Csaba Dalla Zorza's Blog, page 1477

June 21, 2021

Tutto il bello di un viaggio con le ÖBB, le Ferrovie Austriache


[image error]Ferrovie Austriache ÖBB[image error]Ferrovie Austriache ÖBB[image error]Ferrovie Austriache ÖBB[image error]Ferrovie Austriache ÖBB

Abbiamo (finalmente) riscoperto il grande piacere di viaggiare in treno. Gli svedesi, connazionali della paladina della rivoluzione green Greta Thunberg, gli hanno anche dato un nome: «tagskryt». Una passione ormai globale perché il treno non è solo il mezzo più ecologico in assoluto, ma è anche più comodo dell’auto, per certe tratte più veloce dell’areo, e inoltre può diventare particolarmente piacevole se si viaggia con compagnie che stanno tracciando la rotta per il futuro in termini di comfort, e non solo. Come le ÖBB, le Ferrovie Austriache, che collegano l’Italia con l’Austria e la Germania su treni ultramoderni, pulitissimi, con servizi all’avanguardia e, in più, attraversando paesaggi meravigliosi.

Uno dei motivi del ritorno del treno in fondo è proprio questo: offre la possibilità di valorizzare ogni instante, standosene comodamente seduti ammirando il mondo che scorre fuori dal finestrino, sia con l’alta velocità che a bordo di ferrovie turistiche e treni storici. Un vero e proprio viaggio nel viaggio quando si sale a bordo di un treno ÖBB, perché le ferrovie austriache corrono tra città e tratte alpine di una bellezza senza eguali.

Un esempio? La ferrovia panoramica del Semmering, che collega Bassa Austria e Stiria attraversando vette di roccia e dolci paesaggi boscosi, considerata una delle più spettacolari d’Europa: è stata la prima ad essere inclusa tra i Patrimoni dell’Umanità dall’Unesco e 150 anni fa è stata anche la prima ferrovia ad attraversare le Alpi. È un capolavoro dell’ingegneria (peraltro firmato da un ingegnere veneziano, Carlo Ghega) che ha segnato un traguardo per il mondo intero: il trionfo della tecnica sulla natura, perché per la prima volta con la ferrovia del Semmering l’uomo è riuscito a entrare nel cuore selvaggio delle montagne con il treno a vapore attraverso tunnel e viadotti mozzafiato. Kalte Rinne è un’ icona: è il viadotto più celebre del Semmering lungo 184 metri, disposto su due piani a un’altezza complessiva di 46 metri, a un soffio dalle vette della Raxalpe. E poi tra i tanti punti spettacolari c’è il lungo tratto dell’Adlitzgraben, che sembra sospeso nell’aria con viadotti a più armature diventati leggenda: appena inaugurato erano tanti i viaggiatori che avevano paura di salirci e cadere nel vuoto ma furono di più quelli che, spinti dalla curiosità, non fecero a meno di provare.

Uno dei tanti aneddoti da conoscere sulla storia di questa ferrovia, si scopre anche visitando l’esposizione permanente allestita alla stazione di Semmering, rinomata stazione sciistica a 898 metri d’altitudine: un vero e proprio paradiso, perfetto anche come base per la vacanza dato che proprio nel piazzale della stazione ci sono hotel deliziosi, ideali anche per chi d’estate vuole percorrere parte della tratta a piedi. Per questo c’è un sentiero ferroviario apposito di 21 chilometri molto facili: il Bahnwanderweg, che segue tutta la rampa nord della ferrovia fino a Payerbach.

Oggi, ovviamente, il Semmering non si percorre più con treni a vapore: questa tratta meravigliosa si vive a bordo del Railjet ÖBB, che è il treno a lunga percorrenza più moderno e veloce delle ÖBB che corre fino a 230 km/h collegando internamente tutta l’Austria ma anche l’Austria con l’Italia. Offre posti in Business Class, First Class o Economy Class (che include anche una Economy Children Zone con un’area giochi per bambini e una Economy Kids Movies dove ci sono schermi che li intrattengono con film e cartoni), un ristorante che offre specialità austriache e internazionali, un vagone per chi vuole viaggiare con la bici.

Se poi volete provare la comodità di viaggiare di notte ci sono gli ÖBB Nightjet che consentono di raggiungere l’Austria anche dall’Italia senza alcuno stress e offrendo vantaggi impareggiabili in termini di sostenibilità, velocità, ma anche economici perché ci sono offerte decisamente vantaggiose (senza contare che una notte in treno è una notte in albergo in meno). Anzitutto, con ÖBB Nightjet non si affrontano code in autostrada, e si viaggia mentre si dorme, rendendo lo spostamento più leggero anche per i bambini (che non vi domanderanno così spesso «quando arriviamo?» o «quanto manca?»). Inoltre i vagoni cuccette, oltre che pulitissimi (sanificati secondo i più severi protocolli anti-Covid) sono molto ampi e comodi, perfetti per una famiglia che li può prenotare per uso privato o per un gruppo di amici che, per non separarsi durante il viaggio e non viaggiare con estranei, ora può prenotare anche l’intero scompartimento. Alla fine del viaggio aprirete gli occhi, vi gusterete la colazione che vi porteranno direttamente a letto e, guardando le meraviglie che ci sono fuori dal finestrino, vi godrete il vostro benvenuto in pieno centro nelle meravigliose città dell’Austria. Vi viene in mente un viaggio più piacevole? Nella gallery sopra alcune foto

