Costanza Miriano's Blog, page 19

October 4, 2022

Una casa per gli psicologi cattolici

Spesso mi rendo conto che le persone con cui mi capita di avere a che fare, e che magari vorrei provare ad aiutare (ben sapendo che io sono esattamente una di loro, bisognosa di aiuto, ma questo è un altro capitolo), avrebbero bisogno oltre che di aiuto spirituale, anche di sostegno psicologico. E, poiché come tutte le donne presiedo il Comitato di miglioramento del mondo, mi metto a cercare nomi di persone giuste a cui indirizzarle. Qualcuno che sappia armonizzare il percorso umano con quello di fede: è ovvio infatti che la visione esistenziale cambia completamente il modo di porsi davanti ai problemi. A uno sposo o sposa che affronta il tradimento, a chi sta davanti al dolore per un figlio, a chi vuole lasciare tutto per cercare se stesso, le risposte da dare cambiano completamente a seconda dell’idea di uomo che si ha (l’amico che vuole cercare se stesso lasciando la moglie si può sempre prendere a ceffoni, cristianamente).

Il problema è che non è facile trovare e proporre l’aiuto giusto, perché come scrive lo psicologo Stefano Parenti, “anche gli psicologi cattolici subiscono il processo di secolarizzazione che avvolge il XXI secolo. Non si sono formati sui testi della tradizione, che annovera “pezzi grossi” come Aristotele, Agostino, Bernardo, Tommaso d’Aquino, Ignazio di Loyola… Non hanno neppure incontrato la teologia del corpo di Giovanni Paolo II o, se lo hanno fatto, l’hanno lasciata fuori dalla stanza di terapia. Sono stati istruiti in modo tale da pensare che la psicologia sia nata con Wundt e con Freud e che il mondo cattolico fosse solamente un portato del passato, da superare o, alla meglio, da tollerare”.

Quelli che non la pensano così si ritroveranno insieme a Roma a gennaio prossimo. Tra i relatori si alterneranno i sacerdoti mons. Rino Fisichella e Luigi Epicoco, e professionisti come Mariolina Ceriotti Migliarese e Vittoria Maioli Sanese. Il convegno è aperto a tutti, anche a noi che presiediamo i Comitati di miglioramento del mondo senza alcun titolo.

Qui un contributo di Stefano Parenti sul tema del lavoro che, non so a voi, a me interessa molto, soprattutto adesso alla ripresa dell’anno.

Elezioni politiche di qua, monastero wi-fi di là…la vita non si ferma mai ed è pienissima! Ogni fine settimana una nuova avventura. Che frullatore! La famiglia è l’unica costante in una formula che spesso non assomiglia proprio ad una equazione: la parte delle fatiche straborda sempre di più di quella del riposo. Ma c’è anche un secondo fattore, di cui si parla poco, anzi: no! Se ne parla tantissimo! Ma in genere per lamentarsene: il lavoro. Anche il lavoro è una costante, spesso troppo fissa, monotona, ripetitiva. Oppure è avvolgente, come l’acqua per i pesci. È facile dunque ritrovarsi dopo qualche tempo con le batterie scariche, senza più entusiasmo per la propria mansione quotidiana. Accade specialmente a chi si è lanciato nei primi anni, senza però aver chiarito il senso ultimo per cui si è chiamati a lavorare. Ma anche a chi questo senso l’ha perso nel tempo. Proviamo allora a ricordare le quattro ragioni per cui la saggezza tradizionale (e con essa la Chiesa) ha da sempre richiamato le persone ad una sana concezione del lavoro. Perché lavorare? Innanzitutto, per sopravvivere, questo è banale. Il famoso “giorno di pagamento del mese” tanto atteso, o ancora di più, il premio, la categoria. Tutti passaggi ambitissimi. Bene, ma questo non basta: motiva per un po’, ma non per molto. Il lavoro ha anche due finalità educative dell’umano: aiuta a temprare le emozioni e combattere i vizi. Chi non vive lo sconforto, talvolta, all’inizio di una lunga giornata di sudore? E chi non ha mai sperimentato il rischio della pigrizia da una parte, o dell’affanno dall’altra (il celebre lavorismo, tanto caro ai milanesi)? Ecco: lavorare educa le passioni a sottostare al giudizio della ragione, ovvero allena le virtù della fortezza e della temperanza. State forse pensando che si tratti di un linguaggio vetusto e fuori moda? Può darsi. Eppure, i “fannulloni” così come gli “scoppiati” ci circondano, ieri come oggi. A loro farebbe un gran bene ricordare che il lavoro può aiutare a perfezionarsi, cioè a rendersi uomini migliori. In tutto, non solamente alla scrivania. Infine, c’è l’ultima ragione spesso ricordata dalla Chiesa: col lavoro si costruisce il mondo. Si porta, insomma, il proprio contributo, con personalità, originalità e magari bellezza. È quello che un tempo si chiamava vocazione: sono al mondo per aiutare mia moglie, per crescere i miei figli (per un certo tempo) e per portare avanti una certa attività. Nel fare tutto questo costruisco me stesso ed edifico la realtà (di cui fa parte anche la Chiesa di Cristo). Cosa c’è di più bello del lavoro se letto da questa prospettiva!

