Debora Parisi's Blog, page 13

December 18, 2020

Fantasy e diversità: Fantastico e non binarismo con Francesca Cappelli

 



 Micio si sistema il panciotto, mentre sale sulla poltrona. Gli ingranaggi sul suo cappello girano da soli, quasi fossero vivi e soprattutto silenziosi. Un chiacchiericcio si diffonde nel'aula: i personaggi in cerca d'autore paiono infischiarsene  beatamente della sua presenza. Micio sospira. "Sono circondato da bambini" pensò e in effetti bambini lo erano, pronti per nscere in qualche storia. Rimane in silenzio, poi spalanca la bocca e un possente ruggito si diffuse per tutta la sala. Il pubblico tace, spaventato da quel suono brutale. Micio mostra un sorriso soddisfatto, i suoi occhi paiono brillare sotto i riflettori.

 

 (immagine royalty free)

 

La banda dei coniglietti inizia  a suonare la musica d'introduzione, mentre dal tendone entra in scena Francesca. I suoi capelli sono a metà tra un castano scuro, con le punte di un blu elettrico.Indossa un cilindro nero circonato da due grandi occhiali da aviatore, una camicia bianca e un corsetto di cuoio addornato con catenelle dorate. Sul collo dondola una collana con una chiave come ciondolo. Indossa pantaloni anch'essi neri e lunghi anfibi. S'avvicina a grandi passi, salutando il pubblico e sedendosi vicino a  Micio.

La musica si quieta e il pubblico tace, rimanendo incantato dalla scena.

“Ciao Francesca, rieccoci di nuovo questa volta per parlare di tematiche di genere” ( brusio di sottofondo, Micio guarda indispettito il pubblico) “Per la miseria, fate silenzio. Siete bambini o personaggi?”. (“Entrambi” grida una voce stridula in lontananza, ma Micio non lo ascolta) “Ritornando al discorso principale, Francesca, parlaci un po’ di te e del tuo rapporto con la tua identità di genere. Come hai capito di essere non binario? E soprattutto, se dovessi spiegarlo a una persona che non ne ha mai sentito parlare, che parole useresti?”.

 

Ciao e grazie per l’accoglienza.

Una persona non binaria è qualcuno che non si riconosce nel binarismo maschio/femmina. Le identità di genere non binario sono molte, con varie sfaccettature. Io mi sento bene della definizone “agender”, ovvero senza genere. In pratica,  il genere non è mai stato parte della mia identità. Ovviamente ne ho fatto esperienza, come chiunque, ed è qualcosa che ha influito e anche molto pesantemente sulla mia vita, ma per me è una cosa esterna. Non è diverso dal fatto che ho gli occhi marroni. Se mi chiedessero di dire chi sono, non inserirei mai la categoria del genere fra i tratti importanti.

Credo fermamente che “maschio” e “femmina” siano categorie culturali. Presumo che in un mondo perfetto io non sarei una persona non binaria, ma semplicemente una persona – come tutte le altre. Ma questo è ben lontano dall’essere un mondo perfetto, e l’idea di prendere le distanze dal concetto di genere è molto liberatoria, per me. Non voglio “sentirmi speciale”, come in tanti dicono alle persone come me, né è un modo per sfuggire alla negatività che la nostra società riversa addosso alle donne, anche perché continuo ad avere un nome e una presentazione femminili, e in molti ambienti non parlo del mio non binarismo. Quindi non sfuggo proprio a niente. Ma credo sia la riprova che la mia esperienza è frutto di una ricerca onesta.

Come l’ho capito? Ho sempre avuto un rapporto complesso con il genere, con molta sofferenza, soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza. I gender studies e il femminismo, scoperti all’università, mi hanno fatto tirare un sospiro di sollievo e capire alcune cose di me. Una decina d’anni fa, credo, avvicinandomi all’attivismo LGBTQ+ ho scoperto il termine e il concetto di non binario. Pian piano ho cominciato a capire che “rinunciando” al genere sarei stato benissimo. E così ho trovato il mio equilibrio.

 

 

“Ho notato che c’è una particolare tensione nella comunità transgender nell’accettare le persone non binarie. Da quel che ho capito osservando certi loro comportamenti, molti hanno paura che la loro identità di genere venga invalidata agli occhi della maggioranza a causa dei “nuovi  arrivati”, eppure diverse persone non binarie soffrono anche di disforia di genere fisica, non solo sociale (come nel caso dello youtuber CopsHateMoe, ve lo consiglio, è molto simpatico). E ho scoperto, grazie a reddit, che esistono persone transmedicaliste anche tra gli individui non binari. Quindi in un certo senso pare una guerra di tutti contro tutti. Qual’ è la tua opinione riguardante tali conflitti? Ti sei mai sentito discriminato dentro la comunità?”.

 

La comunità LGBTQ+ è un insieme di esseri umani: sfuggire ai conflitti è quasi impossibile, purtroppo. Io mi sento di capire le persone trans binarie, soprattutto quelle più adulte, vissute in periodi in cui le loro soggettività erano ancora più rifiutate e insultate di oggi. Adesso vedono queste nuove generazioni con modalità e parole diverse, e forse hanno paura che le loro lotte vengano in qualche modo prese meno sul serio. Ma non è così, e rifiutare l’autodeterminazione delle persone non binarie è comunque una forma di discriminazione. Anche perché le storie non binarie sono tante e differenziate: c’è chi sceglie percorsi che prevedono interventi chirurgici o farmacologici, c’è chi non lo fa. Ma lo stesso vale per le persone trans binarie. E io credo che sia giusto. Ciascunә decide per il proprio corpo e le proprie parole.

Personalmente non mi sono mai sentito discriminato dentro la comunità, perché frequento ambienti davvero inclusivi e perché anche tra i miei amici queer ci sono persone estremamente aperte. Però mi capita di leggere e sentire interventi che un po’ fanno male.

 

“Parlando di linguaggio inclusivo, so che la situazione nelle lingue romanze è pi ù difficile rispetto all’inglese, e credo che bisognerebbe trovare delle soluzioni diverse dalla cultura anglosassone. Ho visto diverse proposte, l’asterisco, la schwa, la U, la chiocciola, la X, però ognuna aveva dei problemi, o per altri minoranze, tipo i disabili ipovedenti o per motivi fonetici o per la costruzione del plurale. Nel caso della X in Latinx, c’erano delle persone ispanoamericane che avevano percepito ciò come un imperialismo linguistico nordamericano piuttosto che una parola inclusiva. Parlando della schwa e della U, alcuni hanno posto la osservazione che in realtà nei vari dialetti della penisola, come il sardo ad esempio, hanno la stessa valenza del maschile neutro italiano. Avevo sentito una proposta interessante in un dibattito però poco conosciuta, forse mediatrice tra chi non vuole cambiare la struttura e chi la vuole cambiare, ovvero nel rendere pi ùneutro il significato delle parole e non il significante. Questo mi ha riportato alla mente un esempio in cui mi sono imbattuto, in un videogioco fantascientifico di nome Mass Effect. 

La serie è molto bella, la consiglio caldamente, nella storia è presente una specie aliena monosessuale, ovvero sono tutte biologicamente XX e tutte donne, proprio come la lucertola Cnemidophorus, che si riproduce per partenogenesi e sono tutte femmine. Le asari hanno una riproduzione molto strana e complessa, ma non è l’argomento principale di questo spettacolo. Ad ogni modo, l’orientamento sessuale e l’identità di genere umane non potrebbero applicarsi alla stessa maniera di questa specie. Quando le asari vogliono mettere su famiglia, si scelgono un compagno di qualsiasi specie e i ruoli familiari vengono divisi in Madre e Padre non in base al genere ( guai a chiamare due asari mamme, ti accusano di antropocentrismo), ma in base all’azione durante la riproduzione. Quindi hanno usato due parole che per noi sono legate a due identità di genere ben precise, per loro hanno un significato neutrale. Per dire, se un’asari si mettesse con una donna umana, il ruolo del padre spetterebbe alla seconda pur essendo donna. Quindi la Bioware è riuscita a dare un significato pi ù neutrale a due parole fortemente binarie, cambiando solo il significato. Abbiamo anche dei piccoli esempi nella realtà, come i pronomi di cortesia lei e voi, che hanno sempre avuto un significato bivalente. Ecco, essendo che tu sei insegnante d’italiano, cosa ne pensi delle varie soluzioni e soprattutto quest’ultima? Pensi che cambiando significato potrebbe emergere il neutro femminile per compensare il neutro maschile, magari creando due tipologie di neutri? “.

 

Il linguaggio inclusivo è un argomento che mi appassiona e mi regala molte gioie e molte parolacce. C’è bisogno di parlarne, di studiarlo, di trovare soluzioni nuove e funzionali per ciascuna persona. Personalmente, mi piacciono la U e la schwa, proprio perché sono suoni presenti nell’italiano (la schwa solo in alcuni dialetti, ma c’è.) È vero che localmente vengono usati per il maschile, ma non sono immediatamente riconoscibili come il maschile e femminile indicati da altre desinenze. Sono forse le soluzioni che suonano meno strane e portano meno problemi a livello di software per la lettura per le persone ipovedenti.
L’idea di rendere neutro il significato di certe parole (o del maschile sovraesteso in generale) è un’altra strada, e credo sia quella più semplice, forse quella che verrà percorsa. Ma per il momento è bene sperimentare. Rompere – in tutti i sensi. Un asterisco, una schwa, rompono gli schemi e rompono le scatole a chi non vuole mettersi in discussione. Ce n’è bisogno. È visibile, stona, stride. Fa porre domande.
Poi c’è sempre la strada della perifrasi. Prediligere sempre termini più neutri, formulare frasi in maniera da usare meno possibile il maschile onnicomprensivo. È una modalità che uso spesso in classe.
Personalmente, quando vedo utilizzare il linguaggio inclusivo, specie in comunicazioni che riguardano anche me, mi sento particolarmente bene.

L’esempio di Mass Effect (che non conosco) è interessante soprattutto perché mostra che la fiction può aiutarci tantissimo a ragionare su determinate questioni, fornendo idee e mostrando strade, e soprattutto sfidando certi concetti che a volte ci sembrano incisi irrimediabilmente dentro di noi, mentre non è così.

 

“Avrei una domanda da porti: sappiamo che la lingua dà un corpo alle idee, le concretizza e le rende percepibili e trasmissibili. In alcune civiltà dove si usa o si usava il neutro, prendiamo ad esempio quella latina, ma anche quella pechinese odierna o la lingua inglese, vi sono o stono stati comunque grossi problemi sociali. Sebbene queste lingue presentino o un neutro legato a oggetti o animali o piante oppure abbiano una struttura della lingua quasi neutrale, come ad esempio il pechinese, vi è comunque presente una forte forma di sessismo e binarismo. Ad esempio nella società cinese, soprattutto quella Han, hanno sterminato diversi infanti di sesso femminile per fronteggiare la sovrappopolazione e a causa di ciò odiernamente in Cina c’è il fenomeno delle “mogli rapite”, ovvero di un mercato nero di schiave comprate come mogli da altri paesi, mentre nella società romana vi era un forte pregiudizio nei confronti nei neonati intersessuali e discriminazione verso le donne ( quest’ultime più in periodo repubblicano). Qual è la tua opinione a riguardo? Il sessismo potrebbe avere origini non solo linguistiche?”.

