Marco Manicardi's Blog, page 43

April 28, 2020

Virginia e le prove

Venerdì 24 aprile, per le Schegge di Liberazione (mentre #stateacasa), avevo letto una poesia intitolata “Virginia che non si muove” di Azael. Ad accompagnarmi più o meno dal vivo c’erano Gianluca e le cose, cioè Bicio, da Forlì (anche se nel video dico da Premilcuore, che è il posto dove abitava prima Bicio, e per me Bicio sarà sempre un abitante di Premilcuore), al contrabbasso e Simone Rossi, da Madrid, al chitarrino e al clarino.

Eccola qui:




Per fare questa cosa, con Gianluca e le cose, ci eravamo accordati su Whatsapp; Simone Rossi aveva fatto una base in midi e me l’aveva mandata, io avevo registrato una lettura della poesia e gliel’avevo rimandata; lui aveva guardato bene la durata e si era studiato la cadenza della lettura; aveva poi spedito qualcosa a Bicio, non so bene cosa, ma tipo un metronomo e un’altra base; Bicio quindi aveva registrato il contrabbasso vero, e Simone Rossi ci aveva registrato sopra un chitarrino e un clarino veri; e infine ci aveva riappiccicato sopra la mia voce per avere un quadro generale.

Sistemate altre due o tre cose, avevamo una base finita, che poi è quella che ho fatto partire da un cellulare collegato a delle casse bluetooth mentre registravo il video lì sopra con un altro cellulare. Secondo me è venuta bene.


Se volete ascoltare l’audio della prova generale del giorno prima, il 23 aprile, eccolo qui:



https://marcomanicardi.altervista.org/wp-content/uploads/2020/04/virginia-che-non-si-muove.mp3

Oggi una persona ha scritto un messaggio sulla pagina di Barabba che diceva così:


Grazie di tutto. Quel giorno mi ero fatta un piantino (piccolo) pensando che non c’era il corteo e non si cantavano i canti del 25 aprile. Per fortuna c’eravate voi.


Sono cose che fanno bene al cuore. E anche alla salute.

Grazie davvero a tutti.


 


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Published on April 28, 2020 10:20

April 27, 2020

Wallace (6)

E sempre in un racconto lungo, o romanzo breve, intitolato Verso Occidente l’Impero dirige il suo corso, che in Italia è stato pubblicato da solo, ma nell’edizione originale era dentro a un libro che si chiama La ragazza dai capelli strani, del 1989, David Foster Wallace ci dice di immaginare che stiamo passando davanti al Negozio delle Critiche, e che vediamo in vetrina un cartello che dice GRANDE SVENDITA! COMPLETA ILLUMINAZIONE, GRATIFICAZIONE, COMPRENSIONE E APPAGAMENTO: TUTTO IN SALDO! FINO A ESAURIMENTO SCORTE! PREZZI PAZZI! E che quando ci precipitiamo dentro, Visa alla mano, scopriamo che è solo il cartello, quello nella vetrina, a essere in saldo, al Negozio delle Critiche.


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Published on April 27, 2020 11:49

April 26, 2020

È il 26 aprile

Sono stato due giorni davanti al computer a condividere, rispondere, notificare, classificare, postare, copincollare, taggare, laicare ed embeddare e ho rischiato un po’ il divorzio, un po’ la deriva Franzoni.

Ma comunque, questi 24 e 25 aprile così strani, con le Schegge di Liberazione online, sono stati a loro modo bellissimi. Li abbiamo raccontati in un post su Barabba che si intitola Resistere, immobili (un resoconto delle Schegge di Liberazione 2020).


Oggi, invece:


è il 26 aprile e sono ancora antifascista, pensa te.

(simone rossi)


Pensa te.


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Published on April 26, 2020 01:01

April 25, 2020

Ci vuole del coraggio (con la voce di un altro)

Una cosa che dal 2011 posto tutti gli anni si intitola Ci vuole del coraggio e parla di mio nonno, Corrado, ai tempi della guerra. Comincia così:


Mio nonno, Corrado, eran già dei mesi che stava in prigione, ma ultimamente se la passava meglio. Meglio di qualche mese prima, quando c’era quell’aguzzino fascista a comandare la galera, un tipo sadico e cattivo che ammazzava i prigionieri a suon di botte, uno al giorno, tutti i giorni…


Ieri l’ha letta a voce alta Fabrizio Gabrielli – cui ho già mandato e continuo a mandare a manciate dei cuori grandi così – e si può ascoltare qui:




Fabrizio Gabrielli · Ci Vuole Del Coraggio – Schegge di Liberazione

Se la volete leggere tutta la trovate su Barabba, dove l’avevo scritta la prima volta, oppure sulle Schegge di Liberazione, e anche dentro a un libriccino elettrico che si chiama Si stava meglio quando si stava meglio.


Buon 25 aprile.