Riprendere queste quattro ragioni aiuta a ritrovare un amore perduto. Senza amore non si costruisce nulla che tenga nel tempo. Tra le molte professioni che meritano un approfondimento ed una riscoperta del loro valore vi è senza dubbio quella dello psicologo. L’Associazione di Psicologia Cattolica dedica un convegno a questo argomento: chi è lo psicologo cattolico? L’identità del professionista che appartiene alla Chiesa non è scontata. Quante volte sentiamo amici e conoscenti che chiedono un parere: con chi faccio parlare mia figlia? A chi mi rivolgo di fidato? Negli anni si è visto che non basta dirsi cattolici per poi praticare una psicoterapia in sintonia con il Magistero della Chiesa. Ecco che l’Associazione desidera riflettere sul connubio imprescindibile tra la tradizione e la contemporaneità, tra la visione dell’uomo promossa dalla Chiesa e le modalità di intervento nel XXI secolo.

Si terrà a Roma nel prossimo gennaio ed è una occasione unica, per professionisti o appassionati della materia, per approfondire uno sguardo cristiano su di una disciplina tanto importante oggigiorno.

Ci sarà la possibilità di iscriversi solamente al Convegno, al costo convenientissimo di 30 euro, oppure di aggiungere il soggiorno presso la struttura, secondo quanto indicato nel sito dell’associazione.

Le iscrizioni chiudono il 10 di Ottobre, ed è possibile registrarsi sul sito www.psicologiacattolica.it  

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Published on October 04, 2022 11:44

October 3, 2022

“Ci saranno santi tra i bambini”

di Costanza Miriano

Dalla madia accanto al mio letto la foto dei tre pastorelli di Fatima fotografati poco dopo avere visto l’Inferno – regalo di padre Serafino Tognetti – mi guarda quando vado a dormire, e quando mi sveglio. Non è facile togliersi dalla mente quello sguardo, e le parole di padre Serafino. I bambini dopo avere visto quanto soffrono i dannati, accettano di trasformare la loro vita – che per Giacinta e Francesco sarà brevissima – in una continua offerta di sofferenze piccole e grandi per la salvezza dei peccatori. Alcune sono sofferenze accettate, la malattia, la solitudine, altre invece ricercate, mortificazioni e sacrifici piccoli e grandi, continui, scelti per offrire in riparazione qualcosa che salvi i fratelli (il tema della sofferenza riparatrice è troppo grande, bisogna tornarci).

Combinazione, la foto è appoggiata sopra la pila infinita dei libri da leggere, e mi accorgo che sta proprio sul libro “Ci saranno santi tra i bambini”, di Pina Baglioni (ed. Paoline), che racconta quattro storie incredibili. Due ne conosco già, quella di Carlo Acutis e Sara Mariucci. Le altre due invece non le avevo mai neppure sentite nominare; comincio a sbirciarle, ma presto mi accorgo che non riesco a smettere di leggere. Le vite di Manuel Foderà e dei fratelli Rosaria, Giastin e Cosimo Gravina sono un intreccio incredibile di segni di presenza concreta e tangibile di Dio nel quotidiano. Sono storie segnate in modo decisivo e pesante dal dolore, ma anche da una certezza profonda: è Dio che guida la storia, ogni storia, e che anche la croce più assurda si può attraversare con allegria, se si è certi di essere tenuti per mano. Anzi.

“A un certo punto – scrive l’autrice  – Manuel (che ha nove anni e sta per morire, n.d.r.) comincia a rifiutare gli antidolorifici. Nonostante il dolore, rimarrà fermo nella sua decisione, che spiegherà così: “Gesù ha bisogno della mia sofferenza per salvare le anime… Durante uno degli ultimi ricoveri in ospedale, nel corso di una conversazione telefonica con il vescovo di Trapani, il bimbo ne approfitta per parlare del dono dell’eucaristia e chiedergli una cosa che gli sta a cuore: “Vescovo, per favore, puoi dire ai tuoi sacerdoti di abituare tutti ad almeno cinque minuti di silenzio per poter parlare e ascoltare Gesù nel proprio cuore? Pensa all’ultima persona che fa la comunione, non ha neppure tempo di dire ‘ciao’ a Gesù!” Addirittura in una lettera, suggerisce al vescovo cosa dire ai fedeli: “Imparate a stare in silenzio, e qualcosa di meraviglioso succederà, perché quando lui entra diventa una bomba di grazia che vi fa sentire protetti e al sicuro. Rimanete in compagnia con lui, Se state male, lui vi darà la forza di sopportare ogni sofferenza. Se siete tristi, vi darà la forza di sorridere. Se siete annoiati, vi darà la sua gioia. Se siete pieni di rabbia e nervosi, vi darà la forza di calmarvi. Tutto potrà accadere solo se avrete fiducia in lui, perché lui vi ama molto più di quanto voi lo possiate amare!”