 

Il sessismo ha certamente origini non solo linguistiche, e anche se le lingue contribuiscono a formare il pensiero, è vero anche il contrario. Pensiero, cultura e lingua si inseguono, si plasmano. Le ragioni del sessismo sono svariate, in tutte le civiltà. Inoltre spesso il neutro c’era, sì, ma identificava le cose inanimate o gli animali. Le persone erano sempre concepite come maschi e femmine.
Allo stesso tempo, cominciare a lavorare sulle parole per cambiare le cose è importante. A forza di usare parole diverse, magari iniziamo a pensare pensieri diversi.

 

“Non ho visto molti personaggi non binari, però qualcuno potrei citarlo: Stevonnie di Steven Universe, Blanche di Pokemon o il personaggio in John Wick tre, interpretato dall’attore non binario Asia Kate Dillon. Nel caso di Stevonnie, l’autore, anch’esso non binario, ha voluto creare sia un personaggio il cui genere non rientrasse nei binari, sia come metafora della relazione d’amore tra Steve e Connie, passando il messaggio che l’amore è qualcosa che unisce le persone ed è senza genere di per sé. Come pensi si possa costruire un personaggio non binario?  Quali sono gli stereotipi da evitare? “

La mia prima risposta è molto banale: un personaggio non binario funziona se è prima di tutto una persona. Che è una risposta valida per qualsiasi categoria minoritaria. Se parti dall’idea che la personalità del tuo personaggio sia “è non binario”, si parte già malissimo. Se il tuo personaggio, che so “è una persona rumorosa e caotica ma molto generosa, suona il basso elettrico, si tinge i capelli di viola e mangia troppi cibi fritti”, e poi, accidentalmente è anche non binario, ecco, c’è già qualcosa su cui lavorare.


Gli stereotipi da evitare? Uno è l’androginia a tutti i costi. Ci può stare: molte persone non binarie hanno una presentazione volutamente androgina, ma non tutte. Mi piacerebbe vedere più personaggi non binari che hanno un’apparenza maschile o femminile.
Un altro stereotipo è quello dell’essere non umano. Spesso, nel fantastico, il non binarismo è attribuito a creature “altre”. Va benissimo, può essere un punto di partenza o un modo per scardinare i concetti considerati immutabili. Ci sono degli esempi meravigliosi di ciò: cito uno dei miei preferiti: Desiderio, uno degli Eterni di “Sandman”, il magnifico fumetto scritto da Neil Gaiman. Gli Eterni sono personificazioni di concetti che accompagnano la storia umana fin dalle origini. Oppure ci si sposta nel campo degli alieni. Anche qui, ci sono opere incredibili: di recente ho letto “The left hand of darkness” di Ursula K. Le Guin, capolavoro della fantascienza del 1969, dove l’ambasciatore di una federazione di pianeti si trova in missione su un pianeta in cui gli abitanti sono senza genere. La fatica del protagonista nell’accettare questa cosa, il lavoro su se stesso per capire, sono tra gli aspetti più interessanti dell’opera.


Però, ecco, siamo sicuri che l’unico modo di far capire ai lettori/spettatori del 2020 il concetto di non binario sia di accostarlo a qualcosa di “altro”? Non mi dispiacerebbe vedere un po’ di “banali” esseri umani.
Quindi, in conclusione: va benissimo scrivere di personaggi non binari androgini o non umani, però va fatto con competenza, o potrebbe passare l’idea che chi non ha una presentazione androgina non è un “vero” nb, oppure l’idea che ci sia qualcosa di poco umano, in noi.

 

“Ho notato che non tutte le persone non binare inglesi utilizzano il they, alcuni anche pronomi she, he, pur considerandosi persone non binarie. Ad esempio Amandla Stenberg, ovvero la piccola Ruth in Hunger Games, utilizza sia she che they. In questo caso, se una persona non binaria in un romanzo volesse esprimersi al femminile per intendere un’identità neutra vicina a quest’ultimo, potrebbe utilizzarlo o verrebbe considerato discriminante? Oppure si potrebbe mantenere il neutro maschile italiano? Tu quali soluzioni hai considerato per l’identificazione di personaggi non binari?”.

 

Penso che vada benissimo raccontare di personaggi che specificano il loro non essere binari ma poi usano pronomi e desinenze maschili o femminili. Per quanto riguarda le mie storie, ho trovato tre soluzioni:
- in una, il personaggio non binario usa alternativamente maschile e femminile.
- in un’altra storia, si lascia intendere che nella lingua locale esista un neutro e che il personaggio nb lo usi per parlare di sé, anche se nella narrazione io uso il maschile.
- ho scritto una storia ambientata in un mondo molto aperto e tollerante, dove sperimentare con i generi e con gli orientamenti è la norma. Lì c’è il neutro nella lingua, e ho provato a renderlo con la u. L’ho fatto perché i personaggi non binari e le loro scene non erano molti, e ho pensato che questo piccolo esperimento potesse funzionare, senza spaesare troppo il lettore.

 

“Parlando di antagonisti, come pensi si possa creare un buon cattivo non binario senza cadere negli stereotipi?”.

Ti risponderei: esattamente come si crea un buon personaggio non binario “eroico” o di qualsiasi altro tipo. I problemi sono gli stessi: è importante non far sentire il non binarismo come una specie di androginia stereotipata o come qualcosa di “poco umano”.

 

“Quali stereotipi proprio non sopporti o che vorresti ribaltati?”

Ovviamente non sopporto gli stereotipi sessisti: la donna sempre bisognosa d’aiuto, il personaggio femminile con la storyline basata solo sull’amore, la donna badass che dice “io non sono come tutte le altre”… Ma anche i personaggi maschili dipinti come macchiette machiste. Oppure, i padri che non sono capaci di fare i padri e quindi quando la madre va via, in casa succede il delirio: ecco, quello è uno stereotipo che vorrei davvero vedere bruciare.
Non sopporto poi quando l’intera personalità del personaggio è basata sul suo essere queer. Odio i personaggi bisessuali trattati come “gay indecisi” o “etero curiosi”. Odio ovviamente i personaggi queer messi lì per fare colore e battute imbarazzanti.

 

“Vorrei introdurre il tema delle divinità o entità concettuali. Si sa che fin dall’antichità ci sono state dei con identità binarie e non, la loro natura mutaforma rendeva la cosa molto labile. Potrei citare la figura della Morte, la cui maggior parte delle volete non ha genere, insomma è uno scheletro con una toga nera. Avevo letto un articolo su fantasy magazine e su reddit dove si accusava, nel primo caso il dio Slaanesh e nel secondo i cenobiti di Clive Barker di essere discriminanti perché creature malvage senza genere associate a perversioni sessuale. A parte che in Warhammer tutti gli dei del caos hanno il pronome it, non solo Slaanesh, e quindi sono al di là di qualsiasi genere umano, penso che nel caso del gioco le critiche andrebbero rivolte ad altre tematiche, come ad esempio al regime teocratico.  Nel caso dei cenobiti, son semplicemente demoni così scarnificati e mutilati che non si capisce esattamente di quale genere siano. Ad ogni modo, cosa ne pensi di questa affermazione? Se si creassero entità di qualsiasi morale o amoralità, senza un genere, potrebbe essere considerato discriminante?”. 

 

No, non credo sia discriminante, e mi riallaccio a quello che ho già detto: si può fare, basta che non ci sia solo quello. Perché se il fantastico ha da offrire personaggi non caratterizzati dal genere solo quando parla di mostri, demoni, alieni o intelligenze artificiali, allora sì, potremmo avere un problema. Se invece scrivessimo più personaggi umani (o simil-umani, come elfi, nani, fate etc.) con questa identità di genere, allora potrebbero essere il perfetto contraltare alle entità “altre” prive di genere.

 

“C’è una scena di Harry Potter e il principe mezzosangue che mi ha fatto riflettere su come noi percepiamo la violenza di genere. Il padre di Tom Riddle è stato schiavizzato con una pozione d’amore dalla madre del futuro lord Voldemort, Merope Gaunt. Cioè ha reso il concepimento uno stupro a tutti gli effetti ed è per questo che, dopo che la donna smise di somministrare il filtro, l’uomo scappò via terrorizzato, lasciandola da sola. Quasi tutti gli articoli di Pottermore ritraggono Merope come una vittima da compatire, quando a tutti gli effetti è una donna squilibrata e stupratrice. 

La stessa pietà non però viene mostrata quando a stuprare è un uomo, pur avendo un’infanzia tragica. Tale pensiero tossico poi è ribaltato nel genere romance (etero e no), dove la violenza compiuta, soprattutto dagli uomini, viene fatta passare per rapporti consensuali. Perfino nel romance per uomini omosessuali, tali azioni sono gradite ai lettori. Quindi secondo te bisognerebbe iniziare a lanciare il messaggio che la violenza non ha un genere proprio per abbattere tali pregiudizi? Magari cercando di mostrare i fatti come sono, ovvero che sono situazioni tossiche e sbagliate?”

Sì, assolutamente, c’è tanto da ripensare in come raccontiamo certi temi. Quello della violenza di genere è lampante. Non penso che Merope Gaunt sia stata una vittima. O meglio: vittima per certi aspetti, carnefice per altri. Quello che ha fatto è uno stupro a tutti gli effetti. Così come sarebbe il caso di chiamare con il suo nome l’abuso romanticizzato che troviamo in tante storie romance, sia etero che omosessuali. 

Poi è chiaro che la fiction e la realtà sono cose ben distinte: la fanfiction dove il personaggio cattivo rapisce il protagonista, prima lo maltratta e poi se ne innamora può soddisfare alcune fantasie, e non mi scandalizza. In altri casi sarebbe opportuno pensare dieci volte a ciò che stiamo scrivendo. Per esempio, tutte quelle saghe romance o paranormal romance in cui il protagonista maschile ha comportamenti assolutamente tossici un po’ mi preoccupano, perché sono mirate a un pubblico molto giovane. Infine, sì, ovviamente la violenza non ha genere, ma credo davvero che tanti di questi problemi abbiano comunque la loro radice nel sessismo e nell’odio profondo verso la donna (in parte anche l’omofobia viene da lì.) È comunque necessario ripensare sempre le nostre storie e le nostre parole, togliendo le incrostazioni della mentalità passata.

 

“Dato che sei già stato ospite nel mio umile blog, parlaci un po’ dei tuoi libri, attuali e futuri”.

