Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 46

October 3, 2023

Parole ostili e parole amiche

Le parole mi hanno sempre affascinato. La loro storia, le origini, gli usi e gli abusi, il senso e il non senso, le regole e le eccezioni…

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Published on October 03, 2023 09:08

Il Giornale, Feltri, il futuro ed io …

Il Giornale, Feltri, il futuro ed io … Il Giornale 2 ottobre 2023
Ho scritto una lettera a Vittorio Feltri. Mi ha risposto sul giornale di oggi. So che ha avuto problemi di salute e gli auguro una pronta guarigione. “Mens sana in corpore sano”. Alla nostra età è il motto vincente. Non è una metafora, è la realtà di cui è fatto il futuro. Di tutti. Ma non tutti sanno rompere le scatole come sa fare Lui. Confesso che anche a me piace farlo. L’importante è divertirsi. Auguri Direttore!

Caro Antonio,
lei ha imparato a leggere e scrivere più o meno da solo, giocando con i caratteri mobili nella tipografia di suo padre; io, invece, che ho appreso a farlo altrettanto in solitudine, assistito di tanto in tanto dalla zia Tina, alla quale chiedevo snervandola: «Cosa c’è scritto qui? E qui?», mi sono formato al riconoscimento delle lettere dell’alfabeto e alla loro combinazione proprio sfogliando i giornali. Dalla carta stampata sono sempre stato attratto, tanto che sotto il banco di scuola, quando poi sono giunto alle elementari, tenevo una copia di questo o quel quotidiano e ogni tanto, quando il maestro non se ne accorgeva, abbassavo lo sguardo per dare un’occhiata. Ricordo le volte che accompagnavo la mamma presso il salone della parrucchiera. Vi trovavo pile di giornali di ogni tipo. Io mi soffermavo su «La Stanza» di Montanelli sulla Domenica del Corriere e pensavo, nella mia ingenuità infantile: «Questo signore deve proprio essere importante se ha una stanza tutta per sé».

Sulla scia di questa memoria sottolineo qualcosa che corregge quanto lei ha scritto, sperando che questo non la offenda. Ammiro e stimo Silvio Berlusconi, un innovatore, un precursore dei tempi, abilissimo imprenditore, uomo che si è fatto da solo, dall’entusiasmo e dal carisma trascinanti come le acque del fiume più potente, ma non è stato mio mentore né è stato il creatore di questo foglio su cui mi sta leggendo. È stato Indro Montanelli a creare il Giornale e, in qualche maniera, è stato questi il mio mentore, mi sono spesso affidato ai suoi consigli, frutto della sua esperienza, più lunga della mia, e della sua saggezza. Ci incontravamo qualche volta per un pranzo che oserei definire «intimo» e spartano. Soltanto noi due, in una trattoria toscana che non era di sicuro un ristorante alla moda e patinato dove avresti potuto pranzare accanto ai famosi. Indro teneva una fiasco di vino ai suoi piedi e lo versava al suo ospite, ossia a me, con una cura e una premura che mi sorprendevano puntualmente. Perché tenesse sul pavimento il vino e fosse lui a dosarlo nei bicchieri autodelegandosi il compito del cameriere non l’ho mai compreso. Una tenera stranezza di un uomo molto sui generis. Certo è che, come Montanelli ha sempre riconosciuto, Berlusconi decise subito di sostenere il progetto di Indro e lasciò quest’ultimo sempre libero di fare il direttore e il giornalista, senza intromettersi nella linea editoriale, senza prevaricare mai Indro. Questo fatto non bastò, tuttavia, a quietare i timori di Indro non appena Berlusconi assunse la risoluzione di scendere nell’agone politico. Penso che Montanelli temesse che Silvio sarebbe stato massacrato dai suoi detrattori e non soltanto che la sua personale libertà di fare il giornale sarebbe in qualche modo stata inquinata, limitata, compromessa. E fu così, per farla breve, che giunsi io alla direzione del Giornale. Correva l’anno 1994. Come non potrei essere grato al Cavaliere che mi ritenne meritevole di essere successore di Montanelli? Peraltro, come dico sempre, Berlusconi mi fece ricco, ma non perché prima fossi povero. Guadagnavo molto bene come giornalista. Con Berlusconi feci il salto di qualità. Forse per presunzione, virtù che ammetto di possedere, mi tocca specificare che pure a Berlusconi convenne assumermi: le vendite del Giornale crebbero in maniera impressionante, deludendo coloro i quali avevano vaticinato che senza Indro il foglio da lui fondato sarebbe deceduto. Dolci soddisfazioni!

Mi hai chiesto di parlarti del futuro e ti ho parlato fin qui del passato. Del resto, come potremmo progettare l’avvenire senza tener conto di quello che è stato o leggere il presente senza considerare ciò che è accaduto ieri?

Come sarebbe stato Silvio? Non lo so. E poi, caro Antonio, ha qualche senso interrogarsi sulle ipotesi? Io so soltanto come è stato quest’uomo: sempre un passo avanti rispetto a tutti noi, pur essendo più grande o più vecchio di noi, era straordinariamente contemporaneo, giovane e giovanile. Il digitale? Lo avrebbe padroneggiato, quindi.

