Marco Manicardi's Blog, page 18
December 24, 2021
Come ogni anno
«Marley era morto, tanto per cominciare.»
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December 21, 2021
Dei ricordi (36)
Il 21 dicembre del 2016, ma anche il 21 dicembre del 2017, il 21 dicembre del 2018, il 21 dicembre del 2019 e il 21 dicembre del 2020 avevo scritto una cosa intitolata “ciao” che diceva così:
Volevo solo dire che «senza canditi» non è un valore aggiunto.
E adesso l’ho scritto anche il 21 dicembre del 2021.
A posto così.
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December 20, 2021
Stamattina
E stamattina ero su un treno regionale che veniva da Bologna, dove ero stato per lavoro. Ero già a Modena, stavo tornando a casa, e mi ero messo in un posto da due dietro a uno da quattro a leggere un libro sul Kindle. Era poi arrivato un ragazzo, età da universitario, e si era messo nei posti da quattro occupandone uno davanti a sé. Poco dopo era arrivata una ragazza, anche lei in età da Università, ma sembrava un po’ più vecchia di lui. Si erano messi a parlare del più e del meno, che musica ti piace, cosa fai per Natale, come vanno le lezioni di chitarra, cose così. Si capiva che era un’amicizia pendolare, di quelle che nascono sui treni, e che il ragazzo, se non tutti i giorni, abbastanza spesso, teneva il posto per quella ragazza che viaggiava nella stessa direzione. Si capiva anche che il ragazzo era molto interessato alla ragazza, una cotta di quelle che ti porti a casa e ci rimugini tutti i giorni, aspettando il treno successivo e magari l’occasione buona, per giorni, per mesi. E a un certo punto della discussione lei aveva detto che finalmente aveva incontrato uno, che era un po’ che si vedevano, e che stava aspettando solo che le chiedesse di sposarla. Aveva detto così.
E io l’avevo proprio sentito, anche il rumore, del cuore del ragazzo che finiva sotto le rotaie, schiacciato dalle ruote di tutti i vagoni di quel treno e di tutti quelli che sarebbero passati dopo sulla stessa tratta, oggi, domani e per sempre.
Dopo un attimo di silenzio, lui l’aveva guardata e le aveva detto che era contentissimo e che le augurava tutta la felicità del mondo.
Intanto la ragazza si alzava, e anche io mi alzavo, il treno rallentava e scendevamo a Carpi. Mentre il ragazzo senza più un cuore salutava con la mano e continuava il viaggio verso Mantova. 
E il mio Kindle era spento da venti chilometri, ormai, nella tasca della giacca.
Erano due anni che non prendevo un treno regionale per lavoro. Mi era mancato molto.
Musica:
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December 16, 2021
18 dicembre: DUEPONTI al Flame Fest
E sabato 18 dicembre, se va tutto bene, coi DUEPONTI (in maiuscolo, tutto attaccato) suoniamo al Flame Fest, il festivalino di musica bella che fanno all’Ekidna di San Martino Secchia, frazione di Carpi, in provincia di Modena. Comincia alle 18 e ci sono sette o otto gruppi (l’ordine lo scoprite quando siete là, quindi arrivate presto).
È la prima volta che suoniamo dentro all’Ekidna, dove negli ultimi vent’anni abbiamo visto suonare settordicimila persone che ci piacciono, quindi ci trema un po’ l’orlo delle mutande.
Qui c’è l’evento su fb con tutte le informazioni.
E questo è il volantino:
 
