute di vapore bianco e solleticava il naso gelido di Dora. L’aria tagliente della Baviera sottozero le arrossava le gote ma nulla poteva distoglierla dalla sua missione: scattare una foto da cartolina insieme a Connor.
Tutti i loro amici attendevano notizie e lui, come al solito, rifiutava di perdersi in quelle sciocchezze, intento com’era a seguire il programma dettagliatissimo della loro visita a Monaco.
Dora era certa che non avessero saltato nemmeno un museo, ma sui mercatini di Natale era stata categorica, quelli non si potevano evitare, li avrebbero visitati tutti e senza deviazioni! In centro a Marienplatz, lungo la via dello shopping e nel Giardino Inglese, nessuna bancarella le sarebbe sfuggita, a costo di trascinare Connor per i capelli.
«Spostati un filo più a destra… alla mia destra, non alla tua, Connor! Non lo vedi che la tua faccia è fuori dall’inquadratura?»
«Sarebbe un male?»
«Sì!»
Connor la strinse a sé e rise, ogni volta che si facevano una foto era sempre la stessa storia ma, ormai, si era rassegnato. Dora era tutto ciò che lui non era e non sarebbe mai stato: allegra, socievole e festosa.
«È un selfie, non la foto per i poster delle prossime elezioni» borbottò lui.
Connor premette la guancia calda contro quella ghiacciata di Dora; anche con quel freddo, il fuoco che scorreva in lui non si estingueva mai.
«Che cosa vuoi che m’importi delle elezioni!» Rispose lei. «Questa la mandiamo a tutti con gli auguri di buone feste! Alla faccia di quelli che dicono che ai mercatini di Natale non c’è niente d’interessante! Vedrai poi come gli piaceranno tutti i regalini che abbiamo comprato».
«Il liquore e i biscotti di sicuro, so già che fine faranno… non possiamo mandare un video dell’orchestra folkloristica che suona? Mi sembra molto più bello e…»
«Ma ti pare? Se non ci facciamo almeno una foto insieme, sarà come non esserci mai stati, nessuno ci crederà che sono riuscita a trascinarti fin qui! Ma lo sai che mi stanno intasando la chat di messaggi chiedendo prove della tua presenza?»
«Che miscredenti. Ovvio che non ti lascio andare in giro da sola come se niente fosse».
«Sei sempre il solito esagerato! Abbassati un po’, altrimenti non si vede la Torre Cinese tutta illuminata. Comunque, ogni tanto anche a me sembra impossibile che tu sia davvero qui, fra candele colorate, canzoncine natalizie e oggettini pucciosi!»
Il sorriso di Dora si aprì tanto da toccarle le orecchie, gli occhi le brillavano invasi dai riflessi delle decorazioni e il suo volto era il ritratto della felicità.
Connor sospirò e obbedì, ma guardare l’obiettivo e posare come un ebete non faceva per lui. Quando il dito di Dora stava per posarsi sul tasto per scattare la foto, lui la baciò. Le sue labbra sapevano di zucchero e cannella e il freddo che le avvolgeva si sciolse subito al contatto con le proprie. Connor la strinse fino a quando la sentì abbassare il braccio che teneva il telefono e socchiudere la bocca.
«Adesso ci credi che sono qui con te?» Le chiese.
«No…»
Connor la baciò di nuovo, adesso era sicuro che le loro feste sarebbero state magnifiche.
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Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .