Marco Manicardi's Blog, page 37
August 9, 2020
Non avrei mai pensato
Di commuovermi, ma tanto, una sera d’agosto, di quelle con la guazza e le zanzare, a sentir cantare Il gioco della palla. Ciao.
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August 7, 2020
Dei ricordi (18)
Il 7 luglio del 2012, pioveva, arrivavamo a San Pietroburgo per cominciare il nostro viaggio di nozze. Dormivamo al diciottesimo piano – era l’anno del terremoto, non era così scontato e facilissimo dire “diciottesimo piano” – di un albergo sulla Moskovskij prospekt, non lontanissimi da Moskovskaja ploščad’, e il tizio alla reception ci aveva dato un bigliettino con il nome del wifi gratuito. Il nome del wifi gratuito era uguale al nome dell’albergo di fianco al nostro.
Moskovskaja ploščad’ (c’è anche Grushenka, lì in basso a destra)
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August 6, 2020
È un periodo
August 4, 2020
Gabrielli
E in un libro che si chiama Sforbiciate, del 2012, Fabrizio Gabrielli dice che lui ci crede fortemente che nella testa c’abbiamo un minestrone, e che ogni roba che sentiamo o leggiamo o vediamo è come una dadolata di carote, un ciuffo di sedano, una mezza patata che mettiamo nel fuoco e poi ce lo dimentichiamo, e solo quando vengono a galla tutti gli ingredienti vuol dire che il minestrone è pronto, e possiamo dargli giù a mestolate possenti.
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August 2, 2020
2 agosto 1952, 2 agosto 1980, 2 agosto 1998
Quando arrivava 2 di agosto, mio nonno, Corrado, diceva sempre che il 2 di agosto del 1952 era notte e…
… ero andato in bicicletta a casa dell’Ada, l’avevo caricata sulla canna e via, ci eravamo sposati che era già incinta… l’avevo presa sulla canna della bicicletta e lei, che era la più povera del paese, aveva una scatola da scarpe come dote… ma non era mica piena, eh, la dote era proprio la scatola da scarpe, pensa te com’era povera… però era bella, l’Ada, e poi l’avevamo chiamata a lavorare in campagna da noi e non sapeva fare niente, e quando c’era da spostare il fieno le cadeva sempre tutto addosso che io e mio padre facevamo di quelle ridute che cascavamo per terra.
E oggi sarebbero stati 68 anni di matrimonio, se l’Ada e Corrado fossero ancora al mondo. Mi mancano moltissimo, ma così va la vita.
Invece, parlando del 2 di agosto del 1980, Grushenka dice sempre che…
… la puntualità non è una dote innata. C’entra coi comportamenti abituali, con quelle cose che inizi a fare in un certo modo e che poi rimangono così. O sei sempre stato puntuale o non lo sei mai stato. Ma dipende, son cose che hanno un inizio, non sono innate. Io non sono puntuale e neanche i miei genitori sono mai stati puntuali.
Mia madre l’indomani voleva prendere il treno, s’era fissata con questa idea, diceva a mio padre dai Imbeni, domani ci svegliamo presto e prendiamo quello delle nove, che ci vuole. Poi però si sono svegliati tardi, mia madre ci metteva un sacco di tempo a prepararsi, è una che ci ha sempre messo molto tempo. Mio padre si prepara una moka di caffè mentre mia madre sbuffa in bagno e le dice vabbè dai, ci andiamo in macchina pian pianino. Dice sempre pian pianino, mio padre, non è mai stato un tipo puntuale. A Bologna dovevano trovare un libro, un testo universitario. Mia madre si era riscritta all’università di Modena ma si vede che a Modena quel libro non l’aveva trovato. Mi ha ripetuto spesso che le ho dato io la forza di finire l’università, che quando è rimasta incinta ha deciso di riprendere gli studi e di laurearsi. Era incinta di sette mesi, io sarei dovuta nascere in ottobre, anche se poi son nata a metà novembre, in ritardo. Arrivati a Bologna erano in un bar del centro a fare colazione quando è iniziato un via vai di gente concitata, è scoppiata una caldaia alla stazione, diceva qualcuno entrando, è terribile, ci son dei morti, poi telefonavano e uscivano e intorno l’agitazione aumentava. Una caldaia in agosto? pensava mio padre e ha preso mia madre e son risaliti sulla macchina ma verso la stazione deviavano il traffico, non facevano avvicinare nessuno, accidenti, è qualcosa di grosso, pensavano spaventati. Allora hanno preso la via Emilia, e pian pianino siamo tornati tutti a casa.
E così, quel giorno là, quella che trentaquattro anni dopo sarebbe diventata la mamma di mio figlio aveva perso il treno, per fortuna.
E poi, per finire, il 2 di agosto del 1998 io…
… avevo 19 anni, io e i miei amici ci eravamo appena diplomati e dovevamo passare quella meravigliosa estate di nulla totale che ci separava dall’università o dal lavoro a vita. Avevamo pensato di farci un interrail di ventidue giorni in Francia, Belgio e Olanda.