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 21, 2021 02:44

Perché il 2021 è l’anno dei Måneskin, quei bravi (e rari) ragazzi

[image error]I Måneskin in Svezia[image error]I Måneskin in Svezia[image error]I Måneskin in Svezia[image error]I Måneskin in Svezia[image error]I Måneskin in Svezia[image error]I Måneskin in Svezia[image error]I Måneskin in Svezia

Il successo ha numeri che lo sostengono. Fatti. Eppure, l’insieme di ragioni che ha garantito ai Måneskin l’accesso alla fama internazionale non hanno a che vedere, unicamente, con il puro dato matematico. La band romana, la prima negli ultimi trent’anni a vedersi spalancate le porte delle classifiche inglesi, ha saputo incarnare un nuovo prototipo d’artista. Qualcosa che tenga insieme umiltà e innovazione, dimenticando gli eccessi manieristici della rockstar.

I Måneskin, che la Francia ha provato ad etichettare come «drogati», hanno dimostrato quanto l’onestà – intellettuale ed umana – possa ancora. Hanno aspettato, pazienti, che il merito fosse il solo tramite per il successo. E, dentro e fuori il palco, non hanno voluto altro che la propria musica: un’idea di spettacolo non necessariamente innovativa, ma, di certo, pulita. I Måneskin hanno rifiutato le scorciatoie, i social, la possibilità di pompare il proprio ego e il proprio seguito attraverso attività estranee al loro percorso artistico. E, senza proclami né spacconerie, sono arrivati dove nessun altro, a oggi, è riuscito ad arrivare.

Il gruppo guidato da Damiano David, reduce dalla doppia vittoria di Sanremo e dell’Eurovision, è riuscito a infilare nelle classifiche inglesi un altro suo singolo, I wanna be your slave. Il brano, già disco d’oro in Italia, è arrivato alla settimana posizione dei singoli più ascoltati oltremanica. Cosa, questa, che non ha alcun precedente nel nostro Paese. La band, per la quale si dice Simon Cowell in persona, il genio dietro il fenomeno One Direction, abbia manifestato un certo interesse, è la prima in Italia a potere tanto. E pure la Bbc ha dovuto arrendersi all’evidenza, certificando il successo di un quartetto che è riuscito a ribaltare ogni stereotipo di genere (musicale), vendendo il suo essere bravi ragazzi per quel che è: una medaglia al valore, ancor più rara nel mondo d’oggi.

LEGGI ANCHEIl momento d'oro dei Måneskin, dal successo di Berlino al «New York Times» e Simon Cowell

LEGGI ANCHEI Maneskin sulla cover speciale Pride di Vanity Fair: «Liberi, diversi e orgogliosi di esserlo»

LEGGI ANCHEMåneskin, è ancora record: «Zitti e Buoni» entra nella top 20 britannica
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 21, 2021 02:37

Nel Regno Unito, se sei vaccinato, hai punti in più sui siti di incontri

Le app di appuntamento Tinder, Match, Hinge, Bumble, Badoo e tanti altri hanno tutti aderito al programma vaccinale in collaborazione con il governo del Regno Unito. L’idea dei badge dei vaccini sulle app di appuntamenti è stata lanciata negli Stati Uniti a maggio.

La campagna è partita dopo un recente sondaggio di YouGov, che ha mostrato infatti che il 59% degli adulti preferirebbe uscire con qualcuno che è stato vaccinato e un ulteriore 28% non uscirebbe con qualcuno a meno che non abbia ricevuto il vaccino.

In Inghilterra e Galles le persone di età superiore ai 18 anni possono ora beneficiare del vaccino. Nell’Irlanda del Nord e nel Galles è disponibile per tutti gli over 18. Il governo afferma che finora più di 40 milioni di persone hanno ricevuto almeno una delle due dosi.

Ecco quindi che per spingere anche i più giovani a vaccinarsi, scendono in campo le app di incontri.

Alcune app includono incentivi aggiuntivi per coloro che affermano di essere vaccinati, come crediti gratuiti o accesso a funzionalità premium che di solito costano di più, come potenziamenti del profilo, donazioni di rose virtuali e “super Mi piace”.

