Eva Fairwald's Blog, page 15
July 12, 2021
Demoni giapponesi buoni: “amabie”, la sirena scaccia-epidemie

Le antiche leggende non interessano più a nessuno: vero o falso?
Falso! Spesso riemergono dal passato per aiutarci a superare situazione difficili o veri e propri traumi collettivi.
È quello che è successo con l’amabie, la sirena del folklore giapponese tornata in vita per proteggere il Sol Levante dalla pandemia. In che modo? Siamo proprio qui per scoprirlo!
Chi sono i demoni giapponesi buoni?
Partiamo dall’inizio: chi è l’amabie? Uno yokai dall’indole benevola, uno dei demoni giapponesi buoni più amati.
Gli yokai sono creature di carne e sangue, proprio come noi. Si potrebbero definire una terza categoria di esseri viventi, insieme agli esseri umani e agli animali.
Ogni yokai ha il suo carattere, proprio come avviene per gli uomini e le donne. Perciò alcuni sono buoni, altri cattivi, altri ancora possono essere sia benevoli che malevoli, a seconda del momento. Ci sono demoni che aiutano gli esseri umani in tanti modi utilissimi… perfino scacciando le epidemie, come Amabie!
Se volete saperne di più sui demoni giapponesi (buoni e cattivi), potete leggere l’articolo “Demoni giapponesi: nomi delle 4 tipologie principali da conoscere”.
La leggendaria apparizione dell’amabie di HigoNel maggio 1846, un funzionario della provincia di Higo assistette all’emersione dai mari di un’amabie. Il suo aspetto era quello di una sirena a tre code. Il corpo era ricoperto di scaglie, i capelli erano lunghissimi e al posto della bocca aveva una specie di becco.
La yokai rivelò all’uomo la seguente profezia:
«Il buon raccolto continuerà per sei anni a partire da quest’anno; se la malattia si diffonde, disegna una mia immagine e mostrala a coloro che si ammalano».
In effetti, il suo ritratto fu stampato su una xilografia che fece il giro di tutto il Giappone:

Ma cosa rende l’amabie uno dei demoni giapponesi buoni più amati nell’epoca contemporanea?
Tutto è cominciato con la pandemia globale. Alcuni utenti dei social hanno rispolverato la leggenda secondo la quale vedere un’immagine di questa sirena potrebbe aiutare a guarire dalle malattie.
Verso la metà di marzo 2020, l’hashtag #amabie è diventato di tendenza su Twitter. Ma anche gli altri social non sono stati da meno.
Ecco, quindi, un fiorire di fanart e interpretazioni moderne della celebre xilografia del 1846: Pinterest, Instagram e Facebook sono stati invasi, in Giappone, dalle immagini dell’amabie.
Il Ministero della Salute Pubblica giapponese ha addirittura scelto di riprodurre l’amabie in un poster per la lotta al Covid!

Tu credi nei demoni giapponesi buoni?
Al di là dell’effettiva efficacia dell’immagine dell’amabie, trovo che la sua positività sia stata utile per donare un minimo di speranza durante le fasi più acute della pandemia. E poi è sempre affascinante vedere come figure del passato tornino alla ribalta nell’attualità.
Il Giappone, con i suoi demoni e i suoi spettri, è per me una grande fonte di ispirazione. Proprio per questo motivo, il protagonista del mio prossimo romanzo (“Dark Ghost”) è di origine nipponica! I suoi ricordi d’infanzia giapponesi avranno un ruolo molto importante nella storia, perché permeano un luogo per lui sicuro e che avremo modo di visitare insieme molto presto! I ricordi sono per Jo Jo Nishimura croce e delizia… da una parte gli ricordano ciò che ha perso, mentre dall’altra lo spronano alla ricerca del perfezionamento di se stesso e della propria arte.

Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
July 5, 2021
Demoni giapponesi: nomi delle 4 tipologie principali da conoscere

Il Giappone è ricco di creature magiche: alcune sono eteree come fate, altre dispettose come folletti, altre ancora misteriose come spettri.
Ma quali sono i nomi dei demoni giapponesi che non possiamo proprio ignorare se amiamo il Sol Levante? In questo articolo lo scopriremo!
Prima, però, dobbiamo rispondere a un’importante domanda: cosa intendiamo, precisamente, quando parliamo di “demoni giapponesi”?
Comunemente chiamati col nome generico “yokai”, queste creature sono molto diverse dalla visione che abbiamo in Occidente degli esseri demoniaci. Ogni yokai ha il suo carattere, proprio come avviene per gli esseri umani. Perciò alcuni sono buoni, altri cattivi, altri ancora possono essere sia benevoli che malevoli, a seconda del momento. Ci sono demoni che aiutano gli esseri umani in tanti modi utilissimi… perfino scacciando le epidemie, come vedremo!
Ma non indugiamo oltre e iniziamo il nostro viaggio nel folklore nipponico.
Demoni giapponesi: ecco i nomi delle 4 tipologie principali
I demoni giapponesi
· yokai propriamente detti;
· bakemono;
· oni;
· yurei.
Conosciamoli meglio.
1. Yokai
Il nome yokai letteralmente significa “mistero inquietante”.
Sono esseri di carne e sangue, proprio come noi. Si potrebbero definire una terza categoria di esseri viventi, insieme agli esseri umani e agli animali.
Vivono nella nostra stessa dimensione (al contrario dei folletti del folklore occidentale, che di solito abitano in mondi paralleli raggiungibili da portali magici), perciò non è raro incontrarli nella vita di tutti i giorni. Possono avere una grandissima varietà di forme e dimensioni: ora vedremo subito qualche esempio analizzando i nomi di 5 yokai molto conosciuti nel Sol Levante.
Demoni giapponesi: nomi di yokai celebri
1. Kappa

È uno degli yokai più famosi in assoluto. Amatissimo in Giappone come in Occidente, è un personaggio frequente all’interno di manga e videogame. Il suo aspetto ricorda quello di una tartaruga antropomorfa. Sulla sommità della testa ha una conca piena di acqua: se il liquido si spande a terra, perde tutta la sua forza.
Il kappa vive nei pressi di laghi e fiumi. Spesso si comporta in maniera malevola, facendo annegare i malcapitati che gli si avvicinano troppo. Ma a volte può fare amicizia con gli esseri umani, soprattutto a fronte di offerte di cibo (è goloso di cetrioli!).
2. Tengu

È un uomo uccello, con ali piumate e carnagione rossa, verde o nera. È caratterizzato da un naso lunghissimo, che a volte può essere un becco di corvo.
I tengu vivono in luoghi isolati di montagna, all’interno di comunità fortemente gerarchizzate. Hanno un’indole malvagia, infatti spesso rapiscono uomini, donne e bambini.
Immagine:
3. Rokurokubi

È un demone davvero inquietante: di giorno appare come un uomo o una donna comune, ma di notte il collo gli si allunga a dismisura. Spesso questo fenomeno avviene quando è addormentato, senza che lo yokai se ne accorga: può quindi capitare che la sua testa vaghi nella notte spaventando i viandanti, mentre il corpo rimane comodamente sdraiato nel suo letto!
4. Zashiki warashi

È uno yokai che appare in veste di bambino o bambina di circa 6/7 anni. Indossa un kimono rosso o bianco; se è una femmina ha i capelli lunghi fino alle spalle, se è un maschio li ha tagliati a paggetto.
Protegge la casa e porta prosperità ai membri della famiglia. Però è anche dispettoso: ama rubare piccoli oggetti o disturbare il sonno delle persone. Bisogna fare molta attenzione a non rimproverarlo troppo duramente per queste marachelle, perché potrebbe decidere di andarsene. In questo caso, la famiglia sprofonderebbe nella più cupa sventura.
Se vuoi scoprire il caso (reale!) dell’albergo giapponese infestato dagli zashiki warashi, puoi leggere l’articolo “Esistono le fate della casa?”.
5. Amabie

È una sirena con lunghi capelli, becco di uccello, corpo ricoperto di scaglie e tre gambe.
Vive tra i flutti, ma esce dall’acqua per profetizzare grandi raccolti, oppure devastanti epidemie. Ha anche la facoltà di guarire gli esseri umani dalle malattie. Per questo motivo, in Giappone è stata utilizzata come simbolo beneaugurante per esorcizzare la paura della pandemia globale.
Se vuoi saperne di più, ti consiglio l’articolo “Demoni giapponesi buoni: “amabie”, la sirena scaccia-epidemie”.
2. Bakemono
Il nome bakemono significa letteralmente “cosa che è cambiata”.
Sono creature mutaforma. Nascono con un aspetto, ma poi — dopo svariati anni — ne assumono un altro. Sovente si tratta di comuni animali domestici: in Giappone c’è la credenza che ogni animale possa cambiare forma se riesce a raggiungere un’età ragguardevole.
Nella cultura nipponica, la gerarchia e l’ordine sociale sono valori molto importanti. Tutto ciò che sfida l’assetto prestabilito è visto come una minaccia. Per questo motivo, i bakemono sono spesso considerati pericolosi e malevoli. Ora vediamo i nomi dei più conosciuti.
Demoni giapponesi: nomi di bakemono celebri
1. Kitsune

È una volpe mutaforma, dotata di una moltitudine di code. Questa particolarità è dovuta a un’antica credenza giapponese: si dice che alcune volpi possano vivere per svariati secoli, e che acquisiscano una nuova coda ogni cento anni.
Le kitsune possono trasformarsi in uomini o donne molto avvenenti. In questa veste amano sedurre i mortali, fino ad arrivare a sposarli e metter su famiglia con loro. Se viene scoperta la loro natura, però, ritornano volpi e spariscono nel bosco.
2. Tanuki

Anche il tanuki è un animale mutaforma, però c’è molto dibattito sul suo aspetto di partenza. Spesso viene identificato con il procione o il tasso, ma in realtà si tratta di un canide chiamato “nittereute”, diffuso nelle foreste del Giappone, della Siberia orientale, della Manciuria e dell'Indocina.
Può creare illusioni e mutare forma mettendosi una foglia di loto sul capo. Non è particolarmente pericoloso, di solito si limita a fare scherzi e dispetti agli esseri umani.
3. Neko

Neko vuol dire “gatto”. Si dice che un micio possa diventare un bakemono dopo tre soli anni di permanenza nella stessa casa. In questo modo acquisisce il potere di mutare la propria forma. Curiosità: il gatto-bus che si vede nel cartone “Il mio vicino Totoro” potrebbe essere proprio un bakemono.
Oltre ad avere il potere della metamorfosi, questi demoni sono in grado di possedere il corpo degli esseri umani e di manovrare i cadaveri come se fossero burattini.
4. Gama

Gama significa “rospo”.
I rospi mutati in bakemono acquisiscono dimensioni eccezionali. Riescono a ingoiare animali di grandi dimensioni, come gatti o donnole. Inoltre, rubano le energie vitali degli esseri umani e si impossessano dei loro corpi.
Questi animali, però, a volte assumono tratti positivi. Un pacifico rospo bakemono, di grandi dimensioni e di colore bianco, fu infatti scelto come animale da compagnia da Jurojin, il dio giapponese della longevità.
3. Oni

Il nome oni letteralmente significa “spirito ancestrale” o “anima”.
Gli oni sono i demoni giapponesi che più si avvicinano al concetto occidentale di “orchi” o “diavoli”. Hanno un aspetto umanoide, . Si vestono con pelli di tigre e hanno la miracolosa capacità di riattaccarsi le parti del corpo mutilate. Gli oni femmine a volte vengono chiamate “hannya”.
Sono per lo più visti come demoni malvagi, in grado di scagliare fulmini e provocare malattie agli esseri umani. A volte, però, possono anche portare fortuna.
L’oni più famoso dei manga? Senza dubbio Lamù, bellissima aliena proveniente dal Pianeta degli Oni e creata dalla vulcanica mente di Rumiko Takahashi.
Per saperne di più, puoi leggere l’articolo “Oni giapponesi: i personaggi del folklore che hanno ispirato Lamù”.
4. Yurei

Yurei letteralmente significa “spirito vago”, “spirito indistinto”.
Si tratta di fantasmi. Le loro sembianze assomigliano a quelle degli spettri occidentali: eteree figure dalla veste bianca, lunghi capelli scarmigliati, fluttuanti nell’aria. Spesso i loro piedi sono assenti o visibili in trasparenza.
Molti manga parlano degli yurei. Rimanendo in tema di Rumiko Takahashi, possiamo citare “Rinne”, il cui protagonista si occupa proprio di liberare la Terra dagli spettri e accompagnarli nell’aldilà.
Ma perché l’anima di questi fantasmi rimane tra noi, anziché reincarnarsi o raggiungere il Nirvana? Perché il loro spirito è legato al mondo terreno da una qualche situazione irrisolta. Può essere il rimpianto per una persona che non si è riuscita ad amare, oppure una vendetta mancata, o ancora un’esperienza mai provata (è tipico, nei manga, incontrare uno yurei morto da adolescente che non ha fatto in tempo a organizzare il suo primo appuntamento romantico). Oppure il rimpianto può essere legato al concetto di “on”, ovvero il “debito morale” verso un’altra persona, valore molto radicato nell’animo dei giapponesi.
Demoni giapponesi: nomi di yurei famosi

1. Oyuki
È una delle prime yurei a essere stata raffigurata con i tipici tratti spettrali a cui siamo abituati ora: corpo semitrasparente, lunghi capelli spettinati, veste bianca.
“Il fantasma di Oyuki” è il nome di un dipinto creato nel 1750 dall’artista Maruyama Ōkyo. Nell’iscrizione di accompagnamento, Okyo la descrisse come il fantasma di una sua amante morta in giovane età, che spesso gli appariva nel sonno.
2. Oiwa

Oiwa è la yurei più famosa di tutto il Giappone.
Era una donna cagionevole di salute, odiata dal marito Iemon proprio a causa delle sue frequenti malattie. Un giorno Iemon, avendo deciso di risposarsi, la uccise somministrandole del veleno. Da quel momento, il suo spettro cominciò a perseguitarlo di giorno e di notte. Il momento più celebre di questa macabra storia è quando il viso di Oiwa comparve al marito sulla superficie di una lanterna.
3. Okiku

Okiku era una bellissima fanciulla, al servizio del samurai Aoyama.
Aoyama voleva sedurla, ma la ragazza rifiutò tutte le sue proposte. Il samurai, allora, ruppe un piatto e fece ricadere su di lei la colpa. L’avrebbe perdonata solo se lei avesse accettato le sue profferte amorose. Okiku rifiutò e per sfuggirgli si buttò in un pozzo.
Da quel giorno, in veste di yurei, la fanciulla cominciò a perseguitare Aoyama fino a farlo impazzire.
“Dark Ghost”: lo spettro giapponese fantascientifico
Il nostro viaggio tra animali mutaforma, eteree fanciulle, orchi e spettri termina qui… ma ci sono molte altre letture, per chi vuole addentrarsi ancora di più in questo mondo misterioso.
Se vuoi approfondire ulteriormente l’argomento, ti consiglio l’ottimo libro “La paura in Giappone” di Marta Berzieri, da cui abbiamo tratto molte informazioni per questo articolo.
Se invece vuoi spaziare nel territorio del romanzo, il mio nuovo libro “Dark Ghost” fa per te! Chi è il “fantasma dark” del titolo? Si tratta di Jo Jo Nishimura, bio-hacker di origine giapponese, sempre in bilico fra legale & proibito, possibile & assurdo.

Production Designer di Stargarden Universe
Jo Jo vorrebbe solo avere un po’ di pace, nascondendosi nell’oscurità come uno spettro: invisibile e dimenticato. Ma sembra proprio che questo non sia possibile! È destinato a vivere innumerevoli (dis)avventure in compagnia di personaggi di ogni tipo: ragazze biosintetiche, straniere dal carattere bipolare, macchine parlanti, poliziotti logorroici, robot esperti di alta cucina e molti altri. Per scoprire tutto il variegato cast di “Dark Ghost” visita subito il sito ufficiale stargardenuniverse.com!
Uscita del romanzo prevista per settembre 2021! Cover reveal molto presto!

Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
June 28, 2021
Quale folletto irlandese sei destinato a incontrare?

Hai in programma di organizzare un viaggio in Irlanda?
Se sì, ci sono molti abitanti del Piccolo Popolo a cui dovresti fare attenzione!
Alcuni possono renderci ricchi e famosi, altri possono invece tormentarci con ogni genere di dispetti… e parecchi amano fare entrambe le cose insieme! Perciò, bisogna sapere bene come comportarsi con loro.
Se sei curioso/a di scoprire quale creatura fatata incontrerai nel tuo prossimo viaggio in Irlanda, osserva bene l’immagine in apertura dell’articolo. Quale delle quattro foto ti ispira di più? In base alla tua scelta, ecco il folletto irlandese con cui avrai a che fare!
1. Kelpie

Il kelpie è uno spirito dell’acqua appartenente al folklore irlandese e scozzese.
Appare ai mortali come un magnifico cavallo bianco, con la coda e la criniera gocciolanti di acqua scintillante. Vive nei pressi di laghi, fiumi e torrenti. Si fa vedere solo nelle giornate particolarmente nebbiose. Alcuni sostengono che il mostro di Loch Ness non sia altro che un kelpie sotto mentite spoglie.
Questo folletto dal corpo equino è un burlone. Accetta volentieri di farsi montare dagli esseri umani, ma poi si diverte a disarcionarli o farli cadere in acqua.
Se però il cavaliere di turno riesce a imbrigliarlo, riceverà una meravigliosa ricompensa: diventerà il cavallerizzo più bravo del mondo.
Perciò, se ti capita di fare un giro vicino a un lago nebbioso irlandese, porta sempre con te delle briglie: non si sa mai!
2. Leanan sídhe

La Leanan sídhe è una bellissima fata appartenente alla stirpe dell'Aos Sí, cioè al “Popolo dei Tumuli”: un clan di creature sovrannaturali che vive sottoterra, all’interno di sepolcri incantati.
È una creatura che appare quasi sempre in forma femminile, infatti abbiamo una sola attestazione di Leanan sídhe maschio.
Lo scopo di questa fata è scegliere amanti mortali per nutrirsi della loro energia vitale, oppure del loro sangue. In cambio, dona loro un eccezionale talento nella musica o nella poesia. Si potrebbe considerare una creatura a metà tra una musa e un vampiro.
Le persone amate dalla Leanan sídhe eccellono in campo artistico, ma sono anche destinate a morire in giovane età. Perciò, fa’ molta attenzione se ne incontri una… accettare le sue avances può non rivelarsi esattamente una buona idea!
3. Leprechaun

Il leprechaun è il folletto irlandese più famoso in assoluto. Appare come un ometto vestito di verde, con un alto cilindro e una buffa barbetta rossa.
È un grandissimo burlone, ha sempre la battuta pronta e si diverte un mondo a fare dispetti ai malcapitati esseri umani che lo incontrano.
La dimora del leprechaun si trova alle pendici dell’arcobaleno. Qui il nostro amico barbuto custodisce un enorme pentolone pieno di monete d’oro. Ma non è così facile impadronirsene! Per ottenerlo occorre rispondere a tre difficili indovinelli. Se li azzecchi, otterrai un tesoro. Ma se sbagli la risposta, otterrai qualcosa di poco piacevole. Si narra che questi folletti si divertano a far spuntare gobbe, peli e verruche sui corpi dei mortali che non abbiano saputo rispondere ai loro quesiti!
4. Sheoques
Illustrazione di Godo Art
Gli sheoques sono piccoli folletti simili agli gnomi, ma più alti (gli gnomi misurano circa 30 centimetri, mentre gli sheoques raggiungono l’altezza di un bambino di circa 6/7 anni). Indossano un cappello a punta, quasi sempre rosso, e hanno una barbetta bianca.
Fanno la guardia a forti fatati e alberi sacri (per approfondire la natura di questi luoghi magici, puoi leggere l’articolo “I folletti irlandesi esistono? Ecco dove avvistarli”.
In particolare, proteggono i biancospini. Perché proprio i biancospini? Perché tra le radici di questi alberi le fate hanno nascosto le loro ricchezze, dopo essere state esiliate sottoterra dall’antico popolo dei Milesi.
Se vuoi incontrare uno sheoques, devi appostarti sotto un biancospino a mezzanotte in punto, seduto su uno sgabello di frassino a tre gambe.
Il folletto ti rivelerà dove sono nascoste le sue ricchezze. Ma… attenzione! Se durante gli scavi danneggerai in qualche modo il biancospino, lo sheoques te la farà pagare cara!
Se ti piacciono le fate, le sorprese non sono finite qui: ecco un simpatico giochino per scoprire il tuo nome da folletto irlandese!

Il mio è Leanan Lurikeen e il tuo? Fammelo sapere nei commenti!
Come avrai intuito da questo articolo, sono molto affascinata dalle creature del Piccolo Popolo irlandese. Perciò ho dedicato un bel po’ di spazio all’argomento nella mia prima trilogia, “Le ombre di Dora”: uno dei personaggi più importanti è irlandese, l’azione si svolge in una dimensione parallela abitata da creature magiche, e il finale della saga è ambientato in Irlanda… e c’è anche un potente cerchio di pietre pericolosissimo!
Se sei curioso/a di saperne di più…
Tutto inizia qui!Leggi “L’ombra del sole” in formato cartaceo o sul tuo Kindle!

Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
June 21, 2021
I folletti irlandesi esistono? Ecco dove avvistarli

Chiunque sia stato in Irlanda può testimoniare che sull’isola si respira un’atmosfera magica.
Le scogliere a picco sul mare, le colline verdissime, i fari, le antiche mura celtiche, i castelli, i menhir, i cerchi delle fate, le leggende tramandate di padre in figlio… tutto contribuisce a farci porre la fatidica domanda: «I folletti irlandesi esistono veramente?».
Molti abitanti della verde Éire ne sono convinti, infatti sull’isola ci sono parecchie aree considerate veri e propri portali verso il Piccolo Popolo.
Scopriamo quali!
I Fairy Forts

In tutto il territorio irlandese ci sono circa 60.000 Fairy Fort, ovvero “forti fatati”.
Cosa sono? Strutture circolari, circondate da argini di terra o fossati. I più antichi risalgono all’età del ferro. Possono essere:
· fortezze collinari
· cerchi di menhir o di megaliti
· abitazioni preistoriche circolari.
Spesso la presenza di un Fairy Fort è testimoniata solo da vaghi segni rotondi nel paesaggio, magari ricoperti di vegetazione.
Si dice che siano state proprio le fate ad aver preservato le tracce di queste aree, che altrimenti il tempo avrebbe cancellato del tutto. Secondo il folklore locale, sono zone intrise della magia dei druidi celtici, pertanto possono permetterci di viaggiare tra il nostro mondo e il regno dei Sidhe.
Insomma, sono proprio il massimo per scoprire se i folletti irlandesi esistono veramente!
Ma bisogna stare molto attenti: mai danneggiare un Forte Fatato! I folletti irlandesi sono molto vendicativi. E non si tratta di una superstizione del passato, ma di una credenza ancora viva e radicata nella cultura dell’isola.
Un esempio?
Seán Quinn, nei primi anni 2000, era la persona più ricca della Repubblica d’Irlanda. Tutto cambiò quando decise di spostare un sepolcro megalitico ubicato nella contea di Cavan, per far spazio al suo impero di cemento (hotel e uffici assicurativi). Fece smontare l’antica struttura, pietra dopo pietra, e la spostò in un’altra parte del villaggio. Dopodiché, Seán Quinn perse gradualmente tutto il suo impero finanziario. I documenti fallimentari testimoniano che dieci anni dopo gli erano rimasti circa 11.000€ sul conto corrente. I locali non hanno dubbi: la causa di questo rovescio economico è stata l’ira dei folletti!
Tra i Fairy Forts più famosi ricordiamo la Collina di Tara, residenza del Re Supremo irlandese, e Grianan di Aileach, un ampio forte circolare ubicato nella contea del Donegal.

Foto di Germán Poo-Caamaño) I Fairy Trees

In Irlanda ci sono molte leggende legate ai Fairy Trees, gli alberi magici protetti dalle fate. Anche in questo caso, si tratta di passaggi verso l’“Otherworld”, ovvero l’“Altro Mondo”. Un luogo mitico dove, secondo i racconti tradizionali, i folletti irlandesi esistono veramente.
La tipologia di albero a cui sono legate più leggende di questo tipo è il biancospino. C’è addirittura un folletto che si occupa di proteggere i biancospini: è il sheoques, un omino che allontana gli umani molesti dagli alberi sacri.
Una fiaba irlandese molto famosa narra che l’antico popolo dei Milesi, il quale invase l’isola nell’XI secolo, costrinse tutti i folletti a trasferirsi nel sottosuolo. Prima di lasciare prati e boschi, la Piccola Gente mise tutti i suoi oggetti d’oro all’interno di grandi pentole, per poi nasconderle tra le radici dei biancospini.
Perciò, se vedete un biancospino in Irlanda, prestate molta attenzione: potrebbe essere abitato dalle fate e nascondere ingenti ricchezze!
I Fairy Trees si possono vedere in qualunque zona della verde campagna irlandese. Oltre ai biancospini, sono considerati alberi fatati anche i frassini, i tassi e le querce. Spesso gli abitanti dei villaggi legano ancora nastri o strisce di stoffa colorata ai rami dei “Fairy Trees”.
Quando appostarsi per scoprire sei i folletti irlandesi esistono?

Se decidi di fare un appostamento per vedere i folletti con i tuoi occhi, sappi che si tratta di un’attività molto, molto rischiosa.
Come abbiamo visto, i Sidhe sono estremamente suscettibili e vendicativi. Inoltre, tendono a intrappolare gli umani nei loro cerchi fatati, per poi tenerli sempre con sé.
Se non ti fanno paura questi pericoli, ecco qualche consiglio:
· Appostati nei Fairy Forts durante la festività pagana di Samhain, l’antico Capodanno Celtico. Si tratta della notte tra il 31 ottobre e il primo novembre. Nella cultura celtica, Samhain si trova in un punto al di fuori della dimensione spazio-tempo: non appartiene né all'anno vecchio né all’anno nuovo. In quel momento, il velo che divide la terra dei vivi da quella dei morti si assottiglia, e i due regni possono comunicare. Oltre a ciò, si annullano anche le barriere tra il mondo umano e il mondo fatato. Se qualche folletto decide di fare capolino attraverso i Fairy Fort, di sicuro Samhain è il momento giusto per avvistarlo.
· Per quanto riguarda i biancospini, ogni notte può essere buona per avvistare un folletto, a patto che si osservi un rito specifico: siediti sotto l’albero a mezzanotte in punto, su uno sgabello a tre gambe intagliato nel legno di frassino. E poi… buona fortuna!
Che ne dici, secondo te i folletti irlandesi esistono veramente?
Io non ho una risposta certa, però ci spero! Mi piace così tanto il folklore di quest’isola, che ho scelto di rendere irlandese il protagonista maschile del mio primo romanzo, “L’ombra del sole”. Si tratta di Connor, un giovane soldato in grado di spostarsi tra la dimensione umana e l’Impero del Sole.
Cos’è l’Impero del Sole? Non posso dirtelo, sarebbe uno spoiler!
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Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
June 14, 2021
5 importanti simboli dell’Irlanda del Nord

Quando si parla di Irlanda, di solito viene in mente la parte sud dell’isola, ovvero la Repubblica d’Irlanda.
Oggi, invece, andremo alla scoperta dell’Irlanda del Nord, cercando di capire quali sono i simboli più importanti per la sua storia.
Cominciamo!
5 importanti simboli dell’Irlanda del Nord
1. Red hand of Ulster

La mano rossa dell'Ulster (in gaelico “Lámh Dhearg Uladh”) è uno dei simboli più usati dai clan irlandesi, soprattutto nella provincia dell’Ulster.
L’Ulster si trova nella parte nordorientale dell’isola. Spesso questo toponimo è usato come sinonimo di “Irlanda del Nord”, ma si tratta di una denominazione impropria (anche perché tre delle sue nove contee appartengono alla Repubblica d’Irlanda).
Il significato della Mano Rossa è andato ormai perduto, poiché risale alle antiche tradizioni pagane. Una delle teorie più diffuse è che si tratti della mano di Conall Cernach, personaggio del “Ciclo dell'Ulster”, che pose la sua impronta insanguinata sopra uno stendardo mentre vendicava la morte dell’eroe Cú Chulainn.
Durante la travagliata storia d’Irlanda, fu usata più volte come simbolo di orgoglio nazionale. Per esempio, durante la Guerra dei Nove Anni (1594-1603) contro il dominio inglese, fu inserita nel grido di guerra degli O'Neill, storico clan dell’Irlanda del Nord: “lámh dearg Éireann abú!” ("La Mano Rossa d'Irlanda alla vittoria!").

2. Le 3 bandiere
Indovinello: “Qual è quella nazione che non ha una sua bandiera ufficiale, ma nello stesso tempo ne ha ben tre?”… ovviamente, l’Irlanda del Nord!
I tre stendardi di cui parleremo sono importanti simboli dell’Irlanda del Nord, poiché contraddistinguono l’orientamento politico e religioso delle diverse aree del Paese.
Dal 1972, tuttavia, non esiste più una bandiera ufficiale dell’Irlanda del Nord. A partire da quella data fu adottata l’Union Jack britannica, che però è comune a tutto il Regno Unito.

Dal 1953 al 1972 la bandiera ufficiale è invece stata l'Ulster Banner, dove troviamo la nostra Mano Rossa dell’Ulster all’interno di una stella bianca a sei punte (che simboleggiano le sei contee dell’Irlanda del Nord), sormontata da una corona che rappresenta la corona britannica.
La comunità nazionalista, invece, sfoggia con orgoglio il tricolore irlandese, che sventola soprattutto nei quartieri a maggioranza cattolica.

3. Lo stemma araldico di Belfast
Tra i simboli dell’Irlanda del Nord, non possiamo dimenticare l’emblema araldico della sua capitale.
Nella sua versione più semplice, lo stemma di Belfast raffigura un veliero che batte Bandiera di San Patrizio, sormontato da una campana d’argento.

C’è anche una versione più complessa, nella quale l’immagine sovrastante è racchiusa in uno stemma sorretto da un cane e un ippocampo.

Il motto è “Pro tanto quid retribuamus” ("Cosa daremo in cambio per così tanto?"), tratto dal Salmo 116, versetto 12 della Bibbia.
4. Il fazzoletto macchiato di sangue di Edward Kevin Daly
Mettiamo ora da parte l’araldica e consideriamo i simboli della recente e travagliata storia dell’Irlanda del Nord.
Edward Kevin Daly (1933-2016) era un vescovo cattolico nordirlandese. Durante la tragica Bloody Sunday, una sua foto fece il giro del mondo. Lo ritraeva mentre scortava un gruppo di persone che trasportavano il corpo esanime di un ragazzo di appena sedici anni: Jackie Duddy, destinato a morire di lì a pochi minuti.
Il sacerdote faceva da scudo al corpo del ragazzo e sventolava un fazzoletto rosso intriso di sangue.

Murale che riproduce la celebre foto, scatto di Kenneth Allen
Edward Kevin Daly dedicò tutta la sua vita alla resistenza pacifica contro l’occupazione inglese, ma anche contro le vendette interne alla coalizione cattolica.
5. Il castello di Stormont
L’Irlanda del Nord presenta innumerevoli castelli e bellezze paesaggistiche, ma in questa rassegna abbiamo preso in considerazione il castello di Stormont per diversi motivi, tutti legati alla storia della nazione:
· dal 1921 al 1972 fu la residenza ufficiale del Primo Ministro dell'Irlanda del Nord;
· Prima della devoluzione del potere nel Regno Unito, era il quartier generale del Segretario di Stato, dei ministri dell'Ufficio per l'Irlanda del Nord e dei loro funzionari a Belfast;
· durante il conflitto nordirlandese, fu usato anche dai funzionari dell'MI5 (Military Intelligence, Sezione 5, l'ente per la sicurezza e il controspionaggio del Regno Unito);
· negli Edifici del Castello fu concluso l'”Accordo del Venerdì Santo”, uno dei più importanti sviluppi del processo di pace in Irlanda del Nord.

Castello di Stormont, immagine di Rossographer
I simboli dell’Irlanda del Nord offrono molte prospettive interessanti per gli amanti della storia, sia antica che contemporanea.
Inoltre, questa nazione è una meta consigliatissima per gli appassionati del genere fantasy: è stata addirittura scelta come location per il “Trono di Spade”! Parte della serie è infatti girata nella baia di Murlough Bay, nota per la sua straordinaria bellezza e la posizione isolata, con vista sul mare e sulle isole scozzesi.
Io ho ambientato la parte finale della saga “Le ombre di Dora” nella Repubblica d’Irlanda… ma chissà, magari in futuro scriverò anche qualcosa collegato all’Irlanda del Nord!
Intanto, se volete conoscere un misterioso personaggio irlandese… vi consiglio di dare un'occhiata al romanzo "L'ombra del sole".
CHE COSA SEI DISPOSTO A FARE PER PROTEGGERE CHI AMI?
Una ragazza in pericolo e un ragazzo
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Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
June 7, 2021
Simbolo Irlanda: quadrifoglio o trifoglio? Tutto quello che c’è da sapere

Il simbolo dell’Irlanda è il quadrifoglio o il trifoglio?
Lo scopriremo tra pochissimo! Sarà un affascinante viaggio che ci svelerà antiche credenze druidiche, leggende legate a San Patrizio e moti d’orgoglio nazionale.
Cominciamo!
Simbolo Irlanda: quadrifoglio o trifoglio?
Rispondiamo senza ulteriori indugi: il simbolo dell’Irlanda è il trifoglio.
In inglese si chiama “shamrock”, in irlandese “seamróg”, ovvero “giovane trifoglio”.
Spesso viene confuso con il quadrifoglio perché quest’ultimo è molto raro. Si stima che il rapporto tra quadrifogli e trifogli sia 1 su 10.000.
Il quadrifoglio è visto come qualcosa di unico e prezioso: per questo motivo molti credono che sia il simbolo dell’Irlanda, al posto del più comune trifoglio.
Quando viene citato il trifoglio come simbolo d’Irlanda per la prima volta?
Il primo documento che attesta l’uso del trifoglio come simbolo d’Irlanda è il diario di Thomas Dingley, un antiquario inglese. Scrisse diversi giornali di viaggio, illustrati da lui stesso, tra cui uno dedicato all’Irlanda (nel 1681). Qui apprendiamo che i contadini irlandesi avevano l’abitudine di indossare un trifoglio sulle loro giacchette. Forse era un simbolo legato al loro status sociale, poiché le classi abbienti ne erano prive.

Più avanti, il trifoglio divenne un emblema diffuso presso tutti i gruppi sociali. Durante il regno della regina Vittoria (1837-1901) diventò uno dei simboli nazionali, sfoggiato sia sugli abiti militari che su quelli civili.
Perché il trifoglio è il simbolo d’Irlanda?
La motivazione è da ricercare sia nelle antiche credenze druidiche, sia nelle leggende dedicate a San Patrizio.
Iniziamo dalla spiritualità celtica.
I Druidi consideravano il trifoglio sacro per tre motivi:
1. Era una pianta medicinale, con proprietà calmanti e disintossicanti. Era considerato un ottimo rimedio contro il veleno di serpenti e scorpioni. Per estensione, divenne anche un rimedio per allontanare gli spiriti malvagi.
2. Aveva la capacità di rendere fertili i terreni. In effetti, viene utilizzato ancora oggi dall’agricoltura biologica per auto-rafforzare il terreno.
3. Aveva virtù profetiche, poiché si diceva che le foglie rivolte verso l’alto preannunciassero tempesta.

Più avanti, il trifoglio fu associato alla figura di San Patrizio. Si dice che il celebre vescovo usò questa pianta per spiegare il concetto di trinità cristiana ai Celti.

nella Saint Patrick Catholic Church di Junction City. Foto di Nheyob
L’Irlanda è un Paese ricco di simboli. Ognuno è legato a una tradizione antichissima, spesso risalente agli antichi miti celtici. È un territorio ricco di storia e di magia!
Per questo ho deciso di ambientare il finale della mia saga “Le ombre di Dora” proprio in Irlanda. Si tratta della prima trilogia che io abbia mai pubblicato, perciò ha sempre avuto un significato molto importante per me. Volevo che la conclusione della storia fosse davvero magica… e cosa c’è di più magico di un tramonto irlandese, col sole infuocato che illumina le scogliere?
Il libro in cui troverete quest’ambientazione è “L’ombra dell’anima”, romanzo conclusivo della saga. Il prequel della serie è “L’ombra dell’angelo” e il primo libro è “L’ombra del sole”.
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Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
May 24, 2021
Test: scopri il messaggio della tua fata madrina

Come si chiama la tua fata madrina? Quale messaggio vuole mandarti?
Ecco un simpatico test per scoprirlo! Scegli la figura che ti piace di più tra quelle che compaiono nell’immagine sopra. E ora, scopri qual è la fata che ti protegge dalla nascita:
1. Silene, fata madrina dei fiori
2. Era, fata madrina del tempo
3. Diamante, fata madrina del ghiaccio
4. Mirta, fata madrina del bosco
A questo punto, è arrivato il momento di leggere le caratteristiche e i messaggi della tua fata madrina!
1. Silene, fata madrina dei fiori

Silene abita in un grazioso cottage immerso nel verde. Ha la capacità di far sbocciare i fiori al suo passaggio, quindi il suo giardino è sempre pieno di corolle coloratissime, che diffondono un delizioso profumo tutt’intorno.
Ha un carattere solare, ama ridere e scherzare in compagnia. Tra tutte le fate madrine, è la più divertente e simpatica.
I suoi protetti hanno un animo gentile e generoso: sono sempre pronti ad aiutare gli altri, in maniera disinteressata. A volte vanno incontro a cocenti delusioni, perché non tutti possiedono un’indole buona come la loro. In questi casi, Silene interviene per ridare gioia e fiducia ai loro cuori.
Il messaggio che vuole trasmetterti Silene è “coltiva con amore le tue virtù e stai accanto a persone che fanno sbocciare la felicità nel tuo animo”.
2. Era, fata madrina del tempo

Era abita in un antico castello in pietra bianca, sovrastato da un’alta torre dell’orologio. Possiede una clessidra magica in grado di governare lo scorrere del tempo.
Nonostante l’aspetto giovanile, è la fata madrina più antica di tutte. È molto sapiente, infatti conosce tutti i misteri dell’universo: com’è nata la vita, come sono state costruite le piramidi, quale sarà il destino dell’uomo alla fine dei tempi.
I suoi protetti sono affascinati dalle epoche passate. C’è una parola celtica che descrive molto bene il loro stato d’animo: “hiraeth”. Indica la malinconia per i tempi remoti, per una dimensione mitica che spesso non abbiamo mai nemmeno vissuto.
Il messaggio che vuole trasmetterti Era è “non smettere mai di sognare, ma ricordati anche di vivere nel qui e ora, godendoti l’attimo presente”.
3. Diamante, fata madrina del ghiaccio

Diamante abita in un meraviglioso palazzo di cristallo, circondato da montagne innevate. Ha il potere di scatenare bufere e tempeste di neve.
È la fata madrina più forte e decisa di tutte: se c’è da affrontare un pericolo, è sempre in prima linea. A prima vista può sembrare fredda e altera, ma in realtà farebbe di tutto per aiutare le persone che ama.
I suoi protetti dimostrano compostezza e dignità in ogni occasione, non si fanno mai abbattere dalle avversità. Per loro vale quel proverbio giapponese che recita “più qualcuno si mostra forte, maggiore è la compassione che merita”.
Il messaggio che vuole trasmetterti Diamante è “sii sempre da esempio agli altri col tuo coraggio, ma non dimenticarti di prenderti cura di te stesso/a”.
4. Mirta, fata madrina del bosco

Mirta abita in una piccola casetta di legno, costruita tra i rami di un grande faggio. Ha il potere di creare bellissimi funghi colorati e bacche di tutti i colori, con un solo movimento della mano.
Mirta è la fata madrina più artistica di tutte. Può apparire silenziosa e riservata, ma questo atteggiamento riflessivo è dovuto al suo ricco mondo interiore. È sempre intenta a pensare alle nuove creazioni da realizzare per abbellire il suo amato bosco.
I suoi protetti sono estrosi come lei, sebbene possano apparire un po’ chiusi al mondo esterno. Proprio come il sottobosco, celano una dimensione interiore brulicante di vita.
Il messaggio che vuole trasmetterti Mirta è “possiedi un dono molto importante: quello della creatività. Non smettere mai di coltivarlo”.
Qual è la tua fata madrina? Scrivilo nei commenti!
Ero indecisa perché mi piacciono tutte! Alla fina ho scelto MIRTA!
3 consigli di lettura per conoscere meglio le fate
Se le fate ti affascinano, ti consiglio due articoli e un romanzo:
· Per scoprire le antiche leggende di fate, puoi leggere l’articolo “Chi sono le fate? Ecco 10 segreti per conoscerle”. Oltre a miti e fiabe, troverai anche tre saggi consigliati per conoscere i membri del Piccolo Popolo.
· Se vuoi approfondire la conoscenza delle fate madrine, puoi sbirciare l’articolo “Fate ‘bella addormentata’: Disney VS fiaba originale (TRAUMA!)”.
· Se vuoi avventurarti in un’interpretazione più moderna degli abitanti del Piccolo Popolo, puoi leggere il romanzo urban fantasy “Playing with daggers”. La protagonista, Kara, imparerà a conoscere (molto) da vicino un ambizioso duca fatato che aspira alla corona di Faerie.
Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
May 17, 2021
Fate “bella addormentata”: Disney VS fiaba originale (TRAUMA!)