Ho pubblicato due romanzi e vari racconti in alcune antologie. I miei romanzi sono urban fantasy, i racconti toccano varie declinazioni del genere fantastico. L’ultimo romanzo uscito è “L’altra anima della città”, edito da NPS Edizioni. C’è un liceale con la testa troppo piena di cose che si ritrova coinvolto nei guai sovrannaturali della città di Firenze e delle sue versioni alternative in altri mondi. Insieme a lui, un mago caduto in disgrazia (gay e gender non conforming, per rimanere nel tema delll’intervista), il commesso esasperato del mago, una maestra anziana e autorevole, una migliore amica affidabile e razionale, una spadaccina, una portinaia dimensionale, vari spettri, creature bizzarre e abitanti di molti mondi.


Ho da poco finito di revisionare un romanzo high fantasy con un’ambientazione un po’ ispirata al Nordafrica medievale. Si tratta della storia di cui ho parlato sopra, in cui ci sono enorme tolleranza e l’uso abituale del neutro. Praticamente l’intero cast è queer. L’anno prossimo spero di trovargli una casa editrice.

 

 

                                                (Damiano, disengato da Lilla Bullero)


Ora ho per le mani alcuni racconti e una saga che scrivo da diversi anni: il Mediterraneo tra steampunk, magia, post-apocalisse e futuro da riscrivere. Anche qui il tema del genere e dell’orientamento sessuale hanno grande importanza. Ci sono vari personaggi trans, binari e non binari.
È importante per me, parlare di queste cose nelle mie storie. Identità di genere e orientamento sessuale sono una ferita profonda della mia vicenda personale. Spero di far sentire bene qualcuno, raccontando queste esperienze. Io ne avrei avuto bisogno, da ragazzino.

                                                             (Ginevra di inhm.art)
 

 

"Grazie Francesca per averci aiutato a are chiarezza sull'argomento, magari in futuro qualche personaggio potrà nascere grazie ai tuoi prezioni consigli.  Ed eccoci arrivati alla fine di questa puntata. Spero sia stata di vostro gradimento e spero possa aprirsi un dibattito costruttivo. Se per caso foste interessati all'intervista che ho fatto a Francesca inerente al suo libro " L'altra anima della città".
Prima di lasciarvi definitivamente, vorrei parlare brevemente di Lentico. Volete colliri a buon prezzo? Necessitate di lenti a contatto? Il sito farà per voi!  Grazie a voi per aver partecipato a questo episodio, arrivederci alla prossima!".

 

 LINK D'INFORMAZIONE: Per chi volesse farsi una sua opinione, qui trovate l'articolo di Fantasy magazine, personalmente l'ho trovato interessante anche se su alcune cose sono in disaccordo, tipo la questione sulla discriminazione di Slaanesh. La discussione su reddit è stata cancellata, ma credo che se digitiate "are cenobites transphobic?" forse potrete trovare qualcosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

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Published on December 18, 2020 09:00

December 4, 2020

Blogtour Bestie d'Italia 3: Intervista all'autore Alessandro Ricci

 

  Benvenuti a questa puntata del Blogtour su Bestie d'Italia 3, oggi avremo come nostro ospite Alessandro Ricci, uno degli autori dell'antologia.  

Benvenuto sul blog El Micio Racconta.

 

Parlaci di te: chi sei, dove vai? E soprattutto come e quando ti sei avvicinato alla scrittura?

Mi chiamo Alessandro Ricci ho 38 anni e sono un Garfagnino DOC, sono una persona curiosa e piena di passioni, per questo non ho ancora ben deciso cosa farò da grande.

Per il momento faccio l’impiegato e l’istruttore di fitness musicale.
Da qualche anno ho deciso di mettermi alla prova con la scrittura, sono sempre stato un lettore appassionato e scrivere è stato un passo quasi naturale, anche se prima d’ora ho sempre scritto solamente per me stesso.
Scrivere, così come leggere, è sempre stato un modo per andarmene dalla realtà, fin da piccolo ho sempre avuto il vizio di perdermi in pensieri e fantasie, possiamo dire che la scrittura è il mezzo che mi aiuta a descrivere e condividere questa esperienza

 

Parlaci del tuo racconto “Il cavallo d’argento”, inserito nel terzo volume di “Bestie d’Italia”. Di cosa tratta?

Il racconto è una sorta di sequel del “Mostro del fiume”, il brano con cui ho partecipato a Bestie d’Italia 2.
Sono rimasto affezionato ai personaggi che del racconto così ho deciso di non mandarli in pensione.
Ritroveremo il giovane e coraggioso Francè in compagnia dell’avventuriero Alberto da Giussano, che nei miei racconti veste i panni di un cavaliere errante a caccia delle bestie del folklore italico.
In questo racconto scopriremo come ha stretto amicizia col suo poderoso cavallo Albio.

 

Quali creature fantastiche scopriremo leggendolo?

Ci saranno due creature del folklore,  la Marroca un incrocio tra una grossa lumaca ed una biscia (un serpente d'acqua), e talvolta di forma indefinita, che ama vivere nelle pozze di acqua stagnante, e nelle fogne e i cavalli d’argento del Santuario di Santo Stefano

 

Dove è ambientato il racconto? Perché questa scelta?

Il racconto è ambientato a Trevi in Umbria. La scelta è ricaduta lì proprio perché durante le mie ricerche sono rimasto affascinato dalla leggenda dei cavalli del Santuario di Santo Stefano, non molto lontano da Trevi.

 

Lascia pure un estratto del racconto.

 

«Ti sei forse perso?» chiese l’avventuriero.

«Albio era scappato e sono andato a cercarlo. L’ho visto mettere in fuga un branco di lupi affamati».

«Non credo sia impossibile».

«Non ci avrei creduto nemmeno io, se non lo avessi visto con i miei occhi. Quei lupi sono fuggiti come se avessero visto il Diavolo in persona».

«Non intendevo questo. Albio non scapperebbe mai, probabilmente ha sentito avvicinarsi i lupi e ha deciso di proteggerti».

«Proteggermi? Ma è solamente un cavallo…»

Albio nitrì come se volesse dissentire, l’aurea argentea che emanava non si era ancora del tutto sopita. 

«Siediti qua con me, voglio raccontarti di come io e Albio ci siamo incontrati. Dopo mi dirai se credi ancora che sia un cavallo come tutti gli altri».

 

Quale canzone, o colonna sonora, abbineresti alla lettura del racconto?

 

Mi viene in mente una canzone che mi emoziona tutte le volte che la sento, mi ricorda il rumore dei tuoni di una tempesta in arrivo. È una cover di “The Sound of Silence” di Samuel e Ganfunkel cantata dai Disturbed.

 

https://youtu.be/u9Dg-g7t2l4

 

                                                      Biografia:

Mi chiamo Alessandro Ricci e amo raccontare storie, invento favole fin da quando sono piccolo e anche da adulto metà della mia vita si svolge in mondi fantastici.
Sono nato il 15 Dicembre 1981, me lo ricordo benissimo era martedì, non che cambi qualcosa ma è sempre meglio che nascere di lunedì. Il lunedì non piace a nessuno. Sono stato uno studente pigro e indolente e sinceramente ancora non mi spiego come ho fatto a terminare il Liceo Scientifico senza mai essere bocciato. E con questo termina tutta la mia carriera accademica, con un esame di maturità passato per rotta di collo e un orale da miracolato. Nonostante il poco amore per lo studio sono sempre stato un lettore vorace e appassionato, ricordo ancora il mio primo libro, letto dal Maestro Marco in seconda elementare. Si intitolava “le Streghe” e l’autore era Roald Dahl. Da quel giorno l’amore per la letteratura per ragazzi non mi ha mai lasciato, portandomi alla scoperta degli altri autori da Anotine de Saint Exupery a Rodari; che considero i principali colpevoli del mio istinto a viaggiare continuamente per mondi fantastici e ad avere scarse capacità di concentrazione. A loro devo anche la mia voglia di scrivere e di raccontare alle persone quello che scopro nei miei viaggi e magari a riuscire a portarli un po’ con me. Tutto sommato più che uno scrittore sono una guida turistica.
Ho iniziato a scrivere per gli altri per gioco, così è nato “Il Fabbricate di Suoni” uscito nel 2019 Arpeggio Libero.
Dopo la pubblicazione della mia prima favola ho frequentato Corsi e Laboratori di scrittura, tra cui “I-Boy- Come scrivere un romanzo per ragazzi” della Scuola Holden.
A Settembre è uscito il mio secondo romanzo “Il Giovane Achille” per NS PEdizioni e sempre per NPS Edizioni ho partecipato all’antologia Bestie d’Italia 2 con il racconto “Il mostro del fiume”.

 

Per “Bestie d’Italia – volume 3”, ha scritto il racconto Il cavallo d’argento


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Published on December 04, 2020 04:30

December 3, 2020

Fantasy e diversità: Identità di genere e fantastico con Andrea Romanato

 

 (AVVISO IMPORTANTE, SE NON AVETE GIOCATO A REMOTHERED TORMENTED FATHERS, SALTATE LA SETTIMA DOMANDA IN QUANTO RIVELA UN TEMA PRINCIPALE DELLA TRAMA)

Le luci del palco risplendono mentre le fatine volano sopra il pubblico, generando coriandoli di luce. Micio, con un fiocchetto attorno al collo, si siede sulla poltrona e dona un sorriso smagliante al pubblico. I personaggi in cerca d'autore applaudono, mentre un gruppo di conigli suonano la musica d'introduzione.

"Buonasera, splendide persone, oggi siamo riuniti per il secondo episodio del Talk Show di El Micio. Oggi come ospite, abbiamo Andrea Romanato che ci parlerà un po' sulla sua esperienza con l'identità di genere. Diamole un'applauso". Un coniglio fa risuonare un rullo di tamburo, accogliendo una figura femminile salire sul palco: una donna dai capelli lunghi e ondulati, castano scuro, occhi nocciola che brillano dall'emozione. Indossa un abito con un corpetto scoperto nero, mentre una gonna viola aperta lascia intravedere dei pantoloni neri e stivali anfibi dello stesso colore. Saluta il pubblico e si siede sulla poltrona.

Micio si sdraia sulla sua poltrona, mostrando un sorriso smagliante."Ciao Andrea, eccoci a questa seconda puntata. Parlaci un po' di te e del tuo rapporto col fantastico. Tra fantasy, horror e fantascienza quale preferisci?"

 

Fantasy e fantascienza. Il fantasy mi permette di entrare in mondi pieni di magia e mistero. La fantascienza mi permette di tornare alla realtà perché più legata alla realtà. Infatti una delle mie serie preferite è Star Trek che prende a piene mani da entrambi i generi (i vulcaniani sono elfi, i klingon sono orchi, ecc...) in una ambientazione futuristica.

 

"Com'è stato il tuo rapporto con la tua identità di genere?"

 

Bella domanda. Ho sempre avuto qualcosa che non andava fin da quando ero piccola, solo che non capivo cosa (e per qualche motivo nessuno mi diceva nulla). Forse è per questo che sono sempre stata male e piena di depressione, anche se cercavo di non darla a vedere a nessuno. Alla fine l'ho accettato e, non dico che la situazione sia rose e fiori, anzi, è una merda continua, ma di sicuro è meglio di prima.

 

"Se dovessi spiegare a una persona Cis cosa potrebbe significare avere la disforia (fisica, sociale ecc) che parole useresti?"