Tinder: i membri saranno in grado di aggiungere una varietà di adesivi al loro profilo tra cui “Sono vaccinato” o “I vaccini salvano vite”, con Tinder che offre a coloro che supportano la campagna un “super like” gratuito per aiutarli a distinguersi tra gli altri. Tinder lancerà anche un “centro vaccini” con una serie di risorse per educare e connettere i membri con il loro sito di vaccinazione più vicino

Match e Ourtime: i membri potranno aggiungere un nuovo badge al proprio profilo per mostrare il loro stato di vaccino

OkCupid: gli utenti potranno aggiungere un badge di profilo “Sono vaccinato” ed essere presenti nello stack “Vaccinati” di OkCupid, il suo nuovo sistema di corrispondenza che consente agli utenti di cercare per categorie selezionate sull’app. Coloro che parteciperanno riceveranno anche un “boost” gratuito

Hinge: gli utenti che partecipano alla loro campagna di vaccinazione riceveranno una “rosa” gratuita, che indica agli altri utenti che sono entusiasti di conoscerli

Plenty of Fish: i membri potranno aggiungere un badge “Ho ottenuto il mio vaccino” ai loro profili. Chi parteciperà riceverà 20 crediti da utilizzare per la funzione di streaming live di Plenty of Fish

Bumble: la popolare app di appuntamenti per le donne consentirà alle persone nel Regno Unito di aggiungere un badge “vaccinato” ai propri profili. Per coloro che applicano il badge, Bumble offrirà crediti gratuiti per funzionalità premium come Spotlight e Superswipes. Le persone su Bumble saranno anche in grado di condividere le preferenze COVID-19, consentendo loro di comunicare facilmente come si sentono a proprio agio con gli appuntamenti: all’aperto o al chiuso, come si sentono riguardo agli spazi affollati e le loro aspettative su maschere e distanza sociale. Bumble sfrutterà anche i propri canali di social media per amplificare la necessità di vaccinarsi

Badoo: le promozioni in-app consentiranno alle persone nel Regno Unito di aggiungere un badge “vaccinato” ai loro profili. Inoltre, Badoo offrirà alle persone vaccinate crediti gratuiti per funzionalità premium come Spotlight e Superswipes. Badoo sfrutterà anche i propri canali di social media per amplificare la necessità di vaccinarsi

Muzmatch: i contenuti con i medici che rispondono alle domande più urgenti degli utenti sul vaccino verranno pubblicati sui canali dei social media

Il ministro dei vaccini Nadhim Zahawi ha descritto la nuova iniziativa come una risorsa incredibile per il programma di vaccinazione contro il Covid-19 del Regno Unito.

L’attivista per la privacy, la dott.ssa Stephanie Hare, ha affermato che poiché il badge dell’app di appuntamenti è volontario e non è richiesta alcuna documentazione ufficiale, il rischio per la privacy è basso. Certo, ciò vuol dire che non c’è nemmeno la sicurezza che sia vero!

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 21, 2021 02:04

June 20, 2021

La regina per la Festa del papà condivide una delle foto più private di sempre

[image error]La regina Elisabetta al funerale del marito Filippo[image error]La regina Elisabetta al funerale del marito Filippo[image error]La regina Elisabetta al funerale del marito Filippo[image error]La regina Elisabetta al funerale del marito Filippo[image error]La regina Elisabetta al funerale del marito Filippo[image error]La regina Elisabetta al funerale del marito Filippo[image error]La regina Elisabetta al funerale del marito Filippo[image error]La regina Elisabetta al funerale del marito Filippo[image error]La regina Elisabetta al funerale del marito Filippo[image error]La regina Elisabetta al funerale del marito Filippo

La Festa del papà in Gran Bretagna si festeggia la domenica di fine primavera, e quest’anno il 20 giugno 2021. Per celebrarla anche la famiglia reale ha voluto condividere in Rete le foto di auguri. È una festa più triste per i Windsor, la prima senza il capofamiglia, il principe Filippo, scomparso lo scorso aprile a 99 anni.

La regina Elisabetta, sua moglie per più di 73 anni, ha voluto così ricordarlo con una delle foto più intime mai condivise dalla sovrana. In uno scatto in bianco e nero sui prati di Balmoral, la residenza che da sempre Elisabetta II sente come più cara e famigliare, ci sono in posa lei, papà Giorgio VI, il marito Filippo e il piccolo Carlo. Era il 1951 e re Giorgio VI sarebbe scomparso l’anno successivo, rendendo lei giovanissima regina.

«Auguro a tutti i papà del mondo una festa speciale», ha scritto la sovrana 95enne, appena rientrata dall’ultimo impegno ufficiale: le corse di Royal Ascot. Anche il principe Carlo ha scelto – tramite l’account ufficiale di Clarence House – di celebrare la ricorrenza. Con tre foto. La prima lo vede in braccio a papà Filippo, per un ritratto privato inedito. La seconda foto, invece, ha per protagonista la moglie Camilla in compagnia del padre. Infine, lui, Harry e William ragazzini. Un ricordo piacevole in un periodo delicato per il principe Carlo e i due figli. William e Harry, lo sappiamo, sono ormai distanti, e il minore sembra essersi allontanato (di nuovo) anche dal padre.