Le fate della “Bella addormentata” Disney sono molto diverse dalle fate della fiaba originale.
In generale, la versione cinematografica si discosta in parecchi punti da quella della tradizione orale. Ad esempio, il principe non si limita a baciare la principessa addormentata… ma fa ben altro!
Siamo pronti a scoprire la cruda verità e a traumatizzarci insieme?
E allora, cominciamo!
Fate “bella addormentata” Disney: chi sono?
Le fate de “La bella addormentata” Disney sono tre:
· Flora, la fata vestita di rosso. È la più anziana, la leader del gruppo. Dona ad Aurora la bellezza.
· Fauna, la fata vestita di verde. È la più svampita, ma si dimostra anche gentile e amorevole. Dona ad Aurora il talento per il canto.
· Serena, detta Serenella (in originale Merryweather), vestita di blu. È la più audace e grintosa. Usa i suoi poteri per indebolire la maledizione di Malefica, in modo che Aurora cada addormentata e non morta quando viene punta dal fuso.
Flora, Fauna e Serenella sono le tutrici della principessa Aurora. La crescono in una casetta nascosta in mezzo al bosco, nella speranza di farla sfuggire alla maledizione di Malefica. Si comportano con lei come delle vere e proprie “zie bonaccione”, arrivando perfino a organizzarle una festa di compleanno.
Ma com’erano, invece, nella versione originale?
Fate “Bella addormentata” Disney VS fiaba originale: PRIMO TRAUMA
Quante sono le fate della fiaba originale? Una, nessuna e centomila, parafrasando Pirandello.

Il loro numero varia a seconda delle fonti e del luogo di provenienza.
Prendiamo come esempio le tre versioni più celebri: quella di Perrault, quella dei fratelli Grimm e quella di Calvino.
· Ne “La bella addormentata nel bosco” tratta da “I racconti di mamma Oca” di Perrault, sono sette.
· In “Rosaspina”, tratta dalla raccolta dei Grimm “Fiabe del focolare”, sono tredici.
· Ne “La bella addormentata e i suoi figli”, tratta dalle “Fiabe italiane” di Calvino, sono zero. Sì, perché le fate sono del tutto assenti da questa versione.
E ora arriviamo al primo trauma.
Nelle fiabe di Perrault e dei Grimm, la cattiva che scagliava la maledizione contro la principessa non era una strega… ma una delle fate!
Per Perrault era una “vecchia fata, che non era stata invitata, perché da oltre cinquant’anni non usciva più dalla sua torre, e tutti la credevano morta o incantata”.
Per i Grimm, invece, si trattava della tredicesima fata del regno, che non era stata invitata dal re per questo motivo: “siccome egli possedeva soltanto dodici piatti d'oro per il pranzo, dovette rinunciare a invitarne una”.
Bella addormentata Disney VS fiaba originale: SECONDO TRAUMA
Il secondo trauma non riguarda più le fate, ma la storia in sé.

Sì, perché nelle versioni più antiche il principe non si limitava a baciare la principessa, ma faceva molto di più: la metteva incinta mentre lei dormiva. Ed era proprio la nascita del bambino o dei bambini (a seconda delle versioni) così concepiti a svegliare la protagonista.
Questo particolare si può leggere nelle due trascrizioni più antiche: il romanzo cavalleresco “Perceforest” del 1340 e “Sole, Luna e Talia” del Pentamerone di Giambattista Basile (1634). Fu poi tolto dalla raccolta di Perrault, che optò per un più casto bacio. Tuttavia, rimane in versioni successive, come la già citata “La bella addormentata e i suoi figli” di Calvino.
Voi preferite la versione antica o quella Disney?
A me piacciono entrambe, ma devo ammettere di essere sempre stata attratta dalla crudezza delle favole antiche nelle versioni originali.
Alle fatine dolci e rassicuranti dei cartoni preferisco quelle selvatiche e pericolose del folklore tradizionale.
Mi sono ispirata a questa pericolosità per le creature fatate descritte nel mio urban fantasy “Playing with daggers”.
In “Playing with daggers” le fate sono libere di muoversi nel mondo umano, mentre gli esseri umani non possono andare nel regno di Faerie. Se lo facessero, non potrebbero mai più tornare indietro.
Ma cosa succede se un’umana si innamora di un duca fatato? Lo scoprirà a sue spese Kara, ambiziosa protagonista del libro.
Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .
May 10, 2021
Esistono le fate della casa?

Oggi risponderemo a domande che affliggono da tempo immemore l’umanità: perché i calzini escono dalla lavatrice sempre spaiati? Chi fa sparire le chiavi dal posto in cui eravamo sicurissimi di averle messe? Chi ci aggroviglia i capelli mentre dormiamo?
Ebbene, le responsabili di tutto ciò hanno un nome… sono le fate della casa!
Ma chi sono queste dispettose creaturine? Dove le possiamo incontrare?
Ma, soprattutto, esistono le fate della casa o sono solo una superstizione?
In questo articolo faremo luce sull’argomento!
Chi sono le fate della casa?
Prima di rispondere alla domanda «Esistono le fate della casa?» dobbiamo capire meglio chi siano queste entità.
In tutte le aree del mondo c’è la credenza che le dimore umane siano abitate da spiriti domestici. Possono essere benevoli, oppure dispettosi. Possono essere visibili o invisibili, o magari possono scegliere a quali membri della famiglia mostrarsi e a quali no.
Queste creature sono in grado di rendere un ambiente confortevole o respingente. Ti è mai capitato di entrare in una stanza e percepire un’immediata sensazione di benessere? Viceversa, hai mai provato disagio in un particolare angolo di un’abitazione? Ecco, queste sensazioni sono dovute alle fate della casa.
Le fate della casa nel mondo
Le fate della casa esistono in moltissime culture. Ecco una breve panoramica di quelle più famose.
1. Scozia e Inghilterra: brownie o broonie (detti anche ùruisg o brùnaidh in lingua gaelica scozzese)
I brownie vivono nelle dimore degli uomini, soprattutto in quelle che si trovano in aperta campagna, immerse nel verde.
Hanno l’aspetto di ometti alti circa un metro, con le orecchie a punta e la carnagione scura.
La loro indole è riservata e operosa. Durante il giorno rimangono nascosti nei loro cantucci, mentre di notte svolgono piccoli lavoretti domestici. Nelle famiglie scozzesi si usava lasciare un piccolo sgabello di fronte al camino, in modo che il brownie si riposasse dopo aver lavorato.
Questi folletti si aspettano sempre di ricevere una ricompensa per i loro servigi: piatti di porridge, boccali di latte fresco e altri semplici cibi di campagna.
Detestano, però, i regali troppo costosi, come le vesti fatte di materiali pregiati.
Se non ricevono una ricompensa adeguata ai loro gusti, cambiano atteggiamento e diventano dispettosi. Un brownie ostile può rubare oggetti di uso quotidiano, spaventare il bestiame, annodare i capelli dei bambini e compiere molte altre malefatte.

2. Paesi slavi: domovoj
Fino al XIX secolo, la credenza dei domovoj era largamente diffusa nelle campagne della Russia, dell’Ucraina, della Polonia e di tutti i paesi slavi.
Il loro aspetto è quello di piccoli esseri umanoidi ricoperti di peli.
Anche loro, come i brownie, sono timidi e riservati. Escono dai loro nascondigli solo di notte.
Il domovoj è un nume tutelare domestico, una figura positiva che protegge la famiglia. Gli abitanti della casa lo chiamano con epiteti rispettosi quali “signore”, "nonno” e “bene”. Spesso gli lasciano cibi e bevande sul tavolo della cucina perché li consumi durante la notte.
Uno dei suoi poteri è quello di fornire presagi: urla e piange se sta per arrivare una sventura, ride se si sta avvicinando un evento fortunato.
Può anche trasformarsi in animale domestico e proteggere in questa veste gli abitanti della dimora.
La cosa che odia di più è il disordine, sia materiale che morale. Se i membri della famiglia trascurano la casa, o se manifestano comportamenti scorretti, comincia a tormentarli con rumori molesti e danni a cose o persone.

