Emanuela Navone's Blog, page 39
January 28, 2018
Come scrivere un romanzo rosa: 5 parole chiave
Di romanzi ne leggiamo tantissimi, ma i romanzi rosa (o romance, come vengono chiamati oggi) sono quelli che trovi più di frequente sugli scaffali delle librerie.
Secondo un’indagine dell’anno scorso (Autorearning.com), il romanzo rosa è il genere che “va” di più tra gli autori autopubblicati su Amazon.
Ma come deve essere un romanzo rosa per attirare l’attenzione del lettore?
Proprio perché i libri di questo genere sono tantissimi, come poter emergere?
Certo, l’originalità è sempre la risposta.
Tuttavia, per scrivere un romanzo rosa che si distingua e che piaccia al lettore è fondamentale rispettare alcuni punti.
Oggi ti elencherò le cinque parole chiavi principali per ogni romance che si rispetti.
Iniziamo!
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Ben_Kerckx/Pixabay
5 parole chiave
Scrivere un romanzo rosa può essere all’apparenza semplice.
Ed è proprio questa semplicità a trarti in inganno e a farti rischiare di pubblicare un prodotto scadente.
Anche se semplice, il romance vuole i suoi accorgimenti:
Un personaggio femminile ben caratterizzato
Una trama semplice
Uno stile accattivante
Un’ambientazione ben strutturata
Un lieto fine
Vediamoli uno per uno.
Il personaggio femminile
In ogni romanzo i personaggi devono essere ben caratterizzati, si intenda.
Niente cliché, stereotipi o sagome.
Merita attenzione, però, il personaggio femminile di un romance.
Prova a pensare ai romanzi rosa che ti piacciono di più, classici o contemporanei: la protagonista ha le luci della ribalta addosso. È l’eroina, o la vittima, ma tutto ruota intorno a lei e alle sue azioni.
Che sia una sbadata come Bridget Jones o una dissoluta come Emma Bovary, la protagonista di un romance deve sempre sapere quello che vuole.
Ha carattere, per dirla in poche parole.
È un personaggio che deve essere ricordato.
Come vedremo tra pochissimo, la trama di un romance è meglio se sia la più semplice possibile, e per colmare questa, per così dire, lacuna, la soluzione migliore è costruire una protagonista worth following: che il lettore vuole seguire in ogni azione che compie.
La trama
I lettori di romance vogliono un libro bello con cui trascorrere qualche ora lieta e divertirsi.
Quindi al bando trame arzigogolate con tantissimi personaggi e sotto-trame degni dei libri di spionaggio di Forsyth.
Il punto da cui partire e intorno al quale ruota la trama è, ovviamente, la storia d’amore tra i protagonisti.
Ci deve essere, poi, una forza contraria, un antagonista (non necessariamente un personaggio) che osteggia i due innamorati.
Intorno alla storia d’amore possono intrecciarsi altre piccole storie, come intrighi, tira e molla, triangoli.
Il triangolo amoroso va molto in voga tra gli young adult e i paranormal romance: pensiamo al conosciutissimo Twilight.
Da appuntare: trama semplice e storia d’amore in prima linea.
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StockSnap/Pixabay
Lo stile
Uno dei romance di oggi che ho apprezzato di più in questi ultimi tempi è “Tentare di non amarti” di Amabile Giusti.
La storia, di per sé, è semplice (ovvio!): lei si innamora di lui, lui per un po’ fa il difficile ma poi cede, qualcosa ostacola il loro amore.
Niente di più di molti altri libri che si trovano in giro.
Tuttavia, la Giusti ha una capacità a mio avviso interessante: quella di rendere la storia così attrattiva da sembrare unica nel suo genere. Mi spiego meglio: è come se leggessi un romance per la prima volta. Ogni frase, ogni parola, ogni metafora, sono talmente belle che dimentichi il resto.
Certo, nulla toglie ai grandi classici, ma, se vuoi leggere romance moderni scritti “come si deve”, la Giusti fa per te.
Tutto questo per dirti che devi curare lo stile.
Lo stile è qualcosa di innato, forse, ma serve anche tanta pratica. E sicuramente scrivere un romanzo rosa ti aiuta ad affinarlo.
Pensa solo alle mille sfaccettature della frase: “Mario ama Maria”. Semplice, no? Troppo. Prova a renderla più complicata.
Per dirla, ad esempio, con le parole di Romeo: “Con le ali dell’amore ho volato oltre le mura, perché non si possono mettere limiti all’amore e ciò che amor vuole amore osa.” (Romeo e Giulietta, atto II, scena II)
E poi i sentimenti: amore, dolore, rabbia… In un romance devono prevalere sul resto, ed è fondamentale essere capaci di spremere a dovere i propri personaggi.
Il lettore deve sentire le emozioni prima ancora di vederle.
L’ambientazione
L’ambientazione di un romance, secondo il parere dei più, deve essere “da sogno”.
Quindi: città magiche, panorami da mozzare il fiato e location incantevoli.
Parigi, ad esempio, è una città molto usata per i romance, ma anche città americane come New York.
