Francesca Matteoni's Blog, page 11
October 15, 2018
Lamponaia
Un mio racconto, uscito i primi di settembre sul Corriere Fiorentino, e ora riproposto su Il Primo Amore. Grazie a Vanni Santoni che per primo mi ha coinvolto e a Roberto Gerace che ha rilanciato.
Si sale dal Museo del Carbonaio di Baggio a Torri e a un bosco speciale.
http://www.ilprimoamore.com/blogNEW/blogDATA/spip.php?article4043
Si sale dal Museo del Carbonaio di Baggio a Torri e a un bosco speciale.
http://www.ilprimoamore.com/blogNEW/blogDATA/spip.php?article4043
Published on October 15, 2018 05:55
September 19, 2018
La comunità che viene. Prima edizione: Il Racconto

La comunità che viene
Il Racconto. Prima edizione: 22 settembre – 14 ottobre 2018
Lacomunità che viene è un festival diffuso che si svolgerà a Pistoia, interessando soprattutto le aree periferiche e collinari, fra la fine di settembre e la metà del mese di ottobre. Gli incontri, i laboratori, gli eventi avranno come tema principale il racconto di esperienze comunitarie e inclusive, a partire dallo sguardo artistico sui territori e su coloro che vi risiedono o si trovano a transitarvi. Il nome è ispirato dall’omonimo libro di Giorgio Agamben e, come in quel testo prezioso, si riferisce a una comunità libera, aperta. Una comunità in attesa di essere, eppure già viva e presente. Come associazione Palomar abbiamo pensato questo festival quale naturale evoluzione di Leggere la città, radicandolo tra i luoghi dove già si porta avanti un lavoro di tessitura sociale e culturale, grazie ai patti di collaborazione per la gestione e manutenzione dei beni comuni. Per questo abbiamo scelto di cominciare dalla periferia urbana delle Fornaci, realtà complessa e abitata da anime diverse, per poi spostarci verso la Valle delle Buri, fra i paesi di Santomoro, Iano e Baggio, i cui patti territoriali si centrano proprio sulla cultura. Crocevia scelto è invece il Circolo Arci Bugiani, dove si porta avanti una proficua interazione con il quartiere e le scuole. Abbiamo chiesto ad artisti e operatori pistoiesi di unirsi a noi, per le “comunità transitorie”, ovvero i momenti laboratoriali dedicati a ragazzi e adulti, per lavorare e giocare insieme. Come saranno le nostre comunità? Intanto ci mettiamo in cerchio a immaginare e ascoltare, ci mettiamo in cammino per esplorare, preparando il terreno di accoglienza per l’umano qualunque che viene, con la sua storia e il suo sogno, portatore di un dono.
Published on September 19, 2018 07:46
August 26, 2018
I cavalli
Ho pensato a questa poesia, oggi. Scritta da un poeta scozzese, Edwin Muir (1887-1959), immaginando la vita dopo una guerra nucleare. Quell'antica amicizia perduta è il legame fra gli umani e gli "strani cavalli" riapparsi una sera nel silenzio che segue la rovina. Forse non sarà l'ideale arcaico e rurale a fermare i conflitti e certo non demonizzo i progressi della tecnologia. Ma qualcosa in me sa bene che sono certi legami oltre le parole, certi incontri che ci ricordano da dove veniamo, una dimensione semplice, di cooperazione per la sopravvivenza, a portarci in salvo.
I CAVALLI
traduzione di Anna Maria Robustelli
Appena dodici mesi dopo
la guerra dei sette giorni che mise a dormire il mondo,
di sera tardi arrivarono gli strani cavalli.
Ormai avevamo fatto un patto con il silenzio,
ma i primi giorni era tutto così immobile
che ascoltavamo il respiro e avevamo paura.
Il secondo giorno
le radio vennero meno; girammo le manopole; nulla.
Il terzo giorno una nave da guerra ci oltrepassò, diretta a nord,
corpi morti ammucchiati sul ponte. Il sesto giorno
un aereo si tuffò nel mare. Dopo
nulla. Le radio mute;
e rimangono ancora negli angoli delle cucine,
e stanno, forse, accese, in un milione di stanze
in tutto il mondo. Ma ora pure se parlassero,
se all'improvviso riparlassero,
se a mezzogiorno in punto una voce parlasse,
non ascolteremmo, non le lasceremmo riportare
quel vecchio mondo malvagio che ha inghiottito rapido i suoi figli
in un sol boccone. Noi non lo rivorremmo.
A volte pensiamo alle nazioni addormentate,
avvolte nel loro cieco impenetrabile dolore,
e allora il pensiero ci confonde per quanto è strano.
I trattori sono sparsi per i campi; di sera
sembrano viscidi mostri marini accucciati in attesa.
Li lasciamo arrugginire dove sono:
"Si sgretoleranno e diventeranno altra polvere".
Ai buoi facciamo tirare gli aratri arrugginiti,
da tanto in disuso: siamo arretrati
ben oltre la terra dei nostri padri.
E poi, quella sera
di tarda estate arrivarono gli strani cavalli.