Manuel è molto appassionato di fuochi artificiali, e una sera dice alla mamma che la Madonna glieli ha promessi. La mamma risponde che per quella sera non sono previsti, ma all’ora detta da Manuel, arrivano. Chissà, forse anche a noi Dio parla così, ma abbiamo perso la povertà di spirito dell’infanzia e non lo sentiamo più, non vediamo i segni. Non i segni straordinari o i miracoli, ma il significato profondo di ogni cosa che accade. O forse Dio dà concede questa intimità con Lui a chi accoglie docilmente il mistero della croce nella sua vita; tutti e sei i bambini sono morti piccoli. E mi chiedo perché tanti santi bambini: conosco anche altre storie simili a queste, non famose ma semplicemente raccontatemi da genitori o dai loro amici. “Ci saranno santi tra i bambini” aveva detto Pio X. Chissà perché. Forse per mostrare quello che anche Santa Teresina e Chiara Corbella Petrillo, e madre Speranza e santa Faustina hanno detto con le loro vite. Non dobbiamo puntare a grandi opere, ma solo lasciarci amare. O forse c’è qualcosa di più che Dio vuole dirci ancora, visto che la rivelazione è sempre in atto. Se qualcuno ha spiegazioni, sono tutta orecchie.

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Published on October 03, 2022 02:25

September 29, 2022

Appuntamenti Monasteri Wi-Fi locali

A TUTTI I ROMANI: riprendiamo gli incontri del Monastero wifi di Roma, questa volta non a San Pietro, ma al Battistero di San Giovanni in Laterano, che comunque non è proprio pizza e fichi. Ci si vede il primo lunedì di ogni mese, quindi il prossimo sarà il 3 ottobre. Alle 20.30 spuntino e chiacchiere, alle 21 catechesi, poi compieta e adorazione. Alle 22 ce ne andiamo, promesso!

In questo anno successivo al Capitolo sulla Confessione ci occuperemo dei peccati capitali: il primo incontro sarà sulla superbia, e ce ne parlerà don Antonio Grappone.

Portate degli amici e se volete anche delle pizzette o anche solo da bere, acqua o bibite, ma a dire il vero anche niente sennò poi avanza.

Io avrò due scatoloni di libri e messali da distribuire, in regalo ovviamente.

Ultima ma rilevantissima informazione: c’è parcheggio!

Ma ci sono monasteri in tante città di Italia: qui trovate i contatti e avrete informazioni scrivendo una mail.

https://www.monasterowi-fi.it/wp-content/uploads/2022/09/monasteri_italia-referenti-monastero-wifi.pdf

A chi invece chiede come si fa ad avviare un monastero locale, direi che “dove due o tre sono insieme nel nome di Gesù” si possono avviare degli incontri, che possono variare molto nella forma e nella frequenza. Ci sono però alcune caratteristiche direi da rispettare. La prima è il primato della preghiera, come in ogni monastero degno di questo nome. Poi che ci sia la presenza di un sacerdote, che può anche variare di volta in volta, in modo che ci sia una garanzia di fedeltà alla Chiesa. C’è chi si vede per la messa, chi per il rosario, chi per catechesi, chi per l’adorazione: lo Spirito suscita ciò che vuole rispettando le sensibilità di chi organizza. Da noi a Roma si fa catechesi e adorazione, ma lo schema è molto elastico. L’importante è farsi compagnia e aiutarsi a custodire la fiamma nell’anno che ci separa tra un falò e l’altro, quelli accesi dal capitolo generale. Perché il cammino si gioca nel quotidiano, che è spesso una via nel deserto, mentre la giornata annuale è una bella oasi verde e fresca. Farsi compagnia e custodire. Con la certezza che Dio custodisce il suo piccolo gregge

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Published on September 29, 2022 01:23

September 26, 2022

Perdonare e la grazia di capire

di Costanza Miriano

Sabato a san Pietro abbiamo ricevuto tantissimo su cui riflettere sul tema della confessione. Volevo aggiungere un mio contributo. La parte difficile non è solo chiedere perdono a Dio. Spesso è difficile per noi perdonare Lui, e gli altri, e noi stessi.

Ecco su questo un estratto del mio ultimo libro,

Il libro che ci legge (la Bibbia come mappa del tesoro), Sonzogno

 

Insomma, come dicevo, il primo passo per sciogliere questa morsa di male – che ci impedisce di addomesticare il cuore, nonostante con la testa abbiamo capito tutto – è perdonare Dio. Ma che vuol dire perdonare Dio? Come fai a perdonare l’Onnipotente che ti ha dato la vita?

E qui veniamo a un altro punto: fare pace con la propria storia. Abbiamo tutti qualcosa da ridire con Dio sulla nostra storia, finché non riceviamo la grazia di capire. Ho visto persone che ci sono riuscite. Che sono arrivate a dire: «Dio, mi hai fatto come un prodigio» (ecco che torna, il Salmo 139). In realtà, facciamo tutti fatica a dire così. Per cominciare, gran parte della cultura contemporanea è un continuo invito a pensare che tu sei uno schifo e che la vita non ha senso. Sulla prima affermazione potrei anche essere d’accordo, in un certo senso: siamo tutti nel guano fino al collo, eppure c’è una mano pronta a tirarci su; non perché lo meritiamo, ma perché ci vuole bene. Il problema è che questa mano è proprio di colui che la maggioranza della comunicazione e della cultura di oggi si affanna a tentare di cancellare. Poi c’è un elemento interno, che non proviene dal contesto culturale ed è molto più forte: non crediamo che la nostra storia sia perfetta per noi. Che quella famiglia, quel corpo, quelle possibilità di vita, quelle svolte che abbiamo avuto siano state pensate da Dio per incontrarci (e se non le ha progettate così, le ha sapute usare). E poi facciamo continuamente paragoni, anche con persone lontane. Cioè, voglio dire, potevi cavartela nel confronto con la Camilla, la bella della scuola – anche perché, diciamo la verità, sarà stata pure bionda, ma aveva le culotte de cheval – e ti barcamenavi abbastanza; poi, però, vedevi Il tempo delle mele ed era difficile non pensare che Sophie Marceau fosse trentasette volte meglio di te (e in quel caso non poteva consolarti nemmeno il nove alla versione: Camilla era una capra, ma Sophie era così bella che padroneggiare Tacito diventava un fatto irrilevante di fronte a lei).

