Marco Manicardi's Blog, page 22
July 16, 2021
È un periodo
È un periodo che scrivere è fatica.
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July 12, 2021
Dei ricordi (33 – Barlow Jr. update)
Il 12 luglio del 2017 ero a Padova per lavoro e, visto che ero già lì, nel tardo pomeriggio ero andato al Parco della Musica, mi ero tolto la camicia e la cravatta e mi ero messo una maglietta, adesso non mi ricordo bene quale, ma credo che fosse quella dei Buzzcocks per le occasioni speciali, poi avevo aspettato la sera per vedere il concerto dei Dinosaur Jr.
Un mese dopo, circa, su Spotify avevo creato una playlist intitolata Barlow Jr., dove mettevo in fila tutti i pezzi scritti e cantati da Lou Barlow dentro ai dischi dei Dinosaur Jr. dopo la reunion del 2005. Sono due per ogni disco, non uno di più, non uno di meno.
Oggi quindi la aggiorno coi due pezzi di Lou Barlow che sono sul disco nuovo, Sweep It Into Space, che è uscito tre o quattro mesi fa.
Barlow Jr., la playlist, è questa qui:
Secondo me ce n’era bisogno.
(Avevo anche scattato una foto, quel giorno là, il 12 luglio del 2017, a Padova. Che bei tempi.)
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July 6, 2021
7 luglio
Otto anni fa, avevo appena 34 anni, ero con mio nonno, Corrado, fuori da un bar dove i miei genitori avevano organizzato un piccolo rinfresco per festeggiare la laurea in Scienze dell’Educazione di mia sorella, presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, nella sede di Reggio Emilia; mentre eravamo lì, io e mio nonno Corrado, che parlavamo del più e del meno, a un certo punto lui si era fatto pensieroso e mi aveva detto: «Oh, Marco, questa è la piazza dove hanno ammazzato quei manifestanti.»
«Sì, nel ’60,» gli avevo subito risposto prendendo l’occasione al volo, che mi piaceva sempre molto quando mio nonno cominciava a parlare delle sue cose passate, del PCI, degli scioperi, eccetera, e devo anche aver provato a canticchiare il ritornello dei Morti di Reggio Emilia.
Lui aveva annuito e alzando un braccio aveva indicato un punto preciso della piazza.
«Io ero là,» mi aveva detto, «eravamo in fondo al corteo perché noi che venivamo dai paesi più lontani eravamo sempre gli ultimi. Non mi ricordo se ho sentito le schioppettate, ma mi ricordo che a un certo punto si son messi tutti a correre verso di noi, scappavano via.»
Delle volte coi nonni funziona così, quando invecchiano, si ricordano le cose solo quando c’è un oggetto o un posto che gli accende una lampadina in testa che magari era spenta da un bel po’, perché che fosse stato lì il giorno della strage, mio nonno, Corrado, non me l’aveva mica mai detto.
Allora mi ero messo a fare un rapido calcolo: lui era del ’25, era nato in dicembre, i morti di Reggio Emilia erano del 7 luglio del 1960; quindi quel giorno là doveva avere appena 34 anni.
E mentre deglutivo e mi veniva la pelle d’oca, anche se era un giorno abbastanza caldo, mio nonno, Corrado, era già rientrato nel bar, al rinfresco della laurea di mia sorella in Scienze dell’Educazione presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, nella sede di Reggio Emilia, per provare a mangiare un pasticcino o due in più, anche se gli avevano detto di limitarsi coi dolci per via del diabete, della pressione e tutto il resto.
Ma era fatto così, Corrado, era sempre stato un gran goloso.
(È una cosa che posto tutti gli anni; e di solito cambio la canzone, ma quest’anno rimetto Milva, perché sì.)
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July 5, 2021
Majakóvskij
E in un poema che si intitola Uomo, del 1918, che si trova anche dentro a un libro che si chiama Poemi, del 1963, Vladímir Vladímirovič Majakóvskij si domanda (oppure ci domanda) chi abbia ordinato ai giorni di luglieggiare.