Udimmo un lontano scalpitio sulla strada,
un tambureggiare che si incupiva; si interruppe, riprese
e all'angolo si trasformò in un tuono profondo.
Vedemmo le teste
caricare come un'onda selvaggia e avemmo paura.
Avevamo venduto i cavalli al tempo dei nostri padri
per comprare trattori nuovi. Ora ci sembravano strani
come favolosi destrieri istoriati su uno scudo antico
o illustrazioni in un libro di cavalieri.
Non osavamo avvicinarci. Eppure essi aspettavano,
ostinati e timidi, come se fossero stati mandati
da un antico comando a cercare noi
e quell'arcaica amicizia da tempo perduta.
All'inizio non avevamo pensato
che fossero creature da possedere e usare.
Tra di loro c'erano una mezza dozzina di puledri
venuti alla luce in un punto selvaggio del mondo distrutto,
eppure nuovi come se fossero venuti dal loro Eden.
Da allora tirano i nostri aratri e portano i nostri pesi,
ma quella schiavitù libera penetra ancora i nostri cuori.
La nostra vita è cambiata; la loro venuta ha segnato il nostro inizio.
Testo originale
THE HORSES
Barely a twelvemonth afterThe seven days war that put the world to sleep,Late in the evening the strange horses came.By then we had made our covenant with silence,But in the first few days it was so stillWe listened to our breathing and were afraid.On the second dayThe radios failed; we turned the knobs; no answer.On the third day a warship passed us, heading north,Dead bodies piled on the deck. On the sixth dayA plane plunged over us into the sea. ThereafterNothing. The radios dumb; And still they stand in corners of our kitchens,And stand, perhaps, turned on, in a million roomsAll over the world. But now if they should speak,If on a sudden they should speak again,If on the stroke of noon a voice should speak,We would not listen, we would not let it bringThat old bad world that swallowed its children quickAt one great gulp. We would not have it again.Sometimes we think of the nations lying asleep,Curled blindly in impenetrable sorrow,And then the thought confounds us with its strangeness.The tractors lie about our fields; at eveningThey look like dank sea-monsters couched and waiting.We leave them where they are and let them rust:'They'll molder away and be like other loam.'We make our oxen drag our rusty plows,Long laid aside. We have gone backFar past our fathers' land.
And then, that eveningLate in the summer the strange horses came.We heard a distant tapping on the road,A deepening drumming; it stopped, went on againAnd at the corner changed to hollow thunder.We saw the headsLike a wild wave charging and were afraid.We had sold our horses in our fathers' timeTo buy new tractors. Now they were strange to usAs fabulous steeds set on an ancient shield.Or illustrations in a book of knights.We did not dare go near them. Yet they waited,Stubborn and shy, as if they had been sentBy an old command to find our whereaboutsAnd that long-lost archaic companionship.In the first moment we had never a thoughtThat they were creatures to be owned and used.Among them were some half a dozen coltsDropped in some wilderness of the broken world,Yet new as if they had come from their own Eden.Since then they have pulled our plows and borne our loadsBut that free servitude still can pierce our hearts.Our life is changed; their coming our beginning.
I CAVALLI
traduzione di Anna Maria Robustelli
Appena dodici mesi dopo
la guerra dei sette giorni che mise a dormire il mondo,
di sera tardi arrivarono gli strani cavalli.
Ormai avevamo fatto un patto con il silenzio,
ma i primi giorni era tutto così immobile
che ascoltavamo il respiro e avevamo paura.
Il secondo giorno
le radio vennero meno; girammo le manopole; nulla.
Il terzo giorno una nave da guerra ci oltrepassò, diretta a nord,
corpi morti ammucchiati sul ponte. Il sesto giorno
un aereo si tuffò nel mare. Dopo
nulla. Le radio mute;
e rimangono ancora negli angoli delle cucine,
e stanno, forse, accese, in un milione di stanze
in tutto il mondo. Ma ora pure se parlassero,
se all'improvviso riparlassero,
se a mezzogiorno in punto una voce parlasse,
non ascolteremmo, non le lasceremmo riportare
quel vecchio mondo malvagio che ha inghiottito rapido i suoi figli
in un sol boccone. Noi non lo rivorremmo.
A volte pensiamo alle nazioni addormentate,
avvolte nel loro cieco impenetrabile dolore,
e allora il pensiero ci confonde per quanto è strano.
I trattori sono sparsi per i campi; di sera
sembrano viscidi mostri marini accucciati in attesa.
Li lasciamo arrugginire dove sono:
"Si sgretoleranno e diventeranno altra polvere".
Ai buoi facciamo tirare gli aratri arrugginiti,
da tanto in disuso: siamo arretrati
ben oltre la terra dei nostri padri.
E poi, quella sera
di tarda estate arrivarono gli strani cavalli.
Udimmo un lontano scalpitio sulla strada,
un tambureggiare che si incupiva; si interruppe, riprese
e all'angolo si trasformò in un tuono profondo.
Vedemmo le teste
caricare come un'onda selvaggia e avemmo paura.