Quanta gente passa da un’infanzia serena a una giovinezza arrabbiata perché scopre di non essere la migliore del mondo, e di non avvicinarsi neppure a certi modelli. Eppure, «ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati quando ancora non ne esisteva uno». Ci si può riuscire, anche nei casi in cui ci sarebbe di che discutere con Dio. Per esempio, potrebbe farlo Sofia. È nata con molti problemi fisici, e da quando ha pochi giorni entra ed esce dagli ospedali. La sua mamma è arrabbiata con chi le ha dato una figlia chiamata a soffrire, e quindi la critica in continuazione, e quasi le dispiace che sia venuta al mondo (abbiamo degli strani meccanismi per difenderci dal dolore). Inconsapevolmente ha tolto alla sua bambina le riserve affettive che, a lei più che ad altri, sarebbero servite per affrontare la vita. Eppure, tra un ricovero e l’altro, Sofia si è laureata in Medicina; trova le forze per aiutare i suoi pazienti, fa spazio per tutti i bisogni che incontra; non ha potuto avere figli, ma un ragazzo davvero stratosferico si è innamorato di lei e l’ha sposata, pur sapendo che ogni tanto avrebbe passato

un po’ di tempo in ospedale. Perché Sofia ha una luce dentro, emana un calore, ha una tale capacità di fare spazio che chiunque la incontra vorrebbe stare almeno un po’ di tempo con lei. Il suo segreto è che ha deciso di perdonare Dio per la sua malattia. Nel senso che, quando capisci che lui è il progettista e tu il progetto, smetti di domandarti perché a me?, e cominci a chiedere aiuto per essere fedele a quel progetto.

Lo capisci subito, quando incontri uno che ha fatto questo passaggio, che ha compreso questa cosa della vita: sa di essere un progetto e vuole vivere all’altezza.

Alcune persone sono vive, altre morte anche se deambulano (e, mi permetto di dirlo, guidano e mi fregano il parcheggio: non per dare suggerimenti a Dio, ma magari potrebbe dare una sfoltita ogni tanto).

Il secondo passo del perdono è perdonare gli altri, a partire dai genitori. Ora, dimmi come si fa ad amare una madre che si lascia sfuggire, anche se in un fugace momento di rabbia, che avrebbe preferito tu non nascessi. Sofia ci è riuscita, quando ha capito che la sua mamma era solo una persona con le spalle non tanto larghe, che la amava tantissimo e non reggeva la sofferenza di vederla soffrire. Spesso la cattiveria

è debolezza. La madre di Sofia era rimasta orfana da piccola: si era rimboccata le maniche e aveva tirato su i fratellini, fino all’arrivo di una zia buona, ma decisamente poco affettuosa. Aveva retto così tanto dolore e durezza che le sembrava di non avere più nessuna riserva. Non aveva incontrato davvero chi riempie ogni cuore, chi restituisce le scorte, chi rende capace di amare anche chi umanamente ha ricevuto poco o niente.

Infine, il terzo passo del perdono è perdonare se stessi – che, contrariamente a quanto si pensa, è la parte più difficile. Siamo noi il giudice più spietato di noi stessi – o meglio, è dentro di noi la voce dell’accusatore che ci ricorda per filo e per segno tutto quello che abbiamo fatto, che non è vero che qualcuno può volerci così tanto bene da perdonarci davvero tutto tutto, e che comunque, alla fine, non è che siamo poi gran che. La rappresentazione plastica, per me, è quella di una figlia adolescente che svetta come un altissimo ramo fiorito, la pelle tesa come un tamburo, gli occhi accesi pieni di attesa per la vita, bellissima dentro un paio di jeans che io al massimo potrei usare come guanto, che viene da me e mi dice: «Oddio, guarda! Hai visto?» E tu vai nel panico perché non sei preparata all’interrogazione a sorpresa, e non hai visto niente, mentre lei si indica un minuscolo, impercettibile accenno di brufolo in fronte, nascosto dai capelli e da due strati di correttore Ysl (che peraltro sarebbe mio, ma non sottilizziamo). È un prodigio di bellezza, e l’unica cosa che riesce a vedere di sé è un brufolo che è dovuto venire un nucleo del Ris col microscopio per individuarlo.