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Published on April 25, 2020 00:53

April 22, 2020

Slawenski (e Salinger) (2)

E sempre in un libro che si chiama Salinger, del 2010, Kenneth Slawenski dice che Jerome David Salinger, invitato come relatore ospite a un corso di scrittura creativa presso il Sarah Lawrence College, nel 1949, disse che «uno scrittore, se gli chiedono di parlare del suo mestiere, dovrebbe alzarsi e fare a gran voce solo i nomi degli autori che gli piacciono.» E che da lì proseguì appunto nominando i suoi scrittori preferiti: «Io adoro Kafka, Flaubert, Tolstoj, Čechov, Dostoevskij, Proust, O’Casey, Rilke, Lorca, Keats, Rimbaud, Burnes, la Brontë, Jane Austen, Henry James, Blake, Coleridge».


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Published on April 22, 2020 09:49

April 20, 2020

Parentesi

Non trovo più (l’ho cercata davvero dappertutto) la maglietta dei Fugazi (non esistono magliette ufficiali dei Fugazi) che avevo comprato (non a un concerto dei Fugazi, dato che, a parte che non esistono magliette ufficiali dei Fugazi, non ho mai visto dal vivo i Fugazi; ho solo visto Ian MacKaye, con gli Evens, una volta, al Bachessone Vecchio di San Martino Spino, era il compleanno di Grushenka e lui le aveva scritto Happy Birthday sul CD con una penna nera) a un banchetto (non di un concerto dei Fugazi, anche perché non esistono magliette ufficiali dei Fugazi, ma era un banchetto di beneficenza per un canile, la maglietta l’aveva taroccata il venditore, aveva fatto un lavoro eccezionale) anni fa (non mi ricordo neanche quanti, ma direi quattro). Peccato.


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Published on April 20, 2020 09:24

April 18, 2020

Si stava meglio quando si stava meglio: una specie di videolibro

E insomma, nei giorni scorsi ho letto tutti i pezzetti che stanno dentro a un libro elettrico e gratuito che si chiama Si stava meglio quando si stava meglio, che avevo pubblicato alla fine del 2018 raccogliendo un po’ di cose scritte in giro negli anni.

Questa qui sotto è la playlist di YouTube per ascoltarlo dall’inizio alla fine (più un pezzo che nel libro non c’è):





Se uno ha voglia, dura poco meno di un’ora.


Ne ho approfittato per togliere un paio di refusi, che avevo incontrato mentre lo rileggevo, anche se dopo averlo riletto mi era venuta quella cosa che mi viene sempre quando rileggo le cose vecchie che ho scritto, e cioè mi era venuta voglia di buttarlo via oppure di riscriverlo tutto daccapo.

Mi sono trattenuto e ho tolto solo quel paio di refusi. Quindi, se volete, la versione aggiornata la trovate qui:



in pdf (52 pagine)
in epub (per gli e-reader)
in mobi (per il kindle)

E poi basta.

A posto così.


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Published on April 18, 2020 07:06

April 17, 2020

Slawenski (e Salinger)

E in un libro che si chiama Salinger, del 2010, di Kenneth Slawenski, i colleghi di Jerome David Salinger del controspionaggio (Jerome David Salinger durante la Seconda guerra mondiale era un ufficiale del Dodicesimo reggimento fanteria, che era sbarcato in Normandia con le prime ondate, e si trovò, tra le altre cose, nel bel mezzo del massacro della foresta di Hürtgen e sul fronte della controffensiva delle Ardenne e via dicendo, e contemporaneamente lavorava per il controspionaggio) avrebbero dichiarato che si appartava continuamente per scrivere. E uno di loro ricordava di una volta in cui si trovarono sotto il fuoco di fila del nemico. Tutti cominciarono a cercare un riparo. Guardandosi intorno, i soldati intravidero Salinger sotto un tavolo che batteva sui tasti di una macchina da scrivere, con una concentrazione impermeabile alle esplosioni tutto intorno.


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Published on April 17, 2020 10:29

April 16, 2020

Finché non finiscono i binari del treno (un video)

E invece la lettura di oggi, anche se c’entra con un libretto elettrico del 2018 che si chiama Si stava meglio quando si stava meglio, dentro al libro non c’è. È una specie di bonus track, si intitola Finché non finiscono i binari del treno e fa così:




Oplà.

Ciao.


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Published on April 16, 2020 10:09

April 15, 2020

Rodari

E in un libro che si chiama La freccia azzurra, del 1964, Gianni Rodari, all’anagrafe Giovanni Rodari, dice che per Franco fu una notte indimenticabile, quando i pastelli, uno dopo l’altro, gli mostrarono quello che sapevano fare. E che, per esempio, gli disegnarono e dipinsero tante bandiere, che la stanza sembrava un giorno di festa nazionale. E che fecero la bandiera tricolore e la bandiera rossa, e si accapigliarono perché ciascuno voleva che la propria bandiera fosse la più bella, poi fecero la pace e disegnarono tutti insieme una bandiera di sette colori. E poi dissero: «Ecco qui, ci siamo tutti e sette e non si fa torto a nessuno. Ora andremo veramente d’accordo.»


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Published on April 15, 2020 08:15