 

Che è il guardarsi allo specchio ogni giorno e vedere che le forme e i dettagli del “tuo” corpo (barba, seno assente, fianchi dritti, le spalle troppo larghe, il suono della voce, i lineamenti degli occhi, gli zigomi, ecc...) non sono in linea con ciò che sei. Giorno dopo giorno diventa sempre più pesante, ti isoli perché non sei tu, perché fingere sempre ad un certo punto ti schiaccia.

"Com'è stato il tuo rapporto con la comunità LGBT+? Hai trovato accettazione o anche scontri?"

 

Accettazione e scontri, questi ultimi dove non dovrebbero esserci. Molte volte sembra una gara a chi ha avuto la storia più tragica, e se hai avuto una storia decente, vieni considerata una falsa che vuole cavalcare l'onda. Non funziona così, ognuno ha avuto le proprie storie e tutte con i suoi pro e i suoi contro e nessuno si dovrebbe permettere di giudicare. Punto.

 

"Vorrei discutere con te di un caso che qua in Italia è quasi sconosciuto, ma che in America è stato abbastanza famoso. Ammetto di dover ancora leggere il racconto, ma nei siti americani ci sono diverse analisi a riguardo.  Prima vorrei fare una spiegazione per chi non la conoscesse: c'è un meme molto offensivo per la comunità transgender, che si chiama "I sexually identify as an attak elicopter". Una scrittrice transgender decise di scrivere una parodia su tale meme, ovvero di esasperare così tanto il meme da renderlo una satira parodistica su sé stesso, non molto diverso da chi esaspera il nazismo per prenderlo in giro. Isabel Fell, questo è il nome della scrittrice, creò un racconto fantascientifico basato sul transumanesimo, ovvero il mutamento dall'essere umano alla macchina, che fu pubblicato su una delle più importanti riviste fantascientifiche americane, Clarkeworld. Tale racconto divise in due la comunità transgender, in quanto metà lo apprezzò e metà lo odio, alcuni dei secondi si fermarono al titolo. Quest'ultimi, dato che l'autrice era una persona riservata e aveva scritto una biografia molto "sintetica", iniziarono a dedurre le più svariate teorie sulla sua identità: che fosse una terf o che fosse un uomo bianco etero ( immagino la reazione dell'autrice nel leggere queste persone chiamarla uomo). Fu l'editore ad annunciare che la Fell era una donna transgender che aveva scritto tale racconto per  satirizzare su tale meme e che lei  aveva deciso di togliere il racconto dalla rivista per la propria salute psicologica, essendo stata insultata pesantemente e minacciata da coloro che non avevano apprezzato il racconto. Il caso della Fell a mio parere è un interessante spunto di riflessione per quanto riguarda gli stereotipi e la possibilità di ribaltarli. Tu cosa ne pensi di questa situazione? Pensi che ironicamente chi abbia teorizzato sull'identità dell'autrice fosse stato accecato dal pregiudizio?"


Penso che la gente (tutta) debba imparare di nuovo ad avere Empatia o che, nel migliore dei casi, si debba fare i ca…i propri prima di fare teorie sul nulla che poi si rivelano puntualmente una grandissima figura di merda.

Un boato travolge la stanza. Micio rizza il pelo, mentre l'intero pubblico guarda irritato un piccolo gnomo seduto al centro della sala. La creatura sorride imbarazzata, chiedendo scusa. Micio si schiarisce la gola, facendo finta che tutto ciò non sia mai accaduto.

"Un caso che è saltato sui giornali è il finale del penultimo libro della Rowling, dove un serial killer si traveste da donna mentre uccide. Stereotipo non originale, basti pensare a Psycho o al manga Monster. Dato la mentalità dell’autrice, ciò ha causato parecchio rumore su internet e nella comunità transgender. Alcune persone transgender, però, hanno detto che, pur non apprezzando le idee della Rowling, offendersi per un uomo travestito da donna potrebbe in realtà confermare tale stereotipo sulle donne transgender in quanto l’indossare abiti del genere opposto potrebbe essere collegato a differenti cause.  Cosa ne pensi di questa affermazione?  Bisognerebbe analizzare come tale elemento viene introdotto e soprattutto e la mentalità  dell’autore?"

Da quello che so, il problema non è solo per come si veste il serial killer, ma proprio come si approccia la Rowling nel messaggio che vuole dare nel libro che è sbagliatissimo. Anche nel tono delle descrizioni che dà del killer traspare la sua natura transfobica. Quindi non è questione di travestimento, personaggi o trama, il problema è proprio il testo e chi lo ha scritto.

"Altra situazione sugli stereotipi della narrativa in cui mi sono imbattuto in cui però posso fare un discorso più approfondito, avendone assaporato la trama: il gioco Remothered è stato accusato da Gay.it di aver sfruttato uno stereotipo transfobico per creare un horror. Premetto che la storia è un po' complicato, cercherò di essere sintetico. Il personaggio in questione, a cui mi rivolgerò al plurale in quanto soffre di disturbo dissociativo d'identità, è nata come Jennifer, una bambina cisgender che subì abusi psicologici e fisici dal padre che desiderava ardentemente un ometto. E qui entra in scena il Phenoxyl, che nel gioco è un farmaco in grado di alterare la coscienza, dare poteri psionici, trasferimento della coscienza e far perdere la memoria, quindi un farmaco piuttosto fantascientifico ( per dire, come effetto “collaterale” presenta il controllo delle falene). Il padre di Jennifer Felton compirà un vero e proprio lavaggio del cervello sulla figlia, spingendola ad assumere l'identità di Richard. Ma inconsciamente Jennifer sapevano la loro vera natura, gli adulti non potevano cancellare parte del suo io, e a causa del trauma, questo povero essere umano ebbe la mente distrutta e dissociata in due identità. 

Con l'avvento della figlia adottiva, la sofferenza di questa persona crebbe perché vedevano sé stessi nella figlia. Una cosa che l'articolo di gay.it non ha sottolineato è che il personaggio in questione inizia ad uccidere perché sono stati manipolati da Gloria, una donna che odiava particolarmente la famiglia Felton. Quindi il personaggio non uccide perché in preda a uno stato mentale fragile dovuto alla sua crisi d’identità, ma a causa delle influenze esterne di una figura negativa. Se Felton avessero avuto un buon medico ad aiutarli a superare i traumi, non avrebbero fatto del male a una mosca. Quindi alla fine del gioco, Felton appaiono come una vittima di Gloria. Il messaggio potrebbe essere interpretato come "se obblighi una persona a esere del genere a cui sente di non appartenere, le causerai sofferenza" e credo che questo possa applicarsi a tutti. Abbiamo avuto esempi simili in altre trasposizioni, in versioni più leggere come Lady Oscar, o più pesanti come la serial killer de Quattro Mosche di Velluto, dove gli abusi del padre la spinsero ad odiare gli uomini. Cosa ne pensi di questa situazione? Credi che creare personaggi con situazioni simili  possano essere difficili da narrare e a rischio di male interpretazioni?".

A parte il farmaco che da poteri alla gente, di fantascientifico c'è anche altro: non si può inculcare a persona un genere che non sente suo, in nessun modo. Quella persona avrà sempre il tarlo che preme per dirgli “questo è sbagliato, non sei tu”. E questo vale per chiunque.

Quindi il lavaggio del cervello ha solo creato un problema psicologico non da poco alla bambina che da grande sarà fragile e verrà manipolata da Gloria.

Se la cosa è messa in scena bene e dà il messaggio giusto non vedo dove stia il problema. Le male interpretazioni stanno nella testa di chi pensa male.

 

"Secondo te come si potrebbe creare un personaggio transgender non stereotipato? E per quanto riguarda gli antagonisti, come pensi si potrebbe crearne uno senza erroneamente dar vita a una macchietta? Pensi che nel caso di personaggi lgbt per ogni antagonista di una categoria ci debba essere un altro personaggio dello stesso gruppo per controbilanciare? Ad esempio in She-Ra, c’è un unico personaggio che potremmo considerare gender fluid in quanto mutaforma, ma il suo allineamento è neutrale malvagio."

 

L'unico modo per creare un personaggio non stereotipato è crearlo come una persona normale nel contesto in cui viene scritta la storia. Esempio banale: nei miei libri Valentine è bisessuale come Tiffany, Evaline e lesbica come Hirina, Kaileena è etero come Francis e Jolene, Constantine e pansessuale. Eppure credo siano tutti personaggi normali, non sono esasperati nella loro sessualità.

Credo sia questo il messaggio più importante che voglio lasciare: non importa che genere sia o da chi sia attratto, chiunque può essere un eroe e può cambiare il mondo col suo esempio.

 


"Quali sono gli stereotipi che odi di più?"

 

Il tizio ricco e stronzo (psicopatico) che si innamora della maldestra e timida ragazzetta povera e vergine che poi si score improvvisamente una macchina a sesso ineluttabile. Il tutto senza una trama, letteralmente.

O gente che scrive di sociopatici che rapiscono gente e stuprano come se non ci fosse un domani la loro vittima che puntualmente si innamora del carnefice, facendo passare tutto questo per romantico. No, No e ancora No, *si muta per bestemmiare così forte da rischiare la scomunica istantanea*.

 

"Io e te ci conosciamo da qualche anno, ho recensito quattro dei tuoi libri, ma credo che non tutti i nostri ospiti li conoscano. Parlaci un po' del mondo che hai creato, in particolare del nostro protagonista, Erik, coinvolto in una situazione assurda."

 

Erik, nei miei libri è letteralmente la variabile incalcolabile di tutto il mondo. É fuori dagli schemi del Mondo delle Streghe e ragiona in modo trasversale. Se il Mondo delle Streghe ha delle regole non scritte Erik le aggira o le ignora, come per esempio con l'iniziazione che ogni congrega dovrebbe fare per creare un legame tra i membri. Ebbene non lo fa perché non rivela mai il suo “segreto” agli altri. Questo crea problemi di comunicabilità in tutto il gruppo, ma lo fa anche crescere molto più in fretta rispetto alle altre congreghe.

 

"Gli scrittori infondono parte di loro stessi nelle creature che plasmano. Sei d'accordo?"

 

Credo sia assolutamente vero, infatti in tutti i personaggi che creo c'è un po' di me. É assolutamente normale, e scrivendo spesso riusciamo a conoscere noi stessi meglio di quanto si potrebbe immaginare, anche se non ne siamo consapevoli.

 


 

"Parlaci del tuo nuovo libro"

 

Il 6° libro sarà incentrato sulla storia di Francis prima di perdere definitivamente la memoria quindi dove è nato, come ha vissuto e soprattutto cosa l'ha causata.

Solo che ho dei problemi col pc, con la pandemia e altre cose personali mi sono dovuta fermare, ma spero di riuscire a riprendere presto a scrivere.

 

Uno dei conigli suona la chitarra, la sua melodia dona energia al pubblico che applaude con energia. Lo gnomo di prima viene sollevato da un manichino con il corpo inferiore di serpente e posato tra le sue spalle.