Kate Middleton e William, invece, hanno scelto un video dedicato a tutti i papà. Un collage di foto: c’è papà Carlo, con il figlio William e con il fratello Harry; c’è Kate nel giorno delle nozze reali, mentre si fa accompagnare all’altare da papà Michael Middleton; c’è il principe Filippo, circondato dai bisnipoti.  E, infine, c’è William circondato dai tre figli: Charlotte, Louis e il maggiore George. Ritratto di bellissima famiglia.

«Diventare padre mi ha cambiato la vita», ha spiegato Will di recente.

LEGGI ANCHE«Meghan non è prepotente», dentro la litigata più feroce tra William e Harry

LEGGI ANCHEIl dottore che provò a salvare Diana: «Quella notte maledetta»

LEGGI ANCHEGli stipendi d'oro dei reali d'Europa (e quelli che hanno rinunciato all'indennità)
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 20, 2021 03:08

Darren Star al Monte-Carlo TV Fest: «Dopo Emily in Paris, magari Emily in Rome»

Scortato da un “corteo” d’eccezione – gli attori della sua serie Emily in Paris, Ashley Park (Mindy) e Lucas Bravo (Gabriel) – il leggendario produttore statunitense Darren Star scatena i fan del Principato di Monaco come una vera rock star. Il tappeto rosso, che per l’edizione 2021 (si conclude il 22 giugno) si tinge di blu royal, è un coro di urla con il suo nome, che in altri tempi si sarebbe riservato ad un condottiero di ritorno vittorioso dalla battaglia. In effetti nella gloriosa carriera ha collezionato solo successi. Lo conferma il Festival della TV di Monte-Carlo che gli conferisce la Ninfa d’oro onoraria direttamente dalle mani del Principe Alberto II di Monaco. Il creatore, attualmente nella capitale francese per le riprese del gioiellino targato Netflix con Lily Collins, si è preso una pausa dai ciak della stagione due per celebrare decenni di successi sul piccolo schermo in occasione del 60° anniversario dell’evento creato per la Principessa Grace Kelly.
Alla vigilia dei 60 anni, questo golden boy della TV è un vulcano d’idee: non solo è in corso il sequel di Sex and the City (dal titolo And just like that), ma dopo il finale (agrodolce) di Younger con Hilary Duff ha già in cantiere un’altra serie Netflix di cui anticipa qualche dettaglio. Sorridente, affabile e pacato, si tiene alla larga dalla finta modestia hollywodiana e brinda ad una lunga catena di storie a puntate sempre accattivanti e spesso pionieristiche, come ricorda con gli occhi che brillano. Lo sguardo pieno di riconoscenza e stupore sembra quello di un neolaureato che si sta per affacciare sul magico mondo dello showbusiness invece di quello di un cinico veterano dello spettacolo. Ma non può fare a meno di menzionare un episodio di censura omofoba che ancora oggi gli brucia…

Sono trascorsi oltre 30 anni dall’arrivo in TV di Beverly Hills, 90210 e ancora oggi si capisce subito quando una serie porta il suo “marchio di fabbrica”. Cos’hanno in comune i suoi progetti?
«Non sono pensati a tavolino per impressionare, ma frutto della mia esperienza emotiva, dei miei trascorsi e dell’innamoramento costante per tutti i personaggi che creo. Inclusi quelli un po’ fastidiosi, non dico “cattivi”, ma che il pubblico ama odiare. Ecco, loro sono convinti di agire seguendo motivazioni corrette e io li assecondo».

Anche nella prossima serie romantica Netflix, Uncoupled?
«Il fatto che la coppia protagonista sia gay (come me, ndr.) è incidentale alla storia. Inizieremo a girare in autunno a New York, ma non chiamatelo un “Sex and the City al maschile” perché di Sex and the City ne esiste solo uno. Vorrei che fosse un’esperienza universale, racconta di una relazione di vecchia data che si sfalda in maniera brutale, una storia moderna con cui ci s’identifica facilmente. Chi non ha mai vissuto una rottura in vita sua? Anche stavolta ci ho messo dentro la mia vita».

Parlando di Sex and the City, seguirà personalmente lo spin-off?
«Mi piacerebbe ma attualmente sono impegnato sul set di Emily in Paris, di cui spero ci sia una terza stagione, ma che non è stata ancora commissionata».


Perché è questo il momento giusto per raccontare di nuovo la storia di Carrie?
«Innanzitutto perché per primi gli attori hanno voglia di sentirla. Sono affezionatissimi ai loro personaggi e, come il pubblico, si chiedono dove siano oggi perché di fatto lo spettatore s’identifica con queste donne. Il tempo passa e anche loro vivono una fase diversa della vita. Per me è un complimento sapere che continui ad avere appeal dopo tutto questo tempo».

Con la serie ha fatto scuola anche nel mondo della moda. Quali input ha dato per il guardaroba di Carrie & co.?
«Sono stato sveglio abbastanza da affidarmi totalmente nelle mani di quel genio di Patricia Field. Gli outfit sono tutte idee sue: ci ha messo carattere, umorismo, passione ed esperienza, mostrando il mondo della moda in maniera divertente».

Oggi ha carta bianca, ma è stato difficile agli inizi convincere i network a scommettere sulle sue idee rivoluzionarie?
«Iniziare con Beverly Hills, 90210 è stato una fortuna: dovunque andassi, dal Marocco alla Russia, la gente aveva sentito parlare della serie. Era stata pensata per un pubblico statunitense, non mi aspettavo certo che viaggiasse per il mondo diventando un fenomeno universale. Questo dimostra che siamo tutti umani, a prescindere dalla latitudine e dalla lingua. Netflix ha rivoluzionato il mercato audiovisivo permettendo ad esempio a Emily in Paris di debuttare contemporaneamente ovunque, creando un’esperienza condivisa. Comunque sì, a quei tempi non era facile convincere i network a osare, a scommettere sugli adolescenti».

Ricorda un no che ancora le pesa?
«In Melrose Place c’era un personaggio omosessuale ma quando abbiamo girato un bacio gay ce lo hanno tagliato. Con Sex and the City mi sono preso la rivincita: sulla tv via cavo potevo fare quello che volevo… è stato liberatorio».

Ha scelto Parigi per la serie con Lily Collins, per caso ha in mente un progetto anche per l’Italia?
«Mi piacerebbe moltissimo girare in Italia, magari Emily in Rome? Prima ancora del posto però devo trovare lo scopo di una storia. Emily in Paris ha mostrato la ricchezza di un’esperienza in un paese straniero. È una sfida ovviamente, ma ne vale la pena».

Ha ricevuto molte critiche sui clichè francesi inseriti nella serie. Cosa ne pensa?
«A me non interessa il pensiero della critica, ma quello del pubblico ed Emily in Paris è stata la serie comedy più vista di Netflix. Forse non è stata colta l’ironia verso entrambe le culture, francese e statunitensi».

EMILY IN PARIS (L to R) LILY COLLINS as EMILY in episode 103 of EMILY IN PARIS Cr. CAROLE BETHUEL/NETFLIX © 2020

Da dove nasce l’idea?
«Molti americani non hanno il passaporto e non viaggiano, non hanno idea di cosa sia Parigi e poterlo sperimentare in TV è qualcosa di speciale. La serie si basa sull’idea che una giovane statunitense senza la minima cognizione di cosa fosse la Francia arriva all’estero e alla fine cresce, conosce una cultura nuova e diventa matura, formata, in un viaggio che non è solo fisico, ma emotivo. Cosa chiedere di più?».

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 20, 2021 02:30

Il dottore che provò a salvare Diana: «Quella notte maledetta»

[image error]Lady Diana a Maiorca con Carlo e i figli nel 1987[image error]Lady Diana a Maiorca con Carlo e i figli nel 1987[image error]Lady Diana a Maiorca con Carlo e i figli nel 1987[image error]Lady Diana a Maiorca con Carlo e i figli nel 1987

Di quel 31 agosto 1997 sappiamo tutti. Il tragico incidente nel tunnel del Pont de l’Alma a Parigi, la Mercedes – con a bordo Lady Diana, Dodi al Fayed, l’autista Henri Paul e il bodyguard Travor Rees – che esce di strada e va a sbattere. La scomparsa della principessa, l’amata mamma di William e Harry.

A rivivere quella tragica notte è ora, per la prima volta, uno dei medici che provò a salvare Diana Spencer. Il suo nome è MonSef Dahman e oggi lavora come chirurgo in Costa Azzurra ad Antibes. Oggi si occupa soprattutto di cura dell’obesità, ma c’è – appunto – una notte che non dimenticherà mai. «Il pensiero di aver perso una persona importante, a cui tieni personalmente, ti segna per tutta la vita», fa sapere. All’alba del 31 agosto 1997, era lui di turno – giovane chirurgo 32enne – nel più grande ospedale di Francia.

Dahman ha accettato di rivivere quelle tragiche ore solo adesso, 24 anni dopo, in un’intervista esclusiva per un nuovo podcast del Daily Mail. Il motivo? Per ribadire ancora una volta, contro le teorie di una qualche cospirazione contro la principessa, che il personale d’emergenza quella notte fece di tutto per per salvare Diana. Tutto iniziò, spiega, quando venne chiamato al pronto soccorso dell’ospedale Pitié-Salpêtrière di Parigi per assistere una «giovane donna» che aveva avuto un incidente. Era fine agosto e lui si trovava a Parigi, e non in ferie come tanti altri colleghi, solo perché sua moglie stava per renderlo padre per la seconda volta. Il suo turno quel fine settimana era iniziato alle 8 del mattino di sabato, ed era ancora in servizio alle 2 del mattino successivo.

La Mercedes su cui viaggiava Diana uscì fuori strada intorno a mezzanotte e mezza. E, a causa della gravità delle lesioni riportate, Diana ricevette lunghe cure da parte dei medici sul posto. In ospedale, dopo un arresto cardiaco e un tentativo di rianimarla, arrivò alle 2.06 del mattino. «Stavo riposando in sala operatoria quando ricevetti una chiamata dell’anestesista di turno», ha spiegato al Daily Mail, «mi diceva di andare al pronto soccorso. Non mi è stato detto che la paziente fosse Lady Diana, ma [solo] che c’era stato un grave incidente che coinvolgeva una giovane donna». E ancora: «L’organizzazione dell’ospedale Pitié-Salpêtrière era molto gerarchica. Quindi, quando arrivava una chiamata del genere, significava che il caso era particolarmente serio. Sono arrivato velocemente e poi ho capito la vera gravità delle cose».

A quel punto Dahman, venne informato dell’identità della donna: «C’è voluto solo un momento per capire il motivo di tutta quella frenesia. Per qualsiasi chirurgo, è molto importante provare a salvare una donna giovane in quelle condizioni. Ma sicuramente lo è ancora di più se è una principessa amata in tutto il mondo».

Secondo quanto ricostruito dai documenti ufficiali, Diana all’arrivo in ospedale presentava delle «emorragie interne molto gravi al torace». Intorno alle 2.15 si verificò un nuovo arresto cardiaco. A quel punto non era più rinviabile un intervento chirurgico. Durante quell’operazione d’urgenza Dahman si accorse che Diana «aveva subito uno strappo significativo nel suo pericardio», la membrana che protegge il cuore. «Ci voleva un miracolo», continua il medico. A quel punto al pronto soccorso arrivò anche il professor Alain Pavie, forse il miglior cardiochirurgo francese. Era stato buttato giù dal letto. Se qualcuno poteva salvarla, quel qualcuno era lui.

Pavie decise che Diana doveva essere operata di nuovo, e durante quel nuovo intervento il chirurgo si rese conto che la lesione più grave riguardava la vena polmonare. Pavie suturò la lesione, ma purtroppo nemmeno questo bastò. Il cuore della principessa aveva cessato di battere. «Provammo a rianimarla in tutti i modi possibili, ma non funzionò», ha spiegato ancora Dahman. Per oltre un’ora: «Abbiamo lottato duramente, ci abbiamo provato tanto, davvero tantissimo. Francamente, quando si lavora in quelle condizioni, non si nota il passare del tempo. L’unica cosa importante è che abbiamo fatto tutto il possibile per quella giovane donna».

E ancora: «Abbiamo portato a Pitié-Salpêtrière persone in pessime condizioni, più serie di quanto non fosse Diana quando è arrivata. È uno dei migliori centri in Francia per questo tipo di emergenza traumatica. E abbiamo salvato alcune di quelle persone, il che ci ha reso particolarmente felici e orgogliosi. Ma quella volta non è successo. Non siamo riusciti a salvarla. E questo ci ha colpito molto».

Alle 4 del mattino il team, guidato da Pavie, dichiarò la morte di Diana Spencer. Dahman ancora oggi non trova pace se ripensa a quella notte: «Quando ho lasciato l’ospedale ero esausto. Chiamai il mio primario per dirgli cosa era successo. Ero troppo stanco per fare caso alle persone che cominciavano ad arrivavare in ospedale , compreso il presidente Chirac». Nei giorni successivi, poi, il chirurgo ricorda la folla e l’assedio dei giornalisti: «Abbiamo visto persone travestirsi da medici, spingere carrelli, cercare di ottenere informazioni. C’era molta pressione sulla nostra sicurezza».

La scomparsa della principessa Diana, com’è comprensibile, ha lasciato un vuoto profondo anche in Dahman: «Il  pensiero di aver perso una persona importante a cui tenevi, ti segna per tutta la vita. Quando è una principessa e segui il suo funerale insieme a miliardi di altre persone, e hai cercato di salvarla, questo ovviamente ti segna. Ti segna per tutta la vita. Perché è così terribile che questa bella persona abbia avuto una fine così tragica. Ogni anno ad agosto ci penso. Era l’anno in cui poi sarebbe nato mio figlio e, naturalmente, a ogni anniversario ci penso».

LEGGI ANCHELady Diana, che non voleva risposarsi e si chiedeva se fosse una brava mamma

LEGGI ANCHEIl regalo di nozze di Carlo a Diana va all'asta (era il simbolo del loro «matrimonio da favola»)
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 20, 2021 02:13

«16 anni di noi». Francesco Totti e Ilary Blasi festeggiano l’anniversario di nozze

[image error]«16 anni di noi». Francesco Totti e Ilary Blasi festeggiano l'anniversario di nozze[image error]«16 anni di noi». Francesco Totti e Ilary Blasi festeggiano l'anniversario di nozze[image error]«16 anni di noi». Francesco Totti e Ilary Blasi festeggiano l'anniversario di nozze[image error]«16 anni di noi». Francesco Totti e Ilary Blasi festeggiano l'anniversario di nozze[image error]«16 anni di noi». Francesco Totti e Ilary Blasi festeggiano l'anniversario di nozze[image error]«16 anni di noi». Francesco Totti e Ilary Blasi festeggiano l'anniversario di nozze

Era il 19 giugno del 2005 e tutta Roma si era data appuntamento davanti alla Chiesa dell’Aracoeli per il matrimonio di Francesco Totti e Ilary Blasi. 16 anni dopo, la coppia è più affiatata che mai, come dimostrano gli scatti postati dall’ex calciatore e dalla showgirl e modella, i quali hanno documentato via Instagram la romantica cena di famiglia per festeggiare il 16esimo anniversario di nozze. «16 anni di noi», scrive l’ex sportivo giallorosso accanto a una foto che lo vede abbracciare la sua Ilary.