Se poi siete curiosi di sapere come suonano i DUEPONTI, sono circa così:
Anche su instagram.
E anche su tumblr.
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December 8, 2021
Lessico famigliare (10)
E niente, io sto con una che l’8 dicembre, tutti gli anni, invece di ascoltare John Lennon mette su Madonna (The Immaculate Collection). Poteva andare peggio.
(Qui c’è un altro po’ di lessico famigliare, se interessa)
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December 1, 2021
Oggi
E oggi, col mio solito tempismo, ero andato dal gommista che mi aveva messo su gli pneumatici invernali, e quando mi aveva ridato la macchina, non si apriva più. 
«Secondo me si è scaricata la chiave,» mi aveva detto il gommista.
«Eh, anche secondo me,» gli avevo risposto io.
Ed ero tornato a casa e, invece di cercare su Google un posto per farmi sistemare la chiave, come sarebbe stato normalmente perché sono fatto così, avevo trovato un video che spiegava come sostituire la batteria, e poi dopo l’avevo cambiata. E adesso l’ho provata, funziona, si apre e si chiude.
Ho fatto tutto da solo. Devo essere impazzito.
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November 24, 2021
26 novembre: DUEPONTI all’ATP
E, guarda un po’, venerdì 26 novembre, più o meno alle 22, coi DUEPONTI (in maiuscolo, tutto attaccato) suoniamo all’ATP Live Music Club di Migliarina, frazione di Carpi, in provincia di Modena, un posto altrimenti conosciuto come Zazzabar. Suoniamo prima di SACROBOSCO (in maiuscolo, tutto attaccato) per una serata organizzata da Gigiabooking (anche loro tutti attaccati).
È la prima volta che suoniamo al chiuso, perciò ci trema un po’ l’orlo delle mutande.
Qui c’è l’evento su fb con tutte le informazioni.
E questo è il volantino:
 
Se poi siete curiosi di sapere come suonano i DUEPONTI, sono circa così:
Anche su instagram.
E anche su tumblr.
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November 21, 2021
Zampetta
E insomma, è successa questa cosa molto piccola e semplice, ma a suo modo incredibile, e adesso ve la racconto. 
Il 30 di ottobre, tornando dal mercato contadino, avevamo trovato un bruco tra le foglie di cicoria. Era un bruchetto verde, minuscolo, lungo un centimetro scarso, e di solito l’avremmo liberato sul davanzale o sul balcone, invece quel giorno l’avevamo preso insieme alla foglia di cicoria su cui era posato e avevamo messo tutto in un barattolo di vetro. Avevamo tappato il barattolo con una retina rossa.
La foglia di cicoria era finita in pochi minuti, e gli avevamo dato una foglia d’insalata. La foglia d’insalata era finita dopo neanche un’ora. Avevamo continuato così e lui era cresciuto, era diventato ogni giorno più lungo e più ciccione. E cagava tantissimo. Non avevamo idea di quanto cagasse un bruco, secondo me non ce l’avete neanche voi.
Il Miny l’aveva battezzato Zampetta. 
 
(Zampetta il secondo o terzo giorno nel barattolo; quella in basso a destra è la cacca)
La domenica successiva, il 7 novembre, io e il Miny eravamo lì che guardavamo Zampetta. Aveva finito tutta la sua insalata e si muoveva in modo strano rispetto al solito, sembrava inquieto, non sapeva dove stare. 
«Avrà fame,» ci eravamo detti, «diamogli un’altra foglia d’insalata.»
Ma nemmeno quella foglia sembrava soddisfarlo. Così eravamo tornati a fare le nostre cose, sperando che mangiasse, ma dopo un po’ l’avevamo trovato sulla cima del barattolo, lasciava scie di muco sulla retina rossa, e sembrava alla ricerca di qualcosa. Ma cosa? Non lo sapevamo.
Qualche ora dopo era tutto imbozzolato in una piccola cameretta di seta sulla cima del barattolo. Ci si era disteso dentro e continuava a lavorare dall’interno.
 
(Zampetta imbozzolato e steso, ma ancora al lavoro)
Nel primo pomeriggio aveva smesso di contorcersi. Doveva aver finito il bozzolo. Ogni tanto aveva uno spasmo, ma cominciava a rimanere sempre più immobile, fino a fermarsi del tutto. Il giorno dopo, quando ci eravamo svegliati, non era più verde. Era una specie di chicco violaceo e bislungo, solido e, come dire, croccante, e Zampetta si vedeva a malapena attraverso il bozzolo di seta.
E così era poi rimasto, fermo immobile nella sua crisalide. 
Ci eravamo informati sull’internet. C’era scritto che i bruchi “autunnali” si imbozzolano fino a primavera, anche se c’è qualche possibilità che escano dalla crisalide un po’ prima se stanno in una casa relativamente calda. C’era scritto che, comunque, non tutti ce la fanno. Le probabilità di vederli uscire dalla crisalide non sono altissime. Anzi sono molto basse.
Ogni giorno andavamo a controllare se fosse cambiato qualcosa, ma niente. Era sempre così. Una cosa ferma e inerte.
«Speriamo bene,» ci eravamo detti.
 
