Alessandro Bonino's Blog, page 18

May 12, 2011

Sono una persona orribile (ultimate edition)

Davanti ai cassonetti c'è un crocicchio di ragazzi portatori di handicap, poco più in là ci sono quelle che potrebbero essere le loro insegnanti, che stanno parlando tra loro. Li aggiro tutti e butto il mio sacco nel cassonetto dell'indifferenziato. Quando sono a qualche metro di distanza sento il rumore del cassonetto che si chiude, e una delle insegnanti che urla Vi avevo detto di non giocare coi cassonetti. Mi allontano facendo finta di nulla. Sono una persona orribile.




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Published on May 12, 2011 02:34

May 11, 2011

Sono una persona orribile /33

Stamattina mi ha chiesto cosa volevo per pranzo. Ho detto a caso: Pasta e zucchine. Arrivo a casa e c'è pasta e zucchine. Domani provo a dire: Pasta e Viakal.




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Published on May 11, 2011 03:06

May 10, 2011

Sensi di colpa

Mi sento un po' in colpa, caro blog: ti ho trascurato un po'. Lo so che è così e anche tu lo sai, anche se adesso sei lì che fai finta di niente e mi corri incontro tutto pimpante e festaiolo, ma dentro io lo so che covi del rancore, e hai ragione, cosa vuoi che ti dica, ho fatto passare tanto tanto tempo per i nostri, miei e tuoi, standard, prima di scrivere ancora qui, ti chiedo scusa, caro blog, magari eri anche in pensiero, magari ti chiedevi se non mi fosse successo qualcosa, e magari negli ultimi giorni te lo eri anche augurato, vedendo che magari in altri posti qualche frase la scrivevo. Ti chiedo scusa. È che ho avuto talmente tante cose da fare, da preparare, da scrivere, che al mattino, quando mi alzavo, invece di pensare a te come sempre era successo, dovevo pensare ad altro, tutte cose belle, vai tranquillo che nei prossimi giorni te le racconto tutte. Sì, è una promessa, così domani ci vediamo di nuovo e ci raccontiamo delle belle cose. Sei contento? Io sì. Ma come sei cresciuto.




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Published on May 10, 2011 00:41

April 25, 2011

Poesie della Resistenza

Gli amici di Schegge di Liberazione, per il secondo anno, realizzano un ebook sulla Resistenza, e quest'anno han deciso di farne anche un libro cartaceo. Gli ho mandato due poesie sulla liberazione, ma, ahimé, le hanno rifiutate. D'altronde sono poesie scomode. È quindi con immensa tristezza che le riciclo qui. Sono due. E sono corte.


Poesia della Resistenza


Io,

quando

vado in giro,

Resisto

anche tre giorni.


 


Poesia della Liberazione


Dopo

la Resistenza,

la Liberazione.


 


(le ho scritte a Fabriano dopo alcune bevute, ma ancora non capisco i motivi dell'esclusione)




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Published on April 25, 2011 01:25

April 22, 2011

La settimana dell'odio

E comunque vorrei concludere la settimana dell'odio, sì, è la settimana dell'odio, ve ne sarete accorti, ecco, vorrei concludere la settimana dell'odio parlando un po' di voi umani. Leggevo stamattina che "il problema non è tanto che l'uomo stia diventando come merce. Semmai è la merce che si sta sempre di più umanizzando. L'abito non fa il monaco, l'abito è il monaco." Ed è vero, siamo la merce che produciamo, e la merce è quello che siamo, siamo quello che indossiamo, e quel che indossiamo non è mica progettato per farci star bene noi che l'indossiamo, ma è tutta vanità, tutta tutta vanità, e di lì non si scappa. Non c'è verso, ci penso tutte le volte che guardo le mie magliette, le mie camicie, le giacche, i pantaloni: possono essere anche i prodotti più rinomati, ma avranno sempre quelle odiose cuciture all'interno, alcune meglio rifinite, alcune peggio rifinite, ma quelle cuciture saranno sempre rivolte all'interno, a strisciare contro il corpo, alcune di più, alcune di meno, ma sempre rivolte all'interno, a strisciare. Il precipuo scopo degli abiti si vede dalle cuciture, se le cuciture son rivolte all'esterno, lo scopo è quello di far star bene chi gli abiti li indossa, se le cuciture son rivolte all'interno allora è pura vanità. Ed è sempre vanità.

Vi odio, voi umani.




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Published on April 22, 2011 01:17

April 21, 2011

Lettera a Gesù

Caro Gesù, stai bene? Io abbastanza, grazie, e così spero di te e dei tuoi. Ti volevo dire una cosa, magari la potrai giudicare oziosa, non lo so, ma m'è venuto in mente che magari poteva aiutare, poi magari no, ma non mi costa nulla, per cui te lo dico. Ho pensato, caro Gesù, che se muori e risorgi sei veramente un figo, ma tanto, son cose che noi umani non si riesce mica a fare. Ho pensato che se lo fai una volta, ok, sei figo e te l'ho già detto, ma se lo rifai tutti gli anni, be', è logico che dopo un po' il pubblico perda interesse. Tu pensaci.