Quando sappiamo di avere peccato, ci sembra che niente, nessun bene che facciamo possa cancellarlo. La voce di radio Satana ti dice che forse puoi fregare gli altri, ma lui non lo freghi: tu fai schifo. (Comunque, che sia un brufoletto o un’escrescenza grossa come una pagnotta, noi abbiamo l’arma letale: la confessione. Volendo, pure la confessione generale, in cui si può consegnare il male di tutta una vita, anche quello lontano e magari già confessato, se ci sembra di non esserci perdonati; i peccati, i momenti brutti, quello che abbiamo subito, quello che non funziona: le pulizie di Pasqua dell’anima. Dopo si torna a respirare a pieni polmoni!)

Anzi, usando Sofia come paradigma, direi che la sua storia raccoglie tutti i passi del vero, profondo e totale perdono che ti permette di non tenere il broncio e di mandare a quel paese i complessi; quello che ti libera e ti rende capace di vivere la vita in modo diverso: «in missione per conto di Dio», il quale poi si mette in missione per conto tuo, e a quel punto è fatta.

(…) Il punto del cristianesimo è che il tuo io profondo, quella specie di Mister Hyde con cui litighi, ti offendi e ti arrabbi – come diceva sempre padre Emidio – diventa il terreno dove lo spirito riesce a far spuntare e maturare Gesù.

 

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Published on September 26, 2022 15:38

September 25, 2022

Il saluto ai monaci Wi-Fi del Quarto Capitolo Generale

In attesa di riprendermi e di ringraziare tutti voi che siete venuti, i relatori e coloro che si sono messi al servizio, pubblico qui il testo del mio breve intervento, e vi ricordo che le catechesi sono QUI

di Costanza Miriano

Grazie a tutti quelli che sono partiti per venire qui, che si sono scomodati, che hanno speso tempo energie anche soldi per essere qui. Il Signore ci chiede sempre di partire da dove siamo, perché non possiamo cambiare, convertirci se non ci prendiamo anche la scomodità di partire: Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio, dice il salmo. La storia che Dio fa con noi comincia sempre con una partenza.

Però lo sappiamo, c’è un tempo per ogni cosa. C’è un tempo per partire e un tempo per restare, per lo stacce. Allora grazie anche a quelli che volevano essere qui ma sono rimasti a casa, in obbedienza alla loro vocazione, a un marito malato, a un figlio piccolo o disabile, a una caviglia rotta, insomma alla realtà, che è sempre un criterio importante.

Grazie ai monaci e alle monache, quelle vere, non wi-fi, che stanno pregando ora nei monasteri veri, quelli di pietra, perché la grazia di Dio tocchi tanti cuori oggi, e grazie perché con la loro preghiera silenziosa continuano a far piovere la grazia di Dio sulle nostre vite, sulle nostre città, che sostengono nel nascondimento. Un giorno in cielo sapremo chi ha fatto davvero la storia, chi sono stati i veri grandi, e allora avremo delle belle sorprese.

Poi volevo dire che c’è del buono in questo mondo. Ce n’è tanto. Conosco molte delle vostre storie, moltissime le intuisco solo, e so che tanti di noi cerchiamo di vivere in obbedienza alla nostra storia, alla vocazione, e cerchiamo di starci seriamente, meglio che possiamo. So che fra di voi ci sono dei veri santi, nel senso del Catechismo, e spero che saremo sempre più capaci di comunione, perché è il segno che Gesù è in mezzo a noi, è con noi. Il fatto che qui non ci sono capi ci aiuta molto a rimanere in comunione, e rende evidente che siamo qui, ogni anno qualcuno in più, non per ascoltare delle persone, ma solo per Cristo, che ci ha liberati dal peccato. Solo a lui apparteniamo.

Vorremmo solo essere degli amici che stanno dentro la Chiesa, con fedeltà, attaccati all’unica via per la salvezza. E che si fanno compagnia. Ecco, se non vi conoscete, magari appena possibile salutate il vicino di sedia, fatevi i fatti suoi, offrite un passaggio, un panino, un abbraccio. Insomma siate invadenti, perché c’è tanto bisogno di comunione. Per questo – per farci compagnia nel combattimento comune – sono nati in diverse città di Italia dei piccoli gruppi di preghiera che abbiamo chiamato Monasteri locali di cui poi Monica vi darà i contatti e che potete trovare sul nostro sito.

C’è del buono in questo mondo ed… è giusto combattere per questo!” Ma abbiamo bisogno di stare insieme nel combattere: perché in trincea da soli si sta male. Siamo chiamati a combattere contro il nemico che lavora continuamente – come leone ruggente – dentro di noi (ricordiamo di spegnere Radio Satana) e nel mondo. In questo tempo siamo chiamati a conservare il seme. Non servono grandi eserciti per conservare il seme. Basta qualche contadino fedele. Ma che sia molto fedele, che abbia tanta cura perché qui c’è in gioco la vita eterna.

Credo che tutti noi che siamo qui, insieme a tanti altri ovviamente, cerchiamo il volto di Dio. Ogni tanto, perché a volte ci distraiamo, ci dimentichiamo di cercare, pensiamo che ci convenga cercare altro.

Ma la cosa sconvolgente è che lui cerca il nostro volto, il nostro vero volto. Anzi, ci dice lui quale sia. Lui è l’unico che sa la verità su di noi, e ci ama lo stesso. Ha pietà di noi, perché solo di pietà possiamo essere amati. Lui è più intimo a noi di noi stessi, sta al centro del cuore, anzi, sta alla porta e bussa.