(Anche questa è una cosa che posto tutti gli anni)
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July 3, 2021
Cutrone, Fields e Manzarek (su Morrison)
E in un libro che si chiama Please Kill Me (sottotitolo: The Uncensored Oral History of Punk), del 1996, di Roderick Edward “Legs” McNeil e Gillian McCain, Ronnie Cutrone dice che lui amava profondamente Jim Morrison, ma che non era così divertente frequentarlo. Era uscito con lui ogni sera per quasi un anno. Jim usciva, si appoggiava al bancone, ordinava otto screwdriver, appoggiava sei Tuinal sul bancone, buttava giù due o tre screwdriver, prendeva due Tuinal, poi doveva pisciare ma non poteva abbandonare gli altri cinque screwdriver, quindi tirava fuor l’uccello e pisciava lì sul posto, e qualche ragazza arrivava e si metteva a succhiargli il ca**o, poi lui finiva i suoi cinque screwdriver e gli altri quattro Tuinal e si pisciava nei pantaloni, e lui, Ronnie Cutrone, ed Eric Emerson lo riportavano a casa. E dice che questa era una tipica serata con Jim, che però quando era fatto di acido allora diventava davvero simpatico e divertente. Ma la maggior parte delle volte era solo un ubriacone.
E Danny Fields dice che Jim Morrison era uno stronzo patentato, un uomo meschino e provocatore. Che la sua poetica faceva schifo. Che voleva far passare il suo rock & roll per letteratura ma erano solo cazzatine da liceale, a eccezione forse di un’immagine o due. E dice che, al contrario, crede che la magia e la potenza personali di Morrison andassero ben oltre la sua capacità di comporre versi. Lui valeva molto di più. Era molto più sexy della sua poesia e come interprete era decisamente molto più misterioso, più problematico, più complicato, più carismatico. E dice che doveva esserci una ragione se donne come Nico e Gloria Stavers si innamorarono così perdutamente di lui, visto che, fra l’altro, era un uomo piuttosto sgarbato con le donne. E dice che di certo non era grazie alla poesia, ma più probabilmente era perché aveva il ca**o grosso.
E Raymond Daniel Manzarek Jr, detto Ray, dice che Jim era uno sciamano.
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July 1, 2021
Su VOCE: Musica seduta (sempre meglio di niente)
Oggi è uscito il nuovo numero del mensile VOCE, che per noi carpigiani è un po’ il nostro TIME. Dentro c’è anche un mio pezzettino che parla di quello che sta succedendo alla musica dal vivo. Anzi no, di quello che sta succedendo a noi fruitori della musica dal vivo. E si parla anche di una cosa nel suo piccolo clamorosa capitata qualche settimana fa durante il concerto dei Gazebo Penguins al Coccobello, nel Chiostro di San Rocco.
Il pezzettino si intitola “Musica seduta (sempre meglio di niente)” e comincia così:
Non che queste siano cose che interessino i giovani, che passano le loro serate in attività che ci sono perlopiù ignote (e per fortuna, mi viene da dire), ma nella nostra città c’è un gruppetto ben nutrito di persone sui quarant’anni, che da quando ne aveva quindici, cioè dalla seconda metà degli 90, fino all’altro ieri, cioè poco prima della pandemia, è cresciuto tra i concerti rock, indie e soprattutto punk dell’Ekidna, del Mattatoio, del Kalinka e di tutta una rete di posti limitrofi dalla bassa modenese al bolognese. Forse l’apice di questa piccola “scena” c’era stato a metà degli anni zero, ma anche se quel gruppetto ben nutrito di persone era passato dai venti, ai trenta, poi ai quarant’anni, e aveva fatto magari dei figli, lavorava in fabbrica o in ufficio o si barcamenava tra un lavoro temporaneo e l’altro, anche se forse era l’ultimo atto di una cosa che poi non attraeva più quelli più giovani di loro, aveva comunque continuato, in un modo o nell’altro, ad andare ai concerti rock, indie e soprattutto punk dell’Ekidna, del Mattatoio, del Kalinka e di tutti i posti limitrofi che cominciavano pian piano a chiudere per mancanza di ricambio generazionale. Questo fino all’inizio del 2020, quando poi era arrivato il virus e aveva fermato tutto.
Se abitate a Carpi o in una frazione di Carpi, o in un paese limitrofo, da Novi di Modena fino addirittura a Modena centro, lo trovate in edicola. La carta ha un buonissimo odore. Se lo comprate, fate bene.