(Zampetta che diventa una crisalide viola nel bozzolo; non abbiamo foto migliori, e in questa era ancora un po’ verde)
Passavano così due settimane intere. Lui era sempre lì, nella sua crisalide viola e croccante, fermo immobile. Noi buttavamo un occhio ogni tanto al barattolo, ma non sembrava cambiare nulla, a parte l’insalata che marciva e i cumuli di cacca di bruco che imputridivano sul fondo. Cominciava anche un po’ a puzzare, se avvicinavi il naso al barattolo.
Poi, ieri sera, ero lì che andavo in cucina a bere un bicchier d’acqua, erano le sei o le sette del pomeriggio, ma c’era già molto buio fuori, ero passato di fianco al tavolo dove stava il barattolo di Zampetta e… cos’è quella roba gigantesca?
E ho gridato: «UNA FALENA!»
E tutti sono accorsi a vedere, anche i gatti.
E io ve lo giuro: eravamo commossi.
 
(«UNA FALENA!»)
Abbiamo aperto il barattolo, abbiamo tolto la retina, la falena rimaneva lì attaccata, ogni tanto muoveva una zampa, ma poco. Sembrava dormire, o immersa in pensieri molto profondi.
 
(«UNA FALENA!»)
L’abbiamo appoggiata sul tavolo con tutta la retina rossa, le abbiamo fatto qualche foto che però non rendono bene la bellezza di questo animaletto fantastico. Che ha le ali marroni cangianti, con riflessi argentei e dorati; ha due piccoli segni d’oro sulle ali che sembrano gli occhi chiusi di Ra; ha un disegno sulla fronte come la prua teschiata di una nave pirata.
Siamo rimasti lì un’ora in contemplazione, a farci delle domande, a cercare delle risposte, e lei rimaneva ferma sulla retina rossa. Dopo siamo andati fuori a cena, quando siamo tornati era ancora lì. Abbiamo deciso di tenerla in casa, che fuori fa troppo freddo e se fosse nata stata fuori sarebbe uscita dalla crisalide in primavera. 
E siamo andati a letto.
«Non mangiatevela,» abbiamo detto ai gatti. Chissà se hanno capito.
 
(Zampetta)
Stamattina non c’era più. Siamo abbastanza sicuri che non l’abbiano mangiata i gatti, che hanno dormito con noi. Però, boh. Internet dice che di giorno le falene si infilano in pertugi tra le cortecce o tra le rocce, per poi uscire di notte, quindi forse si è infilata tra qualche mobile o in una libreria in mezzo ai libri o ai dischi. Internet dice anche che si nutrono di tante cose, ma che vanno ghiotte di cheratina, che si trova nella lana, nei peli, nei capelli e sulla pelle. La cosa non ci spaventa più di tanto.
Non sappiamo neanche come riferirci a questo piccolo esserino meraviglioso. Ma comunque, ciao Zampetta, benvenutə, anzi bentornatə in casa nostra. Vola liberə, dove vuoi, finché puoi. E grazie di essere così tremendamente bellissimə.
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November 18, 2021
Trucchi della borghesia (122)
I calendari dell’avvento.
Una volta, su Barabba, tenevamo una rubrica che si chiamava Trucchi della borghesia (e che era una specie di studio preciso e puntuale sulla perdita dell’umanità), e negli anni ne avevamo elencati ben 121, avevano partecipato in tanti. Ora, che Barabba è lì fermo da un po’, e visto che mi era venuto in mente un altro trucco della borghesia, bon, l’ho messo qui. Non so perché. È andata così.
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November 9, 2021
C.C.C.P.
Chiedevo sempre a mio padre cosa volesse dire C.C.C.P., quando lo leggevo sulle canottiere degli atleti ai mondiali o alle olimpiadi.
Mio padre rispondeva tutte le volte: «Col Cazzo Che Perdiamo!»
Avevo dieci anni quando cadde il muro. Quasi undici.
(una cosa che posto tutti gli anni, quando mi ricordo, il 9 di novembre)
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