Location: Vio’s Cooking, meraviglioso ristorante con vista privilegiata sui tetti della Città Eterna e terrazza personalizzata da tendaggi bianchi e tralci fioriti. Bianco l’abito fasciante di Ilary, bianca la camicia di Totti. Insieme ai due piccioncini, i loro tre figli – Chanel, Cristian e Isabel – allegramente riuniti attorno al tavolo.

Il segreto dell’amore di Ilary Blasi e Francesco Totti? Una sana normalità, protetta con i denti e con le unghie dalle ingerenze dei paparazzi e dalle pressioni dello showbiz. Più un’invidiabile intesa. Come ha raccontato la stessa Ilary in un’intervista al magazine “Oggi”, rilasciata poco prima del suo 40esimo compleanno (28 aprile): «Francesco mi guarda come le prime volte e… si impalla. Non so se ci sia una formula, se è stata fortuna, per me la fortuna è stata quella di trovarci. So che con Francesco c’è la voglia di costruire e di andare avanti insieme». Auguri!

LEGGI ANCHEFrancesco Totti, gli auguri a Ilary Blasi: «Ci aspetta ancora tanta vita insieme»

LEGGI ANCHEIlary Blasi madrina di battesimo della nipotina Jolie
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 20, 2021 02:12

Entro un anno la «pillola anti Covid»

La Casa Bianca ha stanziato 3,2 miliardi di dollari (iniziali) per la ricerca di un antivirale efficace contro Sars-Cov2. In pratica, una «pillola anticovid», che secondo le speranze degli Stati Uniti potrebbe arrivare anche entro la fine dell’anno. «Vogliamo accelerare lavori che sono già in corso – ha detto Anthony Fauci annunciando lo stanziamento dei fondi.

Il progetto è ambizioso. Una pillola antivirale efficace – ad oggi sono allo studio oltre 200 farmaci – renderebbe innocuo il virus limitandone la propagazione, e supererebbe i limiti del vaccino: la minore efficacia contro le varianti, la minore protezione per alcuni soggetti (immunodepressi), e l’aspetto psicologico, che fa sì che una parte della popolazione non scelga di proteggersi con la vaccinazione.

Molto più semplice, invece, l’uso di una pillola, da prendere a casa quando si avvertono i primi sintomi e capace di inibire i meccanismi di replicazione del virus prevenendo così la reazione infiammatoria del corpo. E se detta così sembra una chimera, in realtà uno di questi farmaci, il molnupiravir della casa farmaceutica americana Merk-Msd è arrivato alla fase tre della sperimentazione (l’ultima).

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 20, 2021 01:25

June 19, 2021

Campionati Europei: Come vedere Italia-Galles

[image error]PORTIERI[image error]DIFENSORI[image error]DIFENSORI[image error]DIFENSORI[image error]CENTROCAMPISTI[image error]CENTROCAMPISTI[image error]ATTACCANTI[image error]ATTACCANTI

Terza partita del girone per l’Italia che è già matematicamente agli ottavi di finale, ma che, con una vittoria o un pareggio, raggiungerebbe il primo posto nel girone. Sarebbe comunque seconda e qualificata in caso di sconfitta. Si torna in scena all’Olimpico questa volta contro il Galles, secondo nel girone a 4 punti contro i 6 degli Azzurri. In contemporanea si gioca anche l’altra partita del girone fra Turchia e Svizzera. La nazionale di Mancini è reduce da due vittorie entrambe per tre a zero proprio su Svizzera e Turchia.

COME VEDERE ITALIA-SVIZZERA
Italia-Galles sarà in diretta in chiaro su Rai Uno. Il fischio d’inizio è alle 18. La partita è disponibile in diretta per gli abbonati su Sky , che trasmette in esclusiva tutti gli Europei. L’incontro è su Sky Sport Uno, Sky Sport Football e Sky Sport (canale 251 del satellite).

Si può vedere la partita anche in streaming su RaiPlay e su Sky Go per gli abbonati.

PROBABILI FORMAZIONI
ITALIA (4-3-3): Donnarumma; Di Lorenzo, Bonucci, Acerbi, Emerson; Barella, Jorginho, Verratti; Berardi, Chiesa, Belotti. All. Mancini

GALLES (4-3-3): Ward; Roberts, Mepham, Rodon, Davies; Morrell, Allen; Bale, Ramsey, James; Moore.