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June 28, 2021
Quest’epoca pazza
E oggi pomeriggio ero fermo a un semaforo, e il tizio della macchina nella corsia di fianco alla mia mi ha dato un’occhiata veloce, ha tirato fuori uno swiffer e si è messo a spolverare il cruscotto. Poi è arrivato il verde, lui ha messo via lo swiffer nella tasca dello sportello, ha aspettato che la macchina di fronte alla sua partisse, ed è partito anche lui, verso sinistra. Io andavo dritto.
Ecco, volevo solo lasciare qui una testimonianza, magari per dei futuri archeologi digitali, di quest’epoca pazza in cui viviamo.
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June 26, 2021
Dei ricordi (32)
Il 26 giugno del 2017 era un lunedì, verso sera tornavo a casa da Milano con un treno velocissimo, e scrivevo una cosa che diceva così:
La musica è quella cosa che, per esempio, sei in trasferta per lavoro a Milano da un cliente importante per la prima volta, magari sei lì a bere il caffè che ti stanno offrendo, state parlando di dettagli lavorativi, accordi importanti, progetti futuri, ma poi salta fuori che l’altro giorno eri andato a vedere Eddie Vedder e da lì, almeno fino alla fine del caffè, sono gran pacche commosse sulle spalle.
Sembra di leggere dei ricordi preistorici.
E due giorni prima avevo scritto una cosa intitolata “ho notato che la bellezza di un concerto è inversamente proporzionale al numero di foto che faccio” dove dicevo che questa, con lui di spalle che suona Comfortably Numb all’organo, è l’unica foto di Eddie Vedder che ho.
(Qui ci sono degli altri ricordi, se uno è interessato)
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June 21, 2021
Nostra Signora dei Sullivan (prego)
Ho appena finito di leggere – ho poi finito la settimana scorsa, ma è lo stesso – un libro che si chiama Nostra Signora dei Sullivan, del 2021, di Gianfranco Mammi, un libro che secondo me è bellissimo, uno dei più belli tra quelli appena usciti che mi sia capitato di leggere, e soprattutto perché è scritto all’imperfetto, un imperfetto narrativo o storico o cronistico, come dice la Treccani, cioè, in pratica, come i verbali dei Carabinieri, che di solito non è una cosa positiva, ma in questo caso risulta sorprendente.
E insomma, quello che volevo dire è che giovedì 24 giugno, alle 21 puntualissime, Gianfranco Mammi è al Circolo ARCI Mattatoyo a presentarlo, per la rassegna Young Liars, e a fargli delle domande ci sarò io, che è una cosa anch’essa abbastanza sorprendente, visto che non mi aveva ancora mai chiesto nessuno di presentare un libro. Speriamo bene.
Qui c’è l’evento di facebook, e se cliccate “Mi interessa” (se v’interessa) o “Parteciperò” (e parteciperete) ci fa piacere.
Questa, invece, è la locandina:
E comunque, visto che è appena uscito, forse che Nostra Signora dei Sullivan fosse un libro sorprendente e bellissimo, uno dei più belli tra quelli appena usciti (è arrivato quasi in cinquina al Campiello, qualche settimana fa, per dire) forse non ve l’ha ancora detto nessuno, e allora ve lo dico io adesso: Nostra Signora dei Sullivan è un libro sorprendente e bellissimo, uno dei più belli tra quelli appena usciti. Ve lo consiglio.
Prego.
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June 19, 2021
Dei ricordi (31)
Il 18 giugno del 2011, cioè ieri, 10 anni fa (DIECI), la brigata di Barabba arrivava a Parigi per una data estera del tour delle Schegge di Liberazione. Ce l’avevano organizzata Fernanda Scianna (la nandina) e Paola Vallatta per la sezione parigina dell’ANPI. La nandina, stamattina, ha scritto così:
«Non so come sia potuto succedere, ma ieri era il decimo (DECIMO) anniversario di questa cosa qui che ancora, dopo 10 (DIECI) anni non ci credo che è successa sul serio anche grazie a me (ma soprattutto alla ben nota magia delle Schegge che rende tutto possibile), e mi sono dimenticata di celebrarla.
Sono passati 10 (ho detto DIECI, sì) anni.
Ci sono state unioni, separazioni, arrivi, partenze, nascite, morti, terremoti e pandemie, ma la memoria non si spegne.»
Eravamo giovani. Eravamo anche molto belli.
(Qui ci sono degli altri ricordi, se uno è interessato)
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