3. Germania: coboldi
I coboldi hanno l’aspetto di omini piccolissimi, vecchi e raggrinziti. A volte i contorni della loro figura appaiono sfumati, come se fossero fatti di un’impalpabile nebbia nera o bianca.
Sono elfi domestici, un po’ come i brownie e i domovoj, ma la loro indole è molto meno benevola. La loro occupazione preferita è ostacolare il lavoro dei membri della famiglia, anziché offrire aiuto.
Un altro tipo di coboldo risiede nelle miniere e nei luoghi sotterranei; in questo caso, si diverte a fare dispetti ai poveri minatori.

I nisser abitano nelle fattorie e nei fienili.
Di giorno rimangono nascosti nei loro luoghi segreti, mentre di notte escono per prendersi cura degli animali.
Sono folletti davvero permalosi. Se un membro della famiglia agisce in modo poco consono al loro codice di comportamento, cominciano a tormentarlo con dispetti e ruberie.
Possono essere placati con offerte di cibo, infatti fino al secolo scorso c’era l’usanza di lasciare nei fienili ciotole di riso o latte.
Queste fate della casa possono essere di due tipi:
· i nisser dei fienili, rappresentati come piccoli ometti paffuti che indossano le tipiche vesti dei contadini scandinavi del XIX secolo;
· i nisser rossi, associati al periodo natalizio. Hanno un aspetto molto allegro, poiché indossano vesti vermiglie e un buffo cappello a punta.

Prima di scoprire se esistono le fate della casa, dobbiamo trasferirci in Oriente per fare la conoscenza dello zashiki warashi, ovvero “il bambino della stanza con i tatami”.
È uno yokai (ossia un essere sovrannaturale) che appare in veste di bambino o bambina di circa 6/7 anni. Indossa un kimono rosso o bianco; se è una femmina ha i capelli lunghi fino alle spalle, se è un maschio li ha tagliati a paggetto.
Abita nelle case tradizionali, in stile giapponese, non contaminate dall’arredamento moderno e dalle influenze occidentali.
È timido nei confronti degli adulti, infatti ama mostrarsi solo ai più piccoli.
Protegge la casa e porta prosperità ai membri della famiglia. Però è anche dispettoso: ama rubare piccoli oggetti o disturbare il sonno delle persone. Bisogna fare molta attenzione a non rimproverarlo troppo duramente per queste marachelle, perché potrebbe decidere di andarsene. In questo caso, la famiglia sprofonderebbe nella più cupa sventura.

Esistono le fate della casa? Il caso del ryokan infestato
Per capire se esistano davvero le fate della casa, dobbiamo rimanere in Giappone.
In questa terra, infatti, c’è un famosissimo ryokan (albergo in stile tradizionale giapponese) abitato da uno zashiki warashi!
La struttura chiama “Ryokufuso” e si trova nel villaggio di Ninohe, all’interno della prefettura di Iwate. Un tempo, era un’abitazione di proprietà della famiglia Nanbu.
Molti anni fa, i Nanbu accolsero con loro un bambino minacciato di morte da un clan nemico della sua famiglia. Il piccolo morì poco dopo di malattia, ma fu sempre riconoscente ai Nanbu. Così, per proteggerli, il suo spirito si trasformò in uno zashiki warashi. Quando la casa si trasformò in ryokan, lo spirito rimase ad abitarci, prendendo possesso di una stanza chiamata “enjunoma”.
Tutti gli ospiti di questa camera hanno riferito di aver percepito, nottetempo, una misteriosa presenza, che si divertiva a svegliarli con molti dispetti: a volte rideva, a volte si sedeva sul loro petto, a volte rubava loro il cuscino.
La camera, ora, contiene più di mille giocattoli, lasciati dai clienti come dono per lo zashiki warashi.
A voi piacerebbe soggiornarci?
A me sì! Amo i misteri, il Sol Levante e le abitazioni tipiche giapponesi, quindi per me sarebbe proprio il massimo!

Nel 2020 sono stata in Giappone… peccato che non avessi ancora scoperto la storia dello zashiki warashi! Magari avrei fatto una capatina al ryokan infestato!
Comunque, ho avuto modo di visitare molti luoghi meravigliosi, che sono stati fonte d’ispirazione per il mio nuovo libro.

Questo santuario è composto da sentieri immersi nella giungla e popolati da simpatiche creature spesso rosse e nere, come queste farfalle e l'anfibio che sguazza nell'acqua limpida di una sorgente.


Le ore trascorse in questo luogo carico di misticismo e dove i locali tutt'oggi si recano a pregare sono state fonte d'ispirazione per l’ambientazione di Nuova Eden, uno dei luoghi in cui vi porterò con “Dark Ghost”, il mio romanzo sci-fi & cybernature in collaborazione con i Gardeners.
Se siete amanti della fantascienza e del fantasy, venite a trovarmi anche nel blog dello STARGARDEN UNIVERSE! Appuntamento con un nuovo articolo il martedì alle 11.00!
Sito ufficiale: https://stargardenuniverse.com/

May 3, 2021
Chi sono le fate? Ecco 10 segreti per conoscerle

Le fate hanno fatto sognare per secoli tutti gli appassionati di fiabe e folklore. E continuano a farlo ancora oggi!
Ma chi sono veramente? Dolci creature incantate, o pericolose entità dedite a occupazioni poco raccomandabili? Cosa mangiano, dove vivono, cosa fanno tutto il giorno per passare il tempo?
Scopriamolo in questo articolo!
Chi sono le fate? 10 segreti per conoscerle un po’ di più!
1. L’etimologia della parola “fata”
Come ormai sanno i lettori del Magical Magazine, la mia indole da linguista si fa sempre sentire… perciò inizieremo proprio dall’etimologia della parola “fata”!
Il termine deriva dal latino “fatum”, cioè destino. Secondo il vocabolario Treccani, le fate rappresentano il Destino personificato. Nell’antichità, il nome “fata” veniva attribuito alle Parche.
In effetti, in molte fiabe (come “La bella addormentata nel bosco” queste creature si occupano di donare particolari abilità ai bambini appena nati, influenzando il loro fato.

2. Chi sono le fate nelle fiabe e nel folklore?
Non esiste un solo tipo di fate!
Nel corso dei secoli queste creature hanno acquisito varie sfaccettature.
Come abbiamo visto sopra, nelle fiabe tradizionali europee le fate assumono spesso un ruolo cruciale nel destino degli uomini. Generalmente rivestono una funzione positiva, aiutando i protagonisti con doni magici o altri aiuti. Si manifestano in veste di bellissime fanciulle alate, ma anche di rassicuranti fate madrine di mezza età.
Poi c’è un’altra tipologia di fate, molto più dispettosa. È quella che possiamo incontrare, ad esempio, nelle credenze tradizionali del folklore irlandese.
Il termine gaelico che indica le fate è “Sidhe”, coloro che abitano nel “Sidh”, un regno magico parallelo al nostro.
I Sidhe possono essere di molti tipi diversi: ci sono le banshee che vivono nelle paludi, i leprechaun dalla barba rossa, le bellissime e letali Leahhaunnshee, i piccoli e dispettosi pooka, e così via. Ogni Sidhe ha un aspetto e un’indole particolare… non sempre benevola!
Anche in Italia abbiamo i nostri Sidhe, sebbene non si chiamino così. Possono essere indicati come folletti, anguane, crocchia-ossa, gambastorta, ghignarelli, lauri e in mille altri modi, a seconda della regione di provenienza.
Proprio come i Sidhe, anche le fate nostrane possono assumere una grandissima varietà di forme e dimensioni, manifestando comportamenti cordiali o malevoli in base alla loro natura.
3. Dove vivono le fate?
Il primo luogo che ci viene in mente quando pensiamo alle fate è il bosco.
I boschi incontaminati, in effetti, hanno un’atmosfera particolare… che si potrebbe definire “magica”.
Alcuni alberi sembrano emanare un’energia spirituale, alcuni funghi sembrano essere perfetti rifugi per gli gnomi, mentre in qualche farfalla ci pare di scorgere una fatina sotto mentite spoglie.
Le fate, in fondo, possono essere interpretate come la manifestazione della forza e della bellezza della natura.