Quanto a me, tu domandi come mi veda per il futuro. Senza dubbio ancora qui. Qui a rompere le scatole.

Carissimo Direttore, desidero innanzitutto augurarti ogni bene sia nel corpo che nella mente. Mi hai dato del “tu” nella risposta alla mia lettera sul giornale di oggi, sono onorato. Continueremo a romperci le scatole vivendo. Cordialmente Antonio 🐓
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Published on October 03, 2023 01:52

October 2, 2023

Elogio della fuga …

La teoria della fuga proposta dal biologo Henri Laborit riflette una prospettiva interessante sui temi fondamentali dell’esperienza umana…

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Published on October 02, 2023 21:15

Anche i nonni hanno avuto i loro nonni. Io ricordo mia Nonna …

Anche i nonni hanno avuto i loro nonni. Io ricordo mia Nonna …
Anche i nonni hanno avuto dei nonni, nella giornata in cui si festeggiano desidero ricordare mia Nonna. I miei amici Michele e Giorgio, anch’essi nonni, mi hanno ricordato questa festa con un messaggio. Ho trovato per l’occasione questa poesia di D’Annunzio che mi ha fatto ricordare che anche io che sono “nonno”, avevo quattro nonni. Una me la ricordo con affetto. In un villaggio in Costa d’Amalfi, quando avevo una decina di anni. Trascorrevo con lei, nella sua vigna le mie estati. Una vigna che era un orto. Se ci penso oggi, a distanza di tanti anni, quel posto me lo ricordo come un giardino dell’Eden. A quella età non potevo sapere cosa fosse l’Eden, eppure lo era: un pozzo, un cortile, una cantina, una antica casa a volte, con all’interno un soffitto con tela dipinta con affreschi sulla quale passeggiavano i topi, una stanza da letto con i materassi a foglie di pannocchie, una stalla con Nerina la capretta che parlava con mia nonna, le galline e c’era anche un maiale. Tutta la frutta che volevi, uva di tutti i tipi, pesche, albicocche, fichi, pere, ciliegie. Il bagno era un buco su un muretto sul quale salivi e svuotavi l’intestino. Il tutto finiva in una sorta di vasca contenitore dei liquidi. Veniva all’occorrenza raccolto, versato in solchi per concimare i terreni accuratamente coltivati. Mia nonna parlava con Nerina quando la mungeva, solo lei la poteva toccare, non si sarebbe fatta mungere da nessun altro. Non avevamo la corrente elettrica, una unica lampadina mostrava solo i suoi fili che non avevano nè vita nè luce. Eppure lei la teneva spenta perchè diceva che si doveva risparmiare. Usavamo una candela ad olio, dal cui beccuccio usciva uno stoppino impregnato in olio che illuminava la stanza. A sera prima di addormentarci dovevo dire il rosario con lei, tutto, interamente in latino. Poi spegnava la candela perchè bisognava risparmiare sia l’olio che lo stoppino. Di primo mattino andavo nella selva con lei a fare l’erba per Nerina. Con un lungo ramo alla cui punta aveva fissato una roncala tagliava i rami degli alberi che chiamava “ i pungenti”, la cui erba era tenera per la la capra. Il latte e la ricotta che faceva erano davvero squisiti. Potrei continuare a dire molte cose. Man mano che scrivo i ricordi aumentano. Mi basta questo che ho scritto senza rileggere. Lei non conosceva D’Annunzio, e ovviamente non lo conoscevo io. Ma ora so chi era sia la mia Nonna che quella di D’Annunzio. Viva i nonni, viva noi.
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Published on October 02, 2023 07:49

Io, Feltri, Il Giornale e il Futuro …

Io, Feltri, Il Giornale e il Futuro …

Ho scritto una lettera a Vittorio Feltri. Mi ha risposto sul giornale di oggi. So che ha avuto problemi di salute e gli auguro una pronta guarigione. “Mens sana in corpore sano”. Alla nostra età è il motto vincente. Non è una metafora, è la realtà di cui è fatto il futuro. Di tutti. Ma non tutti sanno rompere le scatole come sa fare Lui. Confesso che anche a me piace farlo. L’importante è divertirsi. Auguri Direttore!