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Published on April 21, 2011 01:52

April 20, 2011

Puerile

Tutte le volte che lo vedo in televisione io dico: Muori. Tutte le volte che passano in radio dei frammenti di suoi discorsi o dichiarazioni io dico: Muori. Anche quando son da solo, quando mi capita di vederlo o sentirlo io dico: Muori. Mi dice, chi mi ascolta, che devo smetterla, che è brutto far così, che è un comportamento puerile. E invece no, dico io, non è puerile per niente. Uso la sua tecnica: dici una cazzata cento volte, e poi diventa vera.




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Published on April 20, 2011 02:10

April 19, 2011

Rifondazione

L'altro giorno ho visto che danno ancora il Grande Fratello, quella cosa che fanno alla tele dove ci son dei tizi che nessuno vorrebbe avere come parenti o amici o anche solo semplici conoscenti, questi tizi che stan cento giorni in una casa ripresi dalle telecamere giorno e notte e la gente da casa li guarda, vede cosa fanno, ascolta le loro chiacchere, cose così che a me non mi verrebbe in mente di guardare; mi son stupito infatti che lo dessero ancora, mi ha fatto strano, ho pensato che quella è una cosa che puoi farla una o due volte e poi la gente si rompe i coglioni, e invece no, lo danno ancora, e ho sentito che fa ancora degli ascolti, c'è ancora della gente che gli interessa, strano. Comunque non può durare ancora per molto, secondo me prima o poi anche lo zoccolo duro degli irriducibili si annoierà, dai, non ha senso, chi è che può durare dieci anni a guardar quella vaccata, siam seri.

Io avrei una proposta per svecchiare il format, una vera e propria rifondazione. Lo fai uguale a adesso, ma con le motoseghe. Entrano i concorrenti, tutti con la loro motosega, poi lasciamo che si aggiustino tra loro.




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Published on April 19, 2011 01:53

April 18, 2011

Pubblicitari verdi fritti

Quando sento che alla radio, o alla televisione, c'è una trasmissione che parla di creatività io son sempre contento. La creazione, la nascita delle idee, la scoperta, l'invenzione, son cose che mi hanno sempre attratto, e se alla radio, o alla televisione, c'è qualcosa che parla di questi argomenti, io spengo tutto il resto, spengo musiche, spengo i libri, spengo i pensieri e ascolto. Poi, la delusione. Succede sempre che quando si parla di creatività alla fine finiscono con il parlare di pubblicità, di pubblicitari, di copy-writer, di art-director e così via. Uno si mette lì in ascolto, magari in macchina, pensando che finalmente alla radio diano qualcosa di interessante, e no, alla fine parlano di pubblicità, e uno che sta guidando, magari uno che deve guidare un paio d'ore, che era pronto a assorbir la conoscenza o per lo meno a dilettarsi un po' con delle belle storie di scoperta e d'invenzione, storie di scienziati, di scrittori, di artisti, e invece, delusione, si trova a ascoltar di gente che deve trovare il modo di vendere delle macchine o dei detersivi. Poi dicono che uno perde la fiducia nell'umanità: vorrei ben vedere.


E già che siamo qui, se siete dei pubblicitari, e v'è venuto in mente di mettere un rumore di campanello, o di telefono, dentro una pubblicità televisiva per attirare l'attenzione dello spettatore, cambiate lavoro, andate a fare i pescatori. E se, peggio ancora, avete mai pensato di mettere, dentro una pubblicità radiofonica, il rumore d'un clacson, di una sgommata o di un incidente stradale, ecco, se solo v'è venuto in mente, sappiate che, appena v'è venuto in mente, l'umano che avete dentro di voi si è sparato un colpo in testa, e adesso siete senza. Vagate come fantasmi nelle vostre città, tra i sushi e i sashimi e gli happy hour, ma l'umano che avevate dentro di voi se n'è andato, senza neanche lasciarvi un biglietto, e siete lì, morti senza saperlo, a pensare alla campagna di domani.




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Published on April 18, 2011 00:15

April 8, 2011

Maestro

Io in casa il dialetto non l'ho mai parlato, pensavo stamattina mentre leggevo la raccolta di poesie di Nino Pedretti, lo parlavano i miei nonni, ma in casa mia si parlava l'italiano, e con gli amici, anche se alcuni in casa parlavano piemontese, si parlava l'italiano, e io, comunque, non l'ho mai parlato, l'ho appreso come seconda lingua, e a volte mi dicono che parlo piemontese, quando ci provo, che parlo piemontese come uno di fuori, e infatti mio zio, che era abruzzese ma era venuto su negli anni cinquanta, lo parlava molto meglio di me, e ci vuol poco, devo dire. Da quando lavoro mi capita ogni tanto di doverlo parlare, non faccio delle gran figure, ma m'impegno e spero venga apprezzato. C'è un mio cliente che si chiama Mustafa, lui viene da Casablanca, in Marocco: quando viene in ufficio parliamo solo piemontese, e a me piace dire che il mio maestro di piemontese si chiama Mustafa. Adesso viene raramente in ufficio, perché adesso con i soldi che ha guadagnato a fare il muratore a Cuneo ha aperto un'azienda a Casablanca, l'ha chiamata Italiana Costruzioni.




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Published on April 08, 2011 00:58