L’importante è che si respiri un’aria da favola.
Ambientazione, lo sappiamo, ormai, non è solo il luogo in cui è ambientato un romanzo: sono anche i profumi, i gusti, le sensazioni tattili.
I cinque sensi di un lettore di romance devono essere costantemente stuzzicati da elementi… rosa.
La fragranza di una torta appena sfornata, un pacchetto di cioccolatini che ti si sciolgono in bocca, un bouquet di rose, una canzone d’amore…
Ogni elemento che attornia i protagonisti dovrebbe essere di questo genere; certo, non tutto sarà rose e fiori, ma la maggior parte dell’ambientazione dovrà avere connotati “zuccherosi”.
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Jochemy/Pixabay
Il lieto fine
E vissero tutti felici e contenti.
Oddio, non è sempre così, e se ricordi “Romeo e Giulietta” o “Cime tempestose” mi darai ragione.
Tuttavia un romance che si rispetti dovrebbe avere un lieto fine.
Finalmente, dopo le numerose avversità, i due innamorati potranno stare insieme.
Il lettore di romanzi rosa vuole vivere un sogno dall’inizio alla fine: non guastiamolo con un finale degno di un thriller!
Conclusioni
In questo articolo hai scoperto le cinque parole chiave per scrivere un romanzo rosa che si rispetti.
Logicamente, i romance sono belli anche perché sono vari, quindi cerca di dare un’impronta tua a queste parole chiave.
È bello anche variare e inserire elementi che differenzieranno il tuo libro dai tanti altri in circolazione.
Quindi: fai tue queste cinque parole chiave e colorale con diverse sfumature di rosa.
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January 25, 2018
Lonely Souls – Le streghe di New Orleans: recensione a cura di Monica Gabellini
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La trama
[image error]Il protagonista è un ragazzo newyorchese, Erik Crane, che si ritrova mezzo morto dopo aver subito un’aggressione da parte di alcuni individui nel tentativo di salvare una ragazza. Quest’ultima gli sussurra delle parole incomprensibili e lui sviene. Quando si risveglia si rende conto di essere nel corpo di una ragazza di nome Evaline e che si trova a New Orleans.
Un anno dopo, tornando a casa da lavoro, aiuta un’altra ragazza da un aggressore maniaco armato di machete. Quell’incontro e quella ragazza segneranno per sempre la vita di Erik, trascinato sempre di più nel mondo segreto delle streghe e delle loro sanguinose leggi.
La recensione
Dopo un incipit fantastico, che sembra l’apertura di un colossal fantasy, conosciamo la storia di Evaline/Erik.
Già nelle prime pagine ci si imbatte in un colpo di scena che lascia di stucco, una cosa davvero originale. Evaline è una cameriera che nasconde un segreto: tempo prima un ragazzo ha perso la vita nel tentativo di difendere una ragazza durante un’aggressione e una strega, prima che morisse, ha trasferito la sua coscienza nel corpo di Evaline (in coma in una stanza d’ospedale).
Per caso (o forse no) si imbatte in Valentine e se ne innamora. Lei è una strega che sta cercando di formare una congrega. Ne affrontano tante insieme e riescono a reclutare altre streghe con un passato difficile, fino alla scoperta di una terribile verità.
Più che un semplice romanzo sembra un telefilm a puntate: in ogni capitolo c’è un’avventura colma di azione. Queste scene sono descritte molto bene: crude al punto giusto, trasmettono l’idea della violenza senza esagerare e cadere nel trash. A mio parere manca un po’ di sentimento, forse colpa dei dialoghi piuttosto freddi, ma la trama è molto originale e interessante.
Le informazioni vengono date con il contagocce e questo non fa che stuzzicare e incuriosire il lettore.
Un particolare che mi ha fatto sorridere – secondo me una mossa azzeccata -, è Evaline che sbaglia di proposito il nome di Chang Fung. Mi ha fatto sorridere ogni volta.
La scelta di scegliere come protagonista la mente di un uomo nel corpo di una donna è esplosiva. Se da una parte intriga, sarebbe potuta essere un’arma mortale per l’autore. Invece Andrea ha saputo destreggiarsi alla perfezione, raccontando al maschile i pensieri di Erik senza mai confondersi quando gli altri la vedono come una ragazza.
Ogni personaggio ha un carattere e un passato particolare, descritto molto bene. Scarseggiano le descrizioni delle ambientazioni, anche se la cosa non mi ha dato nessun fastidio.
Devo invece fare un appunto sulla prima di scena di sesso. Da come viene descritta sembra che Erik non abbia mai esplorato il suo “nuovo corpo”, cosa poco credibile perché ho l’impressione che, se mai potesse accadere una cosa del genere, sarebbe la prima cosa che farebbe una persona qualsiasi, uomo o donna che fosse.
Nel complesso, mi è piaciuta molto la storia e lo stile dell’autore. Anche se consiglio vivamente una revisione per evitare i numerosi refusi, non ho trovato errori grammaticali e la scrittura risulta fluida e scorrevole.
Dati tecnici
Titolo: Lonely Souls – Le streghe di New Orlieans
Autore: Andrea Romanato
Genere; Urban Fantasy
Pagine: 181
Prezzo: 2,99 euro (gratis per Kindle Unlimited)
Chi ha scritto questa recensione
[image error]Mi chiamo Monica e sono nata nel 73 in Brianza, dove vivo ancora con il marito e due figlie ormai adolescenti. Grazie a un fratello più grande ho imparato a leggere prima di cominciare la scuola e non ho mai smesso. Leggevo e rileggevo le favole fino a che non le sapevo a memoria e, in mancanza d’altro, mi leggevo tutti i cartelli pubblicitari quando ero in macchina. Sono talmente fissata con la lettura che perfino quando guardo la tv e, sotto le immagini, scorrono dei testi, io bado solo a quelli. L’amore per i romanzi veri e propri è nato grazie a Stephen King che, con la sua raccolta “A volte ritornano” mi ha conquistata nel lontano 1987. Da allora ho voluto ogni suo libro e la fame di lettura è sempre andata crescendo, quindi ho pian piano ampliato la lista dei titoli, degli autori e dei generi. Mio marito spesso mi prende in giro, dicendo che non sono normale perché i miei autori preferiti sono King e Jane Austen, e la cosa si rispecchia anche sui film che mi piacciono: o polpettoni romantici o horror sanguinari.
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January 20, 2018
Formattare un e-book con Streetlib Write
Un elemento fondamentale per il proprio e-book è la corretta formattazione.
Infatti, anche se stiamo parlando solo di un file leggibile su qualsiasi e-reader o app, è necessario lo stesso prestare un occhio all’aspetto grafico.
E-book formattati male, con una grafica che lascia a desiderare o senza l’indice dinamico sono antipatici da leggere.
Per questo sempre più piattaforme di self-publishing mettono a disposizione strumenti non solo per la pubblicazione, ma anche per la preparazione dell’e-book.
In alcuni casi sono servizi pro svolti da professionisti; in altri, come nel caso di StreetLib Write, sono gratuiti e offrono un’ampia gamma di personalizzazione.
Oggi parleremo, per l’appunto, di StreetLib Write e di come può esserti utile per formattare il tuo e-book se non ti fa di farlo con un programma di scrittura come Microsoft Word.
Iniziamo!
Primi passi su StreetLib Write
Innanzitutto, per accedere a StreetLib Write, ti occorre un account, oppure puoi iscriverti usando Facebook.
Una volta effettuato l’accesso, sarai reindirizzato nella Homepage. Clicca su “vai a Write” per accedere allo strumento gratuito.
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Clicca su “Vai a Write” per accedere allo strumento.
La schermata successiva conterrà tutti gli e-book che creerai con Write.
Se non hai ancora nessun e-book, la schermata sarà vuota. In caso contrario, potrai modificare il contenuto e i metadati (scheda libro) di quelli già presenti.
Innanzitutto vediamo come creare il proprio e-book con StreetLib Write: per iniziare clicca su “crea nuovo libro”.
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Homepage di StreetLib Write.
Creare un nuovo libro con StreetLib Write
Una volta cliccato sull’icona “crea un nuovo libro”, avrai due opzioni:
Importare il file del libro esternamente (ad esempio se lo hai scritto in precedenza su un programma come Word);
Scriverlo partendo da zero: in questo caso userai Write come un qualsiasi software di scrittura.
Vediamo velocemente entrambi in passaggi.
Importare un file esistente
Puoi importare qualsiasi tipo di file supportato da StreetLib Write (.doc, .docx, .ePub).
Una volta terminata l’importazione, la schermata successiva ti aiuterà a sistemare il file per la creazione dell’indice (che, sappiamo, è fondamentale per un e-book perché permette una migliore navigabilità).
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Sistema i capitoli del tuo libro e rimuovi il superfluo.
Durante l’importazione, capiterà che Write identifichi come capitoli elementi del testo che in realtà non lo sono (ad esempio una citazione). Per evitare che anche questi siano formattati come capitoli, usa la spunta per selezionare i veri capitoli e deselezionare quelli che, invece, non c’entrano nulla.
Una volta terminato, clicca su “importa” in basso a destra; quando l’importazione è terminata, inserisci il nome del tuo libro e dell’autore (o uno pseudonimo).
Il tuo libro è importato su StreetLib Write! Adesso potrai iniziare a modificarlo come se usassi un vero e proprio software di scrittura.
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L’editor di testo di StreetLib Write.
Cliccando su ogni capitolo, questo ti si aprirà nella schermata di destra, dove potrai correggerlo, aggiungere o togliere elementi di testo, proprio come se stessi usando un programma di scrittura.
A parte, cliccando su Note, Immagini o Extra, potrai inserire elementi aggiuntivi (su Extra, ad esempio, puoi inserire il colophon e i ringraziamenti).
Creare un nuovo libro
Se, invece, vuoi creare un nuovo libro partendo da zero, clicca su “crea nuovo libro” e poi di nuovo su “crea di nuovo libro” sulla finestra che ti si è aperta. Inserisci il titolo e il tipo (Base è indicato per tutti gli e-book fiction; se, invece, stai scrivendo un libro per bambini o una guida che prevede immagini, scegli nel menu a tendina l’opzione desiderata).
Una volta terminato, ti si aprirà di nuovo l’editor di testo che hai visto prima, ma questa volta sarà vuoto: dovrai essere tu a riempirlo aggiungendo i capitoli e il testo.
Creare un libro con StreetLib Write: la scelta del tema
Già di per sé, così, Write è un ottimo strumento per creare un e-book dalla grafica accettabile.
Ma c’è di più! Infatti, puoi anche modificarne il tema, ossia, appunto, l’aspetto grafico, scegliendo tra quelli disponibili o creandone tu partendo da uno di essi.
Ti basta andare su “tema” (in alto sulla schermata).
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Cliccando sull’icona si aprirà una pagina dove potrai scegliere il tema che preferisci per il tuo libro e visualizzare un’anteprima (su browser o su Kindle).
Se vuoi, puoi anche modificare uno dei tanti temi e da lì crearne uno tu, ma ti consiglio questa opzione sono se mastichi il CSS.
Esportare il proprio libro
Una volta terminato di modificare e abbellire il tuo e-book, è ora di scaricarlo per poterlo usare altrove.
Ad esempio, nel mio caso, per i miei libri ho usato StreetLib Write e ho caricato il file pronto su Amazon.
Clicca su “scarica” (accanto a “tema” e “anteprima”) e scegli il formato desiderato: ePub, mobi o PDF.
Attendi qualche secondo e… il gioco è fatto 
January 18, 2018
I cristalli di Mithra: recensione a cura di Sonia Sottile
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La trama
[image error]Astrid, giovane appassionata di libri fantasy, vive da sola in un piccolo paese di periferia.
Trascorre il tempo libero a sognare un mondo diverso, avventuroso e ricco d’azione, una realtà molto simile a quella dei testi che legge.
Il suo unico amico è il vecchio custode della biblioteca, che le dà consigli e si prende cura di lei.
Un giorno, iniziato come molti altri, la sua vita cambia drasticamente a causa di un incantesimo contenuto in un antico grimorio.
Astrid verrà catapultata in un mondo che non ha niente a che fare con quello a cui è abituata, e dovrà affrontare traversie inimmaginabili per riuscire a sopravvivere e a tornare a casa.
La recensione
Potrei dire di avere due tipi di opinione riguardanti quest’opera: -I cristalli di Mithra-, indubbiamente un titolo molto evocativo, per il quale vi avrei immaginato una cover indubbiamente molto più evocativa, decisamente più luminosa. Ma la copertina di un libro è solo quella, con un po’ di impegno si può cambiare e scegliere il modo giusto per valorizzare ciò che si è faticato a scrivere.
“I cristalli di Mithra” che mi è stato proposto lo inserirei più nella categorie ‘bozze’. Un lungo testo dal quale elaborare una grande opera, mi è servito il mio compagno di recensioni per comprendere questo particolare direi fondamentale.
L’opera che mi è stata proposta è una lunga sequenza di azioni, ambientazioni e dialoghi (che mi sono piaciuti da metà libro in poi), la storia ha bisogno di pause, di respiro, intensità e questo perchè il lettore quando legge ha il diritto di appassionarsi, immedesimarsi nella storia che sta leggendo. Ha bisogno di ridere e sanguinare insieme ai suoi protagonisti.
Ed è per questo che invito l’autrice a rivolgersi a un buon editor e di rimettersi in gioco per trasformare i suoi personaggi in grandi eroi, di renderli vivi.
Dati tecnici
Titolo: I cristalli di Mithra
Autore: Micol Giusti
Genere: Fantasy
Pagine: 199
Prezzo: 0,99 cent
Chi ha scritto la recensione
[image error]Anno ’74, secondo il “personology” è l’anno dell’avventura fantasmagorica. Sono una lettrice accanita, special modo da quando posseggo il Kindle, sono anche una frequentatrice assidua dell’immenso bar di Internet. Sono pigra a ciabattara ma fortunatamente longilinea (anzi, vorrei ingrassare), non ho figli ma ho un fidanzato bambino ed un coniglio puffoso per peluche (che ovviamente tratto nel massimo rispetto). Amo fare shopping, ma solo nelle librerie, adoro andare a mangiare fuori. Amo il caldo e la natura.
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January 14, 2018
Come nasce un romance: intervista a Lea Paradiso
Il romance è uno tra i generi più diffusi tra gli autori: vuoi perché piace scrivere d’amore, vuoi perché il lettore è sempre bendisposto verso questo genere, vuoi perché è più semplice rispetto a trame complesse e (spesso) di difficile lettura.
Ma come nasce un romance?
Ci sono tanti modi e so che su internet avrai trovato in lungo e in largo guide su come scrivere un romanzo rosa.
Oggi parliamo con Lea Paradiso, autrice di Un passo alla volta mi basta.
L’intervista
Ciao e grazie per aver deciso di partecipare a questa intervista. Iniziamo parlando di te. Chi sei? Che cosa fai nella vita?
Ciao, lieta di fare la tua conoscenza! Mi chiamo Lea Paradiso, sono nata a Genova, classe 1977 e sono una scrittrice. Ho pubblicato due romanzi “Un passo alla volta mi basta” (2014) e il suo seguito “Non è mai troppo tardi” (2015) con i quali ho partecipato al Salone Internazionale del Libro di Torino nel 2016. Sto ultimando la stesura del mio terzo romanzo che si intitolerà “L’altra metà del cielo” e ho già incominciato a scrivere le prime pagine di quello che sarà il terzo capitolo di “Un passo alla volta”.
Come mai romance? Perché questo genere e non un altro?
Credo che ognuno di noi debba sviluppare un argomento che sente più vicino alla propria sensibilità e, nel mio caso, avendo da sempre adorato le storie d’amore, mi è sembrato naturale trattare questo tema. Ciò non toglie che non si possano sperimentare altre strade: personalmente ho in testa da un po’ di tempo di scrivere una raccolta di racconti brevi del terrore.
A tuo avviso, quali sono gli elementi principali che un romance dovrebbe contenere?
In primis, la credibilità dei personaggi. Sono persuasa che sia fondamentale per il lettore immedesimarsi nei personaggi, che debbono essere quanto più reali possibile. La trama non deve essere troppo… complicata, altrimenti il lettore rischia di “perdersi”, quindi storia e linguaggio semplici. Il colpo di scena, l’imprevisto, le difficoltà, sono elementi che rendono accattivante il racconto e attraggono l’attenzione del lettore.
Quali sono le grandi storie d’amore che ti hanno ispirata nella stesura del tuo libro?
Adoro i classici, in particolar modo “Romeo e Giulietta” di Shakespeare. Non sempre gli amori più belli sono quelli che hanno un lieto fine…
L’anno scorso un’indagine di autoearning.com ha stabilito come il romance sia uno tra i generi che vanno di più tra gli autori autopubblicati su Amazon. Che cosa ne pensi? Secondo te il romance è davvero forte? O è solo una “moda” passeggera?
Come lo scrittore deve trattare un tema a lui più affine, così credo che il lettore debba scegliere un testo in base a ciò che sente più vicino alle sue esigenze, indipendentemente dalle tendenze. Non mi piace parlare di generi letterari come “mode”. Non ho mai letto la trilogia di “Cinquanta sfumature”, pur avendo avuto un enorme successo mondiale. Non è il mio genere e non m’importa se metà della popolazione mondiale lo ha fatto. Non fa per me. Punto.
Parlaci del tuo libro. Perché i lettori dovrebbero leggerlo? Cosa lo distingue dagli altri (tanti) romance presenti in circolazione?
Il mio romanzo tratta la storia di una ragazza di provincia che si trasferisce in una città più grande con il cuore pieno di sogni e di speranze. Il dover affrontare la vita vera le fa capire che potrà realizzare i suoi progetti solo a costo di grandi sacrifici, così come il costruire e il consolidare la storia d’amore con il suo compagno. Ma la ricompensa sarà immensa, ben oltre le sue aspettative e la renderà una persona più matura e consapevole. Un personaggio ricco di molte sfaccettature, intenso, nel quale è facile immedesimarsi. Mi è piaciuto molto sviluppare i sentimenti e le sensazioni della protagonista, l’aspetto psicologico ed emotivo. È stato davvero interessante!
Da dove consiglieresti di partire nella stesura di un romance?
Beh, direi che è fondamentale avere le idee chiare su come impostare la storia, facendo attenzione soprattutto alla coerenza tra i vari elementi che vengono sviluppati durante il racconto.
L’elemento a tuo avviso più difficile nella stesura di un romance.
L’aspetto psicologico dei personaggi.
Lasciaci un estratto del tuo libro…
January 11, 2018
L’amore non crolla – Storie di Natale: recensione
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La trama
[image error]Dopo il successo di Buck e il Terremoto e Storie di Gatti, altri 21 racconti… sotto l’albero! C’è chi il Natale lo odia, chi l’aspetta tutto l’anno, chi andrebbe a dormire la Viglia per svegliarsi dopo Santo Stefano: tutti troveranno in questo volume un racconto che parla al cuore, e soprattutto un messaggio di speranza.
Anche stavolta i proventi del libro vengono donati alla CRI in favore dei colpiti dal sisma 2016.
Tutte le notizie e i report delle donazioni su www.buckeilterremoto.com.
Con il patrocinio dei Comuni di Amatrice e Accumoli.
La recensione
Per molti il Natale è luci colorate, panettone, cene intorno a un tavolo, alberi zeppi di lumini e regali con il fiocco sgargiante.
Per altri è un giorno come tanti, magari passato con un piatto diverso dal solito sul tavoli.
Per altri ancora è una data che non dovrebbe mai arrivare e, quando lo fa, è meglio che finisca al più presto.