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Published on October 02, 2023 06:27

September 29, 2023

Un albero dalle molte vite: il tiglio

Oggi voglio rendere omaggio a questo magnifico esempio di bellezza naturale: l’albero di tiglio. Questo albero meraviglioso, conosciuto…

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Published on September 29, 2023 13:08

September 28, 2023

La “Paesologia” di Norma D’Alessio

Non si finisce mai di imparare. Grazie ad un invito per la presentazione di un libro ho appreso un termine di cui non conoscevo…

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Published on September 28, 2023 02:40

September 27, 2023

Il “mezzo” è il “messaggio” delle estensioni umane

Quando Marshall McLuhan scrisse quella frase diventata poi famosa,“il mezzo è il messaggio”, non poteva immaginare che sarebbe diventato…

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Published on September 27, 2023 06:57

September 25, 2023

“Interni” ed “esterni” di Pompei

Il Libro
Di tutti i libri che sono stati scritti e si continua a scrivere, questo di cui ho deciso di occuparmi è certamente uno dei più interessanti. La cosa curiosa è che non è stato ancora pubblicato. Utilizzo le informazioni che ho letto in un articolo apparso su uno degli ultimi numeri di “La Lettura” a firma di Stefano Bucci. Il titolo definisce il necessario contesto che ogni libro che si rispetti deve necessariamente avere: “Pompei senza nessun altro”.
Il fotografo Luigi Spina è andato domus per domus a ritrarre il sito più famoso al mondo. Il progetto è nato durante il lockdown pandemico, un viaggio nelle sensazioni, emozioni e pensieri tra le mura della città come immaginate nella grafica qui sotto.
Quasi 1500 scatti raccolti in un volume. A me piace molto la fotografia. Credo che questa idea di fermare in immagini il racconto di una città antica di millenni, distrutta da un vulcano e, paradossalmente, dallo stesso salvata, sia una idea tanto fantastica quanto realistica.
Milioni di visitatori provenienti da ogni parte del mondo percorrono oggi, a distanza di oltre duemila anni, le strade di questa città che si distende ancora oggi a pochi km da dove vivo, alle falde del suo vulcano distruttore chiamato Vesuvio.
Ogni mattina, ho la possibilità, dalla casa in cui vivo, di lanciare uno sguardo su questa Valle che si distende fino al mare, verso l’isola di Capri. L’occhio sorvola la guglia del campanile della Chiesa della moderna Pompei e arriva fin sulla cima del monte Epomeo dell’isola di Capri. A destra si stendono sia la moderna che l’antica città di Pompei.
Tutte le strade portano a Pompei
C’è un anfiteatro a Pompei che ha nove porte, una di queste conduceva a Sarno, nella Valle del fiume omonimo e che fu abitato dai Sarrasti verso il 1600 avanti Cristo, qualche millennio prima della fondazione della città.
Infiliamo questa porta ed eccoci dentro Pompei. Nel suo viaggio in Italia, il turista viaggiatore poeta e filosofo Goethe scrive nel suo “Viaggio in Italia” (1787):
“Domenica andammo a Pompei. Molte sciagure sono accadute nel mondo, ma poche hanno procurato altrettanto gioia ai posteri. Credo sia difficile vedere qualcosa di più interessante. Le case sono piccole e anguste, ma tutte contengono all’interno elegantissime pitture, un posto mirabile, degno di sereni pensieri”.
L’idea di una sciagura che può trasformarsi in un’occasione per un altro libro fatto soltanto di immagini scattate e commentate durante la pandemia, in solitudine, senza turisti in giro, esplorando gli spazi, ascoltando silenzi irreali di voci perdute e ritrovate, armato soltanto di una fotocamera, senza luci artificiali.
Circa 1450 foto tra marmi policromi, fregi con episodi dell’Iliade, portici scanditi da pilastri con capitelli in stile corinzio, architetture fantastiche dipinte in toni di giallo, rosso, verde, azzurro, viola.
Unici esseri incontrati Satiri, Menadi, Muse in giardini incantati, popolati di piante e di uccelli, mosaici di pietre colorate, nicchie, tempietti per il culto di antenati, armadi, sedie, bracieri, sculture.
Sono le dimore di Giulia Felice, di Octavius Quartio, Marco Lucrezio Frontone, Cecilio Giocondo, dei Vetti e di tanti altri noti ed ignoti cittadini, scomparsi ma ancora presenti, in un tempo perduto e stranamente ritrovato.
Non pensate che questo libro sia una solita guida, come tante, milioni di libri che sono stati scritti. Qui, in queste immagini, questi sono luoghi che hanno un’anima sugli altarini dei Lari affrescati di un fondo rosso, con architetture delicate, ghirlande candelabri, nelle case dalle pareti rosse, dove sembra che si sentano ancora oggi voci perdute che ci salutano e ci danno il benvenuto.

La Casa Editrice che ha deciso di pubblicare questo libro ha scelto per motto una frase di Gustave Flaubert: “Non leggete come fanno i bambini, per divertirvi, o, come fanno gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere.”
Avere tra le mani questo libro significa vivere quelle situazioni fatte di “interni” che “sterminator Vesevo” credeva di distruggere e che invece ha conservato. “Interni” che diventano “esterni” nel momento in cui il lettore avrà il libro di Luigi Spina, fotografo, tra le sue mani. Un libro che ha “peso” diverso da tanti altri scritti su Pompei. Un “peso” diverso, anche nel prezzo …
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Published on September 25, 2023 08:02

September 23, 2023

Un “matto” santo e pure “pio”

Qualcuno ha scritto che “il tempo si muove in una direzione, i ricordi in un’altra”. E’ vero. E’ il tempo stesso a confermarlo ogni giorno…

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Published on September 23, 2023 01:20

MEDIUM

Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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