"Ed eccoci arrivati alla fine di questa puntata. Spero sia stata di vostro gradimento e spero possa aprirsi un dibattito costruttivo. Se per caso foste interessati alle mie recensioni sui libri dell'autrice, qui troverete il link che vi porterà a tutti i miei articoli inerenti ai suoi libri.
Prima di lasciarvi definitivamente, vorrei parlare brevemente di Lentico. Volete colliri a buon prezzo? Necessitate di lenti a contatto? Il sito farà per voi!  Grazie a voi per aver partecipato a questo episodio, arrivederci alla prossima!".

 

 articoli di approfondimento sul caso di Isabel Fell:

: http://clarkesworldmagazine.com/fall_01_20/

https://www.theatlantic.com/ideas/archive/2020/01/sexually-identify-attack-helicopter/605170/

https://www.theverge.com/2020/1/22/21076981/isabel-fall-clarkesworld-attack-helicopter-short-story-gender-art-controversy

https://www.youtube.com/watch?v=pW4RMa_V0KU

audiolibro: https://www.youtube.com/watch?v=yRRgV...

articolo di gay.it:  https://www.gay.it/remothered-stereot...

 

 


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Published on December 03, 2020 10:30

November 30, 2020

Segnalazione de "Le decisioni della nostra vita" di Francies M. Morrone

 

 

 

Buonasera, splendide persone e gattini, oggi vorrei segnalare l'uscita del nuovo libro di Francies M. Morrone, che è già stato ospite nel mio umile blog. Se per caso amate le storie d'amore, questo libro potrebbe fare al caso vostro.

Link amazon del libro

                                                                                TRAMA

Sarah e Mitch in comune hanno solo l’età, diciannove anni. Per il resto, sono una l’opposto dell’altro: Sarah, giudiziosa e responsabile, ha un chiaro progetto di vita, mentre il ribelle Mitch per il momento preferisce non pensare al futuro, divertendosi a suonare insieme alla sua rock band

I loro destini si incrociano per caso.

Se all’inizio i due ragazzi provano una forte antipatia reciproca, col passare del tempo, allacciano, quasi inconsapevolmente, un profondo legame di complicità e amicizia, che porterà entrambi a scoprire la propria vera identità.

Una storia romantica e avvincente, che evidenzia il potere epifanico dell’amore e invita ad ascoltare se stessi prima di affrontare le scelte della vita.


                                                                  ESTRATTI


Stava mettendo la sua chitarra all’interno della custodia, mentre con eccitazione, e un po’ di tensione, pensava alla serata che lo aspettava. Un modo che gli avrebbe permesso di racimolare abbastanza soldi per poi andarsi a divertire in qualche locale chic di New York.

 

Si era trasferito in quello scalcinato appartamento da quattro mesi o giù di lì, insieme al suo migliore amico dai tempi del liceo, cantante nella sua stessa band e coinquilino, Brian O’Neil. Aveva preso que-sta decisione con la stessa leggerezza con cui aveva deciso che non avrebbe frequentato il college. Così, stanco di come i suoi genitori prendevano sempre decisioni al posto suo, e persuaso più che mai a non volerli rivedere più, aveva fatto le valigie e se ne era andato via di casa. I suoi vivevano a New York, in periferia. Suo padre faceva il veterinario e aveva aperto un proprio studio nella periferia della grande città. Si era laureato alla Medaille di New York, ed era sempre stato molto amico del rettore dell’università. Sua madre, invece, era una graziosa e gentile signora di mezza età, che aveva lasciato gli studi dopo aver conosciuto suo padre, e, rimasta incinta, aveva preferito occuparsi della famiglia. Era una donna molto educata e di buone maniere, che aveva sempre dato affetto e giusti valori sia a lui che a Rick. Suo fratello maggiore Rick, più grande di lui di circa quattro anni, era da sempre riuscito a metterlo in ombra, attirando

perennemente su di sé tutte le attenzioni dei genitori. Finito il liceo, aveva deciso di trasferirsi a Cambridge per studiare legge; infatti lo fece, laureandosi a pieni voti. Quando conobbe Avery, la sua attua-le fidanzata da due anni e compagna di corso ad Harvard, finiti gli studi, decise di andare a convivere. Si trasferirono poco tempo dopo a Manhattan, dove aprirono uno studio legale, nel quale tuttora la-voravano insieme.

 

 

Mitch si tirò su e andò a cambiarsi la maglietta del lavoro, quella con la scritta Da Mannie, usato conveniente. Ne indossò una a caso, di colore nero, e si diresse verso il piccolo bagno dell’appartamento per lavarsi i denti. I muri del bagno erano di un colorito giallognolo, e lui si domandò cosa avrebbero pensato i suoi, se avessero preso la decisione di venirgli a fare visita. Siccome questo non sarebbe mai successo, però, non era un problema che lo riguardava, e inoltre, con quello schifo di lavoro al negozio dell’usato, e con i pochi soldi che riusciva a fare con la band, non sarebbe certo riuscito a permettersi un attico di quelli che si vedevano a Times Square o vicino al New York Times Building. Ma non se ne lamentava, avere un tetto sopra la testa era già qualcosa alla sua età. Per di più, godere di tutta la libertà che si poteva sognare era un gran passo da considerare. Non avrebbe sicuramente desiderato vivere lì per sempre, ma al momento gli andava bene così.

 

Mentre girovagava per casa, in cerca dei suoi braccialetti, non poté fare a meno di pensare alle ultime parole di suo padre, poco prima che lui se ne andasse di casa. «Che cosa farai in futuro? Vivrai per sempre con quegli incompetenti con cui suoni?» gli aveva detto. «Alla fine dovrai pensarci, Mitch. La vita degli adulti è più dura di quel che immagini».

 

Certamente lo avrebbe fatto, ma perché preoccuparsene ora? Era un ragazzo di diciannove anni a cui non era mai piaciuta la storia o la matematica, eppure non era per niente stupido e solo quando voleva impegnarsi in qualcosa, lo faceva, ottenendo sempre il massimo sia a scuola sia nella vita. Questo, suo padre doveva averlo capito, perciò continuava a fargli notare quanto stesse sprecando le sue doti, non come suo fratello Rick.

 

 

 

                                                                  BIOGRAFIA AUTORE

 

Francies M. Morrone ha vissuto in Italia, suo paese di origine, fino all’età di diciotto anni.  

 

 

 

 

 

 

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Published on November 30, 2020 10:00

November 19, 2020

Fantasy e diversità: Intervista a Samanta Crespi sulla disabilità e il fantastico

 


 "Benvenute, splendide persone, in questo speciale del mio talk show. In questa nuova rubrica, vorrei lasciar parlare a persone appartenenti a categoria sociali discriminate per dire la loro su come descrivere dei personaggi per un buon romanzo horror, fantasy o fantascientifico. La nostra ospite è Samanta Crespi che ci parlerà del tema della disabilità." ( Il pubblico applaude, mentre Samanta esce dai drappi rossi del tendone. Micio s'avvicina, zampettando col la folta coda dritta, la cui punta e piegata leggermente a destra. Agita le ali e dal nulla appaiono due poltrone imbottite. Micio sale sopra la prima). "Ciao Samanta, prego siediti, sentiti come a casa tua" (Lei si siede sulla poltrona, mentre le luci danzanti sul palcoscenico riprendono a ronzare con più frequenza. Micio si chiede se avesse fatto bene a ingaggiare le fatine per creare l'atmosfera adatta). 


 

"Ti ringrazio per aver accettato di partecipare al mio Talk Show, noi creature fantastiche vogliamo essere rappresentate bene nelle storie che ci ritraggono, quindi abbiamo deciso di creare questa nuova rubrica per aiutare gli scrittori a darci vita" ( In lontananza si sente un ruggito di un drago in segno d'approvazione) "Samanta, parlaci un po' di te".

1) Sono una sognatrice, sono una mamma e un’aspirante scrittrice, direi più scribacchina. Di notte sogno cose interessanti, peccato che poi al risveglio me le dimentichi tutte.

 

"Come ti trovi a collaborare con disabiliabili.net? Pensi che ci siano pregiudizi non solo fuori dalla comunità ma anche dentro?  Ad esempio tra disabilità minore e maggiore, mentale o fisica?".

 

 2) La collaborazione con il blog disabiliabili è arrivata in un momento particolare, poco prima del lockdown di marzo e aprile, ancora non sapevo cosa mi aspettava, ma lo scrivere gli articoli è stato un’ottima palestra per riflettere su me stessa e su ciò che mi circonda.

 

Il vero problema di fondo è che i disabili sono essi stessi persone e molto differenti gli uni dagli altri, quindi è inevitabile avere posizioni differenti o anche pregiudizi sia fuori che dentro o gruppi.

Siamo ancora molto divisi fra noi e anche le rivendicazioni sono parziali e settarie e questo porta già molte energie e risorse che potrebbero essere usate meglio, se non si guardasse solo al proprio orticello.

 

"Ti sei mai sentita discriminata da altri disabili per motivi ideologici?".

 

3) Assolutamente sì, ma tutto si ricollega al punto sopra. Siamo tutti persone diverse con diverse mentalità. Ad esempio sono stata discriminata anche solo perché mi sono sposata e ho una vita autonoma...

 

     " C'è un forte pregiudizio che riguarda la sfera affettiva, romantica e di genitorialità delle persone disabili. Da dove pensi nasca questo stigma?".

 

    4) Dalla cultura pietistica/assistenzialistica che vede il disabile spesso solo come persona da accudire, da compatire, non come qualcuno che abbia desideri e bisogni come tutti, tra i quali anche la voglia di costruirsi un futuro autonomo.


 

  

    " Spesso la gente associa la disabilità solo a qualcosa di visibile agli occhi, eppure ci sono diverse disabilità non percettibili inizialmente, come ad esempio le persone con malattie mentali, coloro che hanno problemi al cuore o perdita di sali. Cosa ne pensi al riguardo?".

 

5) È più facile certo far cadere l’occhio su qualcosa che si vede e che si possa “etichettare” anche in senso dispregiativo, come anche è vero che le disabilità invisibili sono spesso oggetto di minimizzazione o ridicolizzazione. E non è giusto nemmeno questo, credo che bisognerebbe davvero cercare di essere più umili e fare esercizio di mettersi nei panni dell’altro sempre. Ognuno

Ha dei pesi da portare che, magari non si vedono, ma sarebbero alleggeriti da una parola gentile, che non costa nulla, se non lo sforzo di non giudicare.

 

 

    "Nell'ambientazione fantastica si hanno avuto diversi esempi di inclusivitá, in avatar ad esempio abbiamo personaggi come Theo e Toph in Avatar che riescono a trovare il proprio posto nel mondo, integrandosi perfettamente nella società, oppure il professor Xavier degli x-man che funge da figura di riferimento per i mutanti. Per non parlare della situazione dei magino in Harry Potter, non magici figli di maghi, considerati cittadini di seconda classe eppure possono rivelarsi persone di grandi capacità se solo la società magica volesse accettarli. Il fantastico è metafora della realtà e forse potrebbe essere un mezzo per introdurre facilmente l'inclusività, concordi con tali parole?".