Il folklore tradizionale, però, ha anche collocato le fate in ambienti domestici, a stretto contatto con l’uomo. Stiamo parlando delle cosiddette “fate della casa”. Chi sono? Scopriamolo subito!
4. Chi sono le fate della casa?
Le fate della casa sono le responsabili dei piccoli misteri quotidiani che affliggono le nostre esistenze: chi ha spostato le chiavi? Perché i calzini escono dalla lavatrice sempre spaiati?
Possono rendere un ambiente confortevole o respingente. Vi è mai capitato di entrare in una stanza e percepire un’immediata sensazione di benessere? Viceversa, avete mai provato disagio in un particolare angolo della casa? Ecco, queste sensazioni sono dovute alle fate della casa.
Nel folklore tradizionale abbiamo molti esempi di queste creature magiche.
Pensiamo ai brownie inglesi e scozzesi, che vivono nelle dimore degli esseri umani e si occupano di pulizie e di altre incombenze in cambio di piccoli doni.
Nella mitologia slava ci sono invece i domovoj, piccoli folletti pelosi che proteggono le mura domestiche e l’unità familiare.
Spostandoci in Italia, possiamo fare l’esempio del folletto delle sette berrette, che in Sardegna si diverte a disturbare il sonno degli abitanti della casa.
In Giappone abbiamo gli zashiki-warashi, piccoli spiriti domestici e familiari che appaiono in forma di bambini di cinque-sei anni.
Per approfondire l’argomento, puoi leggere l’articolo “Esistono le fate della casa?”.
5. Cosa mangiano le fate?
Le fate del bosco si nutrono prevalentemente dei cibi selvatici che si possono trovare in natura: radici, erbe e fiori commestibili, funghi, bacche e frutta.
Le fate della casa hanno una dieta più ricca. I brownie, per esempio, amano il pane appena sfornato, il formaggio, il latte fresco e la panna. Spesso la famiglia che li ospita prepara loro questi alimenti per ringraziarli dei lavoretti che svolgono.
Ma, attenzione! Se offrite a una fata un cibo a lei non gradito, può vendicarsi con dispetti davvero fastidiosi!
6. Cosa fanno le fate?
Anche in questo caso, dipende da quali fate prendiamo in considerazione.
Le fate delle fiabe classiche donano talenti speciali ai neonati (soprattutto di sangue reale), aiutano gli eroi nelle loro imprese, regalano oggetti magici.
Le fate del folklore e delle leggende più antiche non sempre svolgono azioni così nobili.
Come abbiamo visto, molte di loro si rendono utili svolgendo lavoretti domestici. Ma possono anche infastidire le famiglie facendo sparire oggetti di uso quotidiano, spaventando il bestiame o annodando i capelli ai bambini mentre dormono.
Ma non solo. Le fate più spietate si divertono a far perdere l’orientamento a chi si inoltra nel bosco, oppure attraggono gli umani in cerchi incantati dai quali è impossibile uscire.
Alcune praticano addirittura il changeling, cioè il rapimento di bambini umani da sostituire con creature fatate.

7. Le fate sono buone o cattive?
Le fate rappresentano il lato più inspiegabile e selvaggio della natura.
E, come abbiamo visto, rappresentano anche il destino dell’uomo.
La natura e il destino sono ambivalenti. Possono regalarci gioie e frutti abbondanti (reali o metaforici), ma anche tragedie e catastrofi. Sono entità per cui proviamo sentimenti contrastanti: ammirazione, timore reverenziale, amore, odio.
Le fate rispecchiano questa ambivalenza: possono comportarsi in maniera scherzosa o malevola, mite oppure aggressiva. Possono proteggerci o annientarci.
8. Esistono foto di fate vere?
Secondo Sir Arthur Conan Doyle, il “papà” di Sherlock Holmes… sì!
Nel 1922, infatti, pubblicò un libro intitolato “Il ritorno delle fate”, dedicato alle foto delle fate di Cottingley.
Fu un caso mediatico che travolse l’Inghilterra di inizio Novecento: due ragazzine si imposero all’attenzione della stampa nazionale perché erano riuscite a immortalare delle eteree fatine!
Si chiamavano Elsie Wright (sedici anni) e Frances Griffiths (undici anni).
Conan Doyle era sicuro che fossero troppo piccole per falsificare gli scatti in maniera tanto convincente e, per tutta la vita, rimase convinto dell’autenticità delle loro immagini.
Molti contemporanei, invece, misero in dubbio la veridicità delle foto.
Per quanto riguarda le fotografe, sostennero a lungo di aver immortalato fate vere. La stampa non si diede per vinta e continuò a interrogarle per anni e anni. Alla fine, nel 1983, Frances ed Elsie ammisero di aver fotografato figurine di carta su sfondo naturale.
Tutto falso, quindi? Nì. Permane uno spiraglio di speranza per gli amanti del mistero: Frances, infatti, sostenne sempre che l’ultima foto da lei scattata fosse autentica.
Se volete saperne di più sulla vicenda, vi consiglio di leggere “Il ritorno delle fate”. È veramente curioso, e quasi tenero, scoprire con quanta passione Doyle volesse credere alle fate. Conan Doyle uno di noi!

9. Cosa sono i cerchi delle fate?
Tra le attività preferite delle creature magiche, abbiamo citato la simpaticissima (?) abitudine di attirare gli umani all’interno di cerchi magici. Di cosa si tratta, esattamente?
Si tratta dei cerchi delle fate: aree circolari delimitate da funghi, fiori, pietruzze o erba calpestata, visibili nelle zone più nascoste dei boschi.
I cerchi più conosciuti e antichi sono circondati da funghi bianchi chiamati “Marasmius Oreades” e possono avere anche 600 anni.
Questi cerchi si formano nei luoghi in cui gli abitanti del Piccolo Popolo si radunano a ballare, nella loro tipica danza a cerchio.
Se vi capita di vederne uno, dovete fare attenzione a non andarci mai di notte! Potreste infatti essere attirati dalle trascinanti melodie suonate dalle fate, che per l'occasione assumeranno le fattezze più incantevoli, per poi prendervi per mano, introdurvi nel cerchio e coinvolgervi nella loro danza sfrenata.
Una volta giunta l'alba e sciolto il cerchio, a voi sembrerà che sia trascorsa qualche ora… e invece sarà trascorso qualche anno! Il mondo attorno a voi sarà cambiato e anche voi sarete molto invecchiati.
Quindi mi raccomando, alla larga dai cerchi delle fate, quando cala la notte!

10. Ecco 3 libri per capire chi sono le fate delle antiche leggende
E ora, tre libri consigliati a tutti gli amanti delle leggende fatate.
· “Il ritorno delle fate” di Conan Doyle, che abbiamo già citato. Un bellissimo viaggio nella mente di un grande scrittore, di un uomo (e che uomo!) del primo Novecento in bilico tra la modernità e la voglia di credere alle antiche leggende. Il tutto corredato dalle famose foto di Cottingley… cosa vogliamo di più?
· “Fate” di Froud e Lee, un’opera assolutamente imprescindibile per gli amanti del Piccolo Popolo. Gli autori hanno scritto e illustrato questo libro in uno stato di grazia: sembra proprio che abbiano incontrato le fate dal vero. Leggere per credere.
· “Trattato sulle fate, elfi, gnomi e altre creature fantastiche”, firmato da Ismaël Mérindol, fantomatico changeling vissuto tra il Quattrocento e il Cinquecento. Dico “fantomatico” perché la sua identità è una chiara finzione letteraria… ma straordinariamente riuscita! Leggendo il libro si ha davvero la sensazione che provenga da quell’epoca lontana e ricca di fascino. Belle anche le illustrazioni.
Bonus: un libro per scoprire chi sono le fate moderne
Come ho detto in apertura, le fate continuano a farci sognare ancora oggi!
Per questo motivo le ho inserite all’interno del mio urban fantasy “Playing with daggers”.
Chi è il personaggio che meglio le rappresenta nel libro? Senza dubbio Axel, duca fatato determinato e ambizioso, deciso a diventare il nuovo sovrano di Faerie. Ma non fatevi ingannare dai suoi modi altolocati… Axel è anche scanzonato e spiritoso, nonché molto (ma molto) vanesio! Infatti fa perdere spesso la pazienza a Kara, apprendista sciamana protagonista del romanzo. Volete una prova? Ecco una chat tra i due…

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E, se avete intenzione di leggere la loro prima avventura… ecco qui il romanzo! Scaricabile da Amazon anche col programma Kindle Unlimited!
Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita .