Giovanni De Matteo's Blog: Holonomikon, page 60
January 2, 2011
Scenes from the Suburbs
Dopo il grande Terry Gilliam, che ha curato personalmente le riprese del live al Madison Square Garden lo scorso anno (qui un assaggio) e prodotto la notevole esperienza multimediale di The Wilderness Downtown legata al lancio dello splendido singolo We Used To Wait, adesso tocca a Spike Jonze (regista tra le altre cose di film come Essere John Malkovich e di numerosi videoclip per R.E.M., Björk e Fatboy Slim, oltre a X e Sonic Youth) cadere nella rete degli Arcade Fire.
L'occasione è stata il video per The Suburbs, traccia di apertura dell'omonimo album della band canadese che ormai da Natale gira senza sosta nel mio lettore. La clip porta in scena la vita nei sobborghi di una comunità di ragazzi, sconvolta dall'improvvisa militarizzazione della città. E' stata rilasciata il 18 novembre scorso e rappresenta il modo migliore per cominciare la prima settimana del nuovo anno con dell'ottima musica.
January 1, 2011
Propositi di un lettore compulsivo per il nuovo anno… e oltre
Lo facciamo tutti, in fondo. La data simbolica del giro di boa da cui ricominciare è una tentazione troppo forte per resistere. Chi si propone di smettere di fumare, chi di cambiare vita. Anch'io mi sono concentrato su uno dei miei vizi, forse quello più incontrollabile: l'abitudine inveterata ad acquistare libri. E allora ieri - forse preso dal rimorso degli ultimi 8 volumetti appena acquistati per finire in bellezza il 2010, tra cui 4 elegantissimi Solaria che aspettavo da tempo e 3 Urania d'epoca - ho approfittato di un pomeriggio di nullafacenza per fissare il punto sulla mia carriera di lettore, sperando di mettere a tacere quel campanellino che da qualche tempo mi risuona con insistenza in un angolo della testa.
Con il supporto della mia libreria virtuale su Anobii ho messo un po' di ordine - si fa per dire - nei miei scaffali, sparsi in tre stanze a qualcosa come 700 km di distanza o giù di lì, lungo il dorso della penisola. Un bel rompicapo, insomma, ma la cosa peggiore è stata tirare le somme.
Ad oggi, secondo le statistiche del sito, risulta la seguente situazione:
Totale libri accumulati: 872
Totale libri letti al 31/12/2010: 436
Totale libri non ancora iniziati al 31/12/2010: 400
Totale libri in lettura al 31/12/2010: 10 (*)
Totale libri in consultazione al 31/12/2010: 26 (**)
Due precisazioni:
(*) A dire il vero, quelli in lettura sarebbero un po' di più, ma 10 sono quelli che riesco a gestire agevolmente in multitasking sul breve periodo, per cui magari me ne ritrovo diversi iniziati che, con un po' di fatica, dovrei riuscire a riprendere una volta ultimati quelli attualmente in lettura (e di conseguenza il 400 indicato come numero di libri non ancora iniziati viene a ridursi un po', ma la sostanza cambia di poco nelle quantità in gioco).
(**) Nei libri in consultazione ho infilato i doppioni (conseguenza fisiologica della gestione di due librerie lontane 700 km), le riviste e le antologie iniziate e non ancora finite (nella fattispecie Robot e Millemondi Urania), i testi di divulgazione che ho letto solo limitatamente alle parti che nello specifico risultavano di mio interesse o che al contrario rileggo periodicamente. Lo so, la situazione è complessa e variegata…
Sempre secondo le statistiche di Anobii, mediamente negli ultimi 5 anni (ovvero da quando la mia vita si è assestata su una routine lavorativa piuttosto consolidata) ho letto 45 libri ogni anno, tra romanzi, novelle, antologie, saggi in volume, e-book, riviste catalogate, fumetti in volume (sono esclusi per convenzione e comodità di classificazione Bonelli e bonellidi), raccolte di poesie, per una media che si è assestata intorno alle 10.000 pagine all'anno. A questo ritmo, immaginando di volermi fermare qui con gli acquisti, mi ci vorrebbero quasi 9 anni per smaltire lo scibile accumulato! Ed è qui che il campanellino è scomparso, soppiantato dal ringhio di una sirena di allarme.
Bisogna correre ai ripari. Per farlo c'è bisogno di una strategia. E dunque eccomi qui con i propositi per il nuovo anno, che in realtà dovrei estendere ai prossimi due-tre decenni, come minimo. E che diamine, mi sono detto, nella vita un po' di prospettiva ci vuole! Allora a conti fatti, immaginando di tenere il ritmo attuale, se volessi smaltire i libri accumulati fin qui dovrei limitarmi ad acquistare non più di 25 libri/anno per i prossimi 20 anni, oppure concedermi 32 libri/anno se volessi procrastinare il punto di pareggio a 30 anni. Questo significherebbe mediamente tagliare 3 libri su 4 rispetto a quanto acquistato negli ultimi anni e, al di là dell'impatto che ciò avrebbe sul fragile mercato editoriale italiano, è un proposito praticamente impossibile da mettere in pratica: con l'abbonamento a Odissea Fantascienza appena rinnovato e considerando il trend dei miei acquisti in edicola (tra Urania e collane collaterali, Giallo Mondadori, Segretissimo), direi che anche solo con gli acquisti "periodici" (in quanto vincolati a tempistica di distribuzione e/o abbonamenti) per il prossimo anno mi ritrovo con una quarantina di volumi già opzionati. Vale a dire almeno 10 in più della soglia che mi consentirebbe un consumo sostenibile.
E' un bel dilemma. A conti fatti, resta un'unica via d'uscita: aumentare il passo di lettura. E' un obbligo che a questo punto devo impormi. In questo modo, immaginando di aggiungere al lotto opzionato solo 25 volumi, 2 al mese, tra nuove uscite e recuperi di varia natura (libreria, remainder, usato, regalie), se riuscissi a portare la media di letture a 80 volumi/anno potrei sperare di raggiungere il pareggio intorno alla prima metà del 2040. Vale a dire: fra trent'anni.
Vale a dire: un'altra vita.
Solo che di quella spesa finora, a leggere avrò trascorso sì e no 17 anni. A quel punto, nel 2040, la mia libreria avrà superato quota 3.000 e sarà circa quattro volte più grande delle sue dimensioni attuali (un'altra buona ragione per sperare nella diffusione di massa del libro elettronico).
Questa ovviamente è pura matematica. Se da un lato non potrei riuscire a sostenere quel ritmo di lettura, dall'altro confiderei che la curva degli acquisti subisca comunque una flessione nei prossimi anni. Per accompagnare quantitativamente l'analisi, diciamo che potrebbe toccarmi mantenere il ritmo di acquisto di 65 volumi/anno per i prossimi 5 anni, per poi scendere intorno ai 50 libri/anno. In questo modo, immaginando di riuscire a tenere un passo di 65 libri letti all'anno (+50% sul tasso attuale), il punto di pareggio sarebbe per il 2042. Che tutto sommato rappresenta anche una buona ragione per conservarmi vivo e in salute fino a quella data.
Chi lo ha detto che i libri non possono allungarti la vita?
December 31, 2010
Decades
By Joy Division. Un augurio a tutti i lettori dello Strano Attrattore per un 2011 di gioie, felicità e soddisfazioni. Ci leggiamo nel futuro! Stay tuned…
December 27, 2010
Propaganda grigia 1: bispensiero nucleare
Non riesco a stabilire se su questo spot abbia esercitato un'influenza maggiore Robocop oppure Starship Troopers.
Mi sembra comunque abbastanza chiaro che Verhoeven ha saputo anticipare la nostra attualità con una lungimiranza orwelliana.
Bispensiero nucleare
Non riesco a stabilire se su questo spot abbia esercitato un'influenza maggiore Robocop oppure Starship Troopers.
Mi sembra comunque abbastanza chiaro che Verhoeven ha saputo anticipare la nostra attualità con una lungimiranza orwelliana.
December 20, 2010
Solstizio d'inverno
Zampettando sulla neve che ancora si raccoglie sui pendii che volgono a settentrione, conservata dalle gelate delle ultime notti, si avvicina anche quest'anno l'inconfondibile passo caprino del solstizio. Un'occasione di pausa e introspezione, per guardarsi dentro e tirare ancora una volta le somme.
Sono sei anni, come opportunamente ricorda Zoon, che festeggerà a modo suo. Sei anni, ma a seconda delle prospettive ne sembrano trascorsi sessanta, oppure solo sei minuti. Il tempo si piega e confonde, s'incolla addosso e sublima, come sull'orizzonte degli eventi di un buco nero.
Non esiste bestia peggiore con cui fare i conti. Ma 6 è il numero perfetto e la ricorrenza va onorata: quindi divertitevi, senza fare follie.
December 18, 2010
Ghost towns made in China
Torniamo al fenomeno dell'urbanizzazione nella Cina turbocapitalista d'inizio XXI secolo. Ne parlavamo poco più di un mese fa, in merito alle acropoli del futuro. A quanto pare, ancora una volta la realtà è riuscita a sorprenderci. Su Repubblica.it sono state pubblicate le foto satellitari delle new town, fatte edificare dal governo di Pechino per alloggiare i lavoratori richiamati nelle zone economiche speciali per sostenerne lo sviluppo economico. Alloggi per decine di milioni di persone: 64 milioni di unità abitative, secondo alcune stime, ovvero sufficienti a ospitare comodamente la popolazione di Francia, Regno Unito, Italia e Spagna. Rimaste vuote, perché l'espansione urbana è stata sovrastimata fin dai primi anni '90 per puri fini speculativi, innescando un meccanismo di tempesta finanziaria ben descritto da Luca Vinciguerra sul Sole 24 Ore. E Pechino, per sostenere il PIL, in assenza di acquirenti ha incoraggiato e continua a incoraggiare la pratica della costruzione di nuovi alloggi destinati a rimanere vacanti.
A volte le nuove città cinesi sono state concepite come città satelliti di centri urbani preesistenti. E' il caso per esempio di Zhengzhou e del suo Zhengdong New District. Altre come insediamenti completamente nuovi, come per esempio è accaduto per Kangbashi, definita la Dubai della Cina settentrionale, divenuta il simbolo di questa urbanizzazione selvaggia e scriteriata. Una città costruita nel giro di 5 anni, costata 161 miliardi di dollari e pensata per ospitare al picco della sua espansione, nel 2020, 300.000 abitanti. Quest'anno Kangbashi avrebbe dovuto raggiunere i 100.000 abitanti, ma per le autorità cinesi sono solo 50.000 e aggirandosi per le strade della città ci si può rendere conto di quanto sia sovrastimato anche questo dato. Per Bank of America e Merrill Lynch la città non conta più di 28.000 abitanti. Una ghost town nata tale, sulla spinta degli investitori di Ordos, la prefettura della Mongolia Interna che è anche il serbatoio energetico del Dragone (con un sesto dei giacimenti carboniferi e un terzo del gas dell'intera nazione). E con la connivenza del governo centrale.
Anche se non accreditate, le foto apparse su Repubblica.it provengono da questo servizio del Daily Mail, quotidiano britannico di orientamento conservatore.
La donna che non aveva paura
Questo articolo di Zucconi sulla paziente senza amigdala e senza paura studiata dall'Università dell'Iowa ha innescato due connessioni con altrettante interessanti letture di genere.
La prima, l'amigdala e il suo ruolo nei meccanismi emotivi, risale alla lettura dei sequel di Blade Runner scritti da K.W. Jeter, che si riallacciano alla perfezione al discorso che facevo ieri sull'intrattenimento e le buone ragioni che possono elevare dalla massa di kipple una frazione consistente del 90% della narrativa di fantascienza (e ricordo en passant che Jeter è stato comunque in grado di regalarci anche degli ottimi romanzi, come Dr Adder e soprattutto Noir). In Blade Runner 2, assistiamo alla seguente scena, tra Holden (il collega di Deckard che vediamo colpito da Leon nel prologo del film di Ridley Scott) e lo stampo biologico sul cui modello la Tyrell Corporation ha concepito il replicante di Roy Batty:
«Alcuni di questi fottuti replicanti pensano di averne passate di tutti i colori… non hanno visto niente. Io ho fatto qualche giretto in posti in cui il tasso di sopravvivenza era di uno su venti: Schwinfurt, Provo, Novaja Zemlja. Perdio, a Caracas il tasso era di uno su cinquanta. Ma io ero quell'uno.» Appoggiando le mani sulle ginocchia, si piegò in avanti con gli occhi che emanavano raggi di diamante. «E sai perché?»
Dentro Holden, una delle valvole biomeccaniche ebbe un sussulto. «No. Perché?»
Riapparve la sottile fessura del folle sorriso di Batty. «Perché… parte del mio cervello è collegata al contrario. Sono nato in questo modo. Unico. All'interno.» Fece un gesto con un dito ficcato sopra l'orecchio, facendolo ruotare come la punta di un trapano. «Malformazione neurale, depositi di calcio sia sull'amigdala destra sia su quella sinistra. È la struttura del cervello che crea la risposta emotiva alla paura. Di solito, la gente in questa condizione, piuttosto rara, non prova paura. Non c'è reazione emotiva o fisiologica. La mia testa è ancor meglio. Le mie amigdale sono avvolte da un intero gruppo dei miei più importanti siti recettori di serotonina. Situazioni che farebbero cagare sotto la gente… a me mi mandano su di giri. Mi piacciono.» Gli angoli della bocca si tesero ancor di più nel sorriso, gli occhi luccicarono. «Nulla può spaventarmi. Più ci provano, più ci danno dentro… e più sono contento.»
La seconda, la sindrome da stress post traumatico e gli studi sull'amigdala ai fini della creazione del soldato universale, mi ha ricordato anche il tragico epilogo di "Salvador", agghiacciante racconto di Lucius Shepard, apparso un paio di anni in un magico supplemento natalizio di Urania. Scienza e fantascienza, appunto.
2001 + 17′
L'enigma di 2001: Odissea nello Spazio torna alla ribalta. L'opera più enigmatica della civiltà umana dopo il sorriso della Gioconda è stata oggetto di una rivelazione clamorosa da parte di Douglas Trumbull, curatore degli effetti speciali del capolavoro di Stanley Kubrick. 17 minuti inediti di pellicola sarebbero stati riportati alla luce da una miniera di sale del Kansas. Per quanto il film sia già perfetto com'è e ogni aggiunta sarebbe improponibile dopo la scomparsa del suo autore, è facile immaginare la caccia che si scatenerà intorno al bottino, anche se il tutto potrebbe risolversi in un fuoco di paglia e la cosa non sarebbe nemmeno tanto sorprendente. Resta tuttavia la sensazione di vivere immersi nelle pagine di Pattern Recognition.
Transformers on the dark side of the Moon
Come la stragrande maggioranza dei miei coetanei, ovvero generazione venuta su negli anni '80, anch'io con i Transformers ci sono cresciuto. Lo confermano i giocattoli sepolti da qualche parte in soffitta, nelle loro confezioni ancora in perfetto stato di conservazione. Da grande fan della saga venti e rotti anni fa, mai avrei immaginato che un regista approssimativo come Michael Bay, sotto la supervisione di un regista come Steven Spielberg che da Jurassik Park in avanti si è segnalato soprattutto per la sua discontinuità, potesse trarne qualcosa di buono in un adattamento cinematografico.
Diciamoci la verità: quanti credevano che una storia di automezzi robotici in grado di assumere fattezze antropomorfe potesse diventare una trilogia di successo al cinema? Invece la tecnologia ancora una volta mi ha costretto a ricredermi. La resa estetica e tecnica dei Transformers di Spielberg/Bay si è dimostrata abbastanza d'impatto da giustificare l'intera operazione. E per resa estetica non mi riferisco solo a Megan Fox. Sicuramente la sorpresa è stata di portata nemmeno lontanamente confrontabile a quella provata di fronte all'esito straordinario dell'operazione portata a termine da Zack Snyder con Watchmen (altro regista mediocre, all'opera su materiale di ben altro spessore), ma è comunque innegabile il sollievo davanti a un lavoro di non assoluta inutilità nel panorama cinematografico del genere. Onesto intrattenimento, d'accordo, ma pur sempre intrattenimento di buona resa.
Adesso si avvicina il momento dello sbarco al cinema del terzo capitolo, da cui la Fox sarà per altro assente essendo entrata in attrito con il regista (ma a quanto pare sarà anche validamente sostituita), e il teaser appena rilasciato sembrerebbe dimostrare in maniera altrettanto sorprendente ed efficace una delle caratteristiche intrinseche della fantascienza: per quanto debole possa essere l'idea alla base di un lavoro di sci-fi e/o per quanto deboli possano rivelarsi il suo trattamento e il suo sviluppo, è estremamente improbabile che esso non nasconda almeno un buon motivo che ne possa giustificare l'esistenza e riscattare in parte la fatica della fruizione.
Nel caso di Transformers 3, non basterebbero questi 2 minuti capaci di incastrare nella storia che noi tutti conosciamo un twist di raccordo alla saga dei robot mutanti? A voi il giudizio finale.