E poi c’è chi il Natale vorrebbe passarlo con la sua famiglia, nella sua casa, ma esse non ci sono più.
È il Natale dei luoghi di cui tendiamo a dimenticarci se qualche notizia non passa al telegiornale, dei luoghi che aspettando ancora adesso una mano che li aiuti a rialzarsi. Dei luoghi dove il pandoro sa di lacrime.
Tutti ricordiamo la tragedia del centro Italia dell’anno scorso, quando il terremoto portò con sé migliaia di persone innocenti. E quello prima, all’Aquila. E quello dopo. E il freddo, l’acqua, la neve, le case che non arrivano e le promesse che si infrangono dappertutto.
Sono luoghi dimenticati, ma che qualcuno cerca di far vivere nei nostri cuori accendendo una candela.
Questa raccolta di racconti parte proprio da lì: dalle case distrutte, dalle vite spezzate, dalle famiglie mangiate dai capricci della crosta terrestre.
Ogni racconto è un messaggio di speranza, per grandi e piccoli.
Ogni storia parla del Natale: addobbato, scarno, triste, allegro, festoso.
Il Natale può essere tante cose ed è vissuto diversamente da ciascuno di noi, ma l’importante è che nessuno dimentichi il suo significato profondo: dare speranza.
La speranza che ci porta a guardare avanti. Sempre. Nonostante tutto.
Ogni racconto è una piccola perla da custodire gelosamente nel proprio scrigno; in ciascuno di essi, è forte l’attaccamento all’amore e ai valori umani che spesso, purtroppo, tendiamo a dimenticare.
Un po’ come il germoglio di un albero che si fa spazio tra le macerie, l’albero della speranza cresce e diventa rigoglioso alimentato dal cuore di ognuno di noi: e ciascun racconto è un addobbo, un pezzo di vita dei protagonisti, che sono accomunati da piccole e grandi tragedie ma anche dalla voglia di andare avanti.
La scrittura è perfetta e ricca di dettagli e profumi che ti fanno annusare l’atmosfera natalizia. Anche a chi non piace. Anche a chi non ci crede più.
Consigliato: sì, a chi spera sempre, ogni giorno, ma anche a chi ha smesso di farlo. Magari da qualche parte troverà il suo albero, un piccolo germoglio che attende solo una poggia di amore per crescere.
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January 9, 2018
I tempi verbali del congiuntivo: quali sono e come usarli
Nel precedente articolo sulla grammatica abbiamo parlato dei tempi verbali e di come impiegarli con l’indicativo.
Oggi ci dedicheremo a un modo verbale che da sempre causa problemi a noi scrittori: il congiuntivo.
Purtroppo, essendo un modo verbale che va usato di frequenza, ci tocca conoscerlo a menadito per evitare errori.
Ecco allora che oggi parleremo dei tempi verbali del congiuntivo e di come usarli al meglio.
Iniziamo!
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Breve riassunto: modi e tempi verbali
Un breve riassunto è doveroso.
Che cosa sono i modi verbali? E i tempi verbali?
Il modo indica l’atteggiamento con cui il parlante presenta l’azione espressa dal verbo: oggi sto a casa, oggi starei a casa, sta’ a casa!, se stessi a casa.
Il tempo verbale si riferisce alla collocazione cronologica del verbo stesso, ossia quando si svolge l’azione di cui parla il verbo: passato, presente o futuro.
Fatta questa premessa, passiamo ad analizzare i tempi verbali del congiuntivo.
Per questioni logiche, il congiuntivo non viene mai usato per il tempo verbale futuro.
Il tempo verbale passato nel congiuntivo
Il tempo verbale passato nel congiuntivo indica un’azione che per la particolarità di questo modo verbale, può essere incerta.
Di solito viene impiegato nella frase secondaria, quella primaria retta, invece, dall’indicativo presente:
Spero che sia arrivato a casa;
Credo non abbia potuto parlarle;
Temo che il pacco non sia arrivato.
Il congiuntivo passato viene anche usato dopo congiunzioni quali prima che, nonostante, senza che, a meno che, a condizione che, malgrado:
Fa ancora caldo, nonostante abbia piovuto;
Mario va a casa, malgrado gli abbia detto di restare.
Il congiuntivo passato può essere usato anche nella frase principale, ma l’utilizzo è spesso limitato alle sole frasi interrogative:
Che Mario sia già tornato a casa?
Oltre al congiuntivo passato, possiamo anche usare il trapassato e l’imperfetto.
Il congiuntivo imperfetto viene usato nelle frasi secondarie dove la principale è al passato:
Credevo mi aspettasse.
Il congiuntivo trapassato, invece, viene usato, sempre per indicare situazioni irreali o dubbie, ed esprime anteriorità temporale rispetto a un momento passato.
Speravo davvero che mi avesse aspettavo.
Il congiuntivo imperfetto e il congiuntivo vengono usati nella formazione del periodo ipotetico (della possibilità e dell’irrealtà):
Se mi chiamasse, non gli risponderei (periodo ipotetico della possibilità)
Se mi avesse chiamato, non gli avrei risposto (periodo ipotetico dell’irrealtà)
Il tempo verbale presente nel congiuntivo
Il congiuntivo presente viene usato per indicare situazioni di dubbio, timore, volontà.
Il suo utilizzo è lo stesso del tempo verbale passato: viene impiegato soprattutto nelle frasi secondarie dopo verbi che esprimono desiderio, dubbio, volontà, opinione:
Penso che tu stia facendo la cosa sbagliata;
Voglio che tu vada a casa;
Ho paura che torni a prendermi.
Anche in questo caso, si usa il congiuntivo dopo coniugazioni quali malgrado, nonostante, prima che, a meno che, eccetera:
Va’ a salutarlo prima che parta!
Vado a dormire nonostante sia presto.
Il congiuntivo presente può essere usato anche nella frase principale, ad esempio nelle esortazioni:
Signore, faccia attenzione a non cadere!
Oppure se si esprimono domande o perplessità:
Che sia già di ritorno?
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January 7, 2018
Come nasce un romance: intervista a Irene Milani
Il romance è uno tra i generi più diffusi tra gli autori: vuoi perché piace scrivere d’amore, vuoi perché il lettore è sempre bendisposto verso questo genere, vuoi perché è più semplice rispetto a trame complesse e (spesso) di difficile lettura.
Ma come nasce un romance?
Ci sono tanti modi e so che su internet avrai trovato in lungo e in largo guide su come scrivere un romanzo rosa.
Oggi voglio lasciare la parola a un’autrice che di romance se ne intende: Irene Milani (ha pubblicato con Lettere Animate, tra l’altro “Il ritratto” e “Attesa“).
L’intervista
[image error]Ciao e grazie per aver deciso di partecipare a questa intervista. Iniziamo parlando di te. Chi sei? Che cosa fai nella vita?
Nella vita di tutti i giorni sono un’insegnante di italiano, moglie e mamma di due bambini, Stella e Mattia.
Come mai romance? Perché questo genere e non un altro?
Non ho pianificato a tavolino di scrivere un romance ma penso che sia il genere più nelle mie corde perché, anche quando cerco di cambiare, mi ritrovo sempre a raccontare una storia d’amore.
A tuo avviso, quali sono gli elementi principali che un romance dovrebbe contenere?
Non penso ci sia la ricetta perfetta, altrimenti basterebbe applicarla e tutti potrebbero scrivere un romance. Secondo me la chiave per un buon romanzo è che il lettore possa cogliere spunti differenti a seconda dell’età, delle esperienze, degli interessi; detto così sembra complicato ma in parole povere credo che un buon romance debba non essere focalizzato solo sulla storia d’amore ma inserirla in una cornice più ampia che possa raccogliere l’interesse di altri lettori.
Quali sono le grandi storie d’amore che ti hanno ispirata nella stesura del tuo libro?
Nella mia quadrilogia iniziata con “Il ritratto” e conclusa da poco con il quarto volume “Eudaimonia” ci sono due grandi modelli ovvero Romeo e Giulietta e Tristano e Isotta, il tutto modernizzato e attualizzato in una storia d’amore tra due ventenni di oggi.
[image error]L’anno scorso un’indagine di autoearning.com ha stabilito come il romance sia uno tra i generi che vanno di più tra gli autori autopubblicati su Amazon. Che cosa ne pensi? Secondo te il romance è davvero forte? O è solo una “moda” passeggera?
Non penso sia una moda: romanzi rosa se ne sono sempre scritti e sempre se ne scriveranno, probabilmente la grande quantità di libri scritti e letti in una particolare fascia di pubblico può essere influenzata dalle mode ma non in modo determinante.
Parlaci del tuo libro. Perché i lettori dovrebbero leggerlo? Cosa lo distingue dagli altri (tanti) romance presenti in circolazione?
Il primo motivo potrebbe essere il fatto che è composto da quattro diversi volumi, di cui almeno i primi due però possono essere letti come autoconclusivi; questo porta (a detta di chi lo ha già letto) ad affezionarsi ai personaggi che crescono e maturano nel corso dei quattro libri. Inoltre pur essendo un romance ha una cornice storica e geografica ben approfondita e tratta anche di temi come la scuola, l’amicizia e la famiglia, alternando momenti “da lacrimuccia” ad altri ironici e divertenti.
Da dove consiglieresti di partire nella stesura di un romance?
Io sono incapace di pianificare un romanzo, quindi parto sempre da un’ispirazione (un sogno, una canzone, un film…) e da lì vado avanti.
L’elemento a tuo avviso più difficile nella stesura di un romance.
Se uno, come me, non decide prima come dovrà svolgersi la storia potrebbe capitare che l’autore non sappia come far proseguire le vicende… per esempio mi è capitato nel mio autoconclusivo “Non puoi comprarmi” che a metà libro non sapevo decidere con quale dei due personaggi maschili dovesse alla fine coronare il sogno d’amore la protagonista.
[image error]Lasciaci un estratto del tuo libro…
January 4, 2018
L’artista della morte: recensione
[image error] Un feroce serial killer cattura due ragazze per volta e, dopo averle narcotizzate, ne uccide una, mentre costringe l’altra a guardare e la rilascia al termine del massacro. Perché fa così? Perché, poi, rischiare così tanto? Durante il corso delle indagini Giacomo Ranieri, un abile commissario, con l’aiuto di Elena Monni, testimone del primo delitto, viene a scoprire che l’assassino non considera quelle uccisioni degli omicidi, ma materia per completare la sua ‘opera d’arte’ ed i testimoni suoi critici. Inizia così una corsa contro il tempo per scoprire l’identità ‘dell’artista della morte’ e fermarlo, prima che concluda il suo ‘capolavoro’.
La recensione
Già dall’incipit il romanzo non è chiaro cosa vuol raccontare. Descrive la notte in un bosco con persiane di case disabitate che sbattono, lampioni e vie solitarie che non rendono l’idea di stare né in un bosco né tantomeno in una strada di città. Passa dopo poche righe al mattino, con uccelli che cinguettano al sole e un operatore ecologico che trova una ragazza “che sembrava avere 25 anni”. Ogni volta che entra in scena una ragazza viene scritta la sua età, 25 anni appunto, dettaglio utile alla trama ma non alla lettura. Anche del commissario che viene subito introdotto al primo capitolo, leggiamo “un uomo sui 50 anni”. Non è chiaro chi sia il protagonista, nessun dettaglio mi fa immaginare chi sono, cosa fanno nella loro vita e quali siano le loro emozioni. Non riesco a dare vita ai personaggi che passano da un letto di ospedale ad una pizzeria con amici senza incuriosirmi sulla loro vita. Sono anche poco credibili; la ragazza ripete in almeno quattro occasioni “non riesco a rammentare nulla”, verbo troppo desueto per renderla vera. Il commissario fa osservazioni assurde per il ruolo che ricopre e soprattutto se le abbiniamo all’attimo che sta vivendo, come “teniamo gli occhi aperti, la cosa non mi piace” appena rinvenuto il cadavere di una donna sgozzata nel tunnel dentro una botola segreta!
I dialoghi sono scontati e poveri “dove stai andando di bello?”, lo stile di scrittura è molto immaturo e non crea nessuna suspance. Al di là di alcuni refusi, la storia poteva essere ampliata senza aggiungere personaggi inutili e lasciando vivere anche la città. E’ tutto troppo veloce. Mi sarebbe piaciuto aspettare con ansia che fosse accaduto qualcosa invece un serial killer rapisce e uccide ragazze senza che il lettore ne sia minimamente disturbato.
Giudizio complessivamente negativo.
Chi ha scritto questa recensione
[image error]Maura Chegia è nata il 4 marzo 1976 e vive a Santa Marinella (Roma), piccolo paese sul mare (di cui difficilmente farebbe a meno).
Assicuratrice per lavoro, Host di Airbnb per divertimento, ha recentemente aggiunto la passione per la scrittura, riscoperta dopo anni grazie alla Scuola di Omero di Roma.
Ama la sua famiglia (marito e due figli), le amiche, il vino e i viaggi.
La sua prima opera pubblicata è “Estate 1958 a S. Marinella” facente parte de “I racconti di Cultora – Lazio” di Historica.
È presente nella raccolta “Sette Sabati” con due racconti: “C’è bionda e bionda” e “Confessioni”.
Dati tecnici
TITOLO: L’artista della morte
AUTORE: Michele Franco
EDITORE: Cavinato Editore International
GENERE: Thriller
L'articolo L’artista della morte: recensione proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
December 30, 2017
5 strategie di marketing editoriale a costo zero per l’anno nuovo
Lo scrittore autopubblicato e quello al quale l’editore presta poca attenzione hanno un problema di fondo.
Come promuoversi?
Hai scritto il tuo libro, l’hai curato, l’hai pubblicato (o te l’hanno pubblicato).
E ora?
La parte più difficile viene adesso.
Sì, perché il tuo libro è un granello di sabbia in una spiaggia immensa: se non hai un minimo di sostegno, sei un signor nessuno.
E se nessuno ti conosce, nessuno acquisterà i tuoi libri.
Per questo, nell’articolo di oggi, voglio condividere con te cinque strategie di marketing editoriale a costo zero da implementare (o migliorare) nell’anno nuovo.
Vediamole insieme!
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5 strategie di marketing editoriale a costo zero
Di articoli sul marketing editoriale ce ne sono migliaia, come altrettanti sono i corsi e i libri sull’argomento.
Lo so, lo so.
Ce ne sono così tanti che non sai da che parte girarti e, dopo ore e ore di ricerche sfrenate, ti ritrovi con nulla in mano.
Il mio consiglio è: sperimentare.
Provare, riprovare, senza arrendersi mai.
La tecnica migliore di marketing non la imparerai mai se non la sperimenti sulla tua pelle.
Le strategie di marketing editoriale di cui ti parlo oggi le ho provate tutte.
Alcune le conoscerai già, altre, magari, non le hai mai usate.
Spero comunque ti siano utili 