Avevamo venduto i cavalli al tempo dei nostri padri
per comprare trattori nuovi. Ora ci sembravano strani
come favolosi destrieri istoriati su uno scudo antico
o illustrazioni in un libro di cavalieri.
Non osavamo avvicinarci. Eppure essi aspettavano,
ostinati e timidi, come se fossero stati mandati
da un antico comando a cercare noi
e quell'arcaica amicizia da tempo perduta.
All'inizio non avevamo pensato
che fossero creature da possedere e usare.
Tra di loro c'erano una mezza dozzina di puledri
venuti alla luce in un punto selvaggio del mondo distrutto,
eppure nuovi come se fossero venuti dal loro Eden.
Da allora tirano i nostri aratri e portano i nostri pesi,
ma quella schiavitù libera penetra ancora i nostri cuori.
La nostra vita è cambiata; la loro venuta ha segnato il nostro inizio.
Testo originale
THE HORSES
Barely a twelvemonth afterThe seven days war that put the world to sleep,Late in the evening the strange horses came.By then we had made our covenant with silence,But in the first few days it was so stillWe listened to our breathing and were afraid.On the second dayThe radios failed; we turned the knobs; no answer.On the third day a warship passed us, heading north,Dead bodies piled on the deck. On the sixth dayA plane plunged over us into the sea. ThereafterNothing. The radios dumb; And still they stand in corners of our kitchens,And stand, perhaps, turned on, in a million roomsAll over the world. But now if they should speak,If on a sudden they should speak again,If on the stroke of noon a voice should speak,We would not listen, we would not let it bringThat old bad world that swallowed its children quickAt one great gulp. We would not have it again.Sometimes we think of the nations lying asleep,Curled blindly in impenetrable sorrow,And then the thought confounds us with its strangeness.The tractors lie about our fields; at eveningThey look like dank sea-monsters couched and waiting.We leave them where they are and let them rust:'They'll molder away and be like other loam.'We make our oxen drag our rusty plows,Long laid aside. We have gone backFar past our fathers' land.
And then, that eveningLate in the summer the strange horses came.We heard a distant tapping on the road,A deepening drumming; it stopped, went on againAnd at the corner changed to hollow thunder.We saw the headsLike a wild wave charging and were afraid.We had sold our horses in our fathers' timeTo buy new tractors. Now they were strange to usAs fabulous steeds set on an ancient shield.Or illustrations in a book of knights.We did not dare go near them. Yet they waited,Stubborn and shy, as if they had been sentBy an old command to find our whereaboutsAnd that long-lost archaic companionship.In the first moment we had never a thoughtThat they were creatures to be owned and used.Among them were some half a dozen coltsDropped in some wilderness of the broken world,Yet new as if they had come from their own Eden.Since then they have pulled our plows and borne our loadsBut that free servitude still can pierce our hearts.Our life is changed; their coming our beginning.
Published on August 26, 2018 09:52
July 30, 2018
Consigli estivi
Segnalo questi consigli di lettura, usciti stamani su L'indiscreto, fra cui anche troverete anche i miei:
http://www.indiscreto.org/cosa-leggere-destate-secondo-lindiscreto-se-lestate-durasse-mille-anni/
Jimmy Liao, Un bacio e addio
http://www.indiscreto.org/cosa-leggere-destate-secondo-lindiscreto-se-lestate-durasse-mille-anni/

Published on July 30, 2018 00:43
July 23, 2018
Torna lo Spirito del Bosco
Published on July 23, 2018 06:53
July 1, 2018
I tarocchi e la perdita. Affrontare il dolore attraverso gli arcani
Sono stata via qualche giorno in una casa immersa nella campagna senese, verso San Galgano.
Ho avuto tempo per stare nella quiete, all'aperto, a leggere e scrivere e anche riordinare un po' di idee su quanto accaduto in questi ultimi e difficili mesi. Io e il mio compagno abbiamo portato con noi Ariel, il cucciolo di gatto che si è aggiunto alla nostra famiglia. Ho deciso di chiamarlo come lo spirito shakespeariano della Tempesta, spirito d'aria e di fuoco che spero lo protegga. Il nome senz'altro gli si addice.
Si sono mescolati l'abbazia di San Galgano e il cielo a cui si apre; l'arcangelo Michele che, oltre ad apparire al giovane Galgano, si manifesta ovunque ci siano fate e creature soprannaturali all'opera; la spada confitta nell'eremo di Montesiepi, che per me è soprattutto il Seme di Spade, lucente, netto, inequivocabile, decisivo in ogni suo arcano; la necropoli di Malignano, a lato della strada, nei cui ipogei mi sono avventurata. Nel buio, nella frescura là sotto, l'immaginazione sente sempre qualcosa o qualcuno muoversi, sospirare, anche solo un ragno sulla sua tela.
Mi sono seduta nel primo pomeriggio al tavolino nel prato, mentre Ariel giocava fra i fiori facendo esperienza del mondo fuori, e ho scritto in un altro modo di quanto mi accompagna dalla morte del mio Serafino, andatosene ad aprile per una malattia che non dà scampo. Ho scritto di cosa mi resta di lui usando le carte dei tarocchi, emerse una a una dalla memoria. Lasciare andare, mi sono ripetuta, lasciare andare. Quante volte nella mia vita? E più lascio andare più mi crescono dentro coloro che ho avuto accanto.