Per farlo entrare dobbiamo permettergli di toccare i nostri nuclei vitali, quello che muove il cuore, per qualcuno l’affettività, o i soldi, o il potere, insomma ognuno di noi sa quale sia il suo punto vitale. Permettere a Dio di toccare quel punto vuol dire lasciare che sia lui a dirci la verità. Alla Samaritana Gesù dice “va a chiamare tuo marito”. Cioè dimmi cosa ti fa vivere. Anche noi ci vergogniamo di dirgli cosa ci fa vivere, e la confessione ci aiuta a fare verità su questo. E’ una fatica che vale la pena di fare, perché il premio è Dio stesso. E’ l’amicizia con Lui. E’ stare con lui. E quando siamo in squadra con lui, e cominciamo a farci carico dei suoi figli più poveri, lui ci tira dietro i miracoli.

Allora coraggio, partiamo o riprendiamo il santo viaggio, anche quando sembra che la strada attraversi il deserto, o delle città in rovina. E preghiamo tutti insieme: “Nel tuo amore fa’ grazia a Sion, rialza le mura di Gerusalemme”.

IL SITO UFFICIALE DEL MONASTERO WI-FI

Home Monastero

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Published on September 25, 2022 08:42

September 23, 2022

4° CAPITOLO GENERALE MONASTERO WI-FI – il video completo delle catechesi #monasteroWiFi

4° CAPITOLO GENERALE MONASTERO WI-FI – Basilica di San Pietro, 24 settembre 2022

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Published on September 23, 2022 23:00

DIRETTA STREAMING – 4° CAPITOLO GENERALE MONASTERO WI-FI

La diretta streaming del 4° CAPITOLO GENERALE MONASTERO WI-FI sarà su QUESTO CANALE YOUTUBE

QUI SOTTO IL LINK DIRETTO

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Published on September 23, 2022 23:00

September 21, 2022

4° CAPITOLO MONASTERO WI-Fi, ULTIMA CHIAMATA #monasteroWiFi

di Costanza Miriano

Arriveremo in oltre tremila a San Pietro, sabato: i numeri continuano a crescere, visto che ci si può iscrivere fino alla fine. Nel fattempo direi che è tutto pronto per accoglierci, grazie a un meraviglioso lavoro di squadra (di un gruppo di donne che da anni lavora insieme senza marcare il territorio, e senza litigare, neanche quando si tratta di scegliere il colore delle giacche, il che è una chiara prova dell’esistenza di Dio).

Chi non si fosse ancora iscritto può farlo qui, mentre tutte le notizie logistiche sono su questo nuovo sito, appena inaugurato grazie al super lavoro di Emanuele Ercoli:

Home Monastero

Piano piano lo miglioreremo, mettendoci foto e articoli e la nostra storia, ma intanto qui potete scaricare badge e libretti e tutto quello che serve per seguire la giornata del 24. Alcuni non stanno ricevendo la mail di conferma con il link al materiale da stampare, quindi andando sul sito potete prendere tutto il necessario per non essere inglobati nella fila dei turisti e seguire la messa e cantare. Vi chiediamo comunque di iscrivervi perché dobbiamo avere i numeri più o meno esatti per poter mettere il giusto numero di sedie.

Ma insomma, sembra che anche quest’anno i preparativi siano arrivati alla fine: tanti di noi hanno  fatto qualcosa per poter accogliere tutti al meglio. Chi ha infiocchettato medagliette, chi ha scritto bigliettini con la Parola da pescare, chi ha organizzato l’accoglienza dei relatori, chi ha messo in piedi lo staff, una miriade di cose sotto la regia della instancabile Monica.

E se qualcosa non sarà pronto, pazienza. Non importa perché la grazia che pioverà su di noi sarà più grande e stupefacente delle belle parole delle catechesi, dei canti riusciti, delle file composte, dei sacchetti con i regali che prepareremo venerdì. Quello che conta è che ognuno di noi è stato chiamato per nome, personalmente, a un incontro speciale con l’amore di Dio che muore – letteralmente – dal desiderio di abbracciarci in tutte e nostre debolezze, di prendere il fango del male che abbiamo fatto, di guarire le nostre anime, di aiutarci a guarire dalle ferite e a rimediare a quello che abbiamo fatto agli altri, impegnandoci per sanare le loro. Dio può rimettere i peccati e questo miracolo è il più grande di tutti. Dio vuole incontrarci. La confessione è una specie di fenomeno fisico, una reazione chimica, una esplosione che cambia la natura di cui siamo fatti.

Ovviamente non sto dicendo che solo chi viene al Monastero è chiamato a questo incontro, ci mancherebbe, ma questa è sicuramente una chiamata. Per quelli che hanno deciso di ritagliare del tempo per Dio, lottando fra contrattempi e impedimenti, spendendo energie e anche soldi per il viaggio, per tutti quelli che desideravano esserci ma proprio non hanno potuto, e per coloro che seguiranno via streaming. Una chiamata a recintare uno spazio nel nostro sancta sanctorum, al centro del cuore, dove Dio è più intimo a noi di noi stessi. E metterci all’ascolto. Perché Lui ci sta parlando, lì dentro. Ci sta aspettando. Ci desidera. Ha più voglia di noi di questo incontro, desidera esserci intimo, perché Lui è amore, e senza l’amato – che siamo noi – il suo desiderio non è compiuto.