 

7) Sì, sono d’accordo, anche se molto spesso il problema sull’inclusività nasce dal fatto che chi se ne occupa non è disabile. Ottima idea quella di rappresentare certe categorie di persone nel fantasy o sul grande schermo, ma forse ci si dovrebbe interrogare sul come rappresentare, per non cadere in facili stereotipi o grottesche caricature, e per farlo meglio magari chiedere a chi quella realtà la vive in prima persona. 

 

    " Parlando di caratterizzazione di un personaggio, come pensi si potrebbe caratterizzarlo senza sfociare negli stereotipi?  Guardando anche scandali recenti, come quello avvenuto nei riguardi del film le streghe o al nuovo gioco di Assassin's Creed, qual è la tua opinione a riguardo? Pensi che chi abbia posto le accuse abbia esagerato?".

 

8) Ho letto gli articoli riguardanti le accuse e, per me, in questi casi, sono prive di fondamento. È molto meglio rappresentare una certa realtà e poi magari spiegarla e contestualizzarla, che non mostrarla affatto per quella moda di questi tempi che è il “politically correct”. Sarebbe solo ipocrita, secondo i canoni del politicamente corretto 2/3 di ciò che c’è ora sul mercato video e scritto andrebbero censurati e non mi pare possibile né auspicabile. Ci sono le differenze, esistono e ben vengono dette e rappresentate.

 

       " Parlando di antagonisti con disabilità potrei citare i casi di il Fantasma dell'Opera, the Cat Lady e Phenomena di Dario Argento. Nel primo caso l'antagonista, Erik, è un uomo nato deforme che compie una serie di delitti per gelosia e desidero di controllo, essendosi innamorato della giovane soprano Christine Dae. Nonostante i suoi componenti discutibili, Erik avrà un cambio di vedute comprendendo che l'amore non è possesso e quindi lascerà andare con il suo fidanzato Raul. In questo caso notiamo un personaggio che si redime. 

Negli ultimi due casi abbiamo due antagonisti disabili decisamente maligni, il primo, Adam, è un uomo paralizzato che spinge al suicidio le altre persone perché lui stesso non può porre fine alla sua vita. Il secondo, Patau, è un ragazzo deforme e necrofilo che uccide  ragazzine sia per lussuria che per invidia e odio verso la loro bellezza.  Ad accumunare questi tre personaggi è la propria sofferenza dovuta alle proprie condizioni e all'emarginazione sociale, quindi sono cattivi non per la propria disabilità ma per le scelte sbagliate. Nel caso di Erik, vi è un percorso di redenzione. Ecco, a tuo parere, cosa ne pensi di questi personaggi e credi possano essere degli esempi per creare degli antagonisti con disabilità? Cosa sconsiglieresti per evitare di creare uno stereotipo?".

                                       

                (Il fantasma dell'opera del 1925, la rappresentazione cinematografica più fedele al libro)



 9) È una domanda difficile questa, perché qui entra in gioco il pensiero di quanto e come la disabilità abbia inciso o meno nelle vite di questi personaggi/antagonisti. Come possiamo sapere fino a che punto i comportamenti deviato non siano davvero frutto della disabilità o della menomazione o marginalizzazione?

 Nello stesso senso però, dato che, come dicevo prima siamo tutti umani, abbiamo tutti una base in comune: i sentimenti, l’etica e la morale. Quindi possiamo decidere come comportarci nella gira, disabilità o meno. Ci sarà qualcuno che nasconde le proprie debolezze dietro la condizione svantaggiata della disabilità e qualcuno che invece la userà per redimersi, per essere migliore. La vita non è una linea retta, ma un percorso tortuoso e spesso ingannevole, sta a noi decidere come affrontare il percorso.

 

    "Nelle storie fantastiche che siano horror o fantasy, abbiamo avuto esempio dove la deformità è stata associata a creature sovrannaturali malvage. Basti vedere le streghe, i mostri grecolatini, Grendel ma anche al mito dei changeling. Eppure ci sono stati esempi positivi interessanti, nelle fiabe abbiamo quella dei due gobbi, uno buono e uno cattivo, dove il primo viene premiato proprio per la sua gentilezza o la bella e la bestia, dove la protagonista si innamora di un umano mutato. Nella letteratura Frankenstein ha umanizzato la figura del mostro, per poi arrivare ad esempio a Metro 2033, dove la guerra contro i Tetri è frutto di pregiudizi e paura verso il loro aspetto.

Cosa ne pensi di questa evoluzione?".

 

10) Come ho detto prima tutto fa parte dell’essere umano e molte rappresentazioni, legge se, dicerie sono figlie del loro tempo. Cambiano le epoche, cambiano anche gli approcci.

In generale la disabilità, ma il diverso in genere, spaventa. Questo finché non so ha la possibilità di conoscere la persona o la situazione, qui sta l’evoluzione, il capire che nonostante la scorza esterna sia diversa siamo tutti simili, nel bene e nel male. I disabili non sono né martiri, né santi, né eroi: sono persone e le persone possono far bene o fare male, tutto dipende dall’educazione ricevuta e al grado di empatia verso l’altro.

 

"A parte Ladyhawke, quali sono i fantasy che ti hanno più colpito e quali suggeriresti?".

 

11) Così a braccio direi... Highlander (il primo), Fantaghirò, Avatar (il film), Blade Runner, The Prestige, Stardust, Tron Legacy, Dottor Strange, La storia Infinita, Edward mani di Forbice, Il Castello Errante di Howl, Nausicaa... e potrei continuare ancora... ma non è tanto quale film si guarda, ma che cosa ci resta dentro una volta finita la visione.

 

 "Grazie Samanta per aver dato la tua opinione, forse alcuni di noi potranno prendere la vita tra le pagine di qualche libro grazie ai tuoi consigli" (Micio si rivolge verso il pubblico) " E grazie soprattutto a voi per aver ascoltato fino in fondo la nostra voce. Prima di lasciarvi definitivamente, vorrei parlare brevemente di Lentico. Volete colliri a buon prezzo? Necessitate di lenti a contatto? Il sito farà per voi!  Grazie a voi per aver partecipato a questo episodio, arrivederci alla prossima!".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Published on November 19, 2020 06:16

Fantasy e diversità: Intervista a Samantha Crespi sulla disabilità e il fantastico

 


 "Benvenute, splendide persone, in questo speciale del mio talk show. In questa nuova rubrica, vorrei lasciar parlare a persone appartenenti a categoria sociali discriminate per dire la loro su come descrivere dei personaggi per un buon romanzo horror, fantasy o fantascientifico. La nostra ospite è Samantha Crespi che ci parlerà del tema della disabilità." ( Il pubblico applaude, mentre Samantha esce dai drappi rossi del tendone. Micio s'avvicina, zampettando col la folta coda dritta, la cui punta e piegata leggermente a destra. Agita le ali e dal nulla appaiono due poltrone imbottite. Micio sale sopra la prima). "Ciao Samanta, prego siediti, sentiti come a casa tua" (Lei si siede sulla poltrona, mentre le luci danzanti sul palcoscenico riprendono a ronzare con più frequenza. Micio si chiede se avesse fatto bene a ingaggiare le fatine per creare l'atmosfera adatta). 


 

"Ti ringrazio per aver accettato di partecipare al mio Talk Show, noi creature fantastiche vogliamo essere rappresentate bene nelle storie che ci ritraggono, quindi abbiamo deciso di creare questa nuova rubrica per aiutare gli scrittori a darci vita" ( In lontananza si sente un ruggito di un drago in segno d'approvazione) "Samantha, parlaci un po' di te".

1) Sono una sognatrice, sono una mamma e un’aspirante scrittrice, direi più scribacchina. Di notte sogno cose interessanti, peccato che poi al risveglio me le dimentichi tutte.

 

"Come ti trovi a collaborare con disabiliabili.net? Pensi che ci siano pregiudizi non solo fuori dalla comunità ma anche dentro?  Ad esempio tra disabilità minore e maggiore, mentale o fisica?".

 

 2) La collaborazione con il blog disabiliabili è arrivata in un momento particolare, poco prima del lockdown di marzo e aprile, ancora non sapevo cosa mi aspettava, ma lo scrivere gli articoli è stato un’ottima palestra per riflettere su me stessa e su ciò che mi circonda.

 

Il vero problema di fondo è che i disabili sono essi stessi persone e molto differenti gli uni dagli altri, quindi è inevitabile avere posizioni differenti o anche pregiudizi sia fuori che dentro o gruppi.

Siamo ancora molto divisi fra noi e anche le rivendicazioni sono parziali e settarie e questo porta già molte energie e risorse che potrebbero essere usate meglio, se non si guardasse solo al proprio orticello.

 

"Ti sei mai sentita discriminata da altri disabili per motivi ideologici?".

 

3) Assolutamente sì, ma tutto si ricollega al punto sopra. Siamo tutti persone diverse con diverse mentalità. Ad esempio sono stata discriminata anche solo perché mi sono sposata e ho una vita autonoma...

 

     " C'è un forte pregiudizio che riguarda la sfera affettiva, romantica e di genitorialità delle persone disabili. Da dove pensi nasca questo stigma?".

 

    4) Dalla cultura pietistica/assistenzialistica che vede il disabile spesso solo come persona da accudire, da compatire, non come qualcuno che abbia desideri e bisogni come tutti, tra i quali anche la voglia di costruirsi un futuro autonomo.


 

  

    " Spesso la gente associa la disabilità solo a qualcosa di visibile agli occhi, eppure ci sono diverse disabilità non percettibili inizialmente, come ad esempio le persone con malattie mentali, coloro che hanno problemi al cuore o perdita di sali. Cosa ne pensi al riguardo?".

 

5) È più facile certo far cadere l’occhio su qualcosa che si vede e che si possa “etichettare” anche in senso dispregiativo, come anche è vero che le disabilità invisibili sono spesso oggetto di minimizzazione o ridicolizzazione. E non è giusto nemmeno questo, credo che bisognerebbe davvero cercare di essere più umili e fare esercizio di mettersi nei panni dell’altro sempre. Ognuno

Ha dei pesi da portare che, magari non si vedono, ma sarebbero alleggeriti da una parola gentile, che non costa nulla, se non lo sforzo di non giudicare.

 

 

    "Nell'ambientazione fantastica si hanno avuto diversi esempi di inclusivitá, in avatar ad esempio abbiamo personaggi come Theo e Toph in Avatar che riescono a trovare il proprio posto nel mondo, integrandosi perfettamente nella società, oppure il professor Xavier degli x-man che funge da figura di riferimento per i mutanti. Per non parlare della situazione dei magino in Harry Potter, non magici figli di maghi, considerati cittadini di seconda classe eppure possono rivelarsi persone di grandi capacità se solo la società magica volesse accettarli. Il fantastico è metafora della realtà e forse potrebbe essere un mezzo per introdurre facilmente l'inclusività, concordi con tali parole?".