Dopo la perdita di Serafino ho ordinato un mazzo, The Everyday Witch Tarot , non particolarmente ricercato, ma con una caratteristica che mi ha attratto. La strega, disegnata su quasi ogni carta, è accompagnata da uno o più gatti e il gatto che appare con più frequenza è nero. Non è l'unico mazzo con gatti neri che ho, ma quelle carte mi hanno ricordato una quotidianità perduta eppure ancora presente. Fra tutte mi sono fermata a lungo sul Giudizio, cosa niente affatto inusuale per me, che accolgo sempre a questo arcano maggiore con sollievo. Qui la strega e il gatto se ne vanno insieme spensierati, suonando la melodia del risveglio, inventando una nuova primavera. Siamo io e lui, mi sono detta. Un giorno lo saremo di nuovo e lì, in quel sentiero nel ventesimo arcano, lo incontrerò. Intanto però devo vivere, tornare come posso alla leggerezza. Proseguire. Questa è la parola che mi conduce alla carta successiva, l'Otto di Coppe del Mary El , forse il mazzo di carte che più sento affine, nel quale spesso mi rifugio.
Il bambino dagli occhi profondi indossa la pelle del leone della prima fatica di Ercole, è pronto a mutare, ad andare altrove con un passo che non teme, perché l'animo resta veritiero e innocente. Non si viaggia col cuore offuscato - ogni viaggio richiede pulizia, richiede di fare di noi stessi, e di quanto abbiamo più caro, una protezione. Il bambino mi parla: "Tu sei cambiata, anche se sei sempre la stessa, con le tue convinzioni, la tua ostinazione. Accetta il mutamento e che quello che hai amato e ami prenda posto da un'altra parte". A volte le partenze sono solo un modo diverso di stare dove si è. Il manto del felino è anche l'affetto ricevuto dall'animale straordinario che è vissuto con me. Ma varrebbe questo per ogni altra perdita - umana, felina, canina. Devo prepararmi per attraversare, mentre anche le anime che lasciano il corpo attraversano. Devo entrare nel Sei di Spade, affidarmi al mio vecchio amico traghettatore e scoprire, forse, che se si liberasse dal cappuccio e mi rivolgesse uno sguardo, non sarebbe altro che uno specchio davanti a me.
Scelgo due delle versioni più classiche, dal Llewellyn e dall' Anna K ., mi accingo ad andare ancora di là, trovare l'opposta riva, che inizia dentro e non fuori. Andare è imparare che il mondo è interiore quanto esteriore, che tutto viaggia con noi. Partiamo, gettiamo un ultimo sguardo, come nella poesia di Yeats (Under Ben Bulben, ricordi?), i cui versi sono scritti sulla sua tomba a Drumcliff:
Cast a cold EyeOn Life, on DeathHorseman, pass by!Getta uno sguardo freddo/sulla Vita, sulla Morte/ Cavaliere, passa oltre! Come tutti i cavalieri del mazzo dei tarocchi, chi con lentezza, chi con ferocia.
Non temere la perdita, non temere l'imbarazzo se ti viene da piangere, non temere la miseria che viene dal dolore, seppure invisibile agli altri - non temere. Stai. Un messaggio formidabile e dignitoso che io ritrovo nel Cinque di Denari del Mary El, dove l'uomo nudo, un rinunciante, un ramingo dai capelli intrecciati come liane e serpi indica in se stesso un mondo completo, una ricchezza ignota che è risorsa. Perché la lunga lezione della perdita non è il crollo della Torre (Arcano fortissimo nella mia vita, ma che non sento rilevante qui), ma la Temperanza, l'Angelo che entra perfino senza invito, il messaggero, che insegna la coesistenza di male e bene, il loro nutrirsi a vicenda. Ancora il Mary El e la sua tigre nuotatrice, che trattiene e modella l'onda avversa, ne è temprata e non ruggisce, ma, come il bambino dell'Otto di Coppe, mi guarda. Io resto davanti alle onde e so che mi immergerò, non farò riempire per troppo a lungo dal pianto come una Regina di Coppe che non riesce più a commuoversi, perché satura fino all'insensatezza.
Soprattutto non farò tutto da sola. Se non riuscirò - confiderò nelle stelle. La Stella. Dopotutto sono un'acquariana e la Stella è nel mio destino con la sua ferma fiducia che anche la pietra possa fiorire. Ve n'è una in particolare che mi chiama, una Stella della vita ordinaria, terrena. Nel mazzo di Poppy Palin, The Everyday Enchantment Tarot , la Stella è al collo di una bambina che appare, provvidenziale, nella devastazione di un incendio che richiama la tragedia recente della Grenfell Tower a Londra, così come ogni momento cupo della nostra storia umana, ogni volta in cui ci chiediamo: "Perché sta succedendo?".
La bambina porta acqua ed è scalza, senza paura. "Afferrami", dice."Afferra la mia mano tesa. Non ti libero dal dolore, ma tu puoi guardare in alto, lasciarlo respirare".