Avevo fatto di tutto perché il 2 di agosto fossimo a Parigi, e nessuno capiva il perché, ma appena eravamo scesi dal treno avevamo preso la metro ed eravamo arrivati sugli Champs-Élysées. Spuntati in superficie, mi ricordo che mi ero messo a correre, avevo tirato fuori dallo zaino una bandiera tricolore e mi ero diretto senza pensare verso le transenne, zampettando come un matto. Stava arrivando il Tour de France, e tra la lunga fila di corridori ce n’era uno con la maglia e il pizzetto gialli.
Non credo di aver pianto come quella volta davanti alla televisione mentre guardavo l’arrivo sull’Alpe d’Huez del 1995. Però era stata lo stesso una bella botta di gioia.
Non è che capiti a tutti di vedere un Dio dal vivo. Non ho mai visto né Maradona né Michael Jordan. Ma Pantani sì. Era lì, a qualche metro da me, era bellissimo, lo potevo quasi toccare.
E queste sono tre ricorrenze del 2 di agosto che mi piace ricordare.
Lo faccio tutti gli anni, quando mi ricordo.
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August 1, 2020
L’Emilia-Romagna, spiegata bene (ancora d’estate)
E comunque, e sempre al netto della costa ferrarese che meriterebbe un discorso a parte, volevo ripetere una cosa che avevo già detto l’anno scorso, e cioè che d’estate c’è il mare anche in Emilia, solo che è nebulizzato.
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Gli altri post che parlano dell’Emilia-Romagna, spiegata bene, sono questi:
– L’Emilia-Romagna, spiegata bene
– E ancora meglio di enzo (polaroid)
– E un’altra cosa di eio
– L’Alta in basso e la Bassa in alto di Tinni
– La Lutazia-Romagna, spiegata bene di Paolo Colagrande
– Felice
– D’estate
– Onomastica
– da Google Maps
– Ghost Towns di [mini]marketing
– Coff, coff
– Il Primo maggio
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July 30, 2020
Cornia (4)
E nella Favola degli animali truccati, dentro a un libro che si chiama Favole da riformatorio, del 2019, Ugo Cornia dice che nella foresta avevano iniziato a comparire sempre più spesso delle scritte preoccupanti, che lasciavano perplessi gli animali più anziani, come “L’ISTINTO È UNA MERDA”, “L’ISTINTO CI HA ROTTO I COGLIONI”, “FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI”, “SEGUI L’ISTINTO? SEI PROPRIO UN VECCHIO ZEBEDEO”. E che, insomma, tra i giovani animali, era diventato normale farsi due risate sull’istinto. E che si era un po’ tirato fiato quando sulla vecchia quercia era comparsa la scritta “VIVA LA FIGA” che aveva qualcosa di antico e di tradizionale, come dicevano tra di loro. E che la scritta era un po’ volgare, ma rivelava finalmente qualcosa di fortemente istintivo, e che finché si scriveva “VIVA LA FIGA” tutto continuava a andare secondo i vecchi binari. Ma poi era arrivata la voce che “VIVA LA FIGA” l’aveva scritto una giovane cavallina, non un cavallo, e questo aveva destato delle ansie ulteriori.
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July 29, 2020
Di’ la verità
Adesso che son passati dei mesi, puoi anche ammetterlo: la prima volta che ti sei infilato la mascherina nel braccio ti sentivi un figo.
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July 27, 2020
Dei ricordi (17)
Il 27 luglio del 2015 era sera, ero fuori a bere e scrivevo una cosa intitolata “una cosa che ho notato” e che diceva che:
La narrativa, nelle conversazioni, è diventata piena di reading.
È molto bello, per esempio, origliare il flirt che una tipa sconosciuta racconta alla sua amica del cuore, nella tavolata della festa della birra di fianco alla nostra, leggendo qualche decina di migliaia di battute dalla cronologia di WhatsApp.
Poi, peccato, sono arrivati prepotentemente i vocali.
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July 25, 2020
Wu Ming 1 e Santachiara (e Calvino, Pavone e Revelli)
E in un libro che si chiama Point Lenana, del 2013, Wu Ming 1 e Roberto Santachiara dicono che in quelle settimane di sbandamento, per dirla con il partigiano Kim in Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino, bastava «un nulla, un passo falso, un impennamento dell’anima, e ci si trova[va] dall’altra parte». E che «questo nulla», come aveva scritto lo storico Claudio Pavone, era «capace di generare un abisso». E che poteva trattarsi di «un incontro casuale con la persona giusta o con la persona sbagliata; e poteva ricollegarsi al modo in cui si erano vissute le giornate seguite al 25 luglio [1943]», cioè alla caduta di Mussolini. E che in quei giorni Nuto Revelli era un tenente degli alpini appena tornato dalla Russia, ma era già un partigiano quando, il 12 ottobre 1943, scrisse sul suo diario: «Al 26 luglio si poteva anche scegliere sbagliato. Se mi picchiavano, se mi sputavano addosso, forse sarei passato dall’altra parte, con i fascisti, con le vittime del momento. Oggi sarei con le canaglie, con i barabba, con le spie dei tedeschi.»
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