IPOTESI OTTAVI
Agli ottavi l’Italia affronterà la seconda qualifica di un altro girone anche se non arriverà al primo posto nel gruppo A. Sarà però su parti opposte del tabellone. In caso di primo posto sarebbe nella parte alta e giocherebbe gli ottavi a Wembley sabato 26 giugno alle 21 contro la seconda classificata del gruppo C che comprende Olanda, Ucraina, Austria o Macedonia del Nord. Se arriverà seconda andrà nella parte opposta del tabellone. Giocherebbe gli ottavi sempre il 26 giugno ad Amsterdam alle 18, contro la seconda del gruppo B in cui ci sono Russia, Finlandia, Belgio e Danimarca.

LEGGI ANCHECampionati Europei: grande esordio dell'Italia, 3 a 0 alla Turchia

LEGGI ANCHECampionati Europei: tris (anche) alla Svizzera, una splendida Italia vola agli ottavi

LEGGI ANCHEL'Italia e il tabù Europeo: l'abbiamo vinto solo una volta

LEGGI ANCHEEuropeo, queste le squadre avversarie dell'Italia

LEGGI ANCHEUn Europeo così non si è mai visto: tutto pronto per il torneo più strano di sempre

LEGGI ANCHEDino Zoff: «All’Europeo per arrivare in fondo»

LEGGI ANCHELino Banfi, il «porca puttena» virale e il sogno dell’11 luglio
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 19, 2021 23:00

Mutilazioni genitali femminili, sotto il Covid torna la minaccia

Milioni di bambine sono tornate a correre il rischio di subire mutilazioni genitali femminili: da quando la pandemia ha imposto il lockdown, molte famiglie hanno riproposto questa dolorosa pratica. Che è riemersa anche nei Paesi, come il Camerun, dove era stata quasi del tutto superata. Le mutilazioni genitali femminili vengono di nuovo eseguite per una serie di motivi: in alcune comunità si tratta di un prerequisito per il matrimonio, altre volte invece viene usato il pretesto della cultura o della religione per giustificarle.

L’Onu ha fissato la data – obiettivo del 2030 per porre fine alla pratica. «Per affrontare le mutilazioni genitali femminili, è necessario avere un approccio olistico e promuovere interventi a diversi livelli: globale, regionale e nazionale», ha spiegato al Guardian Mireille Tushiminina, capo del programma delle Nazioni Unite dedicato all’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili. «Questa pratica è una norma sociale e qualsiasi intervento deve tenere conto del contesto». Ad esempio, gli attivisti devono essere capaci di parlare le lingue locali.

Quando le scuole sono state chiuse per il Covid, i «tagliatori» (coloro che praticano fisicamente le mutilazioni) hanno cercato di farsi spazio nelle famiglie per convincere le madri che le loro figlie dovevano subire la pratica.

In risposta, la fondazione di Ifrah Ahjmed, una donna che era stata mutilata e  che è diventata un’attivista e la consigliera del primo ministro somalo sulle questioni di genere, ha formato più di 5.000 studenti universitari, parlamentari, gruppi comunitari e leader religiosi affinché spieghino alle famiglie perché questa pratica va evitata, sfatando i miti sull’idea che le mutilazioni genitali femminili siano un requisito previsto dalla legge islamica.

Molte attiviste mutilate a loro volta quando erano bambine, condividono le loro testimonianze personali. «Stiamo cercando di fare in modo che le madri non cadano nella stessa trappola dei loro anziani», ha spiegato una di loro, Lucy-Ann Ganda.

In Italia

Anche in Italia, i dati più recenti, raccolti nel 2019 dall’Università Milano Bicocca, evidenziano la presenza sul nostro territorio di oltre 87.000 donne, di cui 7.600 minorenni, che hanno subito mutilazioni genitali femminili nei paesi di origine. «Le mutilazioni genitali femminili sono un’imposizione molto forte, una violenza atroce contro una bambina che viene fatta quando non è in grado ancora di capire», spiega Stella Okungbowa, community trainer per la comunità nigeriana. «Quando si è nel proprio paese d’origine, all’interno di una famiglia, è difficile andare contro le credenze popolari mentre se siamo qui, si è più liberi. Ecco perché è importante parlarne, l’informazione è ancora poca. Bisogna far capire che quando una donna subisce questa pratica ci possono essere delle conseguenze gravi, se non nell’immediato, in futuro. Occorre coinvolgere i genitori e spiegare che anche se loro hanno subito questa pratica, non devono permettere che accada alle loro figlie. Ed è necessario dirlo chiaramente che toccare il corpo di una donna è una violenza».

LEGGI ANCHEMutilazione genitale femminile, l'imam: «Non toccate le ragazze»

LEGGI ANCHEL'Onu: «Status di rifugiato per chi ha subito mutilazioni genitali»

LEGGI ANCHELe vittime della stiratura del seno, che tortura le bambine africane: «Bisogna fare di più»
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 19, 2021 22:01

Csaba Dalla Zorza's Blog

Csaba Dalla Zorza
Csaba Dalla Zorza isn't a Goodreads Author (yet), but they do have a blog, so here are some recent posts imported from their feed.
Follow Csaba Dalla Zorza's blog with rss.