Ho avuto tempo per stare nella quiete, all'aperto, a leggere e scrivere e anche riordinare un po' di idee su quanto accaduto in questi ultimi e difficili mesi. Io e il mio compagno abbiamo portato con noi Ariel, il cucciolo di gatto che si è aggiunto alla nostra famiglia. Ho deciso di chiamarlo come lo spirito shakespeariano della Tempesta, spirito d'aria e di fuoco che spero lo protegga. Il nome senz'altro gli si addice.


Si sono mescolati l'abbazia di San Galgano e il cielo a cui si apre; l'arcangelo Michele che, oltre ad apparire al giovane Galgano, si manifesta ovunque ci siano fate e creature soprannaturali all'opera; la spada confitta nell'eremo di Montesiepi, che per me è soprattutto il Seme di Spade, lucente, netto, inequivocabile, decisivo in ogni suo arcano; la necropoli di Malignano, a lato della strada, nei cui ipogei mi sono avventurata. Nel buio, nella frescura là sotto, l'immaginazione sente sempre qualcosa o qualcuno muoversi, sospirare, anche solo un ragno sulla sua tela.


Mi sono seduta nel primo pomeriggio al tavolino nel prato, mentre Ariel giocava fra i fiori facendo esperienza del mondo fuori, e ho scritto in un altro modo di quanto mi accompagna dalla morte del mio Serafino, andatosene ad aprile per una malattia che non dà scampo. Ho scritto di cosa mi resta di lui usando le carte dei tarocchi, emerse una a una dalla memoria. Lasciare andare, mi sono ripetuta, lasciare andare. Quante volte nella mia vita? E più lascio andare più mi crescono dentro coloro che ho avuto accanto.

Dopo la perdita di Serafino ho ordinato un mazzo, The Everyday Witch Tarot , non particolarmente ricercato, ma con una caratteristica che mi ha attratto. La strega, disegnata su quasi ogni carta, è accompagnata da uno o più gatti e il gatto che appare con più frequenza è nero. Non è l'unico mazzo con gatti neri che ho, ma quelle carte mi hanno ricordato una quotidianità perduta eppure ancora presente. Fra tutte mi sono fermata a lungo sul Giudizio, cosa niente affatto inusuale per me, che accolgo sempre a questo arcano maggiore con sollievo. Qui la strega e il gatto se ne vanno insieme spensierati, suonando la melodia del risveglio, inventando una nuova primavera. Siamo io e lui, mi sono detta. Un giorno lo saremo di nuovo e lì, in quel sentiero nel ventesimo arcano, lo incontrerò. Intanto però devo vivere, tornare come posso alla leggerezza. Proseguire. Questa è la parola che mi conduce alla carta successiva, l'Otto di Coppe del Mary El , forse il mazzo di carte che più sento affine, nel quale spesso mi rifugio.

Il bambino dagli occhi profondi indossa la pelle del leone della prima fatica di Ercole, è pronto a mutare, ad andare altrove con un passo che non teme, perché l'animo resta veritiero e innocente. Non si viaggia col cuore offuscato - ogni viaggio richiede pulizia, richiede di fare di noi stessi, e di quanto abbiamo più caro, una protezione. Il bambino mi parla: "Tu sei cambiata, anche se sei sempre la stessa, con le tue convinzioni, la tua ostinazione. Accetta il mutamento e che quello che hai amato e ami prenda posto da un'altra parte". A volte le partenze sono solo un modo diverso di stare dove si è. Il manto del felino è anche l'affetto ricevuto dall'animale straordinario che è vissuto con me. Ma varrebbe questo per ogni altra perdita - umana, felina, canina. Devo prepararmi per attraversare, mentre anche le anime che lasciano il corpo attraversano. Devo entrare nel Sei di Spade, affidarmi al mio vecchio amico traghettatore e scoprire, forse, che se si liberasse dal cappuccio e mi rivolgesse uno sguardo, non sarebbe altro che uno specchio davanti a me.

Scelgo due delle versioni più classiche, dal Llewellyn e dall' Anna K ., mi accingo ad andare ancora di là, trovare l'opposta riva, che inizia dentro e non fuori. Andare è imparare che il mondo è interiore quanto esteriore, che tutto viaggia con noi. Partiamo, gettiamo un ultimo sguardo, come nella poesia di Yeats (Under Ben Bulben, ricordi?), i cui versi sono scritti sulla sua tomba a Drumcliff:
Cast a cold EyeOn Life, on DeathHorseman, pass by!Getta uno sguardo freddo/sulla Vita, sulla Morte/ Cavaliere, passa oltre! Come tutti i cavalieri del mazzo dei tarocchi, chi con lentezza, chi con ferocia.

