Giovanni De Matteo's Blog: Holonomikon, page 62
November 28, 2010
Pagine segrete
E in attesa di conoscere il contenuto dei messaggi cifrati di Wikileaks, su Weirdletter possiamo sbizzarrirci con l'appassionante panoramica che Tatiana Martino questa volta dedica ai libri inesistenti e alle biblioteche immaginarie inventate dagli autori del fantastico. Dal ricco elenco manca quello che forse è il mio titolo preferito, Megalopolisomanzia: una nuova scienza urbanistica di Thibaut De Castries, ma si può approfittare della sua assenza per cogliere l'occasione al volo e dedicare una rilettura a Nostra Signora delle Tenebre, il libro con cui Leiber inventò l'urban fantasy e rilanciò la gloriosa tradizione del weird.
Is it ok to be a cyberpunk in 2010?
Per ragioni anagrafiche, ho scoperto il cyberpunk quando i suoi fondatori avevano già deciso che l'intera corrente (loro, a onor del vero, non hanno mai voluto definirlo "movimento") era da considerarsi lettera morta. Dimostrando forse poco rispetto per le loro opinioni, ho abbracciato incondizionatamente la visione della vita e del mondo che emergeva dalle loro opere, una Weltanschauung (termine che andava per la maggiore nelle lezioni di filosofia al liceo, negli stessi anni in cui condivo il mio pendolarismo scolastico con la lettura di Gibson, Sterling & soci) che si andava consolidando man mano che progredivo nell'esplorazione di questo territorio per me nuovo e straordinario. Il cyberpunk era esploso e si era esaurito nella decade precedente e io mi sentivo un po' come uno straniero giunto in città senza soldi e conoscenze. Potevo contare sull'unico aiuto rappresentato da una mappa letteraria: quella tracciata nella fondamentale antologia dedicata al filone da Piergiorgio Nicolazzini, Cyberpunk (Edizioni Nord).
Lo spirito anarcoide, l'idealismo di fondo che spesso bilanciava le istanze nichiliste, l'istinto di ribellione e la forza di resistenza (oggi, dopo aver letto qualche saggio sull'argomento, parlerei di endurance), erano questi i caratteri che davano vita alle istantanee di un mondo in degrado e allo sbando, campo di battaglia e terreno di conquista per individui senza scrupoli ed entità onnipotenti e inafferrabili, in cui già quindici anni fa si potevano avvertire i prodromi del nostro presente. Oggi, nel 2010, mi ritengo a mio modo ancora un cyberpunk: la mia visione del mondo continua a essere profondamente intrisa di quella filosofia di strada, per quanto risulti declinata secondo moduli e schemi che nel tempo si sono stratificati attraverso l'esperienza. Senza il cyberpunk, non sarei la persona che sono oggi.
La notizia che sta tenendo banco in questi giorni sulla stampa del mondo intero è legata all'imminente apertura degli archivi di Wikileaks. Dopo i ripetuti annunci di Julian Assange che si sono succeduti nei mesi scorsi, sembra ormai arrivato il momento e, anche se - a giudicare da quanto trapelato - prima di stasera difficilmente verrà pubblicato qualcosa, i mirini sono da ore puntate sul sito, proiettandolo ai vertici delle graduatorie degli hot spot della rete. Quindici anni fa, ma anche cinque anni fa, avrei vissuto queste ore in uno stato di trepidante e frenetica attesa, aspettando di mettere gli occhi sui cablogrammi diplomatici delle ambasciate. Oggi alla frenesia sento però mischiarsi un senso crescente di angoscia.
Personalmente, continuo a pensarla come William S. Burroughs: non esiste mondo più sicuro di un mondo senza segreti. Tuttavia, non sono più tanto ingenuo da credere che la pubblicazione di una valanga di documenti diplomatici classificati a vari livelli di riservatezza possa cambiare in meglio il mondo, soprattutto dall'oggi al domani. La scelta dei tempi mi sembra in particolare alquanto inopportuna, anche se per ragioni che trascendono in parte la volontà degli artefici di Wikileaks. E la mia inquietudine nasce da un paio di valutazioni immediate. Su un piano più generale, mi sembra che una mossa simile, proprio adesso che, a costo di duri sacrifici, dopo gli anni bui dei falchi di Washington un'amministrazione progressista ha fatto della diplomazia il proprio punto di forza nei rapporti internazionali, lungi dall'indebolire gli USA quale fulcro degli equilibri geopolitici planetari e dal ridefinire l'assetto mondiale delle alleanze, finirà solo per arrecare un'ulteriore colpo all'azione politica di Barrack Obama. Su un piano più contingente, con le crisi economiche, finanziarie e politiche in corso in Europa e gli attriti tra le Coree a tenere in scacco l'Estremo Oriente ma non solo, alcune rivelazioni - magari nemmeno direttamente riconducibili all'amministrazione USA in carica - potrebbero produrre effetti deflagranti e difficilmente controllabili.
Ancora una volta, insomma, ho il sospetto che le ragioni di principio entrino in forte contrasto con le più semplici e banali questioni di opportunità. Nelle prossime ore sapremo quale decisione avrebbe potuto garantirci una soluzione migliore.
November 27, 2010
Rifiuti in Campania: emergenze dimenticate, crisi smentite e soluzioni occultate
Nemmeno tre anni: così poco è bastato per ritrovare Napoli e la Campania in ginocchio, da quei giorni drammatici che segnarono l'arrivo del 2008. E la banda politica che cavalcò lo tsunami dell'indignazione di tutta Italia e dell'esasperazione dei campani si trova adesso alle prese con un problema ormai sfuggito di mano. I commissari che si sono succeduti in questi anni, la gestione plenipotenziaria della Protezione Civile, i proclami della splendida accoppiata Berlusconi-Fini che sulla vergogna della crisi del 2008 costruì la scalata per il ritorno al dominio del Paese, nulla hanno potuto contro la realtà dei fatti. La verità è sotto gli occhi di tutti, incarnata dagli effetti di una gestione tanto disinvolta quanto scriteriata.
La lettura dell'impietoso, coraggioso, illuminante articolo di Alberto Statera su Casal di Principe e l'impero Cosentino mi ha spinto ad andare a recuperare un po' di impressioni appuntate all'epoca e nei mesi successivi. Un blob di link (a proposito di giorni del Kipple, città in ostaggio, piattaforme polifunzionali, delocalizzazione del disastro ecologico) da cui emerge altrettanto impietosa l'idea dell'inutilità pratica delle soluzioni politiche proposte e adottate e, spingendoci solo un passo oltre, della reale natura affaristica della gestione della crisi. Con le consuete connivenze politiche, gli stessi soggetti che avevano provocato la crisi (riempiendo la Campania e non solo le sue discariche dei veleni più letali provenienti dal resto dell'Italia e da ogni angolo d'Europa) hanno ricevuto l'opportunità di legittimare il proprio ruolo. Per capire a cosa ciò abbia portato, basta aprire un giornale o, se si hanno voglia e coraggio, prendere un treno per Napoli: lungo il tragitto della ferrovia, dal casertano in poi, è una teoria di cumuli di immondizia riversati ai bordi delle strade, a colmare cunette e canali e tracimare nei campi, in un trionfo di putrefazione e degrado.
Che la gestione della crisi sia un business in sé continua a dimostrarlo il piano provinciale della gestione dei rifiuti di Salerno. Nel documento non c'è traccia dell'impianto di compostaggio di Castelnuovo di Conza, ma viene decretata la costruzione di due nuovi impianti a Polla e a Eboli per servire il fabbisogno della provincia. Lo stabilimento di Castelnuovo, sequestrato dalla magistratura nell'ambito di un'inchiesta sulla gestione spregiudicata della So.Ri.Eco Srl, basterebbe da solo a smaltire 85.000 tonnellate di umido ogni anno, circa i due terzi del fabbisogno dell'intera Provincia. Invece l'ufficio preposto ignora l'asta giudiziaria indetta dalla curatela fallimentare dell'impianto in data 29 ottobre 2009 e decreta la costruzione di due nuovi stabilimenti, ignorando di fatto una soluzione già presente sul territorio e praticabile previo minimo adeguamento della struttura esistente.
Come se non bastasse, l'isola ecologica di Calabritto (in provincia di Avellino), di cui segnalavo lo stato di abbandono e, quattro mesi più tardi, il successivo ripristino, è stata praticamente convertita in una discarica a cielo aperto: non più presidiata, i cassoni smantellati, il cancello della recinzione rimosso, si è trasformata in uno sversatoio alla mercé di chiunque, piena di rifiuti di ogni tipo e natura che qui vengono accumulati e incendiati, con conseguenti problemi non banali per la circolazione sulla Statale 91. Quanto basta per alimentare i più sinistri presagi sul prosieguo della Crisi Rifiuti e della sua intenzionale, voluta, programmata e deliberata mancata risoluzione.
Prevalga l'Italia
Dalla logica del dominio alla sindrome dell'assedio: cambia il fulcro della leva psicologica azionata dal Premier e dai suoi burattini. Se va come l'ultima volta, il complotto contro l'Italia prelude alla fine di una stagione politica. Speriamo che la prossima duri un po' più di due anni.
November 26, 2010
Cloudbusting
A proposito del Mistero dell'Inquisitore Eymerich che mi accompagna in questi giorni di foschia bolognese, qualcuno ricorderà forse la canzone che Kate Bush, autrice sempre particolarmente attenta, dedicò alla figura di Wilhelm Reich: Cloudbusting. Il video fu concepito dalla stessa cantante con Terry Gilliam, fu realizzato da Julian Doyle (che proprio in quel periodo stava collaborando con Gilliam alla realizzazione degli effetti speciali di Brazil) e vanta la partecipazione di Donald Sutherland nei panni dello scienziato.