***

La diretta streaming sarà disponibile su questo canale YOUTUBE

dove potete trovare anche le catechesi dei passati Capitoli Generali

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Published on September 21, 2022 15:44

September 11, 2022

Vuoi guarire?

di Costanza Miriano

Con la mia amica Raffaella un ritornello abbastanza ricorrente è “la gente sta male”. Viene fuori quando commentiamo qualcosa che ci sembra incomprensibile, una condotta squinternata o evidentemente insensata. Forse non sempre lo spirito con cui lo diciamo è caritatevole e cristiano, di certo non da parte mia, però a volte sì.

In ogni caso, è vero. Tanta gente sta male, molto male. E non sa, non sappiamo (mi metto a pieno titolo nella categoria), che spesso il malessere viene dal non avere consegnato il cuore a Dio. Certo, poi c’è il dolore, la sofferenza, la prova, e in quei casi è difficile “stare bene”: i santi veri ci riescono, in un senso profondo, a soffrire, ma a rimanere nella pace che viene dal sapere di avercela messa tutta, di avere un cuore consegnato.

Una volta in un periodo faticoso della mia vita ho trovato per terra un santino di Don Bosco che diceva: “nella mia vita io non mi sono mai preoccupato di niente, ho cercato di fare la volontà di Dio, e per il resto ho affidato tutto a Lui e alla Vergine”. Cito a memoria perché lo ho regalato a un figlio che cominciava un a cosa importante, e ora sarà sepolto sotto tonnellate di fumetti, temo. Ecco, quella è una posizione davvero invidiabile.

L’unico nemico della felicità è il peccato. Invece oggi il peccato è stato completamente rimosso dal discorso pubblico. Tutto è consentito, tutto viene fatto, e per questo la gente sta male.

È sempre stato così, non dico che oggi la gente sia peggiore di ieri. La fregatura è sempre la stessa: convincere l’uomo che Dio vuole toglierti qualcosa, vuole rubarti la felicità, e quindi si è inventato questa cosa del peccato, per vietarti le cose che ti fanno stare bene. Invece il peccato – noi che ci fidiamo dell’amore del Padre ne siamo certi – è qualcosa che ti fa stare male, è, letteralmente, sbagliare mira. La gente sta male, dunque, noi stiamo male quando sbagliamo mira, e il peggio è per noi, a Dio non togliamo nulla.

La gente sta male anche perché quasi nessuno ormai parla del peccato: se tu non sai che è una questione di prendere la mira, se non sai neanche da che parte sta il bersaglio. e men che meno si parla del peccato originale, cioè dell’intrinseca impossibilità dell’uomo di fare il bene, o per mantenere l’immagine, di centrare il bersaglio, senza la grazia.

Di queste cose che sembrano dimenticate, a volte persino dai sacerdoti (più di una volta mi è capitato di cercare di convincere un sacerdote in confessionale che quella cosa che avevo fatto non si poteva fare, che era un peccato), parleranno dei sacerdoti a san Pietro il 24 settembre, per annunciarci che Gesù è venuto per salvarci dai peccati e che nella confessione possiamo consegnarglieli tutti. È possibile guarire! Vorrei fare volantinaggio ovunque, vorrei che questa notizia arrivasse a tutti. È possibile essere felici, qualunque siano gli errori che abbiamo fatto. È possibile chiedere perdono, è possibile essere perdonati davvero.

Aiutateci a dire a tutti che si può venire il 24 settembre per una giornata di grazia, che occorre iscriversi per motivi organizzativi, che è tutto gratuito, che il Signore ci sta aspettando a casa sua, a braccia aperte, perché è morto per questo. Esserci in carne e ossa non è la stessa cosa che ascoltare in streaming (che stiamo cercando di organizzare), perciò vi chiediamo di aiutarci a spargere la voce. Mandate se potete la locandina digitale nelle vostre chat, e magari se possibile affiggete quella cartacea nelle parrocchie dove ve lo consentono (se questa cosa ce la fa fare il Papa a casa sua, immagino che i parroci non abbiano nulla da dire, ma non si sa mai).

Se qualcuno di voi desidera venire ma ha problemi economici, ci scriva pure. Vi aiuteremo come abbiamo fatto altre volte, nell’anonimato. Allo stesso tempo, se qualcuno desidera dare una mano a una persona in difficoltà e pagare un biglietto, ci scriva, e lo metteremo in contatto con chi ha bisogno. Oppure si può versare un’offerta anche piccola, anche parte di un biglietto, al nostro Iban, IT70C0303201400010000709065

La Basilica, cioè l’edificio, ci è offerto gratuitamente, ma le spese per i servizi sono tantissime. Noi comunque non ci preoccupiamo perché questa organizzazione è una cosa che Dio ha benedetto con i fatti, senza possibilità di dubbio, e siamo certe che lo farà ancora (anche con un vostro piccolo aiuto, che si potrà dare anche il giorno stesso in Basilica, per chi potrà; gli altri faranno anche per chi non potrà, come si fa tra fratelli che si vogliono bene).