Non temere la perdita, non temere l'imbarazzo se ti viene da piangere, non temere la miseria che viene dal dolore, seppure invisibile agli altri - non temere. Stai. Un messaggio formidabile e dignitoso che io ritrovo nel Cinque di Denari del Mary El, dove l'uomo nudo, un rinunciante, un ramingo dai capelli intrecciati come liane e serpi indica in se stesso un mondo completo, una ricchezza ignota che è risorsa. Perché la lunga lezione della perdita non è il crollo della Torre (Arcano fortissimo nella mia vita, ma che non sento rilevante qui), ma la Temperanza, l'Angelo che entra perfino senza invito, il messaggero, che insegna la coesistenza di male e bene, il loro nutrirsi a vicenda. Ancora il Mary El e la sua tigre nuotatrice, che trattiene e modella l'onda avversa, ne è temprata e non ruggisce, ma, come il bambino dell'Otto di Coppe, mi guarda. Io resto davanti alle onde e so che mi immergerò, non farò riempire per troppo a lungo dal pianto come una Regina di Coppe che non riesce più a commuoversi, perché satura fino all'insensatezza.

Soprattutto non farò tutto da sola. Se non riuscirò - confiderò nelle stelle. La Stella. Dopotutto sono un'acquariana e la Stella è nel mio destino con la sua ferma fiducia che anche la pietra possa fiorire. Ve n'è una in particolare che mi chiama, una Stella della vita ordinaria, terrena. Nel mazzo di Poppy Palin, The Everyday Enchantment Tarot , la Stella è al collo di una bambina che appare, provvidenziale, nella devastazione di un incendio che richiama la tragedia recente della Grenfell Tower a Londra, così come ogni momento cupo della nostra storia umana, ogni volta in cui ci chiediamo: "Perché sta succedendo?".

La bambina porta acqua ed è scalza, senza paura. "Afferrami", dice."Afferra la mia mano tesa. Non ti libero dal dolore, ma tu puoi guardare in alto, lasciarlo respirare".
Published on July 01, 2018 09:08
June 5, 2018
Giudicare dalla copertina: le illustrazioni di Karl James Mountford
L'intero articolo con le illustrazioni si può leggere qui:http://judgebythecover.altervista.org/le-copertine-fiabesche-karl-james-mountford/

Published on June 05, 2018 02:14
May 22, 2018
Pinocchio e il Pescecane: lo spettacolo
Published on May 22, 2018 00:00
January 4, 2018
Il listone
Cento libri non in ordine di importanza. Libri che mi hanno segnato, che indicano delle svolte, che hanno rilevanza per le cose che penso, faccio e scrivo.
- Non necessariamente i più belli che ho letto, per esempio il più bel libro di Dickens per me è Grandi Speranze, ma per altri motivi non è quello che ho scelto
-spaziando in qualsiasi genere; un libro solo per autore (circa - ho barato su Carroll e Barrie, ma quasi nessuno se ne accorge). Sono sicura che ce ne sono almeno altrettanti che protestano, specialmente fra i fumetti, visto che qui ne ho messo solo uno, ma insomma, eccoli:
1. William Butler Yeats, The Complete Poems
2. Giacomo Leopardi, I canti
3. Elizabeth Bishop, The Complete Poems
4. Selma Lagerlof, Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson
5. Nelle Harper Lee, Il buio oltre la siepe
6. Hans Christian Andersen, Fiabe
7. Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie & Attraverso lo specchio