 

7) Sì, sono d’accordo, anche se molto spesso il problema sull’inclusività nasce dal fatto che chi se ne occupa non è disabile. Ottima idea quella di rappresentare certe categorie di persone nel fantasy o sul grande schermo, ma forse ci si dovrebbe interrogare sul come rappresentare, per non cadere in facili stereotipi o grottesche caricature, e per farlo meglio magari chiedere a chi quella realtà la vive in prima persona. 

 

    " Parlando di caratterizzazione di un personaggio, come pensi si potrebbe caratterizzarlo senza sfociare negli stereotipi?  Guardando anche scandali recenti, come quello avvenuto nei riguardi del film le streghe o al nuovo gioco di Assassin's Creed, qual è la tua opinione a riguardo? Pensi che chi abbia posto le accuse abbia esagerato?".

 

8) Ho letto gli articoli riguardanti le accuse e, per me, in questi casi, sono prive di fondamento. È molto meglio rappresentare una certa realtà e poi magari spiegarla e contestualizzarla, che non mostrarla affatto per quella moda di questi tempi che è il “politically correct”. Sarebbe solo ipocrita, secondo i canoni del politicamente corretto 2/3 di ciò che c’è ora sul mercato video e scritto andrebbero censurati e non mi pare possibile né auspicabile. Ci sono le differenze, esistono e ben vengono dette e rappresentate.

 

       " Parlando di antagonisti con disabilità potrei citare i casi di il Fantasma dell'Opera, the Cat Lady e Phenomena di Dario Argento. Nel primo caso l'antagonista, Erik, è un uomo nato deforme che compie una serie di delitti per gelosia e desidero di controllo, essendosi innamorato della giovane soprano Christine Dae. Nonostante i suoi componenti discutibili, Erik avrà un cambio di vedute comprendendo che l'amore non è possesso e quindi lascerà andare con il suo fidanzato Raul. In questo caso notiamo un personaggio che si redime. 

Negli ultimi due casi abbiamo due antagonisti disabili decisamente maligni, il primo, Adam, è un uomo paralizzato che spinge al suicidio le altre persone perché lui stesso non può porre fine alla sua vita. Il secondo, Patau, è un ragazzo deforme e necrofilo che uccide  ragazzine sia per lussuria che per invidia e odio verso la loro bellezza.  Ad accumunare questi tre personaggi è la propria sofferenza dovuta alle proprie condizioni e all'emarginazione sociale, quindi sono cattivi non per la propria disabilità ma per le scelte sbagliate. Nel caso di Erik, vi è un percorso di redenzione. Ecco, a tuo parere, cosa ne pensi di questi personaggi e credi possano essere degli esempi per creare degli antagonisti con disabilità? Cosa sconsiglieresti per evitare di creare uno stereotipo?".

                                       

                (Il fantasma dell'opera del 1925, la rappresentazione cinematografica più fedele al libro)



 9) È una domanda difficile questa, perché qui entra in gioco il pensiero di quanto e come la disabilità abbia inciso o meno nelle vite di questi personaggi/antagonisti. Come possiamo sapere fino a che punto i comportamenti deviato non siano davvero frutto della disabilità o della menomazione o marginalizzazione?

 Nello stesso senso però, dato che, come dicevo prima siamo tutti umani, abbiamo tutti una base in comune: i sentimenti, l’etica e la morale. Quindi possiamo decidere come comportarci nella gira, disabilità o meno. Ci sarà qualcuno che nasconde le proprie debolezze dietro la condizione svantaggiata della disabilità e qualcuno che invece la userà per redimersi, per essere migliore. La vita non è una linea retta, ma un percorso tortuoso e spesso ingannevole, sta a noi decidere come affrontare il percorso.

 

    "Nelle storie fantastiche che siano horror o fantasy, abbiamo avuto esempio dove la deformità è stata associata a creature sovrannaturali malvage. Basti vedere le streghe, i mostri grecolatini, Grendel ma anche al mito dei changeling. Eppure ci sono stati esempi positivi interessanti, nelle fiabe abbiamo quella dei due gobbi, uno buono e uno cattivo, dove il primo viene premiato proprio per la sua gentilezza o la bella e la bestia, dove la protagonista si innamora di un umano mutato. Nella letteratura Frankenstein ha umanizzato la figura del mostro, per poi arrivare ad esempio a Metro 2033, dove la guerra contro i Tetri è frutto di pregiudizi e paura verso il loro aspetto.

Cosa ne pensi di questa evoluzione?".

 

10) Come ho detto prima tutto fa parte dell’essere umano e molte rappresentazioni, legge se, dicerie sono figlie del loro tempo. Cambiano le epoche, cambiano anche gli approcci.

In generale la disabilità, ma il diverso in genere, spaventa. Questo finché non so ha la possibilità di conoscere la persona o la situazione, qui sta l’evoluzione, il capire che nonostante la scorza esterna sia diversa siamo tutti simili, nel bene e nel male. I disabili non sono né martiri, né santi, né eroi: sono persone e le persone possono far bene o fare male, tutto dipende dall’educazione ricevuta e al grado di empatia verso l’altro.

 

"A parte Ladyhawke, quali sono i fantasy che ti hanno più colpito e quali suggeriresti?".

 

11) Così a braccio direi... Highlander (il primo), Fantaghirò, Avatar (il film), Blade Runner, The Prestige, Stardust, Tron Legacy, Dottor Strange, La storia Infinita, Edward mani di Forbice, Il Castello Errante di Howl, Nausicaa... e potrei continuare ancora... ma non è tanto quale film si guarda, ma che cosa ci resta dentro una volta finita la visione.

 

 "Grazie Samantha per aver dato la tua opinione, forse alcuni di noi potranno prendere la vita tra le pagine di qualche libro grazie ai tuoi consigli" (Micio si rivolge verso il pubblico) " E grazie soprattutto a voi per aver ascoltato fino in fondo la nostra voce. Prima di lasciarvi definitivamente, vorrei parlare brevemente di Lentico. Volete colliri a buon prezzo? Necessitate di lenti a contatto? Il sito farà per voi!  Grazie a voi per aver partecipato a questo episodio, arrivederci alla prossima!".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Published on November 19, 2020 06:16

November 15, 2020

Recensione de "Le Due Chiese" di Anna Mantovani

 

   Buongiorno alle simpatiche persone che mi seguono, oggi vorrei parlarvi di un libro che mi ha colpito positivamente, ovvero "Le due chiese" di Anna Mantovani. Ma prima di iniziare, voglio chiedervi: avete problemi di vista? Lentico potrebbe far al caso vostro: colliri e lenti a buon prezzo, adatte per ogni occasione. Parola di gatto!  Partiamo subito con la trama: 

Nella città di Torino, famosa per la sua storia magica, prende vita il più grande conflitto tra forze esoteriche: da un lato la Chiesa, rafforzata dal potere rigido ed inesorabile degli Angeli, dall'altro i Satanisti, in grado di evocare demoni spaventosi.In questa guerra millenaria, una terza parte si adopera per mantenere la fragile tregua che permette la sopravvivenza del nostro mondo: il Dipartimento dell'Equilibrio Interno.

I suoi membri, però, sono ormai anziani e incapaci di trovare forze fresche.
Dopo molti anni senza nuove reclute, il dono viene inaspettatamente individuato in Laura, una ragazza completamente all'oscuro delle proprie capacità e del loro significato: il suo arrivo vedrà l’opposizione di Giovanni, sessantenne deluso dal mondo e membro di spicco del Dipartimento.

Torino e tutti i suoi misteri fanno da sfondo all'eterno conflitto tra Angeli e Demoni, mentre lo scontro più importante, tra bene e male, resta celato in una serie di omicidi che solo lavorando insieme i due protagonisti potranno risolvere.

 Anna Mantovani è riuscita a creare un mondo realistico e al contempo interessante. Si parla sempre di un mondo nascosto con maghi, demoni, angeli e vampiri, ma questa volta abbiamo tre fazioni che si contendono lo scenario politico di tale società: l'AIWASS, ovvero una multinazionale gestita da satanisti, la Chiesa e la fazione neutra, l'unica che si pone in una posizione di mediatrice tra le due.Tale equilibrio è durato per secoli, sebbene l'inimicizia tra satanisti e cristiani sia molto forte, ma ai giorni nostri qualcosa scuote la fragile pace: degli omicidi coinvolgono sia una fazione che l'altra e sta proprio a quella votata all'equilibrio a indagare.
Chiesa e satanisti sono due facce della stessa medaglia: affamate di potere e seguaci, sono a loro volta schiave di una guerra civile angelica a cui non importa molto degli umani. Angeli e demoni sono creature terrificanti, in linea con la loro natura biblica. Sorpresi sui primi? Beh, rileggendo la Bibbia uno potrebbe concordare che non siano molto amichevoli, soprattutto quando devono rubare l'anima ai primogeniti innocenti.Interessante è anche la spiegazione sull'aldilà, sul fatto che il destino dei non magici sia misterioso, mentre coloro dotati divista e votati a una delle due maggiori fazioni diventino schiavi in una guerra eterna.
 
 L'ambientazione di Torino è ben dettagliata e personalmente ho potuto approfondire zone di cui ho solo sentito menzionare. In un certo senso questo libro non è solo un'esplorazione del mondo fantastico, ma anche della città che è una protagonista silenziosa. Si affrontano anche temi delicati, come la discriminazione involontaria delle persone. Abbiamo un esempio di come i carabinieri indagano così come coloro che hanno la Vista trattano i "non vedenti", mi ha un po' riportato alla mente il trattamento dei maghinò in Harry Potter.