Di demoni e di vermi conquistatori
Approda nelle librerie l'ultimo libro di Valerio Evangelisti dedicato alla figura dell'implacabile Nicolas Eymerich, di cui proprio in questi giorni sto leggendo lo straordinario Mistero (e a un terzo del volume mi sento di poter azzardare un paragone con l'eccelso Cherudek). E viene annunciata per gennaio 2011 l'uscita dei Vermi conquistatori di Brian Keene per i tipi di Edizioni XII. Cosa si potrebbe chiedere di meglio all'anno vecchio e a quello in arrivo?
November 24, 2010
Marginal Land Blues
Dal blog di Alessandro Portelli riprendo questo articolo di particolare attualità, per l'ininterrotta sequenza di notizie incentrate sul settore minerario che hanno riempito i mass media negli ultimi mesi, per la particolare affinità con il mood da terra ai confini della memoria che ancora avvolge questo 23 novembre e per rendere ancora una volta omaggio a Breece D'J Pancake, che non è mai abbastanza.
November 19, 2010
Una questione di prospettiva
E di visioni del mondo, aggiungerei. Vi segnalo l'interessantissimo articolo di Tatiana Martino apparso un paio di giorni fa su Weirdletter, in merito al Weird Tale come visione del mondo e missione di dubbio e sospetto abbracciata dall'autore, al punto che S.T. Joshi si spinge a chiamare in ballo "questioni fondamentali come la natura dell'universo e il nostro posto in esso" e a sancire che "alcuni autori sviluppano determinati tipi di visione del mondo che li spingono a scrivere romanzi i quali stimolano nei lettori domande, revisioni, rovesciamenti dei loro punti di vista sull'universo; il risultato è ciò che noi (retrospettivamente) chiamiamo Weird Tale".
E in un gioco di specchi vi rimando a questa brillante riflessione di Dario Tonani sull'uso della lingua in due dei massimi capolavori del Novecento: l'Arancia Meccanica di Stanley Kubrick e il romanzo di Anthony Burgess che lo ha ispirato, a ulteriore riprova della forza mitopoietica della parola e della sua capacità di generare interi universi di fantasia e di orrore, per esprimere ciò che davvero è il mondo in cui viviamo.
November 18, 2010
Trilobiti e fantascienza
A un appassionato di trilobiti e fantascienza non può sfuggire la notizia apparsa oggi sul Corriere della Fantascienza grazie al sempre attento Alberto Priora. Un gruppo di paleontologi ha dedicato la scoperta di una nuova specie fossile al pluripremiato scrittore britannico Stephen Baxter. La proposta di classificare questi fossili sotto la denominazione di Mezzaluna Xeelee è un omaggio proprio a uno dei suoi più vasti e ambiziosi affreschi letterari: una civiltà del futuro in cui gli umani devono confrontarsi con altre civiltà spaziali, tra cui una specie supergalattica dai poteri semidivini.
Il fossile di Baxter mi riporta indietro al mio tentativo di rappresentare una civilta interstellare postumana dal punto di vista di una comunità planetaria meno evoluta sulla scala di Kardashev. Una novella in cui altri fossili viventi, i celacanti, giocano un ruolo allegorico e metaforico di primo piano. Mi fa piacere ritrovare queste assonanze nella notizia riportata da Alberto e la cosa mi spinge a riprendere in considerazione quanto prima l'opportunità di sottoporre quel racconto in stand-by da diversi mesi a qualche editore.
November 13, 2010
Derek Raymond redux
Dalla newsletter della casa editrice, ho appreso che Meridiano Zero aggiungerà presto al suo ricco e prestigioso catalogo anche l'autobiografia di Derek Raymond. Bisogna attendere fino a gennaio, ma nel frattempo i libri della Factory offriranno un validissimo modo per impiegare il tempo. Aprile è il più crudele dei mesi e Come vivono i morti (quest'ultimo recensito dal compagno Fazarov su Thriller Magazine) stanno già esercitando il loro giusto influsso sulle pagine del romanzo in stesura (a proposito, approfitto di questo dispaccio per comunicarvi che ho da poco superato la boa di metà percorso).
C'è una tale concentrazione di spunti e un tale mestiere, nei suoi romanzi, che sarebbe davvero un peccato mortale non attingerne a piene mani, per apprenderne la tecnica e poi esercitarla e continuare a esercitarla ancora. D'altro canto, Derek Raymond (1931-1994) era uno scrittore che si era scelto il nome d'arte mettendo insieme i nomi dei suoi migliori amici - Derek e Raymond, appunto, entrambi morti, mentre per l'anagrafe di Sua Maestà restava Robin William Arthur Cook - e che, tra i tanti meriti, vantava anche quello di aver fissato la matrice della letteratura nera. "Senza le notti in bianco, non ci sarebbero i romanzi noir" dichiarò in un'intervista. Due dati significativi per inquadrare il personaggio e la sua poetica.