8. Virginia Woolf, Le onde
9. Angela Carter, La camera di sangue e altre storie
10. Michael Ende, La storia infinita
11. Margherita Guidacci, Le poesie
12. BhagavadGita (a cura di A.M.Esnoul)
13. I vangeli gnostici (a cura di L. Moraldi)
14. Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò
15. Susan Sontag, Sulla fotografia
16. Robert Hertz, La preminenza della destra e altri saggi
17. Janet Frame, Un angelo alla mia tavola
18. Stig Dagerman, Il viaggiatore e altri racconti
19. Johan Turi, Vita del lappone
20. Vasco Pratolini, Cronache di poveri amanti
21. J.M. Barrie, Peter Pan nei giardini di Kensington – Peter Pan e Wendy
22. Charles Dickens, Canto di Natale
23. Emily Bronte, Cime tempestose
24. Filippo Tuena, Ultimo parallelo
25. Zbigniew Herbert, Rapporto dalla città assediata (poesia)
26. Simone Weil, L’ombra e la grazia
27. Carlo Collodi, Pinocchio
28. Giorgio Caproni, Tutte le poesie
29. Emily Dickinson, Tutte le poesie
30. Werner Herzog, Sentieri nel ghiaccio
31. Tove Jansson, Magia d’inverno
32. Amelia Rosselli, L’opera poetica
33. Antonella Anedda, Notti di pace occidentale (poesia)
34. Fratelli Grimm, Fiabe
35. Truman Capote, A sangue freddo
36. Fedor Dostoevskij, I fratelli Karamazov
37. Aldo Busi, Seminario sulla gioventù
38. Robert Louis Stevenson, A Child’s Garden of Verses
39. Jack London, Il richiamo della foresta
40. Carlo Ginzburg, I benandanti
41. Neil Gaiman, Sandman
42. Philip Pullman, Queste oscure materie (trilogia)
43. Marc Bloch, Apologia della storia
44. Soren Kierkegaard, La malattia mortale
45. Astrid Lindgren, Pippi Calzelunghe
46. Maya Angelou, Io so perché l’uccello in gabbia canta
47. Robert Kirk, Il Regno segreto
48. Rudyard Kipling, I libri della jungla
49. Mircea Eliade, Lo Sciamanesimo e le tecniche arcaiche dell’estasi
50. Robert Burton, The Anatomy of Melancholy
51. J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit
52. E.M. Forster, The Celestial Omnibus and other stories
53. Frances Hodgson Burnett, Il giardino segreto
54. Franz Kafka, Quaderni in ottavo
55. Margaret Atwood, Eating Fire. Selected Poetry
56. Osip Mandel’stam, Viaggio in Armenia
57. Antonio Lobo Antunes, Trattato delle passion dell’anima
58. Anne Carson, Glass, Irony and God
59. Martin Millar, Latte, solfato e Alby Starvation
60. Ted Hughes, Birthday Letters
61. Sylvia Plath, The complete poems
62. Christina Georgina Rossetti, Goblin Market and Other Poems
63. Charlotte Bronte, Jane Eyre
64. Louise Gluck, L’iris selvaggio (poesia)
65. Joris-Karl Huysmans, Lâ-bas
66. Leonora Carrington, Il cornetto acustico
67. Flannery O’Connor, Il cielo è dei violenti
68. Bruce Chatwin, Le vie dei canti
69. William Faulkner, Mentre morivo
70. Dante Alighieri, Divina Commedia
71. Gianni Rodari, Favole al telefono
72. Jeanette Winterson, Why be happy when you could be normal?
73. Margo Lanegan, Tender Morsels
74. James Stephens, La pentola dell’oro
75. Guido Morselli, Dissipatio H.G.
76. Etty Hillesum, Diari
77. Helen Macdonald, H is for Hawk (io e Mabel)
78. Snorri Sturloson, Edda
79. René Girard, La violenza e il sacro
80. Agota Kristof, Trilogia della città di K.
81. William Shakespeare, Macbeth
82. Wallace Stevens, Il mondo come meditazione (poesia)
83. Tomas Transtroemer, Poesia dal silenzio
84. Alice Oswald, Dart (poesia)
85. Franco Buffoni, Il profilo del rosa (poesia)
86. Fabio Pusterla, Bocksten (poesia)
87. Nikolaj Gogol, Le anime morte
88. H.D. Thoreau, Walden ovvero Vita nei boschi
89. T.S. Eliot, The waste land (poesia)
90. John Millington Synge, The Playboy of the Western World and Other Plays
91. Giuseppe Verga, I malavoglia
92. Adriano Prosperi, Tribunali della coscienza
93. Marina Cvetaeva, Dopo la Russia
94. Piero Martinetti, Pietà verso gli animali
95. Hans Henny Jahnn, Tredici storie inospitali
96. Cormac McCarthy, Suttree
97. Friedrich Nietzsche, Genealogia della morale
98. Knud Rasmussen, Il grande viaggio in slitta
99. Susan Eloise Hinton, I ragazzi della 56ma strada
100. Christopher Isherwood, Un uomo solo
- Non necessariamente i più belli che ho letto, per esempio il più bel libro di Dickens per me è Grandi Speranze, ma per altri motivi non è quello che ho scelto
-spaziando in qualsiasi genere; un libro solo per autore (circa - ho barato su Carroll e Barrie, ma quasi nessuno se ne accorge). Sono sicura che ce ne sono almeno altrettanti che protestano, specialmente fra i fumetti, visto che qui ne ho messo solo uno, ma insomma, eccoli:
1. William Butler Yeats, The Complete Poems
2. Giacomo Leopardi, I canti
3. Elizabeth Bishop, The Complete Poems
4. Selma Lagerlof, Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson
5. Nelle Harper Lee, Il buio oltre la siepe
6. Hans Christian Andersen, Fiabe
7. Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie & Attraverso lo specchio
8. Virginia Woolf, Le onde
9. Angela Carter, La camera di sangue e altre storie
10. Michael Ende, La storia infinita
11. Margherita Guidacci, Le poesie
12. BhagavadGita (a cura di A.M.Esnoul)