Ho apprezzato la rappresentazione dei vampiri, in quanto simili a quella originaria, ovvero la forma di cadavere assetato di sangue. Il fatto che abbiano problemi di memoria lo trovo realisto, se ci pensate, non ricordiamo gli eventi dei nostri primi anni di vita e penso che ciò potesse applciarsi a chi potrebbe vivere per secoli. A poco a poco la memoria si sgretola e i vampiri sono ridotti a creature che a malapena ricordano un volto. Delle creature pericolose verso cui ho provato pietà.
 I personaggi sono ben costruiti e mi ci sono affezionato. Laura è un personaggio pieno di dubbi e incertezze, una donna qualunque catapultata in una realtà stramba, che cerca di sopravvivere studiando, lavorando, pagando le bollette anche per il suo coinquilino sullafacente e sopportando le sfuriate di Giovanni. Nonostante è mille problemi, è una donna che prende in mano la situazione, non una damigella in pericolo.
Giovanni è forse il personaggio più complesso assieme a Maddalena. Lui è un uomo oppresso da molte cose: dal delicato equilibrio tra fazioni, dal suo sentimento verso la sua vecchia fiamma, dalla delusione per aver avuto un figlio non magico e dalla sua stessa rabbia verso la vita. Insomma, è un uomo con mille sfaccettature che però non riesce a controllare le sue emozioni.
Ho apprezzato anche il personaggio di Maddalena, l'ex fiamma di Giovanni. Una donna assetata di potere, ma anche capace di empatia quando vuole. Si intuisce che è pronta a sacrificare i propri sentimenti in nome dell'ambizione, dato che preferì sposare un ricco erede piuttosto che Giovanni. Si intuisce che fu un matrimonio combinato, ma lei preferì non opporsi. Si dimostra anche una donna spietata, sfruttando i sentimenti altrui per raggiungere i suoi scopi, perfino manipolare un uomo vittima di pedofilia. Insomma, un personaggio macchiavellico ma non totalmente incapace di amare, prigioniero dei propri intrighi e mai veramente libera.
 Michele, figlio di Giovanni, è l'equivalente di un magonò. Un non magico cresciuto in una famiglia di persone con la Vista. Nonostante si sia adattato all'ambiente tecnologico, il pregiudizio inconsapevole del padre che si aspettava un figlio dotato di Vista ha segnato molto la vita di Michele. Tale sentimento allontanerà il rapporto tra i due e ho notato che questo potrebbe essere un problema comune negli ambienti magici. Fungerà da guida per Laura, a livello teorico.
Giaele fungerà in parte da tentatrice per Laura, in quanto più di una volta la inviterà a unirsi ai satanisti. Nonostante ciò, rimane comunque una figura di supporto e devo dire che ho trovato adorabile il suo demone Bubu. Insomma, diamo una medaglia all'onore a questo povero famiglio e voglio un libro su di lui solo per il fatto di esistere! Tutti per Bubu!
 Ora parliamo del lato negativo: Christian, l'insuperabile nullafacente, frequentante di un corso che nemmeno Laura ha capito bene. Nonostante si vede che sia stato ideato come figura comica e ammetto che in certe situazioni mi abbia fatto ridere, l'ho trovato una macchietta. Non cresce, non ha idee, esiste solo per fare il parassita ed essere uno scemo. Comprendo che fosse l'intento dell'autrice, ma stona con i personaggi che lo circondano, che in un modo o nell'altro maturano o vengono confrontati con i loro problemi esistenziali. Ammetto che questa cosa mi ha un po' deluso, spero che nei seguiti possa migliorare.
In conclusione, considero "Le due Chiese" un ottimo urban fantasy e un ottimo fantasy nel panorama italiano. Consiglio anche il libro della sorella dell'autrice, "Il fulcro dell'universo", anch'esso un libro scritto bene, di genere fantascientifico. Entrambe le sorelle hanno ideato in maniera vivace trame complesse con personaggi interessanti.





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Published on November 15, 2020 06:43

November 1, 2020

Segnalazione di "APRIL MAY - TRAPPOLE MORTALI" di Chris Greeceman

 

Buongiorno, mici ed amici, benvenuti a questo nuovo episodio delle segnalazioni. Oggi vi presenterò il libro "April May", un libro di genere a metà tra giallo e romance.


                                                                                  TRAMA

Un’isola meravigliosa. Un mare cristallino. Un resort di lusso.E il male.Chi ha organizzato il piano di morte che incombe sui partecipanti?
La Long Publishing, casa editrice di punta degli Stati Uniti, ha un problema. Il suo presidente Rudolph Carrington è un bastardo amato da molte, ma odiato da tutti.Con il suo carattere arrivista e arrogante ha creato attorno a sé terra bruciata, inimicandosi i suoi più diretti collaboratori e fornendo a ognuno un buon motivo per volerlo morto.
La sua idea di un meeting motivazionale dalle caratteristiche estreme fa scoppiare la crisi. Tutti capiscono che Carrington sta solo cercando una scusa per liberarsi di chi non gli piace senza dover chiedere il permesso a sua moglie Linda, proprietaria della casa editrice.E difatti è così. Però questo non è l'unico motivo. L'interesse più pressante per Carrington è ottenere dalla sua collega April May ciò che lei non ha mai voluto concedergli. Per questo è disposto a tutto, anche a scendere ai più vili ricatti.Ma Rudolph non è l'unico pronto a fare qualsiasi cosa per ottenere i propri scopi.Qualcuno da tempo si muove nell'ombra e sta architettando un gioco perverso. che trasformerà in un incubo il viaggio sulla splendida isola di Sadway.  

                                                     BIOGRAFIA AUTORE Chris Greeceman nasce come autore il 30 agosto del 2020 con il romanzo “April May Trappole Mortali”, il primo di una serie che ha come filo conduttore le avventure di April May, una giovane donna coraggiosa e determinata con un dono molto speciale.
Chris in realtà è un autore doppio. Quattro sono le mani con cui scrive, di due autrici che hanno già pubblicato diversi romanzi. Si sono lanciate in questa avventura con la voglia di divertirsi e regalare ai lettori storie intriganti con cui passare un paio d'ore in leggerezza.
Nel caso vengano usate le immagini in allegato, aggiungere per favore: Progetto grafico © Simone PanepintoCe ne sono molte altre. Le trovate sulla nostra pagina Facebook: https://www.facebook.com/AprilMayMysteries In caso di interesse possiamo mandarle per mail. Link acquisto: https://amzn.to/3jLC2p1
  
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Published on November 01, 2020 05:30

October 18, 2020

Commento su "The Silent Edge: il Ranger del Deserto".

 

Salve a tutti, mici ed amici, oggi farò una breve menzione sul primo libro di The Silent Edge, saga che per il momento comprende due volume. Perché questo? Perché avendo solo ricevuto le prime quaranta pagine, posso solo fare un piccolo commento e non una recensione.

Iniziamo col dire che ho trovato interessante rappresentare i vari punti di vista dei personaggi con dei simboli. L'ambiente che viene rappresentato è quello di un western, dove però paiono esserci elementi magici e steampunk. Inoltre c'è il riferimento ad altri popoli quindi a una società multiculturale, dato che l'inizio si apre con il combattimento con una katana.

Una delle scene dell'estratto mi ha  riportato in mente le scene degli spaghetti western: il mercante si trova ad affrontere sei contadini briganti, ma grazie alla sorpresa del braccio meccanico riuscirà ad avere la meglio. 

Per il momento lo stile mi è parso scorrevole e di facile lettura.

Come ho detto, purtroppo su quaranta pagine non posso dare un giudizio esaustivo. Da quel che ho potuto osservare, l'ambientazione promette bene e pare originale, ma per descrivere in maniera più profonda la storia dovrò leggere l'intero libro. 

 

                                                             SINOSSI


Sono trascorsi vent’anni dalla fine della Guerra del Massacro. Dopo che l’umanità è stata sconfitta dalla Nemesi, un esercito di creature enigmatiche comparse dal nulla; pochi superstiti si sono imbarcati in un esodo disperato alla ricerca di terre abitabili al riparo dalla distruzione, nella landa di Stagshade. Ma cos’è successo veramente al vecchio mondo? Cos’era la Nemesi? E soprattutto, perché non ha inseguito l’umanità per finire il lavoro? Elias, un ranger della nuova civiltà del pianeta, desidera tornare là dove tutto è iniziato, e finito, per scoprire la verità. Ma non può farlo da solo. Dovrà reclutare individui audaci e abbastanza disperati da seguirlo. Persone complesse, tormentate da vecchi vizi, rimorsi, ambizioni e guidati ognuno dai propri tornaconti e questioni in sospeso. Riusciranno a sopravvivere?

 

                                                L'EDITORE

Antonio Mandese Editore & Figli è una casa editrice indipendente che nasce ed opera, orgogliosamente al sud (in Puglia) dall’esperienza editoriale di generazioni di librai ed editori che continua a svilupparsi, ora, con un progetto nuovo teso a rappresentare al meglio il suo personale approccio al “fare libri” con uno sguardo aperto sul mondo. Come recita il proverbio: Beato colui che riesce a dare ai propri figli ali e radici. Il progetto editoriale è rivolto a tutti. Una factory di talenti, che riescano ad emergere imparando quel duro mestiere di scrivere, con la promessa di mantenere alta la qualità letteraria: dalla graphic novel alla narrativa, dagli albi illustrati alla saggistica.

 

 


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Published on October 18, 2020 11:43

October 15, 2020

Cover Reveal Bestie D'Italia Volume 3

 


Buonasera, mici ed amici, oggi segnalerò l'uscita dell'atteso terzo e conclusivo libro di Bestie d'Italia!

Titolo: Bestie d’Italia – volume 3

Autore: Autori vari

Editore: NPS Edizioni

Genere: antologia di racconti fantastici

Pagine:

Formato: cartaceo e digitale

Prezzo: 14 euro (cartaceo) / 2,99 euro (digitale)

ISBN: 978-88-31910-330 (cartaceo) / 978-88-31910-347 (digitale)

Uscita: 1 novembre 2020.

Copertina e illustrazioni interne a cura di Marco Pennacchietti.

 

Quarta di copertina :

Lupi, draghi, cervi e tori mannari. L’Italia è ricca di leggende, che si annidano, come folletti dispettosi, nelle cantine di ogni casa, nei giardini incolti, nei borghi antichi che costellano gli Appennini e che gridano di vita, nonostante gli uomini fatichino a udirne la voce. Eppure, come il canto delle sirene, a volte ammaliano i viandanti, conducendoli nei loro mondi fantastici.

Il progetto “Bestie d’Italia” parte dal recupero delle tradizioni folcloristiche italiane, per raccontarle a chi non le conosce, per guardare con occhi diversi il territorio, ricco di storia, misteri e magia.

La terza e conclusiva tappa di questo viaggio nel folclore regionale ci porterà lungo le coste del Mar Adriatico e dello Ionio, fino alle isole del Mar Mediterraneo, in compagnia di dieci scrittori italiani.

 

Occhi aperti, amici lettori! Le Bestie d’Italia sono ovunque intorno a voi!

 

Il volume 3 di “Bestie d’Italia” contiene dieci racconti di scrittori italiani, appassionati di fantastico e folclore, ambientati nelle regioni del Mare Adriatico, Ionio e Mediterraneo: “Il sortilegio della Biddrina”, di Giuseppe Gallato; “Assedio notturno”, di Francesca Cappelli; “Bakunin aveva ragione”, di Giuseppe Chiodi; “L’urlo della vita”, di Alessio Del Debbio; “Respiro d’inverno”, di Elena Mandolini; “Il cavallo d’argento”, di Alessandro Ricci; “Il giorno della taranta”, di Alessandra Leonardi; “ “La natura vince su tutto”, di Maria Pia Michelini; “Fuga da Malaperla”, di Debora Parisi; “Caccia al drago”, di Monica Serra.

 

Esistono leggende nate dai barlumi sempre mutevoli dell’immaginazione, leggende che danzano nell’empireo e ardono di magia: ataviche, affondano nelle radici dell’umanità e sfuggono al controllo della logica. Alcune hanno perfino la forza di insediarsi nel mondo, di farsi carne attraverso le gesta o le colpe di esigue anime, plasmando eroi o generando mostri.

 

Disponibile su tutti gli store di ebook

Disponibile su tutti gli store di libri, in libreria (distribuzione Libro.co) e sul sito NPS Edizioni.

www.npsedizioni.it

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Published on October 15, 2020 10:00