AVVISO AGLI ISCRITTI

Il badge il libretto e alcune istruzioni arriveranno un paio di giorni prima dell’evento.

 

 

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Published on September 11, 2022 08:30

September 4, 2022

L’amore tra un uomo e una donna in Dio è l’unico fondato sulla roccia

di Costanza Miriano

Qualche giorno fa sono passata, mentre correvo al biscotto di Caracalla, davanti alla chiesetta sconsacrata dove si celebrano matrimoni con rito civile (se qualche amico che si è sposato lì ha nelle foto un’anziana signora sudata che corre sullo sfondo con un abbigliamento improprio a un matrimonio e improprio anche alla corsa, probabilmente sono io).

Nonostante le cuffiette con Eric Clapton a manetta, sentivo una musica fortissima venire da dentro la ex chiesetta, ho buttato uno sguardo, ho visto palloncini e coriandoli, e un sacco di gente vestita da sera nonostante fosse mattina. Una festa anche un po’ esagerata. Mi è venuto da pensare che fosse quasi per farsi coraggio… E mi è venuto un moto di stima verso gli sposi; purtroppo non li ho visti, non so se fossero giovani o vecchi, magari al terzo matrimonio oppure due impavidi ragazzi. In ogni caso penso che promettersi di amarsi per sempre sia una cosa grandissima, enorme, e adesso che – da un bel pezzo – si può convivere senza che la cosa turbi minimamente nessuno, ci vuole coraggio, entusiasmo, generosità per prendere un impegno così definitivo, e così non necessario. Mi è venuto da chiedermi perché. E soprattutto come.

Come è possibile pensare di amare per sempre una sola persona con le sole forze umane? Se uno minimamente conosce il proprio cuore, può essere davvero sicuro di farcela? Io più vado avanti negli anni, più vedo la mia povertà, la mia impresentabilità. Quando padre Emidio – lo ascoltavo da giovane – diceva che siamo tutti dei poveracci, solo che alcuni si nascondono meglio, io in qualche modo inconscio e inconfessabile pensavo “beh, certo, qualche eccezione c’è. Io sono una nobile fanciulla dal cuore d’oro, ovviamente incompresa dal mondo”. Adesso so che aveva ragione, e sarà la prima cosa che gli dirò quando lo incontrerò in cielo, se ci arrivo.

Quello che sto capendo in modo sempre più evidente è che se riusciamo a volere veramente bene, seriamente, in modo stabile, senza ascoltare le paturnie e gli egoismi dell’uomo di carne, è perché facciamo un po’ di spazio a Dio. E’ questa l’unica possibilità: Gesù lo dice chiaramente nel Vangelo. Solo Dio è buono. Solo Lui è capace di amore, e non aspetta altro che glielo chiediamo. Ce lo darà in abbondanza, perché siamo a nostra volta capaci di amare davvero, cioè di volere davvero il bene, di quelli che abbiamo vicino, prima di tutto del marito, della moglie, dei figli (anche se amare i figli sembra forse il più istintivo degli amori, almeno per me; ma amare davvero volendo il loro vero bene nella libertà è sempre un regalo che Dio ci fa).

Mi piacerebbe tantissimo che tutte le persone che stanno insieme, che siano prossime o meno a sposarsi, ascoltino quello che il Signore ha da dire loro su questo. Poi magari uno risponde “no, grazie, ce la faccio da solo”. Però vorrei gridare al mondo che l’avventura dell’amore vissuto in Dio non ha niente a che vedere con la gabbia sessuofobica e chiusa che il mondo racconta (i giornali se ne sono ritornati fuori con questa cantilena qualche tempo fa quando il Papa ha più che ovviamente ribadito la necessità della castità fuori dal matrimonio). L’amore tra un uomo e una donna in Dio è un’altra pasta di amore, e soprattutto è l’unico fondato sulla roccia. E’ proprio un’altra cosa.

La Chiesa lo annuncia con sapienza, e io le sono davvero grata, perché le cose più importanti e vere della mia vita le ho ricevute da lei. Cioè dai suoi figli, i sacerdoti (non proprio tutti, ma diversi). Questo mi ha fatto venire in mente che a Roma – che diciamo offre parecchia roba buona in merito – riprendono diversi corsi per coppie. Mentre al ricchissimo corso Fidanzàti o fidànzati di Assisi alcuni decidono di sposarsi, altri si lasciano, altri ancora arrivano singoli e poi si sposano, (https://fratisog.it/corsi-frati-assisi/corso-fidanzati/), quelli tenuti a Roma a Chiesa Nuova da Padre Maurizio Botta sono anche un corso di preparazione al matrimonio, oltre che un’occasione di discernimento per coloro che stanno valutando l’idea di sposarsi: non è necessario avere già deciso. Sono di sabato, gratuiti, solo che bisogna prenotarsi; iniziano a gennaio. Qui tutte le indicazioni: https://cinquepassi.org/2022/08/corso-di-preparazione-al-sacramento-del-matrimonio-2016/

Io avrei in mente almeno sei o settecento persone da mandarci, ma siccome non azzecco mai le coppie mi limito a segnalare, e a pregare per alcuni di questi, che si incontrino e si decidano.

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Published on September 04, 2022 07:54

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