13. I vangeli gnostici (a cura di L. Moraldi)
14. Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò
15. Susan Sontag, Sulla fotografia
16. Robert Hertz, La preminenza della destra e altri saggi
17. Janet Frame, Un angelo alla mia tavola
18. Stig Dagerman, Il viaggiatore e altri racconti
19. Johan Turi, Vita del lappone
20. Vasco Pratolini, Cronache di poveri amanti
21. J.M. Barrie, Peter Pan nei giardini di Kensington – Peter Pan e Wendy
22. Charles Dickens, Canto di Natale
23. Emily Bronte, Cime tempestose
24. Filippo Tuena, Ultimo parallelo
25. Zbigniew Herbert, Rapporto dalla città assediata (poesia)
26. Simone Weil, L’ombra e la grazia
27. Carlo Collodi, Pinocchio
28. Giorgio Caproni, Tutte le poesie
29. Emily Dickinson, Tutte le poesie
30. Werner Herzog, Sentieri nel ghiaccio
31. Tove Jansson, Magia d’inverno
32. Amelia Rosselli, L’opera poetica
33. Antonella Anedda, Notti di pace occidentale (poesia)
34. Fratelli Grimm, Fiabe
35. Truman Capote, A sangue freddo
36. Fedor Dostoevskij, I fratelli Karamazov
37. Aldo Busi, Seminario sulla gioventù
38. Robert Louis Stevenson, A Child’s Garden of Verses
39. Jack London, Il richiamo della foresta
40. Carlo Ginzburg, I benandanti
41. Neil Gaiman, Sandman
42. Philip Pullman, Queste oscure materie (trilogia)
43. Marc Bloch, Apologia della storia
44. Soren Kierkegaard, La malattia mortale
45. Astrid Lindgren, Pippi Calzelunghe
46. Maya Angelou, Io so perché l’uccello in gabbia canta
47. Robert Kirk, Il Regno segreto
48. Rudyard Kipling, I libri della jungla
49. Mircea Eliade, Lo Sciamanesimo e le tecniche arcaiche dell’estasi
50. Robert Burton, The Anatomy of Melancholy
51. J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit
52. E.M. Forster, The Celestial Omnibus and other stories
53. Frances Hodgson Burnett, Il giardino segreto
54. Franz Kafka, Quaderni in ottavo
55. Margaret Atwood, Eating Fire. Selected Poetry
56. Osip Mandel’stam, Viaggio in Armenia
57. Antonio Lobo Antunes, Trattato delle passion dell’anima
58. Anne Carson, Glass, Irony and God
59. Martin Millar, Latte, solfato e Alby Starvation
60. Ted Hughes, Birthday Letters
61. Sylvia Plath, The complete poems
62. Christina Georgina Rossetti, Goblin Market and Other Poems
63. Charlotte Bronte, Jane Eyre
64. Louise Gluck, L’iris selvaggio (poesia)
65. Joris-Karl Huysmans, Lâ-bas
66. Leonora Carrington, Il cornetto acustico
67. Flannery O’Connor, Il cielo è dei violenti
68. Bruce Chatwin, Le vie dei canti
69. William Faulkner, Mentre morivo
70. Dante Alighieri, Divina Commedia
71. Gianni Rodari, Favole al telefono
72. Jeanette Winterson, Why be happy when you could be normal?
73. Margo Lanegan, Tender Morsels
74. James Stephens, La pentola dell’oro
75. Guido Morselli, Dissipatio H.G.
76. Etty Hillesum, Diari
77. Helen Macdonald, H is for Hawk (io e Mabel)
78. Snorri Sturloson, Edda
79. René Girard, La violenza e il sacro
80. Agota Kristof, Trilogia della città di K.
81. William Shakespeare, Macbeth
82. Wallace Stevens, Il mondo come meditazione (poesia)
83. Tomas Transtroemer, Poesia dal silenzio
84. Alice Oswald, Dart (poesia)
85. Franco Buffoni, Il profilo del rosa (poesia)
86. Fabio Pusterla, Bocksten (poesia)
87. Nikolaj Gogol, Le anime morte
88. H.D. Thoreau, Walden ovvero Vita nei boschi
89. T.S. Eliot, The waste land (poesia)
90. John Millington Synge, The Playboy of the Western World and Other Plays
91. Giuseppe Verga, I malavoglia
92. Adriano Prosperi, Tribunali della coscienza
93. Marina Cvetaeva, Dopo la Russia
94. Piero Martinetti, Pietà verso gli animali
95. Hans Henny Jahnn, Tredici storie inospitali
96. Cormac McCarthy, Suttree
97. Friedrich Nietzsche, Genealogia della morale
98. Knud Rasmussen, Il grande viaggio in slitta
99. Susan Eloise Hinton, I ragazzi della 56ma strada
100. Christopher Isherwood, Un uomo solo
Published on January 04, 2018 10:02
December 30, 2017
Da Santomoro, dalla Valle delle Buri
Qual è il potere della poesia? Qui condivido questo speciale video dedicato al Viaggio dell'Eroe dalla tv locale, TVL. Forse il potere della poesia è ricordarci che la nostra fragilità è una forza, quando ci uniamo.
E condivido anche questo articolo, questa storia che ho scritto non solo a nome mio - anzi soprattutto a nome del paese dove abito, per difendere la nostra scuola, la scuolina Lo Scoiattolo, vero cuore della comunità. Il 2018 sarà un anno di lotta, ma anche d'amore.
http://www.reportpistoia.com/agora/item/54894-la-bella-fiaba-dello-scoiattolo-di-santomoro-che-rischia-di-essere-cancellata.html
E condivido anche questo articolo, questa storia che ho scritto non solo a nome mio - anzi soprattutto a nome del paese dove abito, per difendere la nostra scuola, la scuolina Lo Scoiattolo, vero cuore della comunità. Il 2018 sarà un anno di lotta, ma anche d'amore.
http://www.reportpistoia.com/agora/item/54894-la-bella-fiaba-dello-scoiattolo-di-santomoro-che-rischia-di-essere-cancellata.html
Published on